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Prete si dimette, don Marino a processo, lui replica: «Farò i nomi dei preti pedofili»

Ultimo Aggiornamento: 15/01/2020 13:21
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14/01/2020 20:10
 
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Prete rimosso ad Albignasego, la Diocesi di Padova: «Non rispetta il celibato dei preti»

L’ex parroco don Marino Ruggero contrattacca: «La Curia tace casi di sacerdoti pedofili o con donne e figli. Ne ho le prove e lo dimostrerò»
Gianni Biasetto 14 Gennaio 2020


ALBIGNASEGO. Processato dal Tribunale ecclesiastico diocesano per comportamenti non coerenti con l’obbligo del celibato. Don Marino Ruggero lo ha appreso ieri sera da una nota della Diocesi di Padova. «Vogliono farmi fuori, sono un prete scomodo per questa Diocesi». Ma l’ormai ex parroco di San Lorenzo, obbligato a dimettersi il 2 gennaio dal vescovo, non è affatto disposto a porgere l’altra guancia - come dice il Vangelo - dopo aver appreso i motivi del suo allontanamento dallo scarno comunicato della Curia.



La nota della Curia La Diocesi annuncia che ieri «è iniziato, su mandato del vescovo di Padova monsignor Claudio Cipolla, il processo canonico nei suoi confronti, presso il Tribunale ecclesiastico diocesano». Processo che, in caso di condanna, potrebbe proseguire davanti alla Sacra Congregazione per la dottrina della fede per la riduzione del prete allo stato laicale. Questo pare che il sacerdote già se lo aspettasse.

Quello che invece ieri sera lo ha fatto andare su tutte le furie è il passaggio centrale del comunicato della Curia: «A don Marino Ruggero, alla luce di precise accuse avvalorate da prove, vengono contestati comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo del celibato per i preti». Don Marino, conclude la nota diocesana, «contrariamente a quanto finora egli steso ha dichiarato pubblicamente, era a piena conoscenza dell’ambito delle accuse a lui rivolte, che hanno portato il vescovo a disporre un’indagine previa e poi al fermo invito a dimettersi spontaneamente, proprio per dargli la possibilità di difendersi nelle sedi adeguate (tribunale ecclesiastico), dalle accuse che gli sono state rivolte».



Il nodo-celibato La dichiarazione della Diocesi non lascia più alcun dubbio sulle motivazioni della richiesta delle dimissioni spontanee da parte di monsignor Cipolla. Il passaggio centrale della nota («comportamenti non consoni allo stato clericale, inerenti agli impegni derivanti dall’obbligo del celibato dei preti») lascia intendere che il sacerdote avrebbe una relazione sentimentale di cui la Curia avrebbe le prove.

La difesa del don Questioni di sesso, insomma. Aspetto, questo, che il don ha sempre negato, adducendo la decisione di obbligarlo ad andarsene a dissapori e invidie di una parte del Consiglio parrocchiale, la cosiddetta “vecchia guardia”, che avrebbe fatto girare in paese calunnie e illazioni nei suoi confronti, dettate da gelosie dopo i risultati della sagra.

«Se avessi una donna sarei il primo a dirlo e ad andarmene per la vergogna senza che nessuno me lo chieda», aggiunge don Marino. «Se sono qui a lottare è perché non è assolutamente vero. Sono convinto che di questo comunicato il vescovo non sappia nulla. Gli ho inviato una mail, ho visto che non mi ha risposto. Questa è una iniziativa del Vicario generale. Una rappresaglia nei miei confronti perché sono scomodo anche se riesco a riempire le chiese e ad avvicinare i giovani alla parrocchia. Ma non finisce qui, questa non me la dovevano fare».

È un fiume in piena il cinquantaquattrenne sacerdote; dalla scorsa settimana, dopo le dimissioni concordate con la Curia, vive a casa dei familiari. Dalle sue parole traspare amarezza e rabbia. «Ci sono casi gravissimi nella diocesi di Padova di cui dovrebbe occuparsi il Tribunale ecclesiastico e non l’ha mai fatto. Casi di preti pedofili, di preti che hanno donne e figli, sempre taciuti. Se denuncio fatti così gravi significa che ho le prove e le renderò presto note. Questa è una vendetta nei miei confronti perché con questo modo di operare è come fosse già scritta la sentenza. So che a San Lorenzo qualcuno ha messo in giro voci di mie relazioni sentimentali perché sono stato visto alla luce del sole prendere il caffè con una parrocchiana. Sono solo calunnie: se mi vedono con una donna allora quella è mia morosa, se mi notano con un uomo sono un gay, se sono da solo sono uno sfigato. Schemi mentali superati, ho la coscienza pulita».

Ora è guerra Quello che dispiace a don Marino è che «questa è la conseguenza degli innumerevoli attestati di stima che i parrocchiani di San Lorenzo e non solo in queste ore, soprattutto dopo la messa di domenica, stanno manifestando nei miei confronti. Basta andare su Facebook.

Se la Curia, dove regna l’anarchia, vuole la guerra, guerra sia. Non sono più disposto ad accettare supinamente queste porcherie: questa è la prova che vogliono a tutti i costi eliminarmi». —

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