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Il ritorno dei Lupi dell'Inverno

Ultimo Aggiornamento: 04/11/2017 02:23
04/11/2017 02:23
 
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Signore della Guerra
Maestro di Intrighi e di Inganni
Città delle Tombe era un nome che non rendeva giustizia alla città comandata da Casa Dustin e alla sua gente.
Un nome dovuto al fatto che in quella terra erano sepolti i Primi Re dei Primi Uomini al Nord, da cui gli stessi Dustin affermavano con convinzione di discendere, e si diceva che anche molti Stark dell'età degli Eroi riposassero lì, nelle cripte, anche se, sempre secondo le storie, erano numerose le cripte ancora inesplorate o addirittura non trovate.
Era una città viva, un importate centro di commercio,ce raccoglieva grande parte di tutti gli scambi e i commerci che avvenivano nella parte meridionale del Nord, sia per il fatto di essere uno dei primi centri passato il Moat Cailin, sia perchè il suo ergersi alla fine del fiume consentiva di trasportare le merci per via fluviale risalendolo fino al porto, così che spesso e volentieri, dopo l'approdo alle Flint's Finger, venivano utilizzate imbarcazioni più piccole anzichè procedere a via terra, dove l'incollatura e la zona del Moat Cailin erano da sempre insidiose per i carri.
L'economia prosperava, fiorente lì molto più che in altri luoghi.
Il mercato era sempre rifornito di nuove merci, i mercanti numerosi e così anche le botteghe degli artigiani, le taverne spesso e volentieri piene.
Ma per qualche strana ragione, specie nelle notti più fredde, quelle dove scorreva maggiormente il vino e la birra, era facile percepire che, sotto la superficie di una città industriosa e ricca, ci fosse una vena profondamente diversa, come sospinta dalla terra ad emergere dalle cripte e pervadere gli animi degli uomini. In quelle notti, ciò che più eccitava gli uomini era rimembrare le gesta dei tempi passati, della Danza dei Draghi, del valore che da quella terrà si riverberò sui Sette Regni attraverso vittorie pagate col sangue di impavidi pronti a tutto.
Malgrado la prosperità, insomma, l'orgoglio del valore e dell'onore di Città delle Tombe continuava a battere forte senza subire lo scorrere del tempo.
Ma era un battere, ricordare, che scaldava unicamente la fantasia, al riparo sotto l'ombra del castello di Grande Tumulo, che sovrastava ogni cosa ergendosi sulla sommità dell'unica alta collina della zona.
Un castello certamente molto meno imponente di tanti altri, specialmente messo al confronto con quelli del sud, ma anche al cospetto delle grandi fortezze del Nord.
Non di meno, Grande Tumulo godeva di rispetto e fiducia da parte del proprio popolo.
Quella sua posizione sopraelevate, con le sue alte mura e le torri quadrate, era di legno, e non di pietra come altri, ma non di meno, tutti sapevano che per chiunque, prendere quel castello sarebbe costato molto più sangue di quanto ne sarebbero stati disposti a spendere.
No, Città delle Tombe non aveva nulla da temere, ma solo da pensare al futuro.
Così, nessuno fece caso al cavaliere che attraversò le strette strade per raggiungere la sommità della collina.
Non c'era da preoccuparsi.


Poche ore dopo....

Dalla torre di sud-ovest, un drappello di pochi uomini guarda la città sottostante, che andava avanti con la sua vita come sempre, il fumo che usciva da innumerevoli camini creava dall'alto una sorta di leggero strato di nebbia che dava a Città delle Tombe un'aria più meritevole del proprio nome.
Carri percorrevano le strade in file ordinate, da e per la città, e piccoli com'erano da quella distanza, gli abitanti erano nulla più che piccole formiche che mandavano avanti ogni cosa.
< Procedo? > domandò un soldato.
La risposta fu secca e immediata.
< Procedi. Corno e segnale d'allarme. > ordinò.
Il soldato annuì e i due che gli stavano davanti non persero tempo.
Uno dei due prese a due mani una grossa mazza di legno e, con violenza, la fece battere sulla superficie di un grosso gong sospeso del diametro di più di un metro, che vibrò violentemente e spanse nell'aria il suo suono indefinito.
Più e più volte fu colpito, e più e più volte quel suono riecheggiò nell'aria investendo Città delle Tombe.
Subito dopo, l'altro soldato inspirò a fondo.
Appoggiò le labbra sul corno e spinse con forza tutta l'aria che aveva nei polmoni. Il suono, forte e potente, fece da eco a quello del gong.
Per gli abitanti, che pure non lo sentivano da molto tempo, quello era il segnale di un'adunata urgente. Ci si doveva recare immediatamente nella piazza principale, l'unica abbastanza ampia da poter ospitare un buon numero di abitanti, proprio accanto alla piazza del mercato.
Dalla torre, si potè vedere benissimo che si erano accorti dell'adunata, e un gran numero di quei puntini ora stavano tutti muovendosi per convergere in un punto.
< Andiamo. Saranno ansiosi di sapere che succede. >
< Forse lo sanno già. >
< Io non credo. >


Quando arrivarono in piazza, la trovarono già gremita di gente all'inverosimile. Ogni anfratto era stato riempito, e chi non aveva trovato posto era andato a riempire i vicoli e le strade che lì conducevano.
Al lato nord, c'era un piccolo palco, e pochi soldati formavano una fila ordinata davanti ad esso.
Un soldato salì sul palco.

< E' giunto un dispaccio dal Sud. L'adunata della popolazione è stata convocata perchè tutti sappiano. > disse quel soldato, d alta voce.
Tra la gente c'erano facce di mille espressioni.
Non era un segreto ormai cosa fosse successo al sud, anzi, lo sapevano tutti fin troppo bene di ciò che era accaduto alla Stirpe del Drago e tutti, pur ignoranti, si rendevano conto che non era un bel segnale per i tempo a venire.
Si era anche iniziato a vociferare di guerra subito a sud dell'incollatura, ma le voci erano incerte e discordati, e ancora non si sapeva bene a cosa credere.
Il soldato si fece di lato, restando sul palco, per lasciare che fosse un altro a occuparsi di dare le notizie.

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Arghail era un uomo molto rispettato a Città delle Tombe.
Era un comandante duro e severo, ma anche giusto, che sapeva essere a suo modo amabile e guascone come tutti da quelle parti quando il momento era propizio, ma anche duro e schietto in altri momenti. Non aveva mai mancato di mantenere una parola in vita sua e si diceva che, nonostante non fosse più tanto giovane, fosse ancora uno dei più temibili e forti combattenti che ci fossero in giro, per lo meno dal Moat Cailini fino a Piazza di Thorren di sicuro. Alto e imponente, la cicatrice che gli solcava il volto il volto dalla fronte alla guancia e l'occhio sinistro gli conferivano un aria anche più arcigna, con quella barba lunga e i capelli entrambi bianchi ormai.

Si schiarì la voce e, come era sua consuetudine, non ci andò per il sottile, non ci girò intorno alla questione.

< Popolo di Città delle Tombe > cominciò < L'erede Targaryen è morto nel Grande Torneo di Harrenhal. Il Re è morto subito dopo di lui, e la Regina è scomparsa. La stirpe del Drago a Tre Teste, pertanto, dopo secoli è estinta. > sospirò, facendo una pausa. Non perchè avesse problemi a proseguire, ma per il semplice fatto che voleva dare tempo a tutti di elaborare le notizie.

< Dall'Ovest, Casa Lannister ha mosso guerra a Casa Tully, conquistando per il momento domini con facili vittorie. Dall'est, Casa Arryn ha mosso i suoi eserciti contro Casa Tully. Non siamo a conoscenza di dove il suo attacco sia diretto o del suo esito. Il Trono di Spade è vacante, e gli eserciti del Drago sprovvisti di una guida e uno scopo, tranne la difesa della Capitale. Le ultime notizie dicono che non è più possibile attraversare il guado delle Torri Gemelle. > diede quelle notizie una appresso all'altra senza pensarci due volte. Poteva leggere tranquillamente e facilmente nell'espressione degli abitanti che le cose andavano male.

< Ci sono molte cose che non sappiamo, e sicuramente altre che sapremo in futuro. Ma questo ora non è importante. Quel che è certo è che sui Sette Regni è arrivata la guerra. Una guerra che non ci tocca, che forse non ci toccherà mai. Ma che non deve coglierci impreparati. > riprese il discorso, facendo cenno due soldati ai piedi del palco di avvicinarsi con un il forziere e una pergamena.
Arghail prese la pergamena.
La srotolò e la lesse, fissando il popolo.
< Per quanto vi ho appena detto, il nostro signore, Lord William Dustin di Casa Dustin, ha mandato il seguente dispaccio d'ordini.

" In preparazione alla possibilità che la guerra ci raggiunga e bussi alle porte del Nord e di Città delle Tombe, dopo aver ricevuto ordine diretto da parte del Lord Protettore del Nord, Lord Rickard Stark, ordino che venga immediatamente radunato l'esercito fedele alla mia casata e al Nord.
Tutti gli uomini addestrati in questi anni per questa evenienza sono da considerarsi immediatamente arruolati e a disposizione.
Comando inoltre che, così come progettato e studiato, il resto della popolazione ripristini le difese a protezione del porto, che si attuino nel minor tempo possibile le fortificazioni già predisposte per la città e che si mettano al riparo ogni genere necessario.

Gli uomini e le donne destinati alla difesa della città devono essere immediatamente arruolati e attrezzati, pronti a prendere le proprie posizioni alla prima necessità.
La guarnigione del castello venga raddoppiata e i turni di guardia e vedetta allungati. " >


Dopo aver letto la pergamena, Arghail aprì il forziere.
Ne tirò fuori lo stendardo di Casa Dustin, con le sue due asce arrugginite e incrociate sotto la corona nera a quattro punte, e la passò a uno degli uomini sotto il palco, che ebbe la cura di tenerlo ben alzato.

Poi, riprese a parlare.

< C'è anche un altro ordine che Lord William Dustin ci ha comandato. > fece una pausa. Alcuni sembravano confusi. Cos'altro mai poteva essere.
Alcuni forse lo immaginavano. O meglio lo speravano.
Arghail glielo poteva leggere in faccia.
Desideravano che fosse quello che speravano.
Riprese a leggere.

< " Con il benestare di Lord Rickard Stark, Protettore del Nord,

Dichiaro da oggi il ritorno alla vita del nostro più grande orgoglio e vanto.
Così come è stato in passato, nell'ora più buia dove spirano i venti di guerre che faranno la storia, così è infine giunto il tempo a lungo da alcuni atteso.

Le Lance trafiggono, il leone ruggisce. Il falco scende in picchiata, il cervo è preda della furia. I pesci agitano le acque e le rose sono ricolme di spine. Il Kraken risale gli abissi e il Drago oscura il cielo.

Quando ciò accade, accanto al metalupo camminano lupi rari, lupi coraggiosi, lupi feroci e senza paura.

Siamo noi.

I Lupi dell'Inverno.

Gli Dèi ci abbiano sempre in gloria. " >


Dopo aver letto anche quelle ultime parole, Arghail mise da parte la pergamena.
Estrasse dal forziere il secondo vessillo da battaglia, passandolo ad un'altra guardia ai suoi piedi, che lo tenne in alto con forza.
Su di uno sfondo grigio, c'era lo stemma di profilo di un lupo nero dagli occhi rossi.
Il simbolo dei Lupi dell'Inverno.
Erano esattamente centocinquant'anni, dal tempo della Danza de Draghi e di Roddy la Rovina, che non si mostrava.
Non sembrava invecchiato di un giorno.

Ma ad Arghail quello non interessava molto. Lui si curò delle reazioni della gente.
Suo fratello Eric aveva addestrato i migliori soldati del Nord, ne era certo. Si intendeva di queste cose e non lo pensava per amore fraterno. Erano pronti. Ma sotto sotto era orgoglioso del fatto di aver superato il fratello.
Lui aveva addestrato i Lupi dell'Inverno, personalmente.
Per anni, scegliendo i migliori, li aveva resi all'altezza di quel nome che da quelle parti era così magico e glorioso.

Ed ora era giunto quel momento, ed erano pronti.
Lo leggeva nelle facce di ognuno degli uomini che si misero in fila davanti allo stendardo del Lupo nero dagli occhi rossi.
Erano eccitati, esaltati, felici ma anche consapevoli del fatto che far parte di quella leggenda locale avrebbe chiesto le loro vite. Non sembrava importargli. La possibilità di entrare in quella storia era più forte di tutto.

Ma anche gli altri, in fila davanti allo stendardo di Casa Dustin, erano pronti. Certo, erano meno allegri, più tesi, ma pronti. Non c'erano scene di panico da notare. Di questo fu grato e contento.
Suo fratello aveva fatto un buon lavoro.

Tutti gli altri di misero immediatamente in movimento, per fare ognuno ciò che doveva. Città delle Tombe si apprestava a qualsiasi evenienza.

Arghail non aveva altro da fare su quel palco. Scese e si diresse subito all'attendente.
< Fate preparare gli uomini a dovere. Conoscete le istruzioni.
Dobbiamo metterci in cammino presto. >
< Certamente. >

< Bene. Dividete l'esercito in quattro gruppi. Ne voglio due e i Lupi dell'Inverno pronti per partire domani. Il terzo gruppo ci raggiungerà con vettovaglie e tutto quanto necessario. >
< Sarà fatto. Il quarto gruppo? >
< Quello resta qui. Concentratelo a difendere il Porto e il Castello. >

< Non la via da sud? > obbiettò l'attendente.
Arghail scosse il capo.
< Se vedrete nemici arrivare da sud...allora vi chiuderete nel castello.E manda a chiamare anche gli uomini di Casa Stout. >

E così dicendo lasciò la piazza e la gente, e a ognuno i propri pensieri. Dopotutto, anche lui doveva prepararsi a partire l'indomani.

Dopotutto, era anche lui un Lupo dell'Inverno. E non vedeva l'ora.
[Modificato da Lord Petyr 04/11/2017 02:25]
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