Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | « 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 | Pagina successiva

Serbava queste cose, meditandole... (Lc.2,19)

Ultimo Aggiornamento: 24/03/2024 09:21
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
16/02/2024 11:07
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno»

Rev. D. Xavier PAGÉS i Castañer
(Barcelona, Spagna)
Oggi, primo venerdì di Quaresima, compiuti il digiuno e l astinenza del Mercoledì delle Ceneri, abbiamo procurato offrire il digiuno e la recitazione del Santo Rosario per la pace così urgente nel nostro mondo. Noi siamo disposti a realizzare questo esercizio quaresimale che la Chiesa, Madre e Maestra, ci chiede di osservare, ricordandoci che lo stesso Signore disse: «Verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno» (Mt 9,15). Abbiamo il desiderio di vivere questo tempo, non solo per compiere un precetto che siamo obbligati ad osservare, ma, -soprattutto- procurando di arrivare a incontrare lo spirito che ci conduce a vivere questa pratica quaresimale e che ci aiuterà nel nostro progresso spirituale.

Cercando questo senso profondo, possiamo chiederci: qual è il vero digiuno? Già il profeta Isaia, nella prima lettura di oggi, commenta qual è il digiuno che Dio valuta di più: «Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne? Allora la tua luce sorgerà come l'aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà» (Is 58,7-8). A Dio piace così e aspetta da noi tutto quello che conduce all autentico amore verso i nostri fratelli.

Ogni anno, il Santo Padre Giovanni Paolo II ci scriveva un messaggio di Quaresima. In uno di questi messaggi, sotto il lemma «Si è più felici nel dare che nel ricevere!» (At 20,35), le sue parole ci aiutarono a scoprire questa stessa dimensione caritativa del digiuno che ci dispone dall intimo del nostro cuore- a prepararci per la Pasqua, con uno sforzo, per identificarci sempre di più con l amore di Cristo che lo ha portato fino a dare la vita sulla Croce. In definitiva, «ciò che ogni cristiano deve fare sempre, adesso deve farlo con più diligenza e con maggior devozione» (il papa san Leone Magno).
OFFLINE
17/02/2024 08:41
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano»

Rev. D. Joan Carles MONTSERRAT i Pulido
(Cerdanyola del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, vediamo come avanza la Quaresima e l intensità della conversione alla quale il Signore ci chiama. L immagine dell apostolo ed evangelista Matteo risulta molto rappresentativa per chi possiamo pensare che, a causa del nostro istoriale, o per i peccati personali o situazioni complicate, è difficile che il Signore si fissi in noi per collaborare con Lui.

Dunque, Gesù Cristo, per toglierci da ogni dubbio ci mette come primo evangelista l esattore delle imposte Levi, al quale, senza preamboli dice: «Seguimi» (Lc 5,27). Con lui fa esattamente il contrario di ciò che una mentalità prudente farebbe, se volessimo sembrare politicamente corretti . Levi invece- veniva da un ambiente dove pativa il rifiuto di tutti i suoi compatrioti, giacché veniva giudicato, solamente per il fatto di essere pubblicano, collaborazionista dei romani e, possibilmente, defraudatore per le provvigioni , colui che opprimeva i poveri al riscuotere le imposte, infine, un peccatore pubblico.

Quelli che si consideravano perfetti non potevano assolutamente pensare che Gesù non solo non li chiamasse a seguirlo, ma nemmeno che si sedessero alla stessa mensa.

Ma, con questo atteggiamento di sceglierlo, Nostro Signore Gesù Cristo ci dice che piuttosto è di questo tipo di gente di cui Gli piace servirsi per estendere il suo Regno; ha scelto i malvagi, i peccatori, quelli che non sono creduti giusti: «Quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i forti» (1Cor 1,27). Sono questi quelli che hanno bisogno del medico, e soprattutto, sono quelli che capiranno che gli altri hanno bisogno di loro.

Dobbiamo, quindi, evitare di pensare che Dio voglia espedienti puliti e immacolati per servirlo. Tale espediente lo preparò solo per Nostra Madre. Per noi, invece, soggetti della salvazione di Dio e protagonisti della Quaresima, Dio vuole un cuore pentito ed umiliato. Precisamente «Dio ti ha scelto debole per darti il suo proprio potere» (Sant Agostino). E questo il tipo di gente che, come dice il salmista, Dio non disdegna.
OFFLINE
18/02/2024 07:54
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana»

Rev. D. Joan MARQUÉS i Suriñach
(Vilamarí, Girona, Spagna)
Oggi, la Chiesa celebra la liturgia della Prima Domenica di Quaresima. Il Vangelo presenta Gesù preparandosi alla vita pubblica. Va al deserto dove passa quaranta giorni nella preghiera e nella penitenza. Lì viene tentato da Satana.

Noi dobbiamo prepararci alla Pasqua. Satana è il nostro grande nemico. Ci sono persone che non credono alla sua esistenza, dicono che è un prodotto della nostra fantasia, o che è il male in astratto, disperso tra le persone e nel mondo. No!

La Sacra Scrittura parla spesso di lui come di un essere spirituale e concreto. E un angelo caduto. Gesù lo definisce dicendo: «E menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44). San Pietro lo paragona ad un leone ruggente: «Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede» (1Pie 5,8). Paolo VI insegna: «Il diavolo è il nemico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo che quest essere tenebroso e perturbatore esiste realmente e che continua ad agire».

Come? Mentendo, ingannando. Dove c è bugia ed inganno, lì c è azione diabolica. «La maggior vittoria del Demonio consiste nel far credere che non esiste» (Baudelaire). Ma come inganna? Presentandoci azioni perverse come se fossero buone; ci spinge a fare opere cattive; ed in terzo luogo, ci suggerisce ragioni per giustificare i peccati. Dopo di ingannarci, ci colma d inquietudine e di tristezza. Non ne hai forse esperienza?

Quale deve essere il nostro atteggiamento di fronte alla tentazione? Prima :vigilare, pregare ed evitare le occasioni. Durante : se hai vinto, ringrazia Dio. Se non hai vinto, chiedi perdono ed approfitta l esperienza. Qual è stato il tuo atteggiamento fino ad ora?

La Vergine Maria schiacciò la testa del serpente infernale. Che Lei ci ottenga dal Signore la forza per superare le tentazioni di ogni giorno.
OFFLINE
19/02/2024 08:25
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l avete fatto a me»

Rev. D. Joaquim MONRÓS i Guitart
(Tarragona, Spagna)
Oggi, ci viene ricordato il giudizio finale, «Quando il Figlio dell uomo verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con Lui» (Mt 25,31), e ci rimarca che dare da mangiare, bere, vestire... diventano opere d amore per un cristiano, quando, al realizzarle, si sa scorgere in esse lo stesso Cristo.

Dice San Giovanni della Croce: «Alla fine ti giudicheranno sull amore. Impara ad amare Dio come Dio vuol essere amato e lascia la tua propria condizione». Il non fare una cosa che bisogna fare, a favore degli altri figli di Dio e fratelli nostri, suppone lasciare Cristo senza questi particolari di un amore dovuto: è un peccato di omissione.

Il Concilio Vaticano II, nella Gaudium et spes , spiegando le esigenze della carità cristiana, che dà senso alla chiamata assistenza sociale , dice: «Nella nostra epoca, urge specialmente l obbligo di approssimarci a qualunque uomo sia e di servirlo con affetto, sia che si tratti di un anziano abbandonato da tutti o di un bambino nato da un unione illegittima e che si vede esposto a pagare, senza ragione, il peccato che lui non ha commesso, o di chi ha fame e appella alla nostra coscienza, ricordandoci le parole del Signore: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l avete fatto a me» (Mt 25,40).

Ricordiamo che Cristo vive nei cristiani... e ci dice: «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20).

Il Concilio Lateranense IV definisce il giudizio finale quale verità di fede: «Gesù Cristo verrà alla fine del mondo per giudicare vivi e morti e per dare a ciascuno, d accordo alle sue opere, tanto ai reprobi come agli eletti (...) per ricevere secondo le loro opere, buone o cattive:quelli, con il diavolo al castigo eterno, questi, con Cristo alla gloria eterna».

Chiediamo a Maria che ci aiuti nelle azioni, servendo Suo Figlio nei nostri fratelli.
OFFLINE
20/02/2024 09:29
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Pregando, non sprecate parole (...) perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno»

Rev. D. Joaquim FAINÉ i Miralpech
(Tarragona, Spagna)
Oggi, Gesù che è figlio di Dio- mi insegna a comportarmi come un figlio di Dio. Un primo aspetto è quello della fiducia, quando parlo con Lui. Ma il Signore ci avverte: «Non sprecate parole» (Mt 6,7). Ed è che i figli, quando parlano con i loro genitori, non lo fanno con ragionamenti complicati, né dicendo un mucchio di parole, ma con semplicità chiedono tutto quello di cui hanno bisogno. Ho sempre la fiducia di essere ascoltato perché Dio che è Padre- mi ama e mi ascolta. Di fatto, pregare non è informare Dio, ma chiederGli tutto quello di cui ho bisogno, giacché «Il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che glie le chiediate» (Mt 6,8). Non sarò buon cristiano se non prego, come non può essere buon figlio chi non parla frequentemente con i suoi genitori.

Il Padrenostro è la preghiera che lo stesso Gesù ci ha insegnato, ed è una sintesi della vita cristiana. Ogni volta che recito il Padre nostro, mi lascio trasportare dalla sua mano e Gli chiedo ciò di cui ho bisogno ogni giorno per cercare di essere sempre miglior figlio di Dio. Ho bisogno non solo del pane materiale, ma, -soprattutto- del Pane del Cielo. «Chiediamo che non ci manchi mai il Pane dell Eucaristia». Imparare pure a perdonare e ad essere perdonati: «Per poter ricevere il perdono che Dio ci offre, dirigiamoci al Padre che ci ama», dicono le formule introduttorie al Padrenostro della Messa.

Durante la Quaresima, la Chiesa mi chiede di approfondire nella preghiera. «La preghiera, il colloquio con Dio, è il bene più alto, perché costituisce (...)una unione con Lui» (San Giovanni Crisostomo). Signore, ho bisogno di imparare a pregare e ad estrarre conseguenze concrete per la mia vita. Soprattutto per vivere la virtù della carità: la preghiera mi darà forza per viverla meglio giorno dopo giorno. Perciò chiedo quotidianamente che mi aiuti a viverla sempre meglio. Perciò chiedo ogni giorno che mi aiuti a perdonare tanti piccoli dispetti degli altri, come perdonare le parole e gli atteggiamenti offensivi e, soprattutto a non avere rancori, e così, potrò dire sinceramente che perdono di tutto cuore i miei debitori. Lo potrò conseguire perché mi aiuterà in ogni istante la Madre di Dio.
OFFLINE
22/02/2024 10:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa»

Rev. D. Antoni CAROL i Hostench
(Sant Cugat del Vallès, Barcelona, Spagna)
Oggi, celebriamo la Cattedra di San Pietro. Fin dal IV secolo, con questa celebrazione si vuole far risaltare il fatto che come un dono di Gesù Cristo per noi- l edificio della sua Chiesa si appoggia sul Principe degli Apostoli, il quale gode di un aiuto divino particolare per eseguire questa missione. Così lo manifestò il Signore in Cesarea di Filippo: «Io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Mt 16,18). In effetti, «soltanto Pietro è scelto perché sia preposto all'economia divina, che chiama tutte le genti alla salvezza, e sia il capo di tutti gli Apostoli e di tutti i padri della Chiesa» (San Leone Magno).

Fin dall inizio, la chiesa si ha beneficiato del ministero petrino in modo tale che san Pietro e i suoi successori hanno presieduto la carità, sono stati fonte di unità e, molto specialmente, hanno avuto la missione di confermare nella verità i loro fratelli.

Gesù, una volta risorto, confermò questa missione a Simone Pietro. Lui, che profondamente pentito aveva già pianto la sua triplice negazione davanti a Gesù, ora fa una triplice manifestazione d amore: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17). Allora, l Apostolo vide con sollievo come Gesù Cristo non si disdisse di lui e, per tre volte, lo confermò nel ministero che le era stato annunciato prima: «Pasci le mie pecore» (Gv 21, 16.17).

Questa potestà non è per merito proprio, come neanche lo fu la dichiarazione di fede di Simone in Cesarea: «Perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli» (Mt 16,17). Si, si tratta di un autorità con potestà suprema ricevuta per servire. È per questo che il Romano Pontefice, quando sigla i suoi scritti, lo fa sempre con il seguente titolo onorifico: Servus servorum Dei.

Si tratta, per tanto, di un potere per servire la causa dell unità fondata sulla verità. Facciamo il proposito di pregare per il Successore di Pietro, di prestare attento dono alle sue parole e di ringraziare Dio per questo grande regalo.

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Siamo con il Papa, perché stando con lui, si è con Dio» (San Tommaso Moro)

«Pietro, per tutti i tempi, deve essere il custode della comunione con Cristo. La responsabilità di Pietro consiste nel garantire la comunione con Cristo con la carità di Cristo, portando alla realizzazione di questa carità nella vita quotidiana» (Benedetto XVI)

«Quando San Pietro confessa che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, Gesù gli dichiara che questa rivelazione non gli è venuta "dalla carne e dal sangue, ma dal Padre mio che è nei cieli" (Mt 16,17). La fede è un dono di Dio, una virtù soprannaturale infusa da Lui (...)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 153)
OFFLINE
23/02/2024 07:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Lascia lì il tuo dono davanti all altare, va prima a riconciliarti con il tuo fratello»

Fr. Thomas LANE
(Emmitsburg, Maryland, Stati Uniti)
Oggi, il Signore, parlandoci di quello che avviene nei nostri cuori, ci invita alla conversione. Il comandamento dice «Non ucciderai» (Mt 5,21), ma Gesù ci ricorda che vi sono altre forme per togliere la vita agli altri. Questo può accadere albergando nel nostro cuore un ira eccessiva verso il prossimo o non trattandolo con rispetto o insultandolo («imbecille», «rinnegato» cf.Mt5,22).

Il Signore ci invita ad essere `persone integre´; «Lascia lì il tuo dono davanti all altare, va prima a riconciliarti con il tuo fratello» (Mt 5,24), cioè che la fede che professiamo nella celebrazione liturgica dovrebbe influire sulla nostra vita giornaliera ed interessare la nostra condotta. Perciò, Gesù ci chiede di riconciliarci con i nostri nemici. Un primo passo nel cammino della riconciliazione è`pregare per i nostri nemici´, come Gesù richiede. Se questo ci risulta difficile, allora, sarebbe bene ricordare e rivivere, nella nostra immaginazione, la figura di Gesù morendo per quelli, verso i quali sentiamo fastidio. Se siamo stati gravemente offesi, preghiamo perché venga cicatrizzato il doloroso ricordo e per ottenere la grazia di poter perdonare. E, mentre preghiamo, chiediamo al Signore che retroceda con noi nel tempo e nel luogo dove è avvenuto l affronto sostituendola con il Suo amore- perché, in questo modo possiamo sentirci liberi per poter perdonare.

Ricordiamo le parole di Benedetto XVl, «se vogliamo presentarci davanti a Lui, dobbiamo anche metterci in cammino per incontrarci con gli altri. Perciò è necessario imparare la grande lezione del perdono; non lasciare annidare nel cuore il tarlo del risentimento, ma aprire il cuore alla magnanimità di saper ascoltare l altro, aprire il cuore alla comprensione, alla possibile accettazione delle sue scuse ed alla generosa offerta delle proprie».

Pensieri per il Vangelo di oggi
«Null altro ci rende più simili a Dio come quella di essere sempre disposti a perdonare» (San Giovanni Crisostomo)

«Che il Signore, in questa quaresima, ci dia la grazia di imparare ad accusare noi stessi, ciascuno nella propria intimità, pregando così: -Abbi misericordia di me, Signore, aiutami a provare vergogna e donami misericordia così potrò anch io essere misericordioso con gli altri» (Francesco)

«Fin dal discorso della montagna, Gesù insiste sulla conversione del cuore: la riconciliazione con il fratello prima di presentare un'offerta sull'altare, l'amore per i nemici e la preghiera per i persecutori, (...) il perdono dal profondo del cuore nella preghiera, la purezza del cuore e la ricerca del Regno. Tale conversione è tutta orientata al Padre: è filiale» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2608)
OFFLINE
24/02/2024 07:41
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano»

Rev. D. Joan COSTA i Bou
(Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci esorta all amore più perfetto. Amare è volere il bene dell altro, e in questo si basa la nostra relazione personale. Non amiamo per cercare il nostro bene ma per quello della persona amata, e, così facendo, cresciamo come persone. L essere umano, affermò il Concilio Vaticano ll «non può trovare la sua pienezza se non nella donazione sincera di se stesso agli altri» A questo si riferiva santa Teresa del Bambino Gesù quando chiedeva di fare della nostra vita un olocausto.´L amore è la vocazione umana. Tutta la nostra condotta, perché sia veramente umana, deve esprimere la realtà del nostro essere, realizzando la vocazione all amore. Come ha scritto san Giovanni Paolo ll, «l uomo non può vivere senza amore. Egli resta per se stesso un essere incomprensibile; la sua vita è priva di senso se non gli si rivela l amore, se non si incontra con l amore, se non lo sperimenta e lo assimila, se non partecipa vivamente in esso».

L amore ha il suo fondamento e la sua pienezza nell amore di Dio in Cristo. La persona è invitata ad un dialogo con Dio. Uno esiste per l amore di Dio che ci creò e per l amore di Dio che ci conserva, «e solo può dirsi che si vive nella pienezza della verità, quando liberamente si riconosce quest amore e ci si affida totalmente al Creatore» (Concilio Vaticano ll): questa è la ragione più alta della sua dignità. L amore umano deve, perciò, essere custodito dall Amore divino, che ne è la fonte; in Esso trova il suo modello e lo porta alla pienezza. Per tutto ciò, l amore, quando è veramente umano, ama con il cuore di Dio e abbraccia incluso i nemici. Se non è così uno non ama veramente. Conseguentemente, l esigenza del dono sincero di se stesso, diventa un comandamento divino.: «Voi dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.» (Mt 5,48).

Pensieri per il Vangelo di oggi
«O mio Signore, quanto sei buono» (Santa Teresa di Gesù)

«Amare i nostri nemici, quelli che ci perseguitano e ci fanno soffrire è difficile; non è nemmeno un "buon affare" perché ci impoverisce. Eppure questa è la via indicata e percorsa da Gesù per la nostra salvezza» (Francesco)

«Cristo è morto per amore di noi quando eravamo ancora nemici. Il Signore ci chiede di amare anche i nostri nemici come lui, di essere vicini a coloro che sono più lontani, di amare i bambini e i poveri come lui stesso» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1.825)
OFFLINE
25/02/2024 09:17
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Fu trasfigurato davanti a loro»

Rev. D. Jaume GONZÁLEZ i Padrós
(Barcelona, Spagna)
Oggi, contempliamo la scena «nella quale i tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni appaiono quasi in estasi per la bellezza del Redentore» (Giovanni Paolo ll): «Fu trasfigurato davanti a loro e le Sue vesti divennero splendenti» (Mc 9,2-3). Riguardo a noi, possiamo estrarre un messaggio: «Ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l incorruttibilità per mezzo del Vangelo» (2 Tim 1,10) afferma san Paolo al suo discepolo Timoteo. E quello che ammiriamo pieni di stupore, come allora i tre Apostoli prediletti, in questo episodio proprio della seconda domenica di Quaresima: la Trasfigurazione.

Risulta opportuno che nel nostro esercizio quaresimale riceviamo questa esplosione di sole e di luce sul volto e sugli abiti di Gesù. E un immagine meravigliosa dell umanità redenta, che non ci viene presentata nella bruttezza del peccato, ma in tutta la bellezza che la divinità trasmette alla nostra carne. La gioia di Pietro esprime ciò che si sente quando ci si lascia invadere dalla grazia divina.

Lo Spirito Santo trasfigura anche i sensi degli Apostoli, per cui possono vedere la gloria divina dell Uomo Gesù. Occhi trasfigurati per vedere quello che brilla di più; uditi trasfigurati per ascoltare la voce più sublime e vera: quella del Padre che si compiace nel Figlio. Tutto l insieme risulta troppo sorprendente per noi, abituati, come siamo, al colore grigiastro della mediocrità. Solo se ci lasciamo toccare dal Signore, i nostri sensi saranno capaci di vedere ed ascoltare quello che c è di più bello e gioioso in Dio, e negli uomini divinizzati da Colui che risuscitò dai morti.

«La spiritualità cristiana ha scritto Giovanni Paolo ll- ha quale caratteristica il dovere del discepolo di `assomigliarsi´ sempre più pienamente al Suo Maestro», in tal modo che per mezzo di una frequenza che potremmo chiamare amichevole - arriviamo al punto di «respirare i Suoi sentimenti». Mettiamo nelle mani della Vergine Maria la meta della nostra vera trasfigurazione nel Suo Figlio, Cristo Gesù.
OFFLINE
28/02/2024 07:52
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore»

Rev. D. Francesc JORDANA i Soler
(Mirasol, Barcelona, Spagna)
Oggi la Chiesa Ispirata dallo Spirito Santo ci propone in questo tempo di Quaresima un testo in cui Gesù imposta ai suoi discepoli e per tanto anche a noi un cambio di mentalità. Gesù oggi capovolge le visioni umane e terrestri dei suoi discepoli e gli apre un nuovo orizzonte di comprensione su quale dovrà essere lo stile di vita dei suoi proseliti.

Le nostre tendenze naturali ci suscitano il desiderio di dominare le cose e le persone, dirigere e dare ordini, che si faccia ciò che a noi piace, che la gente possa riconoscere in noi uno status, una posizione. Invece il cammino che Gesù ci propone è l opposto: «Tra voi non sarà così, ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo» (Mt 20,26-27). Servitore , schiavo : non possiamo rimanere nell enunciato delle parole!. Le abbiamo sentite centinaia di volte dobbiamo, essere capaci di entrare in contatto con la realtà che significano, e confrontare questa realtà con le nostre attitudini e comportamenti.

Il Concilio Vaticano II ha affermato che «L uomo acquisisce la sua pienezza attraverso il servizio di donarsi agli altri». In questo caso, ci sembra che diamo la vita, quando in realtà la stiamo incontrando. L uomo che non vive per servire non serve per vivere. E con questa attitudine il nostro modello è lo stesso Cristo, -l uomo pienamente uomo- giacché «il Figlio dell uomo, non è venuto per farsi servire ma a servire e a dare la sua vita come riscatto per molti».

Essere servo, essere schiavo così come ce lo chiede Gesù, è impossibile per noi. Rimane fuori dalla capacità della nostra povera volontà: dobbiamo implorare, attendere e desiderare intensamente che ci siano concessi questi doni. La Quaresima e le sue pratiche quaresimali -digiuno, elemosina e preghiera ci ricordano che per ricevere questi doni dobbiamo prepararci adeguatamente.
OFFLINE
29/02/2024 08:13
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti»

Rev. D. Xavier SOBREVÍA i Vidal
(Sant Just Desvern, Barcelona, Spagna)
Oggi, il Vangelo é una parabola che ci scopre le realtà dell uomo dopo la morte. Gesù ci parla del premio o del castigo che avremo a seconda di come ci siamo comportati.

Il contrasto tra il ricco e il povero è molto forte. Il lusso e l indifferenza del ricco; la situazione patetica di Lazzaro, con i cani che gli leccano le piaghe (cf. Lc 16,19-21). Tutto con un gran realismo, che fa si che entriamo nello scenario.

Possiamo pensare: dove sarei io, se fossi uno dei protagonisti della parabola? La nostra società, costantemente, ci ricorda che dobbiamo vivere bene, con comodità e benessere, ricreandoci e senza preoccupazioni. Vivere per se stessi senza preoccuparsi degli altri o preoccupandosi solo dell essenziale affinché la coscienza stia tranquilla, però non per un senso di giustizia, amore o solidarietà.

Oggi ci si presenta la necessità di ascoltare Dio in questa vita, di convertirci in questa vita e approfittare il tempo che Lui ci concede. Dio chiede un rendiconto. In questa vita mettiamo a repentaglio la vita .

Gesù lascia chiara l esistenza dell inferno descrivendo alcune delle sue caratteristiche: la pena che soffrono i sensi «intingere nell acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma». (Lc 16,24)- e la sua eternità «tra noi e voi è stato fissato un grande abisso» (Lc 16,26)-.

San Gregorio Magno ci dice che «tutte queste cose si dicono affinché nessuno possa scusarsi a causa della sua ignoranza». Bisogna spogliarsi dell uomo vecchio ed essere liberi per poter amare il prossimo. Dobbiamo rispondere alla sofferenza dei poveri, dei malati o degli abbandonati. Sarebbe bene che ricordassimo questa parabola con frequenza perché ci faccia più responsabili della nostra vita. A tutti giunge il momento della morte. E dobbiamo essere sempre preparati perché un giorno saremo giudicati.
OFFLINE
01/03/2024 08:12
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d angolo»

Rev. D. Melcior QUEROL i Solà
(Ribes de Freser, Girona, Spagna)
Oggi, Gesù attraverso la parabola dei viticoltori omicidi ci parla dell infedeltà; paragona la vigna a Israele e i viticoltori ai capi del popolo prediletto. A loro e a tutta la discendenza di Abramo era stato affidato il Regno di Dio, ma hanno sperperato l eredità: «Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti» (Mt 21,43).

All inizio del Vangelo di Matteo, la Buona Nuova sembra diretta unicamente ad Israele. Il popolo eletto, già nell Antica Alleanza, ha la missione di annunciare e portare la salvezza a tutte le nazioni. Ma Israele non è stato fedele alla sua missione. Gesù, il mediatore della Nuova Alleanza, congregherà attorno a sé i dodici Apostoli, simbolo del nuovo Israele, chiamato a dare frutti di vita eterna e ad annunciare a tutti i popoli la salvezza.

Questo nuovo Israele è la Chiesa, formata da tutti i battezzati. Noi abbiamo ricevuto, nella persona di Gesù e nel suo messaggio, un regalo unico che dobbiamo far fruttificare. Non possiamo accontentarci con una vivenza individualista e chiusa alla nostra fede; dobbiamo comunicarla e donarla ad ogni persona che ci avvicina. Da lì si deriva che il primo frutto, è che viviamo la nostra fede nel calore della famiglia, rappresentata dalla comunità cristiana. E questo sarà semplice, perché: «Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro» (Mt 18,20).

Però si tratta, di una comunità cristiana aperta, cioè eminentemente missionaria (secondo frutto). Per la forza e la bellezza del Risorto in mezzo a noi , la comunità è attraente in tutti i suoi gesti e azioni, e ognuno dei suoi membri gode della capacità di generare uomini e donne alla nuova vita del Risorto. E un terzo frutto è che viviamo con la convinzione e la certezza che nel Vangelo troviamo la soluzione a tutti i problemi.

Viviamo nel santo timor di Dio, non sia mai che ci si tolga il Regno e venga dato ad altri.
OFFLINE
06/03/2024 08:27
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti (...) ma a dare pieno compimento»

Rev. D. Vicenç GUINOT i Gómez
(Sant Feliu de Llobregat, Spagna)
Oggi, ai nostri giorni, c è molto rispetto verso le diverse religioni. Tutte le religioni esprimono la ricerca della trascendenza da parte dell uomo, la ricerca dell aldilà, delle realtà eterne. Nel cristianesimo, invece, che affonda le sue radici nel giudaismo, questo fenomeno è inverso: è lo stesso Dio che cerca l uomo.

Come ricordò Giovanni Paolo ll, Dio desidera avvicinarsi all uomo, Dio vuole dirigergli la Sua parola, mostrargli il Suo volto perché cerca l intimità con Lui. Questo diventa realtà nel popolo d Israele, popolo scelto da Dio per ricevere le Sue parole, è questa l esperienza che ha Mosè quando dice: «Infatti, quale grande nazione ha gli dei così vicini a se, come il Signore nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?» (Dt 4,7). E, ancora, il salmista canta che Dio «Annuncia a Giacobbe la sua parola, i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele. Così non ha fatto con nessun altra nazione, non hanno fatto conoscere loro i Suoi giudizi» (Sal 147,19-20).

Gesù, dunque, con la Sua presenza realizza il desiderio di Dio di avvicinarsi all uomo. Per questo dice che «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento» (Mt 5,17). Viene ad arricchirli, ad illuminarli affinché gli uomini conoscano il vero volto di Dio e possano entrare in intimità con Lui.

In questo senso, disprezzare le indicazioni di Dio, per insignificanti che esse siano, manifesta una conoscenza rachitica di Dio e, perciò, chi si trova in tali condizioni sarà considerato piccolo nel Regno dei Cieli. Ed è che, come diceva san Teofilo d Antiochia, «Dio viene visto da chi può vederLo; solo devono avere aperti gli occhi dello spirito (...) ma certi uomini li hanno offuscati».

Aspiriamo, dunque, nella preghiera, a seguire con grande fedeltà tutte le indicazioni del Signore. Arriveremo così ad una grande intimità con Lui e saremo, quindi, considerati grandi nel Regno dei Cieli.
OFFLINE
10/03/2024 09:28
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito»

Rev. D. Joan Ant. MATEO i García
(Tremp, Lleida, Spagna)
Oggi, la liturgia ci offre un aroma anticipato dell allegria pasquale. Gli ornamenti del celebrante hanno un colore rosato. E la domenica laetare che ci invita ad una serena allegria «Festeggiate Gerusalemme, rallegratevi con essa voi tutti che l amate...», canta l antifona d entrata.

Dio vuole che siamo contenti. La psicologia più elementare ci dice che una persona che non vive contenta, finisce ammalandosi fisicamente e spiritualmente. Orbene, la nostra allegria deve essere molto ben cimentata, dev essere l espressione della serenità di vivere una vita in tutta la sua pienezza. Diversamente l allegria verrebbe a degenerarsi in superficialità e stupidaggine. Santa Teresa distingueva con saggezza tra la santa allegria e la pazza allegria . Qust ultima è soltanto esterna, dura poco e lascia un sapore amaro.

Viviamo tempi difficili per la vita di fede.. Sono, però, pure tempi appassionanti. Soffriamo, in certo qual modo, l esilio babilonico che canta il salmo. Sì, anche noi possiamo vivere un esperienza d esilio «Piangevano ricordandosi di Sion» (Sal 137,1). Le difficoltà esteriori, e specialmente il peccato, ci possono trasportare vicino ai fiumi di Babilonia. Nonostante tutto, ci sono motivi di speranza e Dio continua a dirci:«Mi si attacchi la lingua al palato se lascio cadere il tuo ricordo» (Sal 137,6).

Possiamo vivere sempre contenti, perché Dio ci ama pazzamente, al punto «da dare il Figlio suo unigenito,» (Gv 3,16). Tra poco accompagneremo questo Figlio unico nel suo cammino di morte e risurrezione. Contempleremo l amore di Colui che tanto ama, che si è offerto per noi, per te e per me. Ci riempiremo d amore e vedremo Colui «che hanno trafitto» (Gv 19,37), e sorgerà in noi una gioia che nessuno potrà toglierci.

La vera allegria che illumina la nostra vita non procede da uno sforzo nostro. San Paolo ce lo ricorda: non procede da noi, è un dono di Dio, siamo opera sua (cf.Col 1.11). Lasciamoci amare da Dio ed amiamoLo, e l allegria sarà grande nella prossima Pasqua e nella vita intera. Non dimentichiamo di lasciarci accarezzare e rigenerare da Dio con una buona confessione prima della Pasqua.
OFFLINE
11/03/2024 09:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Gesù partì per la Galilea»

Rev. D. Ramon Octavi SÁNCHEZ i Valero
(Viladecans, Barcelona, Spagna)
Oggi, nuovamente troviamo Gesù a Cana di Galilea, dove aveva realizzato il conosciuto miracolo della conversione dell acqua in vino. Adesso, in questa occasione, fa un nuovo miracolo: la guarigione del figlio di un funzionario reale. Sebbene il primo sia stato spettacolare, questo è, senza dubbio, di maggior valore, perché, quello che si risolve con il miracolo, non è un qualcosa di materiale, ma si tratta della vita di una persona.

Ciò che attira la nostra attenzione in questo nuovo miracolo è che Gesù agisce a distanza, non va direttamente a Cafàrnao per guarire direttamente l ammalato, ma, senza muoversi da Cana, rende possibile la guarigione: «Il funzionario del re gli disse: Signore, scendi prima che il mio bambino muoia Gesù gli rispose: Va , tuo figlio vive» (Gv 4,49-50).

Questo ricorda a tutti noi che possiamo fare molto bene anche a distanza, cioè, senza bisogno di essere presenti sul posto dove si richiede la nostra generosità. Così, per esempio, aiutiamo il Terzo Mondo collaborando economicamente attraverso i nostri missionari o per mezzo di organizzazioni cattoliche che ivi lavorano. Aiutiamo i poveri delle zone marginate delle grandi città con i nostri contributi attraverso istituzioni, quale `Caritas´, senza bisogno di andare per le loro strade. O, perfino, possiamo effondere allegria a tanta gente, molto lontana da noi, con una telefonata, una lettera o la posta elettronica.

Tante volte ci esimiamo dal fare il bene perché non abbiamo la possibilità di trovarci in quei posti dove ci sono necessità urgenti. Gesù non si scusò perché non era a Cafárnao, ma realizzò il miracolo.

La lontananza non presenta nessuna difficoltà al momento di essere generoso, perché la generosità parte dal cuore e oltrepassa tutte le frontiere. Come direbbe sant Agostino: «Chi ha carità nel cuore, trova sempre qualcosa da dare».
OFFLINE
14/03/2024 08:19
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera»

Rev. D. Miquel MASATS i Roca
(Girona, Spagna)
Oggi, il Vangelo ci insegna come Gesù affronta la seguente obiezione: si legge nel Dt 19,15, affinché una testimonianza sia efficace deve essere convalidata da due o tre testimoni. Gesù allega a suo favore la testimonianza di Giovanni Battista, la testimonianza del Padre che si manifesta nei miracoli eseguiti da Lui- , e, finalmente, la testimonianza delle Scritture.

Gesù Cristo rinfaccia a coloro che lo ascoltano tre impedimenti che hanno per riconoscerlo come il Messia Figlio di Dio: la mancanza di amore a Dio; l assenza di rettitudine di intenzione cercano solo la gloria umana- e l'interpretazione interessata delle Scritture.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II scriveva: Alla contemplazione del volto di Cristo solo si giunge ascoltando lo Spirito del Padre, perché nessuno conosce il Figlio al di fuori del Padre (cf. Mt 11,27). Quindi, è necessario la rivelazione dell Altissimo. Ma, per accorgliela , è indispensabile mettersi in atteggiamento di ascoltare .

Per questo, bisogna tener conto che per riconoscere Gesù Cristo come vero Figlio di Dio, non è sufficiente con le prove esterne che ci vengono proposte; è molto importante la rettitudine nella volontà, vale a dire, le buone disposizioni.

In questo tempo di Quaresima, intensificando le opere di penitenza che facilitano la rinnovazione interiore, miglioreremo le nostre disposizioni interiori per contemplare il vero volto di Cristo. Per questo, san Josemaria ci dice: Quel Cristo che tu vedi non è Gesù. Sarà, semmai, la triste immagine che i tuoi occhi torbidi possono formare... Purificati. Rischiara il tuo sguardo con l umiltà e la penitenza. Poi... non ti mancheranno le limpide luci dell Amore. E avrai una visione perfetta. La tua immagine sarà realmente la sua: Lui! .
OFFLINE
16/03/2024 08:14
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Mai un uomo ha parlato così!»

Abbé Fernand ARÉVALO
(Bruxelles, Belgio)
Oggi, il Vangelo ci presenta le diverse reazioni che producevano le parole di Gesù. Questo testo di Giovanni non ci offre nessuna parola del Maestro, ma sì le conseguenze di quello che Lui diceva. Alcuni pensavano che era un profeta, altri dicevano: «Costui è il Cristo» (Gv 7,41).

Realmente Gesù è quel segno di contraddizione che Simeone aveva annunciato a Maria (cf. Lc 2,34). Gesù non lasciava indifferenti quelli che l ascoltavano, a tal punto che, in questa occasione come in molte altre «tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui» (Gv 7,43). La risposta delle guardie, che pretendevano arrestare il Signore, centra la questione e ci mostra la forza delle parole di Cristo: «Mai un uomo ha parlato così» (Gv 7,46). E , come dire: le Sue parole sono differenti; non sono parole vuote piene di superbia e di ipocrisia. Lui è la Verità ed il Suo modo di esprimersi dimostra questo fatto.

E, se questo succedeva in relazione ai Suoi ascoltatori, con maggior ragione le sue azioni provocavano molte volte lo stupore, l ammirazione, ma anche la critica, la mormorazione, l odio... Gesù parlava il linguaggio della carità : le Sue parole e le Sue opere svelavano l amore profondo che sentiva verso tutti gli uomini, particolarmente verso i più bisognosi.

Oggi, come allora, i cristiani siamo dobbiamo essere- segni di contraddizione , perché parliamo ed agiamo non come gli altri. Noi, nell imitare e nel seguire Gesù, dobbiamo usare lo stesso linguaggio della carità e dell affetto , linguaggio necessario che, dopo tutto, tutti sono capaci di capire. Come ha scritto il Santo Padre Benedetto XVI nella Sua Enciclica `Deus charitas est´, «l amore caritas- sarà sempre necessario, financo nella società più giusta (...) Chi cerca di disinteressarsi dell amore si prepara a disinteressarsi dell uomo in quanto uomo».
OFFLINE
18/03/2024 07:59
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Va e d ora in poi non peccare più»

Rev. D. Jordi PASCUAL i Bancells
(Salt, Girona, Spagna)
Oggi, contempliamo nel Vangelo il volto misericordioso di Gesù. Dio è Amore, e Amore che perdona. Amore che s impietosisce delle nostre debolezze, Amore che salva. I maestri della Legge di Mosè ed i farisei «gli condussero una donna sorpresa in adulterio» (Gv 8,4) e chiedono al Signore: «Tu che ne dici?» (Gv 8,5). A loro non interessa tanto seguire un insegnamento di Gesù, come poterlo accusare di andare contro la Legge di Mosè. Il Maestro, però, approfitta l occasione per manifestare che Lui è venuto a cercare i peccatori, a sollevare i caduti, a invitarli alla conversione e alla penitenza. Ed è questo il messaggio della Quaresima per noi, giacché tutti siamo peccatori e tutti abbiamo bisogno della grazia salvifica di Dio.

Si dice che oggigiorno si è perso il senso del peccato. Molti non sanno più quello che sta bene o quello che sta male, né perché. E , come dire -in un modo positivo- che si è perso il senso dell Amore verso Dio: dell Amore che ha Dio verso di noi, e -da parte nostra- la corrispondenza che questo Amore richiede. Chi ama non offende. Chi sa di essere amato e perdonato, ricambia amore per Amore: «Chiesero all Amico qual era la fonte dell amore. Rispose che era quella nella quale l Amato ha lavato le nostre colpe» (Ramon Llull).

Perciò, il senso della conversione e della penitenza, proprie della Quaresima, è mettendoci faccia a faccia davanti a Dio, guardando gli occhi del Signore sulla Croce, correndo ad esporGli personalmente i nostri peccati nel sacramento della Penitenza. E, come la donna del Vangelo, Gesù ci dirà: «Neanch io ti condanno; va e d ora in poi non peccare più» (Gv 8,11). Dio perdona, e ciò comporta, da parte nostra, una esigenza, un impegno: non peccare più!
OFFLINE
23/03/2024 07:43
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

«Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi»

Rev. D. Xavier ROMERO i Galdeano
(Cervera, Lleida, Spagna)
Oggi, in cammino verso Gerusalemme, Gesù sa di essere perseguitato, vigilato, sentenziato, perché quanto più grande e inedita è stata la Sua rivelazione l annuncio del Regno- più ampia e più chiara è stata la divisione e l opposizione che ha trovato fra gli ascoltatori (cf.Gv 11,45-46).

Le parole negative di Caifa, «E conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo e non vada in rovina la nazione intera!» (Gv 11,50), Gesù le assumerà positivamente per il compimento della nostra redenzione. Gesù, il Figlio Unigenito di Dio, sulla Croce muore per amore a tutti noi! Muore per realizzare il progetto del Padre, cioè «riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi» (Gv 11,52).

Ed è questa la meraviglia e la creatività del nostro Dio! Caifa, con la sua sentenza («E conveniente per voi che un solo uomo muoia...») non fa altro che, per odio, eliminare un idealista; invece, Dio Padre, all inviare Suo Figlio, per amore verso di noi, fa qualcosa di meraviglioso: trasforma quella sentenza malevola in un atto d amore redentore, perché per Iddio Padre, ogni uomo ha il valore di tutto il sangue sparso da Gesù Cristo!

Tra una settimana nella solenne vigilia pasquale- canteremo il `Preconio Pasquale´ Attraverso questa meravigliosa preghiera, la Chiesa elogia il peccato originale. E non lo fa perché ignori la sua gravità, ma perché Dio, -nella Sua bontà infinita- ha realizzato `prodigi´ come risposta al peccato dell uomo. Vuol dire che, di fronte al dolore originale , Lui ha risposto con l Incarnazione, con l immolazione personale e con l istituzione dell Eucaristia. Perciò la liturgia, il prossimo sabato canterà: «Che meraviglioso beneficio del tuo amore per noi! Che incomparabile tenerezza e carità! Oh felice colpa che ci fece meritare un sì grande Redentore!».

Voglia il Cielo che i nostri pensieri, parole e azioni, non siano di impedimento per la evangelizzazione, giacché da Cristo abbiamo ricevuto anche noi la missione di riunire i figli di Dio dispersi: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli» (Mt 28,19).
OFFLINE
24/03/2024 09:21
 
Email
 
Scheda Utente
 
Modifica
 
Cancella
 
Quota

Davvero quest uomo era Figlio di Dio!»

Rev. D. Fidel CATALÁN i Catalán
(Terrassa, Barcelona, Spagna)
Oggi, nella Liturgia della Parola si legge la Passione del Signore secondo San Marco ed ascoltiamo una testimonianza che ci fa sussultare: «Davvero quest uomo era figlio di Dio!» (Mc 15,39). L evangelista è molto cauto nel mettere queste parole sulle labbra di un centurione romano, il quale stupito, aveva assistito ad un altra delle tante esecuzioni in funzione della sua permanenza in un paese straniero e sottomesso.

Non deve essere facile chiedersi cosa visse su Quel volto sfigurato- per emettere una simile espressione. In un modo o nell altro dovette riconoscere un volto innocente, forse tradito e lasciato alla mercé di interessi privati; o forse di qualcuno oggetto di un ingiustizia in mezzo a una società poco giusta; qualcuno che tace, sopporta e, anche misteriosamente, accetta tutto quello che gli viene addosso. Forse, addirittura, potrebbe sentirsi collaboratore di una ingiustizia, difronte alla quale non non reagisce per fermarla, come molti altri si lavano le mani davanti ai problemi altrui.

L immagine di quel centurione romano è l immagine dell Umanità che contempla. E , allo stesso tempo, la professione di fede di un pagano. Gesù muore solo, innocente, picchiato, abbandonato e fiducioso a sua volta, con un senso profondo della sua missione, con tracce d amore che i colpi hanno lasciato sul suo corpo.

Ma prima alle porte di Gerusalemme- lo hanno salutato come Colui che viene nel nome del Signore (cf. Mc 11,9). Il nostro entusiasmo quest anno non è una aspettativa, eccitante e senza conoscenza, come quella degli abitanti di Gerusalemme. Il nostro entusiasmo si dirige a Colui che ha già superato l avversità della donazione totale e dalla quale è uscito vittorioso. Infine, «noi dovremmo inchinarci ai piedi di Cristo, non mettendo sotto i suoi piedi i nostri vestiti o qualche ramo inerte, che ben presto perderebbero la loro freschezza, il loro frutto e il loro aspetto attraente, ma rivestendoci della sua grazia» (S. Andrea di Creta).
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | « 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi
TUTTO QUELLO CHE E' VERO, NOBILE, GIUSTO, PURO, AMABILE, ONORATO, VIRTUOSO E LODEVOLE, SIA OGGETTO DEI VOSTRI PENSIERI. (Fil.4,8) ------------------------------------------
 
*****************************************
Feed | Forum | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:05. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com