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[fanfiction e originali] Il mio Babbo Natale segreto

Ultimo Aggiornamento: 20/04/2020 12:47
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Giudice*****
24/02/2020 17:10
 
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Nono posto
Fiore di girasole: Come falene
Grammatica&stile: 15,8/20
"I lavori faticosi e pericolosi spettano a noi uomini. " Dimenticato di chiudere le virgolette, -0,2
"Perché, vedere quel sogno realizzarsi per una di loro, lo rendeva più realizzabile" Qua riscontro dei problemi con le virgole e col fatto che la frase fra esse sia soggetto. Innanzitutto, più chiaramente, non si può separare soggetto da verbo, e in secondo luogo perché o si usa la virgola o la congiunzione, non entrambe. Considero solo quest'ultimo un errore di punteggiatura. -1,5
"Poi ci si accorse che qualcosa non andava" Dato che quello che parla è Andy, bastava il pronome personale si. 0,5
"Quando subito il lavoro dovevano uscire" Dimenticato un dopo, senza il quale la frase non ha senso. -0,5
Nella tua storia si mescolano due diversi punti di vista: uno, quello di chi sta vivendo la tragedia inconsapevolmente, e uno del narratore che sa cosa starà sta succedendo. Visti i due punti di vista molto diversi, è stato rischioso usarli entrambi nella stessa storia, ma ho trovato che, tranne qualche punto minore, sia stata una scelta ben ripagata: la "brillantezza" delle ragazze viene subito evidenziata, senza sapere esattamente di cosa si tratta (lasciando però intuire che non sia nulla di buono), e le reazioni della gente attorno alla giovane coppia serve a evidenziare la tragedia. Che però, dalla mia lettura, non viene fuori fino al penultimo paragrafo, quando il narratore assume il controllo completo della storia. Per il resto, seguendo Emily ed Andy, nulla va a dissipare l'atmosfera speranzosa: il lessico è semplice, quasi anonimo, a riflettere la conoscenza del mondo dei due, (la parte storica viene fuori più dai pensieri dei personaggi che dal modo in cui il testo è scritto, ed è un approccio perfettamente perseguibile) e per questo il testo risulta facile da comprendere. L'ho anche trovato scorrevole, a parte qualche frase in cui a mio parere sono state usate fin troppo le virgole, andando un poco a frammentare il testo.
Questo l'ho trovato in opposizione agli ultimi due paragrafi: il testo, sebbene risulti sempre molto connesso e legato in sé, risulta più secco, più critico rispetto a quanto è accaduto. Questo viene già espresso un po' prima, quando si scopre esattamente cosa fa brillare le ragazze, ma è negli ultimi paragrafi che viene fuori tutta la tristezza della situazione, sia condita dal lessico (paradossalmente, più emotivamente coinvolto nella storia di prima) sia dalle immagini stesse create. La storia diventa più metaforica, allegorica alla fine, e credo che sia il finale perfetto per una come questa.
Punteggio trama e personaggi: 8/8 
Analisi della trama: Il racconto è ispirato a fatti realmente accaduti, che nel decennio immediatamente successivo diedero luogo a un processo ampiamente seguito dai media che portò, seppur in tempi non brevi, al divieto di utilizzo del radio quale componente per tinture o additivo per prodotti destinati al consumo. Per quanto possa sembrare paradossale, all’indomani della sua scoperta il radio, pur trattato con le dovute precauzioni da chi, in ambito scientifico, ne conosceva l’effettiva pericolosità, trovò ampia diffusione e impiego per le sue supposte qualità curative ma anche per il fascino degli “effetti speciali” indotti dalla stessa natura radioattiva. All’epoca, si trovavano in commercio prodotti di ogni sorta contenenti più o meno piccole quantità di radio, dai cosmetici ai dentifrici, dall’acqua minerale alle sigarette, dalle lozioni per capelli ai giocattoli per bambini. In particolare, e considerato che all’epoca gli Stati Uniti erano impegnati nel primo conflitto mondiale, la sua affascinate proprietà di luminescenza venne sfruttata nell’industria per la messa a punto di orologi in grado di consentire la visione notturna. Proprio qui che prende avvio la narrazione, ricca di riferimenti storicamente esatti. È vero infatti che durante il periodo bellico la manovalanza era prettamente femminile, anche perché per dipingere le lancette degli orologi erano necessarie “piccole mani precise”. È vero che, per non sprecare il prezioso elemento, la punta del pennello doveva essere adattata con le labbra. Ed è purtroppo vero che le giovani operaie, affascinate dall’effetto fosforescente delle miscele, non esitavano a tingersi i denti, le unghie, gli abiti per sorprendere i loro innamorati, splendendo luminose nell’oscurità come visioni eteree di un altro mondo. Purtroppo, il prezzo da pagare fu precisamente quello di cui parla la nostra nella storia: un’erosione massiva del tessuto osseo a causa di un assorbimento progressivo, cellule che impazziscono, una morte risplendente che continuerà a rilasciare i propri effetti letali ancora per molti anni. Spulciando qua e là, ho trovato particolari agghiaccianti: perdita dei denti che si scollano uno dopo l’altro dalle arcate, una delle ragazze che, in occasione di un’estrazione dentaria, subisce il distacco di un’intera parte della mandibola. 
Ma il nostro racconto non si sofferma su dettagli sconvolgenti: ciò che narra è la nascita e la caduta di un sogno. È una storia di ombre, quasi un crescendo di progressive dissoluzioni. Emily Rose è una ragazza del suo tempo, è in fondo la ragazza “di ogni tempo”: felice, innamorata, desidera sposarsi e il suo nuovo lavoro sarà il mezzo che le consentirà di portare a compimento quel desiderio. Si tratta di un lavoro in fondo facile, soprattutto monotono: dipingere lancette di orologi per tutto il giorno. 
Incontriamo Emily Rose nel momento in cui si appresta a incontrare il fidanzato. L’emozione è condivisa, appena offuscata dalla prima ombra che fa la sua comparsa in questa storia: Andy, l’innamorato devoto ma anche dotato di un alto senso di responsabilità, nasconde alla fidanzata la sua preoccupazione riguardo agli incidenti sul lavoro che, presso il cantiere in cui è occupato, sembrano verificarsi con allarmante frequenza. Qui si inserisce già un primo elemento tematico che sarà sviluppato nelle sequenze successive, perché l’argomento dello scritto, pur reso in modo estremamente poetico, è proprio quello dello sfruttamento e della scarsa protezione dei lavoratori in un’epoca in cui la tutela dei diritti era agli albori. 
Andy, preoccupato per la pericolosità delle situazioni che si trova ad affrontare quotidianamente, decide di lasciare il lavoro al cantiere. 
Emily, dal canto suo, lo informa di avere a sua volta trovato un lavoro, semplice e sicuro, che consentirà a entrambi di sistemarsi. Così, mentre l’uno si sottrae a un pericolo evidente, l’altra si insinua tra le trame di uno ben più insidioso, ma di cui non è dato, al momento, sospettare nulla. Così come al lettore sembra semplicemente poetica l’immagine di Emily, “quasi eterea con quei denti talmente bianchi che quasi brillavano al buio e l’abito che in alcuni punti pareva risplendere.” Solo in seguito si apprende che le operaie usavano quella scintillante mistura al radio, così affascinante e innocua, per tingersi i denti e la stoffa degli abiti.
Emily parla del suo lavoro come di un’occupazione “tanto semplice e noiosa che potrebbe svolgerla anche un bambino.” Mentre tutto sembra procedere per il meglio - il lavoro monotono e apparentemente svolto in sicurezza, i preparativi per le nozze imminenti – ecco i primi segnali di qualcosa che non va per il verso giusto. Un mancamento, dolori generalizzati e per ciò stesso sfuggenti (si scoprirà in seguito che il radio corrode progressivamente le ossa), l’amarezza di vedersi attribuite colpe di cui è innocente ma che potrebbero compromettere la rispettabilità della famiglia. 
“Amareggiata e pallida”, Emily di fatto comincia a scomparire sullo sfondo, sempre più eterea al punto da diventare semplice luce. Ed è a questo punto che emergono altri particolari del suo lavoro: “immergere il pennello nella vernice al radio che la ditta produceva”, ma anche dar forma di tanto in tanto al pennello in punta di labbra, quindi di fatto esporsi all’assorbimento prolungato di una sostanza letale. Quell’elemento pericoloso e poco noto esercitava all’epoca un fascino insopprimibile. Il suo potere di suggestione è reso efficacemente da una delle descrizioni più poetiche che è dato riscontrare nell’intera narrazione, laddove si dice che “verso sera la fabbrica, invece di sembrare un luogo angusto e triste, sembrava un teatro con un finto cielo stellato e piccole luci che abbellivano le superfici sulle quali si posavano.” Incapaci di resistere a quell’effetto stupefacente, le operaie usavano tingersi i denti per farli brillare, e addirittura portare i loro abiti da ballo, sperando che qualche goccia caduta volontariamente o per caso li avrebbe fatti brillare. Immagino così questa fabbrica disadorna trasformata in una sorta di Galleria degli Specchi di Versailles, popolata di dame luminose come fantasmi. 
Le ragazze assumono sempre più l’aspetto di creature non appartenenti a questo mondo, splendenti nella loro apparenza esterna e lentamente consumate all’interno. Proprio come le falene che, totalmente affascinate dallo splendore della luce, alla fine si perdono, così le giovani operaie si dissolvono insieme ai loro sogni proprio in quella luce che le aveva così intensamente catturate. Di Emily Rose, a questo punto, perdiamo ogni traccia: il suo destino si fonde con quello delle sue colleghe operaie, svanisce risucchiato dalla stessa, pericolosa luce. Non manca un tocco di poesia soprannaturale a questa fine cruda: le fanciulle-falene, pur consumate interamente dallo splendore, continueranno a rifulgere per molti secoli ancora. Hanno assorbito talmente tanto splendore da poterlo irradiare a loro volta. Come un monito, forse. Ma il lettore resta colpito da quest’immagine che possiede una sua struggente bellezza, come se i sogni e la gioia palpabile del vivere di queste ragazze fosse cristallizzata in un’unica fiamma che rifiuta di spegnersi, per milleseicento anni ancora. 
Analisi dei personaggi: Su uno sfondo di convenzioni familiari e di convinzioni dell’epoca – il radio come elemento a piccole dosi innocuo e dal fascino irresistibile – incontriamo i due personaggi principali della vicenda, che progressivamente si riducono a uno solo: il gruppo delle operaie, la misteriosa sostanza che forse è il vero protagonista. 
Incontriamo all’inizio Andy e le sue preoccupazioni fondate su un solido senso pratico, e sin qui, come si suol dire, rimaniamo con i piedi ben piantati a terra. Di seguito, ecco Emily come figura “corale”, che riflette i sogni e le aspirazioni di tante sue coetanee e soprattutto delle ragazze che, come lei, sono impegnate presso la fabbrica che produce orologi a visione notturna. Il personaggio di Andy rimane piuttosto sullo sfondo, la sua ragion d’essere è far risaltare le aspettative e la felicità di Emily, prossima a concretizzare il suo sogno. Emily, a sua volta, all’insorgere della malattia si fonde progressivamente con il destino delle altre ragazze, destinate a trasformarsi in luce. 
Emily attraversa la storia come un fantasma etereo, simile alle tante figure di dame tristi e splendenti che animano tante leggende ambientate in antichi castelli. È come se fin dall’inizio del racconto incominciasse lentamente a svanire, consumata da una fatale luce propria. Di lei sappiamo solo l’innocenza dei sogni, l’ingiustizia delle accuse, l’entusiasmo per quel nuovo e semplice lavoro che presenta anche un lato giocoso, di puro contatto con un’insidiosa bellezza. È più che sufficiente per definirla un personaggio a tutto tondo ma anche sfuggente. Corale, appunto, perché riassume in sé le caratteristiche di tutte le ragazze, delle tante anonime con cui ha condiviso un identico destino. Da vera falena, Emily non si lascia afferrare, si limita a danzare pericolosamente attorno alla luce, con i suoi sogni, la sua semplicità, la sua grazia. Fino a scomparire ed anzi a moltiplicarsi nel destino comune di tutte le operaie. 
Un personaggio semplice ma che non si dimentica, proprio perché rappresenta una moltitudine. 

Voto di gradimento personale: 12/12 
Anche in questo caso, il punteggio non può che essere il massimo. La brevità della storia è, in questo caso, un valore aggiunto, perché colpisce il lettore con la rapidità di una freccia e al contempo lo avvolge con tratti di particolare intensità, come nella descrizione di Emily “quasi eterea con quei denti talmente bianchi che quasi brillavano al buio,” e della sala di lavoro simile al palcoscenico di un teatro “con un finto cielo stellato” e minuscole luci che si posano ovunque. Stelle che risplendono in una progressiva oscurità sono dapprima Emily, poi le altre ragazze, e par quasi di osservare un cielo notturno che dopo una prima gemma ne svela altre migliaia. 
Una storia ben scritta e che ho profondamente gradito, che mi fatto scoprire una pagina di cronaca che non conoscevo e al contempo mi ha trasportato in un universo tragico ma anche soffuso di una sottile magia. Amo i racconti di questo genere, che narrano della precarietà della vita umana ma anche della sua bellezza, struggenti ma non pietistici, solidamente basati su fatti veri ma narrati con grazia. 
Grazie infinite a Fiore di Girasole per questa storia, per averla scritta e pensata per me.
Totale: 35,8/40

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