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Le Stagioni del Commissario Ricciardi

Ultimo Aggiornamento: 14/06/2021 17:59
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Carlin apre discussioni su 4hoods (con decenza parlando), io andrei invece sul commissario Ricciardi, di cui a questo punto sono uscite per la grande B le riduzioni a fumetti di due dei romanzi. Si può certamente dire tutto il male della linea editoriale airoldavidbonelliana, ma è giusto dire anche del bene che vi è. E questi due albi sono semplicemente splendidi; laddove non li abbiate letti (acquistati), ovviate.




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Presi entrambi, e letto il secondo (con piacere) proprio ieri. Qualche eccesso da romanzo d'appendice mi impedisce forse di gustare al meglio le storie, ma che sia un bel leggere non ci sono dubbi.
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Mi stupivo infatti di non averne sentito parlare in giro, anche in posti specializzati su Bonelli.

E sì, sono prodotti di alto livello, eleganti e professionali in tutto (a partire dalla scelta bicromatica), per i quali si paga un prezzo adeguato.

Quel che mi ha colpito in particolare è lo scavo psicologico, la tridimensionalità dei personaggi e la loro dolentissima umanità. Non conoscevo affatto Maurizio de Giovanni, non saprei dire quanto fedeli siano queste rappresentazioni dei suoi romanzi, ma come fumetti funzionano particolarmente bene. E -qui lo dico un po' a malincuore- l'approfondimento che ho trovato nelle psicologie, e il modo in cui la loro matrice letteraria è stata trasposta in forma sequenziale, mi paiono in una lega del tutto differente rispetto a quanto si può trovare in molti fumetti attualmente in edicola e in libreria, naturalmente con l'eccezione di Mercurio Loi.

Tra le mie letture, nello specifico campo della definizione dei personaggi li metterei non molto distanti dai migliori indies (per mancanza di termini più sintetici) autobiografici statunitensi, che però ottengono risultati del genere con molte più pagine.

Si dirà che partire da una base letteraria già pronta e di qualità è un po' barare, ma ho letto trasposioni di romanzi nettamente meno buone - come fumetti - di queste: Claudio Falco e Sergio Brancato (che conoscevo solo come saggista; leggo che è anche professore e sceneggiatore televisivo ma in pratica all'esordio come fumettista) hanno fatto un lavoro mirabile, ottimamente supportati dai disegnatori.


Venendo ai due romanzi in sé e alle trame, il primo mi ha convinto nel complesso di più. Il secondo si fa leggere senza pause e "funziona" allo stesso modo, ma come giallo ha un grosso caveat: è sleale con il lettore, intendendo qui che infrange troppo platealmente la prima regola di Van Dine: rende cioè di fatto impossibile arrivare al colpevole, di cui
spoiler
.

Inoltre, come suggerisce Rimatt, c'è forse un eccesso di lirismo struggente nei romantici soliloqui interiori del protagonista, il che mi stride un po' con il carattere cupo del commissario.


Entrambi i rilievi sono però minori, dato che l'esperienza di lettura si mantiene sempre assolutamente coinvolgente.

Sash
[Modificato da Sashimi 30/03/2018 00:45]
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Pensare che io non indovino praticamente mai il colpevole dei gialli (anche perché non mi interessa farlo, essendo un dettaglio del tutto secondario) mentre qui ci sono arrivato senza grosse difficoltà...

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30/03/2018 15:44
 
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Mannaggia. Visti in edicola a suo tempo, ma mai acquistati in quanto qui non ne avevate parlato e non mi interessava rischiare.
Bueno, vedrò se siano reperibili!
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Re:
Carlo Maria, 30/03/2018 15.44:

Mannaggia. Visti in edicola a suo tempo, ma mai acquistati in quanto qui non ne avevate parlato e non mi interessava rischiare.
Bueno, vedrò se siano reperibili!

Il fatto è che il primo l'ho comprato subito, ma l'ho letto solo recentemente, quando è uscito anche il secondo, quindi a diversi mesi dalla pubblicazione. Per altro, tempo fa era stata pubblicata da un altro editore una terza storia di Ricciardi (tratto da quello che è a tutti gli effetti un prequel delle prime avventure): un albo sicuramente non curato come questi bonelliani ma tutt'altro che disprezzabile e anzi sicuramente interessante.

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Ho aperto il topic di MERCURIO LOI, per Ricciardi aspettavo qualcun altro mica posso fare tutto io... [SM=x74971] [SM=x74971] [SM=x74971]

In realtà il mio percorso è stato simile a quello di Vincenzo: avevo preso l'albo Star Comics, interessante ma dai disegni difficilmente digeribili.
Il primo albo Bonelliano invece l'ho preso a priori proprio perchè disegnato da Daniele Bigliardo (uno dei migliori disegnatori in circolazione IMHO) e l'albetto distribuito come preview mi aveva convinto.
Ma solo con l'uscita del secondo li ho presi in mano e letti entrambi.
[Modificato da ozymandias 30/03/2018 19:30]



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Re:
Carlo Maria, 30/03/2018 15.44:


Bueno, vedrò se siano reperibili!



Sono usciti in doppia edizione: Bonelliano da edicola a 7,90 e cartonato da libreria a 19,00.

Con tutte le possibilità che ci sono oggigiorno secondo me non esiste niente di irreperibile.
Basta volerlo veramente.
[Modificato da ozymandias 30/03/2018 19:30]



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Juan Galvez, 3/30/2018 5:38 AM:

Pensare che io non indovino praticamente mai il colpevole dei gialli (anche perché non mi interessa farlo, essendo un dettaglio del tutto secondario) mentre qui ci sono arrivato senza grosse difficoltà...



Old boy, so come la pensi sulla questione e mi aspettavo la replica [SM=x74933]. Personalmente io mi faccio prendere soprattutto dalla narrazione e dunque partecipo poco al gioco del "whodunnit?" mentre leggo. Lo faccio di solito soltanto dopo, ripercorrendo a ritroso la trama. Anche se a volte le trame sono così complesse da richiedere troppa energia, e allora lascio perdere e "mi fido".

Ma credo che ogni lettore, anche il meno interessato al meccanismo del giallo/thriller/mistery/whatever, a ogni personaggio nuovo che entra in scena pensi più o meno consciamente: "Uhm, sarà lui (o lei) le coupable?"

E sì, anch'io l'avevo messo tra i potenziali:
spoiler
però questi non sono elementi legati alla trama: nei film, sono l'equivalente del lord che entra in scena e parte la musica inquietante; o dello zoom sul sorriso enigmatico della vecchia megera. O del caratterista messo a fare quella parte proprio perché ha la faccia da delinquente. A volte sono false piste, a volte (se il film come giallo è mediocre, perché vuole facilitare troppo le cose al pubblico) sono vere.

Credo che quando un autore sceglie di scrivere aderendo a un genere, tra i vari motivi vi sia quello -più che legittimo- di avere accesso a un pubblico più ampio e consolidato: una storia di puro scavo psicologico sul lato oscuro dei sentimenti, o di denuncia delle condizioni di vita tremende di una larga fetta di popolazione in una grande città del Sud negli anni '30, ha sicuramente in media meno possibilità di vendere rispetto ad un giallo ambientato a Napoli durante il fascismo.

Ma insieme con questa facilitazione arrivano anche gli oneri, tra cui quello di non occultare "troppi" elementi al lettore. E trovo che in questo caso De Giovanni l'abbia fatto - o forse è Brancato che nel ridurlo ha saltato qualcosa: bisognerebbe aver letto il romanzo.

Tolto questo, la qualità generale del prodotto finale è così elevata da scalfire solo in parte davvero minima il godimento della lettura.

Sash
[Modificato da Sashimi 08/04/2018 21:54]
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Capisco quanto dici, tuttavia se perfino io avevo colto chi fosse le coupable mi viene da pensare che pur togliendo dati al lettore Brancato abbia fornito correttamente la pista per arrivare a lui.

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E' perché il tuo senso di ragno ha pizzicato! [SM=x74933]

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Re:
Sashimi, 10/04/2018 00.01:

E' perché il tuo senso di ragno ha pizzicato! [SM=x74933]

Sash


O avevo consultato poco prima Doc Strange!

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Una interessante intervista (made in Bonelli) a Terraciano sul lavoro di adattamento fatto per trasporre romanzi e racconti di Ricciardi, di cui è uscito da poco il magazine con storie brevi.

Sash

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I Pizzardi

Cioè, i Bastardi di Pizzofalcone

Mica male! Ne parlo qui perché il team è sempre lo stesso di Ricciardi (in pratica la Scuola Comix di Napoli) stavolta con i disegni di Fabiana Fiengo, che non conoscevo e che sembra assolutamente a proprio agio con il subgenere furries - e non solo, dato che sono presenti anche rettili e una varietà di animali antropomorfi davvero sfiziosa.

L'idea è sicuramente 'strana' ma pare funzionare, doppi sensi e giochi di parole non mancano, la trama di De Giovanni -che abbandona gli anni '30 per dedicarsi all'oggi- non è particolarmente complessa (stavolta ho capito tutto ben prima della fine, direi a metà) ma lo scavo psicologico specie sui comprimari è sempre di livello e con una bella dose di umanità ritratta in modo drammatico tra malinconia, squallore e brutalità. Buoni anche i colori.

Sash


PS. Non faccio paragoni con la serie tv perchè non l'ho vista: le millemila serie investigative nostrane mi sono venute a noia già da lustri, tutte troppo simili ai due capostipiti di fine anni 90 (La Squadra e il Maresciallo Rocca) con rari guizzi.
[Modificato da Sashimi 15/08/2019 01:42]
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Torna il commissario

Il libreria e in edicola, da marzo in poi.

Dopo i tre numeri annuali del Ricciardi Magazine che contenevano solo racconti brevi, a giugno si vedrà finalmente di nuovo in edicola la trasposizione di un romanzo, Per mano mia, che è il quinto della serie.

In libreria ne usciranno nel frattempo altri, sempre in versione cartonata. Il doppio binario sfasato secondo me crea un po' di confusione negli annunci, ma il post su fb chiarifica abbastanza bene le cose.

L'intensificarsi delle uscite quest'anno mi fa pensare a una pianificazione per sfruttare al meglio il successo della serie tv, che sto seguendo e fino ad ora mi è parsa davvero notevole: il cupissimo comissario è un filino meno cupo rispetto ai fumetti e ai romanzi, ci sono alcune differenze minori nelle trame, alcuni personaggi sono resi in chiave leggermente diversa e con spazi diversi, un paio di personaggi ricorrenti sono creati ad hoc o molto enfatizzati (il prete, il poliziotto usciere che fa da alleggerimento comico, l'agente dei servizi); e in dottor Modo non è Vittorio De Sica, che sarebbe stato impossibile, ma un attore più giovane e meno dongiovanni (che è anche, finora, l'unica concessione al politically correct che ho trovato). Ma nel complesso tout se tient, la narrazione funziona e il livello di coinvolgimento di ogni episodio è davvero alto.

La differenza più evidente è forse nell'approccio al soprannaturale: il fumetto è nettamente più virato all'horror/gotico e le visioni del commissario sono spesso piuttosto truci; in tv l'elemento rimane ovviamente cardine ma è meno esplorato (finora) l'impatto psicologico che ha fin dall'infanzia sul tormentato commissario. Inoltre, trattandosi di Rai1, ci sono andati più leggeri visivamente: gli ectoplasmi psicometrici sono più sfumati e mancano i dettagli espliciti e grand guignol. Anche se va detto che il sangue, quando c'è, è tutto sommato abbondante. [SM=x74933]

Di "fantasmi" se ne vedono anche meno, mentre nel fumetto apparivano a volte per una sola vignetta in microstorie che non erano funzionali alla trama principale, ma davano comunque un taglio straniante e un senso di caducità, di fatalismo, che in tv sono meno accentuati. Anche se le storie rimangono comunque dolenti, e non lesinano nel mostrare povertà e disperazione, credo abbiano voluto dare una luce più positiva aumentando ad esempio lo spazio del brigadiere Maione - che comunque anche nel fumetto aveva un ruolo simile, nella sua tridimensionalità.

Ma si tratta nel complesso di variazioni accettabili: il cast è di alto livello (bravissimo Antonio Milo nel ruolo di Maione) e l'impianto complessivo, lo spirito, mi paiono davvero centrati. Inoltre non hanno lesinato sulle spese nella ricostruzione ambientale d'epoca e si vede.


Sash
[Modificato da Sashimi 16/02/2021 01:52]
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Finora ho trovato il serial televisivo accettabile. Molto, molto diverso nei toni e nello spirito rispetto a quel che vediamo nel fumetto, sicuramente più flebile nell'intensità, ma comunque uno spettacolo decoroso. Per me la differenza principale è la resa del protagonista, che in tv perde quasi del tutto il taglio dolente. E lo perde non tanto perché l'attore non sappia o non voglia darglielo ma perché come scrivevi le sue visioni di morti sono molto depotenziate e questo aspetto della sua vita viene fatto pesare molto di meno in sceneggiatura. Bravissimo l'attore che interpreta Maione, invece. E bravo anche il "Dottor Modo" nonostante, per ovvi motivi, non sia il Dottor Modo 😁



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Magazine 2021

Tralasciando i crucci dati dal pensiero dei sempre maggiori guai della nostra povera nave sanza nocchiere in gran tempesta, ho dedicato un po' di tempo sereno alla lettura del recente magazine (termine fighetto del cazzo con il quale si è voluto sostituire l'evocativo "almanacco") del commissario Ricciardi. Con il termine dell'avventura editoriale di Mercurio Loi, Ricciardi è rimasto l'ultima ridotta a testimonianza del grande passato bonelliano insieme allo speciale annuale di Dylan Dog. Il magazine (ahinoi) 2021 è una piena conferma del perdurante stato di grazia di tutto lo staff creativo coinvolto nell'operazione.

Quattro le storie contenute nel volume, e tutte eccellenti, ciascuna in modo diverso e per motivi e caratteristiche diversi. Tutte, come da tradizione del magazine (mi scuso ancora per il vocabolo), poco o per nulla incentrate sul personaggio eponimo.

Il piatto forte è senza dubbio rappresentato da "Lo spirito giusto", la prima storia, affidata ai disegni di un Daniele Bigliardo pressoché perfetto per resa plastica dei personaggi, capacità scenografica e finezza nella caratterizzazione psicologica e sociale di uomini, donne e... fantasmi coinvolti negli eventi del racconto. La storia serve a introdurre nella continuità narrativa di Ricciardi il cambio della guardia tra la vecchia tata del commissario, Rosa, e la nipote Nelide. È Rosa stessa, o meglio la sua anima trapassata, a guidare il lettore dentro il racconto e presentargli la nipote. Ne sortisce la storia di un confronto tra personalità tanto simili quanto sottilmente diverse, la ricostruzione di un'epoca e figure che sono ricordo del passato, e uno spaccato umano illustrato con precisione certosina, a livello narrativo non meno che a livello grafico: la sequenza di Nelide con il verduraio al mercato è un piccolo capolavoro di realismo psicologico che lascia ammirati quanto divertiti. A latere, Ricciardi e Maione si trovano a indagare e risolvere un crimine di ordinaria miseria umana con l'abituale, tremenda fatica umana loro necessaria per non perdere l'anima.

Se la prima storia si impone al lettore per la densità emotiva e la finezza della narrazione, tutta in punta di cesello anche nei dettagli più scabrosi, "L'uomo senza nome" non sfigura sicuramente nel confronto. Interamente centrata sulla figura enigmatica di Falco, la storia ne svela il passato (senza svelarlo particolarmente) e la nascita dell'ossessione per Livia Lucani da parte dell'inquietante agente dell'OVRA. I disegni di Nespolino accompagnano con ottima interpretazione un racconto che mette in scena duri scontri fisici, psicologici, sociali. Sullo sfondo di tutti gli anni Venti dello scorso secolo, la vita banale di un uomo da nulla - un uomo di merda per utilizzare un termine tecnico più preciso - incrocia l'esistenza rutilante e stimolante di intellettuali, artisti e protagonisti della storia, finendone cambiata e infine sconvolta. La debole e irrisolta personalità dell'uomo che diverrà noto come Falco cederà alla propria inadeguatezza umana, alla rabbia, al desiderio di rivalsa e vendetta, finendo con il tradursi nel ritratto di un infame che gode nel fare del male.

"Canzone per Livia" è in apparenza un racconto minore, fatuo nei contenuti e dedicato alla rappresentazione di un universo umano frivolo e infantile: nessun approfondimento o avanzamento della macrotrama, soltanto una storia di pettegolezzi e poco più. Tuttavia, complice anche lo straordinario tour de force artistico di Luigi Siniscalchi, che disegna l'intera sequenza della fantasticheria di Livia rifacendosi allo stile di una delle grandi illustratrici dei Roaring Twenties, Ethel Hays, ricavandone una mirabile miscela di eleganza e dinamismo da commedia sofisticata, la storiella minimale della giornata di cazzeggio di due ricche e annoiate signore si trasforma nel malinconico rincorrersi dei pensieri ed emozioni di Livia sulla falsariga di uno splendido esercizio di stile e omaggio al grande cinema di quegli stessi Roaring Twenties.

Chiude il volume una breve storia dei Bastardi di Pizzofalcone, l'altra serie di De Giovanni di cui la SBE va trasponendo delle storie. La scelta di caratterizzare graficamente i personaggi come animali antropomorfi si conferma estremamente interessante, e Carmelo Zagaria la interpreta al meglio, fornendo impeccabile profondità umana alle espressioni ed emozioni degli animali umanizzati che mette sulle pagine del racconto. "Il segreto di Martina" è la storia di un "ordinario" disagio sociale e umano, uno di quei casi giudiziari scabrosi ai quali, volenti o nolenti, sembriamo aver fatto il callo, sopraffatti dalla loro quantità e ancor più sovrarappresentazione mediatica. La scelta di non risolvere però il caso nel modo più ovvio - anzi in modo perfino coraggioso per la temperie dei nostri tempi - dà una maggiore tridimensionalità agli eventi narrati, seppure un minimo scivolamento nella modalità "che tempi, signora mia!" faccia capolino.

Complessivamente, un albo in grado di salvare l'annata di una casa editrice.



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Bella rece! [SM=x74927]



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Re:
Qualche impressione flash ;-)





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Re:
Juan Galvez, 11/06/2021 23:46:

Complessivamente, un albo in grado di salvare l'annata di una casa editrice.



Ottima rece! [SM=x74927]

Tra l'altro i nuovi albi ricciardiani dovrebbero essere due: oltre al Magazine, che ho comprato, è uscito anche Per mano mia, che però non ho ancora trovato.


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