Ebbene sì, eccoci finalmente arrivate.
Chiedo venia per il ritardo, tra una cosa e l'altra è stato un miracolo per me riuscire a fare tutto, ma ci tenevo a dare un rilettura generale alle storie. Che dire, tutte e tre mi hanno molto colpita, a modo loro e con la loro squisita unicità.
Sono stata felice di leggerle e sono contenta di come tutte siano state sviluppate (si può dire che non ho rimpianti da questo punto di vista).
Detto questo, vi lascio i giudizi, speranzosa che possano piacervi e - in massima parte - soddisfarvi.
A presto!
_Vintage_
Ps. Vi chiedo scusa se i giudizi vi appaiono un po' troppo puntigliosi e pedanti! ^^"
TERZO CLASSIFICATO: I've Loved and I've Lost di MaryLondon
Grammatica, stile e sintassi: 8/10
[Grammatica: 4/5; Stile e sintassi: 4/5].
La grammatica di per sé è abbastanza corretta, ti segnalo solo alcuni degli errori – per così dire – un po’ grossolani:
[…] argomentazioni erano pervasi da assurdi sentimentalismi, di ragionamenti emotivi molto spesso deviati […]. Il soggetto è “argomentazioni” perciò “erano pervase”, ma ho dedotto che fosse un errore di distrazione, così come “di ragionamenti emotivi” in realtà dovrebbe essere “da ragionamenti emotivi”, poiché deve rispecchiare il complemento d’agente della proposizione principale.
[…] lo scarso filtro mentale li ponevano in contatto con un mondo interiore del tutto irrazionale […]. Anche qui, il verbo deve rispecchiare il soggetto, che in questo caso è “lo scarso filtro mentale”, per cui “li poneva.
L’origine di questa mia incapacità di entrare in contatto con la mia emotività, era grazie al mio caro padre. “Era grazie” stona un po’ durante la lettura, sarebbe più corretto e scorrevole un “era dovuta al mio caro padre”.
[…] in me stesso e tutt’oggi la situazione non era […]. “Tutt’oggi” è un avverbio temporale che esprime la forma specifica dell’indicativo presente, però hai narrato la storia utilizzando esclusivamente i tempi passati, indi per cui all’orecchio risulta dissonante.
[…] accarezzandola per rassicurarmi, come per dirmi che si sistemerà tutto […]. In questa proposizione sarebbe stato corretto utilizzare una forma di dialogo implicita (come per dirmi che si sarebbe sistemato tutto), quindi utilizzato la forma condizionale, oppure con la forma diretta di dialogo esplicito (come per dirmi: “si sistemerà tutto”).
Lei non avrà più alcun ricordo sul nostro casuale incontro. Anche in questo caso, sarebbe più corretto scrivere: “lei non avrebbe avuto più alcun ricordo”, per rispettare al meglio i tempi verbali da te scelti per la narrazione.
[…] costruendoci sopra il suo regno: che aveva chiamato Atlantide. In questo caso i due punti risultano superflui, la frase risulterebbe più pulita con solo: “il suo regno che aveva chiamato Atlantide”.
[…] misteriose erbe magiche che, stemperate nell’acqua dove mia madre era solita farsi un bagno, la tramutò […]. Il soggetto è erbe magiche, per cui è corretto scrivere “la tramutarono”.
Gli occhi verdi di quella bambina mi avevano destabilizzato a tal punto che per la prima volta agì senza […]. Qui credo fosse un errore di distrazione, ma il soggetto implicito è “io”, ossia Sasuke, per cui è “agii”.
[…] fui trascinato di colpo fuori da Atlantide e ritrovatomi nuovamente in superficie […]. In questo caso il termine “ritrovatomi” sarebbe stato più corretto renderlo o completamente esplicito (e mi ritrovai) oppure implicito (ritrovandomi).
[…] mia nuda vendetta su tuo padre, togliendogli ciò di cui ha più prezioso […]. L’espressione più corretta e fonicamente più apprezzabile è “togliendogli ciò che ha di più prezioso”.
[…] quando questi ultimi valicavano quel muro, non ero capace di contestualizzarle, di farle mie. Qui c’è un piccolo errore di concordanza. Essendo che il soggetto è maschile, è opportuno scrivere “contestualizzarli” e “farli miei”.
[…] cos è la morte? Qui manca un apostrofo, ma è chiaramente un errore di distrazione.
[…]i suoi fianchi si muoveva timidamente […]. In realtà è si “muovevano”, ma anche qui deduco sia un errore di distrazione.
Non mi sarei mai aspettato che era proprio mio padre […]. Qui sarebbe più opportuno avvalersi del congiuntivo: “Che fosse proprio mio padre”.
[…] fregandomi del suo sguardo accigliato […]. “Fregandomene” è il vocabolo corretto, ma anche qui credo sia dovuto ad un errore di distrazione.
Lasciai che mio mio corpo […]. Chiaramente distrazione, ripetizione del pronome possessivo.
Per quanto riguarda lo stile, mi è piaciuto molto, se non fosse che in alcuni punti ho trovato l’utilizzo della punteggiatura un po’ improprio – come l’utilizzo costante della virgola, per esempio, nelle avversative (prima il ma, poi la virgola subito dopo). In questo modo vi sono stati alcuni punti per me un po’ difficoltosi da leggere, perché magari vi erano delle pause che in realtà risultavano superflue. Per il resto, ho apprezzato molto il linguaggio molto puntiglioso e scelto ad hoc per questa storia, brava.
Titolo: 4/5
Ho apprezzato il titolo solamente dopo aver letto la storia. All’inizio non mi diceva granché ad essere sincera, ma dopo tutto mi è parso improvvisamente più chiaro e rispecchia in maniera pulita il concetto principale del racconto. Brava.
Caratterizzazione dei personaggi: 8/10
Parto dal presupposto che, nonostante si tratti di una Sasuke x Sakura (coppia per cui non mi strappo i capelli), in realtà in questa fic mi sono piaciuti molto. Molto originale l’idea di rendere Sasuke un dio del mare e Sakura una ragazza terrestre. Molto bella la scena del loro primo incontro e molto bella l’idea che lei si ricordi di lui nonostante siano passati molti anni.
Allora, giustamente, come mai non ho dato il massimo della caratterizzazione? La risposta è che mi sarebbe piaciuto leggere di più, molto di più. Sasuke è sicuramente più approfondito di Sakura, però in generale entrambi non hanno avuto modo di svilupparsi nel corso della vicenda. In realtà entrambi, nonostante si tratti di un’AU, sono abbastanza IC: Sakura ha quell’aria un po’ trasognante e Sasuke è quieto e silenzioso, questa cosa l’ho molto apprezzata.
Il problema è che alcune domande che sorgono spontanee durante la lettura rimangono senza risposta, facendo sperare in un seguito della storia: Sasuke dov’è andato una volta divenuto umano, cos’ha fatto prima d’incontrare Kakashi? E la malattia di Sakura? Cosa prova in realtà lei per Sasuke? E come fa a ricordarsi di lui, nonostante il sortilegio? Perché la maga Circe li aiuta, riceve qualcosa in cambio?
Sono solo alcune domande, ma chiaramente la curiosità la fa da padrona per tutto il testo.
Una cosa che ho apprezzato moltissimo sono gli ultimi pensieri che Sasuke rivolge a Sakura, quando si rende improvvisamente conto che non sarebbe più riuscito a raggiungerla. Una scena davvero da pelle d’oca, sei stata molto brava nel delinearla perché è veramente d’effetto.
Bella anche la parte finale, quando assistiamo ad una Sakura guarita che decide di cercare Sasuke, lasciandoci intuire che vi sarà un seguito – o almeno lo spero! Per tutto il tempo della lettura ho auspicato in qualche modo di vederli insieme, salvo poi rendermi conto che per Sasuke sarebbe comunque stato impossibile adattarsi alla terraferma.
Ad ogni modo, in linea di massima i personaggi sono stati descritti, seppur in maniera non del tutto approfondita, con un tocco nostalgico e dolce, mi è piaciuto molto.
Attinenza al pacchetto: 8,5/10
Hai scelto la vicenda e il sentimento, facendo risultare entrambi come elementi portanti della vicenda. È evidente che il pacchetto sia soddisfacente, anche se mi sarebbe piaciuto vedere l’intera vicenda un po’ più approfondita (questo chiaramente non ti ha penalizzata per quanto concerne questa valutazione).
In realtà, se vogliamo, potremmo vedere il pacchetto sviluppato in entrambi i due protagonisti: se da un lato Sasuke aiuta Sakura, arrivando perfino a chiedere a Circe di salvarla a costo di tornare in mare e non vederla mai più, dall’altro Sakura aiuta Sasuke ad uscire dalla prigione d’inedia e senso di vuoto che prova, ciò che sente ogni volta e che non riesce ad integrarlo nel mondo umano.
Ripeto: normalmente ‘sti due non mi stanno granché simpatici, ma ammetto che in questa storia azzeccano più di molti altri personaggi che mi piacciono, per cui sono davvero contenta che alla fine tu abbia scelto loro.
Il sentimento della generosità si percepisce subito: dapprima è come se entrambi sviluppassero questo sentimento l’uno verso l’altro, una specie di altruismo puramente disinteressato e che li porta, infine, ad avvicinarsi. È sottile il passaggio dal semplice gesto spassionato a quel legame che poi è lo stesso che Sasuke deve scindere per poterla salvare. Nell’insieme l’ho trovata una scelta molto accurata, perché non vi è nulla di più generoso del sacrificarsi per la persona che si ama.
In questo sei stata davvero superlativa.
Bonus frase + sentimento: 5/10
Non avendo optato per la frase, il punteggio chiaramente è valido solo per il sentimento.
Gradimento personale: 4/5
L’unico problema di questa storia è che è durata troppo poco, lasciandomi con molte domande in sospeso. Compitino da fare a casa – quando avrai tempo: continuala! 😉
PUNTEGGIO TOTALE: 37,5/55
SECONDO CLASSIFICATO: Staub und Knochen di missredlights
Grammatica, stile e sintassi: 7,5/10
[Grammatica: 4/5; Stile e sintassi: 3,5/5].
Di per sé la storia è scritta davvero molto bene, anche perché non è assolutamente facile concentrarsi così attentamente nella rilettura di un testo molto lungo (anche se è una mini, sono comunque tre capitoli). In generale non è tenuto granché conto di errori di distrazione o di battitura (es. l’ultima vocale sbagliata, ridondanze di un vocabolo già usato nello stesso capoverso, etc…) perché chiaramente, proporzionate al testo, possono chiaramente capitare.
Ti segnalo solamente gli errori che, personalmente, ritengo degni di nota, perché – ripeto – il testo risulta nel complesso grammaticalmente corretto:
- […] mandarla con i prigionieri, dicendole il motto modellato all'ingresso.” Diciamo che il termine “modellato” è un po’ dissonante e dà l’idea di qualcosa di facilmente plasmabile come il pongo o la plastilina, andrebbe bene più un “forgiato” o – meglio ancora – “foggiato”, che rende meglio l’idea di un materiale duro – il ferro, appunto, con cui è stata creata l’insegna.
- […] fermare quel fosse di Adolf. Chiaramente un errore di distrazione ma un po’ più grossolano degli altri, ho dedotto che volessi scrivere “folle”.
- […] né scoprire né destare nessun sospetto. In questo caso una doppia negazione conferma, sarebbe più corretto scrivere “alcun sospetto”.
- […] Non aveva bisogno di un marito o di qualcuno affianco. “Affianco” letteralmente è prima persona singolare dell’indicativo presente del verbo “affiancare”. L’uso corretto è “a fianco”, ma credo sia stato anche questo un errore di distrazione.
- Alle parole di Asuma tutti annuirono concordi, concordandosi di […]. Ho notato che tendi molto spesso a ripetere lo stesso vocabolo anche più volte nel singolo capoverso, di per sé non è un grosso problema anche se alla lettura risulta un po’ troppo ridondante. Tuttavia, in questo capoverso specifico, il secondo termine “concordandosi” stona un po’ col resto della frase: sarebbe più corretto scrivere “decidendo di vedersi domani”, oppure, in linea col linguaggio usato durante tutta la storia, “pattuendo di vedersi domani”, in modo da non risultare troppo pesante con l’utilizzo delle ripetizioni.
- […] il quale non solo accettò di buon grado l'offerta, ma divenendo perfino […]. In questa frase sarebbe stato più corretto renderla o completamente implicita (il quale accettò di buon grado l’offerta, divenendo perfino…) oppure completamente esplicita (il quale non solo accettò l’offerta, ma divenne perfino…). La costruzione, così come l’ha scritta, lascia un po’ l’idea di frase incompleta, perché il soggetto è esplicito (il quale), ma il verbo dopo è implicito.
- […] vedendoli scomparire dietro la porta, mentre Shikaku e Yoshino scomparivano dietro la porta. Anche qui, la ridondanza è troppo eccessiva e dà un po’ di fastidio durante la lettura.
- Camminarono all’indietro, chiudendo la porta alle loro spalle, camminando all'indietro verso il letto […]. Stessa cosa come sopra, ridondanza troppo vicina nel testo.
- Sulle nostre spalle gravitava il peso della riuscita del piano. Il termine “gravitava” è un termine di stampo scientifico che si utilizza in campo astrofisico per indicare l’orbita di un pianeta. Nella connotazione che deduco volessi dargli, è più corretto il vocabolo “gravava”, che dà l’idea del peso che Temari si porta addosso.
Questi sono sicuramente le accortezze un po’ più “grossolane”, non tenendo conto di errori di distrazione di secondo grado.
Un po’ più penalizzante – ahimé – è il mio punto di vista sullo stile. Faccio una premessa, hai davvero una bella penna, concedimi l’espressione metaforica 😊. Scrivi molto bene ed hai un ottimo utilizzo della punteggiatura, che è sicuramente stata una cosa che ho apprezzato molto.
Tuttavia, ho notato che utilizzi molto proposizioni implicite, servendoti spesso e volentieri del gerundio piuttosto che rendere esplicita un’azione. Di per sé non mi dà fastidio, al contrario lo apprezzo molto, solo che alcune volte perdo un attimo il filo del discorso perché non riesco ad individuare il soggetto della frase (Es. Il tono di scherno della ragazza fece sorridere di sbieco l'albino, spostando la mano e allontanandosi dalla parete. In questo caso, per esempio, non si riesce a capire chi sia il soggetto tra i due).
In generale, lo stile mi è piaciuto, ma presenta qualche errorino nella consecutio temporum di alcune declinazioni verbali:
- […] di un uomo forte e valoroso che sarebbe diventato se solo i soldati […]. Non è sbagliato, ma sarebbe più corretto scrivere “sarebbe potuto diventare”, proprio per esplicitare l’irrealizzabilità nel futuro.
- Ci sono persone che, come Temari, o come noi della Resistenza, pensiamo […]. Il soggetto della frase è “che”, ossia una particella che sottintende “persone”. In questo caso, perciò, è corretto scrivere “pensano”.
- Poco importava se faceva parte della Resistenza, se li stava aiutando in qualsiasi modo […]. Qui sarebbe più corretto scrivere “che facesse parte, che li stesse aiutando”, perché il congiuntivo esprime al meglio l’idea soggettiva ed individuale del personaggio – esprime al meglio i sentimenti di Temari, l’indicativo, al contrario, rende oggettiva la situazione ed è poco attinente alle sensazioni della protagonista.
- L'interpellato sorrise raggiante, felice che il comandante gli abbia dato un compito così […]. Più corretto rispettare la narrazione del passato remoto, perciò “avesse dato”.
- Preferivo sapere che mi odiavi e saperti vivo […]. Anche qui, “che mi odiassi” sicuramente calza meglio con la soggettività della protagonista.
Titolo: 4/5
Mi è piaciuto l’utilizzo del tedesco, molto azzeccato e rispecchia perfettamente il filone narrativo della storia. Brava, davvero una genialata.
Caratterizzazione dei personaggi: 9/10
Gran bel lavorone hai fatto, si vede in ogni riga. Tanto per cominciare sei stata eccezionale coi protagonisti, ma senza recarti offesa ti dirò: i personaggi sullo sfondo mi sono piaciuti quasi più di Temari e Shikamaru.
Andiamo per gradi: Temari. Un personaggio davvero esclusivo in questa tua mini-long. Ci tengo a specificare che, trattandosi di un’AU, mi ero già preparato a qualche – giustificato – OOC. Invece, devo davvero ricredermi. Sei riuscita a mantenerla IC nonostante il contesto completamente differente in cui opera, e stessa cosa hai fatto con Shikamaru, nonostante si presenti con un carattere lievemente alterato rispetto all’originale – cosa ripeto ovvia, dato il contesto in cui si trova. Quest’ultimo, tuttavia, è stato “abbozzato” solamente, non si esprime mai a pieno per tutta la storia, lasciando intuire che hai lasciato un po’ più di spazio ai pensieri della protagonista – cosa che francamente ho molto apprezzato.
L’ago della bilancia del mio cuore pendeva schifosamente a favore di Gaara e Matsuri, sappilo. Ho pianto come una scema alla scena della morte di Matsuri, e persino al modo con cui Gaara ha appreso della notizia. Non sono una sensibilona, ma devo ammettere che è stato un momento molto toccante e sofferto. Quando poi nell’index finale ho letto che anche Gaara era morto, beh sono quasi svenuta (qualora non si fosse capito, è il personaggio di Naruto che adoro con tutta me stessa).
Hidan, invece, l’ho odiato – ed immagino che anche qui tu abbia fatto davvero una gran bella pensata nel renderlo a questo modo. È un personaggio rude, senza cuore e schifoso, in linea con tutto il filone narrativo della vicenda. Il tuo stile crudo è andato di pari passo con la spiegazione dei singoli personaggi.
L’altra scena che mi è piaciuta tantissimo è la morte di Ino: se vogliamo è quasi una parentesi all’intera storia, ma racchiude davvero tutto. La rabbia, la paura, l’odio, il desiderio di morire piuttosto che rimanere rinchiusa lì dentro. In poche semplici righe ha illustrato una condizione molto chiara e limpida di ciò che succedeva in quell’inferno di morte e nonsense.
I tuoi personaggi hanno delineato perfettamente un clima cupo ed austero. Persino nel capitolo finale, dove c’è finalmente un po’ di apertura, rimane qualcosa di amaro in bocca: la consapevolezza che, nonostante la libertà conquistata, ciò ch’è accaduto prima non può essere cancellato in alcun modo, proprio come quando Shikamaru afferma che quel numero lo porterà sempre addosso come segno di quanto successo.
Hai scelto un argomento molto forte e delicato, definendo un clima a cui l’universo Naruto non si prestava granché. Sei stata eccezionale davvero, brava.
Attinenza al pacchetto: 8,5/10
L’utilizzo del pacchetto e di tutte le sue componenti c’è ed è ben rispettato. Sicuramente la vicenda ha preso pieno punteggio, anzi forse l’hai usata come veicolo principale di tutta la narrazione: Temari perde prima il fratello, poi Matsuri, poi ha il terrore di perdere Shikamaru e le persone a cui tiene. Persino nella lettera, posso cogliere l’idea che, in realtà, lei abbia perso anche l’“amore” che nutriva nei confronti del padre (quindi una perdita in senso metaforico). Il tema della perdita è sicuramente il principio portante di tutta la storia, e sulla vicenda non potevo che darti pieno punteggio.
Anche il modo in cui hai inserito la frase mi è molto piaciuto: la dice Yoshino nei confronti di Temari. Esprime molto facilmente l’idea di disprezzo ambivalente: i tedeschi che odiano gli ebrei, gli ebrei che, di riflesso, odiano i tedeschi. Mi ha sorpresa il modo in cui l’hai usata, sfruttandola come spiegazione dell’odio che inizialmente la donna prova nei confronti della ragazza. Mi è piaciuto anche il sottinteso richiamo al codice con cui veniva etichettata Temari, ossia l’angelo nero. È come se Yoshino la stesse non solo disprezzando, ma anche sarcasticamente deridendo.
Il sentimento della superbia – ovviamente – c’è, ed è più un modus vivendi dell’intera razza tedesca se vogliamo. Tuttavia, non viene mai espletato davvero, ma rimane come sfondo alla follia di quel tempo. Difatti, citi la superbia una volta sola, poi però essa rimane latente per tutto l’intreccio della narrazione. Mi è piaciuta, anche se avrei voluto che l’analizzassi in maniera un po’ più specifica. Per il resto, nulla da dire.
Bonus frase + sentimento: 15/15
Hai usato entrambi, per cui punteggio pieno.
Gradimento personale: 4/5
Che dire, questa storia mi è davvero piaciuta. L’ho letta e riletta con attenzione, soffermandomi sui punti che ho ritenuto più belli ed intensi – la morte di Matsuri, quella di Kankuro. Non ho potuto fare a meno d’immedesimarmi in Temari, nei suoi pensieri, nella sua rabbia, nella sua paura, nel suo spietato e crudele senso di impotenza. Per un attimo, mi è quasi sembrato di stare lì vicino a lei mentre veniva seviziata da Hidan e pensava a Shikamaru, sognando un mondo un po’ più sereno e lontano da quell’insano orrore.
Ho davvero gradito il racconto, che mi ha fatto riflettere ed emozionare. Grazie per aver scritto questa storia!
PUNTEGGIO TOTALE: 48/55
PRIMO CLASSIFICATO: L'oro del Reno di Shilyss
Grammatica, stile e sintassi: 10/10
[Grammatica: 5/5; Stile e sintassi: 5/5]
Eccezionale tutto. Sei stata incredibile.
Accuratissima in tutto, ossessiva per quanto riguarda l’utilizzo della grammatica e della punteggiatura (cosa che apprezzo da morire, non puoi neanche immaginare quanto). Questa storia trasuda uno stile semplice, in perfetta linea temporale con gli eventi narrati e un tono costantemente malinconico nello shift temporale cui assistiamo per tutta la vicenda.
Oltre a farti i complimenti, t’assicuro che sono riuscita a vedere chiaramente quanto tempo e anima tu abbia dedicato a questa storia. Lo si percepisce da ogni singola parola, da una virgola insignificante. Non hai lasciato nulla al caso, per questo non posso che premiarti.
Titolo: 5/5
Un Au! Archeologico non poteva che avere un titolo avvincente. Non appena l’ho letto la prima volta, mi sono subito chiesta: “Bene, l’ha fregato a Wagner”. Poi ho capito il perché di questa magnifica verosimiglianza, deducendo che un titolo più azzeccato di questo fosse difficile da trovare. Bravissima.
Caratterizzazione dei personaggi: 10/10
Anche qui, come per la grammatica, ho notato l’eccezionale lavoro svolto su ogni singolo personaggio, ma andiamo per gradi.
Ho adorato il modo in cui hai trattato di Sigyn. Ci presenti da subito questa donna ormai anziana, vittima della malattia che ormai le offusca la mente, le irretisce i sensi. Nonostante questo, nel corso della storia, ci affezioniamo ad una lei giovane e forte, sagace personalità che riesce perfino a tener testa a Loki Laufeyson, non propriamente un personaggio facile da gestire. Si presenta come una donna capace di contrastare le dicerie malpensanti e ingiuste, concedendosi al suo professore non più solamente come una studiosa, ma come una donna: eccezionale il modo sottile con cui sei riuscita a raccontare del modo con cui ha deciso di essere sua per la prima volta, vittima di quell’amore che la consuma per tutto il racconto. Persino durante l’epilogo alla sua vita, è come se il personaggio di Sigyn vivesse nell’ombra di un ricordo. È un momento che – ad esserti sincera – mi ha profondamente colpita: Sigyn non ha mai smesso di essere una donna forte, persino dopo la morte del suo tanto amato Loki. Ha continuato per anni a custodire al limite della gelosia il ricordo che aveva di lui, ma con una dolcezza ed un affetto che, nel corso della storia, ci rendono sempre più consapevoli del suo squisito punto di vista: un amore che non è crollato, neppure di fronte all’ineluttabilità della morte.
Se Sigyn mi ha fatta piangere e commuovere, Loki mi ha affascinata con l’eterna immagine istrionica che reca di sé: un personaggio scomodo da trattare, con tutte le caratteristiche dello stereotipante narcisista. Arrogante, enigmatico, sfrontato e ironico, sin dalla sua prima comparsa ci appare come un tipo dallo spietato complesso di Dio, ma tremendamente affamato di conoscenza e di storia. E si presenta così, scevro da qualsiasi altro interesse se non il fascino della scoperta, come un moderno Ulisse pronto a salpare verso le Colonne d’Ercole, recando con sé i pregi e i difetti dell’indomito avventuriero.
Molto bisticciante e goffo il rapporto tra i due, che si cercano, si allontanano, si ritrovano in un vortice costante di sensazioni che vengono taciute per quasi tutto il racconto, ma che in qualche maniera riescono sempre a riemergere sullo sfondo.
Descritto con arsura di dettagli e tuttavia via incredibilmente efficiente, è la descrizione di Thor, che appare chiaramente in contrasto con il fascino che reca Loki: Thor affascina per l’aria spavalda e avvolta costantemente dalla divisa che porta, dall’aria abbronzata che ricalca il fascino delle terre in cui è stato. M’azzarderei quasi a definirlo “un fascino più esotico”, in eterno contrasto con l’aria da Lord di Loki, che appare più fatiscente e sempiterna.
Che dire, io sono davvero contentissima di questi personaggi, sei stata davvero eccezionale.
Attinenza al pacchetto: 10/10
Sono una che tende a trovare il minimo problema per togliere punti. Eppure, in questo caso, non ci sono proprio riuscito. Lo sviluppo del pacchetto è completo in ogni sua sfaccettatura: i ricordi malinconici e nostalgici di Sigyn mentre ancora una volta rimembra la perdita di Loki, interfacciata ai flashback della sua giovinezza in cui l’uomo che amava era ancora insieme a lei. Il continuo e curioso domandare della nipote, che sembra quasi il ponte capace di collegare un’ultima volta i due protagonisti. La sensazione di vuoto che si avverte alla fine della storia, dove si rimane con addosso uno strano senso di smarrimento.
La frase che, a mio avviso, è stata la chiave di volta di tutta la vicenda, una svolta necessaria e improvvisa che è parte integrante della storia: senza di essa, non si sarebbe potuto apprezzare lo svolgimento dell’intreccio finale.
Per non parlare poi del sentimento: la superbia. Quale termine migliore per identificare la naturalezza “snaturata” (perdonami il gioco di parole) del nostro Loki, dal carattere volubile ed egocentrico, pieno di sé e terribilmente votato alla conoscenza, spingendosi al limite, fino a profanare ciò che viene considerato sacro. Un sentimento che porta con sé sempre, persino alla fine dei suoi giorni. Un modo d’essere, un’aspettativa di vita di cui si fa fieramente carico e beffa insieme, con quel suo sorriso beffardo e pieno d’arrogante tracotanza.
Che dire, anche qui gran bel lavorone, bravissima!
Bonus frase + sentimento: 15/15
Chiaramente il massimo, perché hai usato entrambi.
Gradimento personale: 5/5
Ho adorato la tua storia: è sagace, non annoia, è dolce, avventurosa e fa riflettere molto il lettore. Non se ne leggono spesso, di storie così, e credimi che non lo dico tanto per scrivere qualcosa. Ha un qualcosa di unico questo testo, un modo di narrare e di raccontarsi ch’è tipico di chi si vuole fare ascoltare, capacità che – a mio dire – viene persa con il tempo. Il fatto che sia riuscita ad apprezzarla in maniera così piena mi fa rendere subito evidente la dedizione con la quale tu l’abbia scritta, di questo ti faccio i miei più vividi e sinceri complimenti.
Bravissima!
PUNTEGGIO TOTALE: 55/55
[Modificato da _Vintage_ 30/05/2019 09:38]