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Mala tempora currunt.



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27/08/2020 13:37
 
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Elon Musk è un personaggio di cui sentiremo parlare per decenni, secondo me.
E in merito a diversi aspetti: da un lato è il capitalista spietato e arrogante che si vanta su twitter dei colpi di stato americani, semplicemente perché possono "e in futuro ce ne saranno altri, abituati".
Dall'altro è il visionario che ha portato per primo una compagnia privata nello spazio, ha ideato un razzo che torna indietro ed è riutilizzabile, e altre cosucce, fino alle sue semplici Tesla: ce n'è una anche ad Asti e vederla muoversi in completo silenzio è davvero una sensazione particolare.
L'ultima sua uscita è questa: Chip di connessione neuronale che collega la mente ai computer.
Non è l'unica azienda che si sta muovendo in questo senso, ma domani ci sarà la presentazione e vedremo. Innesti cerebrali di chip... la realtà sta raggiungendo certa fantascienza dickiana e il cyberpunk. Se non che le società immaginate da Dick e Gibson (che quest'ultimo piaccia o meno) non sono per nulla posti idilliaci. Stiamo arrivando alla distopia.
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Re:
Carlo Maria, 27/08/2020 13:37:

Elon Musk è un personaggio di cui sentiremo parlare per decenni, secondo me.

Spero che accada per una morte molto dolorosa.





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Re: Re:
Juan Galvez, 27/08/2020 14:00:

Spero che accada per una morte molto dolorosa.






Sta nel mazzo dei peggiori, sì.
Ciò non lo rende meno brillante e visionario, secondo me. Ma è indubbio che stia percorrendo una strada che, sul lungo periodo, potrebbe far pure più danni di quelli di un Bezos o di uno Zuckerberg.
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Onestamente non vedo grande brillantezza né visionarietà; se non in materia di rapacità.



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Re:
Carlo Maria, 8/27/2020 1:37 PM:

Elon Musk è un personaggio di cui sentiremo parlare per decenni, secondo me.



Decisamente.

Una strada accuratamente sincronizzata, secondo alcuni, con l'avvento e il successo dei film di supereroi (così siamo anche in topic nell'offtopic). Il paragone più immediato è ovviamente con Tony Stark: il primo e secondo film di Iron Man avevano colto e amplificato il culto del giovane tech-imprenditore/scienziato/visionario/supereroe...



Iron Man 1
: "there's a new kid in town"


Iron Man 2
: Tony e Elon (e Pepper Potts)


Riviste vere e fittizie



Il paragone con il più cupo e instabile Bruce è forse caratterialmente anche più azzeccato, ma i film hanno sempre calcato un po' meno sull'aspetto tech-imprenditoriale dell'eroe


Sinotticamente:



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Re: Re:
Juan Galvez, 27/08/2020 14:00:

Spero che accada per una morte molto dolorosa.






Me lo auguro anche io



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Iron Man, non a caso il supereroe quintessenzialmente fascista, la nemesi di Capitan America.



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Juan Galvez, 8/27/2020 4:39 PM:

Iron Man, non a caso il supereroe quintessenzialmente fascista, la nemesi di Capitan America.



"Tony per le regole, Cap per la libertà"

E' così soprattutto nella versione cinematografica dei Vendicatori, essenzialmente tratta dal crossover "Civil War" - che non ho letto, ma che molti fan vedono come il peggio assoluto a livello di grandi saghe Marvel degli ultimi 20/30 anni (ed è una bella lotta!), e uno dei motivi era proprio l'Iron Man dispotico e poliziottesco.

Il Tony dei fumetti invece ha avuto varie fasi e sfumature in base agli autori e al periodo: per dire, il militarismo e anticomunismo iniziale si è mutato nel tempo nel suo opposto, come del resto quello di Cap.; ma di base era (e se ora non è, suppongo tornerà a essere al prossimo resettone "back to basics") un supereroe con superproblemi: orfano per incidente, aveva le schegge nel cuore e poi soprattutto l'alcolismo, la depressione mascherata con la vita al massimo nel jetset (per questo Robert Downey lo interpreta così bene), alternata a fasi in cui si chiudeva in laboratorio.


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Re:
La fase super imprenditore arrogante-ma-adorabile nasce a occhio nei fumetti a fine '80 e si accentua nel decennio dopo, per culminare nel dispotismo di Civil War.

Ma, trattandosi di Marvel, al solito ogni singola storia e saga può contraddire tutto quanto scrtto in precedenza, almeno per un certo periodo, e ogni personaggio ha archi narrativi che in linea di massima vanno in una certa direzione per un po' e poi invertono, ma con microoscillazioni continue tra poli opposti; percorrendo le trame dell'ultimo ventennio, vedo che Tony è stato "dispotico" e "buono" a fasi alterne per almeno 4 o 5 volte. Ultimamente, nei fumetti, è diventato un'AI senza corpo ma con molte armature. [SM=x74962]

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Sì, chiaramente parliamo di Marvel, quindi della mutevolezza assoluta. Tuttavia, se Cap nasce esattamente come combattente contro il nazifascismo, Tony Stark è un superimprenditore e un self-made man: quasi il paradigma del fascismo in salsa stellestrisce. Poi se lo dai in mano allo zio Alan capace che ti costruisce una parabola - credibile - di un Iron Man socialista.



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Pagherei oro per leggerla!

Steve Rogers è l'ideale, Tony è il business, sicuramente. Anzi, c'è di più: a ben vedere Stark era proprio ricco di famiglia (come e forse più di Bruce Wayne), avendo ereditato le aziende del padre. La ricchezza di seconda o terza generazione, dunque già aristocratica per la media USA, lo renderebbe se possibile anche più incline a un elitismo fascistoide.

Tuttavia, riflettendo oggi sulle sparse storie che mi è capitato di leggere nel corso degli anni, questo aspetto l'ho sempre trovato più in sottofondo -almeno fino alla svolta di fine '80-, se vogliamo potenziale ma non davvero espresso; mentre il focus era di volta in volta più sul dramma umano, o sull'eroismo solitario, o sui problemi di leadership nei Vendicatori. Probabilmente perché, altrimenti, il personaggio ne sarebbe risultato troppo distante e negativo.

Leggo ora che Stan Lee dichiarò di aver preso a modello Howard Hugues e in effetti il paragone ci sta tutto, compresi i rapporti con l'esercito e le derive pazzoidi (nel fumetto mutate in depressione da alcolismo).

Ma, a ben vedere, Tony è anche un figlio diretto dei Sixties (e non dei Forties+Sixties, come Cap dalla doppia genesi), cioè di un periodo di forti cambiamenti: e dunque parte convinto tecnomilitarista, addirittura fornitore dell'esercito in Viet-Nam, ma arriva il '68 e Stan Lee e i suoi capiscono che il vento cambia, il pubblico di riferimento cui rivolgersi diventa quello dei college americani e Tony pian piano perde l'aura destroide, rinnega la vendita d'armi, le storie si focalizzano più sul (super)uomo fallibile che sull'industriale di successo.

A rifare (letteralmente) il look al personaggio è John Byrne, che -dopo la fine delle lunghissime Guerre delle Armature- da specializzato in ritorni alle origini sceglie proprio di battere sull'elemento ricchezza: e crea uno Stark totalmente yuppie, tutto consigli d'amministrazione, high tech e Wall Street, resort e giacche Armani, in un ciclo di storie disegnate da un Romita Jr al massimo della forma. Storie molto belle, spettacolari e senza pause, ma il cui protagonista quando non indossa l'armatura è quasi del tutto vuoto, un guscio di apparenza e glacialità (filosoficamente molto Eighties dunque). Il pathos sarebbe forse arrivato con il proseguo, c'erano accenni di aziende da chiudere, gente da licenziare, scalate ostili, ma al solito Byrne si stufò o litigò con la dirigenza (o entrambe le cose) e non aver potuto leggere il seguito rimane uno dei miei rammarichi.

Con gli autori successivi sono entrati elementi più cyberpunk e (ancora) più tecnologici, internet, ma tutta roba -sempre a naso, avendone letta poca- poco memorabile; fino all'ulteriore svolta di Civil War.

Per tornare repentinamente in topic nell'off-topic, del chip neurale già leggevo anni fa ed è appunto uno dei risvolti più inquietanti delle varie intraprese tecnologiche di Musk.

Intendiamoci, se fosse a esclusivo uso terapeutico (pensiamo alla possibilità di una maggior precisione nel controllo di arti artificiali) sarebbe davvero una grandissima cosa. Ma nell'ipotesi che il sistema sia davvero efficace e che non vi siano limiti fisici invalicabili alla trasmissibilità/interpretabilità/intercettabilità degli impulsi elettrici cerebrali, è ovviamente molto difficile che sia così.

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Re:
Sashimi, 27/08/2020 22:20:

Pagherei oro per leggerla!

Steve Rogers è l'ideale, Tony è il business, sicuramente. Anzi, c'è di più: a ben vedere Stark era proprio ricco di famiglia (come e forse più di Bruce Wayne), avendo ereditato le aziende del padre. La ricchezza di seconda o terza generazione, dunque già aristocratica per la media USA, lo renderebbe se possibile anche più incline a un elitismo fascistoide.

Tuttavia, riflettendo oggi sulle sparse storie che mi è capitato di leggere nel corso degli anni, questo aspetto l'ho sempre trovato più in sottofondo -almeno fino alla svolta di fine '80-, se vogliamo potenziale ma non davvero espresso; mentre il focus era di volta in volta più sul dramma umano, o sull'eroismo solitario, o sui problemi di leadership nei Vendicatori. Probabilmente perché, altrimenti, il personaggio ne sarebbe risultato troppo distante e negativo.

Leggo ora che Stan Lee dichiarò di aver preso a modello Howard Hugues e in effetti il paragone ci sta tutto, compresi i rapporti con l'esercito e le derive pazzoidi (nel fumetto mutate in depressione da alcolismo).

Ma, a ben vedere, Tony è anche un figlio diretto dei Sixties (e non dei Forties+Sixties, come Cap dalla doppia genesi), cioè di un periodo di forti cambiamenti: e dunque parte convinto tecnomilitarista, addirittura fornitore dell'esercito in Viet-Nam, ma arriva il '68 e Stan Lee e i suoi capiscono che il vento cambia, il pubblico di riferimento cui rivolgersi diventa quello dei college americani e Tony pian piano perde l'aura destroide, rinnega la vendita d'armi, le storie si focalizzano più sul (super)uomo fallibile che sull'industriale di successo.

A rifare (letteralmente) il look al personaggio è John Byrne, che -dopo la fine delle lunghissime Guerre delle Armature- da specializzato in ritorni alle origini sceglie proprio di battere sull'elemento ricchezza: e crea uno Stark totalmente yuppie, tutto consigli d'amministrazione, high tech e Wall Street, resort e giacche Armani, in un ciclo di storie disegnate da un Romita Jr al massimo della forma. Storie molto belle, spettacolari e senza pause, ma il cui protagonista quando non indossa l'armatura è quasi del tutto vuoto, un guscio di apparenza e glacialità (filosoficamente molto Eighties dunque). Il pathos sarebbe forse arrivato con il proseguo, c'erano accenni di aziende da chiudere, gente da licenziare, scalate ostili, ma al solito Byrne si stufò o litigò con la dirigenza (o entrambe le cose) e non aver potuto leggere il seguito rimane uno dei miei rammarichi.

Con gli autori successivi sono entrati elementi più cyberpunk e (ancora) più tecnologici, internet, ma tutta roba -sempre a naso, avendone letta poca- poco memorabile; fino all'ulteriore svolta di Civil War.

Per tornare repentinamente in topic nell'off-topic, del chip neurale già leggevo anni fa ed è appunto uno dei risvolti più inquietanti delle varie intraprese tecnologiche di Musk.

Intendiamoci, se fosse a esclusivo uso terapeutico (pensiamo alla possibilità di una maggior precisione nel controllo di arti artificiali) sarebbe davvero una grandissima cosa. Ma nell'ipotesi che il sistema sia davvero efficace e che non vi siano limiti fisici invalicabili alla trasmissibilità/interpretabilità/intercettabilità degli impulsi elettrici cerebrali, è ovviamente molto difficile che sia così.

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Sottoscrivo tutto e faccio ammenda: mi confondevo completamente sull'origine della ricchezza di Tony Stark!





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Anche io ho dovuto ripassarla! [SM=x74970]

Non è in effetti un'origine tra le più note: perché, diciamolo, nei fumetti Iron Man ha avuto un suo ruolo abbastanza importante nell'universo narrativo, ma di fatto è sempre stato un secondo violino sia per popolarità che per vendite, come del resto tutti i Vendicatori.

La sua gloria recente è solo cinematografica: le testate sotto i riflettori sono sempre state Spidey e FQ prima, Spidey e X-Men poi.

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29/08/2020 18:39
 
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Verissimo: quando leggevo i supereroi da ragazzo Iron Man era un comprimario di seconda fila, poco più di Occhio di Falco. La sua recente importanza arriva a infastidirmi 😆



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Il sole e la stazione

A prima vista non ci si fa caso...



...ma zoomando si vede proprio bene.

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Che livello di dettaglio pazzesco, accidenti! Notevole!
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Impressionante!



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Eh, il sole è davvero una gran palla. Di fuoco.

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Sashimi, 06/05/2021 22:58:

Eh, il sole è davvero una gran palla. Di fuoco.

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