...tale buona notizia includeva l’“anno di buona volontà da parte di Geova”. Anche la venuta del “giorno di vendetta da parte del nostro Dio” contro quelli che avrebbero desolato e devastato Sion o Gerusalemme sarebbe stata una buona notizia per quelli che facevano lutto a causa di ciò ch’era stato fatto dai nemici al centro dell’adorazione di Geova. Anni prima della nostra Èra Volgare, quando i Giudei di lingua greca d’Alessandria, in Egitto, tradussero queste parole circa l’“anno di buona volontà”, resero il versetto in greco come segue: “per proclamare l’anno accettevole di [Geova] e il giorno della retribuzione. Per confortare tutti quelli che fanno lutto”. — Isa. 61:2, LXX, Thomson.
Pertanto quei Giudei compresero che le parole ebraiche di Isaia si riferissero a quale specie di “anno” era, “un anno accettevole”, anziché riferirsi all’attitudine di Geova, alla “buona volontà da parte di Geova”. Per quei traduttori giudei era un anno “accettevole” a Geova, un anno che trovava favore ai suoi occhi. Ma anche questo farebbe pensare che fosse un anno “accettevole” a Geova per fare qualche cosa di favorevole, specialmente per il fatto che “l’anno accettevole” è messo in contrasto con il “giorno della retribuzione”. Quindi “l’anno accettevole” includerebbe l’idea che sia un tempo in cui Geova mostri buona volontà o favore. È il suo “anno di accettazione”, in cui sarà disposto ad accettare o ricevere. (Rotherham) Quando vediamo lo svolgimento di questo simbolico “anno” nella storia reale, siamo in grado di capirne il pieno e corretto senso. Consideriamo ora la storia al riguardo e la sua applicazione al nostro tempo!
W15/5/71 p. 309
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Sijmadicandhapajiee, gente per cui le arti stan nei musei - Paolo Conte
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