Ragazze, le vostre storie mi sono piaciute molto e soprattutto in questo caso mi dispiace un po’ classificarle. Sì, perché meritate entrambe il primo posto per aver tenuto duro, essere arrivate fin qui e non averci abbandonato.
Siccome le gare sono quello che sono, necessitano di una classifica e quindi obbligano a quei fastidiosi numerini che quantificano l’apprezzamento.
Grazie ancora, siete state bravissime e vi faccio i miei complimenti.
Grazie, Setsy, sei sempre fonte d’ispirazione.
Classifica MontyDeeks
Prima classificata “Un ponte perfetto tra ragione e cuore” di Rinalamisteriosa.
Grammatica e punteggiatura 8/10
Brava, gli errori sono pochi :
nella frase “…del professor Waxflatter era ancora così vivida nella mente…” usi “così” ma non aggiungi “come” che lo accompagna quasi sempre. Se ne sente la mancanza;
in questa frase “… il dolce ricordo di Elizabeth era capace di scaldargli piacevolmente il cuore, e allo stesso tempo di stringerlo in una morsa dolorosa.” scrivi “scaldargli” cioè “scaldare lui” poi “stringerlo” quando invece, dovrebbe essere “stringerglielo” dato che stiamo ancora parlando del cuore di Sherlock.
o ancora “… Baker Street, finché non giunse…” dove usi “finché” invece di “quando”;
e ancora “E l’archetto, semplicemente, un ponte perfetto tra ragione e cuore.” che è la frase del titolo, molto a effetto, in realtà non ha verbo e quindi, tecnicamente, non è una frase che può poggiare su se stessa da sola;
“… indifferente a null’altro che non fossero i suoi casi…” dove “fossero” è plurale anche se riferito a “altro” che è singolare.
In alcune frasi lunghe la punteggiatura scarseggia di punti e virgola; per il resto, a posto.
Stile 13/15
Non è un errore grammaticale, ma non posso non “mettere” qui questo problema: ti sei scordata il titolo. O meglio, te lo sei scordato nella mail.
Lo stile è leggero, senza fronzoli, elementare, e non sto certo a denigrarne l’uso, tutt’altro: non è facile scrivere cose importanti con un linguaggio semplice. Usi le parole giuste senza esagerare.
Ho trovato questo passaggio:
“Il caro Watson era sinceramente dispiaciuto di non aver avuto le competenze necessarie ad agire tempestivamente per tentare di salvarle la vita in quell’occasione. Ella aveva fatto da scudo al suo amico, mostrandosi più coraggiosa e altruista di lui.”
piuttosto improvviso; sembra gettato lì, tanto per. Infatti, a sorpresa, si parla di Watson e poi citi “Ella” al posto di “Elizabeth”, che non chiami per nome da un pezzo, con una frase molto importante ma che abbandoni a se stessa e non riprendi più. Peccato.
Ricordati che Sherlock suona il violino poggiandolo sulla spalla sinistra e non destra; e che John Watson sarà pure un ex militare ma quando scrivi di lui tieni a mente che non è un “ex ufficiale medico” è un “ex ufficiale” e basta; medico lo è ancora.
Questa frase è un po’ contraddittoria: “… sarebbe tornato a essere il solito Holmes razionale, insolito e indifferente…”. Insomma, è solito, insolito o mancano i due punti?
Hai fatto tutto un po’ di corsa (e da qualche parte si vede), lo hai scritto nelle tue note. Basta poca poca attenzione in più e anche i pochi errori commessi diventerebbero un ricordo; ti raccomando un occhio in più quando revisioni la storia per l’ultima volta.
Sviluppo trama 13/15
In poche parole racconti un sacco di cose: Elizabeth è morta, Sherlock soffre e suona, Watson è andato a vivere da lui, ecc. Insomma, tanta roba.
Il ricordo di Elizabeth è dolce e sembra quasi che Sherlock abbia deciso che non amerà più o che comunque Elizabeth resterà per sempre la prima.
Watson è un grande amico pieno di premure: è preoccupato di aver urtato la “sensibilità” di Sherlock avendogli detto il titolo della nuova avventura scritta. Dolce e tenero come sempre.
Non c’è altro da dire perché la storia è tutta qui, fatta di emozioni, di ricordi, nostalgia e amicizia.
Mi avrebbe fatto piacere leggere di più, sono sincera, perché credo che avresti sviluppato al meglio tutte le idee potenzialmente espresse.
IC 15/15
I tuoi personaggi sono assolutamente centrati. Non perdono nulla rispetto a quelli del film. Sei stata molto brava anche perché ci sei riuscita con poche parole.
Gradimento personale 4/5
Questa storia mi è piaciuta tanto: è tenera, dolce e triste, esattamente come sono Sherlock e John davanti alla perdita della loro amica Elizabeth. Attraverso John, il cronista, abbiamo modo di scoprire sempre nuove cose che riguardano Holmes.
Complimenti per questa piccola storia che ha da dire proprio come una grande.
Tot 53/60
Seconda classificata “Controprova” di Clockwise
Grammatica e punteggiatura: 8/10
L’approccio grammaticale è abbastanza buono.
Ci sono gerundi riferiti alla frase principale separati dalla virgola ed è un errore:
«Mycroft, non è per sembrare ingrato o scontroso, davvero, ma… perché?» domandò, sollevando davanti a Mycroft la confezione di dolci.”: “sollevando” è riferito alla domanda;
“Mycroft sostenne lo sguardo del fratello per un po’, sfidandolo con gli ultimi brandelli di superiorità che gli erano rimasti.” Lo sguardo di Mycroft “sostiene” quello di Sherlock “sfidandolo”; semmai, è possibile mettere la virgola dopo “fratello” e creare un inciso con “per un po’” per alleggerire la frase lunga.
C’è un articolo indeterminativo “un” usato erroneamente al posto di quello determinativo “il”.
La punteggiatura non è sempre giusta ed esaustiva: manca l’uso del punto e virgola in frasi piuttosto lunghe separate solo con le virgole; alcuni accapo sono errati perché riferiti alla frase precedente; non ci sono doppi punti dove andrebbero messi.
Stile: 12/15
A volte il tuo stile è un po’ confusionario e ripetitivo: solo nel primo capoverso ci sono tre “mente” e “mondo”, due “andava” e “doveva”; e così per tutto il racconto. Stessa situazione per quanto riguarda le azioni: escludendo qualche “sedere”, “bere”, ecc. il racconto si dipana soprattutto tra accigliamenti, sollevamenti, grugniti. Secondo me, se tu avessi usato più sinonimi, soprattutto per parole come “amore”, “occhi”, “Sherlock” che sono ripetuti un po’ troppo, il tutto sarebbe risultato più interessante.
La scelta e l’uso di alcuni vocaboli è erronea:
"fino a che non aveva incrociato il vagabondare di John ed era stato irrimediabilmente attratto nella sua orbita” qui, ad esempio, il termine “orbita” è sbagliato: se si vagabonda, per definizione, non si ha una meta precisa che, invece, definisce la parola “orbita” che è limitata, ripetuta e misurabile. In questo caso la frase è interessante e intensa ma sbagliata;
Ancora: nella frase “Il fratello si strinse nelle spalle, sollevando un sopracciglio, sardonico – eppure c’era una riga amara, fra le sue labbra.” La congiunzione “eppure” è avversativa e non si accompagna a “sardonico” che, nonostante sia un aggettivo neutro, è accettato comunemente con negatività. È facile che “un sorriso sardonico” possa essere accompagnato da una postura labiale confacente al momento non certo esilarante. Se Mycroft ha le labbra stirate in una riga amara, ciò non è in contrasto con lo sguardo “sardonico” e non va sottolineato con l’avversativo “eppure”;
Nella frase “… John appoggiasse la schiena sulle sue gambe…”: sì ad “alle”, no a “sulle”: John si sdraia?
O ancora, la parola “entropia” che è interessante, ma non pertinente al racconto, né nel punto in cui viene scritta né riconducibile a “caos”.
Ho notato un alternarsi di vocaboli con lo stesso significato: se scrivi “battibeccando”, poche righe più giù si trova “battibecca”; se qualcuno si “acciglia”, qualche parola dopo qualcun altro è “accigliato”; se “prende il giornale” poco sotto “legge il giornale” e così via in un succedersi di vocaboli che spesso vengono ripetuti.
I termini “spiaccicarli” e “capatina” sono vividi e rendono facile la comprensione di ciò che intendono, ma è vero anche che sono – come dire – “dialettali” e forse poco adatti ad essere pronunciati da persone come gli Watson-Holmes.
Ho trovato lo scambio di “Aveva ora…” (ora aveva) e “…torbido rigagnolo” (rigagnolo torbido) interessante ma non in linea con il modo in cui è scritta la storia.
Sviluppo trama: 13/15
La trama è semplice e sviluppata abbastanza correttamente: Mycroft fa spesso visita al fratello e a John, con la scusa di portare i macaron a Rosie che sembra apprezzarli. Questo fatto curioso “allarma” i due di Baker Street.
La realtà è che il vivere normale, come una famiglia, di John e Sherlock stimola piacevolmente il lato umano di Mycroft che si ritrova, volente o no, molto cognato e soprattutto molto zio.
I momenti che riportano al passato (ci sono anche discorsi diretti) sarebbe stato bello se tu li avessi curati un po’ meglio: potevano essere “annunciati” o logicamente previsti, ma ciò non è accaduto e li hai presentati così all’improvviso che mi sono dovuta fermare un attimo per poi ricominciare a leggere.
Trovo che il ricordarsi da bambini sia poco argomentato e che tu non abbia spiegato in modo esaustivo il passaggio tra l’ignoranza di Sherlock sulla motivazione delle visite fraterne e il suo capire la verità; peccato, perché sarebbe stato interessante.
La trama soffre di alcune idee poco sviluppate, delle ripetizioni, della poca varietà dei vocaboli scelti.
A mio parere una buona trama; un po’ nascosta, forse, ma con del potenziale.
IC: 13/15
Come a tanti anche a te piace la JohnLock e ti piace raccontarla.
L’annosa domanda “ma quei due, stanno insieme?” che attanaglia lettori/spettatori, qui è sentita in modo fortissimo.
Non mi sento di dare il massimo per un IC che, canonicamente, non esiste se non nella tua mente e nel tuo cuore (come in quello di migliaia di altri). È vero che la JohnLock esiste come idea, come curiosità, come possibilità, ma non come dato certo e canon.
La tua voglia di vedere realizzata la JohnLock ti ha preso un po’ la mano, tant’è che fai dire delle cose sia a Sherlock che a Mycroft che non credo pronuncerebbero mai. Ad esempio:
“Sai, Sherlock, per molti anni ho creduto, a torto, di essere immune alle pecche del genere umano. Solo ora mi rendo conto che, così facendo, non ho fatto altro che costellare la mia esistenza e quella di chi mi sta intorno di dolori ed errori John appoggiasse la schiena sulle sue gambe.» o
«Sono finito fuori strada, Sherlock, sono caduto nel torbido rigagnolo. E non riesco a risalire.» ecco, queste sono frasi che semmai dovessero attraversare la mente di Mycroft Holmes, di certo non arriverebbero alle sue labbra. L’alterigia e la presunzione di Mycroft sono granitiche e inattaccabili: non penserebbe mai così di se stesso;
o ancora: «Oh, siamo tutti nel rigagnolo, Mycroft.» e
«Siamo tutti persi e soli, nel deserto, nella fossa, nel fondo di un pozzo.» o ancora «Ma alcuni di noi guardano le stelle.»
dette da Sherlock, anche se lui non parlerebbe in questi termini e non userebbe certe parole né certi pensieri.
Le movenze, gli sguardi, le provocazioni che trovo nel materiale sherlockiano – e che ho trovato anche nella tua storia – non hanno nessun fondamento legittimo, nessuna ufficialità, ma sono presenti a disegnare la totalità del personaggio. Per questo motivo, il mio voto non sarà negativo: la JohnLock non esiste ma Conan Doyle e chi per lui ci hanno fatto sopra una gran fortuna…
Ci tengo a segnalarti, comunque, che a mio parere frasi come queste:
«Non avresti detto anche tu che la piccola Watson li gradiva, a giudicare dalle sue reazioni entusiaste durante le mie ultime due visite?» e
«Mycroft è diventato lento, tutto qui. Ha tutti gli elementi per fare una deduzione, eppure ancora non ci arriva.» sono assolutamente IC, proprie dei personaggi che conosciamo.
Gradimento personale: 4/5
Questa storia mi è piaciuta per la sua aria familiare, per il soggetto. Mi sono divertita a leggere di Mycroft in difficoltà con molta voglia di fare lo zio, di Jonh, stanco di correre appresso alle cacche della figlia e di Sherlock a proprio agio in quella situazione più che casalinga.
Ho trovato simpatico il riguardo gastronomico che Mycroft riserva a Rosie.
La tua storia mi ha fatto divertire piacevolmente e questa, per me, è la prerogativa che una buona storia deve avere.
Ti piace Wilde? Bene, anche a me.
Totale: 50/60
[Modificato da MontyDeeks 01/10/2017 11:24]
Not yet, maybe tomorrow.