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Palazzi e Ville di Napoli | Galleria fotografica + informazioni

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2021 19:48
18/01/2019 17:38
 
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Palazzo Solimena

Questo bell'edificio, sinuoso e dalla moderata monumentalità, venne edificato (nei primi anni del '700 e in maniera abusiva) dal grande pittore Francesco Solimena su un terreno che apparteneva ai Carafa di Policastro (già ho detto che il colle nell'età vicereale era spartito solo tra costoro e gli ordini monastici). Fu la sua residenza urbana; mentre la sua residenza rurale fu una villa di Barra (semidistrutta dai bombardamenti e rimpiazzata dalla solita edilizia popolare scadente). Presumo che lui e la sua sterminata bottega si adoperarono alacremente per decorarne gli interni. Nel 1799 venne gravemente danneggiato incidentalmente dai cannoneggiamenti operati dal generale Championnet. Il conseguente restauro del palazzo portò all'innalzamento del terzo piano e alla ridecorazione degli interni (sopravvivono soffitti affrescati, quasi certamente riconducibili agli inizi dell'Ottocento). Dopo la morte del Solimena, passò certamente attraverso varie mani nobiliari e altolocate per poi trasformarsi in un condominio nel secolo scorso. Non so se sia stato danneggiato dai bombardamenti. L'edificio è in discrete condizioni di conservazione; tuttavia il cortile non offre un bello spettacolo (le solite verande e i soliti ballatoi del c**** non mancano mai... per non parlare dell'ascensore deturpante; almeno qui non disturba la visuale di una scala aperta).

Ps: A Ferdinando Sanfelice, allievo dello stesso Solimena, è attribuita la scala. Quest'uomo è quanto di più antitetico allo stereotipo dell'aristocratico ozioso del'700: instancabile, prolifico, talentuoso eccetera eccetera (trovo ingiusto che sia dedicato solo un vicoletto nel Rione Sanità ad un architetto che ha abbellitto nettamente il volto urbano della città e fa rabbia vedere i suoi due palazzi - quello della Sanità e quello dell'Anticaglia- in uno stato agonizzante).
[Modificato da bluesboy94 18/01/2019 17:48]
21/01/2019 20:22
 
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Palazzo Zona

Altro bel palazzo sul declivio del colle di San Potito. Certamente venne costruito nel Settecento. Inizialmente era dotato di soli due piani. Appartenne ai marchesi Puoti (la famiglia del grande grammatico Basilio Puoti). Nel corso dell'Ottocento, sotto la proprietà dei baroni Zona, subì un grande ammodernamento sia negli esterni (si innalzarono due piani in più, mentre il quinto ed ultimo piano penso risalga ai primi decenni del secolo scorso) sia negli interni (fu commissionata al pittore Vincenzo Scala la decorazione del salone di rappresentanza sito nel secondo piano).
[Modificato da bluesboy94 21/01/2019 20:27]
21/01/2019 23:24
 
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Altri due edifici spettacolari!!!
Peccato che non abbiano provveduto al restauro anche delle parti che affacciano sul cortile per il primo edificio.
Non mi sento di condannare la presenza dell'ascensore.
22/01/2019 09:20
 
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Re:
Sempre su quella salita c'è palazzo Caracciolo di Melissano di cui non ho mai trovato nulla, tu hai qualche info in più?




bluesboy94, 21/01/2019 20.22:

Palazzo Zona

Nel corso dell'Ottocento, sotto la proprietà dei baroni Zona,




Che hanno una bellissima casina vanvitelliana a Calvi Risorta, di cui sono rare le foto.

22/01/2019 10:15
 
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Sul Palazzo Caracciolo di Melissano c'e un articolo su un volume di Napoli Nobilissima del 1997 (l'edilizia civile a Napoli è poco studiata: le monografie le trovi solo sulle regge e sui soliti noti, come il Donn'Anna e il Cellamare; mentre la moltitudine è ignorata e sui palazzi che la compongono al massimo trovi tesi di laurea o articoli brevi). Devo leggerlo per ricavarci ulteriori informazioni. Già ho parlato del cortile martoriato dalle solite verande e degli affreschi (puramente ornamentali) e delle incartate intraviste da me al secondo piano nell'ala laterale.

I baroni Zona (finalmente scopro il loro paesino feudale) esistono ancora? Se si, possegono ancora il palazzetto baronale di cui parli?
[Modificato da bluesboy94 22/01/2019 10:16]
22/01/2019 10:31
 
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I baroni Zona (scoperti grazie a questo palazzo a San Potito) sono totalmente ignorati dai siti che si occupano della nobiltà napoletana. Non si trova nessuna informazioni su di loro. Eppure erano feudatari di Zuni (frazione di Calvi Risorta) già nel Seicento. Eppure ho scoperto che commissionarono il rifacimento del loro palazzo baronale a Vanvitelli (la Reggia di Caserta è vicinissima rispetto a questo posto) e che Giuseppe Bonito realizzò affreschi negli interni.
22/01/2019 11:01
 
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Re:
bluesboy94, 22/01/2019 10.15:



I baroni Zona (finalmente scopro il loro paesino feudale) esistono ancora? Se si, possegono ancora il palazzetto baronale di cui parli?




Il palazzo è ancora privato, qualche volta in estate ci organizzano mostre o cose così, ma non so nemmeno se lo fanno più. I Zona si sono estinti con Giuseppina (anni '40 credo) mentre il titolo (baroni di Longano, IS) fu trasmesso con successione anticipata al figlio Dionigi Magliano.
22/01/2019 11:08
 
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Re:
bluesboy94, 22/01/2019 10.31:

Eppure erano feudatari di Zuni (frazione di Calvi Risorta) già nel Seicento.




Zuni non è frazione, il comune di Calvi Risorta è moderno, è comprende gli antichi villaggi di Zuni, Visciano e Petrulo. Sul fatto che fossero feudatari di Zuni, non lo so, sicuro erano baroni di Longano

bluesboy94, 22/01/2019 10.31:

Eppure ho scoperto che commissionarono il rifacimento del loro palazzo baronale a Vanvitelli (la Reggia di Caserta è vicinissima rispetto a questo posto) e che Giuseppe Bonito realizzò affreschi negli interni.




Tutto questo fu possibile grazie a Luigi Zona, protomedico di corte, ed alla sua influenza presso la corte di Carlo III, che seguirà in Spagna, lasciando la casa a suo fratello Muzio.
22/01/2019 11:17
 
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Grande scoperta, quella che mi hai fatto fare👏👏👏
22/01/2019 15:32
 
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Sempre sul colle di San Potito e sempre in tema di famiglie nobiliari non considerate dai siti sulla nobiltà napoletana

Palazzo Minei

Il palazzo venne costruito a partire dal 1734 per volontà del barone Felice Minei (famiglia siciliana, titolare della baronia di Mineo in Sicilia sin dai tempi dei Normanni, trasferitasi in quel periodo a Napoli), su un terreno acquistato dal monastero di San Giuseppe dei Vecchi. A dirigere i lavori fu Gennaro dell'Aquila, che coordinò una grande squadra di artigiani e artisti. Il palazzo appartenne ai Minei fino alla fine dell'Ottocento. A quel punto, da dimora gentilizia non potè che trasformarsi in un condominio borghese. Il palazzo, alto tre piani, presenta uno splendido portale cuspidato a bugne alterne, attribuito da qualcuno al Sanfelice. In fondo al cortile (invaso dalle solite verande) c'è una nicchia che accoglie un busto muliebre. La scala (appena prima rispetto alla prima rampa, erano posizionate due statue di marmo rubate dai soliti stronzi non molti anni fa) è troppo modesta per gli straordinari standard napoletani. Nel piano nobile sopravvivono due soffitti affrescati, certamente riconducibili alla prima metà dell'Ottocento. In un appartamento del primo piano in anni recenti, rimuovendo delle controsoffittature, sono state rinvenute tre incartate di Pietro Mercurio (documentate e ritenute perdute).
Altra particolarità del palazzo è quella di aver assemblato nel tempo un comprensorio di case. Il supportico (il Vico Rose) con i suoi due ingressi fu creato proprio per permettere agli affittuari di queste case (certamente di status sociale non alto) di accedere a queste case. Della serie: il portale era l'accesso del signore, il supportico dei popolani affittuari. Dal supportico si ha una panoramica generale sul "Cavone".
Il vico Rose è lo sfondo di una scena di un film molto amato da noi napoletani.
youtu.be/n1hSR4t4qPM
[Modificato da bluesboy94 22/01/2019 15:42]
22/01/2019 17:59
 
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trovo molto interessante questa discussione sui palazzi di napoli,sto imparando un sacco di cose,vi ringrazio e vi invito a continuare...
22/01/2019 19:25
 
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Re:
francesco-CdN, 22/01/2019 17.59:

trovo molto interessante questa discussione sui palazzi di napoli,sto imparando un sacco di cose,vi ringrazio e vi invito a continuare...



Grazie, è una pagina divulgativa su quella moltitudine di edifici civili poco studiati persino dagli "specialisti" (per renderti l'idea su come questa grossa fetta del nostro patrimonio sia misconosciuta, ti farò un esempio: di recente ho chiesto a Nicola Spinosa - mica ad un battilocchio qualsiasi- lumi su un salone affrescato da Luca Giordano nella Villa Paradiso a Montedonzelli - più fonti antiche e recenti ne parlano; bene, fu lui a chiedere lumi a me...). Ovviamente, darò informazioni anche su palazzi più noti (ad esempio, su Palazzo Cellamare o Palazzo Ischitella ho tanta di quella carne al fuoco...).


22/01/2019 19:28
 
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Re:

www.vdfrestauri.it/index.php?option=com_content&view=article&id=9:affresco-stefano-pozzi&catid=12:notizievetrina&It...

L'enigma è svelato: quest'affresco si trova nel Palazzo Calà Ulloa alle Mortelle. Ci sarà tempo per parlare di quest'importante edificio seicentesco umiliato dalla più abietta delle sopraelevazioni...

Di fronte al Palazzo Minei vi è un interessante palazzo (interessante a partire dalla decorazione in stucco della volta dell'androne che va ad incorniciare uno stemma dipinto) su cui neanche Italo Ferraro si sofferma. Devo indagare😉
[Modificato da bluesboy94 22/01/2019 19:30]
23/01/2019 23:31
 
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Palazzo Ischitella

Il palazzo, tra i più antichi della Riviera, venne costruito negli anni '30 e '40 del Seicento per volontà di Mattia Casanatte, un funzionario di spicco del governo vicereale dell'epoca. Dunque non stupisce il fatto che venne saccheggiato e dato alle fiamme dalla masnada capeggiata da Masaniello. Gli eredi vendettero l'edificio, dopo alcuni anni, ai Pinto de Mendoza, nobili portoghesi dediti alla finanza. Le voci popolari li ritenevano ebrei. Dunque, avrebbero lasciato il Portogallo per raggiungere Napoli (città contraria all'Inquisizione) per occuparsi di affari in maniera libera. Comprarono i feudi di Ischitella (da qui il nome del palazzo), Peschici e Quadrelle, profondendo enormi risorse per il palazzo urbano e per gli edifici baronali (tutti e tre pregevolissimi). Il palazzo venne innalzato di un ulteriore piano e dotato di altri due portali. Divenne così l'unico palazzo nobiliare della città ad essere dotato di tre portali sul prospetto principale (Carlo III ne ordinò l'occlusione di uno, in tempi più recenti ne verrà occluso un altro). Nella Napoli vicereale e borbonica vigeva una legge implicita: nessuno poteva permettersi di scavalcare la supremazia del potere regio e del potere vescovile. Non a caso, gli altri due edifici ad essere dotati di tre portali sul fronte principale sono il Palazzo Reale e il Palazzo Arcivescovile. In altri palazzi (tipo il Serra di Cassano o il Ruffo di Castelcicala a Foria) i portali, quando sono più di due, sono distribuiti su più fronti. Gli anni d'oro del palazzo vanno collocati alla fase del viceregno austriaco, quando fu proprietà di Francesco Emanuele Pinto, banchiere amante dell'arte e sopratutto dei presepi. Gli interni del piano nobile vennero affrescati dai maggiori pittori dell'epoca (tra cui Giacomo del Pò e Pietro Bardellino), le raccolte d'opere d'arte divennero abbondanti e preziose (le fonti parlano di più di mille quadri), gli appartamenti divennero uno dei maggiori ritrovi di artisti e intellettuali di quella Napoli. La cosa più peculiare era, però, la sterminata raccolta di presepi. E' suggestivo e non irreale immaginare decine di presepi come il Cucciniello in un unico palazzo, con la differenza che i pastori erano agghindati di gioielli. Il palazzo divenne straordinariamente attrattivo anche solo per questo motivo. Tuttavia, il tenore di vita assunto dal proprietario era troppo alto anche per quei tempi. Dunque, alla sua morte, gli eredi furono costretti a vendere le collezioni di presepi e di quadri per ripianare i troppi debiti. Il palazzo rimase proprietà dei Pinto de Mendoza fino all'Unità, quando l'altro Francesco Emanuele Pinto (generale borbonico, già al servizio di Murat in gioventù) fuggì a Parigi al sopraggiungere di Garibaldi. Iniziò allora il processo di frazionamento del palazzo (che ospitò per parecchi anni il Britannia, hotel di lusso destinato ad una clientela straniera). Nella seconda guerra mondiale fu colpito da una bomba che distrusse alcuni vani collocati tra il portale centrale e il portale destro (ordunque alcuni affreschi sono dei buoni falsi). Oggi è un condominio di lusso e al piano terra ha aperto da pochi mesi la sede napoletana della Pizzeria Salvo.

Ps: la logica farebbe pensare ad una terrazza che affaccia sulla Riviera e sul Golfo. Invece no: la terrazza, ornata da busti, affaccia su Via Poerio e la visuale conduce dritta dritta allo spicchio più nobile del Vomero, quello con la Certosa e il Castel Sant'Elmo.
[Modificato da bluesboy94 24/01/2019 04:21]
23/01/2019 23:58
 
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Blues racconta anche la storia del palazzo Serracapriola, che malgrado le erronee informazioni sul web più superficiale che dicono si erga ancora, lungo la riviera di Chiaia, purtroppo non è più visibile de visu...
24/01/2019 00:11
 
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Ci arriverò, quando parlerò del Palazzo Ulloa di Lauria (chiamato erroneamente su wikipedia Palazzo Serracapriola; il vero palazzo Serracapriola non esiste più). Questo palazzo (salvatosi a differenza dei due ai suoi lati) viene chiamato in mille mila modi diversi...

Ps: devo rimediare - dal libro le "Case di Napoli" - le foto dell'appartamento a cui appartiene quel bellissimo salone affrescato da Del Pò (immortalato nella sesta foto).
[Modificato da bluesboy94 24/01/2019 04:15]
25/01/2019 21:14
 
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Palazzo Carafa di Noja

Nel '500, a causa della vertiginosa crescita demografica subita dalla città, Don Pedro de Toledo determinò, con la costruzione di Via Toledo e dei Quartieri Spagnoli, l'espansione fisica della città verso Ovest. Pizzofalcone e il Poggio delle Mortelle grazie alla loro salubrità e al fatto di trovarsi distanti dalla città intra-moenia, congestionata oltre ogni dire, divvenero tra i luoghi d'elezione dell'aristocrazia e degli ordini religiosi. Palazzi, Chiese e Monasteri sul colle di Pizzofalcone risalgono, dunque, tutti alla fase vicereale e a quella borbonica. Il Palazzo Carafa di Noja sorse nel '600, grazie all'assemblamento di due preesistenti edifici (i due portali, identici per forme e dimensioni, permettono l'accesso ai due distinti nuclei del palazzo). Nel 1675 divenne proprietà dei De Strada, marchesi di Crispano. Nel corso del '700 (in data imprecisata) passò ai Carafa di Noja. Certamente in questo palazzo visse il duca di Noja Giovanni Carafa, appassionato di archeologia (in via testamentaria donò la sua collezione al Real Museo Borbonico) e, sopratutto, di cartografia. Lavorò per buona parte della sua vita alla omonomina mappa, fonte a dir poco decisiva per conoscere l'urbanistica della Napoli borbonica. Qui visse Pompeo Carafa, cerimoniere dei Savoia a Capodimonte ed appassionato di ceramiche e maioliche (i discendenti hanno in anni recenti donato una parte della sua collezione al Museo di San Martino). Gli stessi Carafa di Noja nei primi decenni dell'Ottocento investirono molto nel rifacimento neoclassico del palazzo e nella costruzione del Villino Wenner. A quest'ultimo si accede dopo aver attraversato il giardino storico(tra i meglio conservati della città). Il Villino con la sua terrazza, ornata da busti e pavimenti maiolicati, incombe sulla grotta degli Spargari e sull' ex Abbazia a Cappella Vecchia.
Agli inizi del'900 il palazzo pervenne ai Caracciolo di Pettoranello. Oggi è un condominio prestigioso. Guardando il terzo piano, beccai una sala con un soffitto affrescato. Purtroppo le finestre del terzo piano le tengono perennemente chiuse, quindi altro non ho visto.

Ps: Occhio al download e fatemi sapere se si apre 😉
[Modificato da bluesboy94 25/01/2019 21:21]
25/01/2019 21:23
 
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Si apre ;)

25/01/2019 21:29
 
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Palazzo Ischitella qualche anno fa, 2014 credo, visitabile in una delle giornate FAI. Molto interessanti le tue info :)
25/01/2019 21:34
 
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Si, ma fu reso visitabile l'appartamento dell'azienda Techno, mica i due appartamenti dei De Gregorio di Sant'Elia (tutti e due nel libro le Case di Napoli) 😉
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