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Le mille domande - Parte quattro

Ultimo Aggiornamento: 17/12/2017 16:58
17/12/2017 16:58
 
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Dopo l'arrivo dei Lupi dell'Inverno, i primi ad arrivare al Moat Cailin da Città delle Tombe, per Erin ogni giorno era un giorno di festa, perchè come un fiume umano, spinto dalla corrente, continuavano ad affluire continuamente soldati, cavalieri, arcieri, balestrieri...le sembrava che tutti i cavalieri del mondo si fossero radunati lì, e lei, piccola e curiosa, non ptoeva fare a meno di restare incantata da quella ininterrotta parata di stendardi che affollavano sempre di più quella che fino a poco tempo prima era nulla di più di una palude con al centro un castello in rovina.

Tanto era curiosa che, fissandosi con l'araldica, non mancava mai di chiedere ai nuovi giunti chi fossero.
Scopri così che moltissime casate si erano lì radunate, anche se tutte, nel rispondere alla sua domanda, avevano sempre iniziato la loro risposta con "qui per volere del Lord delle Terre delle Tombe" e, di conseguenza, capì che dovevano essere alfieri di Casa Dustin.

DA bimba sveglia quale era, intuì che nessuno doveva essersi sottratto alla chiamata. Quasi per gioco, ogni giorno si ripeteva i nomi di tutte le casate lì presenti : Burley, Cerwyn, Condon, Hornwood, Ironsmith, Lake, Marsch, Mollen, Moss, Overton, Poole, Ryswell, Stout, Waterman e Slate.
Erano ben quindici casate, ed Erin era convinta, per qualche strano motivo, che per capire se qualcuno fosse più importante di altri, si doveva seguire come criterio la bellezza del loro stemma. Più era ai suoi occhi bello, più secondo lei doveva essere importante la Casata.

Nel volgere di neanche una settimana, da un posto abbandonato il Moat Cailin si era trasformato in una città dai mille fuochi degli accampamenti notturni, che si spandevano a ventaglio alle spalle della antica fortezza, verso Nord, perchè verso sud era stato proibito da Lord Dustin in persona, che non voleva alcun accampamento che potesse impedire la visuale verso sud.

Avrebbe voluto passare tutte le notti a passeggiare, giocare, correre e ballare al ritmo delle canzoni dei soldati tra i vari bivacchi, a con suo dispiacere la cosa non era possibile, perché Lord Dustin aveva disposto per lei una guardia che la accompagnasse in ogni dove, e sfortunatamente per lei ne aveva scelta una che non la perdeva di vista neanche un secondo, marcandola strettissima.
Motivo per cui, a sera era ben presto costretta ad andare a dormire nella propria stanza nella Torre dei Bambini.

Qualche volta provava a sbirciare fuori della porta, attraverso un piccolo buco nella porta, per vedere se c'era la possibilità di sgattaiolare fuori...niente da fare. La sua guardia dormiva davanti alla porta.

Di giorno, grazie alla benevolenza di Bethany, si era fatta fare una piccola spada di legno e una corona di corda, e se ne andava in giro fantasticando di essere Visenya Targaryen.
Trova spesso soldati disponibili a giocare con lei, incrociando bastoni contro la sua piccola spada, gioendo ad ogni puntuale vittoria, dopo la quale, volendo essere magnanima, appoggiava una mano sul capo dello sconfitto concedendogli il perdono della Principessa.

Certamente non tutte le facce che incontrava erano raccomandabili, e men che meno infondevano fiducia, ma lei non aveva alcuna paura, sicura dentro di sè che nessuno le avrebbe mai fatto del male.
Qualcuno alle volte sembrava un pò spazientito dal suo chiedere un duello, e la cosa le dispiaceva, perchè non voleva disturbare nessuno, era solo una bambina con nessuno della sua età con cui giocare. Ma doveva essere un dispiacere che si vedeva bene sul suo volto, perchè appena quel pensiero le passava per la mente, chi era scocciato in un attimo si ammorbidiva, e quando succedeva per lei era il momento migliore della giornata, perchè si impegnavano anche più degli altri a farla divertire, forse per farsi anche perdonare.

Ma la sera, per quanto lei lo volesse, invariabilmente tornava confinata nel suo alloggio. Sentiva i canti e le battutacce dei soldati, ebbri di vino e di birra, qualche volte forse qualche rissa, e quello le bastava a essere contenta perchè in qualche modo le facevano compagnia anche così. Però, lentamente, cominciò anche, alla sera, a sentirsi terribilmente sola.

Non era mai stata in mezzo alla gente, e ora che c'era, non poteva starci comunque, e non c'era nessuno della sua età, qualcuno che sentisse come simile a lei. L'idea che la sopportassero non le piaceva, perchè non voleva essere sopportata. Sperava che qualcuno le volesse bene. Ma non c'era.

L'unica persona a cui si sentiva legata era Lord Dustin, ma lui non c'era mai da quando erano arrivate tutte quelle persone.
Era sempre in giro a gridare ordini o insulti a questo o quell'altro, oppure si sbronzava di vino più dei suoi stessi uomini e, alla sera, alle volte le era parso di sentirlo fare dei versi strani uniti a quelli di Bethany. Si domandava se le facesse del male, ma Bethany non aveva mai risposto a quella domanda. Forse si sbagliava, o forse era una cosa da adulti, complicata.

Poi una notte, molto tardi, la porta del suo alloggio nella Torre si aprì piano.
Scattò in piedi dal suo giaciglio, e vide un ragazzo molto giovane che le sorrideva, lo riconobbe subito : Tom.
Tom le piaceva, giocava spesso con lei e quando aveva tempo le raccontava delle belle storie.
Le fece il gesto di fare silenzio, con un dito davanti la bocca.
<Shh...ciao Erin...>
< Che ci fai qui? >
gli chiese subito sottovoce, sorridendo con innocenza perchè tutto era un bel gioco.
< Sono qui per una cosa importante...ti va di diventare una Regina? > le domandò, e lei si sentì elettrizzata.
Un nuovo gioco!
< Certo...che devo fare? > chiese, e Tom sorrise, porgendole la mano
< Vieni con me...ti porto al trono...> le sussurrò ammiccando complice.

Lei afferrò la sua mano, e notò che la sua guardia dormiva. Così, in punta di piedi, buffamente, sia lei che Tom camminarono quasi trattenendo il fiato per non farsi sentire, sgattaiolando fuori.
Era veramente molto tardi, i fuochi degli accampamenti erano praticamente tutti spenti, quindi la notte la faceva da padrona, specchiandosi negli acquitrini tutto intorno.
Ben presto, Erin cominciò a faticare a stare al passo di Tom, che procedeva piuttosto svelto e spedito, guardandosi spesso attorno e scegliendo sempre di passare attraverso vie a lei sconosciute, come per evitare di incontrare qualcuno.
La cosa le apparì veramente strana, ma era anche intrigante pensare di nascondersi alle guardie di ronda e fargliela sotto al naso.
Non era preoccupata, perchè avrebbe dovuto? Tom era sempre stato molto gentile con lei.

Tuttavia, cominciò a preoccuparsi quando furono sul limitare dell'accampamento, diretti non si sa dove fuori da esso. Dove stavano andando? Tirò la mano di Tom, che non si fermò, rallentando solamente di poco.
< Tom...ma possiamo uscire? > le domandò curiosa e perplessa, perchè una delle poche cose che sapeva per certo, era che non poteva lasciare l'accampamento, e a dire il vero neanche voleva farlo, visto che là fuori era lei per prima a non sentirsi al sicuro.
Più si avvicinavano al limitare dell'accampamento, più si sentiva inquieta. Alla fine, Tom la stava praticamente tascinando, almeno finchè Erin non puntò i piedi e oppose una certa resistenza.
Solo allora Tom si fermò, sorridendole.
< Erin...> disse sottovoce <...il trono è poco distante...ci aspettano per fare le cose come si deve > le spiegò, anche se lei non capì esattamente cosa volesse dire. Però, decise che doveva essere coraggiosa, proprio come una regina dovrebbe essere, e riprese a camminare di buona lena.
Svoltarono non sa quante volte attraverso l'accampamento, finchè non sbucarono praticamente sul lato orientale.
Lì, Erin vide che c'erano altre persone, seppur le fosse impossibile riconoscerle, avendo i cappucci dei mantelli calati sul volto.
Avevano con sé dei cavalli.
Evidentemente dovevano andare non così vicino.
La cosa la preoccupò.
< Eccoci...> le disse Tom.
< Ma Lord Dustin lo sa? > domandò a quel punto.
< Certo che no...è un segreto. > le rispose lui.

< Allora non vengo. > disse la piccola Erin di getto, senza riflettere, e la cosa la stupì, pensandoci un attimo dopo. Però non le venne in mente di rimangiarsi quanto appena detto.
Per qualche ragione, non aveva alcuna intenzione di disubbidire a Lord Dustin, non così tanto almeno.
Nel vedere la sua determinazione, Tom cambiò immediatamente atteggiamento.
Strinse la sua mano tanto forte da farle male, dandole degli strattoni secchi e prepotenti per farla camminare
< Tom...mi fai male...non voglio...no....> Tom le stava per mettere la mano a tapparle la bocca, ma prima che ci riuscisse ad Erin uscì fuori un < NO! > quasi urlato.

< CHI VA LA?> si senti neanche un attimo dopo, urlato con un tono perentorio.
Vide una torcia che si avvicinava nel buio.
Una guardia doveva averla sentita.

< Merda...> sibilò con rabbia Tom < Colpa tua, piccola peste! > la accusò, e tirò più violentemente, trascinandola verso i suoi compari e i loro cavalli.
Erin si spaventò, cominciò a scalciare, a puntare i piedi, ma niente, era troppo debole per opporsi e alla fine, con tenacia e disperazione, si avventò sulla mano di Tom, e la morse con forza.
< AHH!> gli scappò urlato dalla bocca al giovane, che mollò la presa. Senza pensarci due volte, Erin cominciò a correre dentro l'accampamento. Tom e due su tre degli altri compari fecero altrettanto, mentre uno teneva a bada i cavalli.
Ormai si erano fatto notare.

< ALLARME! INTRUSI! > gridò la guardia, accelerando il passo.
In men che non si dica, le torce che si dirigevano verso quel punto dell'accampamento si moltiplicarono. Alcune si muovevano più rapidamente di altro, molto rapidamente, perchè alcune delle guardie di ronda erano a cavallo, per essere più rapide nell'intervenire.
Ma Erin non faceva caso a nulla, correva e correva senza neanche voltarsi indietro, svoltando alla cieca tra le tende, sentendosi il petto sul punto di scoppiare.
Poi inciampò, non sapeva neanche bene su cosa, sbattendo la faccia sul terreno, affondando nel fango. Non ebbe neanche il tempo di sollevare il volto che Tom le fu addosso, afferrandola per i capelli, con uno strattone violento, quasi sollevandola da terra. Non appena fu all'altezza giusta, le rifilò prontamente due schiaffoni violenti che le fecero girare la testa.
< Maledetta! Guarda che hai fatto! > Tom schiumava di rabbia, mettendo mano al coltello che aveva alla cinta.
Si guardò alle spalle. Gli uomini incappucciati si scambiarono un gesto di intesa, e annuirono verso Tom, che sollevò il pugnale in alto.
Forse, sapendo di essere sul punto di uccidere una bambina, la mano di Tom esitò per un momento.
Però, in quell'esitazione, Tom non stava guardando lei, ma qualcosa di fronte a sé, lì, nel buio.
Erin era troppo terrorizzata, eppure per qualche motivo, le parve che qualcuno dal volto pallido fosse lì vicino.
< Io...io non...> farfugliò Tom, e furono le sue ultime parole.
Una freccia, sibilando, lo colpì trafiggendogli la gola ancora prima che se ne accorgesse, facendo schizzare il sangue sul terreno. Rantolò in maniera terribile, lasciando cadere il pugnale e artigliandosi la gola, agitandosi convulsamente sul terreno, prima di morire nel volgere di pochi attimi, ad occhi spalancati, orrendamente.
Neppure un attimo dopo, gli incappucciati sfoderarono le spade, le torce delle guardie già alle loro spalle. Uno tentò di affondare un colpo, ma preso di sorpresa, fu infilzato da una picca prima di riuscire a fare qualsiasi cosa. Erin guardava tutto come pietrificata, le pareva irreale quello che stava succedendo.

L'altro, cercò di essere ucciso, questo Erin lo capì subito, gettandosi di slancio verso le picche delle guardie e quindi la morte. Non gli andò bene, perchè anziché ucciderlo, lo colpirono ripetutamente, ma non lo uccisero. Un attimo dopo lo trascinarono via di peso, mentre l'uomo urlava e scalciava.
Solo allora, le guardie si avvicinarono alla bambina, che tremava come una foglia.
Si ritrasse all'allungare le loro mani verso di lei, ma la trattarono con gentilezza, portandola in braccio, di nuovo verso la Torre dei Bambini.

Appoggiata, piangente, sulla spalla della gaurdia, per un momento ad Erin parve di vedere una donna dal volto gentile, pallido come la luna, che le sorrideva.
Per qualche motivo, ebbe l'illusoria certezza che non le sarebbe mai capitato nulla di male.




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