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Pagelle Roma-Lazio 1-1

Ultimo Aggiornamento: 06/02/2020 08:36
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Post: 2.878
26/01/2020 23:16
 
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Strakosha 4.5: Terza prestazione negativa consecutiva. Regala il gol alla Roma, e nella ripresa non fa il bis perché Dzeko gli tira sul naso. Fa una parata, bella ma non miracolosa


Luiz Felipe 7: Almeno 3 chiusure leggendarie nel primo tempo. Peccato per il giallo che lo elimina dal match


Acerbi 7.5: Coinvolto nel gol giallorosso, va a vuoto anche nell'occasione di testa di Dzeko nella ripresa. Ma fa tante chiusure spettacolari e segna il gol più importante della stagione


Radu 6.5: Mezzo punto in più per il tiro di Dzeko murato nel primo tempo


Lazzari 5: Straperde il confronto con Kluivert e Spinazzola, non sale neanche una volta in tutto il match


Milinkovic-Savic 5: Tante palle perse sanguinose, un giallo e un tiro al 90° che doveva andare nello specchio della porta


Leiva 6: Tiene botta nel primo tempo, esce fuori nella ripresa


Luis Alberto 5: Tartassato dal centrocampo giallorosso, ha il merito del corner da cui nasce il gol


Lulic 5: Messo a ferro e fuoco da Under, fa anche tanti errori palla al piede. Però il corner del gol se lo va a prendere lui


Correa 5: Un solo spunto, ma è murato al tiro


Immobile 5: Recuperato da chiunque in campo aperto, non ne viene mai a capo


Patric 6: Rischia con Kluivert ma guadagna la pagnotta disturbando Dzeko al colpo di testa solitario


Parolo 6: Legna e niente più


Caicedo 6: Qualche palla in più la teniamo, con lui, ma senza spunti


Inzaghi 5: La peggior Lazio della sua intera gestione non perde il derby e guadagna un punto sulla Juventus. Bene solo l'applicazione difensiva, per fortuna è bastata



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Post: 652
27/01/2020 04:11
 
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C’è un termine di confronto per la prestazione odierna della Lazio: quella della xxxx il 26 maggio, vale a dire la peggiore da anni a questa parte e nella circostanza meno indicata.
Le conseguenze dovrebbero rivelarsi assai più transeunti: ma rimane la realtà di novanta minuti brutti come un “numero zero” del prossimo Festival di Sanremo, nei quali non ha funzionato praticamente nulla.

Il dato più evidente, e attorno al quale ruota lo sviluppo della gara, è una condizione atletica evaporata da un incontro all’altro.
Pur nel contesto di una sconfitta evitabile, la Lazio del San Paolo aveva chiuso ancora una volta in crescendo, lanciando un vero e proprio assedio e confermando una condizione fisica brillante come non mai.
La squadra scesa in campo alle 18 di ieri sera – ma verrebbe da dire alle 18.01, per come ha giocato perennemente in differita rispetto all’avversario – è apparsa involuta, paralizzata da un sortilegio, eterna seconda sul pallone.
Si veda l’andamento della ripresa, con qualche timida sortita cui hanno fatto seguito il pressing accentuato dai più frizzanti avversari e venti minuti finali da incubo, inchiodati nella propria trequarti.

A cascata ne ha risentito la tattica, saltata insieme a un parametro fondamentale: le distanze.
Fra giocatori dello stesso reparto, fra i reparti, nella catena sulle due fasce: col risultato di alternare compagni che si pestavano i piedi a zone troppo vaste di campo abbandonate al pascolo.
Altra chiave di lettura, che si interseca coerentemente con le precedenti, è la teoria di sconcertanti esibizioni individuali fra le quali si è salvata – e non solo per il gol – quella di un Acerbi costretto a giocare e chiudere per due o tre.

Il resto è un pianto, a cominciare da Strakosha; il quale, a furia di sentirsi rimproverare la scarsa propensione alle uscite, se n’è inventata una farneticante ammosciandosi sulla schiena di Džeko come un autista ubriaco fradicio contro un cassonetto.
Né ha proposto di meglio appena prima della respinta sulla conclusione ravvicinata del bosniaco – che poi gli ha tirato sul naso, a essere precisi – creandone le premesse con una smanacciata doppiamente indifendibile.
Perché la presa, stanti la zona di campo e la traiettoria del pallone, era dovuta; per il vizio, da cui non riesce a liberarsi, di respingere lasciando che il pallone ristagni nella zona caldissima sottoporta, anziché allontanarlo il più possibile.
A centrocampo, un coro assordante di assenti e stonati ha regalato la mediana agli avversari con percentuali nei passaggi azzeccati che sarebbero risultate indecorose nel tiro da tre a basket (una prece per Kobe Bryant, a proposito di canestri).
Lucas Leiva, in versione nonno di sé stesso, ha lasciato liberi gli uomini di Fonseca di giostrare e smistare sul perimetro.
Milinković-Savić ha marcato visita con la testa e di riflesso col corpo, confermandosi impalpabile persino sulle palle alte.
Luis Alberto ha concesso gli unici segnali di vita, ma con una parsimonia da barzelletta sui genovesi e abdicando al contributo “operaio” che ne aveva sostanziato l’apporto alla manovra.

Discorso a parte merita l’uomo simbolo di queste partite, vale a dire “sempre sia lodato” Lulić.
Se un paio di diagonali a Napoli avevano evidenziato la difficoltà nel sostituirlo, i novanta minuti di martirio – con cui ha consacrato il Pallone d’Oro virtuale Ünder come migliore dei suoi – confermano l’imminenza del doloroso passaggio di consegne.
Sue, va detto, le poche iniziative in avanti nella fase centrale del match, ma rimane l’impossibilità di difendere andando a piedi contro chi sfreccia su una pur scassata utilitaria.
A metterlo sulla graticola ha contribuito anche la confusione tattica d’insieme, che ha delegato ai suoi noti piedi palloni in serie da ripulire in zone assai delicate del campo: mansione, gli va riconosciuto, svolta senza conseguenze irreparabili.

Confusione che chiama in causa anche Inzaghi e la rinuncia a Luis Alberto, con cui ha azzerato la già remota probabilità di collezionare due passaggi di fila, a favore di un Milinković-Savić ammonito, fieramente fra i peggiori in campo e più volte a rischio secondo giallo.
Poi la palla è rotonda ed è toccato proprio al serbo provocare l’unico brivido nel finale a Pau Lopez, ma nell’economia della gara quella del tecnico rimane una scelta incomprensibile.

E si arriva così, a mo’ di ciliegina su una torta già di per sé avariata e indigesta, al vero convitato di pietra di troppe stracittadine delle ultime stagioni: l’approccio mentale.
Materia sulla quale facevano fede, in maniera persino premonitrice, le divise da gioco.
La Lazio ha puntato su quella rievocativa della stagione 1998/’99, un vestito davvero troppo largo, elegante e pretenzioso per quanto “ammirato” sul rettangolo verde.
La xxxx, accantonati i fasti di cartone “porpora e oro”, ha rispolverato tonalità più vicine al logo di Burghy negli anni ‘80.
E Paulo Fonseca, sorprendentemente per un portoghese allenatore di brasiliani, ha proposto per l’appunto un calcio fast food: sbarazzino, pratico, diligentemente costruito su gambe toniche al di là di ogni pronostico e sulle troppe debolezze della controparte.
Buon per gli uomini di Inzaghi se il pressing e il gioco alimentati a ciclo continuo da Pellegrini e compagni si sono risolti – per rimanere alle metafore alimentari di basso livello – in un vinaccio da aperitivo, con più bollicine che qualità.
Un fattore decisivo per l’incapacità di concretizzare e centrare una vittoria che, ottenuta con ampio margine, avrebbe lasciato poco spazio alle recriminazioni.

Una parola su Calvarese, arbitro così completo da dirigere contemporaneamente due discipline diverse: calcio per la Lazio, lotta greco-romana – soprattutto nella marcatura del pur impacciato Correa – per gli altri.
Mazzoleni al VAR ha imposto la permanenza nei limiti della decenza tecnica, sgombrando il cielo dai fantasmi di palloni usciti o falli sul portiere in occasione del pari e domando persino un mostro mitologico come il rigorepaarioma.
Le prossime designazioni diranno in che misura tanto zelo sia stato apprezzato nelle alte sfere.

Bilancio di giornata positivo in rapporto all’ennesima prova da Ufficio Resurrezioni di trigoria, con una rivale per la corsa alla CL tenuta a distanza e la classifica avulsa sterilizzata bissando il punteggio dell’andata.
Impossibile, comunque, scacciare l’amarezza per un undici improvvisamente sparito e un’occasione sprecata: non tanto nell’ottica dell’impronunciabile, dove le battute d’arresto delle prime due consentivano in ogni caso un sogno a occhi ancor più aperti, quanto per la più concreta e immediata possibilità di marchiare a fuoco la loro stagione.
La Lazio poteva spedirli dall’analista, li manda al massimo dal meccanico per un tagliando.
Una prova di maturità fallita in una stagione che, fra San Siro e Juventus, aveva sfatato uno dietro l’altro tabù e blocchi psicologici ormai atavici.
Tranne uno, oltre al derby: il mercato di gennaio. Chi si rifugia nel mantra del “siamo a posto”, anche dopo ieri pomeriggio, sta vedendo più che mai un’altra partita.

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Post: 1.588
27/01/2020 10:38
 
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Innanzitutto devo dire che commento del Matador vale il prezzo della smaltita di ieri sera. 😁


Dico la mia: il mismatch atletico è sicuramente il dato più evidente, ma non spiega la monumentale prestazione dei nostri avversari. Se punti tutto sull'aggressività e il dinamismo al 60' scoppi, viceversa loro si sono mantenuti su standard altissimi per 90 minuti  senza soluzione di continuità. Significa che correvano molto meglio di noi. Il collettivo era sempre compatto e armonioso e ogni singolo era nelle condizioni affrontare il suo dirimpettaio in condizioni di superiorità. Giocando sempre con gli stessi uomini e sempre allo stesso modo il prezzo che paghi a lungo andare è la prevedibità. Fonseca ci ha studiati e ha azzeccato tutte le mosse: dalla strategia complessiva agli accorgimenti più raffinati, marcature comprese: Spinazzola e Santon straripanti fisicamente sulle fasce, Under imprendibile per Lulic, gioco spostato sul nostro lato debole con Lazzari che tocca tre palloni in novanta minuti, Alberto sempre spalle alla porta.


 



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Post: 558
27/01/2020 11:07
 
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Il ritorno di RB mi spinge a spendere my own cents su questo topic, anche solo per salutarlo con affetto 😄


Sul derby poco altro da aggiungere a quanto già detto. Una partita che lascia poco spazio a commenti particolarmente variegati. 


La Lazio non è scesa in campo. Non c'è stata, mai. Piccolissimi (e brevi) segnali di vita dopo l'1-1 ma era più la speranza che la realtà a darmene contezza.


La verità è che gli altri hanno interpretato la partita in maniera praticamente perfetta, presando alti, corti e con grandissima voracità. I nostri riferimenti principali (Correa, Milinkovic e


LA) totalmente disinnescati. A dirla tutta, anche Inzaghi mi è sembrato poco in partita. La devastazione della nostra fascia sinistra operata dalla versione kebabbara di Dybala, richiedeva un intervento tattico urgente (leggasi difesa a 4).


Va detto in conclusione che ho memoria di almeno cinque derby vinti dalla roma  in cui la Lazio giocò in maniera simile ai nostri dirimpettai e, non vi nascondo, quando ho visto avvicinarsi la fine della gara in cuor mio speravo nel delitto perfetto, non realizzatosi per pochissimi cm (Sergej, anche lì, doveva fare meglio).


Due piccoli flash: LF era in giornata sì, un peccato averlo tolto dalla contesa. Radu per me il migliore e a 33 anni suonati non era affatto scontato.



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Post: 1.588
27/01/2020 14:05
 
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Ricambio con piacere il saluto 😉 e mi accodo alla richiesta di un piano B.


[Modificato da ReflexBlue74 27/01/2020 14:05]

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Post: 266
27/01/2020 14:21
 
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Roma-Lazio 0-1, gol di Nanni, fu il primo derby al quale ho assistito. Da allora non ne ho saltato uno.


Mai, mai , vista una prestazione così deprimente. Neanche nel 2-0 post scudo loro dell'83. Nemmeno i 4-1 e il 5-1.


Abbiamo portato a casa la pelle solo perché questi non segnano manco con le mani. Abbiamo quasi fatto quello che spesso fanno loro nei derby in cui non meritano un cazzo.


Quasi perché, a parti inverse, il tiro di Milinkovic, ovviamente, sarebbe entrato.



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Post: 1.694
29/01/2020 12:56
 
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Non lo vidi per ragioni anagrafiche ma, a quanto narrano le cronache, l'1 a 0 del 1976/77, gol di Giordano che beffa prima Sandreani e poi Conti, fu un MASSACRO dall'inizio alla fine.
Felice Pulici fece la più grande prestazione della sua carriera, tanto da prendere 10 sul Corsport, se non ho capito male.

Boks e altri che c'erano, possono confermare?

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Post: 266
03/02/2020 08:28
 
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Guarda, il ricordo, spesso, sfocia in mitologia.
Non dimenticare che fu il derby giocato pochi giorni prima della morte di Maestrelli, il che alimentò il racconto di Pulici "toccato" dallo Spirito del Maestro in procinto di levarsi verso il Mondo dei Più. Per capirci, Juventus-Lazio 0-3 ai tempi di Zeman, il risultato più bugiardo della storia, fu un "massacro" ben maggiore.
Credimi, una cosa come domenica scorsa mai vista.

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Post: 2.878
03/02/2020 09:19
 
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Ma infatti quello che mi chiedevo già verso il finale di partita non è "è stato il peggior derby della storia della Lazio?", ma "è stata la peggior partita della storia della Lazio?". Io davvero non ho memoria di altre partite in cui abbiamo superato la metà campo 4 volte in totale. Certo, questo derby non era una partita normale, ha uno sviluppo che esula totalmente da contesti tecnici. Ma ad ogni modo resta la partita - per me - più "massacrante" ai nostri danni che ricordi

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Post: 558
03/02/2020 10:03
 
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Beh, l'1-5, ancor più del pur drammatico 1-4 del 2016 che costò la testa a Pioli, fu uno spettacolo inverecondo.
Giocatori completamente inermi, capitano in testa.
Domenica scorsa non erano in palla i 4/5 giocatori che cambiano le partite della Lazio e ce ne siamo stati buoni accucciati con la guardia alta ad evitare randellate.
Niente di peggio, ripeto, dell'1-5 del 2002, per me.

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Post: 1.588
03/02/2020 10:36
 
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Secondo me i due  derby citati da Est sono pagine vergognose della nostra storia (per quanto in quello di Pioli era difficile far meglio con quella formazione impresentabile), ma tutto sommato possono essere catalogate come partite "normali":  banalmente la squadra superiore gioca bene, la squadra inferiore gioca male. Risultato: sveglia.


Viceversa il derby della settimana scorsa è qualcosa che presumo raramente si sia materializzato tra squadre della stessa categoria. Una sensazione di impotenza così schiacciante io credo di non averla mai vissuta. Forse nemmeno da spettatore neutrale. Uno spettacolo sconcertante fu Juventus-Lazio 0-0 di Petkovic, però qualche abbozzo di ripartenza o gestione del pallone la ricordo. Forse il mitico Milan-Lazio, autogol di Maldini, potrebbe ricalcare il canovaccio del derby, ma bisognerebbe chiedere a chi c'era. I resoconti pescati in rete e gli highlihts non sono sufficienti a confrontare le prestazioni.



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Post: 266
03/02/2020 14:30
 
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Oh rega', superata la line di centrocampo sei volte in 94 minuti.
Ma de che stamo a parla'?
Mi direte che questo derby dimostra che la roma è una squadra modesta e che noi siamo incappati in una giornata sballata. Se non se famo gol da soli loro non segnano mai e se Milinkovic piglia lo specchio la Lazio che gioca la peggior partita della stagione va a vincere un derby contro la roma che gioca la sua migliore.
Del resto sia loro che noi, alla successiva, abbiamo ripreso da dove avevamo lasciato.

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Post: 1.694
05/02/2020 14:46
 
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Re:

boks xv, 03/02/2020 14.30:

Del resto sia loro che noi, alla successiva, abbiamo ripreso da dove avevamo lasciato.


Ecco, questa era la grande paura. E sono stato sorpreso. Non vedevo la vittoria della Roma a Sassuolo, non solo per considerazioni cabalistiche, ma non vedevo, però, neppure una nostro vittoria facile. Temevo, non dico un passo falso tale da non considerare la nostra vittoria ma mi aspettavo una Lazio con delle scorie importanti. E' andata molto diversamente, per fortuna. 


 



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Post: 652
06/02/2020 08:35
 
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Re:
ReflexBlue74, 03/02/2020 10.36:

Secondo me i due  derby citati da Est sono pagine vergognose della nostra storia (per quanto in quello di Pioli era difficile far meglio con quella formazione impresentabile), ma tutto sommato possono essere catalogate come partite "normali":  banalmente la squadra superiore gioca bene, la squadra inferiore gioca male. Risultato: sveglia.
Viceversa il derby della settimana scorsa è qualcosa che presumo raramente si sia materializzato tra squadre della stessa categoria. Una sensazione di impotenza così schiacciante io credo di non averla mai vissuta. Forse nemmeno da spettatore neutrale. Uno spettacolo sconcertante fu Juventus-Lazio 0-0 di Petkovic, però qualche abbozzo di ripartenza o gestione del pallone la ricordo. Forse il mitico Milan-Lazio, autogol di Maldini, potrebbe ricalcare il canovaccio del derby, ma bisognerebbe chiedere a chi c'era. I resoconti pescati in rete e gli highlihts non sono sufficienti a confrontare le prestazioni.


In occasione del derby che portò all'esonero di Pioli - una vigliaccata umana e professionale a quel punto, e dopo aver soprasseduto per tutta la stagione al doveroso provvedimento - ricordo il mio pensiero della vigilia: avrei firmato, io che non firmerei neanche un pari col Real, il 4-0 per loro.
Temevo seriamente il 7-1, che avrebbe demolito tutta la numerologia sull'argomento.
Ma neppure quell'orrore, cui ebbi la fortuna di non assistere perché in viaggio, regge il confronto con l'incubo tecnico della recente stracittadina.

Quanto a quel Milan-Lazio, venne trasmessa in differita alle 19 su Rai Due col commento di Gianfranco De Laurentiis e Gigi Riva: all'epoca l'unica opportunità per assistere a gare di campionato, e non ai soli highlights, sulla rete pubblica.
Ricordo un Milan portato a "fare la partita" come da filosofia fusignanista, anche se con scarsa ispirazione, e una Lazio che per scelta tattica non passò praticamente la metacampo.
Si era ai tempi dei due punti per vittoria, che facevano del pari in trasferta il bersaglio grosso e non un premio di consolazione, e in una cultura calcistica nella quale era ovvio che una squadra da parte destra della classifica affrontasse in quel modo San Siro.
Fu una gara tatticamente a senso unico, ma del tutto normale per gli standard dell'epoca: nulla di neppure lontanamente accostabile al derby in oggetto.
L'unico termine di paragone per un simile vuoto fra pari categoria, e scusate se mi ripeto, rimane per nostra fortuna la xxxx del 26 maggio.
[Modificato da Er Matador 06/02/2020 08:36]

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