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[fanfiction e originali] L'enigma dell'Uroboro

Ultimo Aggiornamento: 16/07/2020 21:53
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Post: 2.167
Giudice*****
12/01/2020 14:45
 
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Grazie a tutti per la comprensione!





Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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Post: 5.640
Giudice*****
11/02/2020 19:19
 
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brava, ce la fai!🤩🤩🤩 mancano solo due, yeah! che curiosità!😜
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Post: 2.167
Giudice*****
14/02/2020 09:51
 
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Re:
Setsy, 11/02/2020 19.19:

brava, ce la fai!🤩🤩🤩 mancano solo due, yeah! che curiosità!😜




Ho letto adesso, grazie del supporto 😂


Passo pe dirvi che ieri ho finito i giudizi, appena torno a casa li posto (nel tardo pomeriggio). A presto!





Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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Post: 2.167
Giudice*****
14/02/2020 17:48
 
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Discorso pre-risultati
Cari partecipanti, mi dispiace per l'attesa prolungata. Purtroppo, per cause di forza maggiore, sono riuscita  a rimettere mano ai giudizi soltanto la scorsa settimana. Non mi dilungherò molto qui. Per i miei metodi di valutazione vi rimando alla mia pagina giudice, salvo per "sviluppo del tema", che è circoscritto a questo contest. Vi ho lasciato liberi sulla gestione dell'Uroboro, dato che è un concetto teorico dai molteplici significati. Ho giudicato quanto il tema fosse presente e centrale nelle storie, ma sopratutto in che modo ha condizionato la vita dei vostri personaggi. Non vi ho infatti penalizzate per scelte poco originali di suo (tema della rinascita associato al l'innamoramento, ad esempio), bensì per il modo in cui ne avete parlato. Vi ho premiate se siete riuscite a dare spessore, credibilità e coerenza ai simboli rappresentati, vi ho penalizzate al contrario per una resa scontata, superficiale e poco approfondita. Se avete dubbi/domande, chiedete.Vi lascio ai giudizi! 





Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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Post: 2.167
Giudice*****
14/02/2020 17:50
 
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Decima classificata: Painkiller

di KimWinterNight





Stile: 6/10
Lo stile di questa storia presenta diversi problemi. Il più evidente è l’inadeguatezza del registro linguistico in relazione al genere principale della storia. Ci sono diverse scelte lessicali e dialoghi che non hanno nulla di drammatico, anzi, e che generano un effetto grottesco e/o surreale a seconda dei casi. Cosimo, il tuo protagonista, esprime il proprio dramma di una vita segnata costantemente dal dolore: la sua situazione familiare è tragica, la madre lo ignora, il padre lo rende vittima di ripetuti abusi perché non ne accetta l’omosessualità, il lavoro non c’è, le “amiche” sono lontane. Per usare un eufemismo, Cosimo se la passa malissimo, quindi io da lettrice vedendolo parlare di sé stesso come un “servo della gleba” o definire “orco” il padre rimango spiazzata. Credo che termini lessicali come questi sarebbero più appropriati in una storia comica o parodica. Queste scelte rimandano all’intento di Cosimo di sdrammatizzare sulla sua situazione, ma ti assicuro che stridono da morire in questo contesto, io al tuo posto avrei usato termini analoghi privi di sfumature ambigue. Ti riporto alcuni esempi, in alcuni l’effetto straniante è lieve, in altri decisamente più forte.
  • Stavo dando da mangiare ai miei gatti quando l’orco arrivò al mio cospetto
  • Ancora le grida animalesche di quei due rimbombavano nelle mie orecchie
  • La mia unica speranza risiedeva nel pensiero che il giorno seguente avrei rivisto Enea; il solo posare gli occhi su di lui e sentirlo blaterare con i clienti mi bastava per essere un po' meno depresso e triste.
  • In quegli ultimi giorni mio padre mi aveva fatto impazzire, sfruttandomi come un servo della gleba e gridandomi contro gli insulti più brutti e cattivi che un essere umano potrebbe immaginare. Ero stremato, non ce la facevo più. [Qui Cosimo mi ha fatto pensare a una macchietta tragicomica in un episodio di Mr.Bean, non certo a un ragazzo che soffre profondamente; “brutti e cattivi” è scontatissimo, più indicato per un bambino piccolo che punta il dito contro i fratelli maggiori, ad esempio, non per un padre omofobo che umilia il figlio. Te lo dico per farti rendere conto che l’effetto ottenuto, almeno con me, è stato l’opposto di quello che avrebbe dovuto essere.]
  • «Pezzo di merda, che cosa stavi aspettando? Eh? Allora... portaci un tè, un caffè...» strillò mio padre, utilizzando un tono lamentoso che pareva quasi una cantilena. / Mi venne da ridere e piangere insieme. Avrei dovuto aspettarmelo: non aveva neanche la decenza di venire a casa per chiedermi qualcosa, ormai si affidava al servizio a domicilio completamente ideato da lui. E io, ovviamente, ero il fattorino nonché cuoco della sua deplorevole azienda. «Ma...» tentai di protestare. / «Un cazzo! Muoviti, che io e i miei amici abbiamo bisogno di energie per lavorare! Visto che tu non fai niente dalla mattina alla sera, questo è il minimo!» gridò, per poi buttare giù il telefono e lasciarmi a bocca aperta. [...] Sospirai e mi diedi da fare per preparare le ordinazioni per lui e i suoi amici dinosauri.
  • Chiunque altro mi avrebbe preso per pazzo, visto che avevo rifiutato di andare a pranzo con l'uomo che mi piaceva, ma nessuno poteva immaginare che cosa si celava nella mia miserabile vita.
  • Presi a raccontargli la mia situazione, infarcendola di aneddoti raccapriccianti e riportando tutte le orribili parole che mi sentivo dire ogni singolo giorno della mia vita da quando ero nato.
  • Se l'orco mi avesse visto in quel momento, mi avrebbe certamente deriso e insultato, facendomi notare che un uomo non deve mai piangere e che io non ero altro che un frocio inutile e senza palle. [Qui in particolare i pensieri di Cosimo risultano completamente fuori luogo e grotteschi in relazione all’atmosfera romantica, avresti fatto meglio a usare altri termini per rendere l’idea, come ad esempio un semplice “mio padre” o “facendomi notare che un uomo non deve mai piangere, che io non ero un uomo, ma soltanto un essere inutile” per restare in linea con la visione mentale del suddetto padre.]
  • «Se lui mi vedesse ora, se lui mi... lui mi direbbe che...» mi lamentai, affondando il viso nel tessuto ruvido della sua giacca a vento.«Shh, non importa» mi rassicurò Enea, cullandomi ancora e accarezzandomi piano sul capo. / «Mi direbbe che sono un frocio schifoso che non sa neanche... neanche ingravidare una femmina fertile...» proseguii, sempre più preda della mia stessa disperazione. [ Stesso discorso di prima, la battuta di Cosimo secondo me distrugge l’atmosfera romantica, è fuori luogo. Il padre di Cosimo, per come è stato caratterizzato, mi fa già ridere di suo. Quindi leggere le sue parole sulle labbra di Cosimo in un momento romantico-drammatico come questo è stato particolarmente spiazzante. Al tuo posto, se avessi proprio voluto mantenere la battuta di Cosimo, gliel’avrei fatta soltanto pensare, oppure gliel’avrei fatta dire con altri termini.
  • Trascorsi la settimana a lavorare per il mostro, distruggendomi le ossa e la dignità. [Sono termini troppi forti, stiamo parlando di faccende domestiche, non di un lavoro in miniera. Va bene che Cosimo viene sfruttato e maltrattato dal padre, un essere orribile che chissà cosa gli farà trovare nel bagno — e qui forse da maniaca dell’igiene potrei concederti quel “distruggendomi la dignità”, sono seria — ma davvero, io una definizione così forte la ritengo adatta per altre circostanze.

  • Per tutta la lettura, salvo in alcuni, rari casi, i pensieri e le battute di Cosimo e di suo padre mi sono sembrati ridicoli, ben lontani dall’esprimere dramma. In secondo luogo per tutto il testo si susseguono altre scelte lessicali che non mi sembrano le più felici per esprimere quello che volevi. Ma le scelte lessicali non sono l’unica nota che trovo poco convincente. La lettura non scorre sempre in maniera fluida, soprattutto nelle descrizioni di oggetti e persone. Ti riporto alcuni esempi: 
  • Ero rimasto incantato dal modo in cui la parola prendeva forma e si srotolava tra le sue labbra [“scioglieva” secondo me è una scelta più elegante], prendendo una cadenza particolare per via dell'accento romagnolo che contraddistingueva la parlata dell'uomo. [semplicemente “che ne contraddistingueva la parlata”  — visto che si parla sempre di Enea — per evitare d’ingarbugliare il periodo.]
  • non riuscivo più a stare fermo lì e a farmi penetrare dai suoi occhi. [per gusto personale “penetrare” non mi piace minimamente, opterei per una definizione più elegante.]
  • Ancora le grida animalesche di quei due rimbombavano nelle mie orecchie [“le grida animalesche rimbombavano ancora nelle mie orecchie” suonerebbe meglio, anche perché un’impostazione di questo tipo, con “ancora” all’inizio, la vedo più adatta in un testo poetico o comunque in una narrazione che presenta un registro aulico-solenne.]
  • Avevo un sacco da fare già per i fatti miei, non avevo alcuna voglia di stare appresso anche a quei due [“appresso a qlcn” appartiene a un registro informale, l’avrei giustificato in un dialogo, dove l’uso di certe espressioni ha uno scopo preciso, non all’interno della voce narrante; in questo caso “non avevo alcuna voglia di pensare a loro” mi sembra più adatto per il tono che dovrebbe avere la narrazione.]
  • La donna rimase a rompere per almeno un quarto d’ora [stesso discorso di prima, “rompere” è una forma dialettale, secondo me sarebbe meglio sostituirla con “rimase a dar fastidio” o altre scelte simili].


  • In generale ho notato una scarsa cura formale su più fronti, una revisione del testo prima di pubblicare avrebbe senz’altro aiutato. 



    Titolo: 5/5 
    Molto bello e appropriato alla storia, in questo caso averlo preso in prestito da una canzone è stata la scelta migliore: non poteva essere che lui quello giusto! Hai fatto bene anche a non tradurlo, la resa in italiano sarebbe stata meno incisiva. Questo è un titolo diretto, deciso, in grado di sintetizzare su di sé il ruolo del tuo co-protagonista e il senso di tutta la storia, complimenti! 



    Caratterizzazione personaggi: 7/15
    Non è solo lo stile a darmi un’impressione di scarsa cura, anche i personaggi presentano diversi problemi. Parti dal presupposto che il valore numerico del punteggio che ti ho assegnato praticamente lo fa — quasi — soltanto Enea, l’unico che salvo. Il padre di Cosimo è il peggio del peggio, forse il personaggio più deludente che mi sia mai stato proposto in un contest. Non ha caratterizzazione, è una vera e propria macchietta che incarna lo stereotipo del padre omofobo, misogino, ottuso e mentalmente retrogrado. Mi dilungherò molto per spiegarti il mio punto di vista. Parto dal protagonista. Cosimo è un ragazzo italiano di appena trent’anni, umile, sensibile, amante della vita in tutte le sue forme — d’altra parte è profondamente pessimista, incapace di vedere la più piccola scintilla di luce nella vita di tutti i giorni, tanto che non osa nemmeno avere aspettative e sogni. Cosimo non vive le sue giornate, ma si lascia passare assieme al tempo. Questo è dovuto al fatto che non si sente accettato e i genitori lo trattano come se fosse sbagliato. La sua omosessualità è vista dal padre come una malattia, qualcosa da denigrare e reprimere. Cosimo è una vittima che vive una non-vita fatta di dolore. Tutto questo, unito alla sua timidezza, l’ostacola nell’aprirsi alla società, sia a livello di rapporti interpersonali che lavorativi. Sei riuscita a far emergere cause e conseguenze del suo modo d’essere. La sua paranoia, difatti, scaturisce proprio dall’inferno quotidiano in cui vive; “Sicuramente anche lui è un mostro”/”Sicuramente anche lui viene trattato male dalla moglie” e frasi simili si susseguono spesso nel testo, perché Cosimo non crede più nella bontà e nella gentilezza altrui. Il personaggio è approfondito, ma ci sono diversi aspetti che non mi hanno convinta e che mi sembrano irrealistici. Ho immaginato che Cosimo, troppo ferito e sfiduciato, non riuscisse a ribellarsi ai genitori e a reagire anche di fronte ai ripetuti incoraggiamenti delle “amiche” perché in certi casi le parole non bastano. Eppure quando incontra Enea sono sufficienti frasi del tipo “Meriti di meglio, non farti trattare così, reagisci” per fargli prendere le redini in mano. Sul serio, la cosa appare troppo semplicistica. Se a Cosimo è bastato semplicemente sentirsi dire queste cose, possibile che abbia dovuto aspettare fino ai trent’anni per reagire? Ho immaginato che Cosimo avesse trovato la spinta giusta perché incoraggiato dall’uomo di cui si è innamorato, però il tutto si risolve comunque in maniera troppo irreale e sbrigativa, a prescindere dall’ascendente di Enea su Cosimo. La scena della “svolta” è trattata in poche righe, il tutto avviene troppo velocemente e in maniera superficiale. Cosimo non mi è piaciuto, ma di questo te ne parlerò nel gradimento personale. Fatta questa premessa, necessaria a spiegarti quanto segue, Cosimo non sembra affatto un trentenne, a me ha ricordato un dodicenne. Al di là della condizione disagiata in cui ha vissuto tutta la vita, penso che i suoi atteggiamenti, le sue paranoie e la sua ingenuità rimandino più alla maturità di un adolescente. 
  • Potevo ancora sentire le sensazioni che avevo provato tra le sue braccia, non avrei mai creduto che proprio io sarei finito a farmi consolare da un uomo sconosciuto che aveva molti anni in più di me, un uomo che mi piaceva da impazzire e a cui non sarei mai interessato da quel punto di vista. [com’e possibile che Cosimo sia così cieco di fronte all’evidenza? Enea è piuttosto esplicito nel manifestargli particolari attenzioni, attenzioni che un amico non dà. Per certe cose non serve alcuna esperienza, non è possibile che di fronte a un uomo che lo abbraccia e lo accarezza Cosimo escluda di potergli interessare. Lo trovo irrealistico.]


  • Penso avresti fatto meglio a trattare di un adolescente, perché le sue paranoie e le sue insicurezze sarebbero quantomeno sembrate più credibili. Passiamo al padre. Il padre di Cosimo (non ha nemmeno un nome!) è una macchietta stereotipata, troppo surreale. Non c’è una ragione del perché si comporti così. Picchia, insulta, sfrutta e umilia il figlio e noi dobbiamo prenderlo così com’è. È davvero deludente. 

  • Stavo dando da mangiare ai gatti quando l'orco arrivò al mio cospetto. Era in compagnia di uno dei suoi amici e stava portando fuori oscenità irripetibili. / «Guarda questa merda, guarda! Non ha nemmeno mai scopato con una femmina, che schifo! Non ti vergogni?» mi si rivolse, battendo il piede per terra con rabbia. [...]«Che fallito... che fallito! E adesso, merda, vai a prendermi da bere e da mangiare. E anche per il mio amico. Due caffè e del pane farcito. Vai! Che cazzo aspetti?» sbraitava, guardandomi con odio e disprezzo.
  • «Non hai niente da dire, testa di cazzo? Non hai niente da dire? Eh? Dove cazzo eri? Ah, non è che finalmente ti sei deciso a ingravidare una femmina? Ma no, figurati... uno come te, uno come te queste cose non le sa fare... non sai neanche usarlo, eh? Credi davvero che serva solo per pisciare, coglione? Questa me la paghi, me la paghi! Ti metto io a lavorare, devi recuperare quello che non hai fatto oggi!» [...]Lo lasciai fare finché non fu stanco e decise di andarsene, continuando a bestemmiare e a chiedere a gran voce perché una disgrazia simile fosse capitata proprio a un brav'uomo come lui.” [...] Ormai urlava frasi sconclusionate, non riuscivo neanche più a capire ciò che diceva. Come una furia, si scagliò contro la mia auto e cominciò a prenderla a calci e pugni, producendo dei versi animaleschi che mi fecero venire i brividi.Quando ne ebbe abbastanza, mi sorrise maligno e affermò: «Così non andrai più da nessuna parte, merda schifosa!».

  • Dovrebbe sembrare drammatico? Di drammatico, secondo me, c’è solo il modo in cui è stato caratterizzato questo personaggio. Purtroppo persone come lui che dicono e fanno certe cose esistono veramente, ma la maniera in cui lo racconti priva il personaggio di ogni briciolo di realismo. Dovrebbe suscitare disgusto, invece è soltanto ridicolo in un modo che fa piangere. Il padre di Cosimo ha problemi con l’alcol? Si droga? Ha disturbi mentali? Ha subito dei traumi? Perché per lui le donne sono solo “femmine fertili da ingravidare” e l’omosessualità è una malattia? C’è sempre una ragione (o ragioni) che porta ad avere certi atteggiamenti e certe ideologie, una ragione collegata all’ambiente in cui si vive e si cresce, nonché alle esperienze vissute. Avresti dovuto lasciar trapelare almeno qualche indizio, fornire un minimo di background in più in grado di rendere realistico l’intero personaggio. Davvero, sarebbe bastato poco. Passo a Enea, l’unico personaggio che mi è sembrato quantomeno realistico. Un nome così importante a primo impatto mi ha fatto pensare di essere finita in un film di Verdone (Achille De Bellis e simili insegnano), dove la scelta di certi nomi rimanda appunto a un chiaro intento parodico, però questo è il meno, davvero. Anzi, da un lato ho apprezzato la scelta di questo nome così particolare, credo tu l’abbia compiuta di proposito per avvertire il lettore che non avrebbe avuto a che fare con una personaggio ordinario. Si vede chiaramente, leggendo, che hai pensato con grande attenzione al tuo Enea. Ne descrivi l’aspetto, il modo di parlare e persino di ridere. Di lui ci fai conoscere non solo il suo presente ma anche il suo passato, quando racconta a Cosimo di suo padre e del fratello Ruggero. Il suo è un personaggio pensato sicuramente con maggiore cura. All’inizio è solo un bell’uomo che ci sa fare con i clienti, poi si ha modo di conoscerlo sempre più a fondo attraverso gli occhi di Cosimo. Enea ha una personalità forte e decisa, si è “fatto da solo” allontanandosi da una realtà familiare disastrata e iniziando a lavorare in proprio quand'era molto giovane. Qualcun altro al suo posto sarebbe finito in depressione per la tragica morte del fratello e non sarebbe riuscito ad andare avanti, invece lui ha reagito e ha lottato per ottenere la propria indipendenza. Ha sofferto profondamente ed è proprio per questo che sorride tanto ed è sempre così ottimista di fronte ai piccoli problemi quotidiani — ha imparato a tenere a bada il dolore e a capire cosa conta davvero. Tutto questo emerge chiaramente dal testo. Enea sembra il classico simpaticone un po’ pagliaccio che fa bene all’umore, però questa è solo una facciata: è anche un attento osservatore e ascoltatore, un uomo molto sensibile e con un forte senso di giustizia, tutti aspetti che si scoprono progressivamente mano a mano che lui e Cosimo imparano a conoscersi. Per quanto possa sembrare una scelta banale, a me è piaciuto il fatto che a Enea Cosimo ricordi Ruggero — rende più credibile e significativo l’attaccamento particolare che Enea sviluppa per lui. Enea ha un atteggiamento realistico nel corso della storia dall’inizio alla fine. Tra lui e Cosimo ci sono circa trent’anni di differenza, iniziare una relazione con queste premesse può avere conseguenze dolorose. Enea ne è consapevole e giustamente esprime le proprie paure, per me ha senso che con i suoi sessant'anni sia lui a porsi il problema per primo. L’unica cosa che m’inquieta vagamente è il fatto che Enea scoppi a ridere nel finale, quando Cosimo gli racconta l’incivile reazione del padre alla notizia della sua assunzione di lavoro. Insomma, fossi stata in Enea, gli avrei detto di scappare all’istante da quella casa e da quella famiglia, perché avrei seriamente temuto per l’incolumità del mio compagno. Ma forse Enea, che conosce meglio di me Cosimo, ha capito che ormai lui avrebbe saputo difendersi da solo. In sintesi: ho trovato pessimo il padre di Cosimo, mediocre Cosimo, ben caratterizzato Enea. 


    Sviluppo del tema: 2/5 
    Hai mostrato sia la fase di stallo che quella del cambiamento di Cosimo, generato dall’arrivo di Enea nella sua vita. Parlare di originalità è superfluo, nel senso che a me interessa più che altro vedere come è stata sviluppata la tematica, non tanto il “cosa”. Il problema è che Cosimo non prende realmente in mano la sua vita, lascia che sia qualcun’altro a farlo al posto suo: Enea. Il cambiamento non parte minimamente da lui. Non voglio ostracizzare le persone più fragili che non ce la fanno a reagire da sole, sia chiaro. Avevo anche dato carta bianca sullo sviluppo del tema, quindi non eri obbligata a scrivere di un personaggio che impara a reagire da solo: più che altro è il modo in cui hai gestito il tutto a non essermi piaciuto. Ho trovato la rinascita di Cosimo trattata in maniera sbrigativa, irrealistica e superficiale. Peccato, perché il messaggio di speranza che la storia dà - un incoraggiamento a sorridere alla vita e ad amarsi - è molto bello, e avrebbe meritato una resa migliore.  



    Gradimento personale: 4/10
    La tua poteva essere una bella storia. Una storia che insegna a reagire di fronte al dolore, a ribellarsi di fronte all’ignoranza e alla cattiveria altrui. Dico “poteva” perché per quanto mi riguarda hai trattato la tematica delicata dell’omosessualità con superficialità. Sono una persona con un forte senso di giustizia, quindi appoggio totalmente i tuoi Cosimo e Enea, e disapprovo fortemente i loro genitori. Vedere un lieto fine per i tuoi protagonisti mi ha fatto piacere: se lo meritano, è giusto che ognuno abbia il diritto di amare chi vuole ed è assurdo pensare il contrario basandosi sulle differenze biologiche. Bellissimo il modo in cui s’incontrano: ai mercatini, in un contesto di vita quotidiana senza eclatanti colpi di scena o i soliti escamotage dei festini a casa di amici. Stupendo il fatto che siano al tempo stesso molto diversi e molto simili, che imparino a conoscersi poco a poco, per un incontro del tutto casuale. Ho capito la scelta di Cosimo di buttarsi in una relazione con un sessantenne, al di là della frase da cioccolatini “l’amore non ha età” — che comunque  è vera —, ho capito il suo punto di vista quando dice “Ho già sprecato gli anni più belli” e apprezzo che finalmente abbia deciso di prendere in mano la propria vita. Cosimo preferisce vivere pochi anni di felicità accanto a Enea piuttosto che privarsene completamente: non solo capisco tutto questo, ma l’approvo. Però, c’è un grande però. Mi dispiace davvero, perché la tua, ripeto, poteva essere una bella storia e lasciare un bel messaggio, ma troppo spesso manca di credibilità. C’è stato un paragrafo in particolare che più fuori luogo di così non si può:

  • Mi sentivo veramente male, avrei preferito morire piuttosto che recarmi nel capannone in cui l'orco e i suoi amici starnazzavano e non facevano assolutamente niente di concreto e utile. / Appoggiai il cibo e le bevande su un bancone in legno vicino all'ingresso e mi dileguai prima che potessero vedermi e parlarmi. / Se fossi stato più coraggioso, avrei pensato di togliermi la vita. Ma ero un vigliacco anche da quel punto di vista, dovevo farmene una ragione. 

  • Usi “orco” e “starnazzavano” per riferirsi a un padre orribile e ai suoi amici e a breve distanza scrivi “Se fossi stato più coraggioso, avrei pensato di togliermi la vita.”: si passa senza criterio da uno stile più leggero a frasi che esprimono concetti forti, relativi alla tematica delicata del suicidio. Non fa un bell’effetto sentir parlare del suicidio in questo modo. Io ti giuro, Kim, che mi dispiace fortemente sapere che mi hai proposto questa storia. Una storia scritta così, per me, non è da proporre né in un contest né a un pubblico di lettori in generale. Va rivista e riscritta con un approccio più maturo e meno superficiale. Passando a Cosimo, mi fa piacere che abbia trovato la felicità, ma a un certo punto non lo reggevo più. Il modo in cui esternava la sua sofferenza diventava esasperante mano a mano che proseguivo nella lettura. 18 pagine word in cui Cosimo ha ripetutamente pensieri e atteggiamenti vittimistici sono pesanti, molto più di quanto possa trasparire dal mio giudizio. Nonostante tifassi per Cosimo e volessi vederlo stare bene, questo suo insistente piangersi addosso a un certo punto mi è diventato indigesto. Non era necessario calcare così tanto la mano per permettere ai lettori di empatizzare con lui. Per quanto mi riguarda così facendo hai ottenuto l’effetto contrario. Secondo me avresti dovuto riservare una cura maggiore alla tua storia in linea generale. 

  • Stentavo a crederci, ma era successo e io mi ero sentito davvero strano, mi ero sentito ancora più fragile e debole, come se lui e le sue braccia avessero annientato l'ultimo briciolo d'integrità che ancora mi restava.

  • È una frase estremamente vera, umana, in grado di esprimere in poche parole l’effetto destabilizzante dell’amore. Ed è una frase come questa che voglio ricordare della tua mini-long, assieme al lieto fine per i tuoi protagonisti. Mi sarebbe piaciuto  leggere una versione di questa storia profondamente diversa, spogliata di tutti i suoi aspetti infantili e superficiali, in cui l’omofobia, la misoginia, la depressione e il suicidio fossero state trattate con realismo. Sono sicura che mi avrebbe fatto tutt’altro effetto. 


    Totale: 24/45





    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    14/02/2020 17:53
     
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    Nona classificata: Le paure di un figlio

    di Shireith



    Stile: 7/10
    Lo stile è semplice, una scelta da un lato adatta a riflettere il punto di vista del ragazzino di undici anni che è Harry nella tua OS,  dall’altro fin troppo impersonale. Penso avresti fatto meglio a dare maggiore spazio all’introspezione, anziché limitarti a descrivere una serie di fatti e situazioni canonicamente avvenuti nella saga originale. Per esempio: 
  • “Dumbledore, calmo e addirittura sorridente, gli aveva allora rivelato che quello era lo Specchio delle Emarb, poi gli aveva spiegato perché ci vedesse i suoi genitori, e, infine, il motivo per cui era meglio tenersi alla larga. Le persone, aveva detto, ci si smarrivano, consumate dalla smania di qualcosa che non potevano avere, e infine perdevano il senno. La sede di tanto male risiedeva nella loro stessa mente, perché quella, attraverso lo Specchio, mostrava loro i desideri più reconditi del proprio animo.”

  • Dal punto di vista formale non c’è nulla che non va, però manca la parte emotiva. Quello che scrivi sembra più un resoconto di fatti già noti, che un racconto. Stesso discorso per “E fu proprio lui, James Potter, la prima figura che riconobbe una volta avvicinatosi allo specchio, mentre al suo fianco, il viso contornato da una folta chioma rossa, ecco apparire sua madre, gli occhi verdi che scintillavano come due piccoli smeraldi”. Purtroppo mi sa tutto di già letto e riletto. Avrei preferito una resa stilistica diversa, più improntata a mettere a nudo come Harry ha vissuto certi momenti e ricordi. Per esempio questa metafora “Tutta la felicità che si leggeva nel suo sguardo cadde come una foglia d’autunno” è invece carina, perché caratterizzata dal tocco personale di chi scrive. In linea generale scarseggia quel tocco di novità con cui un Missing Moment esige d’essere scritto — parlo sempre del “come”, non del “cosa”. Ho invece apprezzato l’uso del corsivo, degli incisi e dei capoversi, tutti in grado di mettere efficacemente in risalto i concetti a cui volevi dare rilevanza. Per esempio con “Mai, mai nessun adulto l’aveva fatto sentire amato” rafforzi la negazione, dandole un’impronta più decisa che l’assenza del corsivo avrebbe invece reso sbiadita.  Stesso discorso per “Protese una mano verso lo Specchio – verso di loro –[...]” in cui sia il corsivo che l’inciso nei trattini riescono a conferire un’importanza unica al concetto espresso. Il pregio più evidente è che la lettura è scorrevole, non ci sono periodi confusi o intricati.  In sintesi, lo stile è buono, ma necessita di più personalità per farsi ricordare. 



    Titolo: 2.5/5
    Ho un parere abbastanza neutrale, nel senso che non mi fa né caldo né freddo. Credo che “Le paure di un figlio” sia uno di quei titoli carini che però non lasciano il segno. Di solito una volta letta la storia apprezzo di più un titolo che a primo impatto non mi aveva trasmesso granché, ma in questo caso è successo il contrario. La OS ci mostra Harry alle prese con i genitori riflessi nello Specchio delle Brame e gli incubi che ne scaturiscono: per quanto adatto, questo titolo toglie quel minimo di effetto sorpresa che avrebbe potuto esserci. È lo stesso discorso che ho fatto nello stile, manca proprio un elemento nuovo in grado di incuriosire. 



    IC: 12/15
    La mancanza di spessore stilistico si riflette e condiziona un po’ il risultato di tutti gli aspetti di una storia — in questo caso infatti credo manchi proprio un approfondimento dei personaggi. Harry, Albus, James e Lily ci sono, sono loro, ma è un po’ scontato che ci siano. Nel senso che limitandosi a parlare di cose che già si sanno da Canon è impossibile sbagliarsi e presentare personaggi snaturati. 
  • “Era fantastica, la vita ad Hogwarts, sicuramente migliore di quella che aveva condotto insieme ai Dursley per undici, lunghi anni. Eppure, ricongiungersi con la sua famiglia, quella vera, era il suo desiderio più grande. Voleva conoscere finalmente la madre e il padre, parlare a tutte le altre persone che vedeva riflesse nello specchio – i nonni, magari, o anche qualche amico di famiglia che conosceva i Potter. Che sapesse, ce n’era ancora qualcuno in vita? Forse sì, forse no. Non che avesse molta importanza, comunque [...].”

  • Per quanto trovi Harry molto IC — nella sua umiltà, nel suo bruciante desiderio di riavere i genitori, nel suo rimuginare su quanto visto nello Specchio — mi è mancato quel “di più”, l’approfondimento introspettivo in grado di segnare il salto di qualità e fare la differenza. Al contrario ho trovato convincente e coinvolgente l’immagine di Harry che nell’incubo non si riconosce e si sente spettatore di se stesso: “Era come se ce ne fossero due e quello che stava prendendo a pugni lo Specchio fosse un altro, mentre lui osservava la scena in terza persona [...].” La parte della storia che ho preferito è difatti la seconda parte che inizia con l’incubo e finisce col risveglio di Harry — perché è quella che da Canon non conosciamo. Il fatto che Harry tenga per sé l’incubo, che al traumatico risveglio non cerchi il conforto di un amico, che decida in solitudine di dire per sempre addio allo Specchio delle Brame sono atteggiamenti proprio da lui, ne riflettono la tendenza a mascherare il proprio malessere per non pesare sugli altri e il desiderio di gestirlo in autonomia.



    Sviluppo del tema: 2/5
    Ci mostri Harry alle prese con i Potter riflessi nello Specchio delle Brame, inizialmente incapace di sbarazzarsi di quelle illusioni, poi deciso — nel finale — a chiudere per sempre quel capitolo della sua vita e a ricercare il cambiamento. Sono tutti eventi che si verificano nella saga principale: non c’è alcun approfondimento della tematica, non c’è alcun elemento di novità. Il simbolo dell’Uroboro così risulta semplicemente preso e adattato agli eventi che si verificano nel Canon, senza uno sviluppo personale e soggettivo. Non mi ha convinta.




    Gradimento personale: 5.5/10
    Lo spunto di partenza è anche carino, però il modo in cui è raccontato mi ha annoiata, mi spiace. Ammetto che se mi fossi imbattuta in questa storia al di fuori del contest non avrei finito di leggerla, nonostante la sua brevità. Non è scritta male, però sa tutto di già letto e visto per poter essere realmente apprezzato e mantenere vivo l’interesse del lettore. Se posso darti un consiglio, io al tuo posto mi concentrerei sulla resa emotiva, approfondendo le descrizioni dei personaggi e dei ricordi rappresentati. Purtroppo non mi sono emozionata. 



    Totale: 29/45





    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    14/02/2020 17:55
     
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    Ottava classificata: Per tutto

    di MaryLondon



    Stile: 6/10
    Lo stile non mi ha  particolarmente entusiasmata. Mi ha distolta diverse volte dalla lettura per svariati motivi. Lo trovo acerbo, in grado di esprimere i concetti con efficacia, realismo e incisività solo in pochi casi. Dal punto di vista formale lo trovo poco curato: reggenze sbagliate, improprietà lessicali, ripetizioni di troppo, uso delle solite congiunzioni e dei soliti segni di punteggiatura per legare le frasi e impostare le pause (non lo considererei un aspetto negativo, se fosse una scelta voluta e giustificata). La presenza di diversi errori grammaticali ha inciso sul mio livello di apprezzamento generale, ma al di là degli errori il problema maggiore secondo me è che le descrizioni, passando dalle scelte lessicali alla gestione delle pause e all’uso delle congiunzioni, sono spesso poco calzanti. L’introspezione è brillante in alcuni punti, deludente in altri proprio a causa di certe scelte che hai effettuato. Dato che non si tratta di episodi isolati, ti riporto alcuni esempi.
  • “Una guardia penitenziaria passa e spassa”: “spassa” è una improprietà lessicale, anche perché non credo volessi indicare che la guardia “passa e diverte qlcn”; “passa e ripassa” suonerebbe meglio.
  • In “il motivo lo avevo ben capito: voleva civettare ancora con quell’estraneo dall’aspetto fastidiosamente gradevole, dovevo ammetterlo.” si capisce cosa vuoi dire — pur detestando a prescindere l’“estraneo”, in quanto suo rivale in amore, Dimitrij non riesce a negare il bell’aspetto di questo ragazzo —  ma la resa stilistica non è delle migliori. Al tuo posto rivedrei il periodo e opterei per una resa più efficace, ad esempio “[...] voleva civettare ancora con quell’estraneo che, dovevo ammetterlo, aveva un aspetto fastidiosamente gradevole” oppure un semplice “ era fastidiosamente attraente”, ecc... 
  • “Mi fece accomodare sul divano di un vivido rosso aragosta e quel design regale stonava parecchio con i miei vestiti”: in questo caso penso che una separazione concettuale sarebbe più appropriata; la “e” lega infatti le due frasi ponendole sullo stesso piano, ma è evidente che i concetti espressi sono indipendenti: la prima frase descrive un’azione compiuta dal protagonista, la seconda descrive l’aspetto del divano su cui il protagonista si siede. Secondo me “Mi fece accomodare sul divano di un vivido rosso aragosta, il cui design regale [...]” oppure “Mi fece accomodare sul divano di un vivido rosso aragosta. Il suo design regale [...]” renderebbero il testo più ordinato e la lettura più immediata. 
  • In “[...]m’accinsi ad accenderla con l’accendino” c’è una ripetizione superflua che si può evitare omettendo semplicemente “con l’accendino”. 
  • Termini come “mammoletta” (“che mammoletta”) o “scimunito” (“sguardo scimunito”) mi sono sembrati fuori luogo, hanno infatti un’accezione comica che stride fortemente con l’atmosfera angst della storia. Al tuo posto opterei per termini più ricercati, in grado di esprimere lo stesso concetto senza provocare bruschi cambi di registro linguistico, come “sguardo da stolto/da sprovveduto” nel secondo caso oppure — se ho ben capito cosa intendevi esprimere — “che donna mancata” nel primo. Ci sono altri casi in cui penso che le scelte lessicali stonino con l’atmosfera generale della storia, l’immagine di qualcuno che tira un pugno “su quel suo splendido faccino”, ad esempio, la vedrei perfetta per una storia comica, non per questa. Al contrario ho trovato “Qualcosa nel mio sguardo deve avermi reso davvero miserabile, come un mendicante che elemosina ai bordi delle strade per un tozzo di pane” una descrizione molto calzante, decisamente in linea con il mood generale del protagonista, con l’atmosfera di perdita e rimorsi che permea le righe. “Desideravo sopprimerli, abbatterli come si faceva coi cani quando erano ammalati di rabbia. Lidia Vaselyev era di mia proprietà, un mio diritto. Lei mi rendeva cieco. Mi ammalava. Era il buio della mia ragione [...]” è un altro di quei periodi che mi sono stilisticamente piaciuti: curato nella forma, incisivo, dal simbolismo graffiante. Se avessi mantenuto questo livello di correttezza formale e incisività per tutta la storia, il punteggio sarebbe stato molto più alto. Non mi dispiace infatti il modo in cui scavi nell’io interiore del tuo protagonista, non proponi le solite immagini stereotipate che ci si aspetta di vedere in storie di questo tipo, anzi! 



    Titolo: 4/5
    Il titolo è generico, per questo a primo impatto non mi ha colpita, ma una volta letta la storia l’ho apprezzato di più. “Per tutto” è capace di riassumere il dramma vissuto dal tuo protagonista in due parole, parole che da vaghe diventano pregne di significato in relazione alla storia raccontata.  Mi piace particolarmente trovarlo nel finale, come unica risposta alla domanda “Perché sei qui?”, è un espediente che ne rafforza il ricordo. L’unica cosa che non mi convince è il punto, da un lato lo trovo giusto per sottolineare il concetto di fine (di un amore, della vita di Lidia, di Dimitrij stesso), ma a livello estetico lo trovo fastidioso.



    Caratterizzazione personaggi: 10/15
    Dimitrij è l’unico personaggio veramente centrale della storia. All’inizio sappiamo solo che è un detenuto che si rivede nel protagonista di “Delitto e castigo”,  finché non compare una foto e iniziamo a scavare nel suo passato. Capiamo che Dimitrij era uno studente universitario di statistica, un’informazione importante che ci permette d’inquadrare meglio questo detenuto, di farci un’idea su di lui, di avanzare ipotesi sulla sua mente e sulle modalità in cui opera. L’arrivo di Lidia fa però sì che Dimitrij ci venga poi mostrato unicamente in funzione dell’amore che prova per lei. Non abbiamo più nessuna informazione concreta su di lui: origini, abitudini, interessi, progetti e aspirazioni. La presenza di questi aspetti potrebbe certo aiutare a capire meglio un personaggio originale, ma in questo caso la loro assenza non mi ha fatto né caldo né freddo. Quello che mi interessava principalmente del tuo OC era coglierne la personalità, conoscerne i pensieri e le emozioni, dato che stiamo parlando di un detenuto in procinto di svelare le sue memorie al lettore. M’interessava particolarmente che i fatti venissero raccontati in maniera vivida e coinvolgente. Purtroppo dal punto di vista stilistico ho avuto diversi dubbi a riguardo ( il discorso che ti facevo nello stile su “sguardo scimunito”, “splendido faccino”, ecc...), ma qui giudicherò solo l’impatto che hanno avuto i personaggi su di me. Dimitrij mi convince e non mi convince allo stesso tempo: è un ragazzo disturbato che imbruttisce a sangue Igor per non renderlo desiderabile agli occhi di Lidia, un omicida involontario, una vittima della propria, fragile mente — tutti aspetti ben resi — ma mi sarebbe piaciuto conoscerlo meglio, vedere più ricordi del suo passato, anche per provare a indagare sull’origine del suo disturbo. Nel finale non ho avuto il tempo di realizzare cosa stesse succedendo perché si avverte una certa precipitosità, secondo me avresti dovuto prenderti più tempo e scavare maggiormente nell’introspezione del tuo protagonista. Avrei trovato molto più coinvolgente la presenza di maggiori informazioni anche sulla controparte femminile. Chi è Lidia? Cosa vuole/sogna/pensa? È un personaggio molto importante, dato che scatena (seppur involontariamente) il raptus di Dimitrij. Avrei voluto saperne di più su di lei. Igor e Giorgi, invece, mi hanno convinta pienamente. Il loro ruolo è funzionale, il primo costituisce “l’altro” — il “rivale”—, mentre il secondo serve a farci capire perché Dimitrij è in prigione. Non era necessario dire di più su di loro, secondo me hai fatto bene a lasciarli nell’ombra. In sintesi, ho abbassato il punteggio in parte per Dimitrij e principalmente per Lidia.



    Sviluppo del tema: 5/5
    L’Uroboro è onnipresente nel testo e compare in maniera più evidente nel momento in cui Dimitrij uccide. All’inizio Dimitrij vive in una fase di stallo perché “ama” una ragazza che non lo ricambia e non riesce a liberarsi di questo sentimento. Nel momento in cui è colto da un raptus, s’avventa su Igor e uccide Lidia per errore, tutto però cambia. Lui non è più un soltanto un ragazzo non corrisposto che soffre in silenzio. Diventa un omicida, un assassino, un pazzo. La società cambia modo di vederlo e lui, a sua volta, cambia modo di vedere se stesso. Passa il tempo, Dimitrij è in prigione — pentito — e prende reale coscienza di quello che ha fatto. Ce lo dimostra con l’enigmatica, eppure così esplicita risposta che dà a Giorgi alla domanda “Perché sei qui?”. “Per tutto”, perché Dimitrij ha sbagliato, ma è anche stato sbagliato di suo, sbagliato nel modo di amare, sbagliato nel modo di percepire la realtà, di pensare, di agire. Dimitrij è realmente pazzo o ha “semplicemente” commesso una pazzia? Ha sempre vissuto  in prigione (la prigione della mente con i suoi disturbi) o ci si è messo da solo per via di un raptus? Questo è quello che mi sono chiesta leggendo. Penso che entrambe le risposte siano vere, ma me lo dirai tu, se ti va! Nel finale lo vediamo uscire dalla fase di stallo — la prigione della sua mente — perché si mostra cosciente della propria colpa, ma al tempo stesso lo vediamo rimanere comunque intrappolato — nella prigione fisica in cui è detenuto. Hai usato l’Uroboro sia per indicare la fase di stallo che quella del cambiamento in un modo che mi è piaciuto parecchio, con questa sorta di coesistenza continua di entrambe le situazioni. Davvero interessante! 



    Gradimento personale: 6.5/10
    La tematica da te trattata m’interessa molto. Se avessi curato di più certi aspetti, evitando effetti di comicità involontaria e una certa precipitosità descrittiva, la storia mi sarebbe piaciuta da matti. Ho apprezzato come l’hai associata alla tematica del contest, specie il fatto che il tutto si apra con una domanda e si chiuda con una risposta. Una risposta secca, diretta, che condensa su di sé l’intera OS, i fatti accaduti, lo stato d’animo di Dimitrij. Passando ai lati che mi convincono di meno, come ti ho già accennato avrei voluto saperne di più in generale, rivivere più ricordi di Dimitrij. In più avrei preferito non avere alcuno spoiler iniziale sugli eventi, perché quando Dimitrij confessa di rivedersi in Raskòl’nikov di “Delitto e castigo” toglie un po’ l’effetto sorpresa, anticipando al lettore il suo ruolo di peccatore pentito. In sintesi la storia mi è piaciuta abbastanza, penso che con una cura maggiore di stile e caratterizzazione avrebbe molto da dare!P.s Il protagonista di “Delitto e castigo” si chiama Raskòl’nikov, non Roskil’nikov. 



    Totale: 31.5/45









    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    14/02/2020 17:58
     
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    Settima classificata: Poetici paradossi

    di GiuniaPalma



    Stile: 8/10
    Hai sicuramente padronanza stilistica. Le frasi sono chiare, scandite da pause equilibrate, e la sintassi è sempre corretta. L'aspetto che mi convince meno è che il testo non invoglia a leggere, sin da subito assume i toni di un trattato filosofico un po' freddo, a tratti noioso. Quando ho proseguito la lettura e ho scoperto che il protagonista era un professore di filosofia questa scelta ha assunto un senso, tuttavia rimane innegabile il fatto che un testo di narrativa debba prima di tutto attirare, coinvolgere emotivamente, e questo è l'aspetto mancante. Ho trovato le considerazioni su "sostanzialmente" appropriate, ma penso si dilunghino troppo, accentuando la sensazione di avere a che fare con una comprensione del testo assegnata a scuola per un compito. Avrei preferito qualcosa di più emotivo, delle immagini meno "razionali" per descrivere lo stato d'animo dello scrittore.



    Titolo: 3/5
    Il titolo non mi dispiace, ma non mi ha nemmeno conquistata. Il suo pregio è che si adatta senz'altro alla storia per quanto riguarda i discorsi "felicità", "possibile" e "essere scrittore", ma non invoglia a leggere, non ha quel fascino immediato che spinge ad aprire il link di una storia, quell'impronta tipica che dice e non dice allo stesso tempo del testo. Come lo stile lo trovo un po' freddo, accademico.



    Caratterizzazione personaggi: 12/15
    Questo professore vive in una fase di stallo auto-inflitta. Vuole essere riconosciuto come scrittore e scrive perché conduce un'esistenza ordinaria. Se la sua vita fosse spericolata e piena di sorprese non avrebbe più niente da scrivere, perciò arriva addirittura a negare a se stesso la felicità, a privarsi della possibilità di amare Rosa. A detta sua si può e si deve scrivere solo del possibile, inteso come ciò che potrebbe accadere ma che non accade. La condizione che descrivi è dilaniante, avresti potuto metterla in risalto con un'introspezione più sofferta. Lo stile dai toni di trattato filosofico sarebbe stato quasi una scelta obbligata con la prima persona, per riflettere il modo di essere dello scrittore-professore, ma con la terza si poteva spaziare, creare qualcosa di più ricco dal punto di vista emotivo. La ragione per cui non ti ho dato il massimo ha proprio a che fare con la ricchezza introspettiva, da un lato capisco la scelta di rendere il testo coerente con la personalità e il modo di essere del protagonista, dall'altro penso che crei una certa distanza tra lui e il lettore, rendendolo una figura indefinita. Riflessioni come "Del resto chi è felice mica scrive, chi è felice vive" sono ciò che manca al testo. Questa frase è secca e diretta, tagliente, e ci dice molto, tutto, del personaggio. Mi sarebbe piaciuto trovare altre riflessioni di questo tipo, in grado di comunicare il malessere del protagonista. Per esempio avrei voluto sapere qualcosa di più dell'amore di Manfredi per Rosa, percepirlo bucare lo schermo, in modo da poterne soffrire altrettanto. Relegarlo a poche frasi neutre ha fatto sì che non provassi trasporto per Manfredi, né che mi dispiacesse a riguardo o mi venisse voglia di conoscere questa donna.


    Sviluppo del tema: 5/5
    Stallo. È la prima parola che mi viene in mente se penso a questa storia. Stallo auto-inflitto, aggiungerei, visto che Manfredi fa in modo di non cambiare le cose per avere di che scrivere. Persino Rosa ha sempre gli occhi stanchi e i suoi capelli tinti lasciano supporre finzione o riferimenti al grigio iniziale che Manfredi nomina per parlare di un'esistenza piatta. Tutto in questa storia suggerisce monotonia, porte chiuse, gente che si lascia passare col tempo invece di vivere. Tema centrato!



    Gradimento personale: 7/10
    Come ti dicevo la storia è ben scritta, ma manca di emotività, di un effetto a sorpresa, di uno sfondo vero e proprio. Il personaggio principale mantiene le distanze dal lettore, veniamo a conoscenza della sua condizione di stallo, ma non di ciò che ha vissuto, e non si racconta a noi con trasporto. Il testo avrebbe bisogno di qualche guizzo in più, mi fa venire in mente un fuocherello che si mantiene stabile, ma che non riesce a divampare. Non dico che non mi sia piaciuta, semplicemente che, per me, manca qualcosa.



    Totale: 35/45





    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    14/02/2020 18:01
     
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    Sesta classificata: Prigionieri

    di DorotheaBrooke


    Stile: 7.5/10
    Lo stile non mi è dispiaciuto, ci sono delle scelte che trovo molto interessanti, altre che mi hanno convinta di meno. In linea generale penso che gli servisse quel graffio in più, soprattutto in relazione ai personaggi scelti. Partirò dagli aspetti che non mi sono piaciuti.“I ricordi sono demonietti maliziosi che si trastullano con la sua sofferenza” è la frase che mi è piaciuta di meno di tutta la OS. A proposito di scelte lessicali in questo caso avrei preferito qualcosa di diverso, perché “demonietti” e “trastullano” spogliano il testo di tutto il suo dramma, conferendogli un tono giocoso che stona con l’atmosfera generale. In questo caso trovo più appropriati un semplice “demoni” e “si compiacciono della sua sofferenza”, giusto per fare un esempio. Non mi ha entusiasmata nemmeno l’inversione soggetto-verbo (“Lo ripeteva ossessivamente Albus”) che compare più volte nel testo, stesso discorso per quella sostantivo-aggettivo (“Spettrali i raggi della luna calano[...]”). Per gusto personale apprezzo questo tipo d’impostazione solo in casi rari, ad esempio in un contesto poetico o comunque in storie con un registro aulico-solenne che si mantiene per tutta la narrazione. L’aspetto che mi ha convinta meno di tutti è l’omissione del verbo a inizio frase. “Una volta rideva, ma non del riso di adesso. Una maschera scherzosa indossata accortamente per rasserenare gli animi innocenti e inconsapevoli dei suoi allievi.”Sempre per gusto personale non vado matta per questa scelta stilistica, credo renda meno fluida la lettura e che, se usata di frequente — come in questo caso — spogli il testo della sua naturalezza, rendendolo troppo impostato. In alcuni casi manca proprio l’incisività. Per esempio “Che me ne faccio dell’amore se non posso darlo a te?” la trovo una chiusa d’effetto dal punto di vista concettuale, debole per resa stilistica: “Che me ne faccio” è più indicato per un registro basso, non ha quel graffio capace di rappresentare tutta la disperazione condensata in questo pensiero, inoltre non lo trovo un modo d’esprimersi minimamente adatto per Gellert Grindelwald. Un aspetto che invece ho amato molto è la coesione interna del testo. È suddiviso in paragrafi in cui il punto di vista si alterna di continuo, eppure ogni volta che si passa da Albus a Gellert — o viceversa — c’è sempre una ripresa dei concetti espressi in precedenza (“Una volta qualcuno camminava al suo fianco e rideva” → fine paragrafo di Albus; “Una volta rideva, ma non del riso di adesso” → inizio paragrafo di Gellert). Rende l’idea di due persone indissolubilmente e perennemente unite anche nel pensiero, malgrado la distanza fisica (per questo penso tu abbia fatto bene a mantenere tutta l’impaginazione a sinistra). In particolare ho preferito il climax che si crea con “Dove sei?” e “Chi di noi è stato?”; sei riuscita a ripetere entrambe le domande quattro volte senza rendere la lettura disturbante — non è da poco! —, anzi: assieme alle parole hai saputo far rimbombare l’eco dell’angoscia di Albus e Gellert nella mente di chi legge. Davvero d’effetto!“Il suo sguardo era un cielo straziato” è una metafora che mi è piaciuta da matti, una di quelle che graffiano davvero l’immaginazione e fanno salire il pathos alle stelle — è questo il graffio che secondo me serve e che avrei voluto trovare di più nel testo. Un altro aspetto che mi è piaciuto è il ritmo altalenante del testo, a tratti lento e quasi meccanico, in altri punti più rapido e scattante. Mi hai permesso di immedesimarmi nella mente di chi vede i propri pensieri esplodere uno dopo l’altro nella testa, incontenibili, senza ordine e spietatamente dolorosi — una scelta perfetta per Albus e Gellert che, se fosse stata affiancata da un maggior repertorio di immagini incisive, avrebbe conferito alla OS un fascino notevole. In sintesi credo servissero immagini più graffianti, ma ho comunque apprezzato il risultato complessivo. 



    Titolo: 3.5/5
    “Prigionieri” è un titolo essenziale, molto generico. Non brilla per originalità, ma secondo me in questo caso funziona piuttosto bene senza il bisogno di un’ulteriore aggiunta, perché è costituito da un sostantivo dotato di grande forza espressiva. Pertinente è pertinente, visto che la tua OS è un flusso introspettivo in cui viene posto al centro il sentirsi prigioniero, sia per Albus che per Gellert, del passato, dei ricordi e dei rimpianti. Non mi ha fatto dire “wow”, ma mi è piaciuto!



    IC e caratterizzazione personaggi: 15/15
    Ho incluso “caratterizzazione” perché di Gellert non sappiamo molto. Non è facile gestire i personaggi che hai scelto. In linea generale Gellert mi è sembrato verosimile, Albus riconoscibile. Parlarne insieme mi sembra una scelta obbligata, visto che l’uno ci viene mostrato attraverso gli occhi dell’altro per tutta la OS. Hai dato voce ai demoni di entrambi in maniera realistica, mettendone in luce tormenti e rimpianti. L’Albus e il Gellert di cui ci parli sono sfioriti nella vecchiaia e disillusi come non mai. Significativo è il fatto che entrambi misurino — l’uno il proprio studio, l’altro la propria cella — “a passi stanchi e lenti”. “Solo conoscendo te, ho conosciuto me stesso” (qui la virgola diventa essenziale) è il pensiero che mi ha colpita di più, non solo lo trovo rappresentativo, ma anche molto IC. Se osserviamo Albus attraverso gli occhi dell’Harry bambino vediamo un difensore assoluto della giustizia, un uomo di una saggezza senza pari, incapace di sbagliare, imperturbabile, invincibile. Albus sembra una roccia incrollabile, un essere senza colpe e senza macchie, ma mano a mano che la saga prosegue scopriamo di più — vediamo le ombre, le imperfezioni, le paure e gli sbagli, perché Albus è anche un personaggio pieno di fragilità e contrasti. Gellert ha avuto un ruolo determinante nella sua vita e io sono convinta che, per quanto questi due personaggi possano sembrare diversi per temperamento, hanno in realtà molto in comune a livello interiore (e qui parlerei per ore!). L’idea di Albus che ha imparato a conoscere se stesso osservando Gellert la trovo perfetta, complimenti! Hai inserito tue interpretazioni personali dei fatti che trovo davvero convincenti. Il Gellert che ci mostri, ad esempio, si è abbandonato alla prigionia per sua scelta. “Se non fosse per gli incantesimi che egli stesso ha imposto sulla prigione, con la sua furia potrebbe sbriciolare le mura come granelli di sabbia” è un’ammissione che non reputo affatto lontana dal canon, espressione di quell’espiazione che l’ho sempre immaginato cercare in età avanzata, mi è piaciuta tanto! Non posso non citare anche “I vecchi amano la compagnia dei bambini perché essi non ne immaginano le colpe”: un tentativo di Gellert di spiegare come mai Albus ha scelto di fare il Preside di Hogwarts, un pensiero carico di allusioni e sottintesi dietro il quale vedo tanta verità. Per tutta la storia sia Albus che Gellert non fanno che cercarsi e biasimare l’uno l’altro e poi se stessi. Sono prigionieri dei ricordi, la mente sempre rivolta a quel lontano passato che li ha segnati indelebilmente. Li ho rivisti in tutto questo. P.S. Su di loro ho un head-canon in cui non esiste il fatto che si chiamino “amico”, ma dato che si tratta di una mia visione personale non ho abbassato il punteggio. 



    Sviluppo del tema: 4/5
    “Albus vaga nello studio come se fosse su una giostra che rigira su stessa senza mai giungere da nessuna parte. La sua vita ha smesso di procedere in linea retta [...]” la dice lunga sulla trattazione della tematica, che è senz’altro presente per tutta la OS e ben centrata. C’è un però. Legare Albus e Gellert al simbolo dell’Uroboro è una scelta “facile”, nel senso che questi personaggi si prestano bene per parlare di prigionia (quando ho indetto il contest per HP ho subito pensato proprio a loro e a Sirius Black). Per questo motivo mi sarei aspettata qualcosa in più al posto del solito scenario. Mi è mancato l’effetto sorpresa, un valore aggiunto. 



    Gradimento personale: 6.5/10
    La storia è carina. Purtroppo però molto di quello che ho letto mi sa di già visto — a livello di trama, proprio — e in parte mi ha annoiata. Ne ho lette tante di storie di questo tipo basate su Albus e Gellert che si pensano a vicenda. Penso che più che concentrarti sul far rivivere ai personaggi il “cosa” avresti fatto meglio a concentrati sul “come” hanno vissuto certi momenti che nomini — incidente della morte di Ariana, duello, separazione, ecc… per dare un taglio inedito e più personale alla tua OS. Molto bello invece lo spunto di partenza, l’uso della citazione iniziale della Rowling è un ottimo mezzo per suggerire implicitamente il contesto in cui ci troviamo, inoltre è un’anticipazione perfetta per la storia!



    Totale: 36.5/45




    [Modificato da _ Freya Crescent _ 14/02/2020 18:02]





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    14/02/2020 18:06
     
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    Quinta classificata: Scelgo te

    di Raffyloveantonio Uwetta




    Stile: 8.5/10 
    Ricco, criptico e intricato. In parte mi è piaciuto tanto, in parte meno. Da lettrice mi sono sentita costantemente bombardare da echi di altre realtà. Questo stile richiede infatti  di prestare attenzione al sottotesto di ogni frase, perché ognuna di loro — o quasi — possiede numerosi significati che vanno ben oltre quello letterale. È tutto un rimando continuo, sia sul piano formale che contenutistico, un’allusione costante a un “di più”. Da un lato questa scelta mi sembra giusta per la tua storia — tutta incentrata su confusi scenari onirici — dall’altro l’ho trovata eccessiva, nel senso che non aiuta a capire la trama di una storia già criptica di suo. Il protagonista è un onironauta che ha perso la capacità di distinguere la fantasia dalla realtà, tutto ruota attorno ai sogni che fa e al suo senso di colpa per aver compiuto un omicidio: non è semplice di suo presentare un simile scenario, figuriamoci se in aggiunta la voce narrante segue il punto di vista di una mentalità disturbata che passa da un sogno all’altro. Mi trovo di fronte a una storia originale, leggo di questi personaggi per la prima volta e di loro posso carpire qualcosa solo tramite frammenti di sogni che si fondono, si contraddicono e si ripetono in un loop continuo. Di fronte a tutto questo uno stile un po’ più immediato mi avrebbe fatto apprezzare meglio la lettura. A volte non si capisce chi parla a chi, tra una battuta e l’altra c’è troppa distanza, la risposta arriva dopo una lunga pausa descrittiva senza che venga specificato chi la pronuncia. Il senso generale di pesantezza che mi comunica lo stile è accentuato anche dalla scelta delle pause. Il ritmo mi sembra eccessivamente rallentato, a tratti è quasi singhiozzante. Dato che non si tratta di episodi isolati, bensì di una costante, mano a mano che si prosegue nella lettura si ha la sensazione di essere sottoposti a interruzioni eccessive. Usi inoltre molti incisi preceduti da “che/e”, un’impostazione del testo che secondo me contribuisce a togliere fluidità al testo. Ti riporto un esempio:
  • Così, divenne possibile comprarla nei centri specializzati, in formato capsule, contro la depressione. Inoltre, poteva essere iniettata direttamente nel collo per vivere un momento da sballo, come piaceva dire ai giovani. Oppure, inalata con l’aiuto di speciali nebulizzatori (aerosol) che, a seconda del dosaggio degli ingredienti, aiutavano a creare scenari ad hoc nella mente del ricevente. 

  • Molte periodi sono impostati in questo modo, il che comunica monotonia. Secondo me qualche variazione non avrebbe stonato. Ho apprezzato invece la varietà lessicale, tutte le scelte che fai sono molto mirate e precise. Le descrizioni fisiche di ambienti e personaggi sono vivide e incisive. Quelle dei personaggi, in particolare, non solo si lasciano ricordare, ma sono anche degli indizi per capire che i personaggi dei sogni di Thomas sono sempre gli stessi, seppur con ruoli diversi — bellissimo! Ho notato che solo quando è Thomas a parlare del tempo o di “tutto” inserisci la lettera maiuscola, mentre per “Dio” al contrario ti servi della minuscola: sono dettagli significativi che restano impressi, perché suggeriscono qualcosa di molto importante del tuo personaggio. Mi sono piaciuti da matti!
  • Arrivò piano, come la brezza serale che accarezzava le pelli accaldate. Da lontano, come un gabbiano stanco che rientrava dal mare. Grande e luminoso, come la luna che scavalcava l’orizzonte. Un nome, l’unico a fargli battere forte il cuore.

  • In questo caso l’uso che fai delle pause mi è piaciuto, qui la lettura scorre in maniera estremamente fluida nonostante i numerosi rallentamenti, perché ciascuno di loro è giustificato. Effetto climax riuscitissimo!
  • Thomas aveva il cuore in fermento e lo strascico di un languore che gli intorpidiva la mente.

  • È un’immagine di grande impatto, un perfetto esempio di come a volte less is more (e te lo dice una che ama l’esagerazione!). 



    Titolo: 3/5
    Il fatto che per Thomas “Scelgo te” non significhi solo “Amo te”, ma anche  “scelgo di raggiungerti nella morte, dove potrò sognarti in eterno” dà al titolo un valore aggiunto e pertinente alla trama, tuttavia questo valore aggiunto lo si può cogliere solo dopo aver letto la tua storia. Questo titolo a primo impatto non lascia il segno, è generico e non brilla per originalità. Penso sarebbe stato meglio proporre qualcosa di più particolare ed evocativo. 



    Caratterizzazione personaggi: 13/15
    In questo caso leggerai la mia interpretazione personale dei personaggi, dato che non sono affatto sicura di aver compreso le dinamiche della storia. Le descrizioni di tutti i personaggi sono molto rappresentative, ma al tempo stesso nebulose. Thomas è una tela grigia, un personaggio volutamente indefinito che ha il compito di lasciare il lettore smarrito e privo di certezze. Per assurdo si empatizza di più con lui proprio perché si sa poco della sua vita — per quanto mi riguarda, meno ne ho saputo e più sono riuscita a immedesimarmi nella sua confusione. Di lui emergono prevalentemente la misantropia e il  cinismo, ma anche il senso di colpa per aver compiuto un omicidio, talmente forte da spingerlo a creare una realtà fittizia in cui potersi rifugiare e cambiare il passato. Il trattamento riservatogli mi ha ricordato per molti versi gli schizofrenici — isolamento, somministrazione di farmaci, perdita della percezione della realtà, esercitazione di una forzata forma di controllo. Il rimando al Miglio Verde, poi, non ha fatto altro che rafforzare l’immagine che mi sono fatta di lui di un prigioniero — fisicamente perché è stato internato in una clinica, mentalmente perché vive in una trappola onirica. Credo che con lui tu abbia fatto un ottimo lavoro, ma al tempo stesso avrei preferito un ulteriore assaggio dei suoi sogni prima di doverlo salutare per sempre — succede tutto troppo in fretta, e non si ha modo di affezionarsi a dovere alla sua storia. Passiamo a Denzel e Asper. Ne parlerò insieme perché entrambi sono gli amanti di Thomas. Denzel mi è sembrato il personaggio più convincente di tutta la storia, nonché la voce della coscienza del protagonista e la personificazione del suo senso di colpa. Ne offri un ritratto dettagliato con descrizioni molto mirate. Se ho capito bene, lui è il ragazzo investito e ucciso da Thomas, Thomas ha poi creato per lui un altro destino nei sogni, immaginandolo ancora vivo. Il fatto che Denzel abbia sempre un sorriso triste e sia proprio lui a dire a Thomas “Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere” è molto significativo. È come se Denzel sapesse che tutte le scene descritte sono irreali e stesse cercando di farlo capire a Thomas, per questo in lui vedo l’unico, vero gancio con la vita reale. Asper, al contrario, mi dà l’idea di un robot: da come la descrivi tutto di lei comunica assenza di umanità, dal suo volto “troppo perfetto” ai suoi gesti  meccanici, per non parlare della costante presenza dell’aggettivo “metallico” quando entra in scena. Magari mi sono fatta solo un grande film, ma a me ha fatto pensare a un personaggio finto, che esiste soltanto nei sogni di Thomas e da lui stesso creato allo scopo di distrarlo dal ricordo dell’omicidio — Asper muore infatti per un incidente, una realtà probabilmente più facile da accettare per un assassino. A farmi pensare questo è il dialogo tra Thomas e Denzel, Denzel infatti chiede al protagonista perché si ostini a rivivere sempre lo stesso sogno (quello della morte di Asper) e sa che la risposta che riceve è una bugia. Vedo in Denzel la verità dei fatti, l’unico appiglio alla realtà concreta. Mi è piaciuto molto proprio per questo suo duplice ruolo. Anche la dottoressa Cooper è ben caratterizzata, nonostante il poco spazio che ha nella storia. La vediamo in più vesti, come succede con Denzel e Asper, e in ognuna rimane un’unica costante: è una persona sgradevole, nonostante nella realtà stia lavorando per curare Thomas. Se la dottoressa riuscisse nel suo intento, infatti, lo allontanerebbe dal Denzel che si è costruito nella mente e di cui si è poi innamorato, finendo per fargli soltanto del male. È molto interessante questa inversione di prospettive. Penso che ognuno possa vedere quello che vuole nei tuoi personaggi, e questo è un bene in una storia di questo tipo. Se ho abbassato un po’ il punteggio è perché avrei voluto un maggiore assaggio di tutti, più frammenti a disposizione per scavare nel loro vissuto. In sintesi, Denzel e la dottoressa sono quelli che mi hanno convinta di più. 



    Sviluppo del tema: 5/5
    Molte cose le ho già dette involontariamente in “stile” e “caratterizzazione personaggi”. Il tema proposto non è originalissimo, ma come dico sempre a me più del “cosa” interessa “come” si racconta. Sei riuscita a rendere il senso di prigionia costante del protagonista il centro dell’intera storia. Il lettore è smarrito e confuso assieme a Thomas, l’inizio di ogni paragrafo sembra  segnalare l’interruzione di un sogno e il ritorno alla realtà, eppure il ritorno alla realtà non c’è mai — se non alla fine, quando Thomas muore. Il tuo protagonista vive in più prigioni, imposte e autoindotte, fisiche e astratte, vere e false: è un onironauta, è convinto di avere la situazione sotto controllo, invece ignora di essere finito in una trappola. Thomas non è più in grado di distinguere i sogni dalla realtà e alla fine, per liberarsi delle sue prigioni, sceglie la morte. Non sa chi è, cosa sta facendo, ma sa cosa vuole: Denzel, Denzel e la storia d’amore che ha creato con lui per dimenticare di averlo ucciso.  Thomas sceglie di andarsene per sempre dal mondo reale e di raggiungere Denzel una volta per tutte. La risposta di questa sua scelta sta nella citazione del Dalai Lama che hai messo in apertura alla storia, e colora il finale di una bellezza straziante. Hai usato l’Uroboro in maniera ambivalente, sia come simbolo di un eterno ritorno (i sogni autoindotti) che come simbolo di rinascita (nella morte). Non si può inoltre non notare la struttura circolare ottenuta con l’inserimento delle citazioni — la seconda messa nel finale risponde e riprende la prima posta all’inizio, davvero bello! La presenza del tema è fortissima. 



    Gradimento personale: 8.5/10
    Questa storia mi è piaciuta moltissimo, è un viaggio abbagliante nelle profondità della psiche umana che lascia senza fiato. Da un lato penso sia giusto per una storia come questa lasciare dei dubbi nel lettore, farlo sentire confuso e frastornato, dall’altro resto dell’idea che l’inserimento di qualche dettaglio più concreto non avrebbe guastato — anzi, avrebbe permesso di apprezzare di più l’intera storia. Hai suddiviso il testo in paragrafi caratterizzati da font diversi per suggerire la varietà e la frammentarietà dei sogni, un effetto che nell’insieme mi sembra troppo caotico. Secondo me una maggiore trasparenza stilistica renderebbe la tua storia ancora più interessante: che, specifico, credo abbia molto da dare e sia davvero preziosa! Insisto sulla questione stilistica proprio perché il contenuto c’è, è ricco ed evocativo. L’ambiente e l’atmosfera che hai creato sono molto inquietanti, fanno molto Shutter Island, un film che adoro. La cosa che mi è piaciuta di più è il fatto che i personaggi presenti nei sogni siano sempre gli stessi che tornano continuamente, rievocando una sorta di eterno dejà-vu. Anche i nomi che hai inventato (Perdinci, R. E. M, Ultimo Miglio) mi sono piaciuti da matti! Ho letto questa storia con molto piacere, se fosse stata un po’ più lunga e avesse dato maggiore spazio ai personaggi me ne sarei proprio innamorata!P.S Si scrive Edimburgo, senza la “n”. 



    Totale: 38/45






    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    14/02/2020 18:09
     
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    Quarta classificata: Gli errori dei padri

    di inzaghina.EFP



    Stile: 8/10
    Pulito, delicato e senza fronzoli, come la tua Astoria. Nella sua immediatezza e semplicità non si adatta solo alla co-protagonista, ma anche al tuo Draco, perché ne riflette il bisogno di normalità e il desiderio di un nuovo inizio privo di pesantezza, paure e sbagli. Mi è piaciuto l’uso  che fai del corsivo, si rivela sempre efficace per mettere in risalto certi concetti, è in grado di colorarli di più sfumature — in particolare segnalo “non c’era una risposta sbagliata” in un pensiero di Draco, capace di rinviare la mente del lettore alla sua posizione critica nella battaglia tra Bene e Male — e non solo. Anche l’uso degli incisi è ben calibrato, ti mantieni in generale — lessico, punteggiatura, struttura delle frasi, alternanza fra dialoghi e descrizioni — sempre lontana dagli eccessi. Se dovessi scegliere un aggettivo chiave per questo stile “lineare” e “contenuto” farebbero a pugni. Da un lato la sua semplicità mi piace, dall’altro avrei preferito che calcassi un po’ la mano per dargli un’impronta più definita. Ti segnalo le ripetizioni di “fiori” e “giardino” (da “Lucinda Montague in Greengrass amava i fiori e suo marito Kenneth non aveva esitato a donarle il giardino ricolmo di fiori [...]), ce ne sono troppe, soprattutto di “giardino” a distanza ravvicinata; in questo caso avrei preferito l’uso di sinonimi. Inoltre, sempre per gusto personale, non vado matta per termini come la “moretta” per descrivere una persona. Qui segnalo una descrizione vivida e dettagliata per contenuto, ma poco scorrevole: “era gentile, ma al tempo stesso ferma ed era bassa, ma sapeva farsi ascoltare”. Per renderla meno confusionaria ti consiglio una resa alternativa, ad esempio “era gentile e bassa, ma al tempo stesso ferma, e sapeva farsi ascoltare” che ovviamente sei libera di ignorare, se non ti piace. In ogni caso si tratta di episodi isolati nel testo che non hanno inciso particolarmente nel giudizio. Lo stile è carino, necessita solo di qualche punta di colore in più.



    Titolo: 5/5
    Mi è piaciuto molto, penso possa attirare i lettori. È un titolo sincero, diretto, capace di evocare diverse riflessioni. Ci ho visto un tono da sentenza, ma anche un desiderio di riscatto. In relazione alla tua OS assume un significato molto ampio, collegandosi soprattutto alla nuova visione che Draco ha di Lucius, e in parallelo anche a quella — soltanto immaginata — che Scorpius avrà di Draco stesso. “Gli errori dei padri” assume il tono di una promessa, e nella sua schiettezza l’ho trovato perfetto per la tua storia. 


    IC e caratterizzazione personaggi: 13/15
    Ho incluso “caratterizzazione” per Astoria, un personaggio di cui si sa pochissimo e il cui sviluppo rimane a discrezione di chi scrive. Parto proprio da lei. Mi è piaciuta, ne hai fornito un ritratto inedito e personale, dandole spessore. Non solo non sei scaduta nel banale raffigurando la classica Serpeverde altezzosa e con la puzza sotto al naso, ma hai anche scelto di renderla una figura completamente positiva — poteva essere rischioso, invece il suo personaggio rimane sempre credibile.  In lei ho visto l’antitesi di Draco: schietta, diretta, limpida, non ha paura di esternare quello che prova e di dire quello che pensa — credo sia proprio questa la chiave di lettura della coppia. Astoria la descrivi come una ragazza minuta e dolce, con una voce “gentile” e “bassa”, ma anche “ferma”, capace di “farsi ascoltare”: una rappresentazione efficace, in grado di rifletterne le sfaccettature caratteriali. Oltre alla sua spontaneità e alla sua atipicità di Purosangue ho apprezzato l’inserimento di alcuni piccoli dettagli — lei che si fa trovare a piedi scalzi quando Draco le fa visita, ad esempio — perché contribuiscono a mostrarne un ritratto completo. La tua Astoria si racconta tramite l’aspetto, i gesti e le parole, ed è sempre molto convincente. Anche con Draco sei stata brava, ma su di lui ho alcune perplessità. Per come lo dipinge la Rowling l’ho sempre visto emotivamente bloccato, incapace di esternare apertamente quello che pensa e prova persino a se stesso. Il fatto che dica direttamente “grazie” a Harry mi ha quindi un po’ spiazzata. Vero, la guerra l’avrà cambiato, ma resto dell’idea che per alcune persone ci voglia del tempo per compiere certi passi. Credo che simili esternazioni Draco le farebbe a modo suo, mascherando un “grazie” dietro ad altre parole. Mi riesce davvero difficile immaginarlo prendere la strada diretta in così poco tempo, più che altro è il modo in cui riesce a farlo a lasciarmi qualche dubbio: non ne ho avvertito lo sforzo, anzi, sembra che ci riesca con semplicità. Anche la risposta che dà a Astoria quando le regala i fiori (“Adoro le dalie” gli mormorò deliziata. / “Me lo ricordavo” rispose lui. “E poi ho scoperto che significano gratitudine e non potrò mai ringraziarti abbastanza per la tua vicinanza in questi mesi, dopo la guerra, il processo e tutto il resto…”) mi è sembrata fin troppo trasparente. Comunque non ti ho penalizzata eccessivamente perché non hai stravolto il personaggio, e le mie considerazioni a riguardo si riferiscono perlopiù ai dialoghi. Per il resto del tuo Draco immediatamente post-battaglia di Hogwarts mi hanno convinta tante cose, per citarne alcune: lo smarrimento iniziale (Era finita. Avrebbe potuto tornare alla sua vita. Ma quale vita?), la consapevolezza dell’assenza di risposte giuste e sbagliate — e di buoni e cattivi —, il desiderio di poter finalmente agire di propria volontà, la scelta di non commettere gli stessi errori di Lucius e di essere un padre diverso per il proprio figlio. Sei stata veramente brava! 




    Sviluppo del tema: 5/5
    Questa OS grida desiderio di cambiamento da tutti i pori. Draco ha vissuto un’adolescenza all’ombra di se stesso, incapace di prendere in mano la propria vita e di farne ciò che voleva, incapace persino di avere idee proprie. Nella tua OS la caduta di Voldemort e la fine della guerra ci mostrano un Draco ormai più adulto e consapevole, che sceglie di tagliare i ponti con un passato di pregiudizi e manie di superiorità. Qui Astoria non costituisce il fattore scatenante del suo cambiamento, bensì gli dà solo una spinta in più: è l’aspetto che ho preferito della tua storia. Non a caso Draco — simile come non mai a un bambino che sta imparando a camminare per la prima volta nel mondo reale — si accorge davvero di Astoria solo dopo aver compiuto i primi passi. È significativo il fatto che di lei noti subito l’assenza di un colorito “spento e malaticcio che caratterizzava quello di Draco stesso”, ci dice veramente tanto, che Astoria rappresenta non solo la libertà, ma anche la vita e il benestare verso cui Draco è intenzionato a dirigersi. In ultimo, ma non meno importante, hai inserito l’arrivo di Scorpius nel finale come simbolo di rinascita per il suo stesso padre. Tema centrato! 




    Gradimento personale: 7.7/10
    La storia è molto carina. Astoria mi è davvero piaciuta e anche Draco — seppur non al cento per cento — mi ha convinta. Ho apprezzato l’atmosfera delicata e soffusa che permea tutta la OS, quel senso di pace e leggerezza con cui si chiude, nonostante in alcuni punti abbia avuto la sensazione che stesse succedendo tutto troppo in fretta. Anche se si tratta soltanto di dettagli, ci tenevo a dirti che ho trovato molto convincenti i comportamenti dei personaggi secondari come Harry — sembrava proprio quello della Rowling! —, Lucius, Narcissa, e persino tutte le altre comparse — finalmente i Greengrass hanno un nome! Ron e la sua espressione indecifrabile sono qualcosa di perfetto… giuro, stavolta sono seria (ma non allargarti troppo, eh!). La cosa che ho preferito è stata la scelta di parlare di Scorpius solo nel finale, perché lui rappresenta la chiusura del cerchio e l’inizio di un nuovo capitolo — per entrambi i genitori, ma soprattutto per il tuo protagonista, personaggio inizialmente in bilico a cui permetti di trovare il proprio equilibrio. È stata una lettura piacevole!



    Totale: 38.7/45





    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    14/02/2020 18:12
     
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    Terza classificata: You and me, and the Devil makes three

    di Setsy




    Stile: 9.5/10 
    Molto, molto interessante. Nella tua storia si parla di perdizione, di dipendenza e di ossessione, eppure sono l’eleganza e la poesia a fare da padrone. Anche se per gusto personale avrei preferito maggiori rimandi crudi, la tua resa mi è comunque piaciuta moltissimo. Trovo questo stile poetico e delicato, ma al tempo stesso pregno di forza espressiva. Il tutto va per immagini, lasciando per assurdo la fisicità sullo sfondo, una scelta estremamente efficace per riflettere lo stato mentale della tua protagonista. Per tutta la lettura ho avuto infatti la costante sensazione di restare in bilico tra la realtà concreta e il frutto di un’allucinazione, proprio come Isabelle, che sembra presente a se stessa e al tempo stesso assente come non mai. Lo stile, quindi, si rivela l’abito su misura per la voce narrante, ne riflette la condizione emotiva e le dà voce con efficacia. L’effetto finale è quello di un bombardamento emotivo che lascia il lettore confuso, stordito e frastornato, preda di sensazioni contrastanti in cui piacere e dolore si fondono. Isabelle si nutre di un veleno che è male, anestetico e, a suo modo, persino una cura: tutti aspetti che lo stile riesce a mettere in risalto con incisività. 
  • Da lontano ― molto lontano, come ascoltando mentre si tiene la testa sott’acqua ― sembra la mia voce quella che geme di piacere e dolore, accompagnata da una tua risata bassa e spenta, e un gorgoglio sottilissimo di sangue, una sinfonia scritta macchiando uno spartito di gocce rosse e nere, una musica infernale. [L’uso del corsivo è efficacissimo, comunica la sorpresa di Isabelle con forza, rispecchiando proprio l’idea di una persona che ha soltanto degli attimi di lucidità e ha la sensazione di osservare se stessa dall’esterno— davvero d’effetto! La metafora seguente che descrive la fusione delle voci di Isabelle e Raphael come una sinfonia infernale è altrettanto riuscita, coinvolge più sensi in una sola volta, rimandando principalmente all’udito e al gusto di pari passo. La trovo molto evocativa, perché lo spartito macchiato di sangue è una bomba di significati: rimanda all’atto fisico in sé, al sangue che impasta la bocca di Raphael mentre morde Isabelle, al peccato di un Vampiro che macchia un Nephilim e — non meno importante — se stesso. 

  • Questo stile dimostra la propria ricchezza espressiva dall’inizio alla fine della storia. In poche frasi condensa numerosi rimandi e significati, e ci riesce con maestria, nonostante la complessità di fondo. In alcuni casi questa ricchezza si rivela però una lama a doppio taglio. Ti riporto alcuni esempi: 

  • un’esistenza che volteggia in bilico sull’orlo del precipizio della fine. [In questo caso la narrazione risulta appesantita, secondo me in bilico sull’orlo del precipizio/ in bilico sull’orlo della fine, ad esempio, sarebbe una scelta più pulita e immediata. 
  • Non è Isabelle Lightwood, la cacciatrice, la sorellina di Alec, l’amica di Clary e Simon quella ragazza selvaggia che ti trascina contro un muro e geme mentre hai così fretta che le laceri i vestiti infilando le mani avide sotto il cappotto perché non puoi metterci un secondo di più, le strappi gli slip di pizzo nero e la prendi come un animale. [Qui invece servirebbe una pausa in più durante la lettura per prendere fiato, il periodo è lungo e complesso, quindi ti suggerisco di rivederlo. Potrei suggerirti 2/3 alternative che non andrebbero a intaccare il suo significato..
  • Da lontano — molto lontano, come ascoltando mentre si tiene la testa sott’acqua — sembra la mia voce che geme[...]. [La similitudine nell’inciso è molto bella, la sua resa un po’ meno, perché ci perde in scorrevolezza. Ti suggerisco di rivederla.]

  • In ogni caso si tratta di episodi isolati che non intaccano la bellezza complessiva di questo stile. A fine lettura mi sono sentita frastornata in prima persona, come se io stessa fossi caduta vittima di un veleno. Decisamente coinvolgente! 



    Titolo: 3.5/5 
    Il significato del titolo si riallaccia ai pensieri di Isabelle su se stessa e Raphael, lo trovo pertinente e a suo modo anche interessante. A primo impatto, però, devo dire che non mi ha fatta impazzire; sarà la lunghezza, sarà la presenza di “devil” che trovo spesso usato e stra-usato senza criterio nei titoli, giusto “tanto per”, ma non mi convince del tutto. Una volta letta la tua storia l’ho comunque apprezzato di più perché qui è evidente che un collegamento con la trama c’è — un legame sbagliato e distruttivo —, eppure sono dell’idea che un rimando alla colonna sonora “Go to sleep little baby” scelta da te sarebbe stato più rappresentativo, visto che Isabelle vive proprio in bilico tra coscienza e incoscienza mentre si assuefa al veleno. 
     


    IC: 15/15 
    Hai scelto di dare una tua interpretazione personale alle ragioni che spingono Raphael verso Isabelle, mentre quest’ultima ce la mostri in vesti completamente diverse rispetto a quelle cui ci ha abituato il Canon. Con queste premesse non era semplice mantenere IC nessuno dei due, ma tu ci sei riuscita perfettamente. Mi hanno convinta tutti e due allo stesso modo. Isabelle e Raphael sono spinti l’una tra le braccia dell’altro per un bisogno sbagliato che non ha definizione, non ho visto solo Isabelle assuefatta a Raphael, ma anche Raphael assuefatto a Isabelle — o meglio, al bisogno di dominarla, una realtà a cui hai saputo dare voce con efficacia. “Non ho paura che tu mi uccida, perderesti il tuo giocattolo [...] ti compiace troppo vedermi ballare sul palmo della tua mano.” è la chiave per capire questo Raphael, penso si commenti da sola. Mi è piaciuta la tua interpretazione al riguardo, la trovo una motivazione convincente in grado di giustificare e spiegare l’attaccamento del Vampiro per una Shadowhunter. Il Raphael che ci mostri sembra privo di pietà, un egoista diavolo tentatore, eppure Isabelle pensa “forse non sei crudele fino in fondo”, un’idea che sulle sue labbra può risultare non attendibile perché lei non è lucida in sua presenza e non ha con lui un rapporto sano, ma che io condivido. Nella mia personale visione, infatti, Raphael non è crudele in senso assoluto, bensì semplicemente vittima dei propri istinti di Vampiro. In questa storia percepisco la sua fragilità tanto quanto quella di Isabelle, nonostante lui sembri il “dominatore” dei due, perché anche Raphael ha i propri mostri da esorcizzare, anche Raphael ha bisogno di spegnere la mente e annegare in qualcuno, come se solo nel dolore altrui potesse sentirsi vivo. La sua resa non solo mi è sembrata convincente, ma anche molto più ricca di quanto un’interpretazione letterale del testo lasci trapelare. Anche Isabelle è ben analizzata e approfondita. I suoi pensieri sono contraddittori e confusi, vuole e non vuole sentirsi persa, non sa dare nome a questo bisogno sbagliato che la spinge a consumare e a farsi consumare fisicamente (e mentalmente) da Raphael, dice “sono io che devo essere fermata, spero che qualcuno lo faccia e temo che ci riesca”. Vive in un limbo in cui si è auto-imprigionata, in una condizione di estrema vulnerabilità: è lontana dalla Isabelle forte e decisa del Canon, ma questa sua condizione emotiva è giustificata alla perfezione dall’influenza negativa esercitata su di lei da Raphael, veleno e (non) cura, che annienta ogni sua certezza. “Sto seguendo la via più facile, quella del sonno della ragione pur di non riconoscere questo lato fragile che non credevo mi abitasse”, ammette a se stessa e al lettore. Isabelle si annulla completamente, sia al veleno concreto che le inietta Raphael che a quello metaforico rappresentato da Raphael stesso. Per quanto mi dispiaccia vederla così vulnerabile apprezzo l’accuratezza e il realismo della sua introspezione. 



    Sviluppo del tema: 5/5 
    Se associo questa storia al simbolo dell’Uroboro, “stallo” ed “eterno ritorno” sono le parole chiave che mi vengono subito in mente. Il concetto d’inevitabile dipendenza malsana verso qualcuno non sarà una scelta originalissima, ma ne premio la resa convincente. Isabelle è totalmente assuefatta a Raphael, in una relazione fisica che nessuno dei due sa definire, di cui, per citarti, lei dice “siamo qualcosa insieme. Magari nemici, ma non indifferenti, certo non amanti [...]”, e in questo sei stata brava a rendere quel senso d’inesprimibile e irrisolvibile. Isabelle si interroga su cosa siano lei e Raphael e non trova risposte, vive in una prigione mentale in cui non c’è via d’uscita e che al tempo stesso segna un cambiamento improvviso nella sua vita: da ragazza combattiva, da ancora pronta a dare agli altri la forza nei momenti difficili, da Nephilim nemica dei Vampiri appare ora soltanto vulnerabile, spaesata, assuefatta a un Vampiro. Hai scelto dunque di presentare due condizioni espresse dal simbolo, entrambe negative, una scelta decisamente adatta per la trama che hai ideato. 



    Gradimento personale: 9.5/10 
    La storia mi è piaciuta parecchio. Per quanto mi dispiaccia vedere Isabelle in queste condizioni di vulnerabilità e annullamento completo, ho apprezzato tanto il realismo con cui hai trattato il tutto, lo stile evocativo e l’introspezione accurata. In questo caso la presenza di un dialogo tra i personaggi — che di solito preferisco — avrebbe spezzato la magia di questa atmosfera sospesa e delirante. Il silenzio è d’obbligo, il silenzio dilata le sensazioni e i pensieri, accresce nel lettore quella sensazione di star spiando di sfuggita qualcosa di segreto che soltanto i personaggi hanno il diritto di vivere in fondo. Perché Isabelle in prima persona brama quei momenti con Rapahel e al tempo stesso odia bramarli,  se ne vergogna, vorrebbe dimenticarli e al tempo stesso riviverli all’infinito. Per una rara volta apprezzo dunque una storia muta, incentrata interamente su un flusso introspettivo. Senza contare che un singolo discorso diretto c’è, ed è Raphael a pronunciare queste parole: ‘Tranquilla, tranquilla, posati su una pietra e riposa’, un rimando splendido non solo alla colonna sonora da te scelta per la storia, ma anche una battuta estremamente incisiva, in grado di riflettere l’ascendente malsano del Vampiro su Isabelle. Mi è rimasta impressa in modo particolare proprio perché è l’unica voce concreta in tutta la storia, capace di racchiudere in sé l’idea di abbandono dei sensi e totale perdita di controllo. Mi complimento con te per la scelta di “Go to sleep little baby”, non la conoscevo, ma l’ho ascoltata e il suo mood generale mi è sembrato perfetto per la trama. In Isabelle e Raphael ci sono rabbia e dolore durante un indelicato amplesso, la melodia al contrario suggerisce un’apparente tranquillità e delicatezza che contribuisce a rendere la sua (e la tua) storia solo più inquietante: questo effetto distorto rende bene l’idea di come si stiano sentendo Isabelle e Raphael. Per gusto personale amo sempre i contrasti di questo tipo, in un film horror una ninna nanna innocente, ad esempio, mi angoscia molto più di un urlo. Ottima scelta!



    Totale: 42/45 





    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    14/02/2020 18:16
     
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    Seconda classificata: Cambia o muori, ricordi?

    di Nina Ninetta




    Stile: 9/10
    Lo stile mi è piaciuto molto. È l’abito su misura per i personaggi, l’ambiente e l’atmosfera della storia perché ne riflette l’essenza. Ho apprezzato in particolare i dialoghi, tutti riuscitissimi, capaci di comunicare molto più di quanto espresso in senso letterale. Anche le espressioni in dialetto mi sono piaciute — nonostante non spasimi per il napoletano, il che dovrebbe essere un ottimo feedback per uno scrittore! — perché aiutano chi legge a calarsi ulteriormente nel contesto della storia e a dare ulteriore spessore ai personaggi, le ho trovate tutte molto azzeccate. Stesso discorso per le descrizioni, altrettanto efficaci.
     
  • Il maresciallo Pontini li stava attendendo con altri due carabinieri in borghese all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea di Vercelli. Non ebbe neanche bisogno delle presentazioni ufficiali per capire che fossero i parenti meridionali di Alberto Quaglia. Avevano l’aria frastornata e un corno rosso come portachiavi

  • Lo stile è prevalentemente semplice nella forma, eppure sul piano contenutistico suggerisce tutta una serie di significati in poche righe. È l’aspetto che ho preferito.Ci sono alcune immagini che mi hanno colpita per la loro forza espressiva, come “Le grida di Assunta riecheggiarono nell’obitorio simili a bombe in un paese abbandonato” — benché, non volermene a male, creda che Assunta sia il nome più brutto del creato —, stesso discorso per le descrizioni dei quadri di Friedrich, per i forti rimandi sensoriali a sapori, odori, suoni della città, del mare e dei personaggi stessi. Credo tu abbia saputo amalgamare bene introspezione, descrizioni e dialoghi, dando a ciascuno il giusto  peso e il giusto respiro, senza mai annoiare. In particolare mi complimento per i dialoghi di Andrea, perché riescono tutti a comunicarci di volta in volta una nuova sfumatura del personaggio, sia nel modo in cui si approccia alla vita che ad Annalucia — geniale quel “Io sono figlio unico”! Non ti ho dato il massimo perché in alcuni punti il testo non scorreva in maniera fluida come al solito. In particolare ti segnalo questo periodo. “Qualcosa in lei si era spezzato in quei giorni, sebbene non avesse mai avuto un rapporto idilliaco con la cognata, troppo diverse per andare oltre l’educazione e il rispetto tipico dei parenti, la sua morte l’aveva sconvolta.”: non è chiaro cosa intendi dire (non andavano d’accordo e il loro rapporto si limitava soltanto ai convenzionali “buongiorno/buonasera”?), ti suggerisco di rivederlo nella sua interezza, soprattutto nella parte che ho messo in corsivo. In ogni caso complimenti, in particolare per l’efficace uso dello show don’t tell!



    Titolo: 4/5  
    Il titolo mi è piaciuto parecchio, complimenti. Non ti ho dato il massimo perché a primo impatto non mi ha trasmesso la stessa forza che mi ha comunicato a fine lettura. Quel “ricordi?” crea sì un’ulteriore sfumatura di significato, tingendo l’intero titolo di una malinconia lontana e soffusa che si riallaccia alla storia di Annalucia e Andrea, ma penso che se non ci fosse attirerebbe più lettori. Io per gusto personale avrei preferito infatti un semplice “Cambia o muori”: secco, diretto, senza sconti, perfetto per comunicare il dramma di due protagonisti che vedono un’unica strada per sopravvivere e al tempo stesso un invito a leggere per saperne di più. Ad ogni modo l’ho comunque apprezzato, lo reputo decisamente pertinente alla storia.



    Caratterizzazione personaggi: 15/15
    Splendida, non ho assolutamente nulla da ridire. Ogni personaggio è ben soppesato e presentato, dai protagonisti alle figure più marginali come il bidello Mario o la coppia Franco e Assunta — come non citare quest’ultima mentre invoca San Gennaro col rosario tra le mani? Ognuno di loro è realistico nei propri pregi e difetti, nelle azioni e nelle intenzioni, a prescindere dal grado soggettivo di simpatia/antipatia che si può provare nei loro confronti. Per me i protagonisti di questa storia sono tre. Annalucia, Andrea e Napoli, perciò spenderò due parole anche sulla città.  Napoli fa da sfondo alle vicende, ma sembra viva (e morta) a sua volta, come una persona in carne e ossa. Ne hai rappresentato la bellezza e la bruttezza con pennellate precise, creando un effetto climax che investe l’intera storia. In questo ha giocato a tuo favore la scelta delle immagini stilistiche, tutte molto rappresentative nella loro sincerità disarmante e nell’assenza di fronzoli.
    Annalucia è un personaggio a tutto tondo di cui poco a poco impariamo a conoscere non solo la realtà quotidiana, ma anche l’interiorità. L’ho apprezzata sotto ogni punto di vista: è vera in ogni suo pensiero, gesto e parola. Sono questi i tipi di personaggi che preferisco, quelli che tramite le righe riescono a comunicare la vita reale, quelli che si fanno amare e odiare per quanto sono ben ideati. Lei è senz’altro degna di spessore. La sua visione della vita e del mondo in generale emergono chiaramente dal testo. Annalucia è una donna perspicace, apparentemente fragile, eppure così forte da lasciare senza fiato. Da lettrice ho assistito alla sua crescita e alla sua maturazione di una nuova consapevolezza di sé col sorriso, perché Annalucia, seppur inizialmente indecisa sul da farsi, non ha mai rinnegato le proprie scelte ed è sempre stata estremamente sincera con se stessa: sapeva di non volere un figlio, sapeva che il suo amore per il marito era finito, eppure non è scappata da queste scomode verità, rifugiandosi in illusioni o ripensamenti. Annalucia è andata avanti, ha lasciato Napoli, il marito, Samuele e persino Andrea per trovare la propria strada, dimostrando grande amore e fiducia prima di tutto verso se stessa. Ho trovato il suo personaggio estremamente riuscito. 
    Andrea è il co-protagonista della storia, ma per certi versi il vero, unico protagonista. Un ragazzo appena maggiorenne, apparentemente il classico pischello che fa ridere e nulla più. Invece bastano poche battute e descrizioni per capire che c’è molto di più. Agli occhi di Annalucia lui è “diverso”, a tratti senza tempo, capace di sembrare al tempo stesso l’adolescente che è — quando le si dichiara — e un uomo, dotato di un acuto spirito d’osservazione, di una maturità e di un’empatia spiazzanti — «Perché ti piace questo pittore? È triste, parla di morte.» è solo un esempio che cito, ma ci sarebbe da citare quasi tutto quello che dice, perché sei riuscita a mostrarci nitidamente le sue innumerevoli sfaccettature attraverso ogni battuta, senza che Annalucia lo mettesse comunque in ombra. Andrea si prende il proprio spazio di co-protagonista con forza. È l’unico che sembra in grado di ascoltare e di voler capire Annalucia fino in fondo, nonostante la distanza sociale, l’età e tutti gli altri ostacoli. Anche il rovesciamento di ruoli mi ha sorpreso. Andrea è l’alunno problematico, Annalucia l’insegnante, eppure alla fine dei conti vediamo che è l’insegnante a beneficiare maggiormente dell’aiuto dell’alunno, a dimostrazione del fatto che si può imparare sempre qualcosa da chiunque. Ti faccio tanti complimenti anche per lo sviluppo della coppia. Non è facile dare voce a una simile realtà in maniera credibile, evitando noiosi cliché e le solite banalità, eppure ci sei riuscita benissimo. Una caratterizzazione coi fiocchi sotto ogni punto di vista!



    Sviluppo del tema: 5/5
    Mi è piaciuto moltissimo come hai interpretato il tema del contest. La situazione iniziale è quella di un cambiamento improvviso che stravolge in negativo la vita della protagonista — la morte di Rosa e Alberto, che provoca l’arrivo di Samuele e la crisi matrimoniale con Giuseppe —, mentre quella finale invece ci parla di un cambiamento in positivo. Le parole di Andrea sono estremamente significative: «Lui ha scelto la sua vita, perché non puoi scegliere la tua? Cambia o muori, ricordi?» è la sintesi perfetta non solo della tua storia, ma anche dello sviluppo del tema. Annalucia vive una vita che non le appartiene, con un figlio non cercato e non voluto, un marito che non ama più. È morta dentro, e le serve una rinascita. L’unico che sembra volerla capire è un ragazzo appena maggiorenne, Andrea, che sorprendentemente la sa ascoltare meglio di chiunque altro, meglio di un adulto o di un familiare. È grazie a lui che Annalucia decide di prendere in mano la propria vita e di cercare la propria felicità, ma la spinta verso il cambiamento parte prima di tutto da se stessa, un aspetto che ho apprezzato tanto. Nel momento in cui in sogno Annalucia varca l’abbazia nel querceto lo fa senza paura, sorridendo, perché “Morire è come nascere: solo un cambiamento”.  Il concetto di rinascita non solo è l’aspetto associato all’Uroboro che preferisco, ma anche quello che ritengo più complesso da trattare senza scadere nel banale. Per me hai fatto qualcosa di superbo, con una resa toccante e coinvolgente. 



    Gradimento personale: 10/10
    Hai ideato un rapporto di coppia non convenzionale con grande realismo, senza scadere nel banale, è una delle cose che mi sono piaciute di più. Annalucia si sente schiacciare dalle imposizioni sociali, sia interne che esterne alla sua vita privata, non ha possibilità di dialogo col marito, coi suoceri e nemmeno con l’amica Rita. Si sente sola, eppure non crolla. Mi è sembrata fragile e forte al tempo stesso, nel corso della storia la vediamo inizialmente spaesata, poi consapevole e sicura di sé alla fine. Nel bambino che piange in sogno non ho visto solo Samuele, ma anche la vecchia Annalucia, il cui pianto rappresenta il grido disperato nei confronti di una vita infelice, vita a cui la nuova Annalucia trova il coraggio di dire addio nel momento in entra nell’abbazia, affronta serenamente le proprie paure e se le lascia alle spalle. Annalucia non scappa, cambia vita senza appoggiarsi a nessuno, se non a se stessa. Tutto questo emerge chiaramente dal testo, con un personaggio estremamente convincente. Andrea è solo un aiuto, non la causa del suo cambiamento. Lo sviluppo della coppia mi ha sorpresa in positivo sotto ogni aspetto.  Nei momenti in cui Annalucia e Andrea interagiscono vedo solo due persone attratte l’una dall’altra, mi dimentico dei concetti di insegnante/alunno, dell’età, di tutto il resto — mi ha fatto tanta tenerezza Andrea con quel suo “Stasera il mondo è sottosopra!”, nel suo desiderio di vedere l’impossibile diventare possibile e gettare le convenzioni sociali alle ortiche. Non è facile ottenere questo effetto, rendere un rapporto del genere così convincente, quindi complimenti vivissimi. Un’altra cosa che ho preferito è che non hai scritto banalmente “Sembravano conoscersi da una vita, si capivano al volo”, ma hai espresso tutto questo tramite i gesti e le parole dei personaggi, dandogli un valore aggiunto, oltre che un tocco del tutto personale. Ho amato come Annalucia e Andrea risultassero al tempo stesso così fragili e forti, così diversi e così simili, nonché il fatto che si siano aiutati a vicenda ma che comunque ognuno abbia imboccato la propria strada in autonomia, lasciando libero l’altro. Il finale è splendido, davvero evocativo. Per certi versi è solo happy-ending, per altri open, perché lascia in sospeso il futuro dei protagonisti. In quel mix di malinconia e speranza con cui si chiude ho sentito il respiro del mare, il migliore amico di Annalucia, come ultimo suono, una cosa che mi ha quasi commossa. Complimenti. 



    Totale: 43/45







    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    Post: 2.167
    Giudice*****
    14/02/2020 18:18
     
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    Prima classificata: Bedroom hymns

    di DamadiSangue


    Stile: 10/10
    Ricco e intricato, crudo ed elegante al tempo stesso. È uno stile molto libero che osa con la grammatica — e ci riesce bene. Incisi, parentesi, corsivo, grassetto, testo barrato: c’è di tutto, ma in questo caso il troppo non stroppia affatto. Nonostante l’eccesso, infatti, non si avverte mai un senso di pesantezza sgradevole durante la lettura. Ogni parola, pausa e spazio racchiudono un ampio sottotesto frutto di scelte oculate (quelle lessicali sono davvero chirurgiche!), hanno una ragione precisa d’esserci e riescono a risultare estremamente comunicativi. 
    Questo stile gronda d’immagini, di contrasti, di allusioni continue e di rimandi impliciti, come se fossero i personaggi stessi a esigerlo, come se loro stessi fossero semplicemente troppo e il linguaggio convenzionale non bastasse. Lo trovo un abito su misura perfetto per Albert e Alex, sia presi singolarmente che in coppia. Il concetto di frammentarietà prevale sia sul piano formale — la OS  è suddivisa in frammenti di ricordi anticipati dai versi di una canzone — che contenutistico — abbondano termini come “lacerare”, “spezzare”, “strappare”, una scelta che ho apprezzato tanto, perché rappresenta alla perfezione il rapporto distruttivo che lega Albert e Alex. Per tutta la lettura ho avuto la sensazione che questo stile non fosse soltanto il loro linguaggio, ma anche quello del Progenitor; ad esempio “schiude” e “vischioso”, che compaiono all’inizio della OS per riferirsi all’atto sessuale, sembrano rimandare anche al fiore madre del virus — chi ha giocato a Resident Evil 5 può capire — e posti in corsivo suggeriscono questa ambivalenza di significato. Di rimandi di questo tipo ce ne sono a bizzeffe (“I segreti sono verità nascoste. / Si arrotolano sotto la pelle, attorno agli organi - li strangolano con il loro veleno.” è soltanto l’inizio di una lunga serie), tutti molto incisivi.  Ti servi di immagini e scelte lessicali davvero evocative — “Come un cuore sconfitto e lacero.”, “Tutto ha già il sapore della cenere.”, giusto per citarne alcune — che spesso sono anche dei presagi — ”La prossima volta che lo vedrà saranno rossi i suoi occhi, tempeste di sangue e oro.” (non amo l’inversione soggetto-verbo, ma in questo caso la trovo giusta, perché se al posto di“occhi” vicino a “tempeste” ci fosse quel “rossi” del predicato l’immagine perderebbe smalto). Non nomini quasi mai il soggetto parlante, eppure riesci a conferire immediatezza al testo — "L'ho ucciso."/ "Lo so." / "Crono è caduto."/ "Lunga vita a Zeus.", ad esempio, è un dialogo che non ha segreti per i lettori che conoscono la serie, “Zeus” e “Crono” sono infatti indizi espliciti che permettono di catalogare Albert come l’uccisore e Spencer come la vittima. Questo stile mi ha convinta sotto ogni punto di vista, con quel suo graffio assolutamente riconoscibile. Complimenti!  



    Titolo: 5/5
    In generale non vado matta per i titoli che non sono farina del proprio sacco, ma esistono le eccezioni. Ci sono casi in cui certe scelte sembrano le uniche realmente adatte per rappresentare una storia. Nel tuo caso “Bedroom Hymns” è un titolo perfetto — per i personaggi, per l’atmosfera — e suona veramente bene in inglese; hai fatto bene a non tradurlo, la resa in italiano non sarebbe stata altrettanto incisiva. La canzone dei Florence and the Machine si adatta altrettanto perfettamente ai Wesker, mi è piaciuta molto l’idea di usarne i versi per formare tanti “micro-titoli” interni alla OS. “Bedroom hymns” associato ad Albert e Alex si tinge di sfumature più allusive, non rimanda più solo alla sfera sessuale, ma anche al concetto degli dei pagani che di fatto rappresentano. Mi ha attirata subito con la sua delicata musicalità, dopo aver letto la storia l’ho apprezzato anche di più, perché  assieme allo stile costituisce un secondo abito su misura per la OS.



    IC: 15/15
    Parlare di Albert e Alex contemporaneamente mi sembra d’obbligo, visto che in questa storia l’uno si rivela (e svela) tramite l’altra. La OS è tutta basata su un legame di coppia che il Canon suggerisce soltanto, e la tua interpretazione è molto convincente. Il rapporto che lega Albert e Alex è indefinito, incerto, non convenzionale. Lei n’è innamorata, lui più che altro ne ha bisogno, come se fosse il virus a spingerlo verso di lei — la scelta di lasciare questo aspetto a libera interpretazione del lettore è molto appropriata, in perfetto stile Albert Wesker, un personaggio di cui da Canon molto rimane nell’ombra e di cui si scopre solo un dieci per cento. Nonostante la storia sia tutta incentrata su atti sessuali non ho mai avuto il sentore di essere di fronte a una PWP, anzi: è come se ti fossi servita del sesso per svelare al lettore chi sono questi personaggi — i gesti che compiono parlano al posto loro, svelandone bisogni, dubbi, rancori. Sono entrambi complessi e sfaccettati, pieni di spigoli, estremamente intelligenti, assetati di potere e di manie di superiorità, sprezzanti della vita e dell’umanità: non sono esseri comuni in nessun senso, e nella tua storia emerge chiaramente questa loro diversità. Alex nutre sentimenti di odio e disprezzo verso l’umanità perché Spencer stesso, colui che l’ha strappata alla sua famiglia per renderla una cavia da laboratorio, è un umano: vederla innamorata di Albert ( “l’altro — e unico — sopravvissuto”) è decisamente realistico e convincente, espressione di un destino per lei inevitabile. Sei riuscita a far parlare i personaggi senza farli parlare, attraverso i gesti e i non-detti, tramite uno stile molto vivido che contribuisce a dare loro spessore. Anche i dettagli che hai inserito — Albert che mangia carne praticamente cruda, ad esempio —, fungono da perfette spie rivelatrici. Perfetto!



    Sviluppo del tema: 5/5
    La OS parte con una descrizione dei segreti, “verità nascoste” che “si arrotolano [...] attorno agli organi” e “li strangolano col loro veleno”: l’immagine del serpente si rivela sin da subito.  Quando ho visto con che fandom partecipavi al contest, per di più con un’edita, ho pensato a uno sviluppo della tematica molto scontato, dato che l’Uroboro(s) compare fisicamente nella saga di Resident Evil sotto forma di virus.  E invece mi hai sorpresa, perché il simbolo effettivamente è presente per tutta la storia più a livello metaforico, in questa costante, reciproca ricerca che Alex e Albert compiono l’una verso l’altro, lei mossa da un sentimento, lui — solo? — dal virus. Il tema dell’eterno ritorno è un’eco continua che qui va al di là del tempo, espressione di un bisogno fisico e mentale che accomuna i tuoi protagonisti, diversi per definizione dagli esseri umani e più simili a dei pagani, distruttori e distrutti, unici e uniti dall’essere le sole cavie sopravvissute agli esperimenti di Spencer. La citazione finale con cui si chiude la OS ha il sapore di una sentenza, ma anche di una promessa: gli anni di lontananza non sono riusciti a dividere i personaggi, e nemmeno la morte lo farà, perché per Alex e Albert alla fine “([...]tutto è diverso, sempre uguale)”. Davvero brava!



    Gradimento personale: 10/10
    Avrei molto altro da dire, ma il giudizio parla da sé. La storia mi è piaciuta moltissimo, complice uno stile che  racconta e svela i personaggi sotto molteplici strati, capace di risultare estremamente vivido e diretto nonostante i suoi sottintesi. Hai fatto un ritratto di Alex e Albert estremamente ricco e convincente. Peccato che Chris rovini sempre tutto. 



    Totale: 45/45

    [Modificato da _ Freya Crescent _ 14/02/2020 18:18]





    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    Post: 2.167
    Giudice*****
    14/02/2020 18:25
     
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    Riepilogo classifica e premi



    Prima classificata: Bedroom hymns, di DamadiSangue con 45/45
    Seconda classificata: Cambia o muori, ricordi?, di Nina Ninetta con 43/45
    Terza classificata: You and me, and the Devil makes three, di Setsy con 42.5/45
    Quarta classificata: Gli errori dei padri, di inzaghina.EFP con 38.7/45
    Quinta classificata: Scelgo te, di Raffyloveantonio Uwetta con 38/45
    Sesta classificata: Prigionieri, di DorotheaBrooke con 36.5/45
    Settima classificata: Poetici paradossi, di GiuniaPalma con 35/45
    Ottava classificata: Per tutto, di Mary London con 31.5/45
    Nona classificata: Le paure di un figlio, di Shireith con 29/45
    Decima classificata: Painkiller, di KimWinterNight con 24/45



    Premi
    DamadiSangue: 0/3 recensioni premio per essersi classificata prima
    Nina Ninetta: 0/2 recensioni premio per essersi classifata seconda
    Setsy: 0/1 recensione premio per essersi classificata terza


    È tutto. Fatemi sapere se volete ricevere il giudizio anche su EFP!









    [Modificato da _ Freya Crescent _ 14/02/2020 18:26]





    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
    OFFLINE
    Post: 1.394
    Giudice*****
    14/02/2020 18:41
     
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    Ciao Freya, non preoccuparti per l'attesa: ci hai ripagato con delle valutazioni molto accurate.
    Sono d'accordo sul fatto che la mia storia non è molto emotiva, ma il mio intento non era creare emozione. Volevo rappresentare proprio l'incomunicabilità di qualcuno che, al di là delle sue aspirazioni letterarie, rimane ancorato alla sua logica ferrea (ecco anche perchè ho calcato la mano con alcune parti "didattiche" ed ecco perchè non ho scritto la prima persona). Doveva essere una presentazione di un uomo che parla con il suo linguaggio specifico, che finisce però per inglobare tutto senza lasciare spazio all'emozione. Come una profondità apparente - che in realtà si riduce a sofismi linguistici - e non sfonda la superficie degli eventi.
    Mi dispiace che non ti sia arrivato l'intento specifico, ma posso comprendere la tua impressione.
    Per il resto, da un punto di vista oggettivo, non mi pare che tu mi abbia fatto critiche importanti.
    Mi farebbe piacere avere la valutazione come recensione (i pareri sono sempre importanti e apprezzati, se ben espressi!)
    OFFLINE
    Post: 5.640
    Giudice*****
    14/02/2020 20:40
     
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    carissima Freya, grazie infinite del tuo lavoro così ampio e curato!
    è una gioia leggere queste bellissime valutazioni (le leggo sempre tutte per imparare nuove tecniche ^^) sei davvero brava
    e grazie per lo sforzo della puntualità
    sono super felice del mio terzo posto, ma proprio andavo avanti e non ci credevo! grazie quindi di aver voluto così bene alla mia amata Isabelle, e con Raphael coppia weird ma che mi piace molto
    (la verità è che amo Isabelle/Chiunque😂)
    amo questo tipo di stile, che purtroppo reggo solo su storie brevi, ma la voce che mi premeva di più era questa con IC quindi tocco il cielo con un dito!
    vorrei, per favore, la fantastica valutazione come recensione
    per il mio premiuccio 😍 ti lascio una breve The Vampire Diaries, essendo l'unica cosa possibile, per altro, come fandom
    è ambientazione 5° stagione (hai visto fino alla 6°, vero?) ed è solo una tripla drabble quindi spero molto che per te vada bene
    efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2528500&i=1
    ps questa storia ha un primato. triste, ma primato. Due recensioni e tre plagi, aahhahaha!
    baci, sono contentissima *______________*
    complimenti a tutt@!
    Kim WinterNight
    [Non Registrato]
    15/02/2020 00:16
     
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    #irrealistico
    "Io ti giuro, Kim, che mi dispiace fortemente sapere che mi hai proposto questa storia. Una storia scritta così, per me, non è da proporre né in un contest né a un pubblico di lettori in generale."

    Dopo tutte le cose "bellissime" che mi hai scritto, con questa frase hai raggiunto l'apice dell'eleganza, davvero, grazie infinite ^^
    Che dire... fiera del mio decimo posto, della mia storia #irrealistica, del mio stile non elegante e grottesco, dei miei personaggi stereotipati e soprattutto RIDICOLI (che bel suono che ha questa parola, mi si srotola perfettamente quando la pronuncio *-*), immaturi e poco credibili, delle mie scelte "senza criterio" e di aver presentato una storia dai tratti infantili e che dovrei immediatamente riscrivere o cancellare da EFP perché è veramente uno scempio.

    E comunque hai proprio ragione quando dici "avresti fatto meglio a usare altri termini per rendere l’idea".
    Leggendo questa valutazione ho concordato pienamente con le tue stesse parole!

    Grazie di tutto, mi dispiace davvero deluderti, ma non penso che avrò mai il tempo per revisionare la storia, che peccato! ^^
    OFFLINE
    Post: 565
    15/02/2020 10:15
     
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    Grazie grazie grazie! Ho partecipato ad altri contest con questa storia, ma tu sembri l'unica ad aver recepito tutto quello che volevo arrivasse al lettore e che ho provato personalmente scrivendo (ndr.non me ne vogliano gli altri giudici).
    In particolare questa frase "Per me hai fatto qualcosa di superbo, con una resa toccante e coinvolgente" la stamperei e la inchioderei al muro, per i giorni in cui tutto gira male 😁
    Dopo alcuni mesi, rileggendo il titolo, forse hai ragione: togliendo quel "ricordi?" otterrei un impatto maggiore. Lo farò!

    Sono davvero super contenta e super onorata che la storia di Annalucia e Andrea ti sia piaciuta così tanto, grazie ancora.

    Per quanto riguarda le recensioni premio sei libera di scegliere direttamente dalla mia pagina efp ^^

    Al prossimo contest allora,
    Nina ^^

    OFFLINE
    Post: 1.394
    Giudice*****
    15/02/2020 12:24
     
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    Re: #irrealistico
    Kim WinterNight, 15/02/2020 00.16:

    "Io ti giuro, Kim, che mi dispiace fortemente sapere che mi hai proposto questa storia. Una storia scritta così, per me, non è da proporre né in un contest né a un pubblico di lettori in generale."

    Dopo tutte le cose "bellissime" che mi hai scritto, con questa frase hai raggiunto l'apice dell'eleganza, davvero, grazie infinite ^^
    Che dire... fiera del mio decimo posto, della mia storia #irrealistica, del mio stile non elegante e grottesco, dei miei personaggi stereotipati e soprattutto RIDICOLI (che bel suono che ha questa parola, mi si srotola perfettamente quando la pronuncio *-*), immaturi e poco credibili, delle mie scelte "senza criterio" e di aver presentato una storia dai tratti infantili e che dovrei immediatamente riscrivere o cancellare da EFP perché è veramente uno scempio.

    E comunque hai proprio ragione quando dici "avresti fatto meglio a usare altri termini per rendere l’idea".
    Leggendo questa valutazione ho concordato pienamente con le tue stesse parole!

    Grazie di tutto, mi dispiace davvero deluderti, ma non penso che avrò mai il tempo per revisionare la storia, che peccato! ^^

    Mi permetto di quotare la risposta di Kim, per mostrarle anche apertamente la mia più totale solidarietà.
    Dire che una storia non sarebbe dovuta essere neanche pubblicata è, non solo terribile, ma insensato. Io (da umile lettrice) ho apprezzato la sua storia e i toni che hai usato - al di là dai punteggi - sono stati davvero fortissimi nel suo caso.
    Tempo fa ci fu una polemica per il contest "Codici casuali" per via dei toni della giudice, ma tu Freya non mi sembra sia stata migliore.
    Mi sembrava giusto sottolinearlo, non vorrei passasse il messaggio che Kim non sappia reagire alle critiche. Questa non è stata una critica, ma una demolizione insensata e non costruttiva (nonostante credo che il tuo intento fosse diverso).
    OFFLINE
    Post: 457
    15/02/2020 15:34
     
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    Re:
    _ Freya Crescent _, 14/02/2020 18.18:


    Prima classificata: Bedroom hymns

    di DamadiSangue


    Stile: 10/10
    Ricco e intricato, crudo ed elegante al tempo stesso. È uno stile molto libero che osa con la grammatica — e ci riesce bene. Incisi, parentesi, corsivo, grassetto, testo barrato: c’è di tutto, ma in questo caso il troppo non stroppia affatto. Nonostante l’eccesso, infatti, non si avverte mai un senso di pesantezza sgradevole durante la lettura. Ogni parola, pausa e spazio racchiudono un ampio sottotesto frutto di scelte oculate (quelle lessicali sono davvero chirurgiche!), hanno una ragione precisa d’esserci e riescono a risultare estremamente comunicativi. 
    Questo stile gronda d’immagini, di contrasti, di allusioni continue e di rimandi impliciti, come se fossero i personaggi stessi a esigerlo, come se loro stessi fossero semplicemente troppo e il linguaggio convenzionale non bastasse. Lo trovo un abito su misura perfetto per Albert e Alex, sia presi singolarmente che in coppia. Il concetto di frammentarietà prevale sia sul piano formale — la OS  è suddivisa in frammenti di ricordi anticipati dai versi di una canzone — che contenutistico — abbondano termini come “lacerare”, “spezzare”, “strappare”, una scelta che ho apprezzato tanto, perché rappresenta alla perfezione il rapporto distruttivo che lega Albert e Alex. Per tutta la lettura ho avuto la sensazione che questo stile non fosse soltanto il loro linguaggio, ma anche quello del Progenitor; ad esempio “schiude” e “vischioso”, che compaiono all’inizio della OS per riferirsi all’atto sessuale, sembrano rimandare anche al fiore madre del virus — chi ha giocato a Resident Evil 5 può capire — e posti in corsivo suggeriscono questa ambivalenza di significato. Di rimandi di questo tipo ce ne sono a bizzeffe (“I segreti sono verità nascoste. / Si arrotolano sotto la pelle, attorno agli organi - li strangolano con il loro veleno.” è soltanto l’inizio di una lunga serie), tutti molto incisivi.  Ti servi di immagini e scelte lessicali davvero evocative — “Come un cuore sconfitto e lacero.”, “Tutto ha già il sapore della cenere.”, giusto per citarne alcune — che spesso sono anche dei presagi — ”La prossima volta che lo vedrà saranno rossi i suoi occhi, tempeste di sangue e oro.” (non amo l’inversione soggetto-verbo, ma in questo caso la trovo giusta, perché se al posto di“occhi” vicino a “tempeste” ci fosse quel “rossi” del predicato l’immagine perderebbe smalto). Non nomini quasi mai il soggetto parlante, eppure riesci a conferire immediatezza al testo — "L'ho ucciso."/ "Lo so." / "Crono è caduto."/ "Lunga vita a Zeus.", ad esempio, è un dialogo che non ha segreti per i lettori che conoscono la serie, “Zeus” e “Crono” sono infatti indizi espliciti che permettono di catalogare Albert come l’uccisore e Spencer come la vittima. Questo stile mi ha convinta sotto ogni punto di vista, con quel suo graffio assolutamente riconoscibile. Complimenti!  



    Titolo: 5/5
    In generale non vado matta per i titoli che non sono farina del proprio sacco, ma esistono le eccezioni. Ci sono casi in cui certe scelte sembrano le uniche realmente adatte per rappresentare una storia. Nel tuo caso “Bedroom Hymns” è un titolo perfetto — per i personaggi, per l’atmosfera — e suona veramente bene in inglese; hai fatto bene a non tradurlo, la resa in italiano non sarebbe stata altrettanto incisiva. La canzone dei Florence and the Machine si adatta altrettanto perfettamente ai Wesker, mi è piaciuta molto l’idea di usarne i versi per formare tanti “micro-titoli” interni alla OS. “Bedroom hymns” associato ad Albert e Alex si tinge di sfumature più allusive, non rimanda più solo alla sfera sessuale, ma anche al concetto degli dei pagani che di fatto rappresentano. Mi ha attirata subito con la sua delicata musicalità, dopo aver letto la storia l’ho apprezzato anche di più, perché  assieme allo stile costituisce un secondo abito su misura per la OS.



    IC: 15/15
    Parlare di Albert e Alex contemporaneamente mi sembra d’obbligo, visto che in questa storia l’uno si rivela (e svela) tramite l’altra. La OS è tutta basata su un legame di coppia che il Canon suggerisce soltanto, e la tua interpretazione è molto convincente. Il rapporto che lega Albert e Alex è indefinito, incerto, non convenzionale. Lei n’è innamorata, lui più che altro ne ha bisogno, come se fosse il virus a spingerlo verso di lei — la scelta di lasciare questo aspetto a libera interpretazione del lettore è molto appropriata, in perfetto stile Albert Wesker, un personaggio di cui da Canon molto rimane nell’ombra e di cui si scopre solo un dieci per cento. Nonostante la storia sia tutta incentrata su atti sessuali non ho mai avuto il sentore di essere di fronte a una PWP, anzi: è come se ti fossi servita del sesso per svelare al lettore chi sono questi personaggi — i gesti che compiono parlano al posto loro, svelandone bisogni, dubbi, rancori. Sono entrambi complessi e sfaccettati, pieni di spigoli, estremamente intelligenti, assetati di potere e di manie di superiorità, sprezzanti della vita e dell’umanità: non sono esseri comuni in nessun senso, e nella tua storia emerge chiaramente questa loro diversità. Alex nutre sentimenti di odio e disprezzo verso l’umanità perché Spencer stesso, colui che l’ha strappata alla sua famiglia per renderla una cavia da laboratorio, è un umano: vederla innamorata di Albert ( “l’altro — e unico — sopravvissuto”) è decisamente realistico e convincente, espressione di un destino per lei inevitabile. Sei riuscita a far parlare i personaggi senza farli parlare, attraverso i gesti e i non-detti, tramite uno stile molto vivido che contribuisce a dare loro spessore. Anche i dettagli che hai inserito — Albert che mangia carne praticamente cruda, ad esempio —, fungono da perfette spie rivelatrici. Perfetto!



    Sviluppo del tema: 5/5
    La OS parte con una descrizione dei segreti, “verità nascoste” che “si arrotolano [...] attorno agli organi” e “li strangolano col loro veleno”: l’immagine del serpente si rivela sin da subito.  Quando ho visto con che fandom partecipavi al contest, per di più con un’edita, ho pensato a uno sviluppo della tematica molto scontato, dato che l’Uroboro(s) compare fisicamente nella saga di Resident Evil sotto forma di virus.  E invece mi hai sorpresa, perché il simbolo effettivamente è presente per tutta la storia più a livello metaforico, in questa costante, reciproca ricerca che Alex e Albert compiono l’una verso l’altro, lei mossa da un sentimento, lui — solo? — dal virus. Il tema dell’eterno ritorno è un’eco continua che qui va al di là del tempo, espressione di un bisogno fisico e mentale che accomuna i tuoi protagonisti, diversi per definizione dagli esseri umani e più simili a dei pagani, distruttori e distrutti, unici e uniti dall’essere le sole cavie sopravvissute agli esperimenti di Spencer. La citazione finale con cui si chiude la OS ha il sapore di una sentenza, ma anche di una promessa: gli anni di lontananza non sono riusciti a dividere i personaggi, e nemmeno la morte lo farà, perché per Alex e Albert alla fine “([...]tutto è diverso, sempre uguale)”. Davvero brava!



    Gradimento personale: 10/10
    Avrei molto altro da dire, ma il giudizio parla da sé. La storia mi è piaciuta moltissimo, complice uno stile che  racconta e svela i personaggi sotto molteplici strati, capace di risultare estremamente vivido e diretto nonostante i suoi sottintesi. Hai fatto un ritratto di Alex e Albert estremamente ricco e convincente. Peccato che Chris rovini sempre tutto. 



    Totale: 45/45





    *esplode dalla gioia, spargendo cioccolatini e fette di pizza ovunque*

    Io ti ringrazio di cuore per ogni singola parola; sei stata gentilissima e sono profondamente lusingata dal giudizio ricevuto.

    Il fandom di Resident Evil non è molto conosciuto, per cui è sempre un piacere scoprire qualcuno che non solo se ne interessa, ma conosce anche i personaggi e ciò che succede loro.

    Albert e Alex sono stati - in particolare Alex - profondamente colpiti dalla localizzazione ENG (in negativo) e hanno perso diverse dinamiche e motivazioni per strada.

    Wesker è mutato in un villain monodimensionale e facilmente riconoscibile dal pubblico "base", da un fruitore a cui non interessano le sfumature e soprattutto non interessano le motivazioni che premono e agiscono su di un personaggio.

    Alex è stata sfilacciata nella sua essenza e nei suoi sentimenti; è diventata una copia sbiadita del fratello quando invece è una donna di tutt'altro spessore e dimensione.

    I sentimenti che li legano sono viscerali, profondi (si nota soprattutto nella localizzazione JP) e portano a un eterno inizio che trasmuta in fine e poi ricomincia tutto daccapo.
    Si trovano, si perdono, si trovano di nuovo; Albert e Alex sono l'esempio lampante dell'Uroboro e sono veramente felice d'essere riuscita a trasmetterlo attraverso la mia storia.

    Non credo esistano altre parole adatte a ringraziarti se non un GRAZIE enorme e di cuore: mi piacerebbe ricevere il tuo giudizio come recensione e per le recensioni premio dimmi tu: preferisci scegliere tra le storie a tema Resident Evil oppure vuoi che ti indichi alcune one-shot?

    Ancora grazie di tutto!

    I biscotti al cioccolato vanno bene per una merenda in compagnia? [SM=g27998]


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    15/02/2020 18:59
     
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    Re:
    GiuniaPalma, 14/02/2020 18.41:

    Ciao Freya, non preoccuparti per l'attesa: ci hai ripagato con delle valutazioni molto accurate.
    Sono d'accordo sul fatto che la mia storia non è molto emotiva, ma il mio intento non era creare emozione. Volevo rappresentare proprio l'incomunicabilità di qualcuno che, al di là delle sue aspirazioni letterarie, rimane ancorato alla sua logica ferrea (ecco anche perchè ho calcato la mano con alcune parti "didattiche" ed ecco perchè non ho scritto la prima persona). Doveva essere una presentazione di un uomo che parla con il suo linguaggio specifico, che finisce però per inglobare tutto senza lasciare spazio all'emozione. Come una profondità apparente - che in realtà si riduce a sofismi linguistici - e non sfonda la superficie degli eventi.
    Mi dispiace che non ti sia arrivato l'intento specifico, ma posso comprendere la tua impressione.
    Per il resto, da un punto di vista oggettivo, non mi pare che tu mi abbia fatto critiche importanti.
    Mi farebbe piacere avere la valutazione come recensione (i pareri sono sempre importanti e apprezzati, se ben espressi!)



    Ciao Giunia! Non si tratta di non aver colto il tuo intento, ma di non averlo apprezzato al cento per cento per una questione di gusto personale, la tua non è una storia nelle mie corde per resa stilistica e tematiche, perlomeno non è il tipo di lettura che cerco su EFP. Fermo restando che resta comunque valida e ben scritta a prescindere dal mio parere. Grazie della partecipazione, domani ti lascio il giudizio!


    Setsy, 14/02/2020 20.40:

    carissima Freya, grazie infinite del tuo lavoro così ampio e curato!
    è una gioia leggere queste bellissime valutazioni (le leggo sempre tutte per imparare nuove tecniche ^^) sei davvero brava
    e grazie per lo sforzo della puntualità
    sono super felice del mio terzo posto, ma proprio andavo avanti e non ci credevo! grazie quindi di aver voluto così bene alla mia amata Isabelle, e con Raphael coppia weird ma che mi piace molto
    (la verità è che amo Isabelle/Chiunque😂)
    amo questo tipo di stile, che purtroppo reggo solo su storie brevi, ma la voce che mi premeva di più era questa con IC quindi tocco il cielo con un dito!
    vorrei, per favore, la fantastica valutazione come recensione
    per il mio premiuccio 😍 ti lascio una breve The Vampire Diaries, essendo l'unica cosa possibile, per altro, come fandom
    è ambientazione 5° stagione (hai visto fino alla 6°, vero?) ed è solo una tripla drabble quindi spero molto che per te vada bene
    efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2528500&i=1
    ps questa storia ha un primato. triste, ma primato. Due recensioni e tre plagi, aahhahaha!
    baci, sono contentissima *______________*
    complimenti a tutt@!




    Ciao Setsy! L'IC doveva essere proprio l'ultimo dei tuoi pensieri (te lo dice una che adora Isabelle)! Mi dispiace moltissimo per i plagi, è una questione su cui non transigo e che non augurerei a nessuno. Ammetto che quando l'ho letto mi sono congelata per trenta secondi... stavo già inviando un gufo a Lucius per dirgli di smetterla di lavorare a maglia e correre a cruciare quelle persone. Comunque TVD l'ho visto tutto, non farti problemi! Grazie della partecipazione, domani ti lascio il giudizio!
    P.s con Isabelle/chiunque hai reso l'idea 😂


    Nina Ninetta, 15/02/2020 10.15:

    Grazie grazie grazie! Ho partecipato ad altri contest con questa storia, ma tu sembri l'unica ad aver recepito tutto quello che volevo arrivasse al lettore e che ho provato personalmente scrivendo (ndr.non me ne vogliano gli altri giudici).
    In particolare questa frase "Per me hai fatto qualcosa di superbo, con una resa toccante e coinvolgente" la stamperei e la inchioderei al muro, per i giorni in cui tutto gira male 😁
    Dopo alcuni mesi, rileggendo il titolo, forse hai ragione: togliendo quel "ricordi?" otterrei un impatto maggiore. Lo farò!

    Sono davvero super contenta e super onorata che la storia di Annalucia e Andrea ti sia piaciuta così tanto, grazie ancora.

    Per quanto riguarda le recensioni premio sei libera di scegliere direttamente dalla mia pagina efp ^^

    Al prossimo contest allora,
    Nina ^^




    Ciao Nina! La tua storia mi ha davvero colpita, grazie a te per aver partecipato. Per il titolo pensaci bene, perché la storia è la tua e il mio parere resta pur sempre il mio parere! Grazie della partecipazione, domani ti lascio il giudizio (e a questo punto alla prossima)! 



    DamadiSangue, 15/02/2020 15.34:



    *esplode dalla gioia, spargendo cioccolatini e fette di pizza ovunque*

    Io ti ringrazio di cuore per ogni singola parola; sei stata gentilissima e sono profondamente lusingata dal giudizio ricevuto.

    Il fandom di Resident Evil non è molto conosciuto, per cui è sempre un piacere scoprire qualcuno che non solo se ne interessa, ma conosce anche i personaggi e ciò che succede loro.

    Albert e Alex sono stati - in particolare Alex - profondamente colpiti dalla localizzazione ENG (in negativo) e hanno perso diverse dinamiche e motivazioni per strada.

    Wesker è mutato in un villain monodimensionale e facilmente riconoscibile dal pubblico "base", da un fruitore a cui non interessano le sfumature e soprattutto non interessano le motivazioni che premono e agiscono su di un personaggio.

    Alex è stata sfilacciata nella sua essenza e nei suoi sentimenti; è diventata una copia sbiadita del fratello quando invece è una donna di tutt'altro spessore e dimensione.

    I sentimenti che li legano sono viscerali, profondi (si nota soprattutto nella localizzazione JP) e portano a un eterno inizio che trasmuta in fine e poi ricomincia tutto daccapo.
    Si trovano, si perdono, si trovano di nuovo; Albert e Alex sono l'esempio lampante dell'Uroboro e sono veramente felice d'essere riuscita a trasmetterlo attraverso la mia storia.

    Non credo esistano altre parole adatte a ringraziarti se non un GRAZIE enorme e di cuore: mi piacerebbe ricevere il tuo giudizio come recensione e per le recensioni premio dimmi tu: preferisci scegliere tra le storie a tema Resident Evil oppure vuoi che ti indichi alcune one-shot?

    Ancora grazie di tutto!

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    Ciao DamadiSangue! Prima di tutto sì, i biscotti al cioccolato vanno bene, ma magari prima aspetto che mi sia passata la febbre perché in questo momento mi danno la nausea 😂 Hai ragione, sia Albert che Alex sono sempre più visti come personaggi banali di cui spesso si semplificano personalità, azioni e intenti — è un peccato perché sono tutto l'opposto, e la tua storia è un ottimo mezzo per rendersene conto!
    Grazie a te per aver partecipato, domani ti lascio il giudizio! Per le recensioni premio sono favorevole sia a quelle a tema Resident, sia alle originali che a quelle sui fandom indicati in questo contest, vedi tu!













    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    15/02/2020 19:17
     
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    Re: #irrealistico
    Kim WinterNight, 15/02/2020 00.16:

    "Io ti giuro, Kim, che mi dispiace fortemente sapere che mi hai proposto questa storia. Una storia scritta così, per me, non è da proporre né in un contest né a un pubblico di lettori in generale."

    Dopo tutte le cose "bellissime" che mi hai scritto, con questa frase hai raggiunto l'apice dell'eleganza, davvero, grazie infinite ^^
    Che dire... fiera del mio decimo posto, della mia storia #irrealistica, del mio stile non elegante e grottesco, dei miei personaggi stereotipati e soprattutto RIDICOLI (che bel suono che ha questa parola, mi si srotola perfettamente quando la pronuncio *-*), immaturi e poco credibili, delle mie scelte "senza criterio" e di aver presentato una storia dai tratti infantili e che dovrei immediatamente riscrivere o cancellare da EFP perché è veramente uno scempio.

    E comunque hai proprio ragione quando dici "avresti fatto meglio a usare altri termini per rendere l’idea".
    Leggendo questa valutazione ho concordato pienamente con le tue stesse parole!

    Grazie di tutto, mi dispiace davvero deluderti, ma non penso che avrò mai il tempo per revisionare la storia, che peccato! ^^



    Ciao Kim. Sei liberissima di essere fiera della tua creazione, nessuno ha mai ribadito il contrario. Grazie per la tua gentile apprensione, ma ti tranquillizzo subito: per mia fortuna sono altre le cose che mi deludono, inoltre la storia è la tua, puoi farne quello che vuoi, ci mancherebbe!
    Fermo restando che forse con questa scelta deluderai altre persone dalla mente più sensibile e impressionabile della mia che si sono realmente trovate nella situazione del tuo Cosimo. Chissà.
    Mi auto-quoto:


    Io ti giuro, Kim, che mi dispiace fortemente sapere che mi hai proposto questa storia. Una storia scritta così, per me, non è da proporre né in un contest né a un pubblico di lettori in generale.



    Vorrei ricordarti — sembra che i miei ripetuti "per me", "secondo me" inseriti nel giudizio non siano stati sufficienti — che quello che hai letto è un parere, non un giudizio universale. Un parere che, per quanto negativo e diretto, ho comunque ampiamente motivato. Avresti preferito due righe in cui ti dicevo che la storia non mi è piaciuta e basta? Secondo te perché ho comunque scritto un giudizio così ampio? Ci guadagnavo qualcosa? No. Un parere sincero e dettagliato secondo me serve molto più di un giudizio di due righe e/o di falsi complimenti. Si vede che su questo punto la pensiamo diversamente, pazienza.
    A te è rimasto indigesto il mio giudizio, io invece sono rimasta molto male a leggere la tua storia. A questo, prima di commentare, ci hai pensato?
    Devi sempre ricordarti che dall'altra parte dello schermo non c'è né un robot né un critico letterario. Quindi perdonami se non sono stata capace, come un essere perfetto e infallibile, di scrivere un giudizio totalmente distaccato.
    Hai mai avuto a che fare con persone che si sono trovate nella situazione di Cosimo? Io sì. Non le ho vissute sulla mia pelle, eppure — nonostant mi reputi una persona scarsamente impressionabile — molti aspetti della tua storia mi hanno comunque spiazzata. Fatti due domande al riguardo e tra le tue conclusioni...
    Poi magari mi sbaglio, magari un omosessuale che ha meditato il suicidio la prenderebbe più alla leggera di me, chissà. Ribadisco, hai letto un parere. Mi scuso per aver toccato "l'apice dell'eleganza" con la mia frase incriminata — ah, fossero queste le critiche volgari! —, ma al tuo posto rifletterei un po' di più sull'intera faccenda.
    Puoi contestare il giudizio all'Amministrazione, comunque, non ho nulla in contrario. Saluti.




    GiuniaPalma, 15/02/2020 12.24:


    Mi permetto di quotare la risposta di Kim, per mostrarle anche apertamente la mia più totale solidarietà.
    Dire che una storia non sarebbe dovuta essere neanche pubblicata è, non solo terribile, ma insensato. Io (da umile lettrice) ho apprezzato la sua storia e i toni che hai usato - al di là dai punteggi - sono stati davvero fortissimi nel suo caso.
    Tempo fa ci fu una polemica per il contest "Codici casuali" per via dei toni della giudice, ma tu Freya non mi sembra sia stata migliore.
    Mi sembrava giusto sottolinearlo, non vorrei passasse il messaggio che Kim non sappia reagire alle critiche. Questa non è stata una critica, ma una demolizione insensata e non costruttiva (nonostante credo che il tuo intento fosse diverso).




    Riciao. Prima di tutto non ho insultato, in secondo luogo penso che le critiche insensate, non costruttive e con "toni fortissimi" siano altre, ad esempio quelle in cui si scrive "la storia è brutta", si fa passare l'opinione per un dato di fatto oggettivo e non la si motiva. Non a caso sono sempre stata molto attenta a ribadire "per me", "secondo me" ogni volta che esprimevo qualcosa. Paragonare un giudizio ampiamente argomentato ad altri di due righe in cui a volte mancava anche una spiegazione accanto al punteggio numerico — tra l'altro tirando in causa terzi su questioni già chiuse — invece è sensato, sì.


    Io (da umile lettrice) ho apprezzato la sua storia e i toni che hai usato - al di là dai punteggi - sono stati davvero fortissimi nel suo caso.



    Hai apprezzato la storia di Kim, buon per lei, ma a che scopo me lo dici, mentre sottolinei che tu l'hai fatto da umile lettrice? ... (a differenza mia, in pratica)

    ...

    Su questo sito per esprimere un'opinione negativa con sincerità bisogna riesumare il corpo di Umberto Eco?


    Questa non è stata una critica, ma una demolizione insensata e non costruttiva



    Ma davvero? E dire che l'ho motivata in 6 pagine Word, pensavo fossero sufficienti.


    (nonostante credo che il tuo intento fosse diverso).



    Ah. Meno male che lo credi.
























    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
    15/02/2020 20:33
     
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    Re:
    _ Freya Crescent _, 14/02/2020 18.06:


    Quinta classificata: Scelgo te

    di Raffyloveantonio Uwetta




    Stile: 8.5/10 
    Ricco, criptico e intricato. In parte mi è piaciuto tanto, in parte meno. Da lettrice mi sono sentita costantemente bombardare da echi di altre realtà. Questo stile richiede infatti  di prestare attenzione al sottotesto di ogni frase, perché ognuna di loro — o quasi — possiede numerosi significati che vanno ben oltre quello letterale. È tutto un rimando continuo, sia sul piano formale che contenutistico, un’allusione costante a un “di più”. Da un lato questa scelta mi sembra giusta per la tua storia — tutta incentrata su confusi scenari onirici — dall’altro l’ho trovata eccessiva, nel senso che non aiuta a capire la trama di una storia già criptica di suo. Il protagonista è un onironauta che ha perso la capacità di distinguere la fantasia dalla realtà, tutto ruota attorno ai sogni che fa e al suo senso di colpa per aver compiuto un omicidio: non è semplice di suo presentare un simile scenario, figuriamoci se in aggiunta la voce narrante segue il punto di vista di una mentalità disturbata che passa da un sogno all’altro. Mi trovo di fronte a una storia originale, leggo di questi personaggi per la prima volta e di loro posso carpire qualcosa solo tramite frammenti di sogni che si fondono, si contraddicono e si ripetono in un loop continuo. Di fronte a tutto questo uno stile un po’ più immediato mi avrebbe fatto apprezzare meglio la lettura. A volte non si capisce chi parla a chi, tra una battuta e l’altra c’è troppa distanza, la risposta arriva dopo una lunga pausa descrittiva senza che venga specificato chi la pronuncia. Il senso generale di pesantezza che mi comunica lo stile è accentuato anche dalla scelta delle pause. Il ritmo mi sembra eccessivamente rallentato, a tratti è quasi singhiozzante. Dato che non si tratta di episodi isolati, bensì di una costante, mano a mano che si prosegue nella lettura si ha la sensazione di essere sottoposti a interruzioni eccessive. Usi inoltre molti incisi preceduti da “che/e”, un’impostazione del testo che secondo me contribuisce a togliere fluidità al testo. Ti riporto un esempio:
    <li> Così, divenne possibile comprarla nei centri specializzati, in formato capsule, contro la depressione. Inoltre, poteva essere iniettata direttamente nel collo per vivere un momento da sballo, come piaceva dire ai giovani. Oppure, inalata con l’aiuto di speciali nebulizzatori (aerosol) che, a seconda del dosaggio degli ingredienti, aiutavano a creare scenari ad hoc nella mente del ricevente. </li>
    Molte periodi sono impostati in questo modo, il che comunica monotonia. Secondo me qualche variazione non avrebbe stonato. Ho apprezzato invece la varietà lessicale, tutte le scelte che fai sono molto mirate e precise. Le descrizioni fisiche di ambienti e personaggi sono vivide e incisive. Quelle dei personaggi, in particolare, non solo si lasciano ricordare, ma sono anche degli indizi per capire che i personaggi dei sogni di Thomas sono sempre gli stessi, seppur con ruoli diversi — bellissimo! Ho notato che solo quando è Thomas a parlare del tempo o di “tutto” inserisci la lettera maiuscola, mentre per “Dio” al contrario ti servi della minuscola: sono dettagli significativi che restano impressi, perché suggeriscono qualcosa di molto importante del tuo personaggio. Mi sono piaciuti da matti!
    <li>Arrivò piano, come la brezza serale che accarezzava le pelli accaldate. Da lontano, come un gabbiano stanco che rientrava dal mare. Grande e luminoso, come la luna che scavalcava l’orizzonte. Un nome, l’unico a fargli battere forte il cuore.</li>
    In questo caso l’uso che fai delle pause mi è piaciuto, qui la lettura scorre in maniera estremamente fluida nonostante i numerosi rallentamenti, perché ciascuno di loro è giustificato. Effetto climax riuscitissimo!
    <li>Thomas aveva il cuore in fermento e lo strascico di un languore che gli intorpidiva la mente.</li>
    È un’immagine di grande impatto, un perfetto esempio di come a volte less is more (e te lo dice una che ama l’esagerazione!). 



    Titolo: 3/5
    Il fatto che per Thomas “Scelgo te” non significhi solo “Amo te”, ma anche  “scelgo di raggiungerti nella morte, dove potrò sognarti in eterno” dà al titolo un valore aggiunto e pertinente alla trama, tuttavia questo valore aggiunto lo si può cogliere solo dopo aver letto la tua storia. Questo titolo a primo impatto non lascia il segno, è generico e non brilla per originalità. Penso sarebbe stato meglio proporre qualcosa di più particolare ed evocativo. 



    Caratterizzazione personaggi: 13/15
    In questo caso leggerai la mia interpretazione personale dei personaggi, dato che non sono affatto sicura di aver compreso le dinamiche della storia. Le descrizioni di tutti i personaggi sono molto rappresentative, ma al tempo stesso nebulose. Thomas è una tela grigia, un personaggio volutamente indefinito che ha il compito di lasciare il lettore smarrito e privo di certezze. Per assurdo si empatizza di più con lui proprio perché si sa poco della sua vita — per quanto mi riguarda, meno ne ho saputo e più sono riuscita a immedesimarmi nella sua confusione. Di lui emergono prevalentemente la misantropia e il  cinismo, ma anche il senso di colpa per aver compiuto un omicidio, talmente forte da spingerlo a creare una realtà fittizia in cui potersi rifugiare e cambiare il passato. Il trattamento riservatogli mi ha ricordato per molti versi gli schizofrenici — isolamento, somministrazione di farmaci, perdita della percezione della realtà, esercitazione di una forzata forma di controllo. Il rimando al Miglio Verde, poi, non ha fatto altro che rafforzare l’immagine che mi sono fatta di lui di un prigioniero — fisicamente perché è stato internato in una clinica, mentalmente perché vive in una trappola onirica. Credo che con lui tu abbia fatto un ottimo lavoro, ma al tempo stesso avrei preferito un ulteriore assaggio dei suoi sogni prima di doverlo salutare per sempre — succede tutto troppo in fretta, e non si ha modo di affezionarsi a dovere alla sua storia. Passiamo a Denzel e Asper. Ne parlerò insieme perché entrambi sono gli amanti di Thomas. Denzel mi è sembrato il personaggio più convincente di tutta la storia, nonché la voce della coscienza del protagonista e la personificazione del suo senso di colpa. Ne offri un ritratto dettagliato con descrizioni molto mirate. Se ho capito bene, lui è il ragazzo investito e ucciso da Thomas, Thomas ha poi creato per lui un altro destino nei sogni, immaginandolo ancora vivo. Il fatto che Denzel abbia sempre un sorriso triste e sia proprio lui a dire a Thomas “Non serve a niente rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere” è molto significativo. È come se Denzel sapesse che tutte le scene descritte sono irreali e stesse cercando di farlo capire a Thomas, per questo in lui vedo l’unico, vero gancio con la vita reale. Asper, al contrario, mi dà l’idea di un robot: da come la descrivi tutto di lei comunica assenza di umanità, dal suo volto “troppo perfetto” ai suoi gesti  meccanici, per non parlare della costante presenza dell’aggettivo “metallico” quando entra in scena. Magari mi sono fatta solo un grande film, ma a me ha fatto pensare a un personaggio finto, che esiste soltanto nei sogni di Thomas e da lui stesso creato allo scopo di distrarlo dal ricordo dell’omicidio — Asper muore infatti per un incidente, una realtà probabilmente più facile da accettare per un assassino. A farmi pensare questo è il dialogo tra Thomas e Denzel, Denzel infatti chiede al protagonista perché si ostini a rivivere sempre lo stesso sogno (quello della morte di Asper) e sa che la risposta che riceve è una bugia. Vedo in Denzel la verità dei fatti, l’unico appiglio alla realtà concreta. Mi è piaciuto molto proprio per questo suo duplice ruolo. Anche la dottoressa Cooper è ben caratterizzata, nonostante il poco spazio che ha nella storia. La vediamo in più vesti, come succede con Denzel e Asper, e in ognuna rimane un’unica costante: è una persona sgradevole, nonostante nella realtà stia lavorando per curare Thomas. Se la dottoressa riuscisse nel suo intento, infatti, lo allontanerebbe dal Denzel che si è costruito nella mente e di cui si è poi innamorato, finendo per fargli soltanto del male. È molto interessante questa inversione di prospettive. Penso che ognuno possa vedere quello che vuole nei tuoi personaggi, e questo è un bene in una storia di questo tipo. Se ho abbassato un po’ il punteggio è perché avrei voluto un maggiore assaggio di tutti, più frammenti a disposizione per scavare nel loro vissuto. In sintesi, Denzel e la dottoressa sono quelli che mi hanno convinta di più. 



    Sviluppo del tema: 5/5
    Molte cose le ho già dette involontariamente in “stile” e “caratterizzazione personaggi”. Il tema proposto non è originalissimo, ma come dico sempre a me più del “cosa” interessa “come” si racconta. Sei riuscita a rendere il senso di prigionia costante del protagonista il centro dell’intera storia. Il lettore è smarrito e confuso assieme a Thomas, l’inizio di ogni paragrafo sembra  segnalare l’interruzione di un sogno e il ritorno alla realtà, eppure il ritorno alla realtà non c’è mai — se non alla fine, quando Thomas muore. Il tuo protagonista vive in più prigioni, imposte e autoindotte, fisiche e astratte, vere e false: è un onironauta, è convinto di avere la situazione sotto controllo, invece ignora di essere finito in una trappola. Thomas non è più in grado di distinguere i sogni dalla realtà e alla fine, per liberarsi delle sue prigioni, sceglie la morte. Non sa chi è, cosa sta facendo, ma sa cosa vuole: Denzel, Denzel e la storia d’amore che ha creato con lui per dimenticare di averlo ucciso.  Thomas sceglie di andarsene per sempre dal mondo reale e di raggiungere Denzel una volta per tutte. La risposta di questa sua scelta sta nella citazione del Dalai Lama che hai messo in apertura alla storia, e colora il finale di una bellezza straziante. Hai usato l’Uroboro in maniera ambivalente, sia come simbolo di un eterno ritorno (i sogni autoindotti) che come simbolo di rinascita (nella morte). Non si può inoltre non notare la struttura circolare ottenuta con l’inserimento delle citazioni — la seconda messa nel finale risponde e riprende la prima posta all’inizio, davvero bello! La presenza del tema è fortissima. 



    Gradimento personale: 8.5/10
    Questa storia mi è piaciuta moltissimo, è un viaggio abbagliante nelle profondità della psiche umana che lascia senza fiato. Da un lato penso sia giusto per una storia come questa lasciare dei dubbi nel lettore, farlo sentire confuso e frastornato, dall’altro resto dell’idea che l’inserimento di qualche dettaglio più concreto non avrebbe guastato — anzi, avrebbe permesso di apprezzare di più l’intera storia. Hai suddiviso il testo in paragrafi caratterizzati da font diversi per suggerire la varietà e la frammentarietà dei sogni, un effetto che nell’insieme mi sembra troppo caotico. Secondo me una maggiore trasparenza stilistica renderebbe la tua storia ancora più interessante: che, specifico, credo abbia molto da dare e sia davvero preziosa! Insisto sulla questione stilistica proprio perché il contenuto c’è, è ricco ed evocativo. L’ambiente e l’atmosfera che hai creato sono molto inquietanti, fanno molto Shutter Island, un film che adoro. La cosa che mi è piaciuta di più è il fatto che i personaggi presenti nei sogni siano sempre gli stessi che tornano continuamente, rievocando una sorta di eterno dejà-vu. Anche i nomi che hai inventato (Perdinci, R. E. M, Ultimo Miglio) mi sono piaciuti da matti! Ho letto questa storia con molto piacere, se fosse stata un po’ più lunga e avesse dato maggiore spazio ai personaggi me ne sarei proprio innamorata!P.S Si scrive Edimburgo, senza la “n”. 



    Totale: 38/45





    ciao! che dire, sono contenta della posizione, considerando che la storia era stata scritta per un altro contest. a essere sincera, ero molto indecisa sulla sua partecipazione, ma alla fine ho preso la decisione giusta.
    per quanto riguarda lo stile non posso fare molto, o meglio, io ci provo ma è difficile accontentare tutti. alla fine credo che rimarrà questo: un po' pasticciato, qualche idea brillante e un lessico più o meno azzeccato [SM=g27987]
    rendere la storia confusionaria e frammentata era il mio intento. sono d'accordo sull'uso improprio dei vari font (visto il caos che si è creato con l'impaginazione) per rimarcare i vari sogni - indotti e non.
    il titolo è sempre un parto ma questo mi è piaciuto subito perché è proprio ciò che fa thomas, è definitivo. lui sceglie denzel sopra ogni cosa. perché è giusto così, perché glielo deve, perché alla fine vuole stare con lui. a mio avviso un altro avrebbe stonato, ma qui entra in gioco il gusto personale.
    con i personaggi hai fatto centro. thomas è un signor nessuno a cui hanno tolto tutto per impiantargli una nuova personalità. lui ha resistito finché ha potuto, ma sei anni sono lunghi da trascorrere imprigionati nella realtà fittizia data dal farmaco. reagisce agli stimoli esercitati dai sogni secondo quello che ne è rimasto della sua coscienza: denzel. lui è l'asso nella manica che ricopre vari ruoli. la presenza di denzel va ben oltre perché costringe letteralmente thomas a prendere una posizione verso il crimine commesso e diventa giudice, giustiziere e giustiziato.
    asper invece è l'avatar inventato dal farmaco, il mezzo attraverso il quale thomas avrebbe dovuto redimersi e cambiare. la realtà che avrebbe trovato al suo risveglio.
    la dottoressa cooper rappresenta il carceriere quindi è per forza un personaggio negativo [SM=g27990]
    devo riconoscere che è stata una vera chicca riproporre i vari personaggi in vesti diverse. non solo ho limitato i soggetti ma anche sulla caratterizzazione [SM=g27988]
    la vera sorpresa è stata leggere il giudizio più che positivo sul parametro del tema da te proposto. ho dedicato molto tempo alla ricerca delle citazioni giuste che rappresentassero appieno il mio pensiero e ciò che la storia voleva suggerire.
    mi fa piacere che la storia nel suo complesso ti sia piaciuta. la brevità è dovuta al mio ridurmi sempre all'ultimo minuto.
    grazie infinite per il tuo giudizio che mi piacerebbe ricevere come commento alla storia.
    se hai altri dubbi chiedi pure. buon tutto, [SM=g28003]
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    15/02/2020 22:59
     
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    Eccomi!

    Ahia, allora aspetto che ti passi la febbre e intanto ti metto i biscotti da parte! ❤

    Esatto, esatto; appartenendo al genere horror Resident Evil soffre di un approccio abbastanza superficiale dai più, per cui molti aspetti della caratterizzazione dei personaggi si perdono per strada.
    Sono contenta d’essere riuscita a raccontare qualcosa in più su questa coppia, per cui grazie ancora, sei stata molto gentile.

    Per le storie, se per te va bene, ti lascio tre link qui sotto - fandom Resident Evil, così rimaniamo in tema. Fammi sapere se ci sono problemi, grazie mille! 😀


    efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3681972&i=1

    efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3644251&i=1

    efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3877042&i=1





    [Modificato da DamadiSangue 15/02/2020 22:59]
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    Giudice*****
    15/02/2020 23:09
     
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    Freya, nessuno mette in dubbio la puntualità e l'accuratezza della tua valutazione: ci hai lavorato molto e si vede!
    Umile lettrice perchè, semplicemente, non sono io il giudice e so bene che non dovrei esprimere opinione (non ho scritto per "usurpare" il tuo ruolo). Se mi sono sentita di farlo è perchè ho trovato alcune delle cose scritte a Kim davvero troppo forti (oltre che, dal mio soggettivo punto di viata, non meritate). Il tuo intento di voler fare una critica costruttiva c'è, lo affermi chiaramente, ma non è ciò che risulta esternamente.
    Non critico il tuo modo di giudicare, ma il tuo modo di esprimere la critica.
    La mia valutazione posso ritenerla costruttiva, quella di Kim secondo me non lo è stata. E mi dispiace, ma se vedo un'autrice che apprezzo molto demolita così, decido di dire la mia. Non posso fare finta di non aver letto.
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    Giudice*****
    16/02/2020 10:37
     
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    Re: Re:
    Raffyloveantonio Uwetta, 15/02/2020 20.33:




    ciao! che dire, sono contenta della posizione, considerando che la storia era stata scritta per un altro contest. a essere sincera, ero molto indecisa sulla sua partecipazione, ma alla fine ho preso la decisione giusta.
    per quanto riguarda lo stile non posso fare molto, o meglio, io ci provo ma è difficile accontentare tutti. alla fine credo che rimarrà questo: un po' pasticciato, qualche idea brillante e un lessico più o meno azzeccato [SM=g27987]
    rendere la storia confusionaria e frammentata era il mio intento. sono d'accordo sull'uso improprio dei vari font (visto il caos che si è creato con l'impaginazione) per rimarcare i vari sogni - indotti e non.
    il titolo è sempre un parto ma questo mi è piaciuto subito perché è proprio ciò che fa thomas, è definitivo. lui sceglie denzel sopra ogni cosa. perché è giusto così, perché glielo deve, perché alla fine vuole stare con lui. a mio avviso un altro avrebbe stonato, ma qui entra in gioco il gusto personale.
    con i personaggi hai fatto centro. thomas è un signor nessuno a cui hanno tolto tutto per impiantargli una nuova personalità. lui ha resistito finché ha potuto, ma sei anni sono lunghi da trascorrere imprigionati nella realtà fittizia data dal farmaco. reagisce agli stimoli esercitati dai sogni secondo quello che ne è rimasto della sua coscienza: denzel. lui è l'asso nella manica che ricopre vari ruoli. la presenza di denzel va ben oltre perché costringe letteralmente thomas a prendere una posizione verso il crimine commesso e diventa giudice, giustiziere e giustiziato.
    asper invece è l'avatar inventato dal farmaco, il mezzo attraverso il quale thomas avrebbe dovuto redimersi e cambiare. la realtà che avrebbe trovato al suo risveglio.
    la dottoressa cooper rappresenta il carceriere quindi è per forza un personaggio negativo [SM=g27990]
    devo riconoscere che è stata una vera chicca riproporre i vari personaggi in vesti diverse. non solo ho limitato i soggetti ma anche sulla caratterizzazione [SM=g27988]
    la vera sorpresa è stata leggere il giudizio più che positivo sul parametro del tema da te proposto. ho dedicato molto tempo alla ricerca delle citazioni giuste che rappresentassero appieno il mio pensiero e ciò che la storia voleva suggerire.
    mi fa piacere che la storia nel suo complesso ti sia piaciuta. la brevità è dovuta al mio ridurmi sempre all'ultimo minuto.
    grazie infinite per il tuo giudizio che mi piacerebbe ricevere come commento alla storia.
    se hai altri dubbi chiedi pure. buon tutto, [SM=g28003]



    Ciao Uwetta! Fai bene, non devi accontentare gli altri, ma te stessa quando scrivi! Mi fa piacere di aver fatto centro coi personaggi e sì, mi hai tolto ogni dubbio. Ti lascio il giudizio, grazie per la partecipazione!




    DamadiSangue, 15/02/2020 22.59:

    Eccomi!

    Ahia, allora aspetto che ti passi la febbre e intanto ti metto i biscotti da parte! ❤

    Esatto, esatto; appartenendo al genere horror Resident Evil soffre di un approccio abbastanza superficiale dai più, per cui molti aspetti della caratterizzazione dei personaggi si perdono per strada.
    Sono contenta d’essere riuscita a raccontare qualcosa in più su questa coppia, per cui grazie ancora, sei stata molto gentile.

    Per le storie, se per te va bene, ti lascio tre link qui sotto - fandom Resident Evil, così rimaniamo in tema. Fammi sapere se ci sono problemi, grazie mille! 😀


    efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3681972&i=1

    efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3644251&i=1

    efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3877042&i=1








    Nessun problema per le storie proposte. Grazie per i biscotti 😂



    GiuniaPalma, 15/02/2020 23.09:

    Freya, nessuno mette in dubbio la puntualità e l'accuratezza della tua valutazione: ci hai lavorato molto e si vede!
    Umile lettrice perchè, semplicemente, non sono io il giudice e so bene che non dovrei esprimere opinione (non ho scritto per "usurpare" il tuo ruolo). Se mi sono sentita di farlo è perchè ho trovato alcune delle cose scritte a Kim davvero troppo forti (oltre che, dal mio soggettivo punto di viata, non meritate). Il tuo intento di voler fare una critica costruttiva c'è, lo affermi chiaramente, ma non è ciò che risulta esternamente.
    Non critico il tuo modo di giudicare, ma il tuo modo di esprimere la critica.
    La mia valutazione posso ritenerla costruttiva, quella di Kim secondo me non lo è stata. E mi dispiace, ma se vedo un'autrice che apprezzo molto demolita così, decido di dire la mia. Non posso fare finta di non aver letto.



    Avevo frainteso il tuo discorso sull'umiltà (la frase del tuo precedente messaggio era ambigua), mi spiace, e ho risposto in base a quello che avevo interpretato. Sul discorso relativo alle critiche costruttive la penso così, è inutile che mi ripeta.
    Comunque Giunia, "Non ho scritto per usurpare il tuo ruolo"? Ho detto che hai usurpato il mio ruolo? Non mi sembra, per di più non mi sognerei mai di dire una cosa del genere a qualcuno. Perché stiamo parlando del forum di EFP. Non di lavoro.
    "Se vedo un'autrice che apprezzo molto demolita così"? Non ho demolito Kim, ho giudicato la sua storia, che è diverso. Non ho espresso solo pareri negativi e non ho postato il giudizio sul sito. Di cosa stiamo parlando, quindi? Del risultato di un contest che rimarrà in questa discussione? Attenzione, veramente, perché demolire è tutt'altra cosa. Se non ti è piaciuto il mio modo di giudicare pazienza, ma sarebbe più utile parlare di questo con la diretta interessata. Davvero, ne stai facendo una questione di stato quando non ce n'è motivo.





    Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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    Giudice****
    16/02/2020 10:49
     
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    Ciao Freya, ti ringrazio tanto per la valutazione bella e dettagliata che gradirei ricevere come recensione.
    Non ti nascondo di essere molto soddisfatta del giudizio, considerando che la storia non era stata scritta appositamente per questo contest.
    Ciò che mi fa più piacere è sapere che ti è piaciuta la mia Astoria: ho sempre pensato che ci sarebbe voluta una persona al tempo stesso forte e dolce per stare accanto a un giovane uomo che usciva distrutto dalla guerra - Draco è più che altro distrutto a livello emotivo e ci vorrà del tempo prima che possa diventare l’uomo che immagino sarà da esempio per Scorpius. Ho riso come una scema alla menzione di Ron, ahah! Dai, non è così male in fondo, no?
    Sono anche d’accordo con te sulla caratterizzazione di Draco, forse ho accelerato un po’ troppo i tempi riguardo ai suoi ringraziamenti.
    La frase riguardante il giardino di casa Greengrass è stata riscritta mille volte e la stravolgerò nuovamente appena sarà possibile.
    Riguardo allo stile, ci sto lavorando... pian piano divento più soddisfatta dei miei scritti, ma mi fa piacere che per intanto sia al tempo stesso lineare e contenuto.
    Complimenti ai podisti!
    Kim WinterNight
    [Non Registrato]
    16/02/2020 11:38
     
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    Ognuno può esprimere il proprio parere come vuole, giusto?
    Quindi basta dire "per me" e "secondo me" e si è salvi e perfetti, intoccabili!
    Se io vado da una persona e le dico "secondo me dovresti morire", la mia è SOLO un'opinione, non un isulto, perché ho usato "per me".
    Cavoli, ecco dov'era l'inghippo, sai che non ci avevo pensato?
    Grazie per avermi illuminato.

    Posso accettare ogni critica che mi viene mossa, se questa viene detta in maniera educata.
    Ti faccio notare che le stesse identiche cose che mi hai detto, con la stessa sincerità, le avresti potute dire in un altro modo.
    Inoltre, dire a una persona che la sua storia non dovrebbe essere proprio proposta a un pubblico in generale, figuriamoci a un contest (che errore madornale ho fatto!), è veramente giusto, hai ragione, sono cose perfette, vanno bene così, convinta e contenta tu, contenti tutti.
    Sì, hai proprio ragione, non avrei dovuto proporla al tuo contest, mi dispiace davvero di aver partecipato e di aver dato la mia storia in pasto a una persona che vorrebbe che io non l'avessi mai pubblicata perché "fa piangere" o che la riscrivessi da capo in base alle sue precise idee e al suo modo di vedere.

    Se la mia storia ti è indigesta, nessuno può discutere, ma bastava esprimerlo in un altro modo.

    Parli tanto di sensibilità, di persone che potrebbero rimanere profondamente ferite dal mio racconto irrealistico, ma la tua valutazione manca totalmente di tatto e, per riprendere proprio le tue parole, non è un robot che ti scrive. Ogni persona mette impegno in ciò che scrive, partecipa ai contest per mettersi in gioco e ricevere dei pareri, così come un giudice fa il giudice per svago e passione, almeno credo.
    Quindi se una storia non piace o ha delle cose che al giudice non vanno giù, questo lo deve dire, ma sempre ricordandosi che l'altra persona è una PERSONA, che scrive perché ha passione, ha ispirazione e ha voglia di farlo.
    Alcune delle cose che ho scritto nella storia mi sono state raccontante PROPRIO così, ho ripreso esattamente i toni di chi ci sta dentro e di chi lo vive in prima persona, e sai, non sempre la gente vive i drammi con la sola voglia di suicidarsi, senza mai sdrammatizzare o mettendo da parte il proprio senso dell'umorismo.
    Ogni vicenda, ogni cosa, viene vissuta dalle persone in maniera diversa, e ti assicuro che c'è anche chi le vive come Cosimo, chi ci scherza su o chi ci formula pensieri che hanno del raccapricciante e che a volte fanno ridere.
    Il padre è uno stereotipo? Magari fosse come dici tu... tutto ciò che dice e fa quest'essere è tratto dalla vita vera di persone che conosco e mi stanno attorno.
    Quando scrivo mi lascio sempre ispirare dalla realtà, e mi rendo conto che spesso la realtà è proprio così, non come ci si aspetta che venga raccontata in delle storie o delle fanfiction.

    Detto questo, a me va bene la tua accuratezza, mi va bene che tu abbia un punto di vista diverso dal mio, mi va bene che la storia non ti sia piaciuta e tutto il resto.
    Io, personalmente, l'avrei espresso in maniera diversa.
    E non mi permetterei mai di dire a una persona che non dovrebbe proporre una sua storia a un contest o a un pubblico in generale, perché EFP serve proprio per confrontarsi. Io leggo moltissimo sul sito e trovo autori che spesso sono scoraggiati o che a mio parere hanno delle migliorie da fare, ma glielo faccio notare con educazione e li sprono a continuare a mettersi in gioco, a non arrendersi e a continuare a migliorare se lo desiderano.

    Ma forse il mio parere non conta perché io non sono una giudice, vero?
    Però GiuniaPalma lo è, ed è intervenuta perché sa esattamente cosa significa. Ha sempre detto le cose con sincerità nei suoi giudizi, ma non ha mai usato il modo che hai usato tu con me.
    E questo certamente non fa di lei una giudice falsa o incapace di esprimere giudizi costruttivi e accurati.

    Comunque, niente, chiudiamola qua perché a me discutere per queste cose non piace affatto.
    Se tu sei sicura che il ruolo di giudice vada ricoperto in questo modo, io non sono assolutamente nessuno per impedirtelo.
    Starà a me evitare di iscrivermi a prossimi contest organizzati da te, anche se ancora sono curiosa di vedere come andrà "Scritto tra le note"!
    Tutto questo non toglie niente al rispetto e alla stima che ho di te come autrice, ma purtroppo non riesco ad apprezzarti come giudice.
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    Post: 711
    16/02/2020 12:00
     
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    Mi rendo conto di non c'entrare nulla con questo contest, ma siccome ogni tanto mi piace dare un'occhiata anche agli eventi a cui non partecipo in prima persona e trattandosi in questo caso di una discussione pubblica, mi permetto di esprimere il mio pensiero. Io ho letto a suo tempo la storia di Kim, nella mia recensione l'ho resa partecipe delle mie osservazioni, ma non è questo il punto. Il punto è che non trovo né salutare né di nessuna utilità pratica il demolire una storia e, va da sé, l'autore che in questa storia si rispecchia e che da essa si sente in qualche modo rappresentato. A parte che nessuno di noi, qui, possiede l'autorevolezza necessaria per esprimersi in maniera così radicale, addirittura sostenendo che la storia in questione non dovrebbe essere proposta né a un contest né a un pubblico di lettori, non sono del parere che demolire sia il necessario presupposto per aiutare l'altro a migliorare. L'unico messaggio che il destinatario percepisce sono l'aggressione e l'irrisione, che non predispongono certo a una riflessione costruttiva. E' chiaro che se uno mi urla in faccia non mi trovo nelle condizioni ideali per ascoltare: sono troppo impegnato a difendermi e magari a ricambiare con gli interessi.
    Né trovo che buttare in faccia all'altro tutto quello che si pensa possa essere in ogni caso giustificato con la sincerità: c'è modo e modo, che non vuol dire trattare sempre l'altro con i guanti sterili, ma con un minimo di rispetto, quello sì. Altrimenti, anche EFP rischia di trasformarsi in uno di quei salotti televisivi dove si fa della polemica urlata e basta.
    In buona sostanza. Freya, il senso del mio messaggio è: se una valutazione come quella che hai proposto a Kim fosse stata formulata su uno dei tuoi scritti, tu come ti sentiresti?
    Certo, in un secondo momento può subentrare la riflessione, lo sguardo critico, ma l'effetto immediato, lì per lì, è di un sonoro schiaffone.
    Scusate l'intromissione, ma anch'io non potevo far finta di non aver visto e voltarmi dall'altra parte.
    [Modificato da yonoi. 16/02/2020 12:23]
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