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Campionato di Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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20/05/2019 23:10
 
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Pioggia di gol all'Olimpico:
Bologna-Lazio è 3-3, Mihajlovic salvo



Partita pirotecnica, griffata dalle reti di Correa,
Bastos e Milinkovic da una parte, Poli, Destro e Orsolini dall'altra


Nicola Berardino

Missione compiuta. Con 90 minuti d'anticipo il Bologna chiude all'Olimpico la pratica salvezza. Serviva un punto per avere l'ok dell’aritmetica e contro la Lazio i rossoblù di Mihajlovic incassano il pareggio in coda a un 3-3 rocambolesco. Partita bella e avvincente, soprattutto nella ripresa scandita da cinque gol. La squadra di Inzaghi ha inseguito sino all'ultimo la vittoria nella scia del trionfo in Coppa Italia: a fine partita, festeggiamenti con giro di campo dei biancocelesti. Dalla curva laziale uno striscione con dedica speciale: "La Nord saluta De Rossi. Fiero ed irriducibile nemico sul campo".

ANCORA CORREA — Inzaghi fa debuttare in A il portiere Guerrieri, 23 anni, cresciuto nel vivaio biancoceleste. Squalificato Radu, confermata la linea difensiva della finale di Coppa Italia con Bastos e Luiz Felipe al fianco di Acerbi che però si sposta sulla sinistra. A centrocampo, si rivedono Romulo e Badelj. Leiva smistato nel ruolo di interno. In avanti, spazio alla coppia Immobile-Correa. Due novità nel Bologna rispetto alla formazione che ha battuto il Parma: rientrano Dijks in difesa e Poli a metà campo. Out Sansone, resta Destro come terminale offensivo. Partita subito nel vivo. Al 3' bel tiro a rete di Correa, ribattuto però da Lulic. La squadra di Mihajlovic affila la manovra: al 10' tocco di Soriano a lato. Al 12' spunto di Palacio murato dalla difesa laziale. Al 13', tocco di magia di Correa e la squadra di Inzaghi va in vantaggio. Su lancio filtrante di Leiva, l'argentino porta avanti il pallone di tacco e poi infila Skorupski. Terzo gol di fila per Correa, compreso quello del raddoppio nella finale di Coppa Italia. Il Bologna si rilancia in avanti, ma resta in allerta per le rapide ripartenze biancocelesti. Pulgar, Poli e Palacio provano a forzare il muro laziale dalla distanza. Al 29' duetto in velocità con Correa e Immobile che mira sul primo palo ma Skorupski sventa. Al 35', Bologna insidioso con una punizione di Orsolini deviata in angolo da Badelj che era in barriera. Lazio vicinissima al raddoppio con Immobile: al 39', tiro di poco a lato.

RIMONTA ROSSOBLÙ — Si riparte dopo l'intervallo sotto una pioggia sempre più fitta. Al 5', il Bologna centra il pareggio. Sulla sinistra Palacio innesca Poli che con un tiro potente beffa Guerrieri. Al 7' il bis dei rossoblù, Orsolini crossa dalla destra, Palacio rimette al centro per la zampata vincente di Destro. Maxi esultanza dei giocatori del Bologna sotto la panchina di Mihajlovic. All'8' primo cambio della partita. Altro debutto in A nella Lazio, ecco Armini che rileva Luiz Felipe, fermato da guai muscolari. Partita apertissima. E al 14' la Lazio fa il 2-2 con un gran gol di Bastos: parabola a rientrare su assist di Immobile. Si gioca a tutto campo. Al 17', uscita di Guerrieri fuori area per bloccare Poli. Al 19', il tris del Bologna: in mischia segna Orsolini sugli sviluppi di un corner. Gol valido dopo il passaggio dalla Var per valutare una manata di Destro su Armini. Al 20', al posto di Badelj, entra Cataldi, che è alla centesima gara in A. Il centrocampista si rende subito pericoloso con una rasoiata respinta da Skorupski. Santander sostituisce Destro al 26'. Due minuti dopo Leiva cede il posto a Milinkovic, premiato prima della gara dalla Lega come miglior centrocampista del campionato. Applausi per il serbo, autore del gol che ha sbloccato la finale di Coppa Italia. Si fa male Poli e al 35' Dzemaili gli dà il cambio. Pochi secondi dopo con una punizione magistrale Milinkovic coglie l'angolo alla sinistra di Skorupski e firma il 3-3. Lazio all'assalto finale per i tre punti. Al 43', Immobile si fionda al tiro, deviato in angolo. Ultima sostituzione nel Bologna: Krejci rileva Palacio. Quattro minuti di recupero, vissuti fino all'ultimo respiro. Resta il pareggio in una gara da applausi e sorrisi per tutti.

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/05/2019 23:10
 
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SERIE A 2018/2019 37ª Giornata (18ª di Ritorno)

18/05/2019
Udinese - Spal 3-2
Genoa - Cagliari 1-1
Sassuolo - Roma 0-0
19/05/2019
Chievo - Sampdoria 0-0
Empoli - Torino 4-1
Parma - Fiorentina 1-0
Milan - Frosinone 2-0
Juventus - Atalanta 1-1
Napoli - Inter 4-1
13/05/2019
Lazio - Bologna 3-3

Classifica
1) Juventus punti 90;
2) Napoli punti 79;
3) Atalanta e Inter punti 66;
5) Milan punti 65;
6) Roma punti 63;
7) Torino punti 60;
8) Lazio punti 59;
9) Sampdoria punti 50;
10) Sassuolo punti 43;
11) Spal punti 42;
12) Bologna, Cagliari e Parma punti 41;
15) Fiorentina e Udinese punti 40;
17) Empoli punti 38;
18) Genoa punti 37;
19) Frosinone punti 24;
20) Chievo(-3) punti 16.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
25/05/2019 23:42
 
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Frosinone e Chievo non sfondano, senza reti l'"anticipo" di B.
Ultima in carriera per Pellissier

Pareggio tra ciociari e veneti nella prima partita dell'ultimo turno di campionato


Nicola Berardino


Frosinone e Chievo, già retrocessi da tempo, si congedano dalla Serie A con un prova d’orgoglio. Anche nel faccia a faccia finale le due squadre confermano i propri limiti realizzativi e così il gol non arriva. Tuttavia onorano il campionato sino all’ultimo istante nella gara che porta anche l’addio al calcio di Sergio Pellissier, bomber nella storia del Chievo e ora pronto a un ruolo di primo pirano nella società di Campedelli.

IN EQUILIBRIO — Nel Frosinone, rispetto alla formazione opposta al Milan, torna Capuano sulla sinistra della retroguardia e in attacco c’è Dionisi, alla prima stagionale da titolare. Nel Chievo squalificati Barba e Stepinski, infortunato Leris, mentre Bani e Tomovic non sono al meglio e partono dalla panchina. In difesa si rivedono Frey e Andreolli. A metà campo si riaffaccia Rigoni; in avanti tocca a Pucciarelli affiancare Pellissier. I ciociari cercano subito di sorprendere la squadra di Di Carlo, ma i tentativi di Valzania e Dionisi non riescono a impensierire Semper. Al quarto d’ora invece il tiro radente di Ciano dà brividi ai veneti: di poco a lato. Un minuto prima Pellissier aveva insaccato in rete ma l’azione era stata invalidata per un fuorigioco di Andreolli. Chievo attento e ordinato, agile nelle ripartenze ma non riesce a puntare la porta del Frosinone. Che macina gioco con continuità pur ingolfandosi in fase offensiva. Al 33’ si ferma Dioussè per guai muscolari e Di Carlo innesta a centrocampo Burruchaga, che è al debutto in A. Primo tempo equilibrato, giocato a buon ritmo da entrambe le formazioni, a caccia dello spunto per far saltare il banco.

APPLAUSI PER TUTTI — Nella ripresa il Frosinone riparte con Maiello al posto di Valzania. Ariaudo tenta la via della rete del Chievo ma il suo colpo di testa è fuori bersaglio. Replica Cesar con una capocciata controllata da Bardi. La squadra di Baroni avanza il baricentro. Al 17’ Piazon rileva Vignato. Un minuto dopo Ciofani dà il cambio a Zampano e il Frosinone passa al 3-4-1-2. Al 22’ qualche dubbio su un mani in area di Depaoli viene fugato dal silent check. Insistono i ciociari. Al 33’ nel Chievo esce Pucciarelli e ecco un altro debuttante, Juwara. Dall’altra parte, Trotta rileva Dionisi. Ci prova Beghetto al 39’ ma Semper è di guardia. Assalto dei ciociari. Va alto l’ultimo tentativo di Ciano e lo 0-0 non si sblocca. Ma al fischio finale lo Stirpe riserva solo applausi e l’ultima immagine è una zoomata sul volto ricco di emozioni di Pellissier, avvolto nell’abbraccio di compagni e avversari.

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/05/2019 23:46
 
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Gran finale Sinisa: 3-2 al Napoli.
Doppio Santander, Bologna decimo per una notte



Doppio vantaggio rossoblù nel primo tempo con il Ropero e Dzemaili.
Nella ripresa la squadra di Ancelotti pareggia (Ghoulam e Mertens), poi il paraguaiano ritrova il vantaggio


Mimmo Malfitano

È la notte di Federico Santander che regala al Bologna l’ultima perla di questo campionato. Una doppietta spettacolare, di testa, che spegne le velleità del Napoli, spento e privo di iniziativa, nel primo tempo, e più energico con gli inserimenti di Callejon e Mertens nella ripresa. Un doppio cambio che non è servito, però, a Carlo Ancelotti per evitare l’ottava sconfitta. Il Dall’Ara ha vissuto una delle migliori serata della stagione, tra l’entusiasmo della gente che ha invitato a più riprese Mihajilovic a restare.

PALACIO SUPER — Bologna è in festa per la salvezza, mentre il Napoli vuole i tre punti da questa partita per superare quota 80 punti in classifica. Motivazioni relative, comunque, che servono per dare un senso a quest’ultima giornata di campionato che aprirà alle meritate vacanze. Sia Mihajlovic sia Ancelotti, tuttavia, vogliono giocarsela, ma mentre il tecnico del Bologna schiera la migliore formazione, quello del Napoli non può contare su Koulibaly e Allan, squalificati, sul febbricitante Meret e porta in panchina Callejon per dare un’ulteriore possibilità a Simone Verdi, che torna nella sua Bologna. C’è anche una novità tattica: si parte con il 4-2-3-1 anziché l’abituale 4-4-2. Ma a fare la differenza è Rodrigo Palacio, il vero tormento della difesa napoletana. In apertura, il Napoli prova un paio di conclusioni con Verdi (8') dopo uno scambio con Younes e con Insigne, solito tiro a giro: entrambe finiscono a lato. I primi venti minuti sono alla camomilla, le emozioni scarseggiano. Poi, cresce il Bologna e Palacio comincia a spingere sulla fascia sinistra dove Malcuit in prima battuta e Albiol in seconda, non riescono a fermare. Da una angolo di Pulgar (31') nasce il colpo di testa di Lyanco che accarezza la parte alta della traversa.

SANTANDER IN CIELO — Palacio ci prova una prima volta (37') ad esaltare Orsolini, ma l’esterno spreca di testa un’opportunità favorevole. L’argentino è scatenato, ha ancora una classe pura, delle qualità che servono per elevare il gioco del Bologna. È delizioso il cross di sinistro (43') sul quale Santander stacca su Albiol e batte Karnezis. Il Napoli lascia ampi spazi dalla metà campo in su il centrocampo a 2 regge (Zielinski e Fabian Ruiz) non regge la pressione di Pulgar e Dzemaili. Ed è proprio il mediano svizzero a partire in contropiede (45’) e a raddoppiare dopo un’incursione solitaria, senza che nessuno dei difensori avversari ne ostacolasse la conclusione. Il Bologna chiude in vantaggio il primo tempo. Meritatamente.

GHOULAM ACCORCIA — La reazione del Napoli non tarda ad arrivare. Fabian Ruiz, ad inizio ripresa, mette di poco a lato un diagonale di sinistro (9’) e due minuti dopo arriva il gol di Ghoulam tenuto in gioco da Dijks sul lancio lungo di Fabian Ruiz. Il guardalinee, però, sbandiera il fuorigioco e c’è bisogno dell’intervento della Var per convalidare il gol. La stessa Var che, però, non interviene al 13’, quando Palacio viene steso in area da Albiol. Il fallo pare evidente, ma il var, Manganiello, suggerisce a Di Palo di continuare. Ancelotti non ci sta a perdere ed allora tira fuori Insigne e Verdi, impalpabili, per inserire Mertens e Callejon.

ANCORA MERTENS — E la mossa del tecnico napoletano si dimostra subito azzeccata. Il Napoli diventa padrone del gioco, costringe l’avversario nella propria metà campo. Milik mette di poco fuori un colpo di testa (22’) sull’angolo di Ghoulam. Il dominio del Napoli si concretizza al 34’, quando Younes assiste Mertens che da distanza ravvicinata appoggia in rete il pallone del 2-2. Zielinski, poi, colpisce addirittura il palo con un gran diagonale dalla distanza (42’). Ma, un minuto dopo Santader regala al Bologna la vittoria deviando in rete il cross di Svanberg (43’).

Fonte: Gazzetta dello Sport
26/05/2019 17:29
 
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Il Torino chiude alla grande una stagione da record: 3-1 alla Lazio



Iago, Lukic e De Silvestri firmano l'ultimo successo di una annata memorabile.
Di Immobile il gol della bandiera laziale


Mario Pagliara

Il Toro saluta il campionato con una bella vittoria contro la Lazio, per tre a uno, ponendo il settimo sigillo su una stagione che sì si chiude senza Europa ma che sarà ricordata per essere stata quella dei record: la squadra di Mazzarri archivia la stagione al settimo posto, lasciandosi dietro la Lazio a 59 punti. I 63 punti del Toro valgono il record nella storia del club nell’epoca della Serie A a tre punti, e con la vittoria di oggi il Toro di Mazzarri conquista anche il primato di punti in casa (38) in un campionato di Serie A.

ORE 14.48: IL MORETTI DAY — Ci possono essere motivazioni che vanno ben oltre la classifica, i punti e la vittoria a spingere ventiquattromila cuori granata a riempire (anche) in questa ultima giornata di campionato l’Olimpico Grande Torino. Uno dei questi, e senza dubbio il più emozionante, si materializza alle quattordici e quarantotto, quando tutto lo stadio si alza in piedi per applaudire l’ultima volta da giocatore di Emiliano Moretti. Piovono applausi, scivola anche qualche lacrimuccia per il Moro, accompagnato dalla moglie Carolina e dai due bambini, dopo seicento presenze da professionista, ventuno anni di carriera, gli ultimi sei vissuti sempre a cento all’ora con la maglia granata. E con l’etica e la professionalità come una quotidiana stella polare. Il Moro è stato una delle bandiere di questo Toro contemporaneo, e questo il popolo granata glielo riconosce: mentre compie il giro di campo, accompagnato dal direttore operativo del Toro Alberto Barile e dopo un appassionante abbraccio con il presidente Urbano Cairo, da ogni settore si alza il coro “Emiliano uno dei noi”. La Curva Maratona lo omaggia con uno striscione, “Un uomo vero, un condottiero, il popolo granata l’hai reso fiero! Grazie Emiliano”. E i cori per Moretti, che entra in campo all’84’ al posto di Izzo raccogliendo la seconda standing ovation della domenica e ricevendo la fascia di capitano da Belotti, continuano anche mentre lo speaker dà lettura delle formazioni. Insomma, oggi è solo il Moretti day. Tutto il resto può passare anche in secondo piano.

PALLEGGIO E CONTROPIEDE — E d’altronde lo spettacolo offerto da Torino e Lazio nel primo tempo è lo specchio della tipica gara da fine stagione. Godibile il palleggio della squadra di Mazzarri per larga parte del primo tempo, l’undici di Simone Inzaghi prova a rispondere con qualche pericoloso contropiede. Nulla da far battere i cuori, tant’è che il primo tiro della partita cade dopo venticinque minuti, quando Aina scarica tra le braccia di Proto. Bisogna aspettare il finale per mettere a verbale una seconda e doppia mini emozione: Sirigu disinnesca in uscita un contropiede di Cataldi (al 42’) e per poco, due minuti dopo, una carambola non favorisce Lukic nell’area della Lazio, la cui deviazione fortuita sul tiro di Aina si spegne di poco oltre il palo.

UNO-DUE IN 120’ — Quando inizia la ripresa, al Toro vengono i “due minuti” e in centoventi secondi piazza l’uno-due che mette alle corde la Lazio. Dopo sei minuti ci pensa Iago Falque a spezzare l’equilibrio, raccogliendo un assist direttamente da fallo laterale di Aina con la difesa romana che colpevolmente lo lascia libero nel cuore dell’area. Il galiziano chiude l’annata con un bottino di sei gol in campionato. Due minuti dopo Meité innesca Lukic in contropiede: il serbo scappa via, mette a sedere Proto e raddoppia (per lui è il secondo gol stagionale). I giocatori granata corrono tutti verso la panchina ad abbracciare Moretti.

LA FESTA FINALE — La partita diventa anche divertente, e la Lazio ha il merito di non mollare. Al 21’ ci pensa Immobile a rimettere i suoi in corsa raccogliendo il filtrante di Parolo: gol dell’ex, senza esaltare, il suo sedicesimo in campionato e il numero novantanove in Serie A. A dieci dalla fine, De Silvestri con un tocco morbido, la chiude sul 3-1. Si arriva così alla festa dopo il novantesimo, con il giro di campo di tutti i giocatori accompagnati dalle loro famiglie a raccogliere l’applauso del pubblico. Anche se i 63 punti non sono bastati per entrare in Europa, i tifosi intonano il coro "grazie ragazzi" e sono in piedi nel riconoscere a questo Toro di aver vissuto un anno da protagonista. E da record.

Fonte: Gazzetta dello Sport
26/05/2019 23:56
 
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Juve, l'ultima di Allegri è amara: la Samp vince 2-0 con Defrel e Caprari

Il tecnico saluta i bianconeri con una sconfitta: i blucerchiati si impongono grazie a due reti nel finale


Jacopo Gerna


Chi è venuto a Marassi, alla fine ha avuto ragione. In primis per la festa di Fabio Quagliarella, capocannoniere (a meno di cinquine serali di Zapata e Piatek) coccolato dallo straordinario pubblico di Marassi, che gli ha regalato una standing ovation da brividi quando al 33’ st Marco Giampaolo, da sceneggiatore di quelli che piacciono al suo presidente Ferrero, lo ha richiamato in panchina. E siccome il calcio è tutto tranne che una scienza esatta, subito dopo arrivano i gol di Defrel e Caprari, che timbrano la comunque prestigiosa vittoria della Sampdoria sulla Juventus. Così Massimiliano Allegri, che proprio a Marassi contro il Genoa aveva incassato la prima sconfitta sulla panchina della Juventus, chiude 5 anni memorabili che una sconfitta che non toglie niente al suo posto in prima fila negli annali della Juventus. E adesso, mentre a giorni si capirà se Giampaolo continuerà alla Samp, si apre un’altra settimana di passione per la scelta del successore di Max, il vero tema di interesse in questo periodo. Scelta più che complessa: chiunque verrà scelto, non sarà facile trovare uno al suo livello.

LA PARTITA — E’ stata anche piacevole a tratti: la Juve ha concesso il debutto stagionale al terzo portiere Pinsoglio e l’esordio in serie A per l’interessante Manolo Portanova, dentro nella ripresa per Emre Can (caviglia) e subito protagonista con un paio di stecche di personalità rifilate a Caprari e soprattutto per uno splendido filtrante a Kean, che segna in fuorigioco confermato dalla Var. La Samp ha risposto colpo su colpo, specie nel primo tempo. Quagliarella non ha mai avuto una vera occasione, ma si è fatto applaudire per un paio di acrobazie. Non che ce ne fosse bisogno, ma la memorabile giornata della Samp si è accesa con Defrel e Caparari, uno che prima di infortunarsi stava giocando la stagione della consacrazione. La Samp del 2019/20 avrà bisogno di lui.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/05/2019 00:01
 
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Atalanta, apri gli occhi: sei terza e in Champions



Il vantaggio di Berardi (poi espulso) mette paura a Gasperini ,
ma Zapata, Gomez e Pasalic griffano la vittoria storica dei nerazzurri


Guglielmo Longhi

Trascinato dal suo uomo simbolo, l'Atalanta salta l'ultimo ostacolo e va in Champions. Per la prima volta in 112 anni di storia. Ma anche con il Papu Gomez in gran spolvero (due assist e un gol), superare il Sassuolo è stato tutt'altro che semplice.

NERVOSISMO — Primo tempo bello, equilibrato e nervoso. L'Atalanta deve fare la partita e si butta subito avanti, ma il Sassuolo non ha nessuna intenzione di assistere alla festa altrui. De Zerbi presenta il solito 4-3-3, ma con una novità: Locatelli falso nove al posto di Djuricic col compito di aprire gli spazi per il tiro di Berardi o l'inserimento di Duncan. Bourabia, formalmente prima punta, gioca più arretrato, mentre Magnanelli va in marcatura su Gomez. Che si dimostra subito il più vivo dei nerazzurri: il Papu arretra molto per allontanarsi da Magnanelli e cercare l'imbucata per Ilicic o Zapata. Due occasioni in pochi secondi: Pegolo, in campo al posto di Consigli, respinge male con i pugni su Ilicic e bene con i piedi su Gomez. Ma proprio nel momento di maggiore spinta dell'Atalanta arriva l'1-0: discesa di Lirola sulla destra, palla a Duncan che di tacco libera Berardi. Tiro, pallone che sbatte sul palo alla destra di Gollini. La Dea accusa il colpo, il Papu, sempre lui, prova a riorganizzare il gioco ma i due esterni (Gosens più di Castagne) non sono il massimo della brillantezza e l'azione comincia e finisce quasi sempre per vie centrali, dove Demiral è un muro che si fatica a superare. Il pari è abbastanza fortunoso: angolo di Gomez da sinistra, Zapata colpisce male, Bourabia riprende e tira addosso al colombiano che riprende e segna. Il controllo della Var certifica che non c'è colpo di mano, ma di petto. Al 44' Gomez sfiora il gol da fuori, poi tocca a Gosens. La partita si guasta. Rissa nel finale del tempo: tutto nasce da un contrasto Magnanelli-De Roon (ammoniti entrambi). Saltano i nervi, Pegolo viene trattenuto a fatica. Come Berardi che si prende il rosso. Il Milan vince, l'Inter no e l'Atalanta è in Champions quando va negli spogliatoi.

CHE PAPU — De Zerbi lascia due uomini in avanti (Boga e Locatelli), ma per forza di cose il Sassuolo è meno pericoloso. Arriva la notizia del gol dell'Inter. Atalanta in Europa League. Pareggia la Spal col Milan: Atalanta di nuovo in Champions. Ma subito dopo, minuto 8, Gomez sistema le cose: da De Roon a Ilicic, respinta corta di Pegolo, il Papu mette dentro con uno scavetto di destro mentre Demiral tenta disperatamente di intervenire. E ora i risultati che arrivano dagli altri campi non interessano più. De Zerbi rende più offensivo il 4-3-2 e mette una punta: Djuricic per Locatelli. Gasp replica: Pasalic per Masiello. Pochi minuti e proprio il croato a chiudere la partita, di testa, su delizioso cross del Papu, il migliore in campo. Un altro controllo del Var: oltre 4 minuti di attesa ("Il Var non funziona", avvisa lo speaker), poi il gol è confermato. C'è tempo per vedere il secondo giallo al frastornato Magnanelli poi i 15 mila arrivati da Bergamo cominciano a saltellare pensando alla Champions e anche al prossimo derby con gli amici di Brescia.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/05/2019 00:05
 
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L'Udinese ribalta il Cagliari e chiude in bellezza

Pavoletti porta avanti i rossoblù, poi la rimonta a firma Hallfredsson-De Maio per la vittoria degli ospiti di Tudor


Francesco Velluzzi


Festa bagnata, ma non fortunata. Finisce male il campionato del Cagliari, benissimo quello dell'Udinese e del tecnico Igor Tudor, 18 punti in 12 partite. I friulani passano (1-2) alla Sardegna Arena con un gran secondo tempo nel quale il Cagliari e il suo leader Barella scompaiono. Ora la società dei Pozzo dovrà decidere se confermare il tecnico croato. Il Cagliari chiude senza il botto, il decimo posto non arriva, ma neppure l'undicesimo. Certo, su un campo così non era facile per nessuno giocare: la pioggia non ha mai smesso di cadere, l'Udinese non ha mai smesso di crederci.

PRIMO TEMPO — Maran schiera la miglior formazione possibile con Cragno in porta, Srna vince il ballottaggio con Cacciatore, Bradaric quello con Cigarini, Castro torna titolare, ma da mezzala. Tudor ha fuori mezza squadra, Okaka non è neppure in panchina. Badu, alla seconda da titolare, fa il capitano. D'Alessandro si sbatte più di tutti, ma il primo pericolo a Cragno lo crea Mandragora. Il gol, però, lo segna col solito Pavoletti: cross lungo di Srna, spizzata di Pisacane ed il centravanti ci mette la testina d'oro, salendo a quota 16 gol in campionato. Barella vuol segnare a ogni costo, ma trova sempre Musso. Pussetto è ben controllato, mentre Teodorczyck a 6' dall'intervallo costringe Cragno alla paratona in angolo.

SECONDO TEMPO — Nessuno cambia, ma l'Udinese ha più carica: Ter Avest crossa bene, Pussetto segna in spaccata ma dopo il silent check Volpi annulla. Allora Ter Avest si mette in proprio e calcia ma trova Cragno, sorpreso però dal tiro-cross di Hallfredsson col pallone che finisce in rete. Il Cagliari scompare, Maran toglie Castro che non ne ha più e inserisce Birsa, ma l'Udinese colpisce ancora: punizione dalla tre quarti di Mandragora e De Maio colpisce indisturbato portando in vantaggio i bianconeri. Il Cagliari si getta all'assalto nel finale, ma produce solo una gran bagarre. Al cinquantesimo Joao Pedro avrebbe la palla del pari, ma sbaglia tutto spedendo clamorosamente a lato.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/05/2019 00:09
 
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Fiorentina e Genoa esultano con l'Inter e si accontentano:
pari ed è ancora Serie A. Ma ai tifosi non basta

Partita equilibrata a Firenze.
I rossoblù raggiungono l'Empoli, battuto 2-1 dall'Inter a San Siro, e lo superano per gli scontri diretti


Filippo Grimaldi


“Niente da festeggiare. Vi dovete tutti vergognare”: i tifosi viola salutano così, con uno striscione a dir poco eloquente, la salvezza della squadra di Montella, che esce fra i fischi. Alla fine al Franchi è comunque festa per due. Salvezza-thrilling anche per il Genoa, al termine di una partita con zero emozioni, ma i rossoblù devono dire grazie al successo interista sull’Empoli, che condanna i toscani alla retrocessione, a pari punti con il Genoa, ma penalizzati dagli scontri diretti. Una serata in cui la squadra di Prandelli resta in serie B sino alle 21.48, quando in avvio di ripresa a San Siro Keita porta avanti i nerazzurri. L’illusione della salvezza dura per il Genoa solo venticinque minuti, perché Traorè (1-1 Empoli) ricaccia la squadra di Prandelli all’inferno, prima che Nainggolan faccia esplodere di gioia la curva ospite per il 2-1 di San Siro. In campo, al Franchi, non si lotta, non si gioca, zero in tutto: partita a ritmo bassissimo, l’importante è evitare rischi, e pazienza se la Viola ha in tribuna uno spettatore d’eccezione, Joe Barone, il braccio destro dell’imprenditore italo-americano Rocco Commisso, pronto a rilevare la proprietà della Fiorentina dai Della Valle.

BRIVIDI — Un finale lieto, ma questa stagione dovrà far riflettere entrambe le società. Soprattutto il Genoa, che contro una Viola tutt’altro che irresistibile, nonostante la necessità teorica di dover vincere, non è mai riuscito a spingere con continuità. Gli ospiti hanno mostrato la loro debolezza strutturale e l’incapacità di proporre un vero gioco offensivo. La partita di Firenze è concentrata in qualche occasione nel primo tempo: dopo ventinove secondi dal via, Muriel si presenta tutto solo davanti a Radu, bravo a respingere. Il Genoa aspetta, nonostante un tridente offensivo con Bessa che in fase di attacco affianca Pandev e Kouame. Domina, però, la paura di sbagliare. Muriel ha un guizzo al 23’, dopo avere saltato Radovanovic (23’), ma non ha fortuna. Al 34’ una punizione dalla destra di Veloso viene respinta con un po’ di fortuna da Lafont dopo una deviazione di Biraghi. Troppo poco, ma basta e avanza per acciuffare la salvezza, prima di una ripresa dove in campo non succede più nulla. La Fiorentina aspetta, il Genoa controlla, ma non punge, la gente si arrabbia. Ma, oggi, contava solo salvarsi.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/05/2019 00:14
 
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Pazza Inter, ma alla fine Keita e il Ninja la portano in Champions:
Empoli in B



Partita pazzesca. Icardi sbaglia un rigore.
Handanovic miracoloso. Toscani mai domi, ma alla fine la squadra Spalletti conquista l'Europa che conta


Valerio Clari

Perché ti riduci sempre all’ultimo minuto? Se nasci cicala, non puoi morire formica. E l’Inter, almeno questa Inter, è indubbiamente cicala. Quando arrivi last minute, e le cose vanno bene, ti sembra quasi che così sia più bello, dia più soddisfazione. Tutta l’ansia accumulata si disperde in un urlo liberatorio, le paure si trasformano in piacevoli ricordi. I mezzi infarti in aneddoti. Quando va bene, non sempre va bene. Ma se sei cicala, non starai certo a pensarci, non stasera. L’Inter si prende la Champions al minuto 81: ne mancavano 9, dei 3420 (più recuperi) giocati in stagione. All’ultimo. Lo fa con un gol di Radja Nainggolan, chirurgico nel ribadire in rete dopo un palo di Vecino, arrivato in contropiede.

NO EQUILIBRI TATTICI — L’Empoli sull’1-1 prende il gol che la manda in B in contropiede, non chiedeteci perché. Del resto non è gara da equilibri tattici, ma da psicofarmaci. I nerazzurri rischiano di dover prendere anti-depressivi a manciate, per il quarto d’ora che porta alla combinazione rigore sbagliato-pareggio subito: era passata in vantaggio con un gol (un gran gol) di Keita al minuto 51, aveva avuto il rigore del 2-0 con Icardi al minuto 61. Lo ha sbagliato, con un tiro centrale. E prende gol un quarto d’ora dopo: al minuto 75 l’azione dell’Empoli si sviluppa sulla sinistra. Dalbert, appena entrato per Perisic, esce altissimo e viene superato, Ucan viene pescato in area, va sul fondo e trova sul secondo palo Traoré, che infila l’1-1. Psicodramma servito, poi cancellato da Nainggolan. Ma è solo l’inizio.

IL FINALE — Perché quello che succede dopo è una cosa senza senso e senza freni, con l’Empoli all’arrembaggio e l’Inter suonata soprattutto a sinistra (dove Dalbert è in “errore di sistema”). Sul cross basso di Caputo D’Ambrosio tocca in salvataggio sulla traversa (traiettoria he viola un paio di leggi della fisisca) e poi rischia la crisi isterica. Poi è il momento di San Handanovic, che dopo aver piazzato già un paio di interventi decisivi, piazza la parata–capolavoro, quella che gli ascrive il quarto posto, su Ucan. C’è tempo per un gol in contropiede, senza portiere segnato da Brozovic e annullato dal Var, per il rosso di Keita, per un altro cross empolese che taglia tutta l’area mentre il Meazza trattiene il respiro.

FINISCE COSÌ — Finisce con i giocatori empolesi a terra, distrutti dopo aver sfiorato una rimonta in classifica clamorosa, dopo aver resistito nel primo tempo e risposto nel secondo, e con quelli nerazzurri che fanno a turno per saltare in braccio ad Handanovic, il capitano e il salvatore. Mauro sbaglia il rigore della sicurezza, Handanovic rimedia all’ultimo: c’è tutta la stagione dell’Inter. C’è un’annata da cicala. Che però torna in Champions. O a riveder le stelle, come dicono qui.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/05/2019 00:18
 
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Perotti firma il gol vittoria nella notte di De Rossi:
Roma-Parma 2-1



L’argentino allo scadere segna la rete decisiva dopo quelle di Pellegrini e il pareggio di Gervinho


Andrea Pugliese

Un bagno d’amore, dall’inizio alla fine. Perché 616 partite e 18 anni d’amore meritano solo questo: affetto, passione, anche lacrime ma colme di sentimento. Quello che gli oltre 62mila spettatori dell’Olimpico hanno tributato a Daniele De Rossi per la sua ultima gara in giallorosso. Una partita che la Roma ha vinto in extremis con un gol di Perotti e dove De Rossi è stato tra i migliori per voglia, temperamento ed intensità. La fine è commovente, con lo stadio tutto in piedi per il suo capitano e lui a prendersi l’amore della sua gente. Fino in fondo, fino all’ultimo alito giallorosso. Con Totti e Bruno Conti che premiano De Rossi con una targa e lo stadio che si unisce in un commovente ultimo abbraccio.

LAMPI SPARSI — Prima, però, si è anche giocato. Ranieri cambia alcune scelte in extremis e manda in campo Juan Jesus in difesa e gli argentini Pastore e Perotti davanti. D’Aversa, invece, recupera Gervinho in attacco e decide di giocarsi la partita fin dall’inizio. Già, perché la Roma sembra avvolta in una bolla emozionale per l’addio di De Rossi e ci mette un po’ a sciogliersi, con un Olimpico che si dedica - e anche molto - alla contestazione alla società, prendendo di mira Pallotta, Baldissoni e Baldini. Così nei primi 20 minuti il Parma sembra giocare più leggero, senza paure, con Kucka e Dezi che giostrano anche bene tra le linee. Nulla di trascendentale, ma il possesso palla è quasi sempre gialloblù. Al 21’ la Roma si sveglia dal torpore iniziale e con uno spunto di Pastore mette paura a Frattali, anche se poi a a superarsi è poco dopo Mirante dall’altra parte, con una superparata che nega il gol dell’ex a Gervinho. Florenzi spreca un’ottima ripartenza, ma al 35’ i giallorossi riescono a passare con un tiro dal limite di Pellegrini, su cui la deviazione di Gagliolo è decisiva. Lo stadio torna ad infiammarsi d’amore e stavolta i cori e le manifestazioni d’amore sono tutte per Claudio Ranieri, acclamato da tutto l’Olimpico. Ranieri ascolta, ricambia gli applausi e si commuove, le sue lacrime sono quelle di chi ha davvero a cuore la Roma.

DDE E GLI ALTRI — La ripresa si apre con un paio di buoni spunti di Perotti, con Frattali che sul primo devia il tiro dell’argentino sul palo. Dzeko continua a giocare forse la sua peggior partita della stagione, mentre dall’altra parte Juan Jesus si distingue in una chiusura a campo aperto su Gervinho. De Rossi continua a gestire gioco e ritmo dei giallorossi, un paio di tackle in scivolata dei suoi strappano applausi a scena aperta. Pellegrini va via in velocità che è una bellezza, con la Roma che adesso sembra essere padrona del campo e della partita. Dzeko è protagonista di un cambio polemico, con tanto di applausi ad uno stadio che non si capisce però se fischiava lui o l’ingresso di Schick. La reazione degli ospiti è tutta in un tiro da fuori di Ceravolo e poco più, anche perché Gervinho per due volte spreca alle stelle delle buone occasioni. Al 36’ il momento che tutti aspettavano ma che nessuno voleva vivere, con De Rossi che lascia il campo sostituito da Under e il capitano giallorosso che abbraccia tutti, dentro e fuori il campo. Poi le scintille, con Gervinho che pareggia e chiede scusa ai suoi tifosi e Perotti che a due minuti dalla fine riporta avanti la Roma di testa. Come nel giorno dell’addio di Totti, il gol decisivo per la vittoria giallorossa è il suo. Poi dopo è solo De Rossi. Con uno stadio unito nel saluto all’ultima bandiera giallorossa.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/05/2019 00:22
 
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Milan, sogni infranti:
la vittoria sulla Spal non basta, Gattuso termina 5°

I rossoneri passano a Ferrara con i gol di Kessie (2) e Calhanoglu, ma Inter e Atalanta vincono.
L'anno prossimo il Diavolo giocherà in Europa League.
Per gli emiliani a segno Vicari e Fares


Alessandra Gozzini


Il Milan manca l’aggancio alla Champions, ma è stato in corsa fino all’ultima curva. L’assenza dalla grande Europa, iniziata nella stagione 2013-2014, continua. Gattuso se l’è giocata fino in fondo e a Ferrara ha schierato la formazione tipo. La Spal già salva da un mese è distratta prima ma si rimette presto in partita, così da rimandare il verdetto agli ultimi 45’ di stagione. Il primo tempo è infatti tutto rossonero, la squadra di Gattuso trasferisce in campo la volontà di centrare il grande traguardo. La prima occasione è di Piatek già dopo cinque minuti, ma il Pistolero manca il bersaglio. Il gol arriva al 18’, sull’asse Kessie-Calhanoglu: il primo trova libero il compagno e il destro a incrociare è perfetto per rendere inutile l’opposizione di Viviano. La cronaca racconta ancora notizie rossonere. La prima riguarda Donnarumma che va k.o. per un guaio muscolare ed è costretto al cambio: entra Reina al 21’. Già al 23’ il raddoppio milanista: ora è Kessie a essere protagonista diretto. Protagonista vero: controllo di destro e conclusione mancina all’angolo. In cinque minuti la partita si riapre: Murgia crossa e Vicari trova la deviazione dell’1 a 2. Poco altre occasioni, se non per Calhanoglu che tenta il tris rossonero. Non va ma quanto già raccolto è comunque più che sufficiente a chiudere il primo tempo al quarto posto.

SOGNO INFRANTO — Un’illusione che ha reso ancora più brusco il risveglio: di nuovo succede tutto in un tempo ristrettissimo. La Spal pareggia dopo otto minuti: Fares, di testa, su cross di Cionek. Da San Siro arriva il vantaggio dell’Inter, da Reggio Emilia quello dell’Atalanta. Il Milan accusa il colpo, la Spal onora fino in fondo un campionato giocato a ottimi livelli. La carta di Rino è Cutrone, dentro per Abate. Non è lui a conquistare subito dopo il rigore, ma Piatek. Sul dischetto ne va un altro ancora, Kessie: non sbaglia, ed è 3 a 2. Frank alimenta l’illusione Champions, che si infrange definitivamente per i risultati della concorrenza. Il Milan non era padrone del proprio destino ma qui ha fatto tutto quello che poteva fare: nel finale si è giocato più in attesa di notizie dagli altri campi che non in questo stadio. Il sogno Milan finisce qui. L’anno prossimo sarà ancora Europa League, un anno che inizierà con la rivoluzione che riguarderà dirigenti e, forse, allenatore.

Fonte: Gazzetta dello Sport
27/05/2019 00:22
 
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SERIE A 2018/2019 38ª Giornata (19ª di Ritorno)

25/05/2019
Frosinone - Chievo 0-0
Bologna - Napoli 3-2
26/05/2019
Torino - Lazio 3-1
Sampdoria - Juventus 2-0
Atalanta - Sassuolo 3-1
Cagliari - Udinese 1-2
Fiorentina - Genoa 0-0
Inter - Empoli 2-1
Roma - Parma 2-1
Spal - Milan 2-3

Classifica
1) Juventus punti 90;
2) Napoli punti 79;
3) Atalanta e Inter punti 69;
5) Milan punti 68;
6) Roma punti 66;
7) Torino punti 63;
8) Lazio punti 59;
9) Sampdoria punti 53;
10) Bologna punti 44;
11) Sassuolo e Udinese punti 43;
13) Spal punti 42;
14) Parma, Cagliari e Fiorentina punti 41;
17) Genoa e Empoli punti 38;
19) Frosinone punti 25;
20) Chievo(-3) punti 17.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.
Juventus Campione d'Italia.
In UEFA Champions League, oltre i bianconeri, va il Napoli, l'Atalanta (prima volta nella sua storia) e Inter.
Milan e Roma ammesse alla UEFA Europa League insieme alla Lazio che ha vinto la Coppa Italia e va al secondo turno di qualificazione della competizione.
Retrocedono Chievo, Frosinone e Empoli.

(gazzetta.it)
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