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Il Pittore della Grazia

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2020 20:50
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Utente Junior
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17/12/2019 20:20
 
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Hello Guys!
Ciò che vi propongo in questo thread non può considerarsi propriamente una fanfiction, ma la base di un lavoro su cui sto impazzendo da diversi anni. Tralasciando la moltitudine di ricerche storiche fatte per riuscire ad ottenere un risultato quanto più discreto possibile, ho cercato di rendere la storia leggera con la scelta di Botticelli come narratore principale, un personaggio storico che, per chi non lo sapesse, era dotato di un forte senso dell'umorismo e di una simpatia cui ho cercato di rendere giustizia nel complesso della narrazione.

La scelta stilistica è sempre inerente al luogo ed al contesto storico, ma, soprattutto, al personaggio in sé che non era nobile, ma un popolano, un artista che è sempre stato molto alla mano e che quindi, nel suo punto di vista, può raccontare le vicende con un filo di caratterizzazione in più che per me è molto importante ai fini della trama, così da renderla il meno stuccosa e fredda possibile.

Non so quanto lunga verrà, ho una scaletta già pronta ed ho ben chiaro il modo in cui muovermi, ma in quanto ai capitoli non riesco a darvi un prognostico.

CAPITOLO 1: Si fussi alto quanto io so bischero berrei alle grondaie
La mia scelta è stata quella di partire non dalla nascita o dall'infanzia di Botticelli, quanto più dal 1475, nell'arco dei suoi 30 anni, il momento in cui Sandro (qualche anno dopo l'apertura di una sua bottega) viene per la prima volta a contatto con la famiglia de' Medici. Le prime impressioni su Lorenzo e Giuliano sono molto importanti, perchè vanno a descrivere i personaggi sotto il punto di vista di un pittore conscio della loro importanza, ma soprattutto dell'importanza che potrebbe avere un loro giudizio sulla sua carriera. In questo capitolo non c'è molto da dire, mi sono soffermata nel mostrare quello che era il rapporto tra Mecenate e Artista, qualcosa di vitale per l'epoca, poichè essere sotto l'ala di un uomo potente significava per un Pittore poter praticare liberamente il proprio lavoro con la consapevolezza di avere sempre il didietro parato, quindi un lavoro costante assicurato ed una buona paga.

Lorenzo il Magnifico era considerato uno degli uomini più potenti di Firenze. Carismatico, estremamente colto, dalla vena artistica lampante ed amante dell'arte in ogni sua singola forma. Era una persona composta, un bravo oratore, affatto bello d'aspetto ma di una regalità principesca. Lorenzo era un uomo di buon cuore, amava circondarsi di figure colte e concedeva ai suoi artisti la libertà di sforare la religione per potersi cimentare anche nella realizzazione di opere pagane, cosa affatto comune all'epoca. Grazie a Lorenzo molti artisti hanno avuto la possibilità di sentirsi davvero liberi di muoversi anche secondo le proprie preferenze, ed essendo anche molto coccolati dal loro Mecenate si sentivano completamente protetti dalla sua presenza.

LINK del 1° Capitolo:Si fussi alto quanto io so bischero berrei alle grondaie
Genere: Storico, Originale
[Modificato da leah_chopin 02/01/2020 17:21]
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17/12/2019 20:34
 
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CAPITOLO 2: Dio fa le coppie e poi le appaia
Anche questo capitolo funge un po' da presentazione dei personaggi. Botticelli viene invitato ad una cena organizzata da Lorenzo nel cortile di Palazzo Medici, una consuetudine da parte sua, che amava passare parecchio tempo in compagnia dei suoi eletti. Nell'arco di questa cena Botticelli fa la conoscenza di Poliziano, poeta e segretario dello stesso Lorenzo. In quest'occasione esce la vera natura di Sandro, e lo si può vedere alle prese con uno scherzo giocato proprio al povero scrittore.

Chi era Poliziano?
Il suo vero nome era Angelo Ambrogini, chiamato anche Agnolo dai suoi amici. Poliziano deriva da una storpiatura di Montepulciano, che era il suo luogo d'origine. Scrittore, poeta, un uomo dalla cultura impressionante che è stato capace di cambiare completamente la stilistica della letteratura italiana. Spesso accostato a Ficino (filosofo), è uno dei padri dell'umanesimo ed attorno a lui ci sono una moltitudine di leggende, dicerie e pettegolezzi che ad elencarli tutti potrei scrivere un libro intero! Ciò che dovete sapere sulla sua personalità è che era un ragazzo particolarmente timido e fondamentalmente insicuro. Come Botticelli fu accusato di Sodomia, in sostanza d'esser gay, che all'epoca era una vera e propria condanna. La sua poetica è spesso e volentieri accostata ai quadri di Sandro, proprio per la similitudine che c'è tra le loro opere, come se di fatto si completassero.

LINK del 2° Capitolo:
Dio fa le coppie e poi le appaia
[Modificato da leah_chopin 02/01/2020 17:22]
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17/12/2019 20:49
 
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CAPITOLO 3: Icché ci vah ci hole
Poliziano capita a fagiolo nel momento più sbagliato in cui potesse varcare la soglia della bottega di Botticelli, e si ritrova ad assistere ad uno dei famigerati scherzi del caro Maestro volto proprio ad uno dei suoi allievi. In questo frangente sia Botticelli che Poliziano maturano una sorta d'attrazione l'uno per l'altro che nasce proprio dalla loro affinità artistica, ma questa risulta ancora troppo acerba per poter portare ad alcun frutto.

La Bottega di Sandro Botticelli si trovava in via Nuova, un viottolo nella città medievale di Firenze frequentato da artisti d'ogni tipo. Era un luogo pieno di vita, chiassoso, con ragazzetti che giocavano per strada e donne che parlottavano dalla mattina alla sera. La bottega di Botticelli, in particolare, era famosissima per i continui schiamazzi tra gli allievi. Al suo interno si poteva respirare un clima caotico quanto piacevole, proprio per la capacità di Sandro di mettere a proprio agio i suoi ragazzi. Botticelli era solito accogliere parecchi giovani a sé ed aveva un carattere giocoso e pieno di vita. Si divertiva a combinare scherzi in ogni dove, e molti di questi sono anche passati alla storia.

LINK del 3° Capitolo: Icché ci vah ci hole
[Modificato da leah_chopin 02/01/2020 17:23]
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02/01/2020 22:20
 
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CAPITOLO 4: Agnolo c'ha i pioppini ner capo per davvero
Botticelli, timoroso d'aver allontanato Poliziano da sé, lo invita a lavorare con lui in bottega, una piccola scusa con cui cerca di parlargli di quanto avvenuto il giorno prima, seppur si ritrovi completamente in difficoltà. I due vengono raggiunti da Giuliano che cerca informazioni su Simonetta, la ragazza che Botticelli sta ritraendo per il palio della giostra che si terrà nel corso della primavera. Il tutto non si conclude nel migliore dei modi, ma c'è qualcosa che stona ancor più nel complesso, e Sandro non riesce in alcun modo a trovare risposta alle sue domande.

Le cose iniziano a farsi interessanti, la risoluzione non è ancora vicina, ma a quanto pare il caro Sandro inizia a farsi un'idea di come muoversi nei confronti di Angelo. Ma parliamo delle ricerche storiche!

Simonetta Cattaneo in Vespucci venne data in sposa a Marco Vespucci a soli sedici anni. La sua bellezza era tale che anche durante i funerali la bara venne lasciata aperta affinchè durante il corteo funebre tutta Firenze ne potesse ammirare ancora un'ultima volta la sua infinita grazia. Era una ragazza fragile infatti, soffriva di tubercolosi e di quello stesso male è morta. La casa dei Vespucci era situata nel borgo d'Ognissanti, lo stesso in cui Botticelli aveva casa e bottega, ed i rapporti tra "vicini di casa" erano davvero ottimi. La bellezza di Simonetta le guadagnò il titolo di Sans Pair (senza eguali) e fu d'ispirazione per molti artisti dell'epoca. Oggi giorno noi la conosciamo come la Venere e la Primavera di Botticelli, ma di lei ci sono vari quadri sparsi, così come parecchie opere letterarie scritte anche dallo stesso Poliziano. Nel 1475 venne indetta una Giostra in suo onore, e quel palio fu vinto proprio da Giuliano de' Medici, che ne era completamente innamorato. Si suppone che tra i due ci sia stato solo amore platonico, infatti l'ipotesi di una relazione intima tra i due fa giusto parte della leggenda e delle dicerie popolari scaturite da un quadro di Botticelli in cui Venere (Simonetta) e Marte (Giuliano) sono raffigurati in seguito ad un rapporto. Una coincidenza carina che nella storia è stata presa come un "segno divino" riguarda la morte dei presunti amanti. Sia Simonetta che Giuliano sono morti il 26 di Aprile, a due anni di distanza l'una dall'altro, rispettivamente lei nel 1476 e lui nel 1478.

LINK del 4° Capitolo: Agnolo c'ha i pioppini ner capo per davvero
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Utente Junior
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07/01/2020 20:50
 
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CAPITOLO 5: Io che mi levo la sete col prosciutto

Un nome un programma. Il titolo di questo capitolo, come per gli altri, rappresenta un vecchio detto toscano, e sta a simboleggiare una situazione in cui una persona in una situazione difficile fa le scelte sbagliate e complica ulteriormente le cose. Botticelli in questo capitolo ha un brutto incubo e sogna di sposarsi, questo lo sconvolge così tanto che decide di andarsene in giro per Firenze, in piena notte, come un pazzo, e in questo momento tanto delicato fa un incontro che gli cambierà completamente la serata, così come i giorni a venire.

Ma passiamo ai cenni storici.
Come avrete intuito, Botticelli era parecchio avverso al matrimonio, e lo era per davvero! In un testo attribuito al Poliziano, chiamato Detti Piacevoli dove sono contenuti un mucchio di pettegolezzi dell'epoca, capita a fagiolo uno scritto riguardante Botticelli, un uomo che, come avrete intuito, era sempre con la battuta pronta (aldilà delle sue crisi emotive). Tra questi pettegolezzi c'è scritto che narra di un giorno in cui Sandro fu messo alle strette da Tommaso Soderini perché prendesse moglie. Rispose così: "Messere, io voglio dirvi cosa mi accadde una notte. Sognavo d'essermi sposato, e fu tanto il dolore che ne ebbi nel sogno, che mi svegliai, ed ebbi tanta paura di sognarlo di nuovo, che andai tutta la notte per Firenze come un pazzo, per non rischiare di riaddormentarmi". Soderini allora capì che quello non era un terreno per porvi vigna, ovvero non era cosa fattibile.

LINK del 5° Capitolo: Io che mi levo la sete col prosciutto
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