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Candidatura per Razza Mutaforma - Aeden

Ultimo Aggiornamento: 15/05/2018 18:57
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04/05/2018 12:03
 
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Hello, world!

Inizio con il chiedere scusa in principio. Anche se il bg di Aeden è appositamente molto semplice, ho preferito inserirlo in forma di racconto narrato, più che di riassunto, perché mi trasmette l'impressione (magari anche illusoria, ma non ditemelo che ci rimango male) di far passare meglio i concetti. Non ho potuto, per ovvie ragioni, inserire tutto, sennò a Natale dell'anno prossimo siamo ancora qua, quindi, se c'è qualcosa che non si capisce o non è spiegato bene, sono a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Mi sembra di aver detto tutto, quindi riporto la candidatura.
Ringrazio per l'attenzione.

....Non mi odiare troppo forte, che poi mi fischiano le orecchie al lavoro.







Prologo

Aelric non aveva nulla da invidiare a nessuno, nel suo villaggio. Nato all'alba di una rigida giornata invernale e cresciuto in un luogo tendenzialmente inospitale e freddo, aveva avuto modo, più e più volte, di mettere alla prova la propria tempra.
Tra i suoi coetanei maschi, era il più veloce. Forte, quel tanto che bastava per portare a termine una battuta di caccia senza troppe difficoltà. Aveva un notevole acume strategico, quando si trattava di creare trappole per prede di grosse dimensioni. Era un'ottima risorsa per il villaggio stesso, soprattutto per quanto riguardava le scorte invernali.
Al suo ventesimo inverno, Aelric era decisamente piacente. I capelli biondi, gli occhi verdi e quel volto pregno di un'accogliente ed equilibrata serietà - che lo avrebbe reso un ottimo padre di famiglia -, avevano già fatto sospirare e sognare la maggior parte delle ragazze della piccola comunità. Ma, come spesso capita quando si è molto consapevoli del proprio bell'aspetto e delle proprie potenzialità, si diventa anche molto selettivi, quasi pretenziosi. Nonostante il numero delle ragazze della comunità fosse, per ovvie ragioni, relativamente esiguo, nessuno dei suoi coetanei aveva avuto difficoltà nel trovare moglie. Ma lui, ignorando le insistenze dei suoi genitori, si limitò ad attendere. Cacciava, gozzovigliava con gli amici e lasciava che il tempo scorresse, incurante e scevro di qualsiasi preoccupazione.
Fu in una tarda sera d'estate, dove il sole faticava a tramontare, che un rivolo di eccitazione attraversò gli animi dei compaesani: una carovana di artisti nomadi si stava avvicinando.
Rimasero tutti sorpresi, perché il loro Villaggio era l'ultimo centro abitato, prima che si aprisse una landa desolata di ghiaccio, neve e crepacci. Raramente le carovane si spingevano fino a lì.
Tuttavia, una volta appurate le reciproche intenzioni, il Capovillaggio decise di accogliere i nuovi giunti, offrendosi di condividere il cibo con loro, in cambio dell'intrattenimento che potevano regalare.
Quella sera stessa, attorno al falò perennemente acceso, c'era chi danzava, chi beveva, chi mangiava, chi parlava, suonava o cantava. Le ragazze della compagnia facevano gli occhi dolci ai giovani del villaggio, sotto gli occhi imbronciati delle varie mogli, e viceversa.
E fu quando la sera cominciò a diventare tarda e il cielo a scurirsi, che la temperatura, anziché farsi più rigida, aumentò. Una figura femminile uscì dal retro del carro della carovana - o così parve -, avvicinandosi al fuoco e iniziando la sua danza sotto il ritmo di una melodia studiata.
Aelric depositò lo sguardo su di lei, così come fece la quasi totalità degli uomini e delle donne lì radunati. Gli occhi verdi del giovane cacciatore sfiorarono quella pelle ambrata, quei capelli lunghi, che parevano avere in loro la tonalità della notte e del fuoco, insieme. Le palpebre socchiuse rivelavano ciglia lunghe, nere, che sfumavano e rendevano poco preciso il colore delle iridi. Le labbra erano colme di quella pienezza sensuale. Il corpo era celato, in un finto pudore, da veli trasparenti che lasciavano intravedere la forma perfetta dei seni, dei fianchi, delle gambe e del corpo intero.
A Aelric bastò posare lo sguardo su di lei, per decidere.
Si alzò in piedi e, avvicinatosi a lei, allungò la mano per prendere la sua. Il contatto gli trasmise una sensazione di calore intenso, che fu, da solo, in grado di infiammargli il sangue. La danzatrice si voltò, interrompendo ogni movimento, apparentemente sorpresa. Senza rifiutare il contatto, osservò Aelric negli occhi, per una lunga manciata di secondi. Poi gli sorrise, facendogli mancare il respiro. Lei si avvicinò, accettandolo come suo compagno di danza. Gli portò le braccia attorno al collo e gli sfiorò l'orecchio con le labbra. Sussurrò qualcosa, in una lingua che non sembrava nemmeno lontanamente appartenente a quel mondo. Aelric aggrottò la fronte, stringendola a sé con desiderio - troppo, per potersi rendere oggettivamente conto che la pelle della donna era troppo calda, per il freddo rigido della notte -, aprendo la bocca giusto per dirle che non poteva comprendere quel tipo di linguaggio. Ma venne immediatamente avvolto da un forte profumo di incenso e mirra. Un aroma esotico. Ultraterreno, quasi. Gli offuscò i sensi e, mentre si muoveva in quella danza sensuale, lasciandosi guidare, sentì se stesso rispondere qualcosa, in quella medesima lingua.
Non seppe mai che cosa rivelò, in quel frangente. Né gli interessò indagare in merito.



Il Concepimento

La carovana rimase lì al villaggio per tre giorni.
Stranamente, nessuno degli abitanti sembrava ricordare la figura della danzatrice. Anche gli artisti parvero perplessi, quando Aelric, il mattino dopo, chiese di vederla. Dissero che non c'era nessuno di corrispondente alla descrizione, tra di loro. Tutti ammisero di ricordare qualcuno che aveva danzato vicino al fuoco, la sera prima, ma nessuno riuscì a richiamare alla mente le fattezze del soggetto.
Avvertendo già un principio di disperazione più che avanzato, Aelric chiese di poter controllare il carro. Ma, anche se gli artisti glielo permisero, non trovò nulla che testimoniasse la presenza della donna.
Era scomparsa.
Ma, quella notte, tornò.
Quando il cielo sfumò in quel nero più profondo, lei riemerse, con la sua bellezza mistica, con le stesse modalità.
Gli parlò. Gli fece domande.
E lui risponde, pur non avendo idea di che cosa stesse dicendo, disinteressandosene, ipnotizzato dalla semplice presenza della controparte. Si fece abbastanza vicino da poter cogliere la sfumatura delle iridi. Erano di una tonalità calda, simile al miele, caratterizzate da una scintilla che, per quanto si sforzasse di interpretare, non riusciva a comprendere appieno. Le toccò i capelli, scoprendone la morbidezza perfetta e il colore simile al rame, come se in essi fiammeggiasse un fuoco inestinguibile. Lei era troppo. Semplicemente troppo, di tutto.
E lui la voleva, disperatamente.
Quella notte, lei lo fece allontanare dal fuoco, guidandolo in una zona molto più appartata rispetto al centro del villaggio. Quella stessa notte - quando la luna raggiunse il suo punto più alto -, si unirono in quella danza primordiale, quasi più antica del mondo stesso, più e più volte di quanto Aelric stesso riuscì a ricordare, a posteriori.
Fu solo quando il buio della notte cominciò a lasciare il passo al chiarore dell'alba, che la danzatrice fece per alzarsi da quello che era stato il loro giaciglio, tutta la notte.
In quell'occasione, furono sussurrate poche parole, per la prima volta, in lingua comune.
«...Chi sei? Dimmelo, ti prego.»

La danzatrice, per nulla sensibile al freddo mattutino, nonostante il suo corpo nudo, osservò l'umano in volto per un lungo istante, prima di rispondere.
«...Suriah.»
«...Suriah...Suriah, rimani con me. Ti prenderò in moglie. Avremo dei figli. E…ti proteggerò, non dovrai più viaggiare con una carovana di artisti, per vivere...»
Suriah fissò Aelric in viso, nella luce crescente dell'alba.
Nessuna espressione specifica gli alterò il bel viso.
Poi gli sorrise e l'uomo smise di capire ogni cosa, accogliendo solo le ultime parole:
«Aspettami. Sempre.»
Quando Aelric riprese la cognizione di ciò che lo circondava, si sentì stremato e Suriah era sparita.
La terza sera, Suriah non ricomparve.
Non la vide più per molto tempo.

I mesi successivi videro il decadimento di un uomo che era stato preso a modello, fino a quel momento.
Insensibile alle parole di incoraggiamento dei compaesani – che pur non comprendevano cos'avesse afflitto, improvvisamente, il loro migliore cacciatore -, riuscì a sopravvivere all'assenza di Suriah solo per il vago senso di responsabilità che provava ancora verso il suo villaggio.
Ci mise diversi mesi a uscire dalla sua apatia. E, quando sbirciò oltre la cortina di sofferenza che lo attanagliava, vide che molte cose erano cambiate. In primo luogo, i suoi genitori erano venuti a mancare e lui aveva solo un vago ricordo del rito funebre, prima dell'uno, poi dell'altro.
La rivide una sera di bufera.
Era da solo, nella stessa casa in cui aveva abitato fin da bambino. Seduto al tavolaccio di legno, ne osservava le venature senza vederle. Il pensiero fisso sulla sua Ossessione.
Rimase in quella posizione fino a quando, al naso, non gli arrivò un aroma che pensava di non risentire mai più, in tutta la sua vita. Girandosi di scatto, la vide.
Era lei, in piedi, in mezzo alla stanza. Non si domandò come potesse essere entrata - magari aveva semplicemente aperto la porta e lui non l'aveva nemmeno sentita -, ma la guardò, nutrendosi di quella bellezza perfetta e invariata con tale ingordigia da non prestare minimamente attenzione a ciò che teneva tra le braccia. Suriah sorrideva, con quello stesso bagliore negli occhi ambrati, che pareva voler illuminare tutta la stanza.
Gli tese il fagotto.
Aelric lo prese e lo guardò. Avvolto in un involto di pelle animale, c'era un neonato dormiente.
«Si chiama "Aeden"» Suriah pronunciò quel nome come se si trattasse di una definizione specifica.
L'uomo studiò il bambino per un lungo istante, mentre la mente si congelava nello shock, nel momento in cui realizzò.
«Che cosa ti fa pensare che non lo abbandonerò nel bosco non appena te ne andrai...di nuovo?»
La donna ascoltò l'astio e il dolore nelle parole di Aelric e sembrò rimanerne indifferente. Si avvicinò al cacciatore e, immediatamente, l'aria si fece più calda.
«Non lo farai, perché…è nostro figlio.» Parlandogli, gli sfiorò il viso con la mano, facendogli alzare lo sguardo su di lei «...Ed è l'unico legame che ti resta, con me...»
Non ci furono minacce. Quando una mente è già soggiogata, non c'è motivo di abbassarsi a tanto. Quella notte, Aelric si unì a Suriah un'ultima volta, ma lei non tornò più.
Si lasciò dietro un bambino che aveva i suoi stessi occhi ambrati.



L'infanzia e la Rivelazione (per il padre)

Aeden si dimostrò essere subito un bambino estremamente vivace, pregno di una curiosità talvolta pericolosa, se non contenuta. Allattato dalle balie, crebbe in fretta e non fece fatica a farsi ben volere dai bambini del villaggio. Nel complesso, palesò un carattere piuttosto normale, se si eccettuava l'iperattività.
L'unico che non lo accettò mai fu suo padre, con il quale portò avanti un rapporto un po' schizofrenico, basato su odio e amore. Repulsione e Ossessione.
Per quanto fosse figlio suo, Aeden non aveva ereditato una virgola, da lui. Fisicamente, ricordava spaventosamente sua madre, soprattutto quando il colore dei capelli e degli occhi cominciò a stabilizzarsi. Da lui non aveva ereditato neanche l'abilità nella caccia e ogni speranza di potergli insegnare qualcosa venne spazzata via quando divenne chiaro che il bambino aveva problemi seri di vista.
Fu il Maestro Thielard - l'unico maestro del villaggio - a occuparsi, come di consueto, del suo bagaglio culturale. Aeden non si mostrò tanto dotato nel leggere e nello scrivere, quanto nel parlare. Imparò a parlare prestissimo e non ci fu più verso di farlo tacere.
«...Probabilmente, è solo stupido.» disse Aelric, rancoroso, parlando con il Maestro. Erano seduti accanto, nella piazzetta del Villaggio. Il Maestro osservava i bambini giocare e schiamazzare. Aelric si limitava a ingollare vino su vino, come, ormai, era consuetudine.
«Aeden non è stupido.» Il Maestro osservò il cacciatore «Non hai notato?»
Il cacciatore lo fissò con aria vuota. Si era imbruttito, si era appesantito e faceva venire il dubbio che avesse conservato anche solo un quarto dell'acume per il quale era tanto famoso.
«E' distratto. Sembra tranquillo, forse un po' vivace...ma ci sono dei momenti in cui la sua energia...vibra.»
Aelric non disse nulla, fissando il figlio sgambettare con i suoi amici.
«E' figlio di quella donna a cui hai accennato. Suriah, vero?» continuò il Maestro «Ci ho pensato molto e...credo di aver capito cosa sia successo.»
«E' successo che sua madre è una puttana e io mi sono visto piombare addosso un figlio di cui lei non aveva voglia di occuparsi. Non so nemmeno se è mio per davvero.»
Il Maestro ascoltò l'odio fremente di passione, percepibile nelle parole di Aelric.
«...Io non credo che le creature come lei possano occuparsi di un figlio, nemmeno volendo. Non sono fisicamente portate a farlo. Hai visto su Suriah i segni di un parto recente?»
Il cacciatore lo guardò, offuscato dal vino. In effetti, quando la donna gli era apparsa, quella notte, sembrava solo un po' stanca, ma poteva affermare con certezza che la sua linea era perfetta e non aveva alcun tipo di caratteristica che potesse far risalire a un parto. Tantomeno recente.
«Una donna splendida, che nessuno di noi ricorda con esattezza. Strano, no? La incontravi solo di notte e all'alba spariva. Le hai parlato e non ricordi che cosa le hai detto.» Thielard aggrottò la fronte «Sono creature rare, da incontrare. Antiche quanto il mondo e molto potenti per il semplice concetto che incarnano. Ha riversato su di te il suo potere. Ti ha ammaliato, ha soggiogato la tua mente.»
«Perché proprio io?» sibilò Aelric, con odio e sopraffazione.
«Perché eri il candidato ideale, in quel momento. Ti ha fatto delle domande. Ti avrà spinto a tirare fuori delle verità, di te, di cui nemmeno tu sei consapevole. Sono...creature che raggiungono il culmine del loro potere di notte. Ammaliano gli uomini o le donne, giacciono con loro, si nutrono delle loro energie sessuali e, con i maschi più adatti, secondo le loro esigenze, capita che mettano al mondo dei figli. Non è cosa semplice e, per quanto non sia una cosa così rara, non lo fanno a cuor leggero. Suriah è sparita, perché una gravidanza è una condizione delicata per...per loro. Molte delle loro energie accumulate, vengono assorbite dal bambino che hanno in grembo e questo le rende molto vulnerabili.»
Aelric fece una smorfia «Perché nessuno l'ha vista, a parte me?»
«L'abbiamo vista tutti, Aelric. Ma non l'abbiamo vista come l'hai vista tu. Ricordo di una donna che danzava. Ricordo che aveva movenze ricercate, ma se cerco di richiamare alla mente il viso, non ci riesco. Forse il suo potere ha fatto sì che tu la vedessi dotata di una bellezza sovrannaturale. Forse è sempre stata tra gli artisti della carovana, ma tu non riuscivi a riconoscerla, di giorno, chi lo sa.»
Il Cacciatore rimase in silenzio, osservando il figlio cadere a terra e sbucciarsi un ginocchio. Lo vide scoppiare a piangere, ma non si alzò per consolarlo. Disse solo una parola: «...Demone.»
Il Maestro lo guardò, ma non disse nulla.
«Era un...demone, vero? E lui è...un demone? O cosa cazzo è?»
«Lui è tuo figlio. Ed è anche figlio di sua madre. Quindi...non so in quale quantitativo, ma credo che abbia ereditato almeno una parte dell'istinto di Suriah. Se così non fosse, non si sarebbe preoccupata di metterlo al mondo.»
«Questi demoni di cui mi hai parlato...sono solo femminili?»
Thielard sospirò «No. Ma tuo figlio non è un demone.» disse, osservando Aeden smettere di piangere in autonomia, alzarsi e tornare a giocare come se nulla fosse. «Non ti ha mai chiesto di sua madre, vero?»
«No.»
«Perché sa che ti fa soffrire. Non dirgli nulla. Ha già di cui preoccuparsi per te, è inutile caricarlo di un peso che non capirebbe nemmeno. Con un po' di fortuna, può anche darsi che la sua natura non si manifesti.»
«Non lo voglio. Non lo voglio con me. Mi farà impazzire. Somiglia troppo a lei. A volte ha anche il suo stesso profumo. Questo profumo che...» Thielard lo guardò con un'ombra di preoccupazione, impensierito dalla precarietà mentale dell'uomo. Aelric si interruppe, estraendo qualcosa dalla tasca. Un pezzo di tessuto morbido, con sopra scritto qualcosa.
«Questo era nelle coperte in cui era avvolto, quando me l'ha consegnato...ha ancora una traccia di profumo, sopra.» Mormorò, permettendo al Maestro di prenderlo in mano per esaminarlo.
Sopra c'era scritto qualcosa, in una grafia raffinata.
Il Maestro assorbì la scritta, ammutolendosi. Era uno studioso che, prima di arrivare in quel villaggio, aveva girato il mondo. «...Credevo si scrivesse "Aiden". La pronuncia è quasi identica. Che cos-» si interruppe, nel momento stesso in cui la sua mente realizzò il gioco di parole insito in quel nome.
Aeden scelse quel momento per farsi andare di traverso una delle biglie con le quali stava giocando con i suoi amichetti. Emise un verso orribile e, ancora prima che il Maestro si rendesse conto della situazione, Aelric era balzato in piedi e lo aveva raggiunto, imprecando contro l'idiozia del figlio, ribaltandolo senza tanti complimenti e cercando di fargli sputare il corpo estraneo. Il Maestro li raggiunse, osservando la scena, rassicurato dal fatto che il padre, per quanto sofferente e pieno di rancore, non aveva desiderio di vedere suo figlio morto «...Tralasciando l'aspetto fisico, non capisco come tu possa dubitare che sia tuo figlio. E' la tua copia sputata, a livello di incoscienza.» considerò, beccandosi un'occhiataccia.



Adolescenza e Schiavitù

Aelric, forse, non uccise suo figlio, ma non si fece scrupoli eccessivi a venderlo, non appena ne ebbe la possibilità. Quando suo figlio compì sei estati (non conoscendo il giorno esatto della nascita, gli venne attribuita la data del concepimento), lo portò con sé nel viaggio che era solito fare per andare a vendere il pellame che aveva cacciato ai paesi vicini, più a sud. Non partì con l’intenzione di disfarsene, in realtà. Ma quando gli si avvicinò uno zingaro - palesemente artista saltimbanco -, capo di una Compagnia, qualcosa, nella sua mente, si ruppe definitivamente. Sotto gli occhi brillanti e pieni di quella incomprensibile fiducia tipica dei bambini, prese, con mani tremanti, il sacchetto di monete che gli venne porto – il guadagno non fu molto, notevolmente abbassato dalla vista difettosa - . E non fece nulla quando gli staccarono, non senza fatica, Aeden di dosso, risolvendosi a prenderlo in braccio per semplificare le cose. Osservò con innaturale distacco l'orrore e il dubbio dipinti negli occhi del bambino, considerando di non aver mai visto un'espressione simile sul volto di Suriah. Rimase immobile, guardandoli scomparire tra la folla del mercato, ascoltando il pianto disperato di suo figlio e i suoi richiami che pregavano la sua semplice presenza.
In mano, un sacchetto con qualche moneta. Poche, tutto sommato.
Il valore della vita di suo figlio.

Una volta appurato, a sue spese, che la sua libertà era stata limitata drasticamente, Aeden cominciò a comprendere come funzionava la convivenza nella Compagnia.
La "Compagnia" non era altro che un gruppo di soggetti che utilizzavano la facciata di artisti saltimbanchi per coprire il traffico di schiavi in cui erano coinvolti. Non avevano sede in nessuna città particolare e non si trattava di una organizzazione criminale estesa. Per questo era particolarmente difficile collegarla a sparizioni di bambini o ragazzi. Anche perché, probabilmente, a ben pochi importava smascherare questo genere di soprusi.
Dopo aver sbuffato, essersi lamentato adeguatamente - ma mai troppo, per i suoi gusti -, aver pianto fino a farsi bruciare la gola e gli occhi, essersi rotolato a terra in preda a crisi isteriche, aver digiunato, aver messo a dura prova i nervi di chiunque lo circondasse (schiavi e schiavisti) ed essersele prese in ogni modo possibile e aver ricevuto minacce di ogni genere - alcune anche avveratesi -, a distanza di un mese, cominciò a placarsi, forse raggiungendo anche la consapevolezza che suo padre non sarebbe mai più tornato a prenderlo e che non avrebbe mai più visto la sua casa.
Gli venne tolta la sua identità e gli venne consegnato un nuovo nome con cui si sarebbe presentato da quel giorno in avanti: Ezra.
Lo accettò.
Mentre si sforzava di cominciare a capire seriamente le regole della Compagnia e di fare amicizia con gli altri bambini o ragazzi nelle sue condizioni, cominciò, prevedibilmente, a sviluppare una personalità ansiosa. Iniziò a soffrire di parasonnie che, se non altro, gli permisero di accedere più facilmente a quel lato inconscio, di lui, che racchiudeva l'Ars.
Fu proprio questo elemento a salvarlo da una rivendita: non appena i suoi schiavisti si accorsero delle sue capacità - per quanto acerbe -, lo tennero con loro, cominciando ad addestrarlo, nel tentativo di renderlo proficuo, dato che fastidioso lo era di natura. Parecchie distorsioni, slogature e fratture più tardi, fu chiaro che la sua attitudine principale erano i giochi di prestigio e non l’acrobazia. Non era tanto portato al contorsionismo, ma si dimostrò subito svelto di mano, aiutato anche dall'Ars, che venne affinata in tal senso.



Il Retaggio di Suriah

Considerato che molti dei bambini che non si rivelavano abili in niente venivano rivenduti, fu una fortuna, per lui, riscoprire l'Ars. Se così non fosse stato, non sarebbe diventato un elemento prezioso per la Compagnia e sarebbe stato venduto a una delle tante case del piacere (considerate le sue difficoltà di vista, c'era ben poca scelta).
Tuttavia, se prima non faceva troppa difficoltà a mantenersi concentrato, con il passare degli anni, la sua attenzione ebbe un tracollo improvviso e considerevole. Nonostante la giovanissima età - circa undici estati -, divenne immediatamente evidente che la sua distrazione primaria cominciarono ad essere le persone. Donne o uomini, non aveva importanza. Si scoprì a sciogliersi volentieri, sotto le lusinghe e, ancora di più, sotto l'effetto del contatto fisico, di qualsiasi tipo. In alcune condizioni, bastava che lo si sfiorasse anche senza intenzione, per scatenare nel suo corpo reazioni che non comprendeva. Incapace di rifiutare quel tipo di impulso, lo assecondò inconsapevolmente, avvicinandosi ai ragazzini e alle ragazzine che erano con lui, nella compagnia. Spesso seguiva le femmine, quando andavano a lavarsi. Faceva scorrere le dita sui loro corpi, mentre dormivano, cercando di capire come fossero fatte e cos'avessero, di diverso, da lui. Poi si sentiva in colpa e allora smetteva. Cominciò a flirtare, letteralmente, con chi capitava, senza nemmeno sapere cosa stesse facendo, vinto da una necessità impellente, di cui non sapeva che farsene, né come placare. Il mancato sfogo delle sue esigenze influì sul suo atteggiamento, facendolo diventare nervoso, esplosivo e tendenzialmente isterico.
E, com'era prevedibile, in breve tempo, il capo della Compagnia, si stancò.
«Adesso mi hai proprio rotto...»
Afferrando Aeden per un braccio, lo trascinò per le vie della città in cui si trovavano, fino ad arrivare ad una struttura che il ragazzino non aveva mai degnato di uno sguardo. Una volta dentro, lo piantò in asso, andando a parlare con una signora vestita elegantemente, che lo accolse. Una volta spiegata la sua intenzione, la donna posò lo sguardo su Aeden e parve molto perplessa.
«...Ci vorrà qualcuno di molto esperto...» furono le sue uniche parole «E ti costerà molto.»
Disinteressato alla tecnica di pagamento che non prevedeva soldi, Ezra si sentì prendere dall'ansia all'idea di poter essere nuovamente venduto. Aveva capito che genere di posto fosse quello. Vincendo l'umiliazione che gli bruciava sulle guance, si attaccò ai pantaloni del Capo «Rheid, non lasciarmi qui, per favore, non lo faccio più...» blaterò, senza neanche sapere che cosa avesse fatto di male, con esattezza.
Rheid lo guardò come se fosse stupido. Un'occhiata che era abituato a ricevere. Poi rise, con sincero divertimento e un briciolo di sadismo
«Non ti lascio qua, piccolo infoiato, mi servi. Ma te la faccio passare, la voglia. E non te lo taglio solo perché potresti essere un'ottima rivendita futura.» Aeden lo fissò, tendenzialmente annichilito. Ma non disse nulla, anche perché venne trascinato di nuovo, quasi di peso, nei meandri della Casa, fino a raggiungere una stanza privata, con un telo a celarne l'ingresso. La donna che lo aspettava oltre, era abbigliata con strati di tessuti leggerissimi e trasparenti. Quando lo vide, aggrottò la fronte, infastidita, per poi fissare Rheid. Poi la sua padrona.
«...Cosa ci dovrei fare con questo qui? E' uno scherzo? Non ha neanche i peli.» partì subito all'attacco con il modo di fare di chi lavora lì dentro da abbastanza tempo da poterselo permettere. La sua voce si intrecciò con quella di Aeden.
«Ma è vecchia
Gli occhi della prostituta scintillarono di rabbia e indignazione «Bamboccio...»
La voce della Padrona intervenne con sufficiente decisione da sedare l'animo della donna «Lorraine, ti occuperai di questo...ragazzo. Ovviamente non è una richiesta. E tu...» disse, rivolgendosi improvvisamente a Aeden, soppesandolo per un attimo «...da solo non troveresti nemmeno il buco. Credi che sia così semplice? Lorraine è un'esperta di prime volte e costa molto.»
«Lei costa molto?» ribatté il ragazzino, con sorprendente acidità. Sapeva di essere ingiusto. Lorraine non era brutta ma era effettivamente avanti con gli anni. E lui era ormai sopraffatto dall'ansia.
La Padrona del Bordello lo studiò con aria critica, prima di rivolgersi all’uomo.
«Se dovessi stancarti, non farlo fuori. Vendilo a me. Imparano presto a tenere la bocca chiusa, qui.»
Comunque, nulla di ciò che disse impedì a Rheid e alla Proprietaria di piantarlo lì, con quella donna.
Una volta soli, Lorraine osservò il ragazzino, ancora allibita. Era lì, immobile, con le braccia incrociate e lo sguardo che lampeggiava di paura, ma teneva il mento alto, in segno di sfida. C'era qualcos'altro, nel suo sguardo, che non riusciva a capire. Vide il suo corpo tremare appena. Sospirando, si alzò dalla sedia «Beh...avvicinati, mica ti mang-» Non riuscì a finire la frase, che se lo ritrovò attaccato addosso. Abbassò lo sguardo e lo vide allungarsi contro di lei, portando le mani ad afferrare la veste, sulle spalle.
«...Posso vedere?» le chiese, in un soffio.
E lei, con un cenno del capo, scrollò le spalle, permettendogli di farle giù la veste, scoprendo il corpo nudo. Lo sguardo con il quale la osservò non era del tutto innocente, ma la perplessità che si disegnò sul suo viso poco dopo era perfettamente in linea con quel poco di innocenza infantile che gli restava.
Poi, lui la abbracciò. La avvolse con le braccia, stringendola con forza sorprendente, per un ragazzino così esile. Lo sentì respirare il suo profumo. Lo sentì rilassarsi gradualmente. E lo sentì parlare, con le labbra premute contro la sua pelle «...Lorraine...ho bisogno di te...insegnami...aiutami...»
Lorraine rabbrividì a quella che sembrava, a tutti gli effetti, una richiesta d'aiuto e che suonava quasi come una bestemmia sulla bocca di quello che era poco più di un bambino.
Lo aiutò.

A partire da questo episodio, la traccia di Suriah esplose nel suo sangue, inevitabilmente, come se fosse stato scoperchiato un vaso di Pandora. Quando cercò di parlare della sua esperienza con i suoi compagni schiavi, scoprì con disappunto che a loro ancora non interessavano ancora quel genere di cose. Lo guardarono straniti, forse anche con una forma di disgusto causata dall'incomprensione.
Si sentì in colpa. Sporco. Diverso.
Da quel giorno, ogni volta che gli era possibile, cominciò a frequentare i vari bordelli, non sempre per sfogare i propri impulsi, quanto più per apprendere, senza poterne fare a meno. Era benvoluto dalle ragazze e dai ragazzi, che accoglievano il suo arrivo con curiosità e sollievo, senza fargli pagare il tempo che passava con loro. Studiò i misteri dei corpi femminili e maschili. Imparò la sottigliezza di modulare la voce, di ammorbidire l'espressione. Imparò a mostrarsi arrendevole, poco pericoloso.
Il picco ormonale tipico dell'adolescenza arrivò precocemente e trasformò rapidamente il suo corpo, pur senza ovviare alla bassa statura e all'esilità, causate dallo scarso nutrimento. Trovò un nuovo equilibrio che gli permise di affrontare l'adolescenza senza eccessivi scossoni, nonostante il suo corpo divenisse sempre più recettivo. Imparò a stare dietro ai suoi istinti, ai suoi ritmi, cercando di gestire il più rapidamente possibile situazioni limite, senza portarle all'esasperazione.
Spaccato a metà tra un desiderio vibrante e una colpa subdola, entrò nella vita adulta.



Situazione Attuale

Aeden ha girovagato per Aengard molto a lungo con la Compagnia, ha fatto diversi incontri, sia con persone normali che con streghe sotto mentite spoglie, ma l'incontro che ha portato a un cambiamento drastico nella sua vita, è stato quello con Kaderin, alle Colline Ventose. Dato che era momentaneamente muto a causa di un incantesimo, non sapeva scrivere e le sue doti artistiche lasciavano molto a desiderare, Kaderin risolve i problemi di comunicazione applicandogli il Marchio Demoniaco, ovviando al piano verbale con la telepatia.
Il Marchio crea un legame intenso. Quando si ritrovano, a Conca del Tuono, ha modo di conoscere anche Xante, dal quale viene minacciato di morte. Kaderin decide - una volta venuta a conoscenza anche della situazione di schiavitù - di sfruttare il Marchio, ordinandogli di lasciare Conca e dirigersi a Dirhae, dove chiederà protezione e rimarrà per tutto il tempo, fino a quando non cesserà l'effetto del Marchio stesso.
Così avviene. A Dirhae, tuttavia, incontra nuovamente Xante, che lo accoglie in Magione Camelia. Da quel momento in poi, in seguito a diverse vicissitudini, entra a far parte del Clan, ritrovando una famiglia.





Una concisa ma chiara presentazione del genitore demone che possa donare un'idea della genesi; le ragioni che hanno spinto il demone a concepire



Suriah è un demone della Lussuria. Per tratteggiarne il carattere (nonché la modalità di azione), mi sono rifatta alla figura delle Succubus. Non ho dato questa definizione, nella storia, semplicemente perché, non essendoci una demonologia chiara, su Legacy, preferisco non “incasellarla” in qualcosa che potrebbe andare in conflitto con futuri aggiornamenti razziali.
Suriah non è unica nel suo genere, ma incarna un aspetto specifico della Lussuria, ovvero quello che porta a provare piacere nel dolore (per semplicità, lo si può definire uno stampo masochistico, ma non è la definizione più corretta, trattandosi di un demone). Aelric non era consapevole di questa caratteristica perché non ha avuto modo di coglierla.
I demoni della sua stirpe si nutrono dell’energia sessuale – e vitale - che traggono dalle loro vittime durante gli amplessi. Se non riescono a calibrare bene le loro capacità o se sono particolarmente affamati, possono arrivare anche ad uccidere.
Per loro natura, non sono fisiologicamente portati a occuparsi di eventuali figli (per capirci: non hanno la montata lattea e non si sviluppa in loro nessun tipo di istinto materno), portandoli necessariamente ad affidarli a qualcuno.
Non sono conosciuti per essere particolarmente violenti, perché non hanno bisogno di esserlo. Chiunque si imbatta in loro, difficilmente riesce a non rimanere soggiogato dalla loro Essenza. L’aspetto fisico viene implementato di particolari specifici e soggettivi, in modo da renderle inevitabilmente bellissime agli occhi delle vittime.
Suriah, nello specifico, è un demone molto antico e, per questo motivo, mi sono riservata di non scrivere il genere di domande che ha rivolto a Aelric, in quanto preferirei vedere come si svolgono le cose ongame, per Aeden. Non vorrei scrivere che voleva lasciargli un retaggio specifico nel sangue, rischiando poi di influenzare il gioco in determinate direzioni, quindi, se possibile, lascerei aperta questa porta, in vista di eventuali risvolti futuri.
Ad ogni modo, questo genere di demoni tende a concepire in maniera mirata con il semplice scopo di lasciare la loro impronta nel mondo attraverso figli che non potranno sottrarsi alla natura che gli è stata data. Alcuni di questi rampolli, tra l’altro, possono risultare particolarmente dotati, al punto da riuscire ad aprirsi le porte per posizioni particolarmente di spicco nella società in cui vivono.
Concludo la descrizione affrontando il rapporto "madre-figlio/e": questo tipo di demoni - quindi anche Suriah - non vede i propri figli come tali, bensì come un’emanazione di loro stessi. Sono più una proprietà di cui, tendenzialmente, si compiacciono. Non essendoci, in loro, il concetto di "madre", non avrebbero problemi a giacere con la prole.



Una descrizione di cosa è (per il candidato) un Mutaforma e e quali dovrebbero essere i tratti distintivi del suo comportarsi.



Il Mutaforma, per me, è un personaggio che ha una duplice natura non di poco conto. Può essere più o meno contrastante con l'indole che ha il pg di base, ma credo che sia una delle razze più difficili da muovere, a prescindere dalla scelta. Quando si unisce una natura umana a una di stampo demoniaco, si creeranno sempre - secondo me, almeno - delle discrepanze, per l'appunto, tra le due essenze. A meno che il personaggio non sia già stato impostato per essere un mutaforma fin dalla creazione, credo che questo sia inevitabile. Ed è anche molto difficile da gestire. E' difficile, a volte, delineare o far capire a chi legge quali sono le sfumature umane e quali potrebbero non esserlo. Non è semplice giocare un contrasto mentale.
In parole povere, vedo questa razza come una delle più complicate, che prevede due elementi fondamentali: una capacità stilistica (propriamente di scrittura) di tinteggiare le sfumature caratteriali e, conseguente alla prima, la cognizione di ciò che è il proprio pg. Che non è una cosa scontata. Certamente, sono elementi necessari in tutte le razze, ma, in questa in particolare (sempre a mio parere, eh), se manca, lascia una sensazione di incompletezza o di vuoto.



Motivo per cui si ritiene il pg proposto adatto a far parte della razza Mutaforma; Prospettive di sviluppi di gioco in seguito ad un eventuale cambio razza, cosa cambierebbe del suo stato attuale e cosa comporterà per la psiche del Personaggio.



Unisco le due domande e faccio un discorso unico.
Premetto che Aeden non è un pg nato allo scopo di essere inserito in una Razza Speciale. A dirla proprio tutta, schiettamente, è un pg che ho voluto creare per puro divertimento e non avrei mai previsto il tipo di sviluppo e di coinvolgimento che ha avuto che, onestamente, mi ha colto molto di sorpresa.
Detto ciò, Aeden era nato per rimanere umano e il bg che avrebbe da umano sarebbe in tutto e per tutto simile a quello che ho scritto, con l'ovvia eliminazione di ogni traccia demoniaca. Per spiegare il motivo per cui ritengo che potrebbe funzionare, come Mutaforma, devo necessariamente a fare un rapido excursus sulla sua psiche. Giuro che sarò rapida.
Aeden, in termini umani sempre, è affetto da Ipersessualità (o dipendenza sessuale). E' una psicopatologia che ha tendenze autodistruttive e che si può innestare su personalità particolarmente ansiose (utilizzano il sesso come strategia efficace per tenere sotto controllo ansia e nervosismo). La mente di un soggetto ipersessuale si fonda su quattro convinzioni cardine (ovviamente inconsce): 1. ritenersi una persona "cattiva" o comunque meritevole di essere punita; 2. ritenere che nessuno possa amarlo per quello che è; 3. pensare che i propri bisogni non possano essere soddisfatti dipendendo da altri; 4. ritenere il sesso la condizione più importante per la sua esistenza.
Sostanzialmente, Aeden cerca di creare legami intensi con le persone, attraverso il rapporto fisico. Senza cadere nel pessimismo cosmico - che poi ci tagliamo le vene -, lui cerca costantemente figure di riferimento e approvazione da parte di queste, provando l'istinto compulsivo di legarle a sé nel modo più stretto che conosce. Ovviamente, questo tipo di relazioni, a lungo andare, tendono a degenerare, alimentando il meccanismo autodistruttivo.
Questa è la parte umana.
Da Mutaforma, se il bg venisse approvato così come è scritto, chiaramente avrebbe tutto un altro retaggio, nel sangue. Manterrei comunque questo lato psicologico umano, perché è coerente con quello è il background di Aeden, ma lo implementerei con la natura proveniente da Suriah. La "semplice" psicopatologia in sé, a questo punto, si incastrerebbe perfettamente in un richiamo molto più primordiale e che potrebbe aprire diversi scenari di gioco.
Non sono una fan dei cambiamenti improvvisi, anche perché Aeden ha un equilibrio psicologico particolare. Per questo motivo, a livello fisico, propriamente, probabilmente non cambierà molto (nel senso che la sensibilità al contatto fisico potrebbe aumentare, ma niente di così eclatante), mentre, a livello mentale, cambierebbe molto. Innanzitutto, dico già con certezza che non è una notizia che Aeden prenderà tranquillamente. Sarà preoccupato. Sarà spaventato.
Probabilmente oscillerà tra momenti di ansia pura a momenti di onnipotenza (sempre inteso come status mentale). Inoltre, considerata la natura di Suriah, il lato "masochistico" si amplificherà, radicandosi nella sua mente in maniera piuttosto significativa. Si tratta di elementi che, tra l'altro, mi permetterebbero di tinteggiare meglio anche il rapporto con Feriy. Una volta che imparerà a comprendere la sua natura (anche solo in parte) e stabilizzarsi con essa, la situazione comincerebbe a rientrare. Ad ogni modo, avere la vicinanza di altri soggetti Mutaforma potrebbe indurlo a diventare più piattoloso di quanto già non sia, quindi a ricercare una costante rassicurazione con la loro vicinanza. Ci sono momenti in cui manifesterà la necessità di avere qualcuno accanto e altre in cui manifesterà una necessità di isolamento per qualche ora. Ovviamente, è un'ipotesi quasi certa, ma pur sempre un'ipotesi, perché dipende tutto da come si svolgerebbero le cose ongame.
A livello caratteriale, il cambiamento, lì per lì, non sarebbe così evidente. Non discendendo da un demone manifestamente violento, il suo retaggio sarà più subdolo. Aeden, già di per sé, riscrive giornalmente il proprio codice morale (questo lo rende un po' evanescente a livello comportamentale, portandolo ad adottare atteggiamenti anche contraddittori), a seconda di ciò che gli succede e del proprio status mentale. Dopo il risveglio, questo fattore si accentuerebbe. Ci saranno cose che tollererà di meno e altre di più. Non saranno cose eclatanti, ma per chi lo conosce, potrebbero essere evidenti.



Marchio



image.ibb.co/kWKbOn/marchio_ok.jpg

Localizzato nella zona del pube. Scarsa mobilità.




....Credo che non si capisca una mazza dell'ultima parte (quando cerco di spiegare qualcosa che ho in mente mi sento molto Aeden). Chiedo venia, se così dovesse essere, e rimango a disposizione, ovviamente, per qualsiasi tipo di domanda.

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04/05/2018 13:14
 
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Buongiorno,

credo che mi ci vorrà un po'. Intanto ti ringrazio per la tua candidatura e per l'interesse alla razza.

Ne abbiamo parlato cosi' tanto e mi hai fatto cosi' tante domande che mi sento come se avessi partorito, sapevo che lo aspettavo ma non sapevo cosa mi aspettasse :)

Mi prendo del tempo per analizzare il BG con calma

*~*~*~*
Keiko
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04/05/2018 16:10
 
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Benvenuta all'inferno
è più scorrevole di quanto mi aspettassi, ma è anche lungo, quindi per evitar qualcosa venga dimenticato procedo con piccoli gradi di domande al momento perchè ne ho un po'. Ci sono cose che mi piacciono molto, altre che credo sia meglio approfondire.


Vado per capitoli intanto cosi' non mi perdo :p


1.

Prologo, Concepimento

Che lingua parlano tra loro? Capisco l'ammaliamento ma il demoniaco non è mai stato giocato come una lingua sexy, anzi quelle due paroline che ha imparato Kaderin e che le saranno rimaste sono anche difficili da pronunciare se volesse farlo ora essendo un suono che la nostra gola non contempla. Potresti spiegarmi meglio questa parte del linguaggio? Non capisco se stanno appunto parlando un'altra lingua o se semplicemente essendo lui ammaliato dalla Demone non realizza quel che dice, cosa che magari riesco a vedere un po' meno destabilizzante.

Per il resto sulla base della storia la narrativa è molto scorrevole, l'idea di base è molto carina e ci vedo molto studio, ti ringrazio per l'esposizione piacevole.


2.

L'infanzia e la Rivelazione (per il padre)


Veramente necessario? Sto vecchio maestro che conosce cosi' bene i succubus (o quel tipo di demoni insomma, chiamero' succubus nel seguito la madre per mero piacevole riferimento) quanti ne ha visti in vita sua? E se fosse stata la strega? e noi che ne sappiamo?

Capisco che recentemente molti mutaforma si siano interlacciati con la figura genitoriale demoniaca, io se non son stata la prima a trovarmelo in quest saro' stata la seconda e non di più...Gli altri che io sappia vivono egregiamente la propria razza. Nel senso, puo' essere un arricchimento non lo nego, ma non è una necessità.

C'è un motivo specifico per cui questa parte mi disturba profondamente: è troppo deterministica. Viviamo (come PG) in un contesto fantasy si ma medievale, il 99% delle persone del nostro tempo sono una branca di ignoranti che crede a tutto e non conosce quasi nulla, invece questo maestro molto vecchio, che ha viaggiato, PAFF decide che quella è un demone. Non mi piace nemmeno tanto il modo in cui ci vuole arrivare


«...Io non credo che le creature come lei possano occuparsi di un figlio, nemmeno volendo. Non sono fisicamente portate a farlo. Hai visto su Suriah i segni di un parto recente?»

Io volendo non ne ho visti neanche in Chiara Ferragni, anzi non l'ho mai vista incinta davvero secondo me, ma ci sono altre frasi, la determinazione per cui Aeden non è un demone, che ne sappiamo noi? Il Mutaforma puo' anche passare la vita a chiedersi se in fondo è egli stesso un demone e il Maestro ci annulla tutti i dubbi cosi?

Questa parte non puo' andare per molte ragioni, è da sistemare. Capisco perfettamente dove vuole arrivare, è una rricchimento molto forte per i sentimenti tra padre e figlio, soprattutto la fine, è un'immagine molto di impatto ma il contorno è troppo forzato. Capisci cosa intendo? Sto dicendo quelle che a tuo parere sono baggianate?

Sono disposta a cambiare idea e farmi convincere ma ci tengo a capire se secondo te sto dicendo qualcosa di ingiusto.

Sul resto proseguiremo :D

*~*~*~*
Keiko
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04/05/2018 22:25
 
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Già, mi sono dimenticata di dire la cosa più importante. Non essendoci, come mi dicevi, una demonologia precisa su Legacy, ci sono alcune cose su cui sono stata volutamente vaga e altre su cui sono stata più precisa, rifacendomi - come per le Succubus - a quello che dice il folklore, pizzicando e mescolando un po' quello che mi piaceva di più. Non conoscendo, però, gli effettivi "limiti", è probabile che - come hai notato - alcune cose siano errate per il tipo di ambientazione.
Per questo, mi scuso di nuovo e passo a rispondere.


1. Sul linguaggio sono rimasta volutamente ambigua, non sapendo, appunto, se i demoni parlano l'enochiano, piuttosto che una lingua tutta sputacchi e ringhi. E' il motivo per cui mi sono focalizzata, in quella parte, più su una narrazione introspettiva (dal pov di Aelric): volevo che passasse il senso di confusione, in primo luogo. In secondo luogo, il disinteresse verso quello che lui stesso stava dicendo, in quanto, nella sua mente, c'era solo il desiderio di compiacere Suriah. Quindi, sì, si può considerare tranquillamente che l'ammaliamento lo renda "incapace di intendere e di volere" in quel preciso momento, non c'è alcun problema.


2.a Per quanto riguarda la conoscenza del Maestro, mi sono limitata a ipotizzare che le Succubus, probabilmente, fossero tra le entità maligne più conosciute (mi sono rifatta al fatto che, nel Medioevo la stragrande maggioranza della gente, anche ampiamente istruita, credeva fermamente nell'esistenza di Succubus e Incubus). Il Maestro non credo abbia mai avuto la fortuna e la sfiga di incontrare una Succubus (anche io la chiamo così per comodità), ma ho ipotizzato che, viaggiando e perseguendo la sua vena di studioso (quindi incorrendo sicuramente in leggende e miti) avesse accumulato abbastanza informazioni da farsi un'idea di quanto potesse essere potenzialmente accaduto quella sera. Il modus operandi di queste creature, ho dato per scontato potesse essere abbastanza ripetitivo e, soprattutto, molto riconoscibile per chi ne ha già sentito parlare. Immagino che, una volta sentito il racconto di Aelric, il suo pensiero potrebbe essere stato semplicemente questo: se quella tizia era davvero un'entità demoniaca, allora è probabile che nel sangue del figlio ci fosse qualche traccia di quel tipo di discendenza.

2.b Chiara Ferragni è un mistero della scienza biologica e su questo mi sa che dobbiamo rassegnarci.
Il Maestro, in realtà, non lo sa se Aeden è un demone o meno. Anche quando ha detto che è possibile che il sangue di Suriah non si manifesti, era un modo per cercare di rabbonire Aelric (da un lato voleva fargli presente che suo figlio aveva bisogno di lui, dall'altra aveva paura che finisse per fargli del male). Sempre seguendo il discorso di prima, penso abbia potenzialmente fatto una considerazione per cui i demoni dovrebbero creature pure nella loro essenza, mentre Aeden, discendendo da un umano, al 99% non lo è. Cioè, l'entità demoniaca pura è un'altra cosa, non comprensibile alla mente umana.


Ma tutto quello che ho scritto, in realtà, è per spiegarti quali sono stati i ragionamenti che mi hanno indotto a scrivere o dare per scontato per determinate cose.
In verità, è abbastanza ininfluente per la storia in sé, perché, a conti fatti, sono tutti morti.
Il padre si è suicidato poco dopo aver venduto Aeden. Il Maestro aveva 180 anni per gamba quando Aeden ne aveva 6, quindi adesso sarà polvere che torna alla polvere, poraccio.
Quindi, per rispondere direttamente alla tua domanda: no, non è necessaria. Era solo un espediente narrativo (tra l'altro è una parte che ho aggiunto, non avrebbe dovuto esserci) che ho utilizzato per cercare di far inquadrare meglio la figura di Suriah (che rischiava di risultare estremamente ambigua e molto poco chiara da quando scritto nel Prologo) e il rapporto - come hai colto anche tu - tra padre e figlio.
Ma, in realtà, Aeden non saprà mai nulla di tutto ciò perché, per l'appunto, non ci sono testimoni oculari viventi.
Quindi, se è una cosa che turba l'ambient, la elimino completamente senza problemi, ci mancherebbe. Il padre farebbe comunque ciò che ha fatto, in quanto ormai legato dall'ossessione verso Suriah (non riuscirebbe a uccidere suo figlio, ma riuscirebbe comunque a disfarsene per non averlo sotto gli occhi).



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05/05/2018 15:27
 
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In secondo luogo, il disinteresse verso quello che lui stesso stava dicendo, in quanto, nella sua mente, c'era solo il desiderio di compiacere Suriah.



Ecco, forse se questo concetto fosse stato più incisivo la domanda non sarebbe nata, capisco cosa intendevi comunque. Mi sta bene sia abbastanza ambiguo perchè comunque se fosse intesa come demoniaco e fosse stata lei a "estrapolare" risposte che lui non comprendeva è anche strano, lascia intendere che avrebbe potuto attingere a quella risposta diversamente.


2.a Per quanto riguarda la conoscenza del Maestro, mi sono limitata a ipotizzare che le Succubus, probabilmente, fossero tra le entità maligne più conosciute (mi sono rifatta al fatto che, nel Medioevo la stragrande maggioranza della gente, anche ampiamente istruita, credeva fermamente nell'esistenza di Succubus e Incubus)...Il modus operandi di queste creature, ho dato per scontato potesse essere abbastanza ripetitivo e, soprattutto, molto riconoscibile per chi ne ha già sentito parlare. Immagino che, una volta sentito il racconto di Aelric, il suo pensiero potrebbe essere stato semplicemente questo: se quella tizia era davvero un'entità demoniaca, allora è probabile che nel sangue del figlio ci fosse qualche traccia di quel tipo di discendenza.

2.b ...
Il Maestro, in realtà, non lo sa se Aeden è un demone o meno. Anche quando ha detto che è possibile che il sangue di Suriah non si manifesti, era un modo per cercare di rabbonire Aelric (da un lato voleva fargli presente che suo figlio aveva bisogno di lui, dall'altra aveva paura che finisse per fargli del male). Sempre seguendo il discorso di prima, penso abbia potenzialmente fatto una considerazione per cui i demoni dovrebbero creature pure nella loro essenza,



Ho supposto il ragionamento, su questa specifica sezione del tuo BG ho ragionato molto, ma studioso non vuol dire forzatamente onnisciente. Non porrei il piano delle creature "diverse" sullo stesso della cultura in generale, anche perchè solo determinate classi sociali sono veramente istruite, il resto si getta su storie basiche e folkrore. Per quanto la legatura al folkrore ci sta, della succubus in particolare tuttavia, nel folklore esistono molte forme, in alcune legature sono esseri bruttissimi che stuprano le loro vittime, in alcune non possono avere la prole è così via. Le certezze del maestro per quanto coerenti con la narrativa mi hanno lasciato un po' questa stessa sensazione, come se si togliesse il giusto mistero alle cose, capisci che intendo? Questa è ovviamente una mia sensazione personale ma concerne anche le informazioni plausibili all'interno del gioco.


In verità, è abbastanza ininfluente per la storia in sé, perché, a conti fatti, sono tutti morti.


(Ma poveri...anzi forse no)


Quindi, per rispondere direttamente alla tua domanda: no, non è necessaria. Era solo un espediente narrativo (tra l'altro è una parte che ho aggiunto, non avrebbe dovuto esserci) che ho utilizzato per cercare di far inquadrare meglio la figura di Suriah (che rischiava di risultare estremamente ambigua e molto poco chiara da quando scritto nel Prologo) e il rapporto - come hai colto anche tu - tra padre e figlio.
Ma, in realtà, Aeden non saprà mai nulla di tutto ciò perché, per l'appunto, non ci sono testimoni oculari viventi.
Quindi, se è una cosa che turba l'ambient, la elimino completamente senza problemi,



Come ti ho detto, ho compreso l'intenzione puramente narrativa e non dubitavo che fosse un arricchimento del BG di cui Aeden non aveva conoscenza. Il messaggio che vuol fare passare è molto forte e riguarda il suo rapporto con il padre, che lo odia ma non vuole ucciderlo, lo salva da strozzamento, perchè in fondo davvero lo lega Suriah. è questo è un forte dettaglio, nelle varie maniere in cui un solo demone ha rovinato l'intera esistenza di un uomo.

Io personalmente non vorrei che lo togliessi, mi piace, ma che smussassimo quelle due/tre cose che stridono. Ma è ovviamente una scelta tua. Tolto questo pezzo c'è invece una parte che non può essere rimossa quindi eventualmente affrontata diversamente.


Da lui non aveva ereditato neanche l'abilità nella caccia e ogni speranza di potergli insegnare qualcosa venne spazzata via quando divenne chiaro che il bambino aveva problemi seri di vista.



Ho studiacchiato qui e là la patologia di Aeden, ora considerato che parliamo di demoni non mi metterei a fare la supercazzola genetica su come abbia ereditato la malattia, anche perchè sarebbe da ambo i genitori ed è impossibile, quindi è più supposto pensare sia la reazione ad un solo genitore portatore e l'altro demone. Questo non solo perchè vorrei fosse più chiaramente incisivo che sia stato un deficit della stirpe umana, ma perchè non riesco a supporre un demone con un handicap o una malformazione genetica, avendo una genetica propria, ed essendo esseri maligni e superiori.

Aeden l'ha ereditata, si, perchè per metà è umano, da quella metà si è sviluppato il gene amorfo, e quella metà l'avrà sempre. So che ne abbiamo parlato perché appunto, mi hai chiesto un confronto su molte cose, non ti ho proposto esplicitamente un tipo di aberrazione diversa ma sappiamo che mi piacerebbe questa anomalia portasse un Malus anche dopo un eventuale risveglio, quindi vorrei mi proponessi la forma alternativa e potessimo lavorarci insieme perchè sarebbe (almeno per me) il primo caso di aberrazione di razza volto in negativo.

Sistemata questa parte procedo al successivo

Adolescenza e Schiavitù -di accedere più facilmente a quel lato inconscio, di lui, che racchiudeva l'Ars.



Solo per specificare che non è una tendenza di razza (anche se non lo hai scritto da nessuna parte quindi non è un'accusa) nel senso che il Mutaforma in sè non è più o meno propenso all'ars di un qualsiasi altro essere non magico per l'uso dell'ars. Diciamo che ho colto la frase per fare un post-it non è una reale correzione.

Il resto e la presentazione di Suriah, in particolare, è molto completo. Quindi conclusa questa parte del BG e dell'aberrazione posso considerare lo storico del personaggio coerente. Capisco che è un lavoro lezioso quindi ti lascio tempo prima di passare poi alla psiche e al tecnico. (Ho la scaletta :P)


*~*~*~*
Keiko
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08/05/2018 23:21
 
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Eccomi!
Chiedo venia, ma il weekend fuori porta mi ha rallentata un sacco.
Allura, passo subito a rispondere <3



Ho supposto il ragionamento, su questa specifica sezione del tuo BG ho ragionato molto, ma studioso non vuol dire forzatamente onnisciente. Non porrei il piano delle creature "diverse" sullo stesso della cultura in generale, anche perchè solo determinate classi sociali sono veramente istruite, il resto si getta su storie basiche e folkrore. Per quanto la legatura al folkrore ci sta, della succubus in particolare tuttavia, nel folklore esistono molte forme, in alcune legature sono esseri bruttissimi che stuprano le loro vittime, in alcune non possono avere la prole è così via. Le certezze del maestro per quanto coerenti con la narrativa mi hanno lasciato un po' questa stessa sensazione, come se si togliesse il giusto mistero alle cose, capisci che intendo? Questa è ovviamente una mia sensazione personale ma concerne anche le informazioni plausibili all'interno del gioco.




Ne ho approfittato per rifare questa parte. E, all'inizio volevo solo smussarla. Poi, però, ho visto che la parte della descrizione di Suriah va bene e quindi ho deciso di modificarla proprio, concentrandomi maggiormente sul rapporto tra padre/figlio che, forse, era l'aspetto meno trattato, a questo punto.
E' uscita fuori la prima versione che avevo in mente e te la propongo subito qui. Mi piace molto, per l' "umanità" della questione affrontata.



L'infanzia

Aeden si dimostrò subito essere un bambino estremamente vivace, pregno di una curiosità talvolta pericolosa, se non contenuta. Allattato dalle balie, crebbe in fretta e non fece fatica a farsi ben volere dai bambini del villaggio. Nel complesso, palesò un carattere piuttosto normale, se si eccettuava l'iperattività.
L'unico che non lo accettò mai fu suo padre, con il quale portò avanti un rapporto un po' schizofrenico, basato su odio e amore. Repulsione e Ossessione.
Per quanto fosse figlio suo, Aeden non aveva ereditato una virgola, da lui. Fisicamente, ricordava spaventosamente sua madre, soprattutto quando il colore dei capelli e degli occhi cominciò a stabilizzarsi. Da lui non aveva ereditato neanche l'abilità nella caccia e ogni speranza di potergli insegnare qualcosa venne spazzata via quando divenne chiaro che il bambino aveva problemi seri di vista.
Fu il Maestro Thielard - l'unico maestro del villaggio - a occuparsi, come di consueto, del suo bagaglio culturale. Aeden non si mostrò tanto dotato nel leggere e nello scrivere, quanto nel parlare. Imparò a parlare prestissimo e non ci fu più verso di farlo tacere. Manifestava un costante ed impellente bisogno di comunicare.
«...Probabilmente, è solo stupido.» disse Aelric, rancoroso, parlando con il Maestro. Erano seduti accanto, nella piazzetta del Villaggio. Il Maestro osservava i bambini giocare e schiamazzare. Aelric si limitava a ingollare vino su vino, come, ormai, era consuetudine.
«Aeden non è stupido.» Il Maestro osservò il cacciatore «Non hai notato?»
Il cacciatore lo fissò con aria vuota. Si era imbruttito, si era appesantito e faceva venire il dubbio che avesse conservato anche solo un quarto dell'acume per il quale era tanto famoso.
«E' distratto. Sembra tranquillo, forse un po' vivace...ma ci sono dei momenti in cui la sua energia...vibra.»
Aelric non disse nulla, fissando il figlio sgambettare con i suoi amici.
«E' figlio di quella donna a cui hai accennato. Suriah, vero?» continuò il Maestro.
Il cacciatore rimase chiuso in quello che Thielard prese come un silenzio-assenso. Non che avesse bisogno di particolari conferme, comunque. Tutti conoscevano la storia, lì al villaggio.
Per un lungo istante, ci fu solo silenzio tra loro due.
«...Aeden ha bisogno di te...»
Una singola affermazione che aleggiò tra di loro come uno spettro.
Aelric fece una smorfia infastidita, stringendo la fiaschetta di vino.
«Ha...bisogno di sua madre.» rispose, basso «...E anche io.»
Il Maestro trattenne un movimento infastidito. Gli venne voglia di prendere Aelric per le spalle e scrollarlo fino a quando non avrebbe finito per tirare fuori qualcosa di sensato, ma si trattenne.
Si trattenne perché non poteva fare altro. Abbassò lo sguardo per un momento, prendendosi qualche istante, per riflettere.
«L'ossessione verso quella donna...finirà per ucciderti.» mormorò «...o per uccidere tuo figlio.»
Aelric fece uno strano verso, simile ad una risata ansimata, come se il vecchio avesse appena toccato un punto dolente.
«Sì...» ammise, raddrizzando la testa, andando a puntare lo sguardo sui bambini «...Ci ho provato. Ogni tanto ci provo. Penso che la mia vita migliorerebbe, senza di lui. Senza averlo sotto gli occhi. Tutto il giorno.»
Il Maestro rimase immobile, irrigidito, cercando di rimettere in ordine i pensieri e trovare una risposta adeguata. Ma Aelric lo precedette e riprese a parlare.
«...Ci somiglia, sai?» mormorò, malinconico. Lo sguardo annebbiato dall'alcool «...E' dannatamente simile a lei. Ci sono tanti particolari, di lui, che me la ricordano. Gli occhi, in particolare, sono uguali. A volte...lo guardo e vorrei vederlo morto. Ma quando faccio per mettere in pratica ciò che immagino...» esitò per un momento «...non riesco. Non riesco ad andare oltre. Non riesco a toglierlo di mezzo definitivamente. Non riesco..a riprendermi la mia vita.»
Il Maestro guardò il profilo distrutto dell'uomo, percependo una mistura di emozioni, in quella voce. Nel suo sguardo colse l'anaffettività che quello stato mentale tendeva a portare. Aelric non amava suo figlio. Non come un padre avrebbe dovuto fare, per lo meno.
Aprì la bocca per rispondere, ma si bloccò, quando qualcosa entrò nel suo campo visivo. Aeden era lì, che fissava suo padre, sporco di terra dalla testa ai piedi e con una goccia di sudore che gli scivolava lungo la tempia. Gli occhi grandi erano concentrati sulla figura del cacciatore, pregni di un bagliore tra il divertito e il bisognoso. Voleva raggiungere Aelric, ma rimaneva alla periferia di quella che sembrava una barriera invisibile. Con le dita sporche di terriccio ficcate in bocca, studiava l'uomo. Ondeggiando sul posto, poi, si mosse lungo quella barriera invisibile scivolando lateralmente e, ridacchiando, andò a posare le mani in grembo al Maestro.
Thielard lo guardò e gli sentì una stretta al cuore, nel considerare che un bambino così piccolo doveva già preoccuparsi di studiare l'umore del genitore, prima di avvicinarglisi. Aeden stava aggrappato alle sue gambe, ma lo sguardo era diretto verso il padre, in una chiara necessità che rimaneva inespressa a parole. E inesaudita. Aelric non lo guardò, pur consapevole della sua presenza. Il Maestro alzò la mano, andando ad accarezzare i capelli castani del più piccolo, studiandone i riflessi ramati, visibili sotto il sole. Aeden appoggiò la guancia contro la sua gamba, godendosi il contatto per qualche minuto. Poi, attratto dal gioco degli amichetti, scivolò rapidamente via.
«Perché io...?» mormorò Aelric.
Thielard lo guardò duramente.
«Se questa è l'unica cosa che sai dire, mi prenderò io cura di Aeden. Lascialo a me.»
Fu un attimo. Gli occhi del cacciatore lampeggiarono d'ira pura. E non solo. C'era una necessità che non aveva nulla di normale.
Ma non fece in tempo a replicare, perché Aeden scelse quel preciso momento per farsi andare di traverso una delle biglie con le quali stava giocando con gli altri bambini. Emise un verso orribile e, ancora prima che il Maestro si rendesse conto della situazione, Aelric balzò in piedi e lo raggiunse, imprecando contro l'idiozia del figlio, ribaltandolo senza tanti complimenti e cercando di fargli sputare il corpo estraneo. Thielard si alzò, con i suoi tempi, raggiungendoli subito dopo e osservando il padre agire in favore della vita del figlio, come se non potesse contemplare nulla di diverso.
Quando la biglia infame rotolò tra la polvere, il Maestro fece per allungare le mani verso Aeden, ma il padre si strinse il figlio addosso, prendendolo in braccio. Il bambino sembrava stordito e aveva le lacrime che gli rigavano le guance.
Il vecchio guardò Aelric, in evidente attesa di una risposta alla sua proposta di prendersi cura di Aeden.
Il cacciatore si stringe addosso suo figlio, avvolgendolo in una presa possessiva.
Non ci fu bisogno di parole. Bastò lo sguardo che gli lanciò.
Thielard abbassò le mani, consapevole che sarebbe arrivato il giorno in cui Aelric avrebbe superato con uno scatto improvviso, quella barriera che gli impediva di liberarsi di suo figlio. Ebbe la certezza che Aeden sarebbe morto. O che, prima o poi, non l'avrebbe più visto.
«...Lascialo a me. Fallo per lui. Non sei in condizioni di potertene occupare...»
Aelric fece scorrere la mano sulla schiena di suo figlio, che smise gradualmente di sussultare i suoi singhiozzi, rilassandosi. Con le guance brillanti di lacrime, cominciò a succhiarsi il pollice, già sonnolento, appoggiando la testa contro la spalla di suo padre.
Il padre aveva un bisogno viscerale del figlio. Ma anche il figlio sembrava subire un ascendente particolare, quando era con il padre.
Aelric non ebbe bisogno di dire nulla, ancora una volta. Tenendo Aeden in braccio, si allontanò, determinando la fine del discorso.





(Ma poveri...anzi forse no)



"Eeeeh, è il mistero della vita, Aldo."(cit.)

...Va bene, la smetto.




Ho studiacchiato qui e là la patologia di Aeden, ora considerato che parliamo di demoni non mi metterei a fare la supercazzola genetica su come abbia ereditato la malattia, anche perchè sarebbe da ambo i genitori ed è impossibile, quindi è più supposto pensare sia la reazione ad un solo genitore portatore e l'altro demone. Questo non solo perchè vorrei fosse più chiaramente incisivo che sia stato un deficit della stirpe umana, ma perchè non riesco a supporre un demone con un handicap o una malformazione genetica, avendo una genetica propria, ed essendo esseri maligni e superiori.




Yas, è ereditata da parte umana, non da quella demoniaca. Tutto, di lui, è di parte umana (anche la stupidità) ad eccezione della parte indicata nel capitoletto del Retaggio.

Per quanto riguarda l'aberrazione, trovo interessante quella che avevamo elaborato insieme e che credo sia fattibile.
Migliorerebbe l'acuità visiva (quindi tornerebbe a vedere in maniera precisa come una persona normale), ma manterrebbe la cecità ai colori e, di notte, in vista della skill innata Scurovisione, manifesterebbe, invece, una visione a infrarossi.
Di per sé, la visione a infrarossi - soprattutto se in bianco e nero - credo che sia un malus piuttosto potente. Del tipo che, per strada, fa la figura del ciecato che saluta a caso la gente perché gli pare di conoscerla e invece non è così.




Solo per specificare che non è una tendenza di razza (anche se non lo hai scritto da nessuna parte quindi non è un'accusa) nel senso che il Mutaforma in sè non è più o meno propenso all'ars di un qualsiasi altro essere non magico per l'uso dell'ars. Diciamo che ho colto la frase per fare un post-it non è una reale correzione.




Yas, mi serviva un motivo per non farlo uccidere a due giorni dall'ingresso nella Compagnia e, dato che mi interessa far sviluppare il pg magicamente, ho unito l'utile al dilettevole. Ma, confermo, non è collegato alla genitorialità demoniaca.




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Bene bene bene.

L'inciso dell'infanzia coglie quel "di più" che completa la psiche di Aeden e della sua storia ma così modificato direi che non stroppia andando a scavare in dinamiche ambigue.

Mi prendo tempo per rianalizzare il bg completo ma per ora mi sembra non ci siano altri appunti su questa parte. [SM=g27988]

Riguardo alla aberrazione tra il parlarne e metterla per iscritto pulita c'è di mezzo il mare e non vogliamo fa impazzire i master quindi intanto vedi se va bene così perché ci dovrà poi essere l'approvazione del segno particolare.
(1)
Aberrazione razziale: a causa di una malformazione genetica difetta alla vista di tutti i colori che non siano bianco, rosso e nero. Di giorno vedrà tutto in bianco e nero salvo oggetti rossi, di notte tutto in rosso e nero salvo oggetti bianchi.

Questo è per essere brevi sugli effetti. Poi tu nel tuo bg libera di citare la malattia di partenza e le sue forme evolutive pre e post risveglio. Non ho nulla in contrario sulla vista resa nitida in quei tre colori considerato che rinunci alla scurovisione in toto (oltre che a un intero mondo a colori ma quello era da prima)

Fatto questo inciso.
(2)
Ho notato la dicitura scarsa mobilità del marchio cosa intendi? Ti anticipo subito che il marchio è mobile, per caratteristica di razza il suo spostamento è escluso sia millimetrico perché non deve, e non vuole in sé, esser scambiato per un tatuaggio. Che poi prenda solo una determinata zona impedisce la mattina di mettersi a cercare il marchio in giro davanti allo specchio, ma ad esempio se me lo localizzi sul pube io do per scontato il suo movimento sia almeno sulla fascia compresa tra le due sporgenze anteriori del bacino con un range in verticale che può anche essere una fascia massima di cinque centimetri, o al contrario da una zona verticale con una fascia orizzontale limitata.

(3)
La prima reazione di Aeden a un eventuale risveglio?

Non ti chiedo se pensi incontrerà suoi simili quindi quando e se lo farà?

Cosa cambierà nel rapporto che Aeden ha con sé stesso? Tutta una serie di insicurezze mostrate in gioco come pensi si ripercuoteranno su di lui?

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(1)
Aberrazione razziale: a causa di una malformazione genetica difetta alla vista di tutti i colori che non siano bianco, rosso e nero. Di giorno vedrà tutto in bianco e nero salvo oggetti rossi, di notte tutto in rosso e nero salvo oggetti bianchi.



Direi che è perfetta.




(2)
Ho notato la dicitura scarsa mobilità del marchio cosa intendi? Ti anticipo subito che il marchio è mobile, per caratteristica di razza il suo spostamento è escluso sia millimetrico perché non deve, e non vuole in sé, esser scambiato per un tatuaggio. Che poi prenda solo una determinata zona impedisce la mattina di mettersi a cercare il marchio in giro davanti allo specchio, ma ad esempio se me lo localizzi sul pube io do per scontato il suo movimento sia almeno sulla fascia compresa tra le due sporgenze anteriori del bacino con un range in verticale che può anche essere una fascia massima di cinque centimetri, o al contrario da una zona verticale con una fascia orizzontale limitata.




Sì, esatto, intendevo che, essendo la zona del pube relativamente ridotta rispetto ad altre, non si muoverà di tanto (non se lo ritroverà sullo stomaco, per dire), ma avrà libero movimento in quel raggio, sia in orizzontale che in verticale.




La prima reazione di Aeden a un eventuale risveglio?

Non ti chiedo se pensi incontrerà suoi simili quindi quando e se lo farà?

Cosa cambierà nel rapporto che Aeden ha con sé stesso? Tutta una serie di insicurezze mostrate in gioco come pensi si ripercuoteranno su di lui?




...Mi piace un sacco questa parte <3


1. In primo luogo sarà sicuramente confuso. Incerto. Si tratta comunque di un cambiamento massiccio e che a livello mentale, volenti o nolenti, ha un certo impatto. Nel primo periodo altalenerà tra momenti di apparente (ed effettiva, per certi versi) tranquillità e momenti di ansia. Per contro, percepirà come se qualcosa, in lui, fosse tornato...a posto. Come se fosse a un passo dal trovare una potenziale spiegazione per ciò che è sempre stato (realizza che alla base dei suoi costanti impulsi sessuali potrebbe esserci qualcosa di più) e, se da una parte questa cosa potrebbe farlo sentire meno in colpa, dall'altra sarà più preoccupato, perché non sa fino a che punto potrebbe influenzarlo. Le effettive sfumature psicologiche, poi, dovrò valutarle in sede, ma le sensazioni predominanti e percepibili saranno queste. Sono i timori tipici di una persona che si ritrova ad affrontare una cosa nuova che sembra più grossa di lei.
A livello esteriore, poi, potrebbe apparire più distratto del solito. Si sa che lui ha la concentrazione da uomo (quindi fa una cosa per volta e di grazia, non me ne vogliano gli uomini :P) e quindi sarà distratto sia da eventuali pensieri/preoccupazioni/ansie, sia dall'analisi di particolari sensazioni che percepisce in quel momento. I momenti in cui avrà dei picchi d'ansia saranno facilmente visibili. Fatica a stare fermo e ci sono situazioni in cui potrebbe vomitare parole su parole addosso al malcapitato oppure trattenere in sé il più possibile. Dipende dal contesto e dalla persona che ha davanti.


2. Suggerirei ai Mutaforma presenti nelle sue vicinanze di migrare per lidi più tranquilli.
...Nah, scherzo. Sicuramente avrà momenti in cui sarà una cozza. Soprattutto all'inizio. Lui ha una mente che, quando è preda di circoli ansiosi, cerca costante rassicurazione, soprattutto se si tratta di questioni che non è avvezzo ad affrontare normalmente. Non si metterà a piangere sulla spalla del primo Mutaforma che passa, ma sicuramente si rassicurerà della sola presenza, anche per questioni razziali. Il fatto che Kaderin ed Elenie, in particolare, abbiano la sua stessa natura, è una manna dal cielo. Si tranquillizzerà visibilmente appena capterà questo particolare. Ci sono momenti in cui potrebbe subissarle di domande o di discorsi poco sensati, così come potrebbe semplicemente cercare la loro vicinanza, stando in silenzio. Vicinanza fisica, anche. Non dico che cercherà di farsele, eh (anche se la tentazione è costante), ma intendo che trarrà sicurezza proprio dal contatto fisico, che sia una stretta di mano, un abbraccio o il semplice sfiorare di spalle se non seduti vicini.


3. Aeden trasuda sarcasmo, in particolare verso se stesso. Tende a non prendersi quasi mai sul serio. Un'esigenza che è nata per forza di cose, visto che ha dovuto cavarsela in situazioni non favorevoli alla sua incolumità. Quindi, da una parte, cercherà di assecondare poco le sue preoccupazioni - soprattutto quelle più intime -, cercando di sopprimerle. Per certi aspetti sembrerà addirittura non avere un'opinione di se stesso, ma perché sarà preoccupato ad ansiarsi per i problemi più immediati che il risveglio del sangue potrebbe creare.
Intimamente, avrà un rapporto un po' schizofrenico con se stesso. Altalenerà tra l'accettarsi e il rifiutarsi (meccanismo che alimenterà il tratto masochistico, andando a incastrarsi con il risveglio del sangue stesso). Non saprà se avere paura di se stesso o se essere felice di ciò che è. A livello pratico, è possibile cerchi di astenersi da eventuali rapporti (o che si rivolga principalmente agli uomini, che possono tenerlo maggiormente sotto controllo), almeno fino a quando non capirà che tipo di influsso ha il sangue e fino a che punto può arrivare.
Nel momento in cui si stabilizzerà e riuscirà a scendere a patti con la sua nuova natura, troverà un equilibrio delicato che dovrà imparare rapidamente a mantenere. Mi piace l'idea di poter mantenere le insicurezze umane che contrastino e si mescolino con quelle sicurezze, invece, dettate dal sangue demoniaco. Suriah è un demone orgoglioso, nonostante ciò che rispecchia della sfera della Lussuria. Su Aeden, questa mescolanza, avrà un'influenza particolare che lo porterà a unire sicurezza e insicurezza, orgoglio e sottomissione, in molte variabili, dipendenti dal contesto.

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Aeden, 09/05/2018 12.12:




1. In primo luogo sarà sicuramente confuso. Incerto. Si tratta comunque di un cambiamento massiccio e che a livello mentale, volenti o nolenti, ha un certo impatto. Nel primo periodo altalenerà tra momenti di apparente (ed effettiva, per certi versi) tranquillità e momenti di ansia. Per contro, percepirà come se qualcosa, in lui, fosse tornato...a posto. Come se fosse a un passo dal trovare una potenziale spiegazione per ciò che è sempre stato (realizza che alla base dei suoi costanti impulsi sessuali potrebbe esserci qualcosa di più) e, se da una parte questa cosa potrebbe farlo sentire meno in colpa, dall'altra sarà più preoccupato, perché non sa fino a che punto potrebbe influenzarlo. Le effettive sfumature psicologiche, poi, dovrò valutarle in sede, ma le sensazioni predominanti e percepibili saranno queste. Sono i timori tipici di una persona che si ritrova ad affrontare una cosa nuova che sembra più grossa di lei.
A livello esteriore, poi, potrebbe apparire più distratto del solito. Si sa che lui ha la concentrazione da uomo (quindi fa una cosa per volta e di grazia, non me ne vogliano gli uomini :P) e quindi sarà distratto sia da eventuali pensieri/preoccupazioni/ansie, sia dall'analisi di particolari sensazioni che percepisce in quel momento. I momenti in cui avrà dei picchi d'ansia saranno facilmente visibili. Fatica a stare fermo e ci sono situazioni in cui potrebbe vomitare parole su parole addosso al malcapitato oppure trattenere in sé il più possibile. Dipende dal contesto e dalla persona che ha davanti.


2. Suggerirei ai Mutaforma presenti nelle sue vicinanze di migrare per lidi più tranquilli.
...Nah, scherzo. Sicuramente avrà momenti in cui sarà una cozza. Soprattutto all'inizio. Lui ha una mente che, quando è preda di circoli ansiosi, cerca costante rassicurazione, soprattutto se si tratta di questioni che non è avvezzo ad affrontare normalmente. Non si metterà a piangere sulla spalla del primo Mutaforma che passa, ma sicuramente si rassicurerà della sola presenza, anche per questioni razziali. Il fatto che Kaderin ed Elenie, in particolare, abbiano la sua stessa natura, è una manna dal cielo. Si tranquillizzerà visibilmente appena capterà questo particolare. Ci sono momenti in cui potrebbe subissarle di domande o di discorsi poco sensati, così come potrebbe semplicemente cercare la loro vicinanza, stando in silenzio. Vicinanza fisica, anche. Non dico che cercherà di farsele, eh (anche se la tentazione è costante), ma intendo che trarrà sicurezza proprio dal contatto fisico, che sia una stretta di mano, un abbraccio o il semplice sfiorare di spalle se non seduti vicini.


3. Aeden trasuda sarcasmo, in particolare verso se stesso. Tende a non prendersi quasi mai sul serio. Un'esigenza che è nata per forza di cose, visto che ha dovuto cavarsela in situazioni non favorevoli alla sua incolumità. Quindi, da una parte, cercherà di assecondare poco le sue preoccupazioni - soprattutto quelle più intime -, cercando di sopprimerle. Per certi aspetti sembrerà addirittura non avere un'opinione di se stesso, ma perché sarà preoccupato ad ansiarsi per i problemi più immediati che il risveglio del sangue potrebbe creare.
Intimamente, avrà un rapporto un po' schizofrenico con se stesso. Altalenerà tra l'accettarsi e il rifiutarsi (meccanismo che alimenterà il tratto masochistico, andando a incastrarsi con il risveglio del sangue stesso). Non saprà se avere paura di se stesso o se essere felice di ciò che è. A livello pratico, è possibile cerchi di astenersi da eventuali rapporti (o che si rivolga principalmente agli uomini, che possono tenerlo maggiormente sotto controllo), almeno fino a quando non capirà che tipo di influsso ha il sangue e fino a che punto può arrivare.
Nel momento in cui si stabilizzerà e riuscirà a scendere a patti con la sua nuova natura, troverà un equilibrio delicato che dovrà imparare rapidamente a mantenere. Mi piace l'idea di poter mantenere le insicurezze umane che contrastino e si mescolino con quelle sicurezze, invece, dettate dal sangue demoniaco. Suriah è un demone orgoglioso, nonostante ciò che rispecchia della sfera della Lussuria. Su Aeden, questa mescolanza, avrà un'influenza particolare che lo porterà a unire sicurezza e insicurezza, orgoglio e sottomissione, in molte variabili, dipendenti dal contesto.




Una cosa che mi sono trovata recentemente a correggere è la consapevolezza eccessiva. Mi spiego meglio, supponendo che Aeden risvegliandosi sappia che dicende da un demone, chi glielo dice che le sue devianze sessuali provengano da quello? Non bisogna dare per scontato che il genitore sia un succubus per forza. Anzi posso dire che ho notato lesivo questo rapporto già all'inizio con il genitore demone.

Il mutaforma deve scoprirsi, farsi domande, quindi ad esempio perché la astensione dai rapporti se è qualcosa che gli dàbenessere, perché se ne proverebbe?


Riguardo alla questione degli altri mutaforma e del contatto ricercato, potresti dirmi le effettive differenze tra Aeden ed un qualsiasi mutaforma? Immagino tu ti sia riferita alla skill innata, vorrei capire meglio, visto che comunque giochi già un PG abbastanza audace,chiedendoti di farmi due casistiche d'azione (una o più azioni che ritieni opportune) relazionato e finalizzato ad un contatto, da umano e da mutaforma. Scegli come target un mutaforma a tua scelta.

Poi una domanda semplice,secondo te perché questa skill? Quali sono i vantaggi?gli svantaggi? L'hai vista in gioco che idee hai?

Si, le idee sono importanti, le idee diventano gioco in fondo no? [SM=g27986]
[Modificato da Keiko 10/05/2018 14:11]

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Una cosa che mi sono trovata recentemente a correggere è la consapevolezza eccessiva. Mi spiego meglio, supponendo che Aeden risvegliandosi sappia che dicende da un demone, chi glielo dice che le sue devianze sessuali provengano da quello? Non bisogna dare per scontato che il genitore sia un succubus per forza. Anzi posso dire che ho notato lesivo questo rapporto già all'inizio con il genitore demone.

Il mutaforma deve scoprirsi, farsi domande, quindi ad esempio perché la astensione dai rapporti se è qualcosa che gli dàbenessere, perché se ne proverebbe?




Ah sì sì, io ho effettivamente scritto come se Aeden venisse per certo a conoscenza della sua natura (non ho mai assistito ad un Risveglio, quindi, a conti fatti, non ho bene in mente cosa succeda, né che tipo di informazioni vengano passate al pg), ma, chiaramente, se le informazioni On in merito alla sua discendenza rimarranno criptate, Aeden non potrà conoscere l'influenza precisa del sangue demoniaco su di sé e agirà di conseguenza a ciò che riceve. Quindi, certamente, se non ha tra le mani questo genere di informazione specifica, non andrà nemmeno a scomodare la sfera sessuale che gli piace tanto, né si porrà, effettivamente, particolari problemi in merito.




Riguardo alla questione degli altri mutaforma e del contatto ricercato, potresti dirmi le effettive differenze tra Aeden ed un qualsiasi mutaforma? Immagino tu ti sia riferita alla skill innata, vorrei capire meglio, visto che comunque giochi già un PG abbastanza audace,chiedendoti di farmi due casistiche d'azione (una o più azioni che ritieni opportune) relazionato e finalizzato ad un contatto, da umano e da mutaforma. Scegli come target un mutaforma a tua scelta.




UMANO

[Giardini]{Panchina} Nel suo girovagare quasi senza meta, si è, alla fine, ritrovato a camminare nei giardini pubblici. Le palpebre morbidamente socchiuse e la linea rilassata della fronte e delle sopracciglia, trasmettono un senso di quiete. Indossa i suoi abiti da servitore che, forse, non gli rendono giustizia - secondo quello che molti dicono -, ma che si sposano alla perfezione con il suo rango e il suo atteggiamento. La casacca bianca è stretta in vita da una cintura di cuoio un po' logora. I calzoni neri nascondono in buona parte la forma delle gambe e si infilano malamente, nella parte inferiore, dentro gli stivali bassi che indossa quotidianamente. Nel camminare non si guarda realmente attorno, anche per evitare il riverbero del sole. Per questo motivo si accorge della presenza di Elenie, seduta su una delle tante panchine del giardino, solo dopo averla quasi superata. Un lieve sorriso increspa le labbra, mentre rallenta il passo fino a fermarlo. Si gira e torna indietro di quella manciata di passi, approfittandone per avvicinarsi. Non le chiede permesso, né se desideri avere effettivamente la sua compagnia [Ehi...] Saluta, a voce bassa, sporgendosi a toccare con entrambe le mani la pietra calda della panca. Se possibile, cercherebbe di sedersi proprio accanto alla bionda, rimanendo rivolto verso di lei. Lancia un'occhiata al libro che lei ha tra le mani, ma perde rapidamente interesse per ovvie ragioni [...Che leggi? Qualcosa che potrebbe interessarmi?] Ne dubita, ma non si sa mai. Con un bagliore divertito nello sguardo, si farebbe più vicino, cercando di andare ad appoggiare il mento sulla spalla di lei, socchiudendo di nuovo gli occhi, arrivando a percepire, probabilmente, il profumo della sua pelle, rabbrividendo piacevolmente.


MUTAFORMA

[Giardini]{Panchina} Nel suo girovagare quasi senza meta, si è, alla fine, ritrovato a camminare nei giardini pubblici. Le palpebre sono socchiuse e, a primo impatto, può trasmettere un'impressione rilassata. In realtà, le sopracciglia sono impercettibilmente corrucciate e la linea della mandibola ha una tensione che, per quanto blanda, esiste. Indossa i suoi abiti da servitore che, forse, non gli rendono giustizia - secondo quello che molti dicono -, ma che si sposano alla perfezione con il suo rango e il suo atteggiamento. Cammina, concentrato a guardare le fronde degli alberi, indiscutibilmente sovrappensiero. E' una sensazione, quella che lo induce a rallentare il passo. Un pizzicore morbido, ma percepibile laddove sa esserci il Marchio. Abbassa lo sguardo e ci vuole molto poco per far sì che riesca a cogliere la presenza di Elenie, seduta su una delle tante panchine del giardino, non molto distante da lui. Non sorride, ma c'è una lievissima motilità espressiva che varia, come se avesse allentato la contrazione della mascella, senza quasi rendersene conto. Come se non potesse - o non volesse - fare diversamente, cammina in direzione di Elenie, con la sicurezza di chi sa che non sarà rifiutato, ma senza fretta. Si fermerebbe quando ormai le è accanto, osservandola dall'alto per un istante, con l'espressione che si tramuta in una più morbida e riflessiva insieme. Non le chiede permesso, né se desideri avere effettivamente la sua compagnia: cercherebbe di scivolare a sedere proprio accanto alla bionda, rimanendo rivolto verso di lei. Non guarda il libro che lei ha tra le mani, fissandola dritta in volto, con quel bagliore, negli occhi ambrati, che è intenso e di difficile interpretazione. Una manciata di secondi. Poi, sorride, intimamente alleggerito dalla vicinanza di lei [Ele...] Mormora. Senza dire altro, si farebbe più vicino, cercando di reclinare la testa sulla spalla di lei, socchiudendo gli occhi. In quel gesto, i tratti del volto si ammorbidiscono del tutto, trovando una nuova quiete che ha il sapore del piacere, della stabilità e della sicurezza di cui necessita in quel momento. Chiudendo del tutto gli occhi, inspira a fondo l'aria e l'aroma di Elenie, prendendosi del tempo per assaporare il richiamo di una natura simile alla sua,dl sangue che reagisce. Percepisce la voglia di appoggiare le labbra su quella pelle. Ma non lo fa. A meno che non venga scacciato, rimarrà in quella posizione, senza disturbarla se non con la sua presenza, nutrendosi della tranquillità che la sola presenza di Elenie, in quanto parirazza e in quanto amica, è in grado di dargli. Al massimo le sbaverà sulla spalla, se si rilasserà al punto da entrare in uno stato di dormiveglia.





Poi una domanda semplice,secondo te perché questa skill? Quali sono i vantaggi?gli svantaggi? L'hai vista in gioco che idee hai?




Mi piace questa Skill, perché fa effetto unione. Essendo, i Mutaforma provenienti tutti dalla stessa matrice - pur essendo tutti diversi -, se non esistesse, la vedrei come una mancanza. L'ho vista giocata in diversi contesti, con effetti più o meno intensi (immagino che dipenda dalla descrizione che ci vuole dedicare il singolo player). Personalmente, se fossi in role, mi piacerebbe sottolinearne l'importanza effettiva, perché, per come l'ho interpretata io, va a smuovere qualcosa di profondo. Riporto i vantaggi che ho colto di questa skill: oltre a creare un senso di benessere, il fatto che, con un singolo tocco, si possano trasmettere immagini, sensazioni o frasi, senza neanche un turno di concentrazione - e, soprattutto, senza che ci sia la possibilità di percepire magicamente la cosa -, può creare vantaggi enormi e non indifferenti. La semplice vicinanza con soggetti della propria stirpe fa sì che si creino una maggiore stabilità e un maggiore equilibrio, senza considerare che potrebbe avere un utile risvolto anche quando si ha in gioco una concentrazione di tipo magico. Infine, permette di localizzare altri Mutaforma nel raggio di 10 mt, a prescindere da ciò che li separa. Credo che anche il raggio stesso dei 10 mt possa essere, alla fine, visto come un vantaggio (così come no: se si vuole celare la propria presenza e c'è un Mutaforma nelle vicinanze, si verrà comunque percepiti). Non coprendo una distanza ampia, fa sì che un Mutaforma possa beneficiare della presenza dei simili, senza rimanerne dipendente e mantenendo una certa autonomia.
Gli svantaggi, mi azzarderei a dire che sono l'altra faccia della stessa medaglia: sempre parlando del raggio di 10 mt, potrebbe essere vero che permette al Mutaforma di trovare il proprio equilibrio in maniera autonoma, ma, proprio per la poca copertura, non permetterebbe sempre di usufruire della forza del gruppo, a meno di non essere abbastanza vicini. Inoltre, se due Mutaforma sono abituati a vivere insieme, penso sia possibile che finiscano per abituarsi alla presenza "quietante" reciproca, facendo sì che, una volta separati, possano trovare un po' più faticoso mantenere il controllo.

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15/05/2018 10:36
 
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Seguo il tuo gioco da un po', ho visto l'evoluzione di Aeden dagli inizi ad ora e il suo modo di relazionarsi con cose, mondo e persone.

Penso che chiunque ti abbia incontrato in gioco si sia ritrovato coinvolto anche dallo stile stesso che hai nella scrittura e nel muovere i tuoi personaggi.

Passando all'esame in sé il bg ha avuto bisogno di qualche maggior specifica ma il piano psicologico è coerente con la crescita del personaggio e in generale ho avuto l'impressione che tutto sia ben pensato per "completare" Aeden nel suo essere nel caso di un cambio razza, senza stravolgerlo.

Ti comunico quindi che il cambio razza è approvato [SM=g27989] il master che si occuperà di torturarti è Hestia. Accordati pure con lei [SM=g27988] sa già cosa fare di te.

Comunicami il o gli episodi riguardanti il cambio razza, procederò con il simbolo alla fine della sua trama!

BENVENUTA!!! [SM=g27987]

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sa già cosa fare di te.



QUESTA suona veramente inquietante x°°D

A parte gli scherzi, ti ringrazio tantissimo per la pazienza che hai avuto nel seguirmi e per le dritte che mi hai dato.
Continuerò ad ammorbarti, ovviamente, per qualsiasi dubbio (sì, è una minaccia :P) e...niente. Grazie tantissimo ancora <3

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