Intervista con Francesco sul volo di ritorno dai Balcani. «Mi ha toccato la mitezza delle suore di Skopje con i poveri» al Memoriale di Madre Teresa. «Mi ha fatto sentire la Chiesa madre»
Pubblicato il 07/05/2019
Ultima modifica il 08/05/2019 alle ore 08:20
Domenico Agasso jr
Inviato sul volo Skopje-Roma
Questi sono tempi segnati dalla «cultura dell’insulto», della «calunnia», della «diffamazione». Ma un antidoto a queste «armi» del male per papa Francesco esiste. È la «tenerezza» di Dio, «della Chiesa» che è «madre». Vuole lanciare questo messaggio alla fine dell’intervista sull’aereo che lo riporta a Roma da Skopje, dopo il viaggio di tre giorni in terra balcanica, in Bulgaria e Macedonia del Nord. Non è la risposta a una domanda dei giornalisti, è un pensiero, una commozione, che Bergoglio desidera confidare, lanciare. Lo esprime quando ci si sta per congedare, mentre l’aereo è in procinto di iniziare la fase di atterraggio.
«Una cosa mi ha toccato: due esperienze di limiti, una con i poveri oggi in Macedonia nel memoriale di Madre Teresa. C’erano tanti poveri, ma vedere la mitezza di quelle suore: curavano i poveri senza paternalismo, come fossero figli. Una mitezza, e anche la capacità di carezzare i poveri. Oggi noi siamo abituati a insultarci: il politico insulta l’altro, un vicino insulta l’altro, anche nella famiglia ci si insulta. Non oso dire che c’è una cultura dell’insulto, ma è un’arma alla mano, anche lo sparlare degli altri, la calunnia, la diffamazione. Vedere queste suore che curavano ogni persona come fosse Gesù.
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