Prima classificata
e vincitrice del premio “Miglior personaggio”
”Il Lupo di Hudach” di OldFashioned
Grammatica e stile: 10/10 ( 5 grammatica + 5 stile)
Dal punto di vista della grammatica, ho riscontrato solamente alcuni refusi, che, considerando la corposità del testo, sono pochi. Come detto, li riporto per completezza, ma non sottraggo punti per essi.
Capitolo 1
”L'ospedale era stato spostato dall'improvvisata tettoia a un grande palazzo nobiliare e le barelle facevano la spola, trasportando sia il feriti di Kjarr che quelli di Tarlya.” --->
”i feriti”.
”Siwald serrò i pugni e le mascelle, il suo sguardo si fece ancora più feroce.” --->
”la mascella”.
Capitolo 2
”Alla testa di una pattuglia, Siwald attraversò la strada al galoppo, saltò un fosso e scomparve in una macchia di alberi, dalla quale emerse poi qualche minuto un centinaio di passi più avanti.” --->
”dalla quale emerse qualche minuto dopo un centinaio di passi più avanti”.
“Come se io non lo sapessi, come se non l'avesi capito quando si è quasi fatto uccidere per assicurarmi la vittoria ai Giochi.” --->
”come se non l’avessi capito”
“Lo so, generale, ma credo che quelli se ne starano ben rintanati. Con delle fortificazioni del genere, non avrebbe senso uscire in campo aperto.” --->
”quelli se ne staranno ben rintanati”.
Capitolo 3
“ “Sia ringraziato Keldar!” esclamò uno dei cavalieri.” --->
”esclamò uno dei Cavalieri”.
“ “Bruciamo le macchine d'assedio rimaste!” propose uno dei cavalieri.” --->
”propose uno dei Cavalieri.
“Non avvicinatevi troppo alle mura. Dobbiamo annientare i loro cavalieri, non finire sotto il tiro delle baliste e delle frecce.” --->
”i loro Cavalieri”-
”Scosse la testa, quindi concluse: “Pensaci, Siwald. Non sei più una recluta che si diverte provocare i superiori, sei un ufficiale a cui gli uomini guardano per avere una guida e un esempio.” “ --->
”che si diverte a provocare”
Capitolo 4
”Avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto gridare a Ehrenold di perdonarlo per essere stato così insensatamente stupido, ma sarebbe stato un comportamento disonorevole, che averebbe gettato più discredito sul suo amante di quanto ne avrebbe procurato a lui.” --->
”che avrebbe gettato”.
“Forse che i nostri armigeri non lo sono? E voi cavalieri? Non vi vantate di essere i migliori combattenti dell’Amlinntal?” --->
”e voi Cavalieri”.
“ “Colore del sangue,” approvò Ash’tai.” --->
”Ash’tiai”. Anche in tutto il resto del paragrafo hai sempre scritto “Ash’tai” in luogo di “Ash’tiai”.
Capitolo 5
”Subito dopo sembrò riscuotersi: aggrottò le sopracciglia e ritirò la mano chiudendola a pugno. Raccolse la propria spada, se l'affibbiò la spada in cintura e uscì.” --->
”se l’affibbiò in cintura e uscì”.
Capitolo 6
”Poteva anche accettare che i cavalieri, pur sapendo, fossero stati obbligati a sopportare in obbedienza dalla loro regola: era un soldato di Kjarr, conosceva il concetto di obbedienza e sapeva bene che non era cosa da applicarsi unicamente a ciò che risultava gradito.” --->
”poteva anche accettare che i Cavalieri”; inoltre:
”in obbedienza alla loro regola”: data la tua padronanza della lingua italiana, non dubito che non sia un errore di reggenza, ma una semplice svista.
”Arretrò rapido verso la piazzetta da era arrivato, solo per trovarla ingombra di nuove macerie.” --->
”da cui era arrivato”.
Dal punto di vista stilistico, non ho nulla da eccepire. Hai un modo di scrivere che privilegia la cura e l’attenzione alla forma e l’utilizzo di termini ricercati, senza però penalizzare la scorrevolezza del testo, che non risulta mai appesantito o troppo rallentato. I periodi brevi, incisivi e mai ridondanti donano alla narrazione un ritmo serrato, che ben s’addice alla vicenda bellica da te presentata. Gli aggettivi che adoperi sono variegati e pertinenti, sempre funzionali a dare un’idea ben precisa delle scene, degli eventi, dei personaggi e della loro introspezione. Hai uno stile estremamente narrativo, degno di molti romanzi di genere Fantasy e non solo, coinvolgente e mai piatto. Non ci sono cali di tono o “cadute di stile”: riesci a mantenere alta la qualità della tua penna anche in uno scritto corposo come questo. Il fatto che siano ampiamente presenti aspetti tecnici, per quanto concerne la guerra e le sue strategie, avrebbe potuto rischiare di rendere la tua storia pesante o noiosa, o di penalizzare la narrazione, ma così non è stato, e questo indubbiamente è indice di un grande talento da parte di chi scrive.
Per quanto riguarda le descrizioni, riesci sempre a crearne di vivide ed evocative: sei un maestro nella scelta e nell’accostamento di termini per creare nel lettore immagini precise, realistiche e reali. Gli ambienti, i luoghi, la quotidianità, i personaggi, tutto ha vita propria e s’intreccia armoniosamente nella tua storia. Catapulti il lettore nelle righe del tuo racconto, lo immergi nei colori e nei profumi del mercato di Kadya, o nel tanfo di fumo e sangue del campo di battaglia, tra i soldati di Kjarr. Non si fa alcuna difficoltà a immaginare gli eventi e il contesto in cui essi si svolgono, proprio grazie a questa tua capacità di catturare chi legge e di trascinarlo in questo mondo così sapientemente costruito. Una nota di merito va senza dubbio alla precisa, minuziosa e tecnica descrizione delle modalità di svolgimento di una campagna militare: non solo utilizzi termini appropriati a ciò che stai descrivendo, ma restituisci anche una ricostruzione molto realistica di ciò che era un assedio o una guerra nell’epoca medievale; è chiaro che ne hai ampia e precisa conoscenza, perché nel tuo racconto non sono presenti quei cliché da film che per nulla rispecchiano ciò che era la realtà del tempo: i soldati combattono in cotta di maglia, non in armatura completa, troppo pesante e ingombrante; l’arma preferita era la lancia, e non la spada, che veniva utilizzata solo per gli scontri ravvicinati, che si preferiva sempre evitare, per quanto possibile; gli assedi venivano portati avanti con catapulte, baliste e armi a distanza e non si tentava di certo di approcciare la città prima che le mura fossero cadute. Anche le strategie militari sono quelle tipiche del tempo, così come il modo di schierare le truppe. Ho molto apprezzato questo realismo e la ricostruzione così fedele di una guerra di stampo medievale, che senza dubbio hanno contribuito a rendere la tua storia godibile e soprattutto credibile. Altra cosa che ho molto gradito è stato come tu sia riuscito ad amalgamare questa parte più tecnica a quella narrativa, mischiandole con naturalezza e senza favorire l’una o l’altra, creando un equilibrio godibilissimo.
Caratterizzazione personaggi: 10/10
Nella tua storia è presente una torma di personaggi (in tutti i sensi), ma non per questo essi risultano poco caratterizzati o tratteggiati superficialmente, anzi: anche i personaggi più marginali, che fanno parte più del contesto che della trama, hanno una loro personalità ben precisa e delineata, facilmente intuibile.
Il protagonista indiscusso della vicenda è senza ombra di dubbio l’esercito di Kjarr e, più in particolare, la legione guidata da Ehrenold. Ci troviamo dinanzi a dei formidabili guerrieri, a un popolo votato all’arte della guerra, dove gli individui vengono addestrati a portare le armi fin da bambini; è innegabile il richiamo a Sparta, dove i pargoli venivano strappati alle loro famiglie in tenera età per venire iniziati all’uso delle armi e dove disciplina e onore erano i pilastri fondamentali: “torna o con lo scudo o sopra di esso”, insomma, ideale che ben si ritrova anche tra le truppe di Kjarr. Evidente anche l’ispirazione alla cultura indoeuropea, con questo popolo belligerante che si afferma su tutte le altre civiltà come élite guerriera, ma che non porta distruzione, piuttosto impone un regime, un modo di vivere. Abbiamo di fronte una perfetta macchina da guerra, coordinata, efficiente e disciplinata, una macchina che però non è distruttrice, ma conquistatrice: le città invase non vengono rase al suolo, non vengono ridotte in macerie, ma vengono trasformate in basi militari e i civili vengono trattati con dignità e rispetto. Questa è la logica razionale del conquistatore: una città distrutta o scontenta costituisce solamente un problema, porta rivolte o nulla di utile, mentre chi porta avanti una campagna militare dopo l’altra ha bisogno di rifornimenti, di approvvigionamenti e di città occupate di cui non deve preoccuparsi di sedare i tumulti. Così Kjarr si rivela giusta e pietosa con i popoli sconfitti, perché non le interessa devastare, ma solo prendere. Hai senza dubbio costruito un popolo molto affascinante e caleidoscopico, che si regge su forti principi morali e dove onore, obbedienza e disciplina la fanno da padroni. Le Nere Armate sono votate alla conquista, alla guerra e alle armi, ma nondimeno sanno anche essere civili e pietose, rispettose delle popolazioni conquistate e degli avversari degni di questo nome. A primo acchito, Kjarr potrebbe risultare una civiltà difficile da amare, dato l’inquadramento culturale dei nostri tempi, tuttavia, quando si entra nella loro ottica, se ne riesce ad apprezzare la cultura, una cultura che tu hai disvelato pian piano lungo tutta la narrazione, lasciando che il lettore scopra lentamente le caratteristiche di questo popolo di guerrieri con valori d’altri tempi, che non può che esercitare grande fascino e reverenziale rispetto.
Nei ranghi di Kjarr spiccano maggiormente tre personalità: Ehrenold, Siwald e Rowden, ed è soprattutto sulle vicende dei primi due che ci si concentra. Ehrenold, generale che guida la campagna di conquista dell'Amlinntal, si presenta come il classico militare, rispettoso dei superiori, ligio al dovere e alla rigida disciplina dell’esercito, che segue con ossequiosa reverenza, senza lasciare che i sentimenti o le vicende personali prevarichino i suoi compiti e doveri, in nessun caso e per nessun motivo; è un personaggio molto affascinante per via del suo atteggiamento sempre posato e controllato, freddo e distante: dentro di sé ha un mondo, mille pensieri ed emozioni, ma non lascia mai che nulla trapeli dinanzi alle truppe, per via della sua posizione. Siamo dinanzi a un uomo temprato dalle battaglie, dal temperamento naturalmente forte e saldo, ma che certamente s’è indurito ancora di più con l’esperienza. È un soldato nel vero senso della parola, una roccia apparentemente inscalfibile; eppure, nel suo cuore forgiato dalle battaglie c’è spazio anche per l’amore, per l’amore verso un ragazzo così profondamente diverso da lui, ma che tuttavia riesce a tirare fuori quella parte umana di Ehrenold che altrimenti rimarrebbe sempre sepolta; nondimeno, c’è spazio anche per l’amicizia, nel nostro generale. E c’è spazio anche per la vendetta, quando si ritrova a perdere ciò che di più caro ha al mondo, quando Siwald viene brutalmente ucciso: il dolore per la perdita alimenta la sua rabbia, una rabbia furente e distruttiva, che non lascia più spazio alla diplomazia. La capacità che ha Ehrenold di provare questi sentimenti lo rende un personaggio realistico, vero, genuino: lui non è solo il rude soldato che vive per la guerra, ma è anche un uomo, un essere umano che ama, vuole bene e soffre. Ho davvero gradito moltissimo le mille sfaccettature di questo personaggio, la sua rigidità stemperata dall’affetto che trapela dalle piccole cose. I personaggi che sembrano di ghiaccio, ma in realtà nascondono un universo dentro, sono sempre quelli che gradisco maggiormente, quindi non ho potuto che apprezzare Ehrenold.
C’è poi Siwald, la pecora nera di Kjarr: un giovane capitano, inesperto e impulsivo, che non riesce a stare al suo posto e a eseguire gli ordini. Un cavallo selvaggio a cui le briglie vanno strette. Siwald soffre la rigorosa disciplina dell’esercito: ama la vita militare, ma non le imposizioni. Non riesce ad apprendere l’obbedienza cieca che un buon soldato di Kjarr dovrebbe avere, non riesce a capire di essere parte di un tutto e che ogni sua azione ha conseguenze per l’esercito intero. Ha un carattere esuberante, audace, sfrontato, ribelle, gli piace sfidare i superiori e le imposizioni, e tuttavia è ciecamente fedele a Kjarr e, soprattutto, al suo amante. Siwald non è in grado, come Ehrenold, di tenere a freno i suoi sentimenti e di celarli, di accantonarli in favore del dovere; pensa sempre di agire nel giusto e questa sua sfrontatezza è spesso causa di guai per l’esercito di Kjarr: in nome di una moralità tutta sua, entra nella città di Tarlya, non sta al suo posto, manda in fumo l’offensiva contro i Cavalieri di Keldar. E si dà ragione, si dice nel giusto anche quando gli viene fatto notare l’errore. Per giunta, il motivo principale per cui ha quest’atteggiamento è la sua volontà di dimostrare a Ehrenold il suo valore. Ama profondamente il generale, vive per ottenere la sua stima e il suo rispetto, e farebbe qualsiasi cosa per lui, per vedere una scintilla d’orgoglio nei suoi occhi. E proprio questo sentimento così profondo e travolgente, unitamente alla volontà di riabilitarsi agli occhi di Ehrenold, segnerà il macabro destino del giovane, così impulsivo e orgoglioso da tentare di sovvertire le sorti della battaglia da solo, solamente per sentirsi dire da Ehrenold che è fiero di lui. Siwald è l’esatto opposto di Ehrenold, è tutto ciò che Ehrenold non è, e forse proprio per questo formano una coppia tanto improbabile quanto completa: si equilibrano a vicenda e sanno tirare fuori il meglio l’uno dall’altro. Sia Siwald che Ehrenold sono caratterizzati alla perfezione così come altrettanto abilmente è tratteggiato il loro rapporto, che affiora dai dettagli, aspetto che ho particolarmente gradito.
Rowden è la “voce fuori dal coro” di Kjarr: nonostante anche lui sia ligio al dovere e alla disciplina, ed è un degno uomo delle Nere Armate, ha un’umanità e un tatto che manca a tutti gli altri e che lo rendono molto più vero e umano di qualsiasi suo commilitone. Lui è la voce della coscienza di Ehrenold, colui che gli fa notare l’ovvio, è la sua razionalità quando si tratta di Siwald e la sua pacatezza quando s’infervora. Nonostante nella storia sia comparso meno rispetto ad altri, è un personaggio davvero profondo e d’impatto, che riesce a colpire il lettore con la sua calma, la sua saggezza e la sua gentilezza. Sa farsi ricordare e apprezzare subito e la sua personalità è talmente di spicco da lasciare un’impronta nella mente e nel cuore di chi legge. È sicuramente il personaggio che ho apprezzato più di tutti.
Abbiamo poi i Cavalieri di Keldar, anche loro votati in qualche modo a onore e disciplina, come i soldati di Kjarr, ma in forma diversa: essi incarnano quelli che sono i valori degli eroi dei poemi cavallereschi, richiamando le atmosfere classiche del ciclo bretone. Vivono di difesa dei deboli, obbedienza, onore, coraggio e valore, e in questo non sono poi tanto dissimili dalle Nere Armate, ma rispetto a loro appaiono più “delicati e raffinati”, più idealisti. Branne, il loro Maestro Supremo, è un personaggio molto interessante: nonostante mantenga fede a quelli che sono i precetti del suo ordine fino alla fine, è un uomo con presenza di spirito, che non si lascia intimorire dall’autorità e che non teme di esporre ciò che pensa e di farsi carico delle conseguenze, soprattutto se il suo parere può essere utile a salvare la situazione. Egli pensa che Litas sia un re incapace e che nessuno abbia davvero compreso la situazione di pericolo in cui verte la città, perciò si propone in prima persona per cercare una soluzione, arrivando persino ad andare a parlamentare con Ehrenold, pur sapendo che questo gli potrebbe costare la vita. Branne è un uomo onorevole e quando si ha l’onore non si perde nulla, come da lui più volte sostenuto: e il Maestro Supremo rimane un uomo onorevole fino alla fine, rispettando il pur sconsiderato volere del re e concludendo la sua vita con uno scontro leale, che certamente lo ha mandato al cospetto di Keldar senza vergogna. È un uomo lungimirante, assennato, che sa quando combattere e quando arrendersi ed è l’unico che sembra davvero consapevole del pericolo che Irdan sta affrontando. Anche per quanto riguarda i Cavalieri di Keldar e Branne hai saputo fare un ottimo lavoro di caratterizzazione, creando un ordine di Cavalieri dal sapore tradizionale e medievaleggiante, che ben si addice alla storia da te presentata e che ho trovato molto riuscito come contrasto alle rigide regole di Kjarr, che pure condividono con il credo dei Cavalieri di Keldar dei capisaldi che hanno permesso dei confronti tra le due fazioni davvero ben riusciti e di spessore.
Gli S’kimser sono un popolo di mercenari che mi è piaciuto davvero molto. Sono loro che hanno, più di tutto il resto, donato un’atmosfera dark alla tua storia, grazie all’efferatezza dei rituali da loro compiuti per la loro dea. Mi sono piaciute la loro brutalità e la loro primitività, che mi hanno molto ricordato le Baccanti nei loro momenti di estasi, soprattutto quelle delle cui vicende ci narra Euripide. Pur nella terribilità di ciò che compiono, anche gli S’kimser agiscono in nome della loro divinità e del suo compiacimento, come tutti gli altri, e anche loro hanno una cultura e un credo che s’impegnano a seguire. Ciò non li rende affatto dissimili al popolo di Kjarr o ai Cavalieri di Keldar. Loro sono senza dubbio i primi responsabili della caduta della città, perché il loro atto di sfida ha causato l’ira di Ehrenold e la fine di Irdan: mi è piaciuto il fatto che coloro che erano stati assoldati per tenere lontani i nemici, sono invece stati quelli che li hanno indotti a essere il più feroci possibile. Ho trovato davvero affascinanti questi mercenari in ogni loro aspetto, sia per quanto riguarda la fisicità, sia per quanto riguarda cultura e usanze.
Litas è un personaggio che mi ha divertita e fatta sorridere, nonostante sia indubbiamente uno sconsiderato che ha mandato alla distruzione completa una città che poteva essere salvata senza troppi danni. Nonostante questo, hai delineato, nelle poche scene in cui è comparso, un personaggio davvero ben fatto, per cui non ho potuto fare a meno di simpatizzare nonostante tutto. Litas è uno sconsiderato che si rifugia dietro la nomea dei suoi predecessori per giustificare il fatto che non vuole arrendersi: Irdan non è mai caduta, pertanto non cadrà neppure questa volta. Si rifiuta di credere che le forze di Kjarr siano superiori alle sue e che sia più saggio arrendersi, forse perché troppo sicuro di sé o forse perché non vuole essere da meno dei sovrani che hanno regnato prima di lui. Al sicuro nel suo palazzo, pretende di capire la guerra senza averla mai vista: al centro città gli orrori dell’assedio non sono arrivati - tanto che la gente si gira stupita a guardare Branne che si dirige a palazzo con la divisa ricoperta di sangue - pertanto Litas crede di essere al sicuro. Quando si rende conto del suo errore di valutazione, raccatta tutto quello che può e fugge come un codardo, chiedendo poi pietà al nemico quando se lo ritrova davanti. È senza dubbio il re peggiore che Irdan potesse ritrovarsi nel dover affrontare l’esercito di Kjarr, nonché una delle cause principali della caduta della città. Nonostante tutto ciò, è un personaggio che ho davvero apprezzato, perché i suoi scambi di botta e risposta con gli interlocutori sono stati brillanti, spigliati e divertenti e hanno contribuito a rendere di spessore un personaggio che altrimenti rischiava di rimanere in ombra, facendolo invece brillare.
Voglio spendere un paio di parole anche per Kollien, il bardo, ingiustamente preso a sassate: compare per un sola pagina, eppure riesce a colpire il cuore del lettore e a rimanervi impresso al pari dei protagonisti di questa vicenda. Hai dipinto un bardo esattamente come immagino debba essere, e questo me lo ha fatto davvero piacere: non siamo dinanzi a un buffone di corte, che elargisce versi scanzonati al suo pubblico, ma a un raffinato cantastorie, che ha più il compito di portare la conoscenza degli avvenimenti del mondo al popolo, anche quando questa conoscenza non è gradita, com’è stato nel caso del povero Kollien. Ti faccio davvero i complimenti per essere riuscito a farmi affezionare così tanto a un personaggio pur avendolo fatto apparire per così poco tempo: ho letto la storia sperando di vederlo ricomparire da qualche parte, tanto l’ho adorato.
Un’ultima nota di merito va anche al lavoro di caratterizzazione svolto per i personaggi secondari: mi è piaciuto il fatto che tu abbia dato un nome e un’identità a ognuno di loro, anche a quelli che sono comparsi una volta sola. Nessuno, davvero nessuno, è rimasto una sagoma indistinta senza personalità e ognuno di loro ha caratteristiche ben definite che lo rendono riconoscibile senza difficoltà.
In generale, hai fatto un incommensurabile e ottimo lavoro di caratterizzazione e introspezione, che ti è valso senza esitazione il punteggio pieno nella voce, cosa assolutamente non scontata, data la molteplicità dei personaggi da te presentati. Quindi complimenti!
Trama e originalità: 9,5/10
La tua è un’ottima storia, davvero ben fatta e costruita sapientemente, coerentemente e senza buchi di trama. La vicenda da te presentata s’inserisce in realtà in un quadro più grande, che è quello del racconto delle gesta del popolo di Kjarr. Si percepisce molto bene, tra le righe, che il mondo da te presentato è vasto e ben delineato, così come che la struttura, la cultura e le usanze del popolo di Kjarr siano ben congegnate e pensate: molti aspetti di questo popolo emergono leggendo la vicenda da te presentata, ma è evidente che ci siano invece anche molte altre cose non dette, che suscitano nel lettore la curiosità di conoscere ancora di più riguardo questo popolo guerriero. Quello da te presentato è, dunque, uno spaccato che si va a inserire in una saga più vasta, ma talmente ben curato in ogni sua parte, che risulta completo anche come lettura a sé stante: non ci sono punti oscuri o non chiari, aspetti che richiedono di leggere altre storie per essere maggiormente approfonditi o compresi e questa è una cosa che ho molto apprezzato. Sei riuscito a rendere la vicenda indipendente e coerente, anche se è pensata come parte di un progetto più vasto. Gli eventi si concatenano tra loro in maniera fluida e naturale, senza forzature o senza dare l’impressione che qualcosa sia accaduto perché la trama lo richiedeva. Quelli presentati per la maggior parte del testo sono una delle campagne militari di Kjarr e il rapporto amoroso tra Siwald ed Ehrenold, quindi non è presente un intreccio molto complesso, ma ciò che ci proponi è strutturato con estrema cura e bravura, mai noioso. Complimenti anche per il modo in cui hai gestito e alternato i vari punti di vista: ti sei districato tra le vicende degli assediati e degli assedianti con equilibrio, senza prediligere mai davvero nessun punto di vista e donando al racconto quell’imparzialità necessaria per consentire al lettore di non lasciarsi influenzare dal pensiero dell’autore. Inoltre, il cambio di prospettiva ha donato ulteriore dinamicità al racconto, consentendoci di conoscere pensieri, usanze, modi di fare e moralità di diversi popoli, ordini e personaggi, creando un universo caleidoscopico e variegato, che è andato ad arricchire ulteriormente la narrazione.
Per quanto riguarda l’originalità, la vicenda da te proposta non è proprio nuovissima e presenta un grande classico: un amore a cui viene brutalmente posto fine a causa della morte di uno dei due, con conseguente vendetta da parte dell’altro. Questo è senza dubbio uno dei pochi (forse l’unico) cliché che adoro e il modo in cui tu l’hai trattato l’ha reso godibilissimo nella sua “classicità”. Come hai costruito la vicenda, il rapporto che hai creato tra Ehrenold e Siwald, come quest’ultimo ha cessato di vivere hanno reso l’argomento da te trattato interessante e non scontato, nonostante se ne legga spesso. I Cavalieri di Keldar sono un altro grande classico del Fantasy e rappresentano l’eroe senza macchia e senza paura, dall’integerrima moralità e sempre votato al bene e all’onore: hanno comunque rappresentato un contrasto ben riuscito e pertinente con l’esercito di Kjarr. Ho trovato molto originale il fatto che tu abbia cominciato la tua storia narrando della quotidianità di Kadya, immergendo il lettore nei colori e nella vivacità del mercato cittadino, ponendo l’accento su quanto tutto sia tranquillo e nella norma, per poi rompere quest’atmosfera di quiete con l’arrivo del bardo che porta notizie funeste, per poi entrare nella parte cupa del racconto. La scelta di iniziare la storia trasmettendo al lettore sensazioni positive ha senza dubbio contribuito ad accentuare quelle negative suscitate dalla triste vicenda che segue l’incipit, rendendole ancora più d’impatto. Originale anche la visione dell’amore che hai dato in questa storia, improntata alla maturità e alla compostezza, come i personaggi e l’ambiente in cui sono inseriti richiedono: non ci sono forzature, non ci sono inutili romanticismi o fronzoli. Molto bella l’immagine dell’amore come un cibo grasso che non nutre ma indebolisce; come già detto, questo modo di presentare il rapporto tra i due amanti ha senz’altro contribuito a dare originalità a una tematica di per sé classica, rendendola di spessore e interessante. Ho trovato molto originali anche gli S’kimser e la loro cultura dal sapore primitivo: sono stati un tocco inaspettato e innovativo che ho davvero apprezzato. Infine, di battaglie e guerre i Fantasy sono pieni zeppi, ma la cultura del popolo di Kjarr e la maestria con cui hai descritto gli assedi hanno reso la tua storia diversa da altre dello stesso genere: davvero di rado mi è capitato di leggere di battaglie così ben costruite, e di questo non posso che farti i complimenti.
La tua è certamente una storia Dark fantasy: quello da te presentato è uno scenario cupo e fosco e ben si percepisce il senso d’oppressione degli assediati. Gli S’kimser sono l’elemento più dark di tutta la storia e hanno contribuito a creare raccapriccio e orrore, soprattutto al pensiero dell’orribile morte che è stata destinata a Siwald e che il lettore viene lasciato a immaginare, creando ancora più pathos. La tua è senza dubbio una vicenda tetra e oscura in ogni sua parte, dalle tinte fosche e con anche personaggi dalla dubbia moralità (gli S’kimser e Litas, ad esempio): hai quindi creato un racconto pienamente Dark fantasy. Complimenti!
Utilizzo del pacchetto: 5/5
Il personaggio del cavaliere è stato senza dubbio pienamente utilizzato e, anzi, ne hai fatto molto di più: ci hai costruito intorno un intero Ordine, con la sua struttura e il suo credo, che è stato al centro della vicenda da te presentata, quindi complimenti. (+1)
La tua è una storia di guerra, distruzione, morte e sangue e proprio quest’ultimo elemento, che era il prompt del pacchetto da te scelto, è presente in ogni singola scena, in ogni singolo momento descritto: che sia negli odori trasportati dal vento sul campo di battaglia, che sia sul terreno dopo gli scontri, che sia sulle ferite e sulle divise dei combattenti, che sia nel colore delle bandiere di morte issate dal popolo di Kjarr, esso è una costante nel tuo racconto; inoltre, è anche il fulcro dei rituali e della cultura degli S’kimser, che ne fanno uno strumento, insieme al dolore, per raggiungere l’estasi e compiacere la propria dea. (+2)
L’utilizzo che hai fatto dell’oggetto è stato particolare e inaspettato e ho molto apprezzato il modo in cui lo hai inserito nel racconto: il lupo non è un animale fisico, ma un appellativo che viene attribuito al popolo di Kjarr in generale (Lupi del Nord) e a Ehrenold in particolare (Lupo di Hudach). In questo modo e in questo senso, il lupo viene a essere protagonista assoluto della vicenda e centrale in essa, dato che, in ultimo, si tratta dell’esercito di Kjarr e di Ehrenold. (+1)
Hai inserito la frase in maniera naturale e coerente nella tua storia, integrandola alla perfezione nei discorsi e nei momenti in cui è stata pronunciata, rendendola parte del credo stesso dei Cavalieri di Keldar, così votati all’onore che nulla si è perduto finché c’è esso. Hai costruito tutto dando l’impressione che la frase assegnata fosse pronunciata perché avesse senso farlo, e non perché dovesse semplicemente essere inserita da qualche parte nella storia, quindi, anche qui, tantissimi complimenti. (+1)
Gradimento personale: 4,8/5
La tua storia mi è piaciuta molto. È un racconto davvero ben fatto, dove tutti gli elementi sono coerenti e gli eventi s’intrecciano in maniera fluida e naturale, e che non manca di nulla: ci sono tutti gli ingredienti per renderlo interessante e coinvolgente. Inoltre, personalmente mi piace leggere di battaglie e scontri, quando sono ben fatti e ben descritti, ma raramente mi capita di trovarne di davvero accurati e dinamici: non è stato però il tuo caso, in cui ci presenti un assedio (due, se si conta anche Tarlya) descritto minuziosamente e fedelmente, con grande accuratezza storica; inoltre, non presenti una sequenza di scene, come se fossimo dinanzi a un documentario o a un copione, ma riesci a integrare il dettagliato realismo degli scontri alla trama, rendendolo narrativo e scorrevole, cosa non facile da fare. Inoltre, mi è piaciuto ogni singolo personaggio presente in questa storia: anche Siwald, che è quello che mi è risultato più indigesto per il suo comportamento sconsiderato, è riuscito a guadagnarsi il mio apprezzamento per la sapiente caratterizzazione che ne hai fatto. Ho letteralmente adorato le descrizioni che hai presentato, vivide e d’impatto.
Il motivo per cui il punteggio non è totalmente pieno è soltanto uno ed è ciò che di più vicino ci sia al gusto personale (infatti non ha in alcun modo inficiato il punteggio delle altre voci): sin dall’inizio, il lettore sa come si concluderà la vicenda. Da ciò che ho capito, la storia narrata si colloca cronologicamente prima di un’altra da te già scritta sul popolo di Kjarr, in cui si fa menzione di ciò che accade qui. Per chi conosce suddetta storia, quindi, sarebbe stato inutile fare mistero delle sorti di Irdan, dato che sono già ben note. Per chi non conosce l’altra tua storia, tuttavia, svelare subito che Irdan è caduta toglie il senso d’ansia e d’attesa nello scoprire le sorti della guerra, perché già si conoscono. L’andamento altalenante dell’assedio non crea aspettativa, così come tutti gli sforzi dei Cavalieri di Keldar, perché l’esito è già noto. Personalmente, avrei preferito non conoscere a priori la conclusione, perché mi avrebbe reso la lettura più interessante dal punto di vista della guerra e del suo andamento. Questa comunque rimane una mia personalissima preferenza, che non va in alcun modo a intaccare il fatto che la storia sia molto bella e ben fatta, infatti il punteggio detratto è minimo.
In conclusione, ti faccio tantissimi complimenti per aver creato un racconto di spessore e di alta qualità, ricco e intrigante: mentre leggevo, commentavo le azioni e i dialoghi dei vari personaggi, cosa che faccio solamente quando una storia riesce davvero a coinvolgermi e colpirmi, quindi è indubbio quanto questo tuo scritto mi abbia catturata.
Punteggio totale: 39,3/40
Premio “Miglior personaggio”: questo premio va al personaggio di Rowden. Sarebbe forse venuto da pensare che un premio simile andasse a uno dei personaggi principali, perché a loro viene dato lo spazio maggiore, ma in realtà è proprio Rowden ad avermi totalmente conquistata. Lui è la parte umana di Kjarr, quello che spera che i Cavalieri di Keldar feriti sopravvivano e che Ehrenold li risparmi, quello che vede i bambini come tali e ne giustifica la “codardia”, quello che tiene immensamente al suo amico e cerca di fare di tutto per evitargli sofferenze, quello che gli dice saggiamente come stanno le cose e che sa quando tacere. È stato un personaggio d’impatto, che mi ha affascinata dalla prima volta in cui è comparso, conquistandomi sempre di più. Sei riuscito a creare un personaggio con una personalità così di spessore da oscurare quella di tutti gli altri, nelle scene in cui è comparso. L’ho davvero amato.
[Modificato da Dark Sider 26/09/2019 13:54]