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Ultimo Aggiornamento: 04/11/2019 11:24
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Giudice*****
24/04/2019 02:21
 
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Tredicesima classificata L’azzurro del tuo mondo di Claire roxy con 30.6/45

Grammatica: 9.1/10

Molto buona, c’è solo qualche svista che ti riporto:

Ciao Mirtilla!”: -0.20; manca la virgola dopo “Ciao”.
e tu che, di fronte a quel sorriso e a quel viso roseo e pieno di curiosità racconteresti,”: -0.50; la virgola dopo “che” separa il soggetto “tu” dal verbo “racconteresti”. Va quindi o inserita una virgola anche dopo “curiosità” o omessa la virgola dopo “che”.
o come....”: -0.20; i puntini di sospensione sono tre.


Stile e lessico: 6/10

Quello della tua storia è uno
stile molto particolare nella sua apparente semplicità, perché hai scelto di narrare attraverso una seconda persona apparente. Il tuo narratore non narra, per quanto possa apparire paradossale questa affermazione, ma parla al personaggio – l’intera storia sembra infatti essere un monologo rivolto alla protagonista del racconto. La percezione è data sia dalla presenza di un registro linguistico d’uso che rimarca l’oralità, sia dalla struttura stessa del testo, la quale si articola in interrogative, affermazioni e riflessioni. È tutto cristallizzato in una dimensione spazio-temporale indefinita dove un narratore dialogando con il suo personaggio ne esplora gli stati d’animo. Sempre in relazione alla riproduzione di un linguaggio affine all’oralità, ho trovato decisamente coerente l’uso di vari modi e tempi verbali: il testo è narrato al presente, ma non manca il ricorso al passato (in due soli punti, di cui parlerò dopo) né l’uso di diversi infiniti e ipotetiche; l’ho trovata una scelta azzardata, perché districarsi tra modi e tempi verbali senza cadere in errore non è mai semplice, ma tu sei stata decisamente all’altezza di una tale complessità, districandoti tra un infinito, un condizionale e un congiuntivo, davvero brava!
Forse, l’utilizzo della prima persona o di un discorso indiretto libero tramite terza persona narrante avrebbe creato maggiore empatia tra il lettore e il personaggio protagonista, perché la sensazione data da questo tipo di narrazione sarebbe stata quella di entrare in contatto diretto col personaggio, mentre la seconda persona apparente crea una piccola barriera dovuta alla presenza di un terzo elemento – il narratore, per l’appunto. Al di là di questo parere, la seconda persona apparente è gestita con coerenza lungo l’intero testo, non vi sono slittamenti del punto di vista né della finalità della narrazione. La punteggiatura utilizzata per dare un certo ritmo alle frasi è a sua volta coerente in un contesto stilistico come questo, perché asseconda la necessità che ha questo narratore di replicare l’oralità e di apparire partecipe delle vicissitudini del personaggio – a riguardo, ho notato che hai utilizzato in più occasioni “,e” come pausa per rallentare il ritmo e creare cesure nel testo, l’ho trovato un elemento caratterizzante che hai saputo inserire molto bene. Ho notato poi che hai fatto uso del corsivo per evidenziare un’espressione in una sola occasione (“lo rivedi”), quella che allude al basilisco e quindi alla morte della protagonista, è stata una scelta sicuramente d’impatto ed efficace al fine della messa in evidenza del passaggio. Tuttavia, ho riscontrato la presenza di alcune espressioni o scelte stilistiche meno efficaci, che hanno inciso un po’ sulla scorrevolezza o chiarezza del testo – infatti, in alcuni punti il testo risulta un po’ criptico e questo impedisce al lettore di cogliere tutte le sfumature di significato del racconto, il che è un vero peccato, perché alcune di queste espressioni un po’ criptiche a mio avviso tentano di esprimere immagini veramente molto belle e caratterizzanti. Per chiarezza, ti riporto le espressioni a cui mi riferisco:

• “Intrappolati in un cantuccio dall'odore sgradevole per l'eternità e nessuno che venga a salutare, "Ciao Mirtilla! Come va, Mirtilla?", e tu che [...]”: in questo punto, l’espressione in grassetto è segnalata come discorso diretto (le virgolette alte), ma inserita come parte integrante del discorso indiretto. Nell’insieme, l’intero periodo appare poco coeso e quindi poco efficace. Il mio consiglio, se vorrai accettarlo, è quello di distinguere sempre in qualche modo i piani della narrazione, così da mettere ognuno di essi in evidenza. In questo caso, ad esempio, la frase in grassetto poteva essere racchiusa tra lineette, oppure retta da un verbo come “dire” in grado di creare coesione (ad esempio: “che venga a salutare, a dirti “Ciao Mirtilla! Come va, Mirtilla?”, e tu che”).


• “Ma forse è proprio quello che desideravi”: questa frase è, secondo la mia interpretazione della storia, il punto di svolta della narrazione, perché qui si passa dai “lamenti” della protagonista al suo modo di affrontare l’eternità. Che sia un passaggio importante credo tu l’abbia segnalato decisamente bene facendo ricorso all’imperfetto in un testo narrato al presente, nonché utilizzando “quello” anziché “questo” (in teoria più coerente al tempo presente) per avvisare il lettore che il referente non è quanto detto nella frase precedente, ma più in generale il modo di “vivere” della tua protagonista. Insomma, la frase è costruita e inserita benissimo, trovo però che se l’avessi messa in evidenza isolandola in un capoverso (o attraverso qualsiasi altro marcatore, come il corsivo o un allineamento al centro o a destra), avrebbe catalizzato ancora di più l’attenzione del lettore. Già così è evidente che sia un punto importante della narrazione, marcarla visivamente ne avrebbe sottolineato il significato, avvisando il lettore di soffermarsi su di essa.

• “Il tempo scorre lento quando non puoi dormire, e soprattutto se sei nello stesso posto da secoli”: non ti ho segnalato questa situazione in “Grammatica” perché l’ho considerata una scelta stilistica legata alla questione dell’oralità detta in precedenza. Il problema qui è che questo periodo risulta costruito in modo inefficace, perché con la congiunzione “e” coordina due frasi che di fatto sono una principale e una subordinata. In questo caso o si inserisce un elemento di ripresa del soggetto dopo “e” (per creare coesione sintattica), oppure si rinuncia alla congiunzione, tenendo solo la virgola. Ad esempio, quindi: “[…] dormire, e lo fa [in questo caso, sono il clitico e il verbo a riprendere “il tempo”] soprattutto eccetera” oppure “[…] dormire, soprattutto eccetera”. Personalmente, credo che omettere la “e” e tenere solo la virgola non intacchi il ritmo che hai voluto dare al periodo e non ne altera il significato. Ad ogni modo, i miei sono solo esempi per chiarire ciò che intendo dire!

• “È un modo come l'altro per ignorare la situazione, e dopotutto era una delle tue specialità”: questo è l’altro caso in cui ricorri al tempo passato, il che porta a chiedersi se la frase si riferisca al tempo in cui Mirtilla era viva oppure ne parli in generale. Trovo che questa sia poco chiara come espressione, sia per la questione legata al tempo verbale sia perché, anche qui, coordinare quella che sembra essere una subordinata con “e” lascia intendere che la frase possa avere una sua indipendenza e quindi un significato che vada oltre ciò che la precede (“ignorare la situazione”).

 
• “Anche perché, se chiudessi la bocca, cosa faresti? Osservare le pareti [...]”: per coerenza sintattica, i verbi che seguono l’ipotetica (come ad esempio “Osservare”) dovrebbero essere al condizionale, perché salvo “lo rivedi” sono tutti retti da “se chiudessi”, quindi sintatticamente è come se facessero parte del periodo ipotetico. Ovviamente, non si tratta di un errore il tuo, perché l’uso marcato dell’infinito è una palese scelta stilistica. Il mio consiglio a riguardo, se vorrai accettarlo, è quello di cercare sempre di fare andare di pari passo la coesione sintattica e le scelte stilistiche, perché quando la prima è un po’ più debole il lettore è portato a stranirsi alla prima lettura, il che è un peccato perché rischia di perdere sfumature di significato – e quanto a significato questo punto della tua storia è molto forte e importante.

• “Allora meglio sognare a occhi aperti, dipingere una vita passata del tuo colore preferito piuttosto che fissare il vuoto”: il significato della frase in grassetto risulta inespresso, l’espressione è infatti abbastanza criptica. Rileggendo più volte e mettendo in relazione questo punto con il titolo, ho dedotto che il colore preferito sia l’azzurro e che l’azzurro sia sinonimo di acqua, quindi lacrime e quindi lamento. Di conseguenza, ho letto in questo passaggio la volontà di Mirtilla di dare voce ai propri lamenti e di riempire le proprie giornate con “un niente che è tutto” (citando Montale!), pur di non rivivere gli ultimi attimi di vita. Però questa mia interpretazione è convincente fino a un certo punto, perché c’è quel “una vita passata” che non è chiaro a cosa si riferisca, perché dà l’idea di una vita che si sia già svolta, quindi la “vita vera” della Mirtilla in carne e ossa: se così fosse, allora, l’intera espressione vorrebbe dire che Mirtilla “dipinge”, quindi inventa, “una vita passata del tuo colore preferito”, un passato migliore di quello che ha vissuto. La conclusione, poi, che cita “la voce” che “esprime” può adattarsi a entrambe le interpretazioni. Insomma, è un passaggio della storia ostico, e io potrei non averlo capito affatto.

Arrivando al lessico, mi spiace dire di averlo trovato un po’ disomogeneo. Di base, anche il registro linguistico replica l’oralità, alle volte ricorrendo anche a ripetizioni di concetti (“sei irritante e piagnucolona, lo dicono tutti. E a te viene da lacrimare […] tra un lamento e una lagna”) che, in un testo molto breve come il tuo, vanno sempre gestiti con parsimonia, perché il rischio è quello di comunicare una sola sfumatura del personaggio. Replicando l’oralità, non mancano né espressioni né termini colloquiali (“quello che ti capita”, “piagnucolona”), il che va benissimo nel contesto stilistico-lessicale del tuo racconto. Ci sono però momenti dove il lessico diventa più ricercato e lì subentra la disomogeneità, perché viene a mancare la coerenza interna al registro linguistico. Ad esempio:

• “[…] in cui è nato un nuovo ecosistema, o il tubo del secondo gabinetto, quello che s'incrocia con il sistema dell'Aula di Pozioni (hai percepito odori che i Babbani non possono nemmeno figurarsi), o come.... Ecco, hai dimenticato il punto a cui volevi arrivare, persa nei tuoi lamenti”: il termine “ecosistema” fa parte di un vocabolario specialistico, quindi fuori contesto in questo caso; “percepire” è la variante più ricercata di “sentire”; “figurare” è a sua volta una variante più ricercata di un verbo come “immaginare”. Un consiglio a parte per “Aula”: essendo nome comune, ti consiglio l’utilizzo dell’iniziale minuscola, mentre è coerente la maiuscola per “Pozioni” che fa da “nome proprio” della materia.

Concludendo, la struttura stilistico-lessicale della tua storia è particolare, perché appunto c’è questa volontà di replicare l’oralità attraverso una seconda persona apparente. A penalizzare in alcuni punti l’efficacia del racconto sono quelle scelte stilistiche e lessicali messe in evidenza, che rendono meno immediato e scorrevole il testo, il che è un peccato perché credo che alcune sfumature della narrazione siano rimaste inespresse. Ad ogni modo, nel complesso la storia riesce a comunicare l’idea del personaggio, e riesce a replicare quell’oralità che collabora a creare una certa empatia tra lettore e narratore. Facendo quindi la media delle situazioni messe in evidenza, ho assegnato 6/10 in questo parametro.

Titolo: 2.5/5

Valutare questo titolo non è stato semplice. A primo impatto, L’azzurro del tuo mondo mi è parso del tutto slegato dal testo, poi rileggendo la storia credo di aver colto il riferimento (ma potrei aver sbagliato!). Immagino che il titolo sia riferito a questo passaggio della storia: “Allora meglio sognare a occhi aperti, dipingere una vita passata del tuo colore preferito piuttosto che fissare il vuoto”, dove si cita un colore che è il preferito della protagonista, un colore con cui la protagonista “dipinge”. Il fatto che questa sia anche una delle espressioni più criptiche (come spiegato nel parametro precedente) non aiuta a palesare tutte le sfumature del titolo e la sua coesione con la storia. Ho tuttavia optato per 2.5/5 sia perché il riferimento c’è, seppure non sia immediato, sia perché credo sia un titolo in grado di attrarre lettori, a suo modo originale. Di contro, non ho potuto assegnare un punteggio superiore perché il legame con la storia è solo suggerito, e a fine lettura si ha la sensazione di non aver compreso del tutto cosa celi il colore azzurro, né perché sia così importante da essere presente nel titolo, quindi in una posizione di rilievo.

Utilizzo del prompt: 6/10

I sognatori hanno quella capacità tutta loro di creare la vita persino agli Inferi” è un prompt che descrivi senza citarlo direttamente in conclusione, dove la tua Mirtilla giudica la sua non-morte un inferno che lei riuscirà a rendere vivibile e accettabile. Il concetto in linea generale, quindi, in questa conclusione c’è: Mirtilla ha una capacità tutta sua di sopravvivere al suo personale inferno. Lungo il breve testo al lettore viene presentato questo inferno, questa situazione difficile che la protagonista è costretta a vivere e rivivere per l’eternità. Purtroppo, ciò che manca è il “come” la protagonista riesca o riuscirà a creare la vita agli Inferi, ossia a rendere vivibile e accettabile la sua condizione. Il testo sembra suggerire che lo farà attraverso i lamenti, ma ciò che dice al di là delle singole interpretazioni è “lo fai apparire ricco di smorte sfumature e di tutta quella vita che la tua voce può ancora esprimere”, dove è complesso capire cosa si intenda per “smorte sfumature” (è una sinestesia, questo è certo, ma cosa intenda temo di non essere riuscita a capirlo, perché “smorte” è un aggettivo dalla connotazione negativa, mentre il contesto del periodo suggerisce una positività). Anche in questo caso credo che a penalizzare l’insieme siano state quelle espressioni un po’ criptiche dette in “Stile”, perché sono certa che rendendo più esplicite le immagini anche il significato complessivo della storia ne avrebbe giovato. Facendo la media dei pro e contro spiegati ho assegnato 6/10 in questo parametro. Sei stata comunque brava, perché il prompt non era affatto semplice!

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 7/10

L’unico personaggio della tua storia è
Mirtilla, con i suoi patemi e il suo modo di affrontare la sua non-vita da fantasma. Ho trovato molto IC il ritratto che ne fai di lei attraverso il racconto. È esattamente come la Mirtilla dei libri: incatenata a un’eternità che le suggerisce lamenti, timorosa di ricordare gli ultimi istanti della sua vita, schiacciata dalla sensazione di essere incompresa. Malgrado la leggerezza della tua narrazione, la frustrazione della protagonista emerge, e lo fa attraverso quel narratore che si rivolge a lei sottolineando quanto sia difficile non abbandonarsi alle lacrime e ai lamenti, tacere la propria inquietudine. Anche il desiderio di essere avvicinata da studenti – coetanei – realmente interessati a conoscerla è in linea con la controparte cartacea. Il motivo per cui non ho assegnato più di 7/10 in questo parametro è il fatto che il personaggio risulta sfuggente nella conclusione: il passaggio legato al colore, all’azzurro e ai propositi della protagonista è poco chiaro, quindi anche la caratterizzazione risulta meno chiara. È come se sfuggisse l’ultimo tassello della caratterizzazione per comprendere del tutto la tua Mirtilla, il che è un vero peccato dato che di base hai inquadrato molto bene il personaggio. Ad ogni modo, proprio perché l’IC c’è e il personaggio è stato ben rappresentato, malgrado l’appunto fatto, il punteggio resta decisamente alto!


Totale: 30.6/45


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