Lasciatemi solo nel mio guscio
d’infelicità, in una nicchia di pena.
Lasciatemi solo. Sia serrato l’uscio,
la finestra sia socchiusa appena
sì che io intraveda il cielo sfigurato
e i tristi rami su cui s’impiglia
il cencio di una nube. Disperato,
inerte, non mi sfiora il parapiglia
del mondo. Ogni parola è vana,
ogni atto è inane, ogni speranza.
Che io dimentichi la gioia lontana,
che io diventi in questa tetra stanza
cosa tra le cose. Non valgo niente:
ignoratemi. Per me è finita.
Silenzio, le lampade spente.
Sono infermo e la malattia è la “vita”.
[Modificato da macrino 21/05/2019 15:58]
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