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Candidatura Izmailj a Mutaforma

Ultimo Aggiornamento: 01/02/2020 00:46
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08/01/2020 21:55
 
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Buonasera! Mi sono dovuta ritagliare del tempo per dare forma ai pensieri, come dicevo. Ti rispondo ora sperando di aver ben compreso tutte le domande. Ad ogni modo sono qui :)


[Posso chiederti, ed è già parte del pratico dell'esame, un esempio un po' più evidente in una o due azioni? Mi hai anche detto che non hai mai interagito con altri della razza quindi mi è difficile capire se sia qualcosa che ho già visto o qualcosa di relativamente nuovo che non sto comprendendo benissimo, nel senso che l'adattarsi fisicamente al nuovo status è cosa che più o meno tutti ci siamo passati e sono d'accordo che emerga, deve farlo, ma mi sembra che tu punti a qualcosa di più che mi sfugge. Per unificare questa domanda alla seguente per l'esempio vorrei che considerassi alcuni capisaldi fondamentali (per me) per leggere alcune caratteristiche tecniche.]

Suppongo che la mia idea del binomio mente-corpo -la quale può risultare un po’...naïf?- sia dovuta al semplice fatto che la descrivo senza avere avuto la possibilità di leggerla tra le righe dei già razziati, deducendola solo dalle letture del manuale e delle faq.
Immagino ogni singola cellula del Mutaforma come un universo sufficiente a se stesso e contemporaneamente indivisibile dal corpo dell’individuo, che si fa come un organismo fluido, dotato di una motilità unica. Non interviene la magia, non è un’illusione: è una costellazione di cellule capace di architettare strutture in forme infinite, vincolate solo allo studio del Mezzodemone (e all’impossibilità di riprodurre entità eteree, oggetti o più genericamente soggetti non contemplati dal regolamento).
Ciò che volevo dire quindi, a proposito della domanda “cosa è per te un Mutaforma”, è che a mio parere la risposta non deve limitarsi e vincolarsi a una dimensione psicologica della unione contraddittoria di due influssi; deve invece considerare parte fondamentale anche una dimensione fisica, in cui il Mutaforma dà esperienza di sé anche attraverso la sua unica capacità di interpellare il proprio corpo. Nella fase di risveglio del sangue potrebbe, io credo, risentire -anche laddove la situazione sia tranquilla- di una certa irrequietezza che attraversa il proprio corpo dovuta alla mancata abilità di controllarlo del tutto. È una fase delicatissima e lenta, quella della comprensione del proprio essere, che ha risvolti di certo psicologici ma che si manifesta anche in una lotta contro il proprio fisico o per il proprio fisico. Non immagino la transizione come qualcosa di immediatamente naturale e spontanea: anzi, potrebbe il PG “lottare” contro certe proprie capacità. E questo potrebbe estendersi anche oltre la prima fase: il Mutaforma dovrebbe sempre fare i conti con la complessità del proprio organismo, non solo al momento del lancio di una skill. Forse la mia visione è appunto generata dall’ingenuità, ma non mi dispiacerebbe sapere che i razziati si ritrovano, magari alla fine di una trasformazione di prova, a dover lottare con l’impulso del proprio corpo di rimodellarsi. Come quando un nervo pizzica e il tendine fa contrarre inconsciamente un muscolo. Questo rimane nel mio ideale teaorico: sul pratico dovrei sviluppare di certo familiarità con la razza per poter gestire certe sottigliezze. Però insomma, a me questi dettagli sembrano un arricchimento non indifferente.


[Ti lascio abbastanza libera sull'ambiente ed il come, mi bastano davvero una/due azioni massimo anche perchè andremo nel dettaglio dopo, l'unica cosa è se mi fai la speculare PG umano e PG Mutaforma, così che io possa cogliere la reale differenza.]

Ho immaginato una situazione di avanzamento di livello all’interno della Gilda, in un momento di stadio avanzato del controllo del Mutaforma del proprio corpo e un’affinità già ben consolidata.
Chiarisco anche che la scelta di utilizzare le skill innate in un contesto poco...”fisico” è dovuto al fatto che il PG è prevalentemente introspettivo. Non ce lo vedo, diciamo così, a sfrecciare nell’ombra menando fendenti.
Lars Valdemar, Dominus, attende Izmailj nei sotterranei di Ultima per il rituale.

[Tempio dei 7|Sotterranei] Stretti cunicoli si snodano nel buio; qualche cella apre la sua bocca dai denti di ferro sui corridoi. Gli specchi –tutt’attorno- ritraggono la sagoma del Discepolo distorcendone i contorni. Izmailj passa oltre, camminando altèro lungo i cunicoli. Nello svoltare gli angoli il suo Kimono si agita appena: esso gli impedisce ampi movimenti, tuttavia è in grado di donargli un'aura elegante quanto ieratica. La stoffa dell'abito viola è interrotta dall'orizzontale obi dorato, il quale è assicurato sulla schiena con un deciso fiocco. Nella mano destra tiene serrato il Pugnale della Setta. I capelli dal colore dell'ebano, lunghi oltre le spalle e lisci, si confondono nell'oscurità dei sotterranei del tempio, tant'è buio. Scendono morbidi sul suo viso pittato come quello di una donna: lo sguardo assume profondità grazie alle sfumature delle polveri cosmetiche, mentre la bocca -arricchita del rosso- vibra appena in un brivido inquieto. Qualche fiaccola appesa alle mura umide getta un cerchio di luce liquida e tremolante. Il Discepolo procede verso la sala circolare che si trova al di sotto del Tempio, sicuro nel ripercorrere il tracciato con la mente: l'ha oramai mandato a memoria; dacché è in Setta non fa che onorare il suo Demone in quelle sale e pregare la sua Divinità altrettanto ligio. Non può che portare lo sguardo dal taglio esotico sulle chiazze di luce generate dalle lingue di fuoco, mentre guadagna ormai l'ingresso alla sala centrale. Da subito fa scivolare lo sguardo sui profili che vi riconosce, tentando di ricavarli dalle tenebre in cui sono immersi. Discerne la figura del Dominus al centro solo perché qualche lanterna lo illumina in un gioco di luci drammatiche e dure. Vi si avvicina quindi, accompagnato dal suo silenzio.

[Tempio dei 7|Sotterranei] {Innate} Stretti cunicoli si snodano nel buio; qualche cella apre la sua bocca dai denti di ferro sui corridoi. Gli specchi –tutt’attorno- ritraggono la sagoma del Discepolo distorcendone i contorni. Izmailj passa oltre, camminando altèro lungo i cunicoli; nel suo passo deciso si riconosce la familiarità che possiede con la presenza delle zone d'ombra. Tiene le mani incrociate dietro alla schiena, le scapole chiuse aprono le spalle e lo mantengono ritto. Il mento è sollevato in un'ostentazione di fiera sicurezza. Nello svoltare gli angoli il suo Kimono si agita appena: esso gli impedisce ampi movimenti, tuttavia è in grado di donargli un'aura elegante quanto ieratica. La stoffa dell'abito viola è interrotta dall'orizzontale obi dorato, il quale è assicurato sulla schiena con un deciso fiocco. Nella mano destra tiene serrato il Pugnale della Setta. I capelli dal colore dell'ebano, lunghi oltre le spalle e lisci, si confondono nell'oscurità dei sotterranei del tempio, tant'è buio. Scendono morbidi sul suo viso pittato come quello di una donna: lo sguardo assume profondità grazie alle sfumature delle polveri cosmetiche, mentre la bocca -delineata da un tratto acceso di colore scarlatto- si disegna come una linea dura, scossa solo a momenti dall’accenno di un sorriso irrequieto, eccitato e feroce. Qualche fiaccola appesa alle mura umide getta un cerchio di luce liquida e tremolante: poco importa; il Discepolo procede verso la sala ottogonale che si trova al di sotto del Tempio perlustrando con l'occhio dalla foggia esotica quei contorni che discerne tra le sfumature del buio. Svoltato infine l'ultimo angolo s'immette nella grande sala. Dopo un rapido esame dei profili che emergono dalle tenebre, inchioda il suo sguardo al Dominus, il quale si impone al centro. Vi si avvicina dunque, accompagnato dal suo silenzio.

[Tempio dei 7|Sotterranei] Se ne sta a gambe divaricate, eretto, in una posa austera davanti al Dominus. Le braccia lungo i fianchi: la mano destra ancora ghermisce stretto il Pugnale. Fissa il volto scolpito dalle ombre di Lars, mentre lo sguardo -alle parole del Governatore- è attraversato da un tremolio d’inquietudine. [Sì, mio Signore: procediamo] è la risposta che riceve il Dominus, le cui mani sorreggono il Codice di Dakvros, aperto al centro rivelandone le pagine fruste. La voce di Izmailj è delicata e attraversata da una nota di insicurezza che la incrina: è chiaro come le sue intenzioni di mantenere fermi e duri quei suoi tratti fisionomici siano costantemente messe in crisi da un moto interiore di ansietà. Le sopracciglia vengono turbate appena, in un tremolio. Deglutisce prima di flettere una gamba fino a toccare col ginocchio il terreno polveroso. I suoi occhi, dapprima tutti per il Dominus, si portano ora alle proprie mani: con la destra, così come fece tempo addietro, mostra il filo della lama il quale incontra la luce delle fiaccole, brillando. Tentenna un momento: ma l’esitazione è breve. Apre il palmo della sinistra, praticandosi deciso un taglio netto da cui sgorga repentino un fiotto di sangue. [Questo è per te, Lars, e per il nostro Signore] asserisce cercando di mantenere un tono solenne nella voce, mentre le labbra si arricciano accusando un dolore localizzato alla mano. La ferita sanguina copiosa: porta la mano a posarsi sul foglio del Codice aperto, lasciando che un’impronta cremisi venga a disegnarsi per sempre tra le sue pagine.

[Tempio dei 7|Sotterranei] {Innate} Se ne sta a gambe divaricate, eretto, in una posa austera davanti al Dominus. Le braccia lungo i fianchi: la mano destra ancora ghermisce stretto il Pugnale. Fissa dritto negli occhi Lars; la linea dura delle sopracciglia è appesantita dal segno greve della matita applicata. Non un tremore scuote quei muscoli, tesi anzi in una maschera di impaziente attesa. Lo sguardo fermo, deciso, è solo velato da un vivido interesse; le pupille dilatate come di un animale. [Questo è solo per te: procediamo] è la risposta che riceve il Dominus, le cui mani sorreggono il Codice di Dakvros, aperto al centro rivelandone le pagine fruste. Ma nelle parole di Izmailj non è meglio specificato il diretto interlocutore, né il ragazzo sembra rivolgersi al Governatore. L’occhio dapprima inchiodato alla sua figura sembra ora trapassarlo, corrotto da un pensiero astratto. Solo dopo un attimo di attesa lo porta sul Codice di Dakvros aperto dinnanzi a lui: non sembra vederlo realmente, ma un’eccitazione latente muove ora un poco quei tratti fisionomici. La lingua fugge a leccare il labbro superiore, prima di voltare il palmo sinistro supino e ricercare con il filo della lama del Pugnale la propria pelle. Si pratica un taglio deciso da cui sgorga repentino un fiotto di sangue. Sorride come ebbro, inspiegabilmente: ma i ricettori del dolore, complici, si sono prontamente inibiti e quei fiotti che vengono sputati dall’epidermide non sono per lui che un tributo di sangue al Principe Dakvros e nulla più: [Per te, mio Signore] annuncia solenne mentre porta la mano a posarsi sul foglio del Codice aperto, lasciando che un’impronta cremisi venga a disegnarsi per sempre tra le sue pagine.


[A tal fine qui vado più sul tecnico proprio per quanto riguarda questa skill innata e ti chiedo:
-Di snocciolare un po' la skill a cui sto facendo riferimento, dirmi cosa ne pensi e come la interpreti]

A mio modo di vedere, il Richiamo della Discrepanza è una firma del mondo demoniaco che prende forma nelle carni della prole esperendosi sia nel modo più fisicamente percepibile (pizzicando, muovendosi inquieto lungo l’epidermide) che nella maniera più sensuale (nella basilare accezione del termine): attraverso cioè la sensazione di comunione tra i parirazza. Una specie di lascito che i Demoni tramandano ai loro figli, come a volerne fare branchi –schiere. Il vessillo della loro eredità. Ciò ha conseguenze ovviamente forti sul piano emotivo e psicologico, nonché morale. Ogni Mutaforma instaura il proprio soggettivo rapporto con la sua affinità al mondo dei Demoni e quindi al suo modo di percepire il Richiamo. Come scrivo anche nell’ultima risposta, ma mi permetto qui di anticipare, il Richiamo è una forza sensuale (scusami la ripetizione necessaria) a cui il Mutaforma non può sfuggire e a cui non può sottrarsi. Tuttavia è in grado di accogliere su di sé più o meno tormentatamente questa “condanna”. Dico condanna in quanto noi uomini giudichiamo negativamente il mondo demoniaco, ma potrebbe rivelarsi –e credo quasi sempre lo sia- un’esperienza a carattere edificante anche sul piano psichico.


-[2 azioni in cui un demone si palesa all'improvviso nello stesso luogo dove si trova Izmaji]

A proposito delle due azioni, ho ritenuto opportuno immaginare uno scenario quanto più verosimile possibile. Il Dominus di Setta è in grado di richiamare una specie di versione “ridotta” del Demone Dakvros e trovo alquanto probabile l’eventualità di un utilizzo di questa skill.
E in ogni caso, non è così scontato che Dakvros non si palesi più davanti ai suoi alleati sul mondo luminoso: come ben sai Izmailj e certi suoi compari lo hanno già conosciuto.
Pertanto ho decretato Ultima come luogo dell’invocazione (questo sì, abbastanza casualmente).

[Interno Arena di Khorr] {Innate} Nella notte una vampa di fuoco si eleva: tutt’attorno un bagliore accende le scalinate. L’occhio è come abbagliato da quella improvvisa luce, quasi ferito dalla sua vivida intensità. Stringe le palpebre tra loro, quasi socchiudendole. Si volta: non è solo l’occhio a sembrar di bruciare; un pizzicore localizzato lo avverte repentino dell’epifania. Dakvros, il Signore delle Sommosse -il Colpo di Scena, è finalmente tra loro. Il marchio sul gomito destro, irrequieto e sollecitato, sembra voler ricondurre il ragazzo alla presenza demoniaca evocata dal Dominus. Per un momento lo osserva naso all’insù, rapito dal colosso color vermiglio. Un’espressione di inquietudine si tinge in volto, ma è solo fugace: l’ombra di un moto eccitato lo coglie, tirando le labbra in una smorfia grottesca. Digrigna i denti nella caricatura di un brutale sorriso; quindi si scuote dal torpore condotto dall’apparizione. La prossimità con Dakvros di cui il sangue lo avverte si esperisce attraverso un’indecifrabile sensazione di consapevolezza. Ma è la sua incrollabile convinzione –e solo quella- a far fremere di entusiasmo l’occhio crudele, risvegliando le membra dall’inazione. La litania del Dominus è sovrastata dal clangore del Falcione che Dakvros impugna, ma con gli occhi Izmailj lo cerca veloce. Sa dove si trova, l’aveva visto genuflettersi in preghiera. Proverebbe quindi a spostarsi rapido verso Lars, aggirando l’immenso Demone dalle corna caprine che fa volteggiare l’arma di modo teatrale.

[Interno Arena Khorr] {Innate} Raggiunta la prossimità con il Governatore di Ultima, il quale è obbligato a sostenere una lunga nenia per mantenere il Principe dei Demoni sul piano di Aengard, Izmailj volge le spalle al Dominus allargando le braccia e lasciandosi sprofondare in un richiamo inebriante, galvanizzante. La magia ancestrale che ha imparato a incanalare lo percorre da capo a piedi: prima in un flusso timido, poi accentuando la sua forza totalizzante. Non parla, non muove un muscolo: eppure le sue carni sembrano sfregolare nello sforzo fisico. A cerchiare il gomito ancora il marchio pizzica, testimone di una genie che lo accomuna al Demone. Ma è l’Ars a farla da padrona, trapassando le carni in un moto ineluttabile. In piedi, dando la schiena al Dominus, con le braccia sollevate come in un antico rituale, Izmailj proverebbe a concentrare la magia su di sé, facendo allo stesso tempo da scudo al proprio Capogilda –la cui cantilena non deve essere interrotta per motivo alcuno. L’intento è quello di farsi guardiano del protetto di Dakvros: la vicinanza a Lars potrebbe addirittura giocargli a favore, lasciando che il grande Corruttore sprigioni la sua cieca furia oltre i loro corpi. [Concentrazione 1/1]

Al turno di concentrazione seguirebbe, dopo convalida master, l’invocazione dell’Arma Fatua. Questo perché, considerato il PG, lo scopo principale del momento diverrebbe quasi certamente il mantenimento di Dakvros sull’Aengard, e l’unico modo di permetterlo è fare sì che il Dominus di Setta mantenga la sua preghiera per tutto l’arco dei turni concessi.


- [Un'interazione di vicinanza e contatto con un altro Mutaforma ( a te stabilire il numero di azioni)]

[Regina Scarlatta|Alloggio Privato] Siede sul bordo del giaciglio, con il capo rivolto all’uscio dell’alloggio. Lo ha percepito ben prima che entrasse: ha sentito sulla pelle un familiare pizzicore, laddove il marchio demoniaco si agita camminandogli sull’epidermide; gli ha rivelato la sua affine presenza, donandogli un senso di gratificazione e rilassamento, il quale si dipinge in volto in una progressiva distensione dei muscoli facciali. Lo sguardo è inchiodato all’ingresso della stanza già prima che il parirazza lo varchi mostrando il suo corpo fiero. Izmailj non può che contraccambiare lo sguardo di lui, affilando le labbra in un sorriso tagliente. [Benvenuto. Ti stavo aspettando] esordisce con voce melliflua, condita di una dolcezza rara. Le labbra dischiuse in un’espressione quasi sciocca, beata. [Avanti, su, non stare alla porta] gli mormora a tono caldo e basso, mentre col palmo della mano sinistra stira le bianche lenzuola in un tic gestuale, ossessivo. Vedendolo sostare si solleva per farsi vicino al Mutaforma, girandogli attorno senza schiodare un momento lo sguardo da lui: come in adorazione. Scioglie tutta l’attenzione di cui è capace in quelle forme che racchiudono il sangue demoniaco da lui condiviso. Come fosse prezioso, come fosse unico e irriproducibile. Assorto gli si stringe più vicino, mentre sul marchio ancora il medesimo pizzicore gli ricorda la presenza del sanguemisto. Di quel sanguemisto, tanto amabile e seducente. Qualora il parirazza gli permettesse di aggirarlo –una volta giuntogli dietro la schiena- Izmailj solleverebbe le mani per portarle in corrispondenza delle spalle, al fine di sfilargli il pesante giaccone che lo avvolge in un’elegante moina colma di cure. Ma quel gesto non è che dettato dall’impulso di venire a contatto con la pelle di lui.

[Regina Scarlatta|Alloggio Privato] Le sue dita, nel ghermire il cappotto, sfiorano la pelle del collo del Mutaforma. Un intenso piacere solletica il tessuto epiteliale del Discepolo, diffondendosi capillare. Si trasmuta in una sensazione di gradevole, intenso calore: solo suggestione, forse, di una mente inebriata. Incapace di scostarsi da quell’esubero di impressioni, anziché scostare il cappotto, gli posa i palmi ai lati del collo, da dietro la schiena. Con i pollici cerca di massaggiare la zona cervicale, nel trasporto del momento. Prova a posare la fronte sulla nuca di lui, lasciandosi catturare anche dal suo odore e dalla sicurezza che quel contatto gli dona. Una forza nuova e decisa, che gli fa socchiudere le palpebre come estasiato, travolge il corpo e il pensiero, quasi affogandolo tra le sue spire. Al riparo da tutto, fuorché dalla immensa portata dei suoi sensi. Ma uno stimolo interiore si fa strada, dipanandosi tra le curve del piacere: è una sensazione ubriaca di onnipotenza, che Izmailj tenta di condividere con il suo silente interlocutore. Un’emozione di lucida follia, smania e potere: con lui riesce a confidare quei sentimenti turpi che nel cuore della notte lo colgono nelle febbri ad occhi aperti. Desidera farlo partecipe della fiera dissennatezza che lo immola all’altare di Dakvros, suo Signore. Quale che sia l’esito della confidenza, sussurrata attraverso gli specchi distorti del loro sangue comune, non saprebbe dirlo: ma già la messa in atto di quel contatto, culminante nel piacere sconfinato di una condivisione di sensazioni, lo ha reso quieto, quasi lo ha cullato.


[Mi riallaccio invece alla questione demoni e familiarità, quale sarà la reazione che supponi di Izmaji nello scoprire che esistono altri Mutaforma? come credi vedrebbe questi suoi simili dal proprio punto di vista? Per lui passa anche la realizzazione tramite il demone Davkros ma il fatto che ce ne siano altri in giro, non per forza legati in questa cosa, non annichilisce parte di questa realizzazione di Izmaji?]

Premetto che nella risposta che segue considero solo la parte di messa a conoscenza dei propri simili: non terrò in considerazione l’eventuale approccio On di questi Mutaforma, poiché chiarisco già in questo momento che il piacere fisico della vicinanza tra parirazza, il quale è di carattere sensuale e ineludibile, sarebbe di certo preponderante all’interno della giocata. La sensazione di benessere è qualcosa di innato che caratterizza ogni Mutaforma, volente o nolente: così sarebbe per Izmailj.
L’idea di far parte di qualcosa di “Altro”, di un disegno superiore che lo coinvolge, di certo avrebbe un peso rilevante nella sua considerazione dei simili, poiché è già di partenza il PG colto dalla manìa di una specie di delirio divino.
La reazione del PG alla “semplice” conoscenza di una razza che non lo vede come unico esponente lo metterebbe, io credo, nelle condizioni di allertarsi ovunque vada al fine di scorgere i suoi simili. Questo dettato ovviamente dall’interesse di comprendere il proprio Io, oltreché cercare una specie di conforto nel rapporto con chi -come lui- deve fare i conti con un’identità ben complessa.
Ma presumo anche, e con questo passo alla terza domanda, che le sue intenzioni non sarebbero di una curiosità fine a se stessa o circosrcitta a una dimensione personale. Come ben dici, la sua realizzazione passa attraverso Dakvros, che ai suoi occhi è IL Demone. Se dovesse entrare in confidenza con un Mutaforma, la sua reazione sarebbe probabilmente quella di portarlo sulla sua strada, cercando di far crescere in lui il seme del piano ordito dal Signore del Caos. Probabilmente non troverebbe alleato migliore, nel suo immaginario. La sensazione di far parte di un gruppo ristretto ed esclusivo lo porterebbe a cercare un contatto speciale con loro: un canale di comunicazione attraverso il quale portare il messaggio del mondo dei Demoni (di cui in parte è già araldo). In base poi a come questo/i Mutaforma dovesse/ro comportarsi –ammetto di non conoscere l’indole di un solo razziato attuale-, Izmailj cercherebbe di stringersi a lui come anche di rinnegarlo, qualora il parirazza si dimostrasse lontano dalla sua visione, magari ostile. Ciò non significa che non si sentirebbe prossimo a lui, ma che entrerebbe in conflitto con il suo desiderio di approcciarvisi. Un po’ come quando un’ossessione deleteria non permette di volgere il pensiero verso lidi più sereni e si ritorna, recidivi, a farsi del male con essa. Dico questo rimarcando la premessa iniziale –e cioé che il benessere indotto dalla vicinanza è pura sensualità incontrollabile, che non ho intenzione di perdere di vista.

Se sono stata troppo contorta in certe risposte sono pronta a riscriverle in modo più chiaro @_@

Grazie come sempre per la pazienza e l’attenzione, a prestissimo!
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