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GIAMPIERO MUGHINI - Scritti & Interviste

Ultimo Aggiornamento: 29/07/2022 14:29
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25/11/2019 16:40
 
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Giampiero Mughini per Dagospia





Caro Dago, succede che stamane poco prima di uscire per andare a comprare i giornali mi arrivi un pacchetto dalla raffinatissima De Piante Editore con dentro un librino – che avevo appena ordinato – di lettere (dal 1925 al 1927) di Giuseppe Tomasi di Lampedusa al suo amico genovese Massimo Erede dal titolo “Ah! Mussolini!”.



Lettere sino a questo momento inedite in italiano. Sono andato a comprare i giornali, sono tornato a casa, ho deposto i giornali e ho subito afferrato il librino di Tomasi di Lampedusa nella convinzione – in me fortissima – che persino uno sbadiglio del grande scrittore siciliano sia mille volte più interessante di quel che si sono detti o si diranno Beppe Grillo e Nicola Zingaretti.




E poi quel titolo, di cui non era difficile afferrare da subito la valenza. E’ una riga che sta in una lettera all’amico del 25 luglio 1925, quando lo scrittore siciliano ha 29 anni. E’ un tempo di suoi grandi viaggi in giro per l’Europa. Nel maggio di quel 1925 è appena stato a Londra. Da Parigi ecco cosa scrive all’amico: “Parigi delizioso. Ma in istato di bolscevismo latente. Sembra l’Italia del ’19. Stamane un corteo comunista è sfilato nel quartiere delle banche, mentre esigevo un modesto ‘cheque’. Con grida di abbasso, minacce e pietre. Ah! Mussolini!”.



Poche righe che valgono più di un intero libro. A leggerle ne sarebbe stato confortato l’ex comunista Angelo Tasca, autore nel secondo dopoguerra del mirabile “Nascita e avvento del fascismo”, cioè del migliore studio sui perché della vittoria del fascismo.




Diciamocelo francamente tra noi, che siamo persone per bene. Chi di noi a leggere oggi quelle righe si trova più attiguo al corteo con grida e minacce che non all’esclamazione datata 1925 di un borghese medio a favore dell’uomo che prometteva di assicurare l’Ordine? Nel 1925 chi aveva più ragioni nl campo della politica – ossia non del Meglio in Assoluto, bensì in quello del Possibile –, il corteo con le minacce e le pietre o l’Uomo che voleva placare una tempesta sociale?




Badate bene, nessun equivoco possibile. In una nota allo squisito librino di cui sto dicendo Gioacchino Lanza Tomasi, il figlio adottivo di Tomasi di Lampedusa, scrive e documenta che già a metà degli anni Trenta l’autore del “Gattopardo” aveva radicalmente cambiato opinione sul fascismo e sulla sua dittatura.



E comunque esattamente come avevo previsto, il librino è delizioso dalla prima riga all’ultima. E quando penso alle lettere che Tomasi scrisse e ricevette penso a quell’ultima lettera rimasta sul comodino della clinica romana in cui stava morendo. La lettera in cui Elio Vittorini gli scrisse che no, che loro “Il Gattopardo” non lo volevano pubblicare. Quel libro di cui in Italia sono poi state fatte poco meno di 200 edizioni.

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