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DOUBLE TROUBLE

Ultimo Aggiornamento: 29/01/2017 17:43
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Registrato il: 05/06/2015
Utente Junior
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Recensione
L'album contenente le canzoni del film "Double Trouble" non è certo passato alla storia per essere stato uno dei migliori realizzati da Elvis Presley. A mezzo secolo di distanza dalla sua pubblicazione, in un'epoca in cui le colonne sonore incise da Elvis negli anni '60 cominciano ad essere decontestualizzate e in virtù di ciò maggiormente apprezzate, il disco continua ad esporre il fianco alla critica, venendo generalmente ricordato come uno degli episodi musicali più scadenti legati al nome del cantante più famoso della nostra era. A questo proposito, giova ricordare che "Double Trouble" ebbe la sventura di essere pubblicato lo stesso giorno di giugno in cui arrivò nei negozi di dischi britannici "Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band", vertice creativo dei Beatles e, in assoluto, una delle opere più influenti della storia del rock. Questa coincidenza non aggravò ulteriormente la già difficile situazione nella quale si era venuto a trovare Elvis, ma si rivelò ugualmente infelice.

Comunque, l'ennesima deriva hollywoodiana non solo si mantenne a debita distanza dal Sergente Pepe, sarebbe stato il minimo, ma risultò drammaticamente carente anche se paragonata al precedente lavoro in studio di Elvis, quello splendido "How Great Thou Art" che tanto aveva fatto per far riguadagnare credibilità ad un artista ormai abituato a frequentare le zone periferiche della scena musicale. I lusinghieri risultati raggiunti dall'album sacro, che si sarebbe portato a casa un meritatissimo Grammy, si rivelarono però inutili, perché "Double Trouble" si rimangiò la dote in brevissimo tempo. Per avere un'idea di quanto la carriera di Elvis fosse a quel punto compromessa e in balia delle onde, basti pensare che i due dischi furono registrati a un solo mese di distanza l'uno dall'altro.

Se l'appena citato "How Great Thou Art" aveva felicemente riportato l'artista alle sue radici, "Double Trouble" sembra invece voler fermare il tempo, salvaguardando da intemperie e dita moleste una bolla di sapone. L'impalpabilità del progetto è evidente a tutte le persone coinvolte nella sua realizzazione e allora meglio tirar dritti facendo finta di nulla, mascherando quel poco che si annida fra i solchi del vinile con una copertina colorata e tanta pubblicità. Una strategia inevitabile, messa in pratica proprio nel momento in cui la musica era andata sempre più trasformandosi in uno strumento in grado di liberare la mente, facendo raggiungere luoghi inesplorati e a prima vista inaccessibili alle nuove generazioni.

Volendo prescindere dall'aspetto puramente creativo della sua professione, se intorno alla metà di quel decennio Elvis avesse potuto disporre di qualche buon pezzo, gli sarebbe bastato mantenersi nei pressi delle coordinate musicali da lui stesso tracciate per continuare ad essere considerato un punto di riferimento. Continuava ovviamente ad esserlo, ma ormai lo si considerava tale per i suoi illustri trascorsi, certo non per la pubblicazione di album come "Girl Happy" o "Harum Scarum".

Difficile stabilire se all'epoca in cui sbrigò questa pratica Elvis pensasse ad un suo eventuale ritorno, se cullasse questo sogno e sapesse come farlo materializzare. Magari si, ma in attesa del momento in cui avrebbe ricominciato a fare sul serio, se mai quel momento fosse arrivato, le cose continuarono ad andare avanti per inerzia, vale a dire con un mucchio di contratti cinematografici da onorare.

Fatto piuttosto inusuale nella filmografia di Elvis Presley, "Double Trouble" è una sorta di giallo, che porta il protagonista a muoversi fra l'Inghilterra e il Belgio. Inutile rimarcare che il set non approdò mai in Europa e che le riprese si svolsero unicamente in quel di Hollywood, per quanto Annette Day, la co-protagonista del film, fosse stata individuata dal produttore Judd Bernard proprio a Londra. Questa mai avvenuta avventura nel vecchio continente fece si che per la sua colonna sonora si rispolverassero un paio di canzoni popolari in voga sulla sponda orientale dell'Atlantico. La francese "Auprès de ma blonde" (Le Prisonnier de Hollande), risalente al XVII secolo, si trasformò quindi in "I Love Only One Girl", una filastrocca per mezzo della quale Elvis snocciola le sue conquiste amorose, una in ogni città passando anche per Napoli. Grazioso, per quanto scontato, il breve rimando a "O' Sole mio" quando arriva il turno di Maria. Quanto all'altra filastrocca, l'inglese "Old MacDonald Had a Farm", in circolazione dagli inizi del '900 e interpretata da una schiera di interpreti - è nota in Italia come "Nella vecchia fattoria" grazie alla versione del Quartetto Cetra - si tratta di qualcosa che salvo lo zoccolo duro formato dai fan più intransigenti nessuno avrebbe voluto ascoltare. Esigenze di copione, puro divertimento, quello che si vuole, ma seguire Elvis mentre imita gli animali presenti nella fattoria non genera vibrazioni positive.

Sul disco non mancano gli pseudo-rock, di quelli che avevano cominciato a proliferare negli ultimi tempi di vacche magre. A questa categoria appartengono naturalmente la brevissima title-track, alla quale non giova nemmeno un'iniezione di fiati e "Baby If You'll Give Me All Of Your Love". Poco da segnalare al riguardo, si tratta di surrogati che non hanno la pretesa di restituire al mondo l'immagine di un rocker straordinario, in quanto troppo carenti dal punto di vista compositivo. Più realisticamente, in questi espedienti sonori si cela la tenue speranza che l'ascoltatore possa individuare i riflessi dei bei tempi che furono. Quanto alla frenetica "Long Legged Girl (With The Short Dress On)", scelta dalla RCA come singolo di lancio, vale forse la pena di spendere qualche parola in più. E' questa una canzone di neppure due minuti, certo non memorabile, ma è interessante notare come la faccia sua, quasi con rabbia, come se guardandosi intorno non trovasse nulla di buono da incidere e sfogasse su di essa tutta la sua frustrazione. Agevolato da una chitarra elettrica dal suono decisamente hard, il cantante sputa fuori un testo a dir poco elementare, ma lo fa in un modo che chi scrive si azzarda a definire convincente. Viene quasi da chiedersi se poi lui sia effettivamente riuscito a passare del tempo assieme alla ragazza con le gambe lunghe. Speriamo di si. Certo è che in altri tempi non avrebbe degnato "Long Legged Girl" di una take, ma in quel dato momento non dispone di altro, e fa semplicemente del suo meglio.

"Could I Fall In Love" è il lentone d'atmosfera obbligatorio, un numero presente, salvo ben poche eccezioni, in tutti i film girati dal cantante. Quasi a voler rimarcare il senso di doppio che permea il progetto Double Trouble, in questo brano Elvis armonizza con se stesso. L'effetto complessivo è molto gradevole, per quanto durante l'ascolto non si possa prescindere da una pesante sensazione di déjà vu.

"There Is So Much World To See" è breve quanto graziosa e l'autore di questa recensione l'ha sempre apprezzata. Si tratta di un piccolo blues ultra edulcorato, con il quale Elvis cerca di porre fine ad un amore nascente. Mentre la si sente arrivare e passare, in poco più di un battito di ciglia, si è accompagnati da un sottile velo di malinconia. Anche chi la cantò avrebbe avuto un mondo intero da esplorare, non solo musicale, ma non lo fece mai. Atmosfera notturna e jazzata invece per la lunga, almeno per gli standard hollywoodiani del cantante, "City By Night". Il brano è nettamente al di sopra della media, tuttavia la voce di Elvis non è al top.

L'album è completato da quattro "bonus songs", la prima delle quali, "It Won't Be Long", è uno scarto della stessa pellicola da non confondere con l'omonimo brano dei Beatles. Ritmata, ma caratterizzata da una pochezza disarmante. Le altre tre provengono dalle sessions che Elvis tenne a Nashville nel maggio del 1963, che avrebbero dovuto generare un nuovo long play quello stesso anno. Sfortunatamente, le rigide esigenze cinematografiche non avevano reso possibile l'operazione. Si tratta di tre brani appartenenti ad una vena creativa non paragonabile a quella riscontrabile nei restanti due terzi del 33 giri.

In questi masters è possibile individuare quell'entusiasmo che, triste a dirsi, ai tempi di "Double Trouble" aveva ben poche possibilità di emergere. In "Blue River" Elvis canta "...a place where lonely lovers all go to cry their tears..." tornado sul tema trattato in "Heartbreak Hotel" alcuni anni prima. I toni, naturalmente, sono meno drammatici: il sinistro hotel in fondo a Lonely Street lasciava presagire una pace eterna per i cuori infranti, mentre il fiume è testimone di uno sfogo senza apparenti conseguenze. Questa canzone era stata la compagna di viaggio di "Tell Me Why" su un singolo emesso nel dicembre del 1965. Stesso discorso per "Never Ending", lato b della ripescata "Such A Night" nel 1964. Una ballad senza particolari picchi, ma morbida e sognante, oltre che splendidamente interpretata. Sarebbe stata perfetta in chiusura di un album migliore di questo. Quanto a "What Now, What Next, Where To", non era mai stata utilizzata prima. Una composizione nella media, nulla di eccezionale, ma qui la voce di Elvis è al massimo del suo splendore, l'interazione con il coro perfetta e il ritmo fa schioccare le dita. Insomma, mentre la si ascolta si ha l'impressione che tutto vada bene, e non è poco. Date le circostanze, la frase introduttiva del testo (like a ship without a compass on a cold and lonely sea / come una nave senza bussola sopra un mare freddo e solitario), calza a pennello ad Elvis. Anche il titolo, se è per questo.

I guai evocati da "Double Trouble" si manifestarono, poco sorprendentemente, quando il singolo di lancio e l'album che lo ospitava tentarono di farsi strada nelle classifiche statunitensi. Il primo non andò mai oltre la posizione numero 63, dileguandosi in cinque settimane, mentre il secondo dovette accontentarsi di un 47° posto che ebbe la risonanza di un autentico flop. I tempi delle ninna nanne, dei rock annacquati e delle serenate al chiaro di luna volgevano inequivocabilmente al termine. In realtà erano già finiti, ma nel regno fiabesco che aveva edificato, Elvis tardava a cogliere i riflessi del cambiamento. Continuò a crogiolarsi nei ricordi delle sue antiche conquiste ancora un po', poi realizzò che era tempo di tornare a combattere. Magari su un ring. Fu allora che indossò un'uniforme nera quanto il tunnel nel quale si era cacciato, dimenticandosi per sempre di "Double Trouble".
27/01/2017 12:09
Post: 21.115
Registrato il: 10/12/2006
Utente Gold
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Come ho scritto sul tuo blog...
Impeccabile!

Una considerazione personale: tutti ce l'hanno con Elvis perché ha registrato "Old MacDonald". Premetto che non voglio assolutamente "salvarla" ma mi chiedo perché nessuno si è mai "sdegnato" per la registrazione di Frank Sinatra del 1957...
[Modificato da marco31768 27/01/2017 21:28]
27/01/2017 21:27
Post: 35
Registrato il: 05/06/2015
Utente Junior
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Già... Probabilmente, se Elvis l'avesse cantata negli anni '50 non me la sarei presa troppo. Invece, nel decennio successivo questa canzone si trasforma nell'emblema dello spreco di talento. E' per questo che in genere non la si accetta.

Grazie anche qui Marco!
27/01/2017 22:38
Post: 21.117
Registrato il: 10/12/2006
Utente Gold
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Personalmente apprezzo poco i suoi film poiché amo il cinema un pelino più moderno. Ciononostante, sto rivalutamdo un po' le colonne sonore che, se ascoltate nel giusto contesto (intendo che bisogna ritenetle come una sorta di antesignane dei videoclips musicali), non sono assolutamente da gettare al vento in quanto contengono piccoli gioielli nascosti.
Certo che alcune sono veramente scarse, secondo me. Nulla può salvare dall'oblio "Harum scarum" e "Paradise, Hawaiian style" ed anche "Easy come, easy go".
Ma alzi la mano quel'artista che le ha "azzeccate" tutte!

Ad ogni modo, preferisco "Old MacDonald" cantata da Elvis che quel pattume che passano oggi per radio...
28/01/2017 21:01
Post: 10.186
Registrato il: 13/05/2005
Utente Gold
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io dico che i films di Elvis vanno sempre presi per quello che sono stati.

Un buon veicolo per far conoscere al mondo intero il vero personaggio Elvis.

Provate a pensare se non ci fossero stati i tanti films che ci hanno fatto conoscere un grande artista come ELVIS e mi riferisco a pellicole come: King Creole-Love Me Tender-Jailhouse Rock,ma anche i più leggeri..come GI Blues-Blue Hawaii-Fun in Acapulco-Viva Las Vegas

Con questi films sono "cresciuto" come fan e mi hanno aperto le porte al vero ELVIS che noi tutti tanto amiamo e intendo il vero Elvis,non quello di celluloide.

Se non ci fossero stati i tanto criticati "movies"..con un Elvis in concert..fermo solo negli states..
con il senno del poi ringrazio di aver avuto la possibilità di aver potuto acquistare ...(da subito)..nel 1958 il mio primo lp entrato e mai uscito da casa mia...il King Creolo che vedete in foto.
29/01/2017 17:43
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