[Inedite e Edite] Concorso a tema (l'amicizia)

Prima di postare i risultati, vorrei fare una piccola premessa. Io sono un giudice che deve dire quello che pensa. Alcune valutazioni non sono molto positive. Spero che questo non rechi offesa a nessuno, in quanto (escludendo i fatti oggettivi) tutto ciò che ho scritto lo si può considerare come una valutazione soggettiva.


Datemi qualche minuto per postare (con una grafica decente) tutte le valutazioni. 

Ciao,

se hai qualche cosa da chiedere e/o da dire, sarò felice di risponderti.

• Grammatica e stile: 6.5/10

Su questo punto sono stata molto combattuta. In sé per sé, la storia non presenta particolari errori dal punto di vista grammaticale. Per contro, ho trovato lo stile da te scelto “molto bambinesco”.  Da un lato posso giustificare questa scelta (se di scelta si tratta) pensando al tipo di storia che hai deciso di scrivere (una favola, date le premesse e le situazioni paradossali tipiche di questo genere narrativo). Però, dall’altro lato mi sono detta: e se, invece, questo è suo solito modo di scrivere?
Anche prendendo come vera la prima considerazione, devo ammettere, per prima cosa a me stessa, che non è mai stato di mio gusto leggere favole o fiabe (neanche da bambina). E, cosa non meno importante, nella tua storia manca del tutto la morale, il caposaldo del genere (ciò che si evince dal finale, altro non è che un’utopia ignara delle diversità su cui si basa il mondo). 
Se invece è la seconda considerazione ad essere vera, ti posso dire che hai ampio marine di miglioramento. Per qualche spiegazione in più, sentiti libera di scrivermi in privato.

• Trama: 5.5/10

Tenendo conto del genere, posso sorvolare su elementi che possono, a colpo d’occhio, far storcere il naso (come, ad esempio, la divisione in due popoli tra gente che di diverso non ha nulla se non i colori).
Tuttavia, per quanto io possa giustificare elementi bambineschi e accadimenti del tutto illogici (come, ad esempio, il fatto che durante la battaglia nessuno venga ferito), l’assenza di morale alla fine della storia mi porta a darti “un’insufficienza” in questa voce.
Un re che è arrivato a scatenare una battaglia inutile e a lanciare una freccia vagante sul campo di battaglia per fomentare gli animi (incurante di ferire anche i propri sudditi), può pentirsi di colpo delle sue azioni?
Un finale con i sudditi che si ribellano ai re, magari grazie al pianto e alle suppliche dell’amica rimasta in vita, avrebbe avuto un impatto maggiore. Durante una guerra, l’uomo tira fuori la sua parte più brutale. E solo davanti allo scempio di morte e distruzione, qualcuno può arrivare a chiedersi: che cosa ho fatto?

• Personaggi: 4/10

Il tipo di espediente narrativo da te usato rende i personaggi privi di caratterizzazione.

• Originalità: 5/10

Non c’è nulla di originale nel tuo racconto. Hai usato l’espediente del regno, del sogno che si avvera, del conflitto e della redenzione.

• Gradimento personale: 3/10

Purtroppo, per i motivi di cui sopra, non ho potuto darti più di tre punti. Ho apprezzato il tentativo e il titolo della storia.

Totale: 24/50

Ciao, ho notato che la tua storia è già stata valutata più volte da altri utenti/giudici. Dato che molte cose sono state dette, darò un taglio più personale a questa valutazione.

• Grammatica e stile: 7/10

Non ho riscontrato particolari errori grammaticali. Però non posso non essere d’accordo con ciò che viene detto nell’unica recensione neutra data alla tua storia. Apprezzo le descrizioni, ma avrei preferito che le passioni e la caratteristica peculiare del protagonista venissero svelate pian piano, senza dilungarsi in una descrizione minuziosa della sua camera da letto. È un inizio troppo lento per un racconto: appare quasi freddo e meccanico.
Restando in tema di “freddezza”, nel racconto si susseguono delle azioni che di fatto aggiungono poco al personaggio e alla trama (e questo penalizza lo stile).

• Trama: 6.5/10

La storia è segnalata come commedia, ma, sinceramente, ho non colto il lato comico del racconto. A parte il personaggio un po’ strambo che vuole a tutti costi mantenere la sua diversità, non ci sono elementi che oggettivamente portino a classificare la tua storia come commedia. Oltre al finale indubbiamente tragico, nella trama non ci sono avvenimenti (o pensieri o altri elementi) che possano, in un qualche modo, rientrare in questa categoria.
Ora, prendiamo in analisi l’amicizia tra Roberto e Beatrice. Per come è strutturata la storia, il protagonista prende gran parte della scena relegando la sua amica sullo sfondo.
Le interazioni tra i due personaggi sono per lo più dialoghi che ruotano, per la maggior parte, sulla strana ossessione di Roberto per gli anni ottanta. E ciò penalizza molto la caratterizzazione di Beatrice (di cui, tra l’altro, non si sa quasi nulla). 
Parlando, invece, della trama in generale, devo ammettere che non mi ha entusiasmato molto (mi dispiace dirlo). La storia segue Roberto in una giornata qualsiasi che, a fine racconto, si rivela essere l’ultima. L’idea poteva essere interessante. Purtroppo, l’esecuzione non è stata il massimo. Per avere un certo impatto, questo tipo di storie deve far innamorare il lettore del protagonista. Per come è narrata, “I came from the 80S” non riesce a far empatizzare il lettore con i suoi personaggi.

• Personaggi: 6.5/10

Partiamo da Roberto. Il protagonista per quanto sia ben delineato nella sua “ossessione” per gli anni ottanta, di lui sappiamo ben poco. E non mi sto riferendo a quanto tempo passa in bagno o con cosa decora la sua stanza. Mi riferisco al carattere. Pur avendo davanti tutta questa accozzaglia di informazioni (con accozzaglia mi riferisco al fatto che tutte informazioni sono “buttate” in vari momenti del racconto, quando, invece, sarebbe stato meglio non spiattellarle tutte assieme), io non riuscita bene ad inquadrarlo (e per questo non è stato un personaggio che mi ha colpito a tal punto da darmi il giusto impatto emotivo nell’ultima parte della storia).
Più che far parlare i personaggi attraverso le azioni, tu li descrivi e li racconti. Ad esempio al posto di far agire Roberto nel suo mondo, ne descrivi l’ambiente.
Un altro esempio è il raccontare come sia nata l’ossessione del protagonista per gli anni ottanta attraverso i pensieri di Beatrice.

• Originalità: 6/10

La sufficienza è data dall’originale ossessione del protagonista (per quanto io pensi che avrebbe dovuto essere sviluppata diversamente e, magari, avere una radice più profonda di quella del documentario che ha affascinato il protagonista).

Un’altra nota di “originalità” è il finale che riesce un po’ a smuovere il racconto che fino a quel momento era stato un po’ piatto.

• Gradimento personale: 6/10

Sul punteggio non c’è molto da dire. Non mi è dispiaciuto leggerla, ma si poteva fare di meglio.

Totale: 32/50

• Grammatica e stile: 8/10

La scelta di usare la prima persona ha reso il racconto più personale ed emotivo: sia per la scelta stilistica che per le azioni della protagonista, il lettore si ritrova immerso in un racconto angst (forse un po’ troppo adolescenziale, data l’età della protagonista) che, per quanto possa non piacere, si sposa con la trama e i personaggi.

Non mi sembra di aver notato particolari errori di grammatica (forse qualche virgola o qualche frase che poteva essere meglio articolata, ma nulla che mi senta di segnalare).

• Trama: 7-/10

Il tutto ruota attorno ad singolo episodio: la notifica di bocciatura da parte della scuola. La protagonista, per ovvie ragioni sente di aver fallito e di essere sempre più lontana dal suo sogno. Ma grazie all'intervento del suo migliore amico (che pur di vederla, si intrufola nel bago femminile), la ragazza riesce riacquista speranza e fiducia in sè stessa.
La trama è molto semplice, di per sé. Sono le emozioni a fare da padroni (oltre all'indiscusso legame dei protagonisti). 
L'unica cosa che mi ha lasciata perplessa è la bocciatura in caso di troppe assenze. So che esiste un limite massimo di assenza che si possono fare in un anno, ma, per casi in cui lo studente in questione ha una qualche malattia, ci devono essere delle eccezioni. 

• Personaggi: 7.5/10

Per quanto il racconto sia breve ed incentrato su un singolo accadimento, i personaggi hanno una propria personalità. Forse non si riesce a delinearne un quadro completo, ma ai fini della trama non è necessario. Ciò che appare più importante è il legame d’amicizia che li unisce. Ed è l’elemento chiave che li caratterizza al meglio.

E questo è un qualcosa che ho apprezzato molto, dato che era proprio ciò che cercavo in questo concorso.

• Originalità: 6/10

Purtroppo, la storia non presenta caratteristiche “originali”. Però ho apprezzato come hai ordinato elementi “ordinari” all’interno della storia.

• Gradimento personale: 7/10

Totale: 35.5/50

Quarta classificata: Amiche?

• Grammatica e stile: 7.5/10

“Quel che aveva posato era un quadernino, più che un quaderno; piccolo, nero, era evidente che fosse usato e anche molto,ma era tenuto in condizioni perfette.”

Questa frase, l’avrei scritta così:

“Quel che aveva posato era un quadernino, più che un quaderno, piccolo, nero. Era evidente che fosse usato e anche molto, ma era tenuto in condizioni perfette.”

Oppure avrei usato frasi nominali.

“Quel che aveva posato era un quadernino, più che un quaderno. Piccolo, nero. Evidente che fosse usato e anche molto, ma era tenuto in condizioni perfette.”

Oppure così:

“Quel che aveva posato, più che un quaderno, era un quadernino piccolo e nero.

Era evidente che fosse usato e anche molto, ma era tenuto in condizioni perfette.”

Il punto e virgola che separa gli aggettivi “piccolo, nero” dal “quadernino” è un errore. Stai separando il nome dagli aggettivi (ci sta che separi il nome e aggettivi con l’inciso “, più che un quaderno,” ma ci deve essere una virgola dopo quaderno e non un punto e virgola).

In più, è sbagliata l’assenza di un punto dopo “nero”. La frase successiva, pur essendo legata al quadernetto, apre un periodo che differisce dal precedente per lo stile.

Mi spiego meglio: in prima battuta, hai usato degli aggettivi per descrivere il quadernetto, poi, in seconda battuta, al posto di aggiungere gli aggettivi “consunto, ma ben conservato” hai usato un intera frase per esprimere quello stesso concetto. Per questo motivo, sarebbe stato meglio mettere un punto ed iniziare un nuovo periodo.

C’è qualche altro punto che si può ancora migliorare, però, in generale la storia è scritta bene (ad esempio, avrei evitato qualche punto di sospensione, ma è solo un mio gusto personale).

• Trama: 7/10

Un’amicizia persa per la negligenza e l’insicurezza della protagonista, tanto quanto per quello che sembra essere la cocciutaggine e la passività dell’amica. È una storia comune, che si può trovare ogni dove. Tuttavia l’introspezione della protagonista e la narrazione in prima persona hanno reso il racconto un po’ più personale di quanto avrebbe potuto esserlo senza questi elementi.

• Personaggi: 6/10

Mentre della protagonista abbiamo un quadro completo che raffigura una ragazza poco fiduciosa in sé stessa, malinconica e indecisa cronica; di Valeria conosciamo solo la poca predisposizione ad affrontare argomenti seri.

Per quanto questa sia la storia del sentito legame d’amicizia tra due adolescenti, dell’amica della protagonista non sappiamo nulla. Nemmeno attraverso gli occhi di Stella, il lettore riesce ad avere una sua visione soggettiva ben delineata.

Avresti dovuto approfondire il personaggio di Valeria dagli occhi di Stella. Perché la protagonista pensa che l’amica sia stata “fantastica”? Che cosa le accumunava? Che cosa facevano insieme? E Stella cosa rimpiange di ciò che erano solite fare? Potevi rispondere a queste domande ricordando un aneddoto. E attraverso di esso, il lettore avrebbe avuto l’impressione di sapere chi era Valeria, nonostante, adesso, Stella non sappia cosa le frulli per la testa.

La lettura dei messaggi, ad esempio, sarebbe stata un’altra occasione perfetta per mostrare al lettore qualche caratteristica dell’amica, e, in particolar modo, coinvolgere emotivamente il lettore nella dolorosa perdita che la protagonista rimpiange con tutte le sue forze.

L’unico punto a favore del personaggio di Valeria è dato dal fatto che il lettore, come la protagonista, non sa cosa le passi per la testa. Ciò dà alla storia con un tocco di mistero, avvalorato ancora di più dal finale aperto.

• Originalità: 7/10

La perdita di un’amicizia in sé non è qualcosa di originale, ma ho apprezzato il finale aperto. È un colpo di scena che non ti aspetti e, il lettore può solo immaginare cosa abbia spinto Valeria a sembrare indifferente.

• Gradimento personale: 8/10

Su questo punto non c’è molto da dire. Dal punteggio si capisce che mi è piaciuta. Quei due punti in più dal punteggio pieno potevano essere conquistati se il personaggio di Valeria fosse stato più definito e se avessi potuto leggere almeno un aneddoto tra le due amiche.

Totale: 35.5/50

Terza classificata: “Ode a un artista”

• Grammatica e stile: 8.5/10

Dal punto di vista della grammatica non c’è molto da dire. Non ho trovato particolari errori (solo qualche refuso/svista). L’uso della prima persona in questa storia è stato l’ideale perché sembra di ripercorrere assieme al protagonista dei ricordi nostalgici e, talvolta, dolorosi.

• Trama: 8/10

La storia ripercorre la fanciullezza dei due protagonisti, lo sviluppo della loro relazione, il deterioramento della stessa, la rottura definitiva e, infine la riconciliazione.

Hai fatto un buon lavoro nel mettere insieme questa storia d’amicizia, che spezia in arco temporale molto grande, in soli tre capitoli. E nonostante la brevità, non ritengo necessaria alcuna aggiunta alla trama.

L’unico appunto che mi sento di fare, riguarda la sessualità ben definita in un bambino che sembra non avere più di otto anni. Non dico che non possa essersi preso una cotta per un bambino del suo stesso sesso (anzi, è più che plausibile). Ma data l’epoca, per un bambino pensare di provare amore (o, addirittura, ammetterlo) e non qualcos’altro (amicizia) nei confronti di un altro bambino, è un po’ difficile. Quindi mi è sembrato un po’ strano che i ragazzi più grandi (quei bastardi), avessero scoperto la sua omosessualità e lo apostrofassero con quei appellativi.

• Personaggi: 8/10

Il narratore, per prima cosa, ci presenta Danny, un bambino diverso che, per questa sua caratteristica, attrae e allontana i due protagonisti. Nonostante, Danny ha una descrizione più completa rispetto al narratore (proprio a causa dello stile narrativo scelto), sei comunque riuscita a raccontare la voce narrante attraverso le sue emozioni e le sue azioni passate.

• Originalità: 7/10

Purtroppo, la storia non presenta caratteristiche “originali”. Però la storia, per come procede, ha il suo tocco di “originalità”.

• Gradimento personale: 8/10

Totale: 39.5/50

Seconda classificata: “La ballata di Heer Halewijn”

Valutare una one-shot è molto diverso dal recensire una long. Farò del mio meglio nell’esprimere il mio giudizio, anche se, per forza di cose, non potrò essere troppo puntuale.

• Grammatica e stile: 9/10

Direi che, prendendo in considerazione solo questa voce, “La ballata di Heer Halewijn” è la migliore storia di questo contest. Sullo stile (parere del tutto personale) avrei da dire due paroline. Mi piace come scrivi, però ho trovato molto pesante il primo “pezzettino” del primo capitolo (il racconto del mito, per intenderci). Leggendo le prime righe, mi sono fermata un paio di volte e ho pensato: “è un racconto epico/fantasy? Spero di no!”. Poi, per fortuna, ho capito che era una leggenda e ho tirato un sospiro di sollievo.

• Trama: 8/10

Anche sulla trama in generale c’è poco da dire. L’hai organizzata in modo eccellente (e la forte caratterizzazione dei personaggi ha contribuito notevolmente ad accrescere il valore della storia). Abbiamo un inizio eccellente per l’introduzione dei due protagonisti e eventi che si susseguono fino ad un finale “agro-dolce” (non saprei dire se è proprio una definizione esatta, ma il fatto che, dopo tutto quello che succede, i due ci siano l’uno per l’altro; penso di potermi avvalere di questo termine).

• Personaggi: 9/10

L’attenta descrizione di luoghi e personaggi è sempre accompagnata da azioni, che servono a caratterizzare la storia e i suoi personaggi, e, talvolta, anche da emozioni (nonostante il tutto si svolga in terza persona). Indaco sembra vivo nella sua sfrenata passione per la danza e, attraverso gli occhi di Larse (l’artista schivo che sapeva come nascondersi) diventa desiderabile e quasi “ultraterreno”.

Larse sembra la sua antitesi, colui che è destinato ad essere l’ombra dell’altro. E, invece, per quanto sembra sapersi mimetizzare, per il lettore è una presenza significativa e degna di essere seguita.

Non voglio mettermi a fare la lista di tutti i personaggi che appaiono… in generale: tutti hanno una loro caratterizzazione.

• Originalità: 8/10

L’artista schivo e il ballerino pieno di passione ed energia sono dei luoghi comuni che si ritrovano facilmente in altre storie. Però Larse e Indaco hanno saputo essere un qualcosa in più.

• Gradimento personale: 7/10

Totale: 41/50