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Candidatura Ileh

Ultimo Aggiornamento: 10/07/2019 11:03
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Registrato il: 06/06/2017
Città: MILANO
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03/06/2019 15:48
 
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Nome: Ileh (Elfo di livello 5)

Clan desiderato: Ibridi

Genitore: PNG

Forma Animale: Vipera Aspide

Motivo della Candidatura: Ileh in On si trova davanti a una svolta al momento. Ha deciso di lasciare Narvick e tutto ciò che ivi ha costruito per ricominciare da capo. Magari poi spiegherò il perché di questa scelta a termine del bg in modo tale da rendere più chiare le motivazioni. Vorrei approfittare di questa “voglia di cambiamento” del mio pg per alzare l'asticella della difficoltà nel giocarlo, mettendolo innanzi a nuove sfide e un nuovo equilibrio da trovare.

Cosa è un Drakul: A parlarne in generale temo mi troverei a ripetere “a pappardella” il manuale ergo, provo a spiegare cosa sarebbe correlato a un pg come Ileh, che magari è anche più utile. Un drakul è un parassita che può mistificare questo suo parassitismo tramite la scusa del reciproco vantaggio. La sua sussistenza, la scelta della preda e ancor più della vena, tutto di lui lo connota come una creatura che nulla ha di indipendente, per la propria sussistenza: ha necessità impellente di altre creature senzienti per vivere, una necessità che lo spinge a prevaricarle con la forza o ad attrarle a sé tramite promesse, seduzione, inganno, in base al Regno di appartenenza. Tuttavia questa incapacità di sussistere senza “gli altri” che siano vivi o morti, considerati famiglia o mere sacche di sangue, viene da esso giustificata – spesso anche avanti a sé stesso – come se scegliere la propria preda fosse per essa una forma di privilegio (a parte le eccezioni contenute tra i Drakul appartenenti al Regno dei Viventi, ma toccare in questo momento anche la loro casistica porterebbe questo paragrafo ad essere un papiro infinito. Già il bg sarà un papiro infinito, per ora mi contengo).

Background:

GIOVINEZZA

Una gelida notte di Samaris una milizia di Dorchuam fece una scoperta macabra: al limitare del Bosco della Notte venne rinvenuto il cadavere di un'elfa. Ciò che fu evidente da un attento esame preliminare, fu che era deceduta a causa di una ferita da arma da taglio che ne aveva reciso la gola con sicurezza. Le altre coltellate che ne martoriavano il corpo erano state inflitte post mortem: se ne contarono quarantasette, una stima sommaria poiché diverse lacerazioni erano costituite dalla sovrapposizione di più colpi, cosa che rese impossibile conteggiare quanti effettivamente ne fossero. Lo sgomento fu enorme, all'interno della comunità: tale elfa, Amaryllis, era rinomata come una fine donna di cultura, che aveva coltivato come istitutrice generazioni di elfi di nobile retaggio. Austera e severa, terribilmente esigente ma rispettata come una grande mente e come una sorta di seconda madre da tutti, era stata una maestra d'arme, una maestra d'arte, una maestra di vita per molti giovani virgulti. Le indagini vennero celermente avviate alla ricerca di un colpevole che veniva reclamato a gran voce dalla popolazione tutta. Tra i sospettati figurava un ragazzino gracile e minuto dal volto efebico e i grandi occhi grigi: Ileh si chiamava ed era rampollo di una nobile famiglia di Dorchuam che aveva costruito la sua fortuna sul commercio di diamanti e pietre preziose: la famiglia Merellien. Il ragazzino venne appuntato dall'opinione pubblica come il candidato ideale a fare da capro espiatorio: era conosciuto per la sua arroganza, la sua presupponenza e il fatto che fosse una creatura irrispettosa, vanesia e capricciosa non era ignoto a nessuno. Insomma, un perfetto esempio di pargolo ricco e viziato che ritiene di essere il centro del mondo e che tutto sia dovuto. Sovente Amaryllis lo rimproverava, sia per la sua indole ben lungi dall'essere parca e morigerata, sia per la sua attitudine a fare le cose a modo proprio: la sua musica era inquieta e irruenta, affatto armoniosa e delicata; il suo stile di combattimento ben poco onorevole e più che altro basato sull'inganno, il tradimento, l'attacco alle spalle. Insomma, questo eccentrico e superbo allievo pretendeva di fare tutto come diceva lui, cosa che non andava giù ad una donna vecchio stampo che aveva basato un'intera vita sull'onore, la raffinatezza e la rispettabilità sociale. Così non fu affatto difficile per la popolazione far ricadere su di lui il sospetto per tale efferato delitto: facile era immaginare che sarebbe stato benissimo capace di compiere qualcosa di simile. Tuttavia delle indagini ufficiali non potevano fondarsi su semplici supposizioni né potevano men che meno percorrere una strada sola basandosi sulle stesse. Così si svolsero prendendo nel mirino diversi soggetti che potenzialmente avrebbero potuto avere un motivo per ucciderla. Ad Ileh venne data ben poca importanza e a stento venne interrogato e blandamente interpellato in materia. Questo ottenne spiegazione nel momento in cui le indagini, nel loro ampliarsi, portarono a galla altre verità, irrilevanti per quello specifico caso ma comunque sia di gran peso: il padre di Ileh aveva corrotto parte dell'elite militare di Dorchuam per far tenere fuori il più possibile il figlio dalle indagini. Non perché sapesse della sua colpevolezza ma perché neanche lui in fondo poteva escludere che quella serpe che si era cresciuto in seno fosse innocente. Questa scoperta innescò una reazione a catena e un domino di tessere crollò, le une sulle altre: vennero scoperti gli scheletri nell'armadio di tutta la famiglia, scheletri che i Merellien si erano prodigati una vita intera a celare, persino alla loro stessa progenie. Riciclaggio, corruzione, contrabbando, riduzione in schiavitù, ricatto, coercizione. Tutti i peccati vennero fuori, facendo cadere inesorabilmente la famiglia intera in disgrazia e condannandola a una damnatio memoriae che era un'onta in alcun modo lavabile. Fu così che il padre di Ileh commise suicidio e la madre si dice impazzì dalla vergogna e dal dolore. Il figlio invece non si scompose mai: raccolse le sue cose e, senza alcuna esitazione, lasciò il Bosco della Notte. Aveva ventinove anni allora e tutt'oggi, ricordando quel terribile scandalo, sono due le ipotesi che vengono vociferate: la prima è che fuggì poiché era colpevole (ipotesi avallata da quasi tutti); la seconda è che se ne andò per il dolore di vedere la famiglia distrutta e lui accusato ingiustamente (a questa ipotesi ben pochi credono). In tutta quella commozione e quel gran bisbigliare, due furono i dati di fatto consegnati alla storia: la famiglia Merellien aveva perso il suo potere e l'omicidio della povera Amaryllis rimase irrisolto.

ETA' ADULTA

Il problema per un ricco rampollo viziato che ingenuamente aveva lasciato casa così, senza pensarci su troppo, era che il mondo là fuori non ti vizia e no, non ti serve la colazione su di un vassoio d'argento ogni mattina appena sveglio. Così Ileh si trovò a dover trovare una soluzione a quella caduta in miseria che sarebbe stata inevitabile comunque, sia fosse rimasto, sia fosse partito. Essendo partito, la soluzione la trovò una volta raggiunta Naldelin e aveva il viso arcigno e paffuto di una ricca vedova umana assai corpulenta di nome Charlotte. In un certo senso neanche fu intenzionale, calamitarsi addosso l'attenzione di quella donna che era solita indulgere nei vizi che fossero di gola o della carne. Tuttavia quelle attenzioni vennero accolte come manna dal cielo: va bene, doveva scendere a qualche sgradevole compromesso ma se non altro poteva alzarsi in un grande letto la mattina e vivere nell'agio. Così si imbarco con lei quando fece ritorno alla sua città natale, Ultima e con lei rimase per quasi cinque anni. Si sistemò ben bene nella sua villa, si ritagliò lo spazio per studiare musica, arte con la quale la sollazzava di tanto in tanto e si trovò ad avere una grande quantità di tempo per affinare le proprie tecniche di combattimento. Tutto filò liscio fintanto che Charlotte non tornò a casa con un altro giovinetto che presentò ad Ileh come un “nuovo compagno di giochi”. Il giorno dopo tale evento, Charlotte morì misteriosamente nel suo letto nel sonno. Si suppose di vecchiaia per quanto – a parte una grande quantità di chili in eccesso – godesse di ottima salute. Il che mise Ileh nella condizione di dover ricominciare da capo la propria ricerca di una vita agiata, per quanto parte delle ricchezze della vecchia Charlotte svanirono con lui. Quella fu la prima di una serie di discutibili collaborazioni: ora che aveva capito quanto la sua bellezza potesse fare breccia nella virtù umana, si limitò a far seguire a Charlotte una serie numerosa di “mentori” che prendeva di mira proprio per via della loro ricchezza. Fu “ospite” di dame e messeri - per periodi di tempo più o meno lunghi – che avevano in comune due cose: l'agiatezza economica e la vecchiaia. Inutile dire, gran parte di questi rispettabili signori e signore di vecchiaia ci morirono guarda caso nel periodo in cui lui era ospite loro e del loro letto. In questo susseguirsi di conquiste e dipartite, nel cuore dell'ancora giovane Ileh si fecero strada due sentimenti: il primo era il disgusto per tutti gli esseri umani; il secondo – forse meno irragionevole del primo – era il desiderio di avere qualcosa che appartenesse a lui una volta tanto, senza che necessariamente fosse sempre lui ad appartenere a qualcuno. Così l'ennesima volta che si ritrovò nella condizione di ricominciare tutto da capo, non lo fece. Invece cambiò strada, interamente. Prese a vagare per l'Aengard, alla ricerca questa volta non di un pollo da spennare ma di un posto in cui rimanere per un periodo di tempo abbastanza lungo da sentirlo come suo. Su quel non più tanto giovane Ileh cominciava a gravare la stanchezza di una vita che non gli piaceva, passata in compagnia di esseri umani che lo nauseavano, per quanto quella vita gli avesse permesso di vivere agevolmente fino al giorno in cui giunse a Narvick. Lì incontrò uno strambo umano per le strade intento a scegliere un abito per una dama. Non strambo in quanto folle, strambo poiché vedere quella raffinatezza dei modi, quella cura per i dettagli, quell'educazione in un essere umano era per lui cosa nuova. Così quando quell'umano gli propose di lavorare per lui, non se lo fece ripetere due volte e accettò. Iago era il suo nome e da lì è cominciata una storia nuova, una storia diversa e che forse finirà in maniera più articolata di un semplice “alla fine Ileh si spazientisce e misteriosamente muoiono tutti”. O forse no, questo spetta al fato – e in parte al lacunoso buonsenso del rampollo dei Merellien - stabilirlo.

EVENTI ONGAME

Alla fine a Narvick ci si è stabilito. Si è procurato persino una casa, una magione elfica fuori dalle mura sulla riva nord del fiume. Per conto di Iago si è occupato di ristrutturare una vecchia Casa di Piacere per rimandarla in auge. E' stato Iago stesso ad affidargli quel compito, per quanto l'idea originale di una Casa di Piacere fu di Khaled. Ileh si è limitato a mettere i puntini sulle “i”, puntualizzando che avrebbe dovuto distinguersi da un semplice bordello ospitando artisti, feste, banchetti e una clientela che comprendesse anche le figure più ricche e potenti. Così si è preso l'incarico, ha progettato l'edificio e ha seguito la ristrutturazione fino alla fine, rendendolo un mastodontico monumento a Leira. Solo che quasi mai le cose vanno come vengono programmate. La Casa di Piacere si è rivelata essere la dimora di uno spettro, lo spirito di una prostituta uccisa là dentro che voleva indietro la propria figlia. Questo evento ha portato alla luce un lato di Ileh che fino a quel momento era riuscito a tenere celato: la sua completa assenza di compassione. Non ci ha riflettuto neanche due secondi prima di affidare a Joy e Krasus l'incombenza di ritrovare la bambina: tutto ciò che a lui interessava, era che i lavori si concludessero e la Casa di Piacere potesse aprire i battenti. Inutile dire, la drammatica storia dello Spettro non lo ha interessato minimamente, portandolo anzi – nel momento che tale spettro si rivelava come un ostacolo al proprio scopo – a trattarlo con sufficienza, disprezzo e fastidio. Arrivò a dire allo Spettro stesso, una madre affranta per la perdita della propria figlia, che se Ileh non avrebbe potuto avere l'edificio (che con tanta fatica aveva progettato e ricostruito) tutto per sé, l'avrebbe raso al suolo tra le fiamme piuttosto che lasciarlo a lei. Nel momento in cui la bambina è stata riconsegnata alla madre, la Casa di Piacere è stata attaccata da un branco di esseri dalle sembianze di bambini con le zampe di ragno. La hanno presa d'assedio, impedendo ai presenti di abbandonarla fino all'alba, quando i bambini ragno se ne sono andati. Questo evento ha portato a rivelare un altro aspetto del carattere dell'elfo: la necessità di avere il controllo su qualsiasi situazione e qualsiasi persona abbia intorno. Ha dato in escandescenze in maniera considerevole – a maggior ragione per una creatura per natura pacata e composta come un elfo – quando davanti a quella minaccia si è trovato affiancato da persone che reagivano in maniera scomposta, senza alcun piano in mente, tra molte chiacchiere e ben poco studio della situazione. Un motivo di stress per lui che ha preso la palla al balzo per prendersi una pausa da Narvick, una pausa dagli “umani” per dirigersi verso Varna a sbrigare una faccenda per conto di Iago. Quel viaggio lontano dagli umani gli ha permesso di rilassarsi abbastanza da riflettere lucidamente: avranno le zampe di ragno sì, ma sono pur sempre bambini e come tali tendono a comportarsi. Perciò il proprio ritorno a Narvick è stato caratterizzato da un nuovo piano: provare a catturarne uno, di quegli esseri, per poterlo studiare e magari capire se possono essere controllati, invece di braccarli e basta. Così si trova a costruire di nuovo, questa volta una cascina nel bosco come parte di un piano che prevede di utilizzare sale e pozioni per appropriarsi di una di quelle creature senza troppo sforzo. Ovviamente non ha le conoscenze e le competenze per attuare la strategia da lui stessa elaborata da solo. Ha bisogno di aiuto da parte di un conoscitore della magia, un alchimista e un medico per poterlo portare a termine con successo. La squadra la mette su, per quanto non completa ma poi alcuni spariscono, altri s'allontanano, altri perdono interesse lasciandolo ancora una volta - come accaduto con l'edificazione della Casa di Piacere – a fare tutto da solo. Così Ileh abbandona tale piano. Come strategia di azione, non come scopo ultimo. Perde interesse nell'umanità che popola Narvick e che lui reputa oziosa e inconcludente. Complice di questa visione è anche la mancata inaugurazione della Casa di Piacere: Ileh ha deciso di rimandarla per via di una creatura che infesta le strade cittadine e contagia con delle “macchie” di natura magica coloro che incontra. Un'inaugurazione con tutto l'assiepamento di gente che ne consegue sarebbe sconsigliabile fintanto che questa creatura non venga fermata. Ovviamente Ileh ha elaborato un piano per fermare anche questa, un piano che ha presentato a Iago, questi ha approvato, poi è morto lì in un nulla di fatto essendo che tale strategia prevedeva l'ausilio delle milizie cittadine per essere portato a termine. Ileh da solo non poteva occuparsene e nessuno si è attivato per metterlo in pratica. Insomma, ci sono stati un susseguirsi di eventi che hanno portato Ileh a decidere di abbandonare Narvick. Narvick è stato il suo primo “esperimento” di vita stanziale con il quale ha voluto capire fin dove era in grado di spingersi e cosa sarebbe stato in gradi di ottenere, se avesse voluto provare a costruire davvero qualcosa in un luogo solo. Ora che l'esperimento è concluso – come fallimento, ma ovviamente non imputerebbe mai a sé stesso la colpa, non è caratterialmente in grado di fare mea culpa – ha deciso che è tempo di muovere altrove: verso il Bosco della Notte, verso Dorchuam, dove riprendersi il titolo che gli spetta e il proprio posto nella comunità, dopo settant'anni che l'aveva lasciata. Uno scopo che ne nasconde un altro: riuscire a rientrare a Dorchuam, a farsi accettare tra gli Elfi della Notte di nuovo, lo porterebbe nella posizione di poter spingere gli Elfi stessi a muoversi riguardo alla questione dei bambini ragno. Sono creature della Notte e come per tutte le creature della notte, gli Elfi della Notte sono coloro che hanno il compito di proteggerle e tutelarle quindi - nei suoi piani – gli unici ad avere i presupposti per avanzare una qualche rivendicazione nella questione, rivendicazione dalla quale trarre benefici.

TRASFORMAZIONE

Su questo punto vorrei tenermi più vaga, per non influenzare troppo quello che comunque potrebbe essere uno sviluppo On con le sue variabili. Parto dal presupposto che Ileh non ha conoscenza della razza Drakul e nel suo vissuto non v'è traccia dell'ingerenza di esponenti di tale razza (ho voluto evitare di inserire una cosa simile a posteriori nel bg, avrebbe fatto risultare il tutto solo forzato a mio parere). Quindi qualsiasi sviluppo sarebbe “ex novo” per la consapevolezza del pg (quindi sarebbe secondo me carino gestirlo senza troppa “premeditazione” da parte di me player). L'idea che mi ero fatta – e forse anche la più plausibile visto e considerato che del Regno degli Ibridi si parla – è che Ileh nel corso del tempo sia stato tenuto d'occhio da un Drakul a cui non è sfuggita la sua personalità: quell'insoddisfazione perpetua che lo porta a spostarsi continuamente e non trovare mai nulla che lo appaghi davvero, quell'ambizione sfrenata che lo porta a porsi sempre avanti nuove sfide, quella mente metodica che vive di piani, progetti e complotti senza fine. Queste caratteristiche potrebbero attirare un Drakul che ha mire “espansionistiche” in tema di potere sull'Aengard. Insomma, Ileh potrebbe apparire come un buon investimento, una pedina utile, in visione di un futuro in cui potrebbe arrivare a raggiungere obiettivi sempre più grandi, proprio per il fatto che è un pg che non si accontenta del quotidiano, del banale, del comune. Dal canto suo Ileh potrebbe anche accettare volontariamente un cambiamento simile: è pur sempre un elfo della notte, la perdita della possibilità di godere della luce del sole non lo preoccupa affatto anzi, lascerebbe la sua condizione quasi invariata. D'altro canto, è un pg ossessionato dalla bellezza, dall'aspetto, un pg per cui “la forma è più importante del contenuto” (come non si esonera dallo specificare ogni volta che ne ha occasione), quindi l'ipotesi di poter incastrare il proprio aspetto in un momento della sua giovinezza (ha comunque sia un secolo di vita oramai, la sua giovinezza non durerà poi ancora così a lungo, non nell'ottica di un elfo) sarebbe per lui allettante abbastanza da sopportare qualsiasi cosa, qualsiasi limitazione, qualsiasi malus. Dopotutto si tratterebbe di continuare ad usare gli altri come sempre ha fatto, seppur in maniera differente e più radicale.
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