Buonasera.
Ecco la mia candidatura a questa razza chiusa, premetto che è un guazzabuglio di folklori ma spero possa risultare di piacevole lettura.
Vorrei inoltre aggiungere che il bg è scritto a mo' di racconto, quindi mi son preso la libertà poetica di non rispettare troppo il punto 2, me ne scuso in anticipo dovesse essere una mancanza grave. :)
1. Nome del pg, razza (Umano, Mezzelfo, Nano o Goblin) e livello (min. Lv4)
Jorge_Sjohundur, umano (Anche se per motivi etici dovrei scrivere "pirata".) livello 4
2. Background (Ricordate che nella storia il pg non sa di essere mannaro o perché non si è mai trasformato o perché non ricorda le volte che è divenuto bestia)
Un’isola in un punto non meglio precisato al largo delle coste del Farsen, abbastanza lontano da non rientrare nella giurisprudenza di alcun regno, forse nemmeno segnata nella maggior parte delle carte nautiche, del resto non sarebbe una cosa inverosimile considerando la superficie calpestabile della stessa, poco più di una manciata di sabbia e ciottoli in mezzo alla vastità del mare, appena qualche albero dalle dimensioni non eccessive, segno che forse v’è vita, qualche capo di selvaggina, probabilmente una fonte d’acqua dolce.
Un vento di ponente, lieve, poco più di una brezza, fa danzare il fuoco che scoppietta in turbinii di scintille, alimentato da legna non troppo secca, un fumo bianco e denso si innalza alla volta celeste appena coperta dalle nubi, oltre le quali l’astro lunare, una splendida luna calante, rischiara il cielo altrimenti oscuro come l’abisso che circonda questo punto nel mare.
Parole vengono portate dal vento, borbottii, risa, qualche bestemmia, il rumore di bottiglie che collidono, il suono di boccali che si incontrano in qualche brindisi a chissà quale evento, quale vittoria, qualcosa sta accadendo sull’isolotto, una cinquantina di persone, ad occhio e croce, assiepate attorno a quella fonte di luce, seduti chi per terra, chi su quelli che in passato erano tronchi d’albero, il vestiario non è certamente ricco, non sono nobili o aristocratici, quantomeno non lo sono più alcuni di essi, quanto un’evidente accozzaglia di persone delle razze più disparate, persino alcuni goblin ed elfi, tutti intenti a bere e far baldoria.
Uomini liberi.
Pirati.
Ma ecco, la caciara va smorzandosi, scemando in sussurri ed infine nel silenzio interrotto unicamente dal crepitare della legna che arde consumandosi lentamente.
Un umano non particolarmente corpulento s’alza dal suo posto, veste poco meglio rispetto agli altri presenti, non porta armi al pari del resto della combriccola, una blusa piuttosto sgualcita, probabilmente nera da nuova, e rattoppata in più punti, un cappello a tricorno adornato di piume e gingilli vari, una bandana rossa a cingergli il capo e raccoglierne i capelli, una massa lunga sino alle spalle e brizzolata, al pari della folta barba lunga sino al petto, il volto dell’umano porta gli evidenti segni di anni passati sotto al sole e vittima delle inclementi intemperie al quale ha dovuto tener testa nella sua vita da scorridore dei mari, cicatrici più o meno evidenti ne solcano la pelle tirata dalla salsedine e piuttosto abbronzata, una pipa nella bocca, retta dalle labbra parzialmente celate dai baffi.
La mano destra si sposta, andando ad afferrare il corpo della pipa, scostandone il bocchino ed abbassandola sino a metà del petto, una voluta di fumo denso e bianco viene espirato, andando a perdersi trascinato dal vento, gli occhi furbi dalle iridi azzurre come il mare in rada si spostano sui presenti, senza soffermarsi su alcuno in particolare, persino con una nota di affetto forse, prima schiarirsi la voce con un verso gutturale ed iniziare, continuando ad osservare i presenti, facendo scorrere lentamente lo sguardo su ciascuno di loro.
La voce è calda e vivace, chiaro segno che nonostante l’età è ancora un fiero scorridore dei mari, affatto stanco della vita che sta vivendo e che ha vissuto, il capitano.
[Amici miei, camerati, alcuni di voi senza dubbio già conoscono la mia storia, la storia che è quella di tutti noi in realtà, la storia di questa ciurma. Qualcuno non c’è più, compare Shanaas ha reclamato la loro pellaccia, ma alcuni altri sono ancora qua a testimoniare le eroiche imprese dei loro amici!]
Un boato si leva, un latrato di un branco di lupi, perché loro lo sono; sono lupi di mare.
Il filibustiere attende qualche attimo che gli animi si calmino, prima di riprendere la parola, iniziando di fatto il racconto.
[Nessun futuro c’era nel Farsen per il figlio d’un pover’uomo come me, così avevo lasciato la mia dimora andando a tentar la fortuna per mare. Avevo firmato su nave mercantile diretta nel Maevathan, ma ben presto ci siam trovati intrappolati nel vento della pirateria.]
La pipa viene riportata alle labbra, dalle quali poco dopo un’altra voluta di fumo fuoriesce andando a disperdersi nell’aria.
[Abbiamo scorto vele all’orizzonte e abbiam tentato la fuga, i pirati avevano issato la bandiera nera e la nostra fuga era finita ben presto, quando quei pirati ci avevano abbordati il loro capitano ci aveva detto, ad uno ad uno, “puoi morire o unirti alla mia ciurma ragazzo mio, il tempo vola quando hai il rum!”]
Sorride il pirata, un ghigno sardonico mentre alcune risate si sollevano tra i presenti.
[Con una balestra alla fronte beh, la mia scelta è stata fin troppo chiara, mi sono congedato dal mercantile e son diventato un filibustiere, ed anche se mi hanno risparmiato la vita penso che se dovessi essere onesto mi ero unito a loro per le promesse di avventure, rum ed oro!
Il quartiermastro mi aveva dato in mano un compasso ed una sciabola e non appena avevo firmato la carte d’imbarco il capitano m’ha detto “Figliolo, noi gentiluomini di ventura viviamo rapidamente e di corsa, quindi sali lesto e prendi la tua parte, il tempo vola quando hai il rum!”]
Tutti lo osservano in silenzio mentre il capitano s’umetta le labbra con la lingua, riprendendo alcuni istanti dopo.
[Per due lunghi anni ho navigato con loro attraverso i mari di Aengard, abbiamo catturato navi da Dirhae, Narvick, Balsjord e Naldelin, abbiamo preso loro quanto abbiamo potuto per poi sperperarli, perché in fondo questo è il codice dei pirati, e al nostro passaggio il mare si tingeva di rosso sangue!]
Il tono si fa più cupo mentre la storia prosegue.
[L’ammiragliato a Naldelin aveva mandato una flotta a catturarci, un traditore a Dalen aveva detto loro dove avrebbero potuto trovarci, ci avevano circondati ed era allora che il nostro capitano ha urlato “Lasciateli venire! La battaglia finirà ben presto, il tempo vola quando hai il rum!”
Abbiamo issato la bandiera rossa ed abbiamo preparato tutta l’artiglieria, nessun quartiere sarebbe stato dato e non ci aspettavamo niente di meno, ci siamo preparati e ce l’avevamo fatta, una buona bordata ci aveva sollevato il morale, ma eravamo superati in numero di dieci ad uno, ci avevano dimezzati in breve tempo e la nostra vita di pirateria era finita.]
Il capo viene scosso, qualcuno accanto a lui gli passa una bottiglia di vetro spesso ed il pirata dopo averla afferrata se la porta alle labbra mandando giù una lunga sorsata, buttando la bottiglia a terra dove affonda un poco nella sabbia e, dopo essersi asciugato labbra e barba con la manica sinistra della giacca, riprende il racconto.
[Ci avevano portato indietro alla città di Naldelin in catene, il cappio dell’esecuzione dondolava dalla piattaforma di esecuzione, il capitano si era girato e mi aveva detto “Abbiamo avuto una bella avventura, ragazzo mio, il viaggio è finito troppo presto però, il tempo vola quando hai il rum.”]
Il filibustiere torna a fumare la pipa, facendo un paio di boccate scuotendo le spalle, come a scacciare un brutto ricordo, cosa che è condivisa da alcuni dei presenti i cui volti si sono rabbuiati.
[Ora che avete ascoltato questa storia e saputo quanto accaduto, sono sicuro che abbiate ipotizzato il fatto che io sia scampato al cappio del boia e fuggito con la mia pellaccia.
Ma come sono scampato, questa è un’altra storia amici miei, ed i miei giorni di viaggio non sono ancora terminati, il tempo vola quando hai il rum!]
Alcuni ridono, altri borbottano, ma la storia non è ovviamente conclusa, mancano molti anni per giungere al presente.
[Dopo essere fuggito da Naldelin son giunto a Dalen, senza dubbio il posto migliore per un fuggiasco ove trovar nascondiglio, e lì ritrovai parte della ciurma del capitano Bavastro, pochi rispetto a quando navigavamo tutti assieme, ma comunque i miei camerati. Ci eravamo recati nuovamente a Naldelin, quel cane di Charles Saunders ci aveva venduti in cambio di un salvacondotta col quale iniziare un’attività di mercante, un bel salto in avanti dal contrabbandiere che era, nevvero? Ebbene, trovarlo è stato un poco difficile, ma si sa, le notizie circolano veloci sul vento dei pirati, e così lo avevamo rintracciato e senza neanche troppe difficoltà era finito appeso al pennone di maestra. La Bavastro era la nave che gli era fruttato l’averci traditi.]
Sputa a terra con sdegno il pirata.
[Un giorno mentre eravamo al largo dalle coste del Farsen ci eravamo imbattuti in una nave dell’esercito, un veliero di medie dimensioni, ammetto che il sangue ci si era gelato nelle vene. Un veliero a vele spiegate ci stava inseguendo e dalla linea dell’orizzonte si avvicinava rapidamente, poche le possibilità che non seguisse noi, non v’erano altre vele in qualunque direzione spostavamo il cannocchiale, eravamo solo noi e loro, con una mezza giornata di vantaggio, per fortuna la Bavastro è un buon legno e non gli concedeva troppo terreno, ma ci superavano di un paio di nodi.
Due giorni così, noi davamo fondo alle vele, ma quei dannati non parevano distanziarsi, anzi, erano mortalmente sempre più vicini. Nemmeno Alan era tranquillo!] osservando il burbero omaccione corpulento e barbuto il quale scuote il capo borbottando qualcosa
[Ma poi quella che pareva essere una possibilità che poteva salvarci le pellacce, il fondale si faceva più basso, non sappiamo bene come, ma eravamo prossimi ad un atollo, alcune isole piuttosto grandi, ma i banchi di sabbia attorno ad esse si spingevano piuttosto al largo e ben potete immaginare il nostro giùbilo nel constatare che potevamo passare appena senza restare incagliati. Qualche ora ed avevamo raggiunto l’isola più grande, gettando l’ancora all’interno della foce del fiume che la attraversava. Calate le scialuppe avevamo allestito il campo a riva, necessitavamo di provviste e quell’inaspettata salvezza momentanea ci aveva concesso il tempo per farlo prima che il veliero ci poteva raggiungere ed arrecarci noie, il piano era semplice, lasciar loro sbarcare le scialuppe per superare le zone di rada e noi riprendere il largo, non ci avrebbero inseguiti senza militi e con l’equipaggio ridotto, nessuno lo farebbe. Le provviste non scarseggiavano affatto e nel giro di poche ore avevamo rimpinguato buona parte delle scorte alimentari di bordo, oltre ad aver fatto scorta di acqua dolce che oramai erano agli sgoccioli. La sera era giunta ed ancora il veliero era a qualche ora di distanza, così avevamo deciso di concederci alcune ore di riposo, sperando nella buona sorte.
Era da poco passata la mezzanotte, l’astro lunare iniziava la sua discesa verso occidente, una luna calante che faceva la sua bella presenza nel cielo terso, ed io avevo sentito un pianto di bambino provenire dal folto della verzura che circondava il nostro accampamento di fortuna. Certo, una scelta azzardata il seguire tale suono da solo, non posso certamente negarlo, ed in un certo qual senso a posteriori me ne sono pentito, diverse centinaia di volte, ma tanto avevo fatto, avevo preso la mia sciabola e dopo essermi infilato gli stivali avevo seguito quel frignare, la foresta era fitta, ma seguendo il corso d’acqua si faceva sempre più prossima la fonte del pianto, un accampamento avevo pensato, forme di civiltà probabilmente, magari qualcuno che avrebbe potuto darci qualche informazione utile circa i banchi di sabbia attorno all’atollo.
Il fiume, dopo qualche chilometro, si ampliava in un lago di piccole dimensioni formato da una cascata, ma nessun segno di civiltà, quantomeno nessuna capanna, tenda o simili. Era un laghetto piuttosto spoglio, canneti attorno e rocciosa la spiaggia, alcune ombre attorno a me si muovevano, certo non era difficile notarle, per quanto leste, e la luna aiutava molto grazie al proprio chiarore, ma ancora non vi badai molto, il pianto era molto vicino, in prossimità della cascata e in quel momento più che dal raziocinio ero mosso dalla curiosità, così mi ero avvicinato con circospezione, scorgendo tra le rocce una sorta di scultura di pietra coperta da muschi, rimossi i quali mi si era presentata di fronte una pietra levigata ed incisa con una strana forma, un animale senza ombra di dubbio, con rubini per occhi. (http://oi63.tinypic.com/wth9qg.jpg) Certo, una scoperta sorprendente invero, fin troppo sorprendente per non essere una trappola di sorta, ed infatti non appena avevo preso in mano quei rubini mi ritrovai con del liquido viscoso rosso e denso a colarmi tra le dita, l’odore del sangue e nel giro di pochi attimi mi trovai addosso alcune creature poco più grandi di un gatto ma molto rapide ed aggressive, i loro artigli mi laceravano le carni ed i loro denti scavavano a fondo nei miei muscoli, ma per tutti i campanili del Farsen, non potevo certo lasciar la mia pellaccia in quel modo vile, non trovate?
Scrollatomi di dosso quelle belve ero riuscito a sfoderar la sciabola, movimenti lesti, miei e loro, il primo fendente aveva inciso un ampio solco in una di quelle bestie, un taglio netto, quasi a tranciarlo a metà, ma certo non è stato facile abbatterli tutti uno dopo l’altro, il tempo di affettarne uno ed altri mi erano addosso, non possedevano armi ma le mie carni venivan lacerate con facilità quasi ridicola, eppure dopo una manciata di minuti tutto era finito.
L’ultima di quelle bestie giaceva a terra di fronte a me, la mia sciabola piantata nel petto, solo allora ero riuscito a scorger le fattezze di tali bestie, mammiferi a giudicare dal pelo che copriva i loro corpi, una coda a punta e piuttosto lunga, zampe non particolarmente lunghe e dotate di artigli, il corpo lungo ed affusolato, il collo corto e tozzo e la testa squadrata con un muso furbo e la bocca dotata di denti affilati. Un rantolo dalla bestia, sangue e saliva fuoriuscivano dalle sue fauci dalle quali, prima di divenir polvere, con voce roca e ridondante mi aveva detto: “Dannato umano, la mia genia è andata perduta a causa tua, che il tuo sangue sia dannato e la tua prole maledetta.” Pochi istanti e il mio corpo ardeva di fiamme nere, la mia reazione ovvia era stata buttarmi nel laghetto, le fiamme si erano spente ma non il senso di bruciore e uscendo mi ero reso conto che il fondale era cosparso di ossa, un teschio umano mi s’era rotto sotto le mani mentre arrancavo cercando di uscire dall’acqua rotolando sulla riva, graffiandomi la pelle coi sassi del quale era disseminata, un prurito tremendo mi aveva preso all’altezza dello sterno laddove, al tatto, mi ero reso conto di avere un’incisione nelle carni.]
Mormorii provengono dalla ciurma, sopra a tutto dai più giovani del gruppo, presumibilmente i nuovi arrivati che ancora non hanno avuto modo di conoscere il capitano. Un urlo si eleva sopra al brusio
[Lance in vista!] presi dal racconto non devono aver prestato attenzione allo specchio di carta stagnola che è il mare questa notte ma qualcuno si è accorto infine di quell'ombra minacciosa creata da un veliero all'ancora. Alcune ombre più piccole ed in movimento rivelano ciò che è stato annunciato dal bucaniere: scialuppe di soldati, senza dubbio, venuti a prenderli per portarli al cappio. I pirati s'alzano di scatto correndo alle armi, urla ed ordini impartiti in quel lesto prepararsi per il combattimento oramai imminente andando a creare una calca senza ordine ne forma, non sono certo soldati addestrati alla formazione loro, quanto una muta di lupi feroci. Solo il capitano pare non preoccuparsene, s'avvicina alla riva camminando pigramente sul bagnasciuga, togliendosi giacca e camiciona di lino e facendole ricadere mollemente sulla sabbia umida. Due giovani, uno di loro poco più che un ragazzino, s'avvicinano, lo guardano preoccupati e confusi domandando all'uomo
[Capitano, era solo una leggenda piratesca quella che stavate narrando poc'anzi, vero?] apparentemente più incuriositi dalla storia che dalla possibile morte imminente. Il filibustiere dalla barba folta e brizzolata si volta e li osserva, sorridendo loro con fare quasi paterno ed è a quel voltarsi che i due virgulti notano il petto grondante sangue scuro e denso da quella che è una lacerazione a forma di animale. (http://oi68.tinypic.com/30ax9fm.jpg) Il pirata avanza, lasciando i due ragazzi tremanti e basiti dietro di sé, sorride all'astro lunare, un ghigno ferale, la schiena s'arcua e la pelle si lacera all'altezza della colonna vertebrale, non esce sangue, non si espongono le carni, un manto rado e nero, fitto e lucente fa capolino come una farfalla dalla crisalide.
Un ringhio cupo di dolore ed estasi, una coda va a generarsi laddove finiva la schiena, lunga e nera, a punta, artigli alle mani ed ai piedi, le zanne s'allungano. Ha sete, il figlio delle onde, e questa sera non cerca certo il rum per irrorarsi il gargarozzo. Un balzo in avanti che non ha nulla di umano, un tonfo sordo e lieve quando la bestia scompare tra le onde e, ombra nella massa oscura d'acqua, nuota celere verso la prima delle scialuppe. Sarà una lunga notte.
Ed il mare si tingerà di sangue.
3. Descrizione breve della psicologia e del modo di agire del vostro pg sia finora, sia dopo l'eventuale cambiorazza
Jorge è un pirata, non certo il pirata che ci si immagina "brutto e cattivo, razzie e stupri", lui vive per l'avventura, il rum e l'oro.
Non ha un codice morale preciso, segue il suo istinto e l'umore del momento, propende per il vivi e lascia vivere a patto che non gli si mettano i bastoni tra le ruote ovviamente.
Non si fermerebbe dal piantare un quadrello tra le scapole di un sacerdote per andare a saccheggiare un tempio così come difenderebbe a spada tratta uno sconosciuto vittima di ingiustizie perchè tutti mertiano di vivere liberi e senza catene a meno che non siano loro stessi a volerne.
Buono coi propri camerati e sottoposti, gentile coi prigionieri se non costretto; non torturerebbe e non ucciderebbe l'equipaggio rivale se non strettamente necessario ed, anzi, concederebbe loro una possibilità di unirsi alla ciurma, offerta che se rifiutata porterebbe ad eventuali conseguenze più o meno drastiche, dall'abbandono su un'isola deserta al salto dall'asse con un peso ai piedi.
Preferisce l'astuzia alla forza bruta se possibile, anche negli arrembaggi infatti tenterebbe sempre un approccio pacifico anche camuffandosi da nave mercantile o di eserciti territoriali per potersi avvicinare e rivelare le proprie intenzioni quando per le prede è troppo tardi per tentar la fuga, combattere o arrendersi le uniche possibilità ed in relazione alla scelta presa ci saranno le conseguenze del caso.
In generale bonario e solare, uomo di parola e d'onore, un gentiluomo di ventura, che non disdegna certo far baldoria con amici e compari di ventura.
Un uomo libero da vincoli e leggi, un pirata.
Psicologia mannaro:
Jorge cambierebbe minimamente rispetto al suo io umano.
Certo, inizialmente vivrebbe la maledizione per quello che è, sopra a tutto non comprendendola e ritrovandosi a dover gestire una cosa nuova che per una persona come lui che rifugge la magia e la ripudia (è pur sempre un pirata in stile classico, timorato e pauroso verso ciò che non capisce, specie se di natura non terrena, avrebbe più paura di una leggenda su una nave infestata che di un esercito che lo ha messo all'angolo, per intenderci.), certo la prima luna piena sarebbe portatrice di tormento e paura profonda quanto gli abissi marini, ma non è certo il tipo da non vedere il potenziale in ciò che gli succede, come ogni pirata ha mille risorse e se gliene si presenta una così ghiotta..ovviamente la apprezzerebbe!
Lui che vive per l'avventura e la libertà come potrebbe non gioire di tale dono inatteso?
Non è forse l'essenza stessa della libertà il poter entrare in un'estasi frenetica, sentire i propri sensi acuirsi, dovendo seguire unicamente i propri istinti più primitivi, nessun vincolo morale e nessun pensiero che possa fermarne le azioni, solo l'azione ed le sensazioni elevate all'ennesima potenza, non è forse la libertà nella sua forma più pura questa?
Certo, non diverrebbe una bestia selvaggia nemmeno da mutato, essendo carente di forza quanto puntando su agilità ed astuzia, ma vivrebbe la vita del pirata come prima, salvo alcuni aspetti che si svilupperebbero di più, come la propensione a considerare la ciurma come il branco, laddove essendo di fatto il più forte svilupperebbe una sorta di istinto protettivo nei loro confronti più che come loro semplice camerata o capitano.
Psicologia mannaro con la ciurma:
Ritengo inoltre che sia opportuno precisare questo aspetto in quanto essendo un filibustiere a capo di una ciurma dovrebbe rapportarsi con pg e png in situazioni spesso complesse in quanto una nave non.è uno spazio aperto, specie in mezzo al mare e pertanto potrebbe essere uno scenario che richiede una spiegazione.
La ciurma non lo abbandona ne lo ripudia in quanto non considerano tale maledizione una colpa di Jorge quanto una sfortunata conseguenza degli eventi, tentando anzi di aiutarlo come possibile, compreso cercando una "cura" a tale problema ovviamente senza sapere che non ve ne sono, ma loro al pari del capitano sono timorati da ciò che non capiscono e tentando di darne una spiegazione terrena suppongono ci possa essere un modo per rimuoverla, come una qualsiasi malattia.
Dal canto suo Jorge tenterebbe di salvaguardare i suoi compari, cercando di tenersi lontano da loro o quantomeno di prendere le precauzioni necessarie nel momento in cui deve trasformarsi.
Ad esempio farsi incatenare in sentina quando la luna piena batte sul ponte di coperta o scendendo a terra in una zona tranquilla per dar sfogo alla bestia.
Tenterebbe di proteggerli anche da se stesso proprio in quanto li considererebbe membri "deboli" del branco e sviluppando l'istinto protettivo tipico dei capi branco.
Inoltre, conscio di questo dono, cercherebbe di sfruttarlo per portare beneficio alla ciurma, in caso di battaglia ad esempio potrebbe tentare di saltare nell'azione da solo una volta compreso come la maledizione del sangue agisce, andando così a dilaniare quanti più avversari possibili evitando perdite inutili tra le proprie fila.
4. Forma bestiale desiderata in caso di idoneità (foto, dimensioni,ecc.)
L'animale preso in causa è la lontra, in quanto lo reputo l'animale perfetto per il mio personaggio, sia a livello di habitat che caratteriale sono molto simili e non ultime come motivazioni troverei interessante giocare un mannaro che non sia il tipico lupo, orso o grosso felino, senza nulla togliere ai suddetti bene inteso, a me piace far le cose particolari.
E poi la lontra è bellissima, suvvia!
180 cm di altezza in piedi + 70 cm di coda a punta e ben solida, usata sia per stabilizzarsi che per aiutarsi a stare eretto.
70 cm al garrese.
65 kg.
Arti lunghi 80 cm.
Zampe anteriori antropomorfe da tre falangi con artigli da 8 cm e membrane di pelle tra le dita da mignolo ad indice alla falangina, il pollice è libero.
Zampe posteriori allungate, tre falangi ed artigli da 10 cm con membrana di pelle tra tutte le dita all'altezza delle falangine.
Gli arti posteriori presentano ginocchia al contrario come la maggior parte dei quadrupedi, cosa che gli facilita notevolmente la corsa a quattro zampe e l'agilità a discapito della forma bipede, nonostante ciò riesce a camminare e a percorrere brevi tratti di corsa sulle zampe posteriori.
Dentatura da carnivoro da 36 denti, con quattro incisivi superiori e quattro inferiori da 3 cm ciascuno ed altrettanti canini lunghi 5 cm ciascuno, i restanti sono molari.
Presenta una pelliccia bruno fulvo, lucida e rada con una densità estremamente fitta di setole che le permettono una migliore resistenza alle basse temperature oltre che una naturale impermeabilità.
Il corpo è affusolato e slanciato, nonostante nell'acqua dia il meglio delle proprie doti di agilità anche sulla terraferma è un eccellente corridore, agile e veloce, che inarca la schiena nella corsa.
Ha una testa larga e leggermente schiacciata con orecchie piccole e arrotondate, narici piccole e sono provvista di baffi (vibrisse) particolarmente sensibili con le quali individua la preda
Sia le orecchie che le narici possono essere chiuse durante le immersioni.
Per le foto ho deciso di trattenermi dal puntare sulla coccolosità dell'animale per fare leva sui buoni sentimenti del capo razza, quindi ne metterò una semi seria.
oi67.tinypic.com/206k4eu.jpg
Grazie dell'attenzione.