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nuovo articolo: I TESTIMONI DI GEOVA E GLI ABUSI SUI MINORI

Ultimo Aggiornamento: 15/02/2020 17:21
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24/06/2018 23:18
 
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Nel nostro paese i ministri di culto dei testimoni di Geova “possono legittimamente appellarsi al segreto confessionale, così come fanno i preti cattolici”, come stabilito da una sentenza della Procura della Repubblica del 1997, che ha assolto dall’accusa di favoreggiamento due anziani di congregazione i quali non avevano rivelato al magistrato ciò che avevano appreso in confessione a proposito di un caso di molestie su minori. [36]

In molti degli Stati Uniti d’America, quali l’Illinois e la California, il segreto confessionale rappresenta una norma inderogabile in questa delicata materia. Ad esempio, secondo il Child Abuse and Neglect Reporting Act, operante in California con valore di codice di procedura penale, l’obbligo di denuncia non si applica alle comunicazioni ricevute in penitenza, ovvero ‘a ciascuna comunicazione, che si intende confidenziale, che include, ma non è limitata a, una confessione sacramentale, fatta ad un membro del clero che, nel corso della disciplina o dell’esercizio della sua chiesa, denominazione o organizzazione, ha l’obbligo di tenere segrete tali comunicazioni” [37] .

In un altro stato degli USA, la Louisiana, nel 2016 un giudice ha prosciolto un sacerdote cattolico dall’accusa di negligenza per non aver denunciato un abuso compiuto da un fedele della sua parrocchia su una minorenne, sentenziando che la richiesta di violare il segreto confessionale costituisce una “violazione del Primo emendamento, la libertà di svolgere liberamente l'esercizio della propria religione”. [38] L’anno prima, per la stessa motivazione era stata annullata in appello una condanna contro la WT in quello che è noto come ‘caso Candace Conti’ (si veda l’ Appendice B).


Obbligo morale di denuncia? Vero è che legge e morale non vanno necessariamente d'accordo: che un comportamento sia inattaccabile dal punto di vista giuridico non lo qualifica automaticamente come etico o condivisibile. Si può quindi asserire che gli anziani di congregazione dei testimoni di Geova avrebbero almeno un obbligo morale di denunciare gli atti di pedofilia, laddove non sussista un’esplicita imposizione di legge? O in alternativa che essi debbano suggerire alle vittime e ai loro tutori di fare lo stesso?

Chi sostiene questo principio dovrebbe chiedersi perché l’obbligo di denuncia non è sempre previsto nei moderni ordinamenti civili, anche in alcuni fra i paesi più evoluti dal punto di vista dei diritti sociali. La verità è che proprio la delicatezza estrema della questione rende poco credibile l’idea di una norma morale valida in assoluto (‘un presunto abuso va denunciato sempre e comunque’), e più confacente a certa retorica da rotocalco che alla realtà [39]. O forse dovremmo dire: più confacente ad uno stato di dittatura che alla democrazia. Si può affermare infatti che, laddove esistesse in effetti un obbligo di denuncia, ci si dovrebbe adattare senz’altro? Ciò sarebbe necessariamente “etico” o “umano”? Poniamo il caso di quei paesi islamici in cui l’omosessualità viene sanzionata con la pena di morte: se degli anziani testimoni di Geova dovessero venire a sapere di un conservo che ha una relazione omosessuale, che anche la Bibbia condanna, dovrebbero sentirsi dunque in obbligo di segnalarlo alle autorità del paese?

Tornando alla questione abusi, anzitutto ripetiamo, e non si ripeterà mai abbastanza, che il fatto che gli anziani non presentino denuncia non significa necessariamente che questa non avrà luogo e il colpevole non subirà conseguenze, dato che la vittima e la sua famiglia hanno piena libertà di portarlo in tribunale. Se si pone il problema che gli abusi siano eventualmente denunciati dagli anziani, può essere solo perché la famiglia della vittima non ha voluto farlo. E se non l’ha fatto, è indispensabile interrogarsi sul perché di tale omissione.

È verosimile che solo chi ne abbia avuto esperienza diretta comprenderebbe la tempesta di emozioni che può scatenarsi nella psicologia di un essere umano in un caso come questo: emozioni difficilmente conciliabili con l’assurda idea di un gruppo religioso concepito come una specie di confidente della polizia. Consideriamo ad esempio il caso in cui le molestie siano state perpetrate una o due volte dal fratello maggiore di una ragazzina. Si può pretendere che la madre vada difilato dalle forze dell’ordine a denunciare il proprio figlio molestatore? Se essa rifiuta di prendere in considerazione tale alternativa, sarebbe d’accordo che lo facessero gli anziani o chiunque altro?

O immaginiamo che si senta parlare di un abuso ma ne manchino le prove: pretendereste che qualcuno, un anziano ad esempio, vada a denunciarlo? Supponete che l’autorità convochi la vittima e i suoi genitori e che questi ultimi neghino i gli abusi (in precedenza narrati nel corso di conversazioni occasionali) o affermino di non essere sicuri di cosa sia realmente accaduto. Quali pensate potrebbero essere le conseguenze per l’anziano che si è recato precipitosamente a denunciare i fatti, se non quella di subire a sua volta una reazione legale per diffamazione da parte dell’accusato, a causa di molestie che non è stato possibile dimostrare? [40] E che dire del minore e della sua famiglia, costretti a parlare alle forze dell’ordine di episodi spiacevoli e che avrebbero preferito rimanessero riservati? [41] E tutto ciò a causa di una iniziativa legale non concordata con i diretti interessati. Come si vede, l’idea per cui esisterebbe sempre e comunque l‘obbligo morale’ di denunciare gli abusi è quanto meno grossolana. Ed è una certezza ampiamente riconosciuta anche in ambito secolare. Ad esempio, secondo il NSW Health, un dipartimento australiano del Ministero della Salute (stato del Nuovo Galles), “Alle vittime si dovrebbe concedere il diritto di determinare se rivolgersi alle autorità oppure no, e la loro volontà dovrebbe essere rispettata” [42] .

Non esiste dunque una indicazione unitaria data agli anziani di denunciare gli abusi, se non laddove imposto dalla vigente legislazione. Inoltre non esiste alcuna indicazione per cui sulle famiglie delle vittime si debba fare pressione perché siano queste a esercitare il proprio diritto di presentare una denuncia. Una circolare del 2017 riportava quanto di seguito:


L’intervento della congregazione in un’accusa di abusi sessuali su minori non ha lo scopo di sostituire l’intervento delle autorità (Rom. 13:1-4). Pertanto, la vittima, i genitori o chiunque presenti un’accusa di questo genere agli anziani dovranno essere informati chiaramente che hanno il diritto di denunciare l’accaduto alle autorità (Gal. 6:5). - circolare 1/9/2017 a tutti i corpi degli anziani.



Si parla dunque di ‘informare’ di tale possibilità e non di ‘consigliarla’. Ma nemmeno tale chiara indicazione, per quanto discrepante con l’idea che fra i Testimoni vi sarebbe un problema di silenziamento omertoso dei casi di abusi, basta a soddisfare i bastian contrario della parte avversa, per i quali gli anziani dovrebbero appunto incoraggiare la denuncia e magari trascinare i genitori della vittima per il bavero della camicia alla più vicina caserma dei carabinieri per dare seguito all’azione giudiziaria: come se l’interesse primario di costoro fosse non il benessere della vittima, ma rifarsi legalmente sull’abusatore.



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NOTE IN CALCE


[36] Confessione segreta per gli anziani di Geova, articolo de La Repubblica del 21 febbraio 1997.

[37] Pen. Code, § 11166, subds. a), d)(1); traduzione di tdgonline.

[38] Louisiana: la legge non può obbligare i sacerdoti a violare il segreto confessionale, ne Il Sussidiario, 02/03/2016.

[39] È utile rilevare che, nei servizi in cui giornalisti e intrattenitori televisivi hanno fatto cenno all’obbligo morale che avrebbero gli anziani di denunciare i presunti pedofili (ad es. nel varietà Le Iene, puntate del 26/01 e dell’1/03/2016), non risulta mai che essi o qualcuno dei fuoriusciti intervistati l’abbia a sua volta fatto, malgrado fossero anch’esse persone informate dei fatti.

[40] In questo articolo si può leggere il caso di un ex-testimone di Geova accusato di detenzione di materiale pedopornografico: www.sanluisobispo.com/news/local/crime/article39058014.html. Il suo avvocato, Guy Galambos, nel corso del processo ha accusato gli anziani di aver violato la legge perché tale materiale, messo poi a disposizione del giudice, era venuto originariamente fuori durante il comitato giudiziario e sarebbe dunque stato coperto dal segreto confessionale.

[41] Il Cardinale Bagnasco ha illustrato la posizione del clero cattolico con una osservazione che in linea di principio è senz’altro condivisibile: “ciò che è più importante - ha aggiunto - è il rispetto delle vittime e dei loro familiari che non è detto vogliano presentare denuncia, per ragioni personali. Bisogna essere molto attenti affinché noi sacerdoti, noi vescovi non andiamo a mancare gravemente di rispetto alla privacy, alla discrezione alla riservatezza e anche ai drammi di eventuali vittime che non vogliano essere "messe in piazza", brutalmente parlando». - Il Messaggero, “Pedofilia, Bagnasco: «Niente obbligo di denuncia degli abusi per rispetto delle vittime»”, articolo on-line del 29 marzo 2014.

[42] Citazione originale: “The victim should be given the right to determine whether it is to go to the authorities or not,… And their wish in that matter should be respected”. - Sharing the un-shareable: A resource for women on recovering from child sexual abuse, Education Centre Against Violence, NSW Health 201, p.21.

[Modificato da EverLastingLife 05/07/2018 11:19]
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