Rintocchi muti scoccano in ogni mia giornata
Si riavvolge il tempo e si ripete quasi senza variazione
Come una giostra accesa, lasciata lì, dimenticata
Come un ballo in cerimonia senza musica o canzone.
Seguo il mio copione senza sosta
Fingo emozione dove ce n'è ben poca
Non riesco a deragliare dalla pista
Recito finché la voce mi diventa roca.
Mentre ristagno in questa pozza rincorrendomi la coda,
I miei ingranaggi cerebrali stridono d'inferno
Chiamando il mio Creatore, assicurandosi che oda:
-Perché m'hai destinato a questa ruota quasi eterna?-
Io, androide arrugginito senza meta,
Sono forse una specie d'intrattenimento?
Ti rendo l'esistenza tanto lieta?
O esisto invece come monito e pentimento?
Rintocchi muti scandiscono ogni mia giornata
I miei quesiti rimangono irrisolti e inascoltati
Resto una macchina accesa e poi dimenticata
A recitare i miei copioni interminati.
"E quando miro in cielo arder le stelle; dico fra me pensando: A che tante facelle?Che fa l'aria infinita e quel profondo Infinito Seren? Che vuol dir questa Solitudine immensa? Ed io che sono?" G. Leopardi, Canto notturno di un pastore errante dell'Asia