Immagina di prendere Loki, dargli carta, penna e chiuderlo in un sotterraneo. Ecco, appunto.
Ok, da dove comincio questa captatio benevolantiae?
Tanto tempo fa, colta da sacro fuoco ispirante, iniziai l'ambizioso progetto di costruire un carteggio. L'idea è marcita nel mio pc insieme a moooolte altre cose, finché una serie di eventi mi hanno spinta a darle una lustrata e riproporla qui.
Vi confesso che scrivo raramente in prima persona, ma l'idea di concentrarmi sui deliri di Loki mi attirava troppo. Per rendere un po' più vivace il tutto, il POV del nostro "eroe" è mitigato dal fatto che seleziona accuratamente fatti e pensieri per il suo interlocutore.
Dato che si tratta di una storia diversa dalle solite in cui sono solita cimentarmi soprattutto per la struttura, mi farebbe davvero piacere se qualcuno volesse darle un'occhiata!
Qui il link e l'estratto che compare anche nel corpo della fic :)
efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3759224&i=1
"La prigione dove Odino ha rinchiuso Loki è una cella asfissiante priva di finestre. Costretto in una forzata inattività ma niente affatto piegato, il dio degli inganni affida i suoi pensieri più oscuri a delle lettere. Il destinatario? Thor, l’avversario di una vita, il compagno d’avventura prediletto, il fratello con cui ha condiviso ogni cosa. Carteggio estorto dal tonante cui Loki accetta di piegarsi solo per raggranellare qualche beneficio in più. Perché gli obiettivi del dio degli inganni potrebbero incrociarsi ancora con il destino di Asgard, e nessuna cosa è per sempre, neanche nelle prigioni sotterranee degli Aesir.
Dal cap. 1: Dimmi, Thor, dov’erano mentre il ferro nemico ti lacerava la cotta di maglia, penetrava nella tua carne, tagliava i tuoi muscoli? Dov’erano i tuoi fratelli di sangue, così nobili e valorosi, che siedono ai banchetti accanto a Odino, che chiamano le loro armi mai macchiate di sangue nemico con nomi inutili e altisonanti? Quante volte saresti morto, figlio di Odino, se non ci fossi stato io a gridare, parare, pensare?"