| | | OFFLINE | | Post: 2.167 | Giudice***** | |
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14/02/2020 17:50 | |
Decima classificata: Painkiller
di KimWinterNight
Stile: 6/10
Lo stile di questa storia presenta diversi problemi. Il più evidente è l’inadeguatezza del registro linguistico in relazione al genere principale della storia. Ci sono diverse scelte lessicali e dialoghi che non hanno nulla di drammatico, anzi, e che generano un effetto grottesco e/o surreale a seconda dei casi. Cosimo, il tuo protagonista, esprime il proprio dramma di una vita segnata costantemente dal dolore: la sua situazione familiare è tragica, la madre lo ignora, il padre lo rende vittima di ripetuti abusi perché non ne accetta l’omosessualità, il lavoro non c’è, le “amiche” sono lontane. Per usare un eufemismo, Cosimo se la passa malissimo, quindi io da lettrice vedendolo parlare di sé stesso come un “servo della gleba” o definire “orco” il padre rimango spiazzata. Credo che termini lessicali come questi sarebbero più appropriati in una storia comica o parodica. Queste scelte rimandano all’intento di Cosimo di sdrammatizzare sulla sua situazione, ma ti assicuro che stridono da morire in questo contesto, io al tuo posto avrei usato termini analoghi privi di sfumature ambigue. Ti riporto alcuni esempi, in alcuni l’effetto straniante è lieve, in altri decisamente più forte.
Stavo dando da mangiare ai miei gatti quando l’orco arrivò al mio cospetto Ancora le grida animalesche di quei due rimbombavano nelle mie orecchieLa mia unica speranza risiedeva nel pensiero che il giorno seguente avrei rivisto Enea; il solo posare gli occhi su di lui e sentirlo blaterare con i clienti mi bastava per essere un po' meno depresso e triste.In quegli ultimi giorni mio padre mi aveva fatto impazzire, sfruttandomi come un servo della gleba e gridandomi contro gli insulti più brutti e cattivi che un essere umano potrebbe immaginare. Ero stremato, non ce la facevo più. [Qui Cosimo mi ha fatto pensare a una macchietta tragicomica in un episodio di Mr.Bean, non certo a un ragazzo che soffre profondamente; “brutti e cattivi” è scontatissimo, più indicato per un bambino piccolo che punta il dito contro i fratelli maggiori, ad esempio, non per un padre omofobo che umilia il figlio. Te lo dico per farti rendere conto che l’effetto ottenuto, almeno con me, è stato l’opposto di quello che avrebbe dovuto essere.]«Pezzo di merda, che cosa stavi aspettando? Eh? Allora... portaci un tè, un caffè...» strillò mio padre, utilizzando un tono lamentoso che pareva quasi una cantilena. / Mi venne da ridere e piangere insieme. Avrei dovuto aspettarmelo: non aveva neanche la decenza di venire a casa per chiedermi qualcosa, ormai si affidava al servizio a domicilio completamente ideato da lui. E io, ovviamente, ero il fattorino nonché cuoco della sua deplorevole azienda. «Ma...» tentai di protestare. / «Un cazzo! Muoviti, che io e i miei amici abbiamo bisogno di energie per lavorare! Visto che tu non fai niente dalla mattina alla sera, questo è il minimo!» gridò, per poi buttare giù il telefono e lasciarmi a bocca aperta. [...] Sospirai e mi diedi da fare per preparare le ordinazioni per lui e i suoi amici dinosauri. Chiunque altro mi avrebbe preso per pazzo, visto che avevo rifiutato di andare a pranzo con l'uomo che mi piaceva, ma nessuno poteva immaginare che cosa si celava nella mia miserabile vita.Presi a raccontargli la mia situazione, infarcendola di aneddoti raccapriccianti e riportando tutte le orribili parole che mi sentivo dire ogni singolo giorno della mia vita da quando ero nato. Se l'orco mi avesse visto in quel momento, mi avrebbe certamente deriso e insultato, facendomi notare che un uomo non deve mai piangere e che io non ero altro che un frocio inutile e senza palle. [Qui in particolare i pensieri di Cosimo risultano completamente fuori luogo e grotteschi in relazione all’atmosfera romantica, avresti fatto meglio a usare altri termini per rendere l’idea, come ad esempio un semplice “mio padre” o “facendomi notare che un uomo non deve mai piangere, che io non ero un uomo, ma soltanto un essere inutile” per restare in linea con la visione mentale del suddetto padre.]«Se lui mi vedesse ora, se lui mi... lui mi direbbe che...» mi lamentai, affondando il viso nel tessuto ruvido della sua giacca a vento.«Shh, non importa» mi rassicurò Enea, cullandomi ancora e accarezzandomi piano sul capo. / «Mi direbbe che sono un frocio schifoso che non sa neanche... neanche ingravidare una femmina fertile...» proseguii, sempre più preda della mia stessa disperazione. [ Stesso discorso di prima, la battuta di Cosimo secondo me distrugge l’atmosfera romantica, è fuori luogo. Il padre di Cosimo, per come è stato caratterizzato, mi fa già ridere di suo. Quindi leggere le sue parole sulle labbra di Cosimo in un momento romantico-drammatico come questo è stato particolarmente spiazzante. Al tuo posto, se avessi proprio voluto mantenere la battuta di Cosimo, gliel’avrei fatta soltanto pensare, oppure gliel’avrei fatta dire con altri termini. Trascorsi la settimana a lavorare per il mostro, distruggendomi le ossa e la dignità. [Sono termini troppi forti, stiamo parlando di faccende domestiche, non di un lavoro in miniera. Va bene che Cosimo viene sfruttato e maltrattato dal padre, un essere orribile che chissà cosa gli farà trovare nel bagno — e qui forse da maniaca dell’igiene potrei concederti quel “distruggendomi la dignità”, sono seria — ma davvero, io una definizione così forte la ritengo adatta per altre circostanze.
Per tutta la lettura, salvo in alcuni, rari casi, i pensieri e le battute di Cosimo e di suo padre mi sono sembrati ridicoli, ben lontani dall’esprimere dramma. In secondo luogo per tutto il testo si susseguono altre scelte lessicali che non mi sembrano le più felici per esprimere quello che volevi. Ma le scelte lessicali non sono l’unica nota che trovo poco convincente. La lettura non scorre sempre in maniera fluida, soprattutto nelle descrizioni di oggetti e persone. Ti riporto alcuni esempi: Ero rimasto incantato dal modo in cui la parola prendeva forma e si srotolava tra le sue labbra [“scioglieva” secondo me è una scelta più elegante], prendendo una cadenza particolare per via dell'accento romagnolo che contraddistingueva la parlata dell'uomo. [semplicemente “che ne contraddistingueva la parlata” — visto che si parla sempre di Enea — per evitare d’ingarbugliare il periodo.]non riuscivo più a stare fermo lì e a farmi penetrare dai suoi occhi. [per gusto personale “penetrare” non mi piace minimamente, opterei per una definizione più elegante.]Ancora le grida animalesche di quei due rimbombavano nelle mie orecchie [“le grida animalesche rimbombavano ancora nelle mie orecchie” suonerebbe meglio, anche perché un’impostazione di questo tipo, con “ancora” all’inizio, la vedo più adatta in un testo poetico o comunque in una narrazione che presenta un registro aulico-solenne.]Avevo un sacco da fare già per i fatti miei, non avevo alcuna voglia di stare appresso anche a quei due [“appresso a qlcn” appartiene a un registro informale, l’avrei giustificato in un dialogo, dove l’uso di certe espressioni ha uno scopo preciso, non all’interno della voce narrante; in questo caso “non avevo alcuna voglia di pensare a loro” mi sembra più adatto per il tono che dovrebbe avere la narrazione.]La donna rimase a rompere per almeno un quarto d’ora [stesso discorso di prima, “rompere” è una forma dialettale, secondo me sarebbe meglio sostituirla con “rimase a dar fastidio” o altre scelte simili].
In generale ho notato una scarsa cura formale su più fronti, una revisione del testo prima di pubblicare avrebbe senz’altro aiutato.
Titolo: 5/5
Molto bello e appropriato alla storia, in questo caso averlo preso in prestito da una canzone è stata la scelta migliore: non poteva essere che lui quello giusto! Hai fatto bene anche a non tradurlo, la resa in italiano sarebbe stata meno incisiva. Questo è un titolo diretto, deciso, in grado di sintetizzare su di sé il ruolo del tuo co-protagonista e il senso di tutta la storia, complimenti!
Caratterizzazione personaggi: 7/15
Non è solo lo stile a darmi un’impressione di scarsa cura, anche i personaggi presentano diversi problemi. Parti dal presupposto che il valore numerico del punteggio che ti ho assegnato praticamente lo fa — quasi — soltanto Enea, l’unico che salvo. Il padre di Cosimo è il peggio del peggio, forse il personaggio più deludente che mi sia mai stato proposto in un contest. Non ha caratterizzazione, è una vera e propria macchietta che incarna lo stereotipo del padre omofobo, misogino, ottuso e mentalmente retrogrado. Mi dilungherò molto per spiegarti il mio punto di vista. Parto dal protagonista. Cosimo è un ragazzo italiano di appena trent’anni, umile, sensibile, amante della vita in tutte le sue forme — d’altra parte è profondamente pessimista, incapace di vedere la più piccola scintilla di luce nella vita di tutti i giorni, tanto che non osa nemmeno avere aspettative e sogni. Cosimo non vive le sue giornate, ma si lascia passare assieme al tempo. Questo è dovuto al fatto che non si sente accettato e i genitori lo trattano come se fosse sbagliato. La sua omosessualità è vista dal padre come una malattia, qualcosa da denigrare e reprimere. Cosimo è una vittima che vive una non-vita fatta di dolore. Tutto questo, unito alla sua timidezza, l’ostacola nell’aprirsi alla società, sia a livello di rapporti interpersonali che lavorativi. Sei riuscita a far emergere cause e conseguenze del suo modo d’essere. La sua paranoia, difatti, scaturisce proprio dall’inferno quotidiano in cui vive; “Sicuramente anche lui è un mostro”/”Sicuramente anche lui viene trattato male dalla moglie” e frasi simili si susseguono spesso nel testo, perché Cosimo non crede più nella bontà e nella gentilezza altrui. Il personaggio è approfondito, ma ci sono diversi aspetti che non mi hanno convinta e che mi sembrano irrealistici. Ho immaginato che Cosimo, troppo ferito e sfiduciato, non riuscisse a ribellarsi ai genitori e a reagire anche di fronte ai ripetuti incoraggiamenti delle “amiche” perché in certi casi le parole non bastano. Eppure quando incontra Enea sono sufficienti frasi del tipo “Meriti di meglio, non farti trattare così, reagisci” per fargli prendere le redini in mano. Sul serio, la cosa appare troppo semplicistica. Se a Cosimo è bastato semplicemente sentirsi dire queste cose, possibile che abbia dovuto aspettare fino ai trent’anni per reagire? Ho immaginato che Cosimo avesse trovato la spinta giusta perché incoraggiato dall’uomo di cui si è innamorato, però il tutto si risolve comunque in maniera troppo irreale e sbrigativa, a prescindere dall’ascendente di Enea su Cosimo. La scena della “svolta” è trattata in poche righe, il tutto avviene troppo velocemente e in maniera superficiale. Cosimo non mi è piaciuto, ma di questo te ne parlerò nel gradimento personale. Fatta questa premessa, necessaria a spiegarti quanto segue, Cosimo non sembra affatto un trentenne, a me ha ricordato un dodicenne. Al di là della condizione disagiata in cui ha vissuto tutta la vita, penso che i suoi atteggiamenti, le sue paranoie e la sua ingenuità rimandino più alla maturità di un adolescente.
Potevo ancora sentire le sensazioni che avevo provato tra le sue braccia, non avrei mai creduto che proprio io sarei finito a farmi consolare da un uomo sconosciuto che aveva molti anni in più di me, un uomo che mi piaceva da impazzire e a cui non sarei mai interessato da quel punto di vista. [com’e possibile che Cosimo sia così cieco di fronte all’evidenza? Enea è piuttosto esplicito nel manifestargli particolari attenzioni, attenzioni che un amico non dà. Per certe cose non serve alcuna esperienza, non è possibile che di fronte a un uomo che lo abbraccia e lo accarezza Cosimo escluda di potergli interessare. Lo trovo irrealistico.]
Penso avresti fatto meglio a trattare di un adolescente, perché le sue paranoie e le sue insicurezze sarebbero quantomeno sembrate più credibili. Passiamo al padre. Il padre di Cosimo (non ha nemmeno un nome!) è una macchietta stereotipata, troppo surreale. Non c’è una ragione del perché si comporti così. Picchia, insulta, sfrutta e umilia il figlio e noi dobbiamo prenderlo così com’è. È davvero deludente.
Stavo dando da mangiare ai gatti quando l'orco arrivò al mio cospetto. Era in compagnia di uno dei suoi amici e stava portando fuori oscenità irripetibili. / «Guarda questa merda, guarda! Non ha nemmeno mai scopato con una femmina, che schifo! Non ti vergogni?» mi si rivolse, battendo il piede per terra con rabbia. [...]«Che fallito... che fallito! E adesso, merda, vai a prendermi da bere e da mangiare. E anche per il mio amico. Due caffè e del pane farcito. Vai! Che cazzo aspetti?» sbraitava, guardandomi con odio e disprezzo. «Non hai niente da dire, testa di cazzo? Non hai niente da dire? Eh? Dove cazzo eri? Ah, non è che finalmente ti sei deciso a ingravidare una femmina? Ma no, figurati... uno come te, uno come te queste cose non le sa fare... non sai neanche usarlo, eh? Credi davvero che serva solo per pisciare, coglione? Questa me la paghi, me la paghi! Ti metto io a lavorare, devi recuperare quello che non hai fatto oggi!» [...]Lo lasciai fare finché non fu stanco e decise di andarsene, continuando a bestemmiare e a chiedere a gran voce perché una disgrazia simile fosse capitata proprio a un brav'uomo come lui.” [...] Ormai urlava frasi sconclusionate, non riuscivo neanche più a capire ciò che diceva. Come una furia, si scagliò contro la mia auto e cominciò a prenderla a calci e pugni, producendo dei versi animaleschi che mi fecero venire i brividi.Quando ne ebbe abbastanza, mi sorrise maligno e affermò: «Così non andrai più da nessuna parte, merda schifosa!».
Dovrebbe sembrare drammatico? Di drammatico, secondo me, c’è solo il modo in cui è stato caratterizzato questo personaggio. Purtroppo persone come lui che dicono e fanno certe cose esistono veramente, ma la maniera in cui lo racconti priva il personaggio di ogni briciolo di realismo. Dovrebbe suscitare disgusto, invece è soltanto ridicolo in un modo che fa piangere. Il padre di Cosimo ha problemi con l’alcol? Si droga? Ha disturbi mentali? Ha subito dei traumi? Perché per lui le donne sono solo “femmine fertili da ingravidare” e l’omosessualità è una malattia? C’è sempre una ragione (o ragioni) che porta ad avere certi atteggiamenti e certe ideologie, una ragione collegata all’ambiente in cui si vive e si cresce, nonché alle esperienze vissute. Avresti dovuto lasciar trapelare almeno qualche indizio, fornire un minimo di background in più in grado di rendere realistico l’intero personaggio. Davvero, sarebbe bastato poco. Passo a Enea, l’unico personaggio che mi è sembrato quantomeno realistico. Un nome così importante a primo impatto mi ha fatto pensare di essere finita in un film di Verdone (Achille De Bellis e simili insegnano), dove la scelta di certi nomi rimanda appunto a un chiaro intento parodico, però questo è il meno, davvero. Anzi, da un lato ho apprezzato la scelta di questo nome così particolare, credo tu l’abbia compiuta di proposito per avvertire il lettore che non avrebbe avuto a che fare con una personaggio ordinario. Si vede chiaramente, leggendo, che hai pensato con grande attenzione al tuo Enea. Ne descrivi l’aspetto, il modo di parlare e persino di ridere. Di lui ci fai conoscere non solo il suo presente ma anche il suo passato, quando racconta a Cosimo di suo padre e del fratello Ruggero. Il suo è un personaggio pensato sicuramente con maggiore cura. All’inizio è solo un bell’uomo che ci sa fare con i clienti, poi si ha modo di conoscerlo sempre più a fondo attraverso gli occhi di Cosimo. Enea ha una personalità forte e decisa, si è “fatto da solo” allontanandosi da una realtà familiare disastrata e iniziando a lavorare in proprio quand'era molto giovane. Qualcun altro al suo posto sarebbe finito in depressione per la tragica morte del fratello e non sarebbe riuscito ad andare avanti, invece lui ha reagito e ha lottato per ottenere la propria indipendenza. Ha sofferto profondamente ed è proprio per questo che sorride tanto ed è sempre così ottimista di fronte ai piccoli problemi quotidiani — ha imparato a tenere a bada il dolore e a capire cosa conta davvero. Tutto questo emerge chiaramente dal testo. Enea sembra il classico simpaticone un po’ pagliaccio che fa bene all’umore, però questa è solo una facciata: è anche un attento osservatore e ascoltatore, un uomo molto sensibile e con un forte senso di giustizia, tutti aspetti che si scoprono progressivamente mano a mano che lui e Cosimo imparano a conoscersi. Per quanto possa sembrare una scelta banale, a me è piaciuto il fatto che a Enea Cosimo ricordi Ruggero — rende più credibile e significativo l’attaccamento particolare che Enea sviluppa per lui. Enea ha un atteggiamento realistico nel corso della storia dall’inizio alla fine. Tra lui e Cosimo ci sono circa trent’anni di differenza, iniziare una relazione con queste premesse può avere conseguenze dolorose. Enea ne è consapevole e giustamente esprime le proprie paure, per me ha senso che con i suoi sessant'anni sia lui a porsi il problema per primo. L’unica cosa che m’inquieta vagamente è il fatto che Enea scoppi a ridere nel finale, quando Cosimo gli racconta l’incivile reazione del padre alla notizia della sua assunzione di lavoro. Insomma, fossi stata in Enea, gli avrei detto di scappare all’istante da quella casa e da quella famiglia, perché avrei seriamente temuto per l’incolumità del mio compagno. Ma forse Enea, che conosce meglio di me Cosimo, ha capito che ormai lui avrebbe saputo difendersi da solo. In sintesi: ho trovato pessimo il padre di Cosimo, mediocre Cosimo, ben caratterizzato Enea.
Sviluppo del tema: 2/5
Hai mostrato sia la fase di stallo che quella del cambiamento di Cosimo, generato dall’arrivo di Enea nella sua vita. Parlare di originalità è superfluo, nel senso che a me interessa più che altro vedere come è stata sviluppata la tematica, non tanto il “cosa”. Il problema è che Cosimo non prende realmente in mano la sua vita, lascia che sia qualcun’altro a farlo al posto suo: Enea. Il cambiamento non parte minimamente da lui. Non voglio ostracizzare le persone più fragili che non ce la fanno a reagire da sole, sia chiaro. Avevo anche dato carta bianca sullo sviluppo del tema, quindi non eri obbligata a scrivere di un personaggio che impara a reagire da solo: più che altro è il modo in cui hai gestito il tutto a non essermi piaciuto. Ho trovato la rinascita di Cosimo trattata in maniera sbrigativa, irrealistica e superficiale. Peccato, perché il messaggio di speranza che la storia dà - un incoraggiamento a sorridere alla vita e ad amarsi - è molto bello, e avrebbe meritato una resa migliore.
Gradimento personale: 4/10
La tua poteva essere una bella storia. Una storia che insegna a reagire di fronte al dolore, a ribellarsi di fronte all’ignoranza e alla cattiveria altrui. Dico “poteva” perché per quanto mi riguarda hai trattato la tematica delicata dell’omosessualità con superficialità. Sono una persona con un forte senso di giustizia, quindi appoggio totalmente i tuoi Cosimo e Enea, e disapprovo fortemente i loro genitori. Vedere un lieto fine per i tuoi protagonisti mi ha fatto piacere: se lo meritano, è giusto che ognuno abbia il diritto di amare chi vuole ed è assurdo pensare il contrario basandosi sulle differenze biologiche. Bellissimo il modo in cui s’incontrano: ai mercatini, in un contesto di vita quotidiana senza eclatanti colpi di scena o i soliti escamotage dei festini a casa di amici. Stupendo il fatto che siano al tempo stesso molto diversi e molto simili, che imparino a conoscersi poco a poco, per un incontro del tutto casuale. Ho capito la scelta di Cosimo di buttarsi in una relazione con un sessantenne, al di là della frase da cioccolatini “l’amore non ha età” — che comunque è vera —, ho capito il suo punto di vista quando dice “Ho già sprecato gli anni più belli” e apprezzo che finalmente abbia deciso di prendere in mano la propria vita. Cosimo preferisce vivere pochi anni di felicità accanto a Enea piuttosto che privarsene completamente: non solo capisco tutto questo, ma l’approvo. Però, c’è un grande però. Mi dispiace davvero, perché la tua, ripeto, poteva essere una bella storia e lasciare un bel messaggio, ma troppo spesso manca di credibilità. C’è stato un paragrafo in particolare che più fuori luogo di così non si può:
Mi sentivo veramente male, avrei preferito morire piuttosto che recarmi nel capannone in cui l'orco e i suoi amici starnazzavano e non facevano assolutamente niente di concreto e utile. / Appoggiai il cibo e le bevande su un bancone in legno vicino all'ingresso e mi dileguai prima che potessero vedermi e parlarmi. / Se fossi stato più coraggioso, avrei pensato di togliermi la vita. Ma ero un vigliacco anche da quel punto di vista, dovevo farmene una ragione.
Usi “orco” e “starnazzavano” per riferirsi a un padre orribile e ai suoi amici e a breve distanza scrivi “Se fossi stato più coraggioso, avrei pensato di togliermi la vita.”: si passa senza criterio da uno stile più leggero a frasi che esprimono concetti forti, relativi alla tematica delicata del suicidio. Non fa un bell’effetto sentir parlare del suicidio in questo modo. Io ti giuro, Kim, che mi dispiace fortemente sapere che mi hai proposto questa storia. Una storia scritta così, per me, non è da proporre né in un contest né a un pubblico di lettori in generale. Va rivista e riscritta con un approccio più maturo e meno superficiale. Passando a Cosimo, mi fa piacere che abbia trovato la felicità, ma a un certo punto non lo reggevo più. Il modo in cui esternava la sua sofferenza diventava esasperante mano a mano che proseguivo nella lettura. 18 pagine word in cui Cosimo ha ripetutamente pensieri e atteggiamenti vittimistici sono pesanti, molto più di quanto possa trasparire dal mio giudizio. Nonostante tifassi per Cosimo e volessi vederlo stare bene, questo suo insistente piangersi addosso a un certo punto mi è diventato indigesto. Non era necessario calcare così tanto la mano per permettere ai lettori di empatizzare con lui. Per quanto mi riguarda così facendo hai ottenuto l’effetto contrario. Secondo me avresti dovuto riservare una cura maggiore alla tua storia in linea generale.
Stentavo a crederci, ma era successo e io mi ero sentito davvero strano, mi ero sentito ancora più fragile e debole, come se lui e le sue braccia avessero annientato l'ultimo briciolo d'integrità che ancora mi restava.
È una frase estremamente vera, umana, in grado di esprimere in poche parole l’effetto destabilizzante dell’amore. Ed è una frase come questa che voglio ricordare della tua mini-long, assieme al lieto fine per i tuoi protagonisti. Mi sarebbe piaciuto leggere una versione di questa storia profondamente diversa, spogliata di tutti i suoi aspetti infantili e superficiali, in cui l’omofobia, la misoginia, la depressione e il suicidio fossero state trattate con realismo. Sono sicura che mi avrebbe fatto tutt’altro effetto.
Totale: 24/45
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