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Ultimo Aggiornamento: 04/11/2019 11:24
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24/04/2019 10:21
 
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RosmaryEFP, 24/04/2019 02.25:


Nona classificata
Le ragioni di Peter di udeis con 33/45


Grammatica: 8/10

La grammatica è buona, ho ravvisato solo qualche svista:

“–n’è quasi convinto, in realtà -che”; “-lo spaventavano-”; “chiaro-”: -1 (0.20x5); il trattino corretto è quello lungo (–) e deve essere preceduto e seguito da uno spazio se segue o precede una parola. Ad esempio, la forma corretta è “– n’è quasi convinto, in realtà – che”.
Li avrebbe presi uno per uno, lui, Sirius, Remus e avrebbero pagato per James”: -1; qui c’è un problema di sintassi. La frase “li avrebbe presi uno per uno” è coordinata a “avrebbero pagato per James”, difatti c’è la congiunzione “e”; in questo contesto, “lui, Sirius, Remus” è un’incidentale, ma la punteggiatura così inserita contraddice questa natura della frase, perché l’assenza di pausa dopo “Remus” la coordina impropriamente a “e avrebbero pagato per James”. Le soluzioni sintattiche sono due: o l’inciso viene racchiuso tra lineette o parentesi (consiglio le prime) oppure si inserisce una virgola dopo “Remus” tesa a segnalare la chiusura dell’inciso. Se invece il tuo obiettivo era proprio quello di coordinare “lui, Sirius, Remus” a “e avrebbero pagato per James” allora il periodo va riorganizzato, spostando la congiunzione dopo “uno per uno” e creando due segmenti coordinati: “li avrebbero presi uno per uno” [e] “lui, Sirius, Remus avrebbero pagato per James”. La scelta dipende dall’intenzione che vuoi abbia questa espressione.

Stile e lessico: 7/10

Lo stile di questa storia è particolare, ho avuto l’impressione che alternasse tra discorso indiretto e discorso indiretto libero, un insieme che ha reso il testo dinamico e in grado di creare empatia con il lettore. Non mancano, infatti, scelte sintattiche che ricalcano l’oralità, come la dislocazione per marcare delle espressioni così come si fa nel parlato. Anche la punteggiatura filtra in talune occasioni questo ritmo, riuscendo a creare coesione tra narrazione pura e pensieri indiretti del protagonista – che, tra l’altro, non smette mai di essere il punto di vista privilegiato del racconto. La scelta di narrare in terza persona e al presente è indovinata: la terza persona consente l’oscillazione tra indiretto e indiretto libero; il presente attualizza tutto e il lettore ha la sensazione di seguire un tumulto interiore in diretta, il che rende ancora più forti a livello emotivo i momenti in cui a emergere sono i pensieri del protagonista – leggere il tuo testo dà proprio l’impressione di trovarsi nella testa di Peter, è coinvolgente. La suddivisione dei momenti tramite la divisione in paragrafi del testo facilita il passaggio da una riflessione all’altra, e aiuta quindi il lettore a seguire i pensieri del personaggio. Buono, quindi, anche questo escamotage stilistico. Assieme ai pregi descritti, ho però ravvisato anche dei momenti meno efficaci della struttura stilistica, te li riporto:

• “Se James si fosse trovato sull’orlo di un precipizio, sarebbe saltato dall’altra parte senza esitare, poi sarebbe tornato indietro per aiutarti ad attraversare”: questa è la frase di apertura del racconto, e qui utilizzi la seconda persona narrante (“aiutarti”) anziché la terza. Il lettore, che subito dopo legge “A quel punto Peter” o crede che Peter non sia il protagonista (e quindi che la seconda persona si riferisca a un altro personaggio) o è stranito dal passaggio da un tipo di narrazione all’altra. Nonostante abbia letto la storia più volte, ammetto di non aver capito se si sia trattata di una svista o se la tua intenzione fosse un’altra, magari di riprodurre anche qui una sorta di discorso indiretto libero. In ogni caso, a mio avviso è un’espressione inefficace, perché all’interno di uno stesso testo non si può passare da una persona narrante all’altra (a meno che non si introducano pensieri diretti del personaggio); il fatto che questa situazione apra il racconto, poi, rischia di fare incespicare il lettore nel proseguire della lettura, perché si aspetterebbe un tipo di narrazione e invece ne trova un’altra.

• “A quel punto Peter sarebbe saltato, anche se gli fosse sembrato impossibile: la paura di perdere la stima che Ramoso, chissà come, riponeva in lui era molto più grande di quella di cadere nel burrone”: in questo caso c’è la variazione dei tempi verbali (dal presente al passato) e il discorso è identico al precedente. Siamo dinanzi al primo periodo della storia, che sembra essere scritta in seconda persona e al passato, mentre invece il periodo successivo e tutti quelli che seguono sono al tempo presente (e in terza persona). Non ti ho segnalato la situazione in “Grammatica” perché credo si sia trattata di una scelta stilistica, purtroppo inefficace. Il tempo della narrazione è necessariamente uno, a meno che non si scriva un flusso di coscienza in prima persona (che segue le esigenze dell’oralità e la frammentaria incoerenza dei pensieri). Se la tua intenzione era quella di porre questa espressione e la precedente in una dimensione spazio-temporale esterna al resto della narrazione, allora sarebbe stato utile isolarla “fisicamente” dal testo (e non con una interlinea, che utilizzi già per separare i paragrafi). Nel complesso, l’impressione che dà leggere “Peter s’infila eccetera” è che in quel punto inizi un’altra fase della storia, completamente slegata dall’incipit iniziale; il problema è che siamo sempre nello stesso blocco-paragrafo, quindi dal punto di vista sintattico-stilistico non c’è un passaggio da una fase a un’altra.


• “Mentre James è ancora in volo, ma si pensa già dall’altra parte, Codaliscia sente di essersi schiantato da un pezzo”: l’espressione in grassetto non è chiarissima, il che rende ostico comprendere il pieno significato del periodo, il che è un gran peccato. Immagino qui tu riprenda la metafora iniziale, quella del salto nel vuoto: James è ancora in volo, forse è anche già arrivato a destinazione, mentre Peter si è schiantato al suolo. È una metafora bella, perché carica di significato e pilastro della tua narrazione, ma inserita in quel punto del racconto in maniera così “sussurrata” risulta criptica, perché va a riprendere in maniera implicita un’immagine inserita a inizio storia. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è di rendere più chiara la frase “ma si pensa già dall’altra parte” inserendo magari un riferimento esplicito al precipizio (ad esempio “ma si pensa già dall’altra parte del precipizio”). In ultimo, visto che il testo oscilla tra discorso indiretto e indiretto libero, “si pensa” potrebbe essere inteso anche in senso colloquiale: quindi, “James pensa se stesso” anziché – come credo sia – “ma si pensa che James sia”; per aggirare il possibile equivoco, potrebbe essere funzionale un “forse” che sostituisca “si pensa”. I miei ovviamente sono solo esempi per spiegarti al meglio il mio punto di vista!

Arrivando al lessico, l’ho trovato coerente alla struttura stilistica scelta, in grado di oscillare assieme a essa tra discorso diretto e indiretto libero, adeguando il registro linguistico al momento della narrazione (abbiamo quindi un testo che cita espressioni di registro diverso come “chissà come” e “torce le viscere” senza risultare disomogeneo). Nel complesso, comunque, il registro non presenta grosse oscillazioni, è livellato su un lessico d’uso, un registro medio che culla il lettore. Trovo che tu l’abbia gestito molto bene, ho solo due piccoli dettagli da farti notare: l’uso della d eufonica (“ed ha”) che nell’italiano contemporaneo è considerato desueto a meno che non seguano due vocali identiche, per cui il mio consiglio è di utilizzarla solo in un contesto di ricercatezza lessicale (ad ogni modo, non essendoci regole ferree a riguardo, questo dettaglio non ha inciso sul punteggio, te lo riporto solo per completezza di valutazione); il termine “squittente” usato come aggettivo riferito alla “mediazione” quindi alle parole di Peter; ho colto il riferimento alla trasformazione in topo (nello stesso periodo abbiamo gli artigli e le zanne di Remus e Sirius), però il participio presente di “squittire” non è molto diffuso, e questo a mio parere lo rende “fuori contesto” in una cornice lessicale come la tua, che si fonda su un registro medio.
A parte queste due situazioni, come detto, trovo il lessico adatto alla struttura stilistica del testo, coerente e bene utilizzato.

Concludendo, quindi, valutando i pro e contro descritti ho optato per 7/10, un punteggio comunque alto perché nel complesso il testo è sicuramente godibile!

Titolo: 5/5

Le ragioni di Peter
è un titolo più che adatto alla tua storia: esterna l’idea che ne ha guidato la stesura, anticipa il fulcro della narrazione e il suo protagonista. È inoltre in grado di anticipare il genere introspettivo del racconto (a riguardo, ho notato che tu hai scelto il genere “angst”, ma a mio parere questa storia è soprattutto un’introspezione più che una narrazione densa di angoscia), perché quel “Le ragioni” suggerisce al lettore che si relazionerà con un testo che tenta di indagare l’animo del suo protagonista. Poi, al di là dell’indiscutibile coesione tra titolo e testo, credo sia un titolo originale, perché originale è la tematica: in pochi si soffermano su Peter, e pochissimi tentano di comprendere i motivi che hanno guidato le sue scelte. In ultimo, trovo anche indovinata la scelta di inserire il nome del protagonista nel titolo: chiunque sia interessato a questo personaggio non potrà fare altro che leggere la tua storia. Insomma, un titolo semplice, sì, ma efficace e coerente. Bravissima, 5/5!


Utilizzo del prompt: 8/10

Senza saperlo, hai scelto una delle citazioni che mi piaceva di più (spero di non sembrarti autocelebrativa dicendo questo!). “
Non dobbiamo per forza lottare, possiamo anche arrenderci e vivere da vinti” è una frase amara, a suo modo cinica, inaccettabile, perché pone in evidenza una possibilità sporca: arrendersi. Non potevi scegliere personaggio più adatto a inscenare questo concetto, perché Peter a suo modo è un arreso, uno che smette di lottare e vive da servo (da vinto), perché una vita da servo gli sembra comunque migliore di una da eroe caduto o perennemente in bilico sull’orlo di un precipizio. Sei stata molto brava nel racchiudere il significato del prompt nell’introspezione che fai del tuo protagonista: nonostante il prompt non sia citato testualmente, nei ragionamenti di Peter, e nella sua stanchezza, arrendevolezza e codardia, è presente l’immagine di chi si arrende e sceglie di vivere da vinto. Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 8/10 è legato alla parte conclusiva del testo, quella dove Peter arriva a maturare la consapevolezza suggerita sin dalle prime righe: a un certo punto, scrivi “proverà a trattare con il diavolo in persona pur di salvarli”, un proposito che è tutto fuorché sinonimo di resa, anzi esprime l’esatto opposto, vale a dire la volontà di continuare a lottare a ogni costo. In questo punto, quindi, ho ravvisato una contraddizione del prompt, oltre che un momento di disorientamento del personaggio (ma questo punto lo approfondisco nel parametro seguente). Essendo un punto importante del racconto – è nei pressi della conclusione – non ho potuto non darvi un peso, tuttavia non ho voluto detrarre più di due punti dal totale visto che nel complesso il prompt è sicuramente presente e ben sviluppato.


Caratterizzazione e IC dei personaggi: 5/10

L’unico personaggio del tuo racconto è Peter, ma attraverso le sue riflessioni incrociamo anche i personaggi di James, Sirius e Remus, tutti caratterizzati al meglio; ho apprezzato anche il riferimento ai sospetti reciproci di Remus e Sirius, che “sfoderano zanne e artigli, ferendosi a vicenda”, un’immagine che descrive in maniera efficace il clima di quegli anni e il motivo che ha portato Sirius a mentire a Remus sul Custode Segreto e, di contro, Remus a credere senza remore al tradimento di Sirius. Tornando al protagonista, le relazioni intessute con i tre malandrini, e in particolare con James, riescono a fare emergere quel rapporto impari tra Peter e i tre: James soprattutto è la luce, il faro, il modello da invidiare ed emulare, e lo è prima ancora di essere un amico. Collegato a questo, è molto forte il senso di inadeguatezza, insicurezza e terrore che attanaglia il protagonista invischiato in una guerra a cui crede di non sopravvivere – usando una metafora del tuo testo, non è più tempo di saltare dall’altra parte di un precipizio. Peter, lungo quasi l’intero racconto, è il Peter cui siamo abituati: quello che ha tradito i suoi amici pur di salvare la propria vita, quello terrorizzato all’idea di combattere Voldemort, quello che guarda al coraggio di James e inizia a pensare che la sua sia follia e che a causa di questa follia pagheranno tutti loro.
Il motivo per cui, malgrado questi pregi, il punteggio non è superiore a 5/10 è che la conclusione del racconto – momento quindi topico, perché racchiude la ragione finale della scelta di Peter – ritrae un Peter Minus OOC. Ho letto le tue note a riguardo, ma purtroppo i libri non lasciano spazio a interpretazioni: Peter non ha tradito per difendere i suoi amici (“Alla fine, il Signore Oscuro trionferà e, anche se Silente lo nega, Peter non riesce a farsi ingannare dalla retorica quando la realtà gli parla così chiaramente; teme che, questa volta, tocchi a lui aiutare Black, Lupin e Potter ad attraversare il precipizio nella giusta direzione. Non importa, però, cosa dovrà sacrificare, non importa chi dovrà uccidere, non importano nemmeno gli ideali infantili e ostinati degli altri Malandrini: proverà a trattare con il diavolo in persona pur di salvarli”), ha tradito per salvare la propria vita, e in nessun momento della saga nega questo proposito. Peter consegna i Potter a Voldemort, quindi è la causa della morte di James, inscena la propria morte per incolpare Sirius del tradimento, quindi è la causa della reclusione a vita di Sirius, alla fine del terzo volume si ricongiunge a Voldemort e lo aiuta a rinascere, quindi è la causa del ritorno di Voldemort e della seconda guerra magica. So che la tua storia si ferma nel momento in cui, un anno prima della morte di James, Peter decide di diventare la spia di Voldemort, ma anche all’epoca non è credibile che l’abbia fatto per salvare in qualche modo gli amici, perché è lui a condannarli tutti. Mi dispiace assegnare questo punteggio, ma basandomi sulla saga non ho elementi per considerare IC la tua interpretazione. Nelle note fai riferimento a Piton, immagino ti sia riferita al momento in cui capisce che la Profezia riguarda Harry, ma non sono assimilabili come situazioni: Piton ha un atteggiamento inequivocabile, si espone per salvare Lily, perché chiede a Voldemort di risparmiarla. Peter, diversamente, consegna James, il suo migliore amico, a Voldemort – se fosse passato al lato oscuro per salvarli, non avrebbe confessato a Voldemort di essere lui il Custode Segreto, visto che tutti credevano fosse Sirius. È brutta l’immagine di sette anni di amicizia gettati via, concordo con te, ma temo che nel caso di Peter la saga ci suggerisca proprio questo. Non mi dilungo ancora, sono stata prolissa perché ci tenevo a motivarti il punteggio, spero comunque di essere riuscita a spiegarti le mie perplessità.

Totale: 33/45





Grazie mille per il tuo commento così dettagliato, mi fa davvero piacere l'attenzione che dedichi al testo di tutte le storie. Passo a spiegare alcune cose, partendo dall'IC del personaggio. Quello che avevo immaginato era un Peter che tradiva sì, per salvarsi la vita, ma che, in un certo senso, giustificava tra sè e sè la scelta, ipotizzando che una volta dall'altra parte potesse in qualche modo aiutare i suoi amici se le condizioni fossero state favorevoli. Niente di più che un'ipotesi, una debole giustificazione per stare a posto con la coscienza qualcosa del tipo: "non è che oggi non esco con Tizio perchè lo odio, ma piove e io sto anche un po' male". Doveva anche essere una specie di ribaltamento dei ruoli: da debole seguace dell'Ordine, rinasceva come un potente seguace dell'Oscuro Signore e riusciva a prendere il posto di James, guidandoli tutti, scegliendo per il meglio. Infatti all'inizio anche per il titolo mi ero ispirata a questa idea (si chiamava come "In memoria di James" che ora è diventato il titolo della raccolta😅).
Poi, rileggendo, mi sono accorta che hai ragione: mi sono fatta prendere la mano, perchè per me sette anni di amicizia sarebbero difficili da dimenticare e quindi ci ho messo del mio andando OC. Anche perchè  continuo a pensare che Peter, in tutta questa storia, non sia stato solo una persona che godeva della luce riflessa degli altri Malandrini, ma anche un vero amico, a modo suo. Solo che la guerra ha fatto degenerare il tutto. Forse avrebbe aiutato mettere i verbi al condizionale, in effetti, piuttosto che all'indicativo, per rendere meglio quello che pensavo nella parte in cui Peter decide di "trattare con il diavolo in persona". In ogni caso più ci penso più l'aver sbagliato la caratterizzazione di Peter proprio sul finale è una cosa che mi dà fastidio: mi sarebbe piaciuto rendergli maggior giustizia.

Comunque, ti dirò, questa storia è stato un parto: avevo poco tempo per scrivere e non riuscivo proprio a stare nelle 500 parole e il personaggio mi sfuggiva di mano e non riuscivo a descriverlo anche se, a grandi linee, l'idea l'avevo ben chiara in mente. Insomma - non ci credo nemmeno io a quello che sto per dire, io che di base scrivo solo flash fic - mi ci sarebbe voluta un One-Shot, probabilmente. Alla fine ho mandato la storia perchè se la riscrivevo un'altra volta non ero sicura di riuscire a stare di nuovo nelle 500 parole, a posteriori forse avrei dovuto rileggerla ancora e meglio. Sono molto contenta di aver trattato il personaggio, però, appena ho letto il prompt ho avuto proprio un colpo di fulmine e non poteva che essere Peter con quel prompt, anche se di lui non avevo mai scritto prima.

Ti ringrazio moltissimo per le correzioni grammaticali, la cosa del trattino non la sapevo per questo l'ho trattato come un normale segno di interpunzione. A proposito cosa intendi per trattino lungo? Sulla mia tastiera c'è questo - o quello basso.

"Li avrebbe presi uno per uno lui, Sirius e Remus e avrebbero pagato per James" L'idea era che Peter si riferisse, in entrambe le frasi, solo ai Malandrini che avrebbero pagato per le scelte sconsiderate del loro "capo" scrivere "Li avrebbe presi uno per uno e lui Sirius e Remus avrebbero Pagato per James" mi dà l'impressione che prima si possa riferire ai membri dell'Ordine di cui, in quel momento, gli interessa molto poco. Quindi non saprei davvero bene come renderla. Detto ciò scritta com'è manca di sicuro una virgola.

La metafora del salto e i maledetti tempi verbali: non posso che dire: "mi dispiace". Come ho detto questa storia ha una nascita travagliate e avendo cambiato mille volte la struttura quella metafora è cambiata mille volte insieme alla storia e alla fine qualche pezzo l'ho perso. James che torna indietro per aiutarti ad attraversare è il modo in cui Peter vede James, ma volevo che suonasse come una specie di verità inconfutabile. Insomma, la seconda persona era là proprio perchè la immaginavo proprio come se fosse Peter stesso a dirlo. A parte staccare la frase dal resto hai qualche altro suggerimento per renderla al meglio? 

"James è ancora in volo ma si pensa già dall'altra parte"
qui è usato in senso colloquiale ossia è proprio James a pensarsi dall'altra parte o, secondo Peter, a comportarsi come se lo fosse. In ogni caso come avevi intuito l'intento era riprendere la metafora iniziale e dare conto della differenza di atteggiamento tra Ramoso e Codaliscia.

Ti ringrazio ancora moltissimo per il tuo giudizio: davvero sono felice che qualcuno mi faccia vedere i miei errori così da poter migliorare. Complimenti anche per il contest: mi sono divertita moltissiomo e le storie dei partecipanti sono state tutte molto belle (e ora che le nomination sono state rivelate posso passare a recensirle senza aver paura di tradire involontariamente il segreto).

Grazie Mary per la nomination.
[Modificato da udeis 24/04/2019 10:47]
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