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Palazzi e Ville di Napoli | Galleria fotografica + informazioni

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2021 19:48
26/01/2019 22:51
 
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Villa di Donato

La villa è situata in Piazza Sant'Eframo Vecchio, ai margini del Centro Storico. Nacque come casino di caccia per volontà dei baroni di Donato (è appartenuta ai loro discendenti fino a pochi decenni fa). E non poteva essere altrimenti visto che la zona per secoli è stata totalmente immersa nel verde. Alla villa si accede attraverso un viale circondato da piante secolari. Raggiunto l'ingresso, una scala a doppia rampa permette di accedere al piano nobile che conserva vari ambienti con decorazioni e arredi del Settecento. Ha avuto la fortuna di non esser mai stata frazionata e di non vedere lottizzato il vasto giardino. In anni recenti l'intera costruzione è stata restaurata. Gli attuali proprietari tengono spesso eventi di carattere culturale.
Nelle vicinanze si trovano (oltre al Monastero di Sant'Eframo Vecchio): la Chiesa di Santa Maria degli Angeli alle Croci, il Real Albergo dei Poveri, l'Orto Botanico e la mitica (e semisconosciuta) Salita Paradisiello, sulla quale affacciano altre ville settecentesche dal carattere agreste (Villa Torre, Villa Florio, Villa Rossano).
[Modificato da bluesboy94 26/01/2019 23:11]
28/01/2019 20:22
 
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Palazzo Cellamare

Il palazzo venne eretto agli inizi del XVI secolo su commissione dell'abate Giovanni Francesco Carafa di Stigliano. Passò in eredità al nipote, Luigi, che lo fece ingrandire dall'architetto Ferdinando Manlio. La masnada capitanata da Masaniello fece danni anche qui (come anche nel Palazzo Sannicandro, nel Palazzo Ruffo di Bagnara, nel Palazzo Ischitella, nel Palazzo Filomarino eccetera). Nel corso dell'epidemia di peste del 1656 fu trasformato in lazzaretto. Appartenne ai Carafa di Stigliano fino al 1689, quando morì Nicola Maria De Guzman-Carafa (figlio della Donn'Anna famosa per il suo palazzo di Posillipo). Il suo patrimonio (dal valore superiore ai 3 milioni di ducati) venne sequestrato dallo Stato vicereale e messo all'asta. Il palazzo di Chiaia venne acquistato da Antonio Giudice, un ricchissimo mercante genovese, che acquisì anche i titoli nobiliari di principe di Cellamare e duca di Giovinazzo. Antonio Giudice avviò un grande rifacimento del palazzo all'architetto Giovanni Battista Manni (a cui si deve lo scalone d'onore) e commissionò la decorazione a fresco dei saloni a Luigi Garzi (a cui spettò la Galleria, riaffrescata da Fedele Fischetti molti decenni dopo) e Giacomo del Pò. Il rifacimento proseguirà a singhiozzo a causa dei molteplici impegni all'estero del proprietario (ad esempio, l'attività d'ambasciatore in Francia, dove capitanerà una congiura contro il reggente Filippo II). Negli anni '20 del Settecento interverrano: Ferdinando Fuga (a cui si deve il maestoso portale d'ingresso), Ferdinando Sanfelice (a cui si deve il portale interno che precede lo scalone d'onore) e Giovan Battista Nauclerio (a cui si deve la Cappella del Carmelo). Negli ultimi decenni del '700 i Giudice Cellamare furono costretti, per difficoltà economiche, a frazionare il palazzo. L'appartamento principale giunse in disponibilità a Michele Imperiali che rese sia il palazzo che il casino al Chiatamone degli straordinari cenacoli di artisti e intellettuali provenienti da tutt'Europa (Casanova e il Marchese di Sade certamente ebbero la possibilità di accedervi). Alla morte dell'Imperiali, l'appartamento di rappresentanza venne affittato dalla regina Maria Carolina che lo fece stravolgere da Carlo Vanvitelli e affrescare dai Fischetti (Fedele ed Alessandro), da Giacinto Diano e Pietro Bardellino. In quegli anni Goethe, grazie alla sua conoscenza con il pittore Phillip Hackert (che viveva in uno degli appartamenti messi in affitto), ebbe la possibilità di visitare l'edificio. Con l'arrivo dei francesi in città, la componente pittorica della Collezione Farnese venne depositato nel suddetto appartamento. Con la restaurazione borbonica tutto il palazzo tornò nella disponibilità dei Giudice-Caracciolo. Dopo l'Unità il palazzo venne ulteriormente frazionato. La parte superiore del giardino venne lottizzata e rimpiazzata da due pregevoli villini in stile eclettico, il Villino Auverny e il Villino Stevens (quest'ultimo vantava opere su tela e a fresco di Filippo Palizzi). Nel 1944 un incendio danneggiò gravemente un'ala (come testimoniato da Malaparte nel romanzo "La Pelle"). La feroce speculazione edilizia che sfigurò Napoli tra gli anni '50 e gli anni '80 non rispiarmiò neanche i due suddetti villini (sostituiti da due anonimi palazzoni). Oggi l'edificio è un complesso residenziale, composto da 33 unità abitative e commerciali. L'appartamento reale e l'appartamento del cardinale (definito tale in quanto fu la dimora del Cardinale Filippo Giudice Caracciolo nei primi decenni dell'Ottocento) conservano gli straordinari affreschi e gli arredi pregiati. La cappella, di recente restaurata, è ancora usata in determinate occasioni. Il giardino, ridimensionato rispetto a come si presenta nel celebre dipinto del Van Wittel, conserva molte piante rare e una fontana commissionata dai Carafa di Stigliano a Giovanni da Nola.

youtu.be/UI0t4OqjNKY

Ps: la signora Acton nel video presenta l'appartamento del cardinale; purtroppo su Internet non si trovano foto dell'appartamento reale (visibili nella monografia scritta nel 2003 da Massimo Pisani).
[Modificato da bluesboy94 28/01/2019 20:30]
28/01/2019 20:32
 
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Grazie per gli interessanti post :)
31/01/2019 18:39
 
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Palazzo Caracciolo di Sant'Eramo

Palazzo seicentesco, sul versante destro di via Monte di Dio, costruito dai De Cespedes. Il Palazzo subì grosse modifiche nel Settecento inoltrato (il pregevole portale bugnato e la scala aperta dalle tre arcate sono i due lasciti più evidenti di questo rifacimento). Nel primo Ottocento perviene ai Caracciolo di Sant'Eramo (probabilmente si deve a loro la sopraelevazione del quarto piano). Negli anni post-unitari grazie al matrimonio tra l'ultima Carafa di Traetto e il conte Edoardo Caracciolo, i Caracciolo di Sant'Eramo ereditarono il Palazzo Cioffi alla Riviera di Chiaia e vendettero quest'edificio ai Mirelli di Teora (lo stemma affrescato nell'androne è il loro). Il palazzo con i Mirelli divenne un salotto tra i più ambiti nella Napoli della Bella Epoque. Oggi, come il 99 % dei palazzi storici di Napoli, è un condominio (ben abitato e ben conservato). Sotto la scala aperta si apre un piccolo passaggio che conduce al giardino storico (di dimensioni limitate e ben tenuto). Il portiere ha risposto in modo affermativo alla mia domanda sulla sopravvivenza di affreschi negli interni.

Ps: Era impossibile collocare l'ascensore meglio di così; mentre quelle verande a sinistra gridano vendetta 😫
[Modificato da bluesboy94 31/01/2019 18:51]
31/01/2019 21:26
 
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Le verande secondo me sono il lascito di politiche ampliative primonovecentesche. Chissà se si possono togliere. Perché non credo si possano considerare "abuso".
01/02/2019 19:27
 
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Palazzo Ulloa di Lauria

Il palazzo, voluto dalla famiglia Ulloa e situato al civico 215 della Riviera di Chiaia, compare sulla Carta Baratta del 1629, dunque la sua costruzione risale al primo quarto del XVII secolo. In principio era molto più vasto, perchè comprendeva il non più esistente Palazzo Di Sangro (raso al suolo dai bombardamenti del 1943 e sostituito da uno scatolone cementizio progettato da Giulio De Luca). Agli inizi dell'Ottocento passò alla famiglia Paternò. Nel 1833 venne acquistato da Luisa Dillon. Negli anni pre-unitari venne sottoposto ad ampie modifiche (il torrino nel cortile grande e la scala principale in marmo di Carrara risalgono a questa fase). Nel 1867 in via testamentaria passò a Carlo Strachan. Dopo la morte di costui passò alla sorella Sarah Strachan, sposata con il principe di Bagnara e di Motta, Fabrizio Ruffo (lo stemma in fondo al cortile grande è il loro). Nel 1903 venne acquistato da Oreste Ricciardi. Il figlio lo mise in vendita nel 1924. Da allora è un condominio. A livello strutturale conserva ancora degli elementi seicenteschi: il portale in piperno e i due cortili (il piccolo e il grande) separati da un porticato. Conserva in alcuni ambienti del piano nobile delle decorazioni tardo-ottocentesche. Venne requisito dalle truppe americane nel 1944. Ovviamente, vi portarono via una serie di cose (tra cui una fontana al centro del cortile grande, così mi disse il portiere). Anche il Palazzo Maresca di Serracapriola, che si trovava alla sua sinistra, venne occupato dagli anglo-americani, approffitando dell'assenza del duca Giovanni Maresca (uno dei presidenti del Napoli delle origini), impegnato sul fronte nord-africano e poi deportato dagli inglesi in India. Purtroppo, qui non si limitarono a rubare a destra e a manca, ma causarono un incendio: il secondo nella storia di questo edificio, dopo quello subito nel 1808 nel corso dell'attentato al ministro di polizia Cristoforo Saliceti. Evidentemente, ai Maresca convenne di più in termini economici vendere il palazzo che restaurarlo. Probabilmente, venne acquistato da una società di costruzioni. Ed ecco, che ci troviamo al cospetto di un altro casermone di pessimo gusto nella nobilissima Riviera. Ed ecco, che il Palazzo Ulloa di Lauria si trova ad essere accerchiato dal cemento.

Ps: le ultime due foto ritraggono: il Palazzo Maresca di Serracapriola prima di essere abbattuto, un salotto all'interno del medesimo decorato e arredato in stile neoclassico.
[Modificato da bluesboy94 01/02/2019 19:41]
07/02/2019 09:56
 
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Non se è la sezione giusta...volevo segnalare il completamento della facciata di questo palazzo a via tari
[Modificato da CityN 07/02/2019 10:34]
07/02/2019 17:38
 
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bluesboy94, 01/02/2019 19.27:

Palazzo Ulloa di Lauria

Il palazzo, voluto dalla famiglia Ulloa e situato al civico 215 della Riviera di Chiaia, compare sulla Carta Baratta del 1629, dunque la sua costruzione risale al primo quarto del XVII secolo. In principio era molto più vasto, perchè comprendeva il non più esistente Palazzo Di Sangro (raso al suolo dai bombardamenti del 1943 e sostituito da uno scatolone cementizio progettato da Giulio De Luca). Agli inizi dell'Ottocento passò alla famiglia Paternò. Nel 1833 venne acquistato da Luisa Dillon. Negli anni pre-unitari venne sottoposto ad ampie modifiche (il torrino nel cortile grande e la scala principale in marmo di Carrara risalgono a questa fase). Nel 1867 in via testamentaria passò a Carlo Strachan. Dopo la morte di costui passò alla sorella Sarah Strachan, sposata con il principe di Bagnara e di Motta, Fabrizio Ruffo (lo stemma in fondo al cortile grande è il loro). Nel 1903 venne acquistato da Oreste Ricciardi. Il figlio lo mise in vendita nel 1924. Da allora è un condominio. A livello strutturale conserva ancora degli elementi seicenteschi: il portale in piperno e i due cortili (il piccolo e il grande) separati da un porticato. Conserva in alcuni ambienti del piano nobile delle decorazioni tardo-ottocentesche. Venne requisito dalle truppe americane nel 1944. Ovviamente, vi portarono via una serie di cose (tra cui una fontana al centro del cortile grande, così mi disse il portiere). Anche il Palazzo Maresca di Serracapriola, che si trovava alla sua sinistra, venne occupato dagli anglo-americani, approffitando dell'assenza del duca Giovanni Maresca (uno dei presidenti del Napoli delle origini), impegnato sul fronte nord-africano e poi deportato dagli inglesi in India. Purtroppo, qui non si limitarono a rubare a destra e a manca, ma causarono un incendio: il secondo nella storia di questo edificio, dopo quello subito nel 1808 nel corso dell'attentato al ministro di polizia Cristoforo Saliceti. Evidentemente, ai Maresca convenne di più in termini economici vendere il palazzo che restaurarlo. Probabilmente, venne acquistato da una società di costruzioni. Ed ecco, che ci troviamo al cospetto di un altro casermone di pessimo gusto nella nobilissima Riviera. Ed ecco, che il Palazzo Ulloa di Lauria si trova ad essere accerchiato dal cemento.

Ps: le ultime due foto ritraggono: il Palazzo Maresca di Serracapriola prima di essere abbattuto, un salotto all'interno del medesimo decorato e arredato in stile neoclassico.

Il palazzo Di Sangro su quale strada affacciava? Sapresti indicare esattamente dove sorgeva?

Prospiciente sulla riviera, tra largo Pignatelli e piazza San Pasquale, c'è uno dei più brutti dei casermoni. Anche il palazzo preesistente fu eliminato dai danni di guerra. Chissà se aveva anch'esso una nobile storia.
07/02/2019 17:50
 
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Semplice: a sinistra del Palazzo Ulloa di Lauria c'era il Palazzo Maresca e a destra (ad angolo con Piazza San Pasquale) c'era il Palazzo Di Sangro. Comunque Piazza San Pasquale è stata davvero guastata. Si dovrebbe andare proprio di ruspa là e a via Carducci. Casermoni di periferia in una zona così bella e signorile...
08/02/2019 12:53
 
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bluesboy94, 07/02/2019 17.50:

Semplice: a sinistra del Palazzo Ulloa di Lauria c'era il Palazzo Maresca e a destra (ad angolo con Piazza San Pasquale) c'era il Palazzo Di Sangro. Comunque Piazza San Pasquale è stata davvero guastata. Si dovrebbe andare proprio di ruspa là e a via Carducci. Casermoni di periferia in una zona così bella e signorile...

Mica intendi il rione ricostruito durante il periodo fascista. Perché quello in verità non mi è affatto sgradito. Anzi. Ha senso e contesto, non è riempitivo come invece hanno fatto i palazzi del dopoguerra sulla riviera, scollegati da storia e contesto (la cortina nobiliare, che loro hanno interrotto).
14/02/2019 19:57
 
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Palazzo Ruffo di Castelcicala a Foria

Palazzo costruito nella prima metà del Seicento dal duca di Telese su una porzione dell'enorme giardino dei Caracciolo di Forino (il toponimo della grande strada che collega il Museo Archeologico a Piazza Carlo III quasi certamente deriva da questa famiglia). I duchi di Telese nei decenni per mancanza di risorse abbandonarono il palazzo; poi acquistato dai Caracciolo di Belcastro intorno al 1720. Nel 1743 venne acquistato da Paolo Ruffo, 1° principe di Castelcicala; il quale in quegli stessi anni compì un altro grande investimento immobiliare nella zona dei Cristallini, dove acquistò un grossa porzione dell'allora vasto giardino del Palazzo Traetto al fine di edificarvi una dimora per il figlio Fabrizio. Nel 1896 in via matrimoniale il palazzo passò ai De Gregorio di Sant'Elia che ne sono ancora proprietari (non so se lo sono ancora del palazzo alla Sanità). Oggi è un condominio di prestigio. Il palazzo è stato lo sfondo del film "Così parlò Bellavista". Il palazzo è comparso in più scene della prima stagione dei "Bastardi di Pizzofalcone". L'edificio svetta con la sua mole maestosa ed austera su via Foria. Presenta due accessi lungo il prospetto principale, in fondo ai quali vi sono due scale aperte nel tipico stile napoletano. Altri due accessi si trovano su Via Pontenuovo. In uno degli appartamenti del secondo piano vi sono soffitti decorati con gusto eclettico risalenti alla fine dell'Ottocento.

Ps: Fighissimo lo scudo marmoreo (che racchiude più stemmi, tra cui quello dei Pinto d'Ischitella) che sormonta l'arco d'accesso alla scala aperta che da sul cortile principale.
[Modificato da bluesboy94 14/02/2019 20:14]
15/02/2019 09:58
 
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^^

Lo stemma è di Fabrizio Ruffo di Paolo, 2° principe di Castelcicala e Duca di Calvello, si tratta di un inquartato, nel primo quarto lo stemma dei Ruffo, nel secondo lo stemma dei Pinto (sua moglie era Giustina Pinto y Mendoza, figlia di Pasquale principe di Ischitella) nel terzo quello dei Carafa e nel quarto lo stemma de Ligni, questi ultimi sono legati in quanto la madre di Fabrizio era Dorotea Ligni che ricevette in eredità dallo zio, Ferdinando Carafa di Stigliano, il titolo di duchessa di Calvello.

Il motto è NUNQUAM RETRORSUM.

Per quanto riguarda i De Gregorio essi entrano in gioco, come già detto da bluesboy, nel 1896 con don Diego de Gregorio principe di Sant’Elia e marchese di Vallesantoro che sposa Alabina Ruffo, figlia di Carlo, patrizio napoletano, figlio secondogenito del menzionato Fabrizio.
Il primogenito di Fabrizio era invece Paolo, grande militare e ministro plenipotenziario, che ebbe solo una figlia femmina, tale Giustina (come la nonna) che alla morte del padre divenne la 4° Principessa di Castelcicala e 3° Duchessa di Calvello e sposò il marchese Giuseppe Corio di Sacconago, dal quale ebbe solo Paolina che sposò Giuseppe Sallier de la Tour che tramite maritali nomine ottenne i titoli di principe di Castelcicala e duca di Calvello.
I Sallier de la Tour sono gli attuali proprietari della villa Castelcicala a Nola, oggi B&B.
15/02/2019 19:50
 
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Perfetto. Ma ti risulta che i De Gregorio posseggano ancora il palazzo della Sanità?
16/02/2019 01:25
 
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www.facebook.com/478092188957250/videos/381266149361714/

Le meravigliose sale totalmente affrescate del Palazzo Caracciolo di Avellino.
16/02/2019 13:42
 
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curioso, ha la decorazione fino al pavimento in tutte le stanze.

chissà perchè la fondazione Morra ancora non lo apre.
16/02/2019 17:31
 
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Potete notare che in una sala, dal cromatismo superbo, nei bordi che congiungono le pareti e le volte sono affrescati gli stemmi dei Carafa (con il leone nel cimiero) e dei Caracciolo (con l'elefante nel cimiero). Si tratta di un omaggio del committente ai Carafa (che discendono dai Caracciolo). L'incontro tra gli stemmi delle due famiglie (penso che si trattino delle famiglie che più hanno fatto la storia della Napoli Capitale) avviene anche nella facciata del Palazzo Caracciolo di Torella.

Ps: il De Dominici cita cicli decorativi di Corenzio, Del Pò e Rossi; per la decorazione a fresco di queste sale il mio pensiero corre sopratutto nei confronti del Rossi.
[Modificato da bluesboy94 16/02/2019 17:41]
16/02/2019 19:03
 
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Palazzo Capracotta

Sul versante destro di Via Monte di Dio ci si imbatte in questo imponente palazzo. Venne eretto nei decenni finali del Cinquecento dai Carafa di Stigliano (che all'epoca se la passavano da pascià; per rendere l'idea il Palazzo Cellamare e il Palazzo Donn'Anna vennero costruiti sempre da questa famiglia). Già agli inizi del '600 il palazzo passò al principe d'Ascoli e poi nel 1618 ai Manriquez, marchesi di Cirella, che lo detennero a lungo. Nel Settecento è proprietà dei Capece Piscicelli, duchi di Capracotta (conosciuta come la Cortina d'Ampezzo degli Abruzzi con i suoi 1421 metri al di sopra del livello del mare). Agli inizi dell'Ottocento passò in via matrimoniale ai Piromallo (e mi sa che in parte ancora lo abitano). Il palazzo presenta quattro piani abitativi (l'ammezzato - con delle finestre che presentano delle ornie in piperno - i due nobili e il sopraelevato). Nell'androne a destra si ha l'accesso allo scalone d'onore. Alle spalle del palazzo si apre il viale Calascione.
[Modificato da bluesboy94 16/02/2019 19:14]
18/02/2019 18:32
 
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bluesboy94, 15/02/2019 19.50:

Perfetto. Ma ti risulta che i De Gregorio posseggano ancora il palazzo della Sanità?




Non ne ho la più pallida idea 🤐
18/02/2019 20:07
 
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E invece riguardo al Palazzo Capracotta? E' ancora dei Piromallo?
21/02/2019 01:27
 
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