Una presenza inaspettata

Dopo la proficua permanenza presso le Torri Gemelle, la delegazione Stark, unita al drappello in rappresentanza della famiglia Frey, fece infine il suo arrivo ad Harrenhal.
Il campo del Torneo, sorto all'ombra dell'immane fortezza che fu la sede del potere di Harren il Nero, si apriva sterminato davanti alla loro vista, con centinaia e centinaia di tende, di sventolanti stendardi colorati, di arene e piazze per gli allenamenti.
I padiglioni delle principali casate erano facilmente riconoscibili per la loro imponenza, e quello Stark, smontato e caricato sui carri al seguito dei soldati del Nord, non sarebbe stato da meno.
Rickard si fece indicare dagli incaricati di Lord Whent l'area del campo destinata alla sua casata. Smontò di cavallo, si rinfrescò e seguì personalmente per alcune ore le operazioni per la costruzione del padiglione Stark.
Erano passati molti anni dall'ultima volta che aveva visto in faccia un Lord del sud, nonostante alcuni di questi negli anni passati li avesse chiamati amici.
Avrebbe provato piacere di rivederli, ora? O non avrebbe provato nulla?
Presto lo avrebbe scoperto.

La notizia che il convoglio degli Stark era finalmente giunto ad Harrenal raggiunse subito Robert, forse anche grazie al fatto che aveva incaricato Wayne di fare la posta sulla strada che si dirigeva verso le torri così da essere il primo ad avvistare gli Stark e poter tornare a riferirglielo il prima possibile.
Wayne entrò nella tenda principale della Casata Baratheon mentre si stava tenendo un piccolo consiglio tra i Robert, Stannis e i vari alfieri giunti per presenziare al torneo.
"Bene, credo che Stannis sia perfettamente in grado di spiegare l'etichetta da usare con questo o quel lord senza la mia presenza" disse Robert appena vide Wayne fare capolino nella tenda. "Non è forse vero fratello mio?" aggiunse alzandosi.
"Veramente credo che anche tu sia in un certo modo mancante in alcuni aspetti del galateo" lo rimbeccò il fratello "per esempio sarebbe più corretto che sia casata Went e non casata Baratheon ad accogliere l'arrivo degli Stark ad Harrenal" Aggiunse intuendo e palesando le intenzioni del fratello.
"Ah Ah Ah hai proprio ragione sono mancante di qualsivoglia etichetta" Così dicendo uscì di corsa dalla tenda prima che Lord Stannis potesse rispondere nuovamente.

Scortato da Wayne lungo la via, ai piedi di un imponente abete colse un tulipano rosso, che le leggende vogliano sia un simbolo d'amore perpetuo.
Giunto al campo degli Stark riconobbe alcuni uomini del Nord che salutò con un cenno della mano o con qualche battuta. poi d'un lato noto Lord Richard che stava sovraintendendo i lavori e si diresse verso di lui.
Smontò da cavallo e una volta sceso a terra fece un lieve inchino con il capo.
"Lord Stark è un onore e un vero piacere per me rivedervi nuovamente a Sud.." disse tornando a rialzarsi e porgendo la mano destra all' uomo mentre nella sinistra aveva ancora il fiore.

Rickard stava sovrintendendo ai lavori per la costruzione del padiglione Stark, erano arrivati da una mezz'ora, ma ancora nessun Lord si era fatto vedere. Forse semplicemente, gli stavano usando la cortesia di lasciare che finisse di erigere il suo campo prima di procedere a tutte le formalità che l'etichetta nobiliare prevedeva.
Fu così che la visita improvvisa di uno dei Lord più importanti del Regno nel bel mezzo dei lavori lo colse completamente impreparato.

"Lord Robert Baratheon!"

Per tutti gli Dei il ragazzo era cresciuto dannatamente bene. Era un cavaliere sublime, possente nella sua armatura, vigoroso e virile con quei capelli lunghi e la barba nera come la pece.

Forse le voci sulla sua forza e sulla sua invincibilità in battaglia non sono così campate per aria, pensò.

"Mi fa piacere vedervi! Siete diventato un uomo... Un grande uomo, si direbbe. Siete il primo ad avvicinarsi al nostro campo, lo interpreto come un gesto di genuina simpatia nei confronti della nostra Casata. Mi dispiace solo non potervi ancora accogliere come la vostra dignità pretenderebbe, come vedete non abbiamo ancora innalzato il nostro campo."

Così dicendo Rickard strinse la mano destra del giovane Lord, ma gli occhi caddero immediatamente sulla mano sinistra del suo interlocutore e sul fiore che stringeva.
Gli sarebbe dispiaciuto dovergli dare quella delusione, ma quel fiore non sarebbe stato consegnato... Lyanna era rimasta a Grande Inverno.

"Sono venuto qui anche per questo Lord Stark, volevo offrire l'ospitalità del mio padiglione a voi," poi fece una pausa come imbarazzato "e alla vostra famiglia nel mio padiglione intanto che i vostri uomini finiscono di erigere il vostro campo." si guardò intorno in cerca di Ned o di Lyanna, ma non parve scorgerli. "Immagino sarete stanchi per il viaggio, soprattutto la Lady Lyarra vostra moglie e vostra figlia." poi un grande sorriso si allargò sul suo volto "Questo fiore è per vostra figlia se vi compiace, la mia speranza è quella di porgerle la rosa di regina di bellezza a questo torneo..." così dicendo porse il fiore a Richard tra lo sguardo incuriosito di alcuni uomini poco distanti che osservavano quella, quanto mai, strana scena che tanto sembrava una dichiarazione d'amore.

"Mia moglie Lyarra non è più fra noi... E' venuta a mancare lo scorso inverno..."

Rickard pronunciò freddamente quelle parole, ma in cuor suo la tenebra per la scomparsa recente dell'amata moglie non si era ancora dissipata, e forse non lo avrebbe fatto mai.

"Quanto a mia figlia Lyanna..."

Mentre i due uomini parlavano, un cavaliere del seguito Stark, che passava vicino alla coppia, barcollando inciampò in una zolla di terreno e urtò fragorosamente contro Robert Baratheon.
Fu come sbattere contro un muro. Il Lord di Capo Tempesta non si mosse di un millimetro, il cavaliere di Grande Inverno cadde a terra in un titinnio d'acciaio.

"E stai attento, bestione!", urlò il cavaliere, la voce metallica sotto l'elmo.

Rickard sbarrò gli occhi, attonito. Le parole gli si erano strozzate in gola.

"Non sapevo che la moglie di Lord Richard fosse morta, che pessima figura che ho fatto. Ero all'oscuro anche che Lyanna ed Eddard non fossero qui ad Harrenhal. Chissà la dolce Lyanna come avrà sofferto per la perdita della madre. Il vecchio adagio dice non vuoi che delle parole attraversino le terre della tempesta non affidarle ad un corvo ma ad un cavallo...e che sia legato ad un carro!"
Robert stava pensando a come scusarsi e a come porgere le proprie condoglianze quando un cavaliere in armatura completa gli andò inciampando lo urtò. Fu il cavaliere ad avere la peggio anche se Robert indossava solo un farsetto e a finire con il sedere per terra.

E stai attento, bestione!", urlò il cavaliere, la voce metallica sotto l'elmo.
Robert vide il viso di Lord Rickard attraversato da un attonito stupore.
"Ah Ah Ah" esplose Robert in una risata massaggiandosi la spalla colpita " Con tutto il rispetto Lord Stark spero che questo non sia il campione che vi rappresenterà al torneo, mi sembra un po' gracilino." Così dicendo allungo la mano verso il cavaliere caduto come per invitarlo ad aggrapparsi per tirarsi in piedi.

< Si può sapere che diamine state facendo? Vi pare che si monti così un accampamento?! >
Lord Dustin era tornato all'accampamento Stark accompagnato dai suoi uomini grossi e alti come querce, ed era già alticcio, nel tanto che tuonava infastidito contro gli attendenti di Casa Stark che, a suo dire, non stavo facendo bene il loro dovere. Di Lord Stark non c'era traccia, probabilmente già impegnato in qualche incontro, così si prese la libertà, benché nessuno gliela avesse data, di portarli avanti lui, i lavori.

< No no no, non si mette la tenda del Lord in quella posizione, e per gli Dei, sicuramente non così! > scosse il capo, più sconsolato che contrariato. Così si rivolse ai suoi uomini, che se non altro parevano reggere ancora bene il vino bevuto in abbondanza da quando erano arrivati.
< Uomini, sapete come mi piace. Scavate una bella fossa nell'angolo confinante la mia tenda dentro la tenda Stark. E vedete di portarmi quei bei pali di legno che ho visto prima e quei drappi di riserva. Forza, muoversi. > ordinò battendo anche le mani per dare il ritmo, alticcio sì, ma non ubriaco.
I suoi uomini a quanto pare sapevano che fare, perchè ci misero poco e nulla a tornare con quanto ordinato, due di loro con delle belle vanghe si infilarono nella tenda Stark e scavarono una fossa, profonda un trenta centimetri buoni. Ci misero pochi minuti, le vanghe affondavano come lama nel burro.
Quando uscirono, gli altri avevano già piantato i pali nel terreno, davanti alla tenda di Lord Stark, e stavano innestando i drappi, così che non sarebbe stato assolutamente possibile vedere all'interno della provvisoria dimora di Lord Stark.
Lord Dustin arretrò di qualche passo, le braccia al petto, incrociate, oscillando in modo vagamente preoccupante, e quindi annuì. < Sì...direi che è già meglio di come voi branco di incapaci stavate facendo. > e i suoi uomini risero, fregandosene a quanto pare delle occhiatacce degli attendenti e di infliggergli quello scherno.

< Via...> sbuffò poi William < andiamo a prendere qualche barilotto...poi li sistemiamo dove serve. > chiaramente aveva in mente di piazzarli in qualche punto fuori della tenda Stark.

A quel punto, incamminandosi per girare dietro la tenda, notò il momento preciso in cui un cavaliere Stark, incespicando, andò a sbattere contro Lord Baratheon, che non si smosse di un millimetro. Scosse la testa.
<Dei, che figura meschina...> borbottò, ma i suoi uomini non risero, restando a guardare. Tanto erano imponenti che era impossibile non notare il gruppetto,così li mandò avanti goliardicamente < Che avete da guardare? Su, a prendere i barilotti! > e mentre i suoi pochi uomini andavano, lui invece si avvicinò a Lord Stark, a Lord Baratheon e al cavaliere Stark, restando comunque alla debita distanza, non essendo d'altronde un pari ai due Protettori.

< Mio signore, ho sistemato la vostra tenda. Poi darò un'occhiata al resto.> esordì verso Lord Stark, per poi dedicarsi al Baratheon, che studiò per qualche momento, visto che oggettivamente era un bestione non indifferente, al cui cospetto lui, seppur non fosse nè basso nè piccolo, appariva sicuramente modesto.
< Lord William Dustin, Signore di Città delle Tombe > si presentò tenendo al minimo necessario le parole, visto che comunque era un pò alticcio. un buon motivo per prendere congedo alla svelta, in effetti.

< Col vostro permesso, proseguo con i miei doveri. > e mosse i primi passi per distanziarsi dai due.

"E' un piacere conoscervi Lord Dustin, spero di avere l'occasione di vedervi in azione sul campo del torneo" disse Robert congedando con un gesto della mano l'uomo che si era appena presentato.
"Magari sobrio"pensò osservando l'uomo "altrimenti sarà difficile che riusciate a portare a casa il vostro cavallo"
Poi tornò a porgere la mano al cavaliere che ancora sedeva a terra. "Allora giovanotto volete tirarvi in piedi? Non pensavo di avervi colpito tanto forte! ah ah ah"

Il cavaliere non sembrò gradire la gentilezza del Lord della Tempesta. Con un gesto repentino della mano destra scacciò con uno schiaffo l'offerta d'aiuto di Robert Baratheon.

"Non mi serve l'aiuto di nessuno!", disse, rimettendosi goffamente in piedi.

Rickard si riprese finalmente dallo stordimento che gli aveva provocato il comportamento così inaccettabile e inusuale del suo sottoposto, e tuonò in preda ad uno scatto d'ira.

"Soldato! Chiederai immediatamente scusa a Lord Baratheon, ti inginocchierai al suo cospetto e implorerai il suo perdono, dopodiché dovrai pregare gli Dei di ottenere il mio, perché in questo momento ho voglia di farti scorticare vivo a forza di frustate. Tu disonori la mia Casa."

Il cavaliere non rispose, ma si percepiva il disagio del suo viso dietro la celata dell'elmo.
Si tolse un guanto e si avvicinò a Robert.

"Mio signore, non chiederò scusa, ma offro un risarcimento per il mio gesto scortese."

Così dicendo colpì il Lord di Capo Tempesta in viso con il guanto.

"Se Lord Baratheon vuole soddisfazione, io sono qui per dargliela."

E sguainò la spada.

Jon assistette a tutta la scena.
Stava aiutando i suoi uomini ad ultimare l'allestimento del campo.
La sua tenda non era ancora stata eretta e lui in persona stava portando alcuni del pali della semplice tenda circolare che lo avrebbe ospitato in quei giorni.
Si era bloccato con gli otto pali di frassino che completavano la cerchia tutti fasciati con il suo solo braccio destro ed appoggiati sulla spalla.
Quando il cavaliere in armatura sguainò la spada mosse qualche rapido passo fino a giungere alle sue spalle e con un repentino movimento del busto, che aveva tutta l'intenzione di apparire accidentale ma che in realtà era ben calcolato, colpì con una discreta forza l'elmo dell'incauto sottoposto Stark con la base dei pali.
Un forte rumore metallico rimbombò di nuovo per l'accampamento e l'uomo si trovò di nuovo disteso a terra.
Come se nulla fosse Jon porse la mano sinistra al giovane Baratheon.
"Lord Stark non ditemi che questo è il grande amico di vostro voglio Eddard. Ma certo deve essere lui! Un uomo di questa possenza non passa certo inosservato. I miei omaggi lord Robert, io sono Jon Umber."

Robert fu colto di sorpresa dall 'arrivo di Lord Umber, ma molto più fu sorpreso il giovane cavaliere che ritrovò di nuovo a terra dopo il colpo subito.
"Lord Umber è un piacere e un onore per me conoscervi, anche se in un momento così particolare. ah ah ah!"
Robert smise di ridere e si rivolse al Lord di Grande Inverno.
"Lord Stark sono venuto ad Harrenahal per battermi, come voi del resto immagino, ma non pensavo di doverlo fare così presto. Ma non preoccupatevi per quello che è successo. In un certo modo apprezzo lo spirito indomito del vostro sottoposto. Lui un uomo del Nord, un cavaliere che non avete scelto per il torneo vede l'opportunità di mettersi in luce ai vostri occhi, di mostrare le sue capacità combattendo contro di me, se dovesse riuscire ad atterrarmi racconterà questa storia ai suo figli e ai figli dei suoi figli. Forse cambierà il suo stemma in un cavaliere con un cervo morto ai piedi. Però..."
Poi si voltò rivolgendosi al cavaliere.
"...ragazzo hai scelto il modo sbagliato. In primo luogo hai messo a disagio il tuo signore attaccando un alto lord, se lo avessi fatto con Lord Lannister o con Lord Greyjoy avrebbero sicuramente preteso la tua testa o avrebbe reso la cosa pubblica gettando altro fango sul tuo signore, o peggio ancora magari avrebbero mosso guerra contro casata Stark, credimi la storia è piena di cruente battaglia scatenate per molto meno. In secondo luogo" aggiunse Robert osservando la mano del cavaliere che non sembrava aver passato troppo tempo nel campo di addestramento." credo che tu abbia sottovalutato il tuo avversario. Perché detto questo, se è un duello quello che vuoi, un duello avrai. Robert di Casata Baratheon non si tira indietro."
Raccolse il guanto e lo porse al cavaliere.
Poi torno a rivolgersi a Lord Rickard.
"Mio Lord sono vostro ospite e non combatterò senza il vostro permesso questo è chiaro, ma credo che sia una buona occasione, come direbbe mio fratello Stannis, di insegnare l'etichetta a questo giovane."
Prima che il Lord potesse rispondere aggiunse. " Nel caso avrei bisogno che voi Lord Umber mi prestassi una cotta di maglia dovremmo avere su per giù la stessa mia taglia e dell'arma che questo ragazzo deciderà per il duello. Non vorrei scatenare troppo trambusto andando a mettere la mia armatura e attraversando tutto i vari accampamenti. Se preferite possiamo anche combattere senza armatura con armi da addestramento."

"Per me sarà un piacere prestarvi sia la cotta che l'arma per questa sfida... così come gettare questa testa calda nel torrente per rinfrescarsi le idee e comprendere l'avventatezza del suo gesto. Ma l'ultima parola spetta ovviamente al mio signore", e si voltò per attendere la risposta di Lord Rickard.

Jeor Mormont

Ormai non sembrava esserci più un limite al numero dei presenti alla scena. Quella che forse voleva essere la bravata di un giovane esuberante si stava trasformando in un caso politico.
Anche l'ultima appendice del corteo del Nord raggiungeva infine il campo del Torneo. I vessilli dell'orso rampante su sfondo verde mordevano l'aria spinti da un vento leggero. Casa Mormont era arrivata.

"Milord Stark, nobili signori, i miei rispetti. Perdonateci per il ritardo, il viaggio dall'Isola dell'Orso non è breve."

Rickard Stark salutò Lord Mormont onorevolmente, ma l'espressione contrita del suo volto era evidente.

"Il mio benvenuto alla delegazione dell'Isola dell'Orso, vi attendevamo. Arrivate tuttavia in un momento non felice per la casa Stark, messa in imbarazzo dal comportamento inaccettabile di un suo soldato."

Così dicendo, Rickard ripercorse brevemente la vicenda occorsa fino a quel momento, a beneficio dei nuovi giunti.

"Comprendete dunque, miei signori, il mio imbarazzo. Non mi capacito davvero del comportamento di quest'uomo, e nonostante Lord Robert non abbia fatto altro che gettare acqua sul fuoco per tutto questo tempo, e di ciò io lo ringrazio, il gesto di questo sconsiderato mi ha posto in una situazione veramente difficile da sbrigliare. Immagino che chi è causa del suo mal debba piangere se stesso, quindi non riesco a immaginare per lui una punizione peggiore che farlo duellare con Lord Robert, come sembra tanto desiderare. Che sia la mazza del Signore della Tempesta ad occuparsi della sua punizione, come è giusto che sia."

Di fronte a queste parole Jeor prese la parola.

"Milord, certamente l'insubordinazione del vostro uomo è un fatto grave che va punito con fermezza. Tuttavia da quel che mi avete raccontato questo soldato non si è sottratto alle sue responsabilità. Cercava lo scontro con Robert Baratheon, non so dire se per brama di gloria o di protagonismo, o semplicemente se vittima del caso. Fatto sta che non si è tirato indietro, ed ha affrontato con indomito slancio la situazione. Anche questa, è una caratteristica spiccata di noi uomini del Nord. E' giusto assecondare il suo destino dunque, che questo scontro ci sia, e che sani ogni dissidio. Il soldato ritrovi il suo onore e la sua rispettabilità ergendosi contro l'uomo più forte dei Sette Regni. E se Lord Umber presterà la sua arma al giovane Baratheon, allora sarò io a prestare la mia a questo coraggioso soldato del Nord."

Così dicendo, estrasse Lungo Artiglio, la spada ancestrale della Casa Mormont forgiata nell'acciaio di Valyria, e la porse allo sconosciuto cavaliere.

Una spada di acciaio di Valyria. Robert fissò Lord Mormont un po' stupito. Non lo conosceva se non attraverso qualche racconto che Ned gli aveva fatto da giovane a Nido dell'Aquila. Aveva parlato bene questo Lord, aveva detto pressoché ciò che anche lui pensava, però era arrivato ad offrire al cavaliere insubordinato la sua spada. Non una spada qualunque, ma una spada leggendaria, orgoglio di una intera casata; una spada che viene tramandata di generazione dopo generazione, da padre in figlio.
"Forse spera che io mi faccia male durante questo scontro così da indebolirmi per il torneo" pensò d'impatto Robert, ma scartò questa opzione vedendo gli occhi sinceri dell'uomo.
Quel duello che era poco più di una scazzottata, una sberla dietro il coppino per insegnare un po' di educazione a un giovane, era diventato qualcosa di ben più serio.
Robert fu grato di poter indossare l'armatura di Jon Umber, più o meno avevano la stessa taglia e gli calzava abbastanza bene.
Sì assicurò al braccio il piccolo buckler di quercia offertogli da Lord Rickard.
Poi prima di saggiare la scure a due mani che Lord Umber gli aveva offerto come arma fece scorrere lo sguardo sui presenti che cominciavano ad assembrarsi. Probabilmente la voce dello scontro si era sparsa nell'accampamento Stark. Lord Mormonte, Lord Dustin e lord Umber erano presenti oltre ovviamente a Lord Rickard.
"Potrebbe essere tutta una messa in scena per vedere come duello, per studiare le mie mosse in vista del torneo" pensò Robert, ma lo sdegno sul volto del Lord di grande Inverno mentre fissava il suo sfidante e il camminare irrequieto di quest'ultimo gli diedero l'impressione che non ci fosse nulla di preparato.
"Bene è in utile aspettare, questa volta non ci saranno araldi a imbellettare questa sfida, saremo solo io e te, acciaio contro acciaio." poi Robert fece qualche passo e prese posizione al centro dello spiazzo che doveva fungere come arena. "Che gli dei ti proteggano ragazzo: che il Guerriero ti doni la forza e che il Padre giudichi con clemenza il tuo valore. Che il fuoco del fabbro tempri la tua anima e il tuo spirito, che la Vecchia dono saggezza alle tue azioni, che la madre e la fanciulla possano accogliere il tuo ritorno e che lo sconosciuto non attraversi il tuo cammino" Robert ufficiò le parole di rito e prese la posizione di difesa, l'asta della ascia stretta con entrambi le mani correva obliqua davanti al suo corpo. Era un'arma eccellente non c'era nulla da dire. Il gigante che spezza le catene impresso sulla lama sembrava ritrarre Robert in tutta la sua possanza.
Il suo avversario raggiunse il centro dello spiazzo a non più di cinque passi da Robert, e si mise in posizione di difesa.
Roebert lo guardò stupito
"La guardia è troppo bassa, le gambe troppo rigide e vicine una all'altra, il corpo troppo frontale, questo ragazzo non conosce i gradi dell'acciaio, non conosce le posizioni, per i Sette guarda come tiene i gomiti...questo ragazzo non ha idea di come si duelli." Robert ebbe tempo di pensare a tutto questo in pochi istanti fissando il proprio avversario. "E se fosse un bleff? si domandò Robert. Così strinse ancora di più l'asta dell'arma e non abbandonò la posizione di difesa.
"Ragazzo, fa la tua mossa"

Lord Mormont aveva fatto un grande onore al cavaliere.
La spada che stringeva fra le mani era leggendaria, non altrettanto l'abilità del suo temporaneo possessore.
Forse si era spinto con le parole oltre ciò che le azioni potevano sostenere, e se ne stava infine rendendo conto.
Voleva essere uno scherzo, ma lo scherzo ora era cresciuto fino a diventare ingestibile.
Vedere Robert Baratheon davanti a sé, in armatura completa, l'ascia fra le mani, i piedi piantati in terra come colonne, le spalle talmente ampie da oscurare il cielo, era un'esperienza spaventosa.
Si trattava di un guerriero talmente imponente da vincere il suo avversario ancora prima di iniziare lo scontro.
Ma ormai il dado era tratto, non poteva tirarsi indietro. Vittoria o sconfitta non importavano, ma nessuno l'avrebbe accusato di codardia.
Sarebbe stato all'altezza delle sue parole, almeno in quanto a coraggio.
Cercò di ricordare ciò che aveva visto per anni, osservando i suoi fratelli allenarsi nella piazza d'armi del castello.
Sapeva di non avere la minima possibilità in termini di forza, di velocità, di postura, di tecnica. Poteva solo cercare di fintare uno sgualembro mancino alla coscia per poi colpire con un fendente alla testa.
Lungo Artiglio era leggera e bilanciata, nonostante la sua mole notevole. Non aveva grosse difficoltà a maneggiarla, nonostante tutto.
Inoltre, non era la prima volta che impugnava una spada. Quante volte aveva condotto allenamenti segreti lontano dagli occhi di suo padre... Fece forza sulle gambe malferme e partì in uno scatto repentino contro il Baratheon.
Fintò a destra, poi si portò sulla sinistra del guerriero della Tempesta e fece roteare la spada con un veloce movimento del polso, puntando la coscia sinistra di Robert.
Arrivato quasi al contatto con la gamba avversaria, quando già stava per impattare la scure avversaria che rapidissima si era portata a intercettare il colpo, con un improvviso cambio del piede perno scartò sulla destra e diresse un potente fendente all'elmo del Cervo.

Robert fece appena in tempo a fare un piccolo balzo all'indietro. Se avesse portato un elmo la celata avrebbe parato il colpo, ma aveva deciso di combattere a viso scoperto.
Un rivolo sanguinante scese dal suo zigomo, poco più che un graffio.
Robert scoppiò in una grande risata
"AH AH AH AH AH"
Ai presenti parve di vedere l'incarnazione di Lyonel Barathoen "la Tempesta che Ride" sul campo di battaglia.
"così questo cucciolo del Nord ha anche le zanne Ah Ah Ah"
Robert fece mulinare l'ascia sopra la testa e si fece avanti come una furia. Menava fendenti brutali, si una forza smisurata. Non cerca di cogliere l'avversario di sorpresa, anzi voleva che lui riuscisse a pararli per sentire però tutta la sua forza.
L'avversario parava e incespicava arretrando più sospinto dalla forza degli urti che da una vera strategia di ritirata.
dopo quella gragnola di colpi il suo scudo iniziava a cedere e anche la sua guardia non si alzava più come prima.

"Dannazione ragazz..." Lord Manfred nel suo peregrinare era arrivato al campo Stark. Grazie al lasciapassare di Rahella era uno dei pochi a poter girare per Harrenhal liberamente. Era arrivato da pochi secondi e subito aveva un sospetto, ma si stava tradendo. "...cavaliere, schiva, non permetterti di pensare di parare quei colpi. Lui è Robert Baratheon. Fatti sottile come la lama di quella magnificenza che impugni. Ofrigli solo un punto da colpire e schiva... schiva fino a che la sua furia sarà in grado di sbavare! Forza!".

Lord Manfred ne aveva cresciuti a Torre del Bastardo di cavalieri. Molti avevano ricevuto onori, pochi erano morti ma tutti erano stati rispettati in ogni castello di Westeros.
Vedendo che tutti i presenti si erano voltati a cercare di capire di chi fosse quella voce, lui incalzò "Forzaa, schivaaa!" e fece un inchino col capo verso i nobili del Nord.

L'incauto cavaliere era partito con una tattica niente male, ma sotto la tempesta di colpi di Robert non sapeva più che fare e si ritrovava in evidente difficoltà.
Nonostante il suo sfrontato atteggiamento restava comunque un uomo del Nord e a Jon venne istintivo il desiderio di aiutarlo.
Stava per spronarlo in modo che riuscisse a venir fuori da quella situazione che stava minando tutte le sue difese e riducendo rapidamente tutta la sua resistenza, ma proprio mentre stava per parlare udì quei consigli giungere da qualcun altro.
Si voltò per vedere chi avesse parlato. Un uomo che non conosceva proveniente dal su..., con tutta probabilità un vecchio maestro d'armi.
Doveva ricordarsi quel volto, chissà che in seguito lui stesso non avesse dovuto ricorrere ai suoi consigli.

Robert udì i consigli gridati al suo avversario e rise ancora più forte.
"AH AH AH AH"
"Fino a che la sua furia sarà in grado di sbavare!" pensò tra sé, " forse chi ha detto queste parole non conosce il motto della mia casata: "Nostra è la furia"... IO SONO AL FURIA!
Non una furia che rende ciechi, ma una furia che rende invincibili.... e ora ve lo dimostrerò"
Al pensiero seguì l'azione.
Sollevo l'ascia con entrambe le mani sopra la testa e vibrò un colpo dall'alto verso il basso cercando di mirare in pieno il suo avversario. Mentre l'arma calava fece scorrere l'asta tra le mani quasi per l'intera lunghezza del manico.
Il suo avversario scansò di lato appena in tempo e l'ascia impattò a pochi centimetri dal suo piede sinistro.
"forse non ha tecnica, ma ha buone orecchie, sta schivando proprio come speravo" pesò Robert, "il trucco che sto per usare è vecchio, ma il ragazzo è giovane." questo fu il suo pensiero prima di fare ruotare l'ascia di novanta gradi e di tirarla a se con tutte le sue forze dopo aver agganciato la caviglia dell'avversario che sbilanciato si trovò di nuovo a terra.

"Ora! Affonda!" tuonò lord Manfred.