Il Parco degli Dei

Il respiro degli antichi Dei soffiava sul viso di Rickard sotto la forma di una leggera e fresca brezza all'ombra dell'Albero Diga.
Era il 281, quello che i posteri avrebbero indicato come l'Anno della Falsa Primavera.
I campi erano tornati in fiore, i fiumi si liberavano della coltre di ghiaccio che li aveva tenuti così a lungo imprigionati, le strade, scioltasi la neve che le copriva, tornavano ad essere praticate. La città dell'Inverno, alle porte del possente maniero sede di Casa Stark, si andava spopolando, e la gente tornava a riversarsi nelle campagne.
L'inverno era durato due anni, rigido come non mai. Un inverno che nemmeno i caldi venti provenienti dal sud erano riusciti a spazzare via dal cuore del Lord Protettore del Nord.
Il rigido clima di quegli ultimi durissimi ventiquattro mesi si era portato via per sempre Lyarra Stark, cugina e moglie di Rickard, madre di Brandon, di Eddard e di Lyanna.
Ora di lei non restava che il ricordo, e una statua scolpita nella Cripta e custodirne le ossa.
Recandosi nel Parco degli Dei, godendo del silenzio e della sacralità di quel luogo, Rickard pensava di ricongiungersi per un attimo con l'amata moglie. Chiudendo gli occhi riusciva a immaginarne la voce, i contorni, le carezze.

"Devo allontanarmi da qui, Lyarra, devo recarmi ad Harrenhal."

Rickard teneva il palmo della mano destra sulla robusto tronco dell'Albero Diga, accarezzando le foglie dell'immane pianta con la sinistra.
In un certo qual modo sentiva che lo spirito della moglie, così come quello di tutti i suoi antenati e congiunti, risiedeva in quegli arbusti.

"Siamo diversi da loro. Lo siamo sempre stati. Il nostro sangue è diverso, le nostre tradizioni sono diverse, la nostra fede è diversa. Non voglio dar loro l'occasione di ricordarselo."

Tutti i grandi Lord del continente sapevano che dietro il Grande Torneo di Harrenhal convocato da Lord Whent si celava in realtà la Casa Regnante.
Non parteciparvi sarebbe stato un grosso errore, perché il Re, rinomatamente sospettoso e paranoico, avrebbe fatto la conta dei vassalli presenti e di quelli assenti, e solo gli Dei potevano immaginare quale tipo di pensieri e recriminazioni sarebbero potute cadere su questi ultimi.
No, Casa Stark doveva esserci. Tutto ciò che si trovava a Sud dell'Incollatura non gli piaceva e non lo capiva, e tuttavia riteneva quel viaggio un prezzo necessario da pagare per continuare a tenere il Nord... a Nord. Senza troppe interferenze.

"Affido a te i nostri figli in mia assenza. Veglia su di loro, ispira in loro il buon senso e la virtù. Non credo che li porterò con me. Neanche Brandon. E' un giovane lupo affamato di gloria e di sfide. Ma un lupo deve stare attendo a cosa morde, ci sono animali che non sono fatti per i suoi denti. Meglio tenerlo lontano da Harrenhal."

Si alzò, riprese da terra la spada ancestrale della sua famiglia, Ghiaccio, forgiata dall'acciaio di Valyria, tramandata a lui da suo padre e a suo padre da suo nonno, e così via, per innumerevoli generazioni.

"Umber e Dustin saranno qui a ore, immagino. Devo andare."

I raggi del sole si facevano ora capolino fra i rami dell'Albero Diga, colpendo il suo viso con il loro calore invadente e irrispettoso. Coprendosi gli occhi con la mano alta sulla fronte, Rickard la sentì umida di sudore. L'inverno era veramente finito.

"Non mi fido di questo maledetto caldo."

Improvvisamente una lacrima di resina rossa prese a correre dal volto scolpito nell'albero diga. A quella ne seguì una seconda e una terza e così via fino a che un rivolo di resina sanguigna formò una piccola pozza tra le radici, permeando nel terreno.
Un vento lieve ma gelido si alzò.
Non è il fuoco ad avere bisogno di te Rickard, ma è il ghiaccio. Il ghiaccio ha bisogno di Rickard Stark, Primo fra tutti i miei Figli.
Le lacrime cessarono e il vento si affievolì fino a scomparire del tutto.

Rickard non poteva credere al prodigio a cui aveva assistito.
Nelle Cronache e nei racconti dei Maestri di Grande Inverno, certamente poteva trovarsi traccia di eventi miracolosi o straordinari legati all'Antica Fede. E tuttavia nessuno che egli avesse mai conosciuto, da suo nonno, a suo padre, e indietro ancora fino al nonno di suo nonno, mai si era verificato un prodigio di cui le ultime generazioni di Stark avessero potuto essere testimoni.
Rimase senza parole e per qualche istante pensò di aver sognato.
Ma quella resina color porpora fra le radici dell'Albero Diga era reale, ed ora che si era chinato a terra per toccarla tingeva i polpastrelli delle sue dita con la sua densa essenza.

Il ghiaccio ha bisogno di Rickard Stark...

Rifletté su quelle parole, su quel monito, o forse un invito? Ma a fare cosa... Cosa volevano che facesse il Lord di Grande Inverno, questi Antichi Dei che tornavano a parlare dopo secoli alla Casa degli Stark?

"Vi giuro, o Potenti, che rispondere alla vostra chiamata sarà la prima cosa che farò al mio ritorno da Harrenhal."

Sguainò Ghiaccio di qualche centimetro fuori dal suo fodero, e strusciò il suo pollice destro contro la lama affilatissima.

"Che il mio sangue, che ora mescola alle vostre lacrime purpuree e diviene un unico con esse, sia testimone della mia promessa."