Parla il cubano “killer” dei gatti a Battipaglia: «Gesto contro il malocchio»
Josè Diaz Moreno: «Non avveleno i felini. È un rito purificatorio»
19 gennaio 2019
«Non sono il killer dei gatti»: Josè Diaz Moreno , “il cubano”, respinge le accuse. Lo ripete più volte, sostenendo che è tutto uno sbaglio. Quasi fino allo sfinimento dice: «Non sono la persona che cercano». L’incontro qualche giorno dopo l’udienza di convalida in tribunale a Salerno. Dopo l’arresto in flagranza di resistenza a pubblico ufficiale. In manette c’è finito per l’aggressione ai vigili urbani durante le burrascose riprese della troupe di “Striscia la notizia”. È con il suo avvocato, GerardoCembalo . Il legale salernitano sollecita urgenti analisi sulla poltiglia recuperata dagli agenti per chiarire l’equivoco.
Josè, l’accusano di aver gettato esche in strada, di averle lanciate dall’auto in corsa e di aver ammazzato decine di gatti...
Non sono velenose, sono commestibili. Puoi ingoiarle (e fa il gesto di portarsi la mano alla bocca). È un rito di noi cubani credenti. È un culto popolare della “Regla de ocha”, la “Santeria”. Lo fai quando hai momenti di scoraggiamento o, al contrario, ti senti troppo caricato. È un rito di purificazione del corpo accompagnato a preghiere a Dio e ai Santi. È una pratica religiosa che facciamo quando sentiamo il bisogno.
Perché lasciare i sacchettini ai lati delle strade?
Si tratta di una forma di offerta ai santi per la loro intercessione presso Dio. Lasciamo i sacchetti ai lati delle strade per avere positività, serenità. Non si deve sacrificare nessun animale, gatto o cane che sia. Non è giusto ammazzarli e non lo prevede la nostra religione.
Cosa c’era nei sacchetti di carta-pane trovati dalla polizia?
È un offertorio a Elleguà, uno degli Orisha (santi) della “Santeria”. Tutti i credenti vogliono avere un Elegguà che ci protegga. Contiene un miscuglio di riso, fagioli, mais saltati in padella, miele, mangime per uccelli e tre centesimi di euro. Nessuna bistecca o carne avvelenata. Nulla che possa creare danni all’uomo o agli animali.
Come si spiega la reazione all’arrivo della troupe tv?
Per giorni sono stato attaccato sui social con minacce e promesse di farmi del male. I nostri vicini hanno detto che alcune persone erano venute a cercarci, a fare domande su di me e la mia compagna. Dicevano, Josè sono tanti! Alcune voci parlavano di gente che voleva vendicare gli animali perché – secondo loro – ero il “killer” dei sacchetti avvelenati. Abbiamo vissuto nella paura. Era un dramma anche se suonavano solo al citofono. La mia compagna era spaventata. Mi ha portato via dalla porta quando è arrivata “Striscia” perché temeva che ci fossero altre persone. Non sapevamo.
Il coltello e poi la resistenza alla polizia: non poteva spiegarsi ai microfoni?
A chiamare la polizia sono stato io. Non ho aperto fin quando non sono arrivati. Ho chiesto che facessero tre tocchi per riconoscerli. Non volevo aggredire gli agenti, non ho nulla contro di loro. Volevo spiegare, anche in tv, che non ce la faccio più, che non sono la persona che stanno cercando, che non voglio una vita sotto i riflettori. Mi hanno etichettato in tutta Italia come il “killer dei gatti”, ma non è assolutamente vero.
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