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Citazioni in cerca d’autore (Oscar edition)! – II edizione

Ultimo Aggiornamento: 22/05/2020 19:09
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Post: 1.165
Giudice*****
01/03/2020 09:32
 
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*si apposta in un angolino con un sorrisetto eccitato in attesa di poter finalmente leggere le storie*

💜
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Post: 1.070
Giudice****
01/03/2020 10:17
 
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blackjessamine, 01/03/2020 09.32:

*si apposta in un angolino con un sorrisetto eccitato in attesa di poter finalmente leggere le storie*

💜

*si apposta accanto in trepidante attesa*

💖
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Post: 1.394
Giudice*****
01/03/2020 10:20
 
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inzaghina.EFP, 01/03/2020 10.17:

*si apposta accanto in trepidante attesa*

💖

*... E trovando la cosa interessante, andarono a chiamare un altro elefante*
👀
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Post: 2.618
Giudice*****
01/03/2020 10:28
 
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Re:
Claire roxy, 01/03/2020 09.21:

Inviata ora, anche se forse sono fuori tempo massimo...



L'accetto! Mi appresto ora ad avviare la seconda fase, quindi non c'è motivo per escluderti.

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Post: 2.618
Giudice*****
01/03/2020 10:45
 
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II FASE



Vi vedo, voi appostate, e non vedo l'ora di saziare la vostra curiosità! Bando alle ciance, dunque, e veniamo a noi.

Avete partecipato in tanti e non posso che esserne contenta, soprattutto ora che la parola passa a voi!
Avete tempo sino a venerdì 20 marzo 2020 per leggere le storie e inviare le nomination (tramite FFZ o messaggio privato su EFP), ricordo che sino a questa data le storie dovranno restare anonime.

Prima di lasciarvi alle storie, ecco uno schema di come si svolgerà questa fase:

- di seguito pubblicherò le vostre storie divise in due gruppi: le storie con personaggio singolo e quelle con coppia, questo al fine di facilitarvi nell’assegnazione dei rispettivi Oscar.
Ogni storia sarà preceduta da uno specchietto che indica “Personaggio/Coppia” e “Prompt” scelti. Segue poi il titolo del racconto – in grassetto e centrato – e il testo, completo di corsivi, elementi divisori, allineamenti a sinistra/destra/centro dei paragrafi, interlinee;

- una volta che avrò pubblicato le storie, controllate che la vostra sia a posto e non abbia mancato qualche corsivo e simili in fase di HTML. Nel caso in cui ci fosse qualche problema, scrivetemi in privato e avvisatemi qui di controllare la posta del forum;

- leggete e votate! Le regole per le votazioni sono semplici: non potete candidare la vostra storia; potete candidare una sola storia per ogni Oscar; potete candidare la stessa storia per tutte le categorie in cui concorre (ad esempio: mi piace troppo la storia “Evviva” di Pinco Panco, per me merita tutti gli Oscar, allora la candido in tutte le categorie tranne “miglior coppia”, perché la storia è incentrata su un personaggio singolo);

- chi vuole può motivare le proprie nomination, ma non è un obbligo, anzi. Nel caso, però, deve essere un commento molto sintetico, due-tre righe al massimo. Queste eventuali motivazioni verranno svelate a fine contest, quando pubblicherò i vincitori degli Oscar, complete di autore;

- le candidature devono pervenirmi in forma privata tramite FFZ o messaggio privato su EFP. Una volta inviate, avvisatemi qui di controllare la posta (se è quella di EFP specificatelo). Lo specchietto da seguire è il seguente:

Oscar alla miglior flashfic: titolo storia
Oscar al miglior protagonista singolo: titolo storia
Oscar alla miglior coppia: titolo storia
Oscar alla migliore veste stilistica: titolo storia
Oscar alla migliore ispirazione: titolo storia
Oscar alla migliore presentazione: titolo storia

vi rimando al bando nel caso in cui vi sfuggano dettagli dei singoli Oscar.

È tutto! Vi chiedo di inserire eventuali risposte (per presa visione o dubbi) dopo che avrò pubblicato le storie.
Buona lettura a tutti e in bocca al lupo con le nomination, ricordate che siamo qui per divertirci!

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Post: 2.618
Giudice*****
01/03/2020 10:47
 
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Storie con personaggio singolo:

Personaggio: Petunia Evans
Prompt: C’erano giorni in cui a malapena s’alzava, erano quelli in cui la mancanza pulsava prepotente.

Culla, stanotte, la mia malinconia


Io e Lily abbiamo sempre condiviso la stanza; i lettini erano vicini e allungando un braccio potevamo sfiorarci.
Quand'era una bambina, Lily aveva un problema alle tonsille, russava forte. Le mie notti sono state tormentate dai suoi rantoli per anni, fino a quando i nostri genitori non si convinsero a sottoporla ad un’operazione. Tuttavia, la prima notte dopo l’intervento pianse talmente forte che a un certo punto rimpiansi il suo frastornante russare; decisi d’intrufolarmi nel suo letto e la strinsi forte, asciugandole le lacrime.
Infine, smise di piangere e si addormentò.


***



Hai sentito, terribile bambino? Tua madre si addormentò, alla fine.
Quanto ancora vuoi essere cullato, quanto ancora tormenterai la quiete di Privet Drive? Guarda Duddley come dorme sereno, com'è dolce la sua espressione e beato il suo sonno!
Harry Potter, sei un estraneo per me. Il tuo viso, il tuo pianto sottile ma incessante, questi occhi grandi e chiari con cui mi guardi pieno di domande, di incubi e fantasmi, ogni cosa in te mi pare aliena.
Harry caro, che poi tanto caro non sei.
Cosa mi costringe qui in piedi alla finestra a stringere un figlio che figlio mio non è?


***



Nell'età in cui bambini sono soliti avere incubi, anch'io li ebbi. Spesse volte la notte mi svegliavo urlando, troppo impaurita per riprendere a dormire. Nostra madre non mancava di raggiungermi e rassicurarmi, fino a quando, una sera, la stanchezza non la vinse. Disperatamente sola, stavo per sprofondare in una paura ben peggiore di quella dei miei incubi – l’abbandono – quando Lily mi si avvicinò. Era davvero piccola, avrà avuto poco più di sei anni.
“Giochiamo” mi disse, salendo sul mio letto.
Quella notte non dormimmo, né russammo, né piangemmo. Fu talmente bello che quando la mattina dopo a scuola mi addormentai sul banco, non ebbi alcun rimpianto.


***



Non ho bisogno di tenerti tra le braccia per ricordarmi di lei; la conosco anche meglio di te, bambino benedetto. Non le somigli affatto, Harry Potter, lasciatelo dire.
Resterà per sempre giovane e bella, la cara Lily, sempre così speciale per te, che di lei non saprai altro se non quello che un’immagine muta potrà dirti. Non vedrai tutte quelle sfumature, tutto quell'odio e tutto quell'amore che sapeva generare intorno a se. Non sperimenterai sulla tua pelle i suoi sbalzi d’umore, quell'istante indefinito in cui la gioia dei suoi occhi mutava in pianto o in furia, senza preavviso. Non conoscerai la straziante, esasperante fedeltà che nutriva per coloro che amava.
Cosa ne sai, tu, dei ricordi che tormentano la notte, che invadono il tuo letto senza che nessuno venga a consolarti?
Il pensiero che tutto ciò che lei era non esiste più.
Smettila, ti prego, smettila con questo pianto sconsolato, ti prego!

 


Ti manca, lo so.
So che vorresti le sue braccia, il suo profumo, la sua voce a cullarti nella notte.

Lo vorrei anch'io e non sai quanto.


______________________


Personaggio: Barty Crouch Junior
Prompt: Le origini, se non sono la casa in cui tornare, sono il mostro da cui fuggire.

Orfano di padre vivo


Torna a casa, Barty.


Una casa che è un guscio vuoto, una casa arredata soltanto dalle assenze di mio padre.
Casa come gli abbracci della mamma, quando mi disegnava fra i capelli scriminature precise, i denti del pettine imbevuti nella colonia di papà.


Così gli somigli.


Nella mente degli altri, ho cominciato a somigliargli prima ancora di venire al mondo, e poco importava che i miei capelli pallidi avessero la stessa inconsistenza di quelli di mia madre. Non ho trovato spazio per crescere nemmeno nei confini del mio nome: specchio deforme, continuo riflesso di chi era solo un’ombra, per me. Un’ombra pesante, che mi sfiorava senza mai sapermi abbracciare.


Torna a casa, Barty, torna in questa casa fatta di silenzi e di rimproveri: io ti amo ancora.


Torno con i miei voti che non bastano mai, e nei miei bagagli piego con cura le mie amicizie sbagliate, quelle che dovrebbero suscitare rabbia e preoccupazione, ma in questa casa sempre più spenta nessuno sembra notarle.
Non ci sono più sorrisi a sollevare gli angoli della bocca di mia madre.


Torna a casa, Barty, ché la guerra è finita, ed è soltanto tempo di leggerezza: possiamo ricostruire ogni cosa.


Non lo vedono, loro, che la mia leggerezza è tutta soffocata nel sangue.
Non lo vedono che la mia vera famiglia è fatta di mantelli scuri e inchiostro sulla pelle.
Non vedono che qualcuno, fuori da queste mura di silenzio, ha saputo vedere oltre il nome sporco che mi hanno cucito addosso, oltre l’ipocrisia di chi vorrebbe salvare il mondo intero, ma non si accorge nemmeno il proprio figlio che annega.
Non vedono il mio smarrimento, quando la guerra finisce e i miei fratelli si tolgono la maschera e tornano a sedere accanto a chi avevano giurato di uccidere.


Torna a casa, Barty: la tua vita conta più della mia.


Quale casa, madre?
Quale vita?
Non è casa, non è vita, questa.
Non è casa quella in cui un padre mi ha dichiarato orfano.
Non è vita quella in cui ogni giorno devo dimenticare me stesso, soffocato dalle catene di chi ti ha amato così tanto da ucciderti.
Non è casa quella in cui la mia solitudine si è trasformata nella mia più grande forza: mio padre dice che io sono un mostro, un abominio.
Non lo sa, non lo vuole vedere quanto io gli somigli.
Non vuole ammettere che la mia devozione verso tutto ciò che lui ha giurato di distruggere è figlia soltanto della sua indifferenza, ma in fondo al cuore sa che i mostri sono figli dei propri simili.

Torno a casa, madre.
Torno a togliermi la maschera.
I mostri non si possono tenere al guinzaglio, mio padre lo imparerà presto.
E rimpiangerà di non avermi lasciato scivolare il più lontano possibile da lui.

______________________


Personaggio: Petunia Evans
Prompt: Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino.

Nessun trucco


Un corpo tagliato a metà, un coniglio bianco fuori dal cilindro, una carta nascosta e ritrovata: a dieci anni questo è tutto ciò che Petunia sa della magia. Solo un'illusione che camuffa una realtà troppo banale, colorandola di fantasticherie.
Almeno finché sua sorella minore non comincia a far accadere cose strane.
"Dov'è il trucco?" sbraita allora, strattonandola con forza.
Ma il trucco non c'è, e la soluzione a quegli enigmi si perde su un doppio fondo nero - quello degli occhi di un bambino inquietante e quello dell'inchiostro su una lettera tra gli artigli di un gufo.
Petunia scopre che la magia vera esiste, ma la rivelazione non le provoca stupore, solo una cieca invidia. Si arma di penna e chiede anche lei di poter essere speciale.
Illusa, crede di poter ingannare il destino.
Ma la risposta, infiocchettata con belle parole, è in sostanza una sola: il destino non si cambia.


*



Petunia cresce e l'invidia diventa rabbia e disperazione. Mentre studia algebra e letteratura nella sua scuola banale, si esercita in segreto a formulare incantesimi con un bastoncino di legno e, durante le vacanze natalizie, sbircia tra i libri di Lily senza capirci nulla.
È che per una volta vorrebbe essere lei la Evans speciale. Quella con il nome del fiore più bello, con i capelli rossi, e con un ragazzo che la ama - perché quel Piton è davvero brutto, ma guarda Lily come tutte le ragazze vorrebbero essere guardate, possibile che lei non se ne sia accorta?
Quando per la prima volta spunta il nome di James, va su tutte le furie, e il giorno dopo accetta di uscire con un certo Vernon solo per avere anche lei qualcosa da raccontare. È un ragazzo piuttosto scialbo ma pragmatico, un tipo che si fa poche illusioni.
Decide che questo le basta - per farselo piacere e per accettare di sposarlo.


*



Lily muore, e ogni piccolo spazio di lutto in Petunia viene subito coperto dalla responsabilità del figlio che sua sorella si è lasciata dietro.
Odia quel bambino, anche se sa che non dovrebbe.
Odia quel bambino, semplicemente perché deve salvaguardare il proprio.
Un giorno Harry crescerà e si rivelerà magico, Petunia lo legge in quei famigliari occhi verdi. Lo capisce subito e per questo decide di giocare in anticipo e viziare Dudley oltre
ogni limite. È l'unico modo che conosce per farlo sentire speciale nella sua normalità e per compensare ogni trauma futuro.
"Dov'è il trucco?" chiede Vernon, sconvolto e furioso, quando quel futuro finalmente arriva.
Petunia sospira. Non è arrabbiata, solo stanca.
"Non c'è nessun trucco" mormora piano.
Ora non è più un'illusa.
Sa che la magia è reale e, come tutte le cose reali, può solo farla soffrire.

______________________


Personaggio: Neville Paciock
Prompt: Amava sorridere, lo reputava l’atto più coraggioso al mondo.

Ora, come allora


Era impossibile estraniarsi dalla battaglia.
Gli incantesimi lanciati da ogni parte e le urla dei feriti e moribondi riempivano la testa di Neville, che lottava per lasciar spazio ai suoi istinti di sopravvivenza, al ricordo dei suoi amici. Ma, con lei davanti, era difficile pensarlo.
Alicia Spinnet era a terra, incapace di rialzarsi. Le sue compagne di Quidditch le stavano accanto, difendendola, ma senza poterle dare l'attenzione di cui necessitava.
I suoi occhi erano pieni di terrore. Stava lì, sul marmo, senza muovere un muscolo. Neville nemmeno la conosceva bene, ma il cuore gli si era stretto comunque.
Era un momento duro, quello. Tutti erano stanchi, e per questo si preoccupavano più della propria incolumità che degli altri. I loro apparentemente infiniti nemici lo avevano capito, e guadagnavano terreno. Era una situazione a cui non poteva rimediare. Poteva solo provarci con quanto gli era davanti.
Le strinse la mano. Era fredda e immobile, come i suoi occhi. A malapena si girò a guardarlo.
"Sono io."
Neville non percepiva più nulla, se non il suo respiro. Tutto il resto era silenzio, e non era più sicuro che esistesse qualcosa oltre a loro due.
"Sono Neville, mamma."

Le labbra di sua madre tremavano, ma i suoi occhi erano fermi.
"Neville?" Lo fissò per un attimo, la bocca aperta. Poi la chiuse e si girò verso suo padre. Lui non se ne accorse, come non aveva notato Neville: stava balbettando fra sé e sé.
Il bambino si girò verso la porta, pronto ad andarsene.
L'infermiera fece per aprirla, ma la nonna, seduta proprio di fronte a lui, gli fece cenno di andare avanti.
Neville si girò e cercò di tenere la voce alta.
"Io... ho scoperto di essere un mago."
Sua madre girò la testa, senza incrociare lo sguardo. Gli occhi di suo padre, contorto sul letto, erano invece fissi sul vuoto.
"Sono caduto dalla finestra, ma non mi sono fatto niente." Sorrise, mentre ricordava la faccia della zia. "In realtà, è stato anche divertente."
Un urlo disperato. L'infermiera si mosse subito, e Neville si girò spaventato, ma qualcuno gli afferrò la mano.
Era suo padre. Batteva i denti con tutte le sue forze, come se volesse dire qualcosa ma si fosse dimenticato come parlare.
Ora gli occhi della mamma incrociavano i suoi. "Divertente?" chiese, un po' confusa.
"Oh... sì! Beh, all'inizio avevo paura, ma poi..."
I suoi genitori lo guardavano sereni. Anche con le urla di sotto, il sorriso gli venne spontaneo.
"Poi ce l'ho fatta. Sono caduto in piedi, come si dice. Non ho avuto più paura."
Il suo pubblico pendeva dalle sue labbra: forse era per questo che la sua voce era così calma.
"Ed è questo che dobbiamo fare in questo momento. Io e te."


Alicia Spinnet strinse la sua mano e si rialzò.
Un incantesimo lasciò le sue labbra, a proteggere le sue amiche come loro avevano fatto prima.
Probabilmente avrebbero perso. Ma Alicia si era rialzata, e questo era abbastanza per continuare a sorridere.
Ora, come allora.

______________________


Personaggio: Helena Corvonero
Prompt: Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino.

Illusorie speranze


Tremi mentre affondi i piedi nudi nella neve, correndo attraverso i rovi che crescono sulla riva del lago; le spine ti squarciano la lunga veste nera, rendendola un lugubre drappo funebre, mentre il vento gelido ti sibila tra i capelli. Eppure avanzi, senza il minimo ripensamento, intenzionata a non voltarti mai.
Ti fermi, solo per un istante, stringendo quell’oggetto tra le mani come per infonderti coraggio, e senti un calore indefinito sprigionarsi dalla pietra centrale. Per l’ultima volta, sollevi istintivamente la testa verso le finestre di Hogwarts, dove una donna piange in silenzio con lo sguardo rivolto verso il nulla e l’anima svuotata.

Probabilmente piange per il Diadema... oh, povera Corinna, non potrà più essere la donna saggia e intelligente che tutti hanno sempre conosciuto! È soltanto un’illusa, lo è sempre stata: credeva di poter ingannare il corso della vita, il destino, credeva di poter essere per sempre più bella e vincente della sua stessa figlia… ma il tempo passa per tutti, e anche per lei è giunto il momento di affrontare la decadenza”.

Ti giri e riprendi a correre, sempre più veloce, sempre più lontana dalla tua vecchia vita. Credi che sarai una regina, la donna più potente al mondo: cadi, Helena, ma ti rialzi e avanzi ancora, ignara del tuo destino e sorretta solamente dalle tue illusorie speranze. Non sai che ti dirigi verso la solitudine, il rimorso; che senza ottenere nulla dalla vita troverai la morte per mano di una delle uniche due persone che ti abbiano mai amata. Ma, se solo avessi potuto tornare indietro, le avresti uccisi entrambe prima di partire.

E allora la vita non sarebbe stata meno illusoria, ma nemmeno la tua condanna eterna.

______________________


Personaggio: Merope Gaunt
Prompt: C’erano giorni in cui a malapena s’alzava, erano quelli in cui la mancanza pulsava prepotente.

E' tutto grigio


La polvere vorticava pigra nella lama di luce che entrava, obliqua, dalla finestra.
Le feriva gli occhi, ma non aveva la forza di chiuderli.
Il suo sguardo seguiva senza vederle le linee regolari dell’assito di legno, duro e umido sotto di lei: si perdevano in lontananza, sembravano rincorrersi, confondersi.
Anche lei era confusa: a volte le sembrava di liquefarsi.
Il suo corpo perdeva ogni consistenza e diventava molle e vuoto, debole come i suoi pensieri.
Era in quei momenti che si lasciava scivolare a terra e aspettava, neppure lei sapeva esattamente cosa.
Forse di sentire i suoi passi avvicinarsi minacciosi, la mano calare pesante su di lei, le sue grida, il cui senso aveva smesso di cercare da tempo.
Pensava che rannicchiata sotto il tavolo, grigia sul grigio, nessuno avrebbe notato la sua presenza. Era al sicuro.
Lì sotto desiderava sciogliersi e filtrare fra le assi del pavimento, sparire per sempre nella terra, dove nessuno l’avrebbe mai più trovata.
Nemmeno lui.
Il medaglione si muoveva appena su e giù, unica testimonianza del suo respiro impercettibile.
Portava ancora i segni, di quello e tanti altri oggetti che si erano incontrati con il suo corpo. Lui non avrebbe mai sprecato la magia per educare lei, il suo errore, la sua vergogna.
C’erano momenti in cui le pareva di percepire la sua presenza improvvisa dietro di lei, il suo borbottare rabbioso e sbavante. Sentiva la schiena incurvarsi sotto il peso di percosse che non giungevano mai, la testa incassata nelle spalle e un lamento penoso che le sfuggiva dalle labbra.
Continuava a ripetersi che era sola, ma non lo era. Lui era ovunque, nelle ombre dense della notte, negli angoli sporchi della casa, nel riflesso deformato che le restituivano le padelle ammaccate alle pareti.
Lui era in lei.
A volte quel pensiero la confortava. Come poteva pensare di andare avanti da sola?
Chi si sarebbe occupato di lei, chi l’avrebbe protetta?
Quando era lì glielo ripeteva ogni giorno: era una buona a nulla, una fallita, un’incapace. Senza di lui non era niente.
E lui se n’era andato.
C’erano giorni in cui a malapena s’alzava dal letto, erano quelli in cui la mancanza pulsava prepotente.
Da sola non era capace.
Quando accadeva si imponeva di fissare per ore la piccola finestra, convincendosi che era il giorno giusto, che l’avrebbe visto tornare, la sagoma familiare che arrancava sul sentiero.
Quando calava il buio e la notte la sorprendeva sola, ad affondare gli occhi stanchi nella tenebra oltre il vetro, un’emozione nuova si faceva strada nella sua mente ottusa ed annebbiata: la pena per se stessa.
Allora si ritrovava abbandonata a terra senza sapere come ci fosse arrivata, desiderosa solo di allontanarsi da tutto quel grigiore.
Se lo ripeteva fra i denti, come una litania: non poteva rimpiangere ciò che non aveva mai avuto. Non doveva rimpiangere ciò che non meritava.
Nessuno sarebbe venuto a sollevarla.
Un giorno, sentendo rumore di zoccoli, avrebbe capito: non ne aveva bisogno, sapeva rialzarsi da sola.

______________________


Personaggio: Ariana Silente
Prompt: C’erano giorni in cui a malapena s’alzava, erano quelli in cui la mancanza pulsava prepotente.

A colpi di spazzola


Vi era stato un tempo in cui era stata una bambina felice. Normale, per quanto lo potesse essere una giovane e futura strega.
In quel breve momento di lucidità, però, mentre si pettinava i lunghi capelli biondi, riflessa nell’enorme specchio circolare della sua toletta, si vide per come era davvero, per come tutti nel paese la vedevano davvero: una ragazzina fragile, instabile, incontrollabile, orfana. E malata.
Tutti quei babbani credevano che la fanciulla rinchiusa nella casa in fondo al viale fosse malata. E forse avevano ragione.
Fisicamente non aveva niente che non andasse: le sue braccia, le sue gambe, funzionavano come di consueto.
Eppure sentiva un dolore continuo al centro del petto. Lì dove nessun infuso, nessuna pozione poteva giungere.
Era un male interiore.
Nostalgia, solitudine, abbandono, senso di colpa.
Tutte queste emozioni erano concentrate nel suo cuore e la stavano indebolendo giorno dopo giorno, rendendola una creatura pallida, un’ombra chiara che non vedeva l’ora di assopirsi per non risvegliarsi mai più.
Vi erano giorni in cui a malapena si alzava, erano quelli in cui la mancanza pulsava prepotente.
Quanti colpi di spazzola aveva dato ai suoi boccoli?
Ormai i suoi capelli erano quasi diventati lisci, tanto da sembrar più lunghi.
Poggiò la spazzola, dove le lettere del nome Kendra rilucevano a lume di candela, argentee.
Fissò quel nome in tralice: era stata una parte importante di sé per poi diventare solo un pallido e perlaceo ricordo lontano.
Una chiave scattò nella serratura dietro di lei.
Una porta scricchiolante e vecchia si aprì cigolando, facendola sussultare.
Aberforth incurvò le labbra in un sorriso e le pose una mano rassicurante:
<< Vieni Ariana, andiamo a fare due passi. >>

______________________


Personaggio: Petunia Evans
Prompt: Odiava guardarsi dentro, c’era marcio ovunque.

La candeggina non basta


Respira liberamente solo quando le tende sono lavate di fresco. Le tende cambiano tutto, l'odore di pulito è l'unica salvezza. Acquisita a duro prezzo, come ogni cosa, come le mani spaccate dallo sgrassatore. Ama la distanza che i guanti mettono tra sé e ciò che stava facendo, odia il talco che le rimane sulle dita. Sa di sporco, e a volte l'ansia è tale che il tempo di infilarsi i guanti giusti sembra un'era geologica di disperazione.
Cucinare è un oceano di dolore. Appena possibile, aggiungere candeggina ai piatti in ammollo. Pulire i fornelli. Detergente in crema, acqua, un'altra passata ancora. Ammoniaca per lucidare, un canovaccio pulito per asciugare. Uno straccio che era pulito, prima che lo usasse - ed ecco tornare l'urgenza della lavatrice, adesso, subito! Ma non può.
Spazzare, pulire i pavimenti. Una passata ulteriore, con un altro straccio pulito e impregnato d'alcool: disinfetta e asciuga, tutto è di nuovo sotto controllo - tranne la lavatrice.
Fare le pulizie è nella sua natura, qualcosa d'irrinunciabile. Porta solo a un piccolo problema: usare le mani lascia la mente libera di pensare. Petunia odia pensare, la disgustano i posti in cui una mente libera e distratta può portarla... e, se c'è una salvezza, sta nella lavatrice. Schiuma e panni in un circolo tranquillo, monotono, sano. Entravano sporchi, uscivano puliti e il loro odore era buono. Riusciva a non pensare quasi a niente, quando indugiava con lo sguardo sull'oblò. Ma era ancora troppo presto.

Pulire tutte le superfici, asciugare e lucidare il lavandino, che nessuno possa vedere che è stato usato. Bicarbonato per il cioccolato lasciato da Diddino, detersivo per piatti o sgrassatore (lasciare agire, poi mettere subito in lavatrice) per quello e per le macchie d'unto di Vernon. Almeno qualcuno, qui, aveva ancora un po' di appetito. Petunia non era mai stata molto golosa, e da quando era successa quella cosa... non aveva più molta fame. Ma questo era un pensiero cattivo, qualcosa che poteva essere scacciato solo dall'odore delle tende e dall'implacabile pulizia della lavatrice, doveva assolutamente arrivare alla lavatrice, prima di pensare troppo.

Acqua ossigenata per le lenzuola di quell'orribile bambino. Mantenere la distanza. Lasciar agire. Mettersi i guanti, dannandosi per ogni secondo perso. Ciclo lungo, sessanta gradi. Il mostricciatolo la segue, insolente, fino alla lavanderia. La guarda con occhi enormi.
Candeggina per gli occhi di Lily, si ritrova a pensare. Ma alla fine si limita a dare il via al lavaggio, e la mente si chiude.
Non le piace guardarsi dentro: c'è marcio ovunque.

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Post: 2.618
Giudice*****
01/03/2020 10:48
 
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Storie con coppia:

Coppia: Helena Corvonero/Tom Riddle
Prompt: Sorrideva di rado, ma in quei rari momenti potevi scorgere una luce sinistra nel suo sguardo.

Il sussurro delle ossa


“Un sogno per un sogno”, cantilena lei – tutta spifferi e sorrisi affilati, quella luce selvaggia negli occhi che gli ghiaccia la schiena.
Tom freme appena.
*

 
“C’è una radura, nelle profondità del bosco. Rovi e betulle. Sembrano ossa, Tom.”
La voce di Helena vibra, i suoi occhi febbricitanti gli scavano il volto.
“È il mio sepolcro.”

*

 
Helena non sorride mai, ma quando Tom sale sul treno per l’ultima volta lei è lì – un’ombra sinistra sotto il sole dell’estate, un sorriso atroce a devastarle il viso.

*

“Segui il sentiero a est. Trova la radura di betulle. Trova le mie ossa.”

*


L’Albania è un luogo inospitale, solo vento che grida e cieli cupi.
Tom s’inoltra nella foresta quando la luna è cieca, persa tra le nubi. I battiti del suo cuore sono assordanti – manca così poco, così poco.
La radura è proprio come lei l’ha sempre descritta, betulle d’argento coi rami come artigli, cespugli di rovi in cui incespicare.
Non trova il Diadema, ma non n’è stupito – lei l’aveva avvertito, di non perdere tempo; lei non mente mai, lei è tutta sorrisi feroci e occhi spiritati e verità impossibili.

*


“Non lo voglio fare.”
“Come se avessi scelta.”

*


Tom ricompone lo scheletro di Helena tra i rovi affamati. Le ossa sono fragilissime, annerite dal tempo – una fitta di desiderio fa tremare le sue dita e le costole spezzate bisbigliano, irridenti.
Tom accarezza il pugnale che le ha tranciato la vita – non resiste e la sua bocca s’avventa sul sangue secco, mentre pensa a Helena e ai suoi occhi agghiaccianti, Helena che quando sorride lo fa tremare, Helena ch’è l’unica di cui abbia mai avuto paura.

*

“È un rituale assurdo.”
“È il mio prezzo.”
“Non ti riporterà in vita.”

*


Tom si recide una vena e il sangue cola sui suoi resti – le ossa sembrano urlare sotto la luce della luna, il suo respiro s’affanna e lui si morde le labbra.
Il teschio dell’assassino di Helena si disintegra, quando lo colpisce col pugnale.
Lo scheletro si torce, e Tom la guarda rinascere – le costole che si saldano, lo sterno che sussulta mentre quel cuore marcio palpita sotto pelle.
Helena schiude gli occhi. Sorride del suo sorriso sinistro, ma Tom non ne ha più paura.
“Mi hai riportata in vita.”
La sua voce adorante e la sua pelle nuda, Tom le crolla tra le braccia come fosse una dea.
 
*

“Non è un vero corpo. Marcirà, e sarà atroce.”
“Hai paura, Tom?”
“Non ne ho mai.”
“Non mentire. Non a me.”

 
*


Helena si solleva dal suo corpo stremato senza una parola. È d’una perfezione quasi nauseante – Tom pensa a com’è annegato dentro di lei, al desiderio disperato, a quel sorriso sinistro, e sa d’odiarla come mai prima d’allora.
Offre il suo sangue alla betulla più alta e ne estrae il Diadema.
Lo indossa un’ultima volta.
“La morte non è che un lento sbiadire, Tom, ma io non me ne andrò mai, non da dentro di te.”
Quando Tom le chiude le mani intorno alla gola, Helena sorride, estatica.

______________________


Coppia: Neville Paciock/Ginny Weasley
Prompt: Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino.

Solo un cognome


La navata della cappella di Godric’s Hallow è spaventosamente breve. L’intera chiesetta è in realtà così piccola che le sembra di soffocare: mentre si aggrappa al braccio di suo padre, fissa la sua meta e in fondo sa che è profondamente sbagliata, sa di star commettendo un errore e sa di non potervi rimediare in alcun modo.

Si era detta – si era convinta – che stare con Harry era l’unica soluzione possibile, l’unica cosa giusta da fare. È un eroe, è il suo eroe, e tutto ciò che vuole è passare con lei il resto dei suoi giorni. Sarebbe giusto, negarglielo? Non importa cosa stia provando, se non lo ama davvero, perché già una volta l’aveva amato ed è certa di poterci riuscire ancora.

(Si era detta – si era convinta – che rimuginare su una relazione iniziata mentre Harry non c’era – perché Harry non c’era – e finita quando era tornato – perché era tornato – non aveva più senso.)

Ma c’è Neville, a pochi passi da lei, mentre avanza imperterrita verso l’altare, mentre ogni singolo nervo sembra gridarle di annullare tutto e correre tra le sue braccia, le stessa braccia che la stringevano nei suoi ricordi più dolci e che l’avevano sostenuta nelle situazioni più sofferte. Neville che due giorni fa l’ha vista nel suo abito bianco e ha ingoiato veleno e le ha detto: “Sei bellissima.” e poi è scomparso. Non si aspettava che venisse.

(Neville la guarda supplichevole e c’è un dolore straziante sul suo viso, un dolore che chiunque potrebbe leggere e che stona, stride con quel momento. Sul suo volto c’è una preghiera che non verrà mai pronunciata e Ginny non può ascoltarlo. Non può ascoltarlo e non può nemmeno vederlo, e pensa che sia diventato un fantasma, sembra che riesca a guardargli attraverso, lo sguardo puntato verso di lui ma perso oltre, oltre le sue spalle, verso un passato che si frantuma sotto i suoi occhi impotenti.)

È solo un cognome, quello di Harry, ma Ginny si è convinta che dopo queste nozze potrà cancellare tutti i suoi sentimenti, potrà ricambiare quell’amore che Harry riversa disperatamente su di lei, potrà essere quella famiglia che non ha mai avuto ma ha sempre desiderato. È solo un cognome, quello di Harry, ma Ginny è convinta che assumendolo riuscirà a trasformarsi nella moglie di cui Harry ha bisogno – nella moglie che merita.

Eppure, un passo dopo l’altro, sempre più spedita – sempre più lontano da Neville – non può non capire che questo matrimonio non cambierà nulla. Domani mattina non sarà innamorata di Harry, così come non lo era dieci ore, né dieci mesi fa. Né lo sarà tra un anno. L’unica cosa che cambierà è il suo cognome – ma mai come in quel momento ha odiato il cognome di Harry. Con ogni fibra del suo essere. Perché non ha alcun potere, quel cognome.

È solo un cognome, quello di Harry, ma non sa che farsene.

(Non lo vuole.)

______________________


Coppia: Andromeda Black/Ted Tonks
Prompt: Le origini, se non sono la casa in cui tornare, sono il mostro da cui fuggire.

Andando a fondo

Andromeda Black è una capinera tra le vipere. È una vita che s’ostina a ignorare le ombre che s’addensano, la maledizione che infetta i Black – li annienterà tutti.
 
«Il sangue marcio sta affossando il nostro mondo, figlia mia. Combattere questa piaga è nostro dovere».
«Sì, padre».
 
*

 
Al centro del gruppo di studenti c’è un ragazzino singhiozzante, issato nell’aria da una corda invisibile.
Diverse bacchette s’alzano e Andromeda asseconda l’istinto: l’incantesimo di Bellatrix rimbalza s’una barriera argentea, lei rovina a terra.
Andromeda deglutisce cenere – già presagisce la furia di Bellatrix pronta a divampare.
«Una Purosangue dovrebbe conoscere un semplice incantesimo scudo, Black».
È un Tassorosso del suo anno a parlare, i capelli biondi ribelli e un sorriso sfrontato: Edward Tonks s’addossa la colpa, sfida fiero Bellatrix – eppure è a lei che rivolge uno sguardo che è come una liberazione.
Mentre Vitious s’avvicina, sua sorella macina insulti tra i denti.
«Sudicio Sanguesporco».
 
*

 
Le s’accosta il primo giorno di lezione del settimo anno, mentre nelle serre raccolgono foglie d’asfodelo.
«Andromeda Black, vero?»
Andromeda lo scruta a lungo, sorpresa, e vede l’allegra baldanza di lui sbiadire appena.
«Forse non ti ricordi di me».
«Edward Tonks».
Lei finge seriosità, eppure lui le sorride – così diverso, così pronto a mandare in pezzi convinzioni già incrinate.
«Solo Ted».
 
 
Ted ha la risata pronta e tutte le sfumature del cielo negli occhi – Andromeda annega nel suo sguardo e ricorda improvvisamente come si respira.
«Sei diversa da loro».
Sussulta quando Ted aggira le sue difese senza preavviso, quando scopre il suo sorriso più vicino di quanto credesse.
«Come lo sai?»
Lui le sfiora un polso, le regala uno sguardo pieno di tuttoTed snuda le sue paure e le trasforma in sogni.
«Sei qui con me».
 
*

 
A Natale viene annunciato il fidanzamento di Bellatrix e Rodolphus Lestrange. Fra qualche mese, proclama Druella, estasiata, e Andromeda percepisce l’alito del futuro gocciolarle inesorabile sul collo.
«Ci uniremo a lui dopo il matrimonio».
La tavola imbandita è d’un bianco abbacinante, ma la putredine è tutt’attorno – nella risata di suo padre che parla d’epurazione, nell’accondiscendenza di Narcissa, nei sorrisi spietati di Bellatrix.
È in un palpito di panico che Andromeda realizza che tutto torna, tutto torna dov’è nato.

*

 
L’acqua scorre torbida sotto di lei, oltre l’immoto ghiaccio – intoccabile. Andromeda studia le venature marmoree che brillano livide, alza lo sguardo su Ted, al centro di un Lago Nero cristallizzato dall’inverno.
«Attento a non cadere».
Lui le scivola accanto, le carezza una gota con fare divertito.
«Se andassi a fondo, mi salveresti?»
Indica il lago, ma lei vede altro – cammina in bilico s’un precipizio, Ted, eppure non ha idea di quanto sia pericoloso.
Andromeda guarda il baratro ai loro piedi e ha l’impressione di conoscere la risposta da sempre. S’abbandona al tepore di Ted, sorride.
«Verrei con te».
 
*
 
«Sposerai Rabastan Lestrange e seguirai l’esempio di Bella. Non nominerai mai più quel Sanguesporco».
«Non lo farò, padre».

 

Andromeda pensa a Ted, prossima a Smaterializzarsi. Alle sue spalle, Villa Black è una gabbia lontana sprofondata nel crepuscolo.

______________________


Coppia: Gellert Grindelwald/Albus Silente
Prompt: S’erano ritrovati ingabbiati in una passione peccaminosa, un sentimento senza nome.

La consapevolezza di Gellert


Caramelle? Dopo disquisizioni su Doni della Morte e dominio del mondo, Albus gli stava davvero offrendo delle caramelle?
“Mi avevi detto di non aver mai assaggiato le Tuttigusti+1.” sorrideva, agitandogli davanti gelatine coloratissime. “Inammissibile lacuna, caro mio.” negli occhi aveva la stilla indomita d’infanzia di chi se l’era goduta ben poco.
Gellert pensava d’avere un dono: leggere con profetica consapevolezza i segnali presenti per intuire il futuro. Giorno dopo giorno era sempre più certo che con Silente fosse stato un incontro fatale. Anche in quel momento, davanti alle caramelle e il suo sorriso gioviale, credette di scorgere dettagli rivelatori. Sarebbe stato la luce innocente, la mano capace di ingentilire il suo rivoluzionario progetto. Perché dalle sue labbra ‘per il bene superiore’ suonava così giusto, buono, semplice.
Ricambiò il sorriso, pescarono insieme due caramelle verdognole. Le loro dita si toccarono. Erano seduti all’ombra di un rigoglioso sambuco in un campo poco lontano dal villaggio, le camicie sbottonate per il caldo d'agosto.
La loro complicità era sbocciata in poche settimane. S’erano ritrovati ingabbiati in una passione peccaminosa, un sentimento senza nome. Quando si baciavano, Gellert si sentiva completo. Dove lui sarebbe stato ombra, peccatore e carnefice nella rivoluzione, Albus sarebbe divenuto luce, restauratore del mondo dopo la devastazione.
La sua caramella sapeva di menta, quella di Albus evidentemente no, vista la smorfia buffa che fece.
Gellert scoppiò a ridere sincero mentre l’altro, paonazzo, si divideva fra ostentare contegno e l’infatuata soddisfazione di vederlo divertito.
Per Albus, Gellert era stato un raggio di luce nel gelo cupo calato alla morte della madre. La speranza d'un mondo in cui Ariana sarebbe stata più libera e lui di conseguenza. Quel ragazzo era un suo pari: geniale, acuto, divertente.
“Di cosa sapeva?” chiese Gellert ridente.
“Vomito.” ammise Albus, la lingua a penzoloni.
‘Vomito... rifiuto?’ Pensò fatalmente Gellert, ma si rifiutò di accettarlo. Levò la bacchetta visualizzando il remoto mobiletto degli alcolici della prozia Bathilda e appellò una bottiglia di idromele. Albus gli sorrise, grato.
I due non ebbero tempo di dare un nome al loro sentimento perché dopo poche settimane, Gellert s'era convinto che levargli Ariana sarebbe stata una premura proprio come lavargli dalla bocca il sapore d'una gelatina sfortunata.



Gellert si svegliò. Il suo corpo era una carcassa, la bocca sdentata, ma la sua coscienza era più salda che mai. Mentre vedeva le spire scure insidiarsi oltre le feritoie della propria cella, barricò la mente dietro una granitica certezza: non avrebbe tradito Albus Silente. Perché alla fine l’aveva capito quel sentimento senza nome, l’unico che avesse mai provato. Amore. Solo cinque potenti lettere lo rendevano così diverso dal mago oscuro che, ne era certo, stava venendo a porre fine alla sua vita oltre che ad interrogarlo sulla bacchetta di Sambuco.
In mezzo secolo di prigionia aveva dolorosamente rimpianto ogni vittima, ogni passo che l’aveva allontanato da Albus e la sua anima si era atrocemente ricomposta. Ora si sentiva leggero, lucido, consapevole. Avrebbe riso in faccia a Voldemort. Albus non aveva forse sempre amato vederlo ridere?

______________________


Coppia: Sirius Black/Alice Paciock
Prompt: Cercarsi era per loro due un moto naturale, istintivo, vitale quanto il respiro.

E se ti cerco e non ti trovo più


Sirius cercava la sua fossetta sulla guancia – ne aveva una sola, Alice, sulla guancia sinistra – una fossetta che compariva quando rideva, ma Alice rideva sempre e Sirius non poteva fare a meno che osservarla quando qualcuno faceva una battuta e le risate esplodevano senza preavviso nella stanza.

A volte, Sirius le battute le faceva solo per quella fossetta.

Alice cercava il suo sguardo obliquo, quello sguardo che sembrava sempre sfidare il mondo a dargli torto, che si infiammava quando prendeva parte a qualche discussione – mesi di guerra avevano sottratto quella scintilla di impertinenza adolescenziale a chiunque ma non a Sirius Black, no, lui a perdere non aveva ancora imparato.

A volte, Alice lo contraddiceva solo per quello sguardo.


Lui cercava la forma arrotondata delle sue orecchie tra le ciocche scure, quelle orecchie da elfo che gli piaceva accarezzare e mordere per scherzo quando erano soli – erano leggermente diverse tra loro, le orecchie di Alice, una un poco più grande dell’altra, e quella più piccola era la sua passione.

Alice portava due orecchini a quel lobo solo per farlo impazzire.

Lei cercava le sue dita lunghe al tavolo della colazione, dita che avrebbe voluto su di sé, tra i capelli e sul collo e sui fianchi e dappertutto, dappertutto, ma che si accontentava di recriminare soltanto come aiuto per aprire un vasetto di marmellata chiuso con eccessiva forza.

Sirius stringeva i coperchi apposta tutte le volte che sparecchiava.


La cercava in cucina all’ora di cena, quando sapeva di trovarla intenta a sorvegliare qualcuno dei figli di Molly e a pendere dalle sue labbra in materia di incantesimi casalinghi.

Lo cercava in mansarda la sera tardi, quando sapeva di trovarlo intento a fumare una sigaretta insieme a Caradoc Dearborn all’unica finestra lontana da sguardi indiscreti.


Cercarla era diventata la prima cosa che faceva al mattino dopo un turno di ronda: scoccarle un occhiolino da un angolo del tavolo e farla arrossire per qualche complimento inopportuno.

Cercarlo era diventata l’ultima cosa che faceva la sera, prima di coricarsi in una delle camere del primo piano o lasciare il quartier generale: rubargli un bacio segreto, lanciargli un sorriso furbo sulla porta.


Si erano sempre trovati, in quella terra di mezzo abitata da tocchi fugaci e inseguimenti silenziosi, ginocchia che si sfioravano sotto al tavolo e dialoghi fatti di sguardi, che non era amore ma non era nemmeno niente, finché non si erano trovati più.

Sirius l’aveva cercata nei soliti posti ma l’aveva trovata solo nei sorrisi di Frank e nelle sue mani che parevano farle strada sempre, come ad un carico prezioso.

Alice l’aveva cercato a lungo, ma l’aveva trovato solo dietro a porte chiuse a chiave e a turni spostati di proposito per non doverla incontrare.


L’ultima volta che l’aveva cercata, l’aveva trovata sulle labbra dei compagni dell’Ordine: mi hanno detto che Frank le ha chiesto di sposarlo.

L’ultima volta che l’aveva cercato, l’aveva trovato in un bigliettino infilato in una tasca del suo mantello: Congratulazioni.


______________________


Coppia: Fred Weasley/Hermione Granger
Prompt: Illusa, aveva creduto di poter ingannare il destino.

Brandelli di futuro


Le fiamme tremolanti illuminano il viso di Hermione, le gambe raccolte e l’espressione concentrata scoraggerebbero chiunque dall’avvicinarsi — chiunque, ma non Fred.

“Strizzare gli occhi provoca le rughe!”

Le sue iridi si sollevano, calamitate dalle sfumature negli occhi di Fred; la replica piccata le muore sulle labbra, mentre abbandona la lettura.

“Hermione Granger che posa volontariamente un libro in mia presenza? È un giorno da ricordare”, celia Fred, piegando gli angoli della bocca in un sorriso impertinente.

La ragazza accenna a riafferrare il libro, costringendolo a bloccarle il polso e incrociare nuovamente il suo sguardo; le dita callose sono calde sulla pelle di Hermione, infiammandola.

“Come mai sveglio?”

Fred molla la presa, avvertendone subito la mancanza. “Il destino a cui devo adempiere mi toglie il sonno…”

Destino?”

“La Cooman mi lesse il palmo, stupendosi di quanto fosse breve la mia linea della vita, potrei non avere molto tempo…”

“Credi a quell’impostora?”

“Non importa. Ho deciso di vivere al massimo, godendomi ogni attimo e concentrandomi sul far ridere gli altri.”

“Siamo noi a determinare il nostro destino.”

“Quindi essere qui, ora, è una tua scelta?”

Hermione avvampa sotto al suo sguardo indagatore, abbassa gli occhi, sentendosi vulnerabile al suo cospetto.

“Sono consapevolmente rimasta sveglia.”

“Sempre tu, hai scelto di parlarmi”, sussurra Fred — molto più vicino di quanto Hermione ricordasse.

“E-esatto” balbetta, prima che la distanza tra le sue labbra e quelle screpolate di Fred s’annulli.

“Perché l’hai fatto?”

“Per sfidare il mio destino”, ribatte, sfiorandola con un altro bacio prima d’andarsene.


*



“Hai deciso di sfidare anche il tuo destino?” la stuzzica giorni dopo, baciandola — è il preludio di mesi spensierati.



“Lasceremo Hogwarts.”

“Quando?”

“Dopodomani.”

La rabbia che la pervade si scioglie come neve al sole quando si scontra con l’espressione affranta nei suoi occhi. Il dolore di Hermione si specchia nella colpa che sporca lo sguardo di Fred; il caleidoscopio d’emozioni con cui ha imparato a convivere, le fa sbirciare il suo volto costellato di lentiggini da dietro alle lacrime impigliate nelle ciglia.

“Che succederà a…”

“Noi?”

Hermione si limita ad annuire — trovandosi insolitamente senza parole.

“M’hai insegnato che siamo noi a decidere il nostro destino.

Il dubbio incrina il viso del Prefetto, spingendo Fred ad annullare la distanza che li separa: modellando i loro corpi l’uno all’altro, come pezzi d’un puzzle, e Hermione lo stringe come un naufrago s’aggrappa a un salvagente nella burrasca.

“Andrà tutto bene.”

“Forse…”

“Stabiliremo insieme il nostro destino.”

Hermione, in punta di piedi, prende il viso di Fred tra le mani e bacia il suo sorriso impudente.


*



Percepisce che è distante pochi passi ancor prima d’incrociarne lo sguardo e di sorridere all’occhiolino sfrontato che le riserva.

“Affronteremo insieme il nostro destino”, promette Fred, schiudendo le labbra sulle sue.


Lo saluta, seguendo Ron nella Camera dei Segreti.

Beatamente ignara.


*



“Affronteremo insieme il nostro destino.”



S’era illusa d’ingannare il destino, Hermione, ma quello s’era presentato a esigere il conto — cancellando il sorriso di Fred, infrangendone le promesse.


Riducendo a brandelli il futuro solo sfiorato, sugellato da quell’ultimo bacio.


______________________


Coppia: Sirius Black/Lily Evans
Prompt: Odiava guardarsi dentro, c’era marcio ovunque.

Lividi di polvere


Lily Evans odia guardarsi dentro, c’è marcio ovunque. E odia lui, perché la costringe a farlo. In continuazione. E sembra accrescere la quantità di quel catrame che le scorre nelle vene, sempre più torbido.

"Solo io ti conosco davvero, Evans"
È la solita constatazione strascicata quella che le rivolge dopo aver finito di toglierle tutto, quando la sua schiena candida brucia di graffi bollenti.
"Ti prego, non dirlo"
È la solita patetica supplica sussurrata la sua, quando i suoi impietosi occhi di vetro le si schiantano addosso e lui esibisce un ghigno che sembra inciso con il rasoio. E, come ogni giorno, crolla in un pozzo di preghiere mai ascoltate.
"James ti ama"
La sua risata è talmente profonda che lei sente di poterci precipitare dentro, trascinata verso il fondo dal sudiciume che si porta dietro da troppo tempo.

La sua risata echeggia in tutta la casa quando James gli dà la buona notizia e, per una volta, lui che rimane indolente davanti a tutto sembra sinceramente divertito mentre guarda Lily precipitare.

"Abbiamo perso la direzione. Non avremmo mai dovuto"
"Ti ci è voluto il suo bambino per accorgertene, Evans?"
Dietro all'ironia polverosa, la sua domanda trabocca di disprezzo affilato.
"Mi stai rovinando, Sirius"
E lui ride così forte da farla arretrare, prima di ferirla un'ultima volta col suo tono annoiato.
"Solo io ti conosco davvero, Evans. Sei una fredda egoista, né più né meno di me"
Lily sa, quando abbassa il viso e cerca di nascondersi dietro alla cascata di sangue dei suoi capelli, mentre gli insulti che mille vite fa aveva pensato di rivolgergli le rimangono incastrati fra i denti, che ha ragione. E, mentre i suoi passi che si allontanano rimbombano come i tuoni di una tempesta estiva, sa di non aver mai visto argento più freddo di quello dei suoi occhi.

Quando si vedono per l'ultima volta non lo sanno. Lily ha seppellito i loro ricordi, insieme a tutto il marciume che si portano dietro, sotto un cumulo di belle speranze, di giochi con suo figlio, di sere passate a fingere di non starsi nascondendo dall'olezzo nauseabondo della morte.
E Sirius è un giovane svuotato dalla guerra e l'argento vivo dei suoi occhi si è perso, ora che somiglia più all'ombra di un livido scolorito.

"Siamo stati due egoisti, Evans. Ma non ho rimorsi."
"Dovresti, Sirius. Ti rimaneva un'unica cosa da rovinare, ed ero io. E ci sei riuscito, come sempre del resto."
Il suo sorriso le fa male anche solo a guardarlo e, quando parla di nuovo, lei non regge il suo sguardo nuvoloso.
"E dai, Evans. L'altro giorno è stato il turno di Marlene, domani potrebbe essere il mio. Non è un buon modo per salutarmi accusarmi di rovinare quello che integro non lo è mai stato."
Sirius Black non sa che quella è l'ultima volta che vedrà Lily Evans, ma il bacio che le posa sulla fronte prima di girare i tacchi e andarsene somiglia incredibilmente ad un addio.

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Post: 2.618
Giudice*****
01/03/2020 10:49
 
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È tutto, ora tocca a voi!



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Post: 6.492
Giudice*****
01/03/2020 11:27
 
Quota

Lo posso dire un 'sti cazzi? Sono tutte bellissime! Sarà difficile scegliere xD

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Post: 10
01/03/2020 16:45
 
Quota

Candidature inviate qui su FFZ 💓
01/03/2020 17:02
 
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E mò??
Me le sono letta tutte d'un fiato e sarà difficilissimo scegliere! Sono tutte fantastiche secondo me, i prompt particolari e le coppie insolite hanno fatto nascere delle storie originalissime!

Per evitare di cambiare idea cento volte le ho inviate. :)
[Modificato da Filosofa Pagana 01/03/2020 17:28]
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Post: 1.394
Giudice*****
01/03/2020 17:06
 
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Premettendo che le storie sono tutte molto belle, stranamente non ho avuto molti dubbi sulle candidature.
Le ho appena inviate^^
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Post: 2.618
Giudice*****
01/03/2020 17:58
 
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Mi stupite sempre con la vostra rapidità!
Arrivate sane e salve, anche quelle di Angel (ti ho già segnata!)

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Post: 249
01/03/2020 18:30
 
Quota

Oops mi ero dimenticata di avvertire che avevo inviato le nomination xD
OFFLINE
Post: 6.492
Giudice*****
01/03/2020 23:27
 
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Mandate anche io! Arrivate?

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Post: 1.165
Giudice*****
02/03/2020 12:08
 
Quota

Ho inviato anche io le mie candidature, spero siano arrivate!
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Post: 490
Giudice**
02/03/2020 12:12
 
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Ho inviato tutto anche io!
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Post: 2.618
Giudice*****
02/03/2020 12:28
 
Quota

Arrivate!

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Post: 253
03/03/2020 19:05
 
Quota

Ciao! Ho finalmente inviato anche io le candidature :3
Sono sempre più contenta di essermi iscritta a questo contest, ho letto un sacco di storie bellissime!
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Post: 2.618
Giudice*****
04/03/2020 11:18
 
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Re:
FloxWeasley, 03/03/2020 19:05:

Ciao! Ho finalmente inviato anche io le candidature :3
Sono sempre più contenta di essermi iscritta a questo contest, ho letto un sacco di storie bellissime!



Arrivate! Mi fa piacere che il contest si stia rivelando una bella esperienza!


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Post: 328
04/03/2020 16:38
 
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Candidature inviate!!
Su alcune sono andata a colpo sicuro, altre invece mi hanno fatto pensare e sono state necessarie più riletture... Ho inviato prima di cambiare idea per la centesima volta!!
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Post: 2.618
Giudice*****
04/03/2020 17:39
 
Quota

Re:
Ester.EFP, 04/03/2020 16:38:

Candidature inviate!!
Su alcune sono andata a colpo sicuro, altre invece mi hanno fatto pensare e sono state necessarie più riletture... Ho inviato prima di cambiare idea per la centesima volta!!



Comprendo la vostra difficoltà nel decidere!

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Post: 83
Giudice
04/03/2020 17:50
 
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Re: Re:
RosmaryEFP, 04/03/2020 17:39:



Comprendo la vostra difficoltà nel decidere!



Sottoscrivo. Arrivo, eh.

OFFLINE
Post: 731
Giudice*****
05/03/2020 19:58
 
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Inviate anche io!
Alla fine, per alcune candidature mi sono fidata del cuore... Ma che fatica per personaggio singolo e migliore storia! Bravissimi tutti/e! :D

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Post: 2.618
Giudice*****
05/03/2020 20:27
 
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Re:
Claire roxy, 05/03/2020 19:58:

Inviate anche io!
Alla fine, per alcune candidature mi sono fidata del cuore... Ma che fatica per personaggio singolo e migliore storia! Bravissimi tutti/e! :D



Ti ho risposto su FFZ!

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Post: 731
Giudice*****
05/03/2020 21:15
 
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Rimandato tutto!

OFFLINE
Post: 1.070
Giudice****
06/03/2020 10:32
 
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Rosmary, ti ho inviato le nomination anche io.
Per alcune categorie ho fatto una fatica immane a scegliere...
OFFLINE
Post: 2.618
Giudice*****
06/03/2020 12:31
 
Quota

Arrivate!

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Post: 112
Giudice**
06/03/2020 14:50
 
Quota

Inviato tutto! Arrivate?
OFFLINE
Post: 2.618
Giudice*****
06/03/2020 18:34
 
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Re:
Love14000, 06/03/2020 14:50:

Inviato tutto! Arrivate?



Tutto okay!



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