Tra parole di pace e atti di guerra.

Robert stagliava sulla cima collinetta, sotto di sé la moltitudine della sua armata.
“Uomini sono qui per fare un annuncio importante.” Poi fece una pausa perché i banditori riportassero le sue parole fino all’ ultimo dei suoi uomini.
“Il Re ci ha offerto la pace, ci offre alcune terre nelle terre della tempesta, un posto per me nel concilio, un matrimonio con casata Florent, che in una generazione riporterebbe la bandiera del cervo a svettare su Capotempesta. Come dazio della guerra il Lannister ci chiede guerrieri per combattere l’attuale guerra contro il nord i fiumi e il Dorne. “
Un'altra lunga pausa.
“ Ne ho discusso con fratello Stannis” l’uomo era in piedi accanto a Robert “e con gli altri comandanti e abbiamo deciso che la scelta migliore sia accettare tale proposta. Avete combattuto per me, siete stati valorosi e mai abbiamo incontrato una sconfitta, ma la guerra logora non solo chi la combatte ma anche chi rimane a casa, anche i campi che non vengono lavorati, le bestie che non vengono accuditi, i figli che crescono senza padri o senza madri. Da un lungo conflitto nessuno esce vincitore. Per questo io vi offro la possibilità di tornare alle vostre case, alle vostre famiglie alle vostre vite, anzi vi chiedo di farlo.”
Un'altra pausa.
“Alcun di voi serviranno ancora casata Baratheon, altri seguiranno le leggi dei Florent, ma non conta sotto quale bandiera servirete conta la pasta con cui siete fatta e io sono certo che ognuno di voi sia un uomo di valore, un uomo giusto, un uomo onesto che....”
Si rompe il tempo e l’attimo per un istante resta sospeso.
Robert vede suo fratello fremere e fare un passo indietro.
Un’asta di legno con impennatura porpora gli esce dalla spalla. I corni suonano tutti intorno, i tamburi battono la carica e le urla di battaglia riempiono il cielo.
“Il tuo Re è un bastardo,” disse Stannis ritornando saldo sui piedi “parla di pace e manda degli assassini ad ucciderti,” picchiettò due dita sull’ impennaggio porpora “ ha mandato un leone a divorare un cervo.”
Il sangue iniziava a colorare il corpetto dorato. “Ma l’assassino ha sbagliato cervo....”
“Ma ha sbagliato cervo ...” ripeté Robert con rabbia e furore negli occhi.
Altre frecce iniziarono a oscurare il cielo.
“Dobbiamo ritirarci mio signore.” Gli si appellò un soldato che lo aveva raggiunto e lo copriva con il suo scudo tenendolo alto sopra la testa.
Robert si voltò verso di lui, il viso stravolto dalla rabbia e dal furore.
“Dobbiamo combattere!” spinse via l’uomo estrasse la spada dal sua cintola, Robert non era in armatura e era armato.
Fece qualche passo raggiunse uno stendardo lo estrasse dalla terreno e iniziò a sventolarlo con u braccio sopra la testa, la spada sollevata con l’altra mano.
“Trovate un fottuto corno e suonatelo, che i nostri uomini guardino in questa direzione, portatemi un cavallo e il mio martello.”
“Dovreste indossare l’armatura e lo scudo” replicò il soldato accanto a lui.
“ Fottiti” fu la risposta di Robert.
Alcuni soldati notarono Robert sulla collina che sventolava lo stemma del cervo rampante e che teneva una spada nell’ altra e la voce si sparse rapida tra le fila delle truppe, in breve molti guardavano nella sua direzione.
“Uomini combattete, mostrate al Lannister e al fottuto Re Arryn di che pasta sono fatti gli uomini della tempesta, morite combattendo, morite portando con voi all’ inferno più nemici possibili, fate massaggiare loro il nostro acciaio e la nostra furia” Gridò Robert agli uomini.
Poi montò a cavallo e sventolando nel cielo la bandiera dorata attraversò galoppando il mare dei suoi uomini che al suo passare lo seguiva caricando come un’onda pronta ad infrangersi sul nemico.