Cosa vedranno i nostri nipoti e pro nipoti di questo mondo meraviglioso della montagna con i suoi ghiacciai?
Non c'è risposta a questa domanda, neppure il glaciologo ne ha una.
Solo ipotesi, più o meno obiettive e oggettive.
Ciò che proprio non riesco a condividere è l'idea del ghiacciaio in ritiro come il ritiro di un malato terminale.
Penso che il ritiro sia la massima espressione della vitalità del ghiacciaio, al pari del suo avanzamento.
La vita di questi apparati si legge proprio nella loro capacità duttile di rispondere ai cambiamenti climatici; colonizzando e incidendo i fondovalle alpini ovvero ritirandosi ad alta quota.
Dove oggi sorgono villaggi, da cui perlopiù villeggianti e turisti occasionali possono godere
di questo mondo meraviglioso della montagna con i suoi ghiacciai, un tempo sorgevano solo ghiaccio e stenti di popoli senza turismo.
Dove oggi sorgono colli otturati dal ghiaccio, un tempo sorgevano colli valicabili da popoli colonizzatori...cosa avranno auspicato per i loro nipoti e pro nipoti di quel mondo meravigliosamente accessibile?
Senza improvvisarci dottori di un malato che anche da un termine può risorgere, come storia glaciologica insegna, dovremmo curare i nostri atteggiamenti malvagi, il nostro opportunismo bieco, la nostra miope visione a breve termine...ma capisco che è più facile coprire il ghiacciaio con i teli che scoprire le coscienze, rinunciando a tutti i benefit e confort di cui tutti fruiamo...sulle spalle dei nostri nipoti e pro nipoti.
[Modificato da silvio'74 18/12/2018 18:44]
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Siamo tutti figli unici, e tutti fratelli.