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Perché molti credono nell'evoluzione?

Ultimo Aggiornamento: 31/05/2021 21:16
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07/06/2020 21:28
 
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Re: Re: Perché molti credono nell'evoluzione?
Pino2019, 06/06/2020 17:38:


Per quanto concerne l’articolo del CICAP che hai riportato senza mettere il link alla pagina web corrispondente

,

www.cicap.org/n/articolo.php?id=278423


non mi pare sollevi alcuna obiezione a proposito del “Rasoio di Occam”, semplicemente invita ad usarlo CORRETTAMENTE,



Invita a ragionare sul fatto che il concetto di più semplice NON è così scontato infatti l' articolo dice:

Al momento la discussione è aperta e vivace, non esiste consenso su una definizione universale di semplicità, e probabilmente non sarà mai possibile trovarne una sola che vada bene per tutte le discipline


vale a dire: il “Rasoio di Occam” sancisce che, fra due o più teorie CHE SPIEGANO EGUALMENTE BENE CIÒ CHE VIENE OSSERVATO, si debba preferire la più semplice.



Il che non sempre è vero come conclude l' articolo:

Se ci sono due teorie in competizione fra loro, possiamo essere più sospettosi di quella che ci sembra più complicata, ma non possiamo scartarla solo per questa ragione



Caro Pino2019, mi sa che non hai capito il senso dell’articolo da te linkato alla pagina web
www.cicap.org/n/articolo.php?id=278423
Lì si mette “in guardia” il lettore non in merito alla validità del “Rasoio di Ockham”, bensì in merito al fatto che in filosofia della scienza ci sono almeno una decina di definizioni diverse di “semplicità”, mentre il frate francescano che ha dettato il principio che porta il suo nome suggeriva semplicemente di fare a meno delle ipotesi superflue quando si cerca di spiegare un fenomeno, tant’è che la versione originale di Ockham postula che «è futile fare con più mezzi ciò che si può fare con meno».
In effetti, il suddetto principio metodologico è da applicarsi unicamente per confrontare fra loro spiegazioni diverse relative al medesimo fatto accertato.
Giusto per capirci, ripropongo con mie parole l’esempio delle traiettorie dei pianeti.
1) I corpi celesti del nostro Sistema Solare noti fin dall’antichità perché visibili anche ad occhio nudo, oltre la Terra, la Luna, ed il Sole, sono: Mercurio, Venere, Marte, Giove, e Saturno.
2) Solo uno di essi ha un’orbita eccentrica ad un punto tale da potersene accorgere con una strumentazione molto limitata, ed è Mercurio, il quale è anche il più vicino al Sole, quindi è il meno visibile ad occhio nudo, di conseguenza il “Sistema Tolemaico” (con la Terra -tutt’altro che piatta- al centro dell’universo, la Luna ed il Sole che percorrono orbite circolari che hanno come centro la Terra, e i pianeti allora noti che percorrono orbite circolari attorno ad un punto che -a sua volta- percorre una traiettoria circolare attorno alla Terra) è, tutto sommato, una più che accettabile spiegazione di quanto osservato.
3) Successivamente, la scienza mette a disposizione dell’uomo nuovi strumenti, con i quali gli astronomi si rendono conto che l’universo è al quanto diverso da come lo si vede senza l’ausilio di detti strumenti. L'astronomo polacco Niccolò Copernico è fra i primi ad avere qualche dubbio sul geo-centrismo, ma li esprime in testi che verranno resi pubblici solo dopo la sua morte.
4) Galileo Galilei, fatte proprie le informazioni acquisibili usando gli strumenti tecnologici esistenti all’epoca in cui egli è vissuto, mette a punto una sua teoria che mostra: il Sole al centro dell’universo, i pianeti che orbitano attorno al Sole secondo traiettorie circolari, la Luna che orbita attorno alla Terra secondo traiettorie circolari, 4 satelliti che ruotano attorno a Giove seguendo traiettorie circolari, dei detriti che orbitano attorno a Saturno seguendo un’orbita circolare formando un anello attorno al suddetto.
5) Prima della scoperta che altri pianeti del Sistema Solare avevano dei satelliti, il “Sistema Tolemaico” non aveva la necessità di spiegarne il movimento; successivamente, permetteva di spiegare le orbite dei satelliti dei pianeti asserendo che i satelliti percorrevano un’orbita circolare attorno ad un punto (coincidente col punto in cui si trovava il pianeta più vicino), che a sua volta percorreva un’orbita circolare attorno ad un altro punto (coincidente col punto attorno a cui ruotava il pianeta più vicino), che a sua volta percorreva un’orbita circolare attorno alla Terra.
6) Il “Sistema Tolemaico” ed il “Sistema Galileiano” permettevano di dare luogo a previsioni di ugual precisione, ma secondo era più semplice da mettere in pratica, quindi i detrattori vedevano in quest’ultimo nulla più di “una scappatoia per semplificare problemi complessi in vece di affrontarli”.
7) Per Galileo Galilei, un cerchio del “Sistema Tolemaico” non è più o meno complicato di un cerchio del “Sistema Galileiano”, quindi la semplificazione che si ottiene adottando il secondo, non è mera semplificazione del calcolo: IL NUMERO DI CERCHI DI CUI TENERE CONTO È MINORE, questo rende l’eliocentrismo REALMENTE più semplice del geocentrismo.
8) L’effettiva semplificazione (intesa come riduzione degli elementi di cui tenere conto, non come semplificazione dei calcoli) introdotta dal “Sistema Galileiano” assieme alla scoperta delle fasi di Venere, segnarono per molti astronomi l’inizio della fine del “Sistema Tolemaico”.
MA NON FINISCE QUI…
9) I progressi della scienza furono tali che già i contemporanei di Galileo Galilei, usando i nuovi strumenti a loro disposizione, si resero conto che l’orbita dei pianeti attorno al sole NON era circolare. Ai fini dei calcoli, la cosa non creava problemi più di tanto, in quanto bastava aggiungere un epiciclo ad ogni corpo celeste escluso quello posto al centro, e tutto tornava a posto; la cosa non creava alcun imbarazzo ai nostalgici del “geo-centrismo”, in quanto l’uso di epicicli era alla base della teoria da loro sostenuta, ma creava qualche imbarazzo agli “elio-centristi”, in quanto riportava in auge gli epicicli.
10) Inizialmente i sostenitori dell’elio-centrismo difesero il “Sistema Galileiano” facendo notare che il numero di cerchi di cui tener conto se si usa il “Sistema Tolemaico” resta sempre e comunque superiore al numero di cerchi di cui tener conto se si usa il “Sistema Galileiano”, quindi quest’ultimo continuava ad essere il meno complesso e -di conseguenza- quello da prediligere.
11) Successivamente, un astronomo di nome Giovanni Keplero propose di modificare il “geo-centrismo” assumendo che le orbite dei pianeti non fossero circolari, ma ellittiche; in altre parole: “L’orbita descritta da ogni pianeta nel proprio moto di rivoluzione è un'ellisse di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.”.
12) La critica più grave fatta a Keplero fu che l’ellissi era evidentemente un cerchio schiacciato, quindi meno perfetta di un cerchio perfetto, quindi meno idonea ad essere utilizzata dal sommo creatore per realizzare la propria opera.
13) Sebbene suo contemporaneo, Keplero lasciò che fosse Galileo a scontrarsi con i sostenitori del pensiero tolemaico; una volta sancito che il principio metodologico del “Rasoio di Ockham” prevale sul principio dell’ “ipse dixit”, ebbe gioco facile nel dimostrare che il “Sistema Kepleriano” era più aderente alla realtà di quanto lo fosse il “Sistema Galileiano” basato sulle orbite circolari (pienamente sostenuto da Galileo Galilei), e più semplice del “Sistema Galileiano” basato sugli epicicli (quest’ultimo mai pienamente sostenuto da Galileo Galilei).
14) Qualche storico sostiene che Galileo conosceva l’opera di Niccolò Copernico, quindi non aveva nulla in contrario a che i pianeti percorressero orbite ellittiche anziché circolari, tuttavia inizialmente preferì proporre che le orbite fossero circolari in quanto la cosa sarebbe stata accettata più facilmente dai geo-centristi; tuttavia i geo-centristi si accanirono contro di lui a un punto tale che, se avesse abbandonato l’idea delle orbite circolari, avrebbe corso il rischio di mettere in ridicolo tutti i potenti che avevano le sue difese, quindi preferì lasciare ad altri il merito di aver scoperto che le orbite planetarie sono ellittiche.
15) In CONCLUSIONE, occorre distinguere la metodologia del “Rasoio di Ockham” dalle conclusioni a cui si arriva applicando la metodologia del “Rasoio di Ockham”. Il “Rasoio di Ockham” non è stato ideato per individuare la verità assoluta, ma per individuare quale, fra 2 o più teorie, si avvicina di più alla verità assoluta; infatti il suddetto principio metodologico è sempre valido in ogni tempo ed a prescindere dalle conoscenze scientifiche note a chi lo applica, mentre i risultati ottenuti applicandolo possono variare a seconda della tecnologia e delle informazioni a disposizione dei ricercatori.
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Il fatto che non comprendiamo un concetto, non lo rende sbagliato.
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