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[Tempio] "Accetto questo dono." ~...cedendo per una volta all'affetto piuttosto che alla ragione ~

Ultimo Aggiornamento: 06/10/2016 00:54
06/10/2016 00:54
 
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Draugceleb - Geinevre
RIASSUNTO

"Messer elfo" e "la mezza", si incontrano al tempio. In uno scambio iniziale di battute, si pizzicano come sempre, e tra una pizzicata e l'altra, l'elfo scompiglia di nuovo i capelli a Geinevre. Si parla dei neonati, delle intenzioni dell'elfo nei loro confronti e della crescita veloce che sull'isola hanno. Infine, l'elfo regala a Geinevre un'orchidea, con i diversi significati che ad essa sono collegati, per vederla allontanarsi.

COMMENTO

Sai bene che ruolare con te è sempre un piacere, la mezza mi stempera la parte acida dell'elfo, con lei lascia correre molte cose, comunque, AAA cercasi traduttore...con le lingue me la cavo ma con Geinevre ne ho bisogno, giuro XD, eh purtroppo l'elfo in questi casi è un po' tonto, mi domando proprio da chi abbia preso. Era da un po' che voleva regalarle l'orchidea, e rullo di tamburi...ce l'abbiamo fatta lol. Grazie come sempre, alla prossima. p.s.: lo so, sono prolissa nei riassunti e nei commenti :P [SM=g27836]

REGISTRAZIONE

DRAUGCELEB [giardino] Da poco si sono calmate le due creature, dopo aver pianto chi più, chi meno durante tutta la giornata. Finalmente può trovare un po’ di pace, l’avere l'udito sviluppato è si buona cosa ma in questi casi, rimbombano troppo i due pianti e quando arrivano in coro, è difficile rimanere tranquillo. Sta passeggiando nel giardino esterno, guardando per terra, senza pensare a nulla in particolare, con le mani serrate dietro la schiena che mantengono un fiore di orchidea, senza stringerlo troppo così da preservare la sua freschezza. Tanti e bei significati sono accostati a quel fiore tra gli uomini. Una lunga veste nera di fattura elfica, copre la tunica dello stesso colore, dalle tinte particolari, destreggiandosi in una stoffa di ottima fattura. In vita dal lato sinistro pendono la lunga e il pugnale elfico, così da essere sempre pronto. Uno bianco e l'altra dalle orecchie a punta, strano caso, che gli fa sorgere un sorriso leggero ma spontaneo. Si sta dirigendo verso una meta imprecisata, calmo e placido, mentre diverse chiavi tentennano silenziosamente sotto le vesti, le due dei cavalieri e quella della guardiana. Calma che precede la tempesta, come sempre, e per il momento non si preoccupa ulteriormente, non ha le forze per farlo, troppo caos e troppo silenzio adesso per non goderselo appieno.

GEINEVRE [> Tempio] La luna, stanotte, è un sorriso sghembo, riverso d'un quarto, grondante ambra sul mondo. Graffia il cielo col suo ghigno sardonico, griffe d'una notte acquartierata dietro una coltre di quiete. In tutto ciò, l'avanzata della mezzosangue, solitamente piuttosto silenziosa, è udibile perché non sono suoi i passi che la conducono alle pendici del Tempio: gli zoccoli della giumenta bianca pestano solennemente il suolo, annunciando a chi fosse attento l'imminente venuta d'un cavaliere. E se a Ginevra appartiene una bellezza particolare, fatta di contorni ruvidi e spigolosi e d'un aspetto che non vuol saperne di risultare candido o comune, Kelpie è un gran bell'animale: lunga criniera e occhi vispi e intelligenti. La Novizia ci sta su senza redini o sella, difatti procede adagio, sebbene dia l'aria di cavarsela bene sulla groppa della compagna [skill: cavalcatura]. Accede ai giardini esterni senza che vi sia un motivo reale di dirigercisi, armata di Rondine e vestita, come sempre, più di cenci che di tessuti pregiati: la camicetta bianca arrotolata sui gomiti è sdrucita, senza contare che fra i capelli quasi bianchi stanno adagiati diversi rametti di sottobosco. Gli occhi, quelli no, non cambiano mai: verdi, verdissimi, contornati da un trucco di guerra assai scuro e minaccioso.

DRAUGCELEB [giardino] Ferma il passo quando le orecchie sentono perfettamente un cavallo avvicinarsi, e si concentra su chi arriva cercando di comprendere da dove lo faccia e perchè corrucciando lo sguardo. Tuttavia, si acquieta di nuovo poco dopo quando riconosce il ritmo e l'odore di Geinevre, correlando a questi indizi anche la sua immagine sul cavallo bianco. (sensi sviluppato) Non aveva mai visto la giumenta, nè Geinevre a cavallo, e vederla in groppa senza i finimenti fa dipingere sul volto un sorriso sardonico. Un'anima selvaggia in tutte le sue forme, anche in quei rametti che adornano il capo. Si gira totalmente verso di lei, avvicinandosi di qualche passo, ma rimanendo lontano. [Dove siete state voi due?] L'apostrofa con un finto tono di rimprovero, mutando il volto in una maschera seria e tagliente, ma per pochi attimi, aspettando una risposta dalla novizia. Lascia che lo sguardo indugi sulla giumenta, osservandone le zampe, gli occhi, registrandone il fiato, nessun difetto d'appiombo, schiena e collo forti, occhi intelligenti e naso asciutto. Una buona scelta, e se come sembra è pacata, allora è stata davvero buona, ma per quanto sia per lui buono che monti senza finimenti, dovrebbe imparare a portarli, su Avalon ogni cosa è alla mercè dei valar o del fato, o di come lo si voglia chiamare. E la quiete di prima, è irrimediabilmente spezzata dall'arrivo della mezza. Se anche la figlia di Inwe avesse un carattere simile, sarebbe un problema seguirla nei suoi primi passi.

GEINEVRE [Tempio - Giardini Esterni] Mano a mano che avanza, il silenzio e la quiete paiono prendere le distanze, adagiandosi altrove con sguardi pieni di rughe: se questo fosse un libro, ebbene le prossime sue pagine sarebbero ricche di arzigogoli e colori sgargianti, poiché la mezzosangue è una forza della natura. Farla star zitta è un guaio, metterla a terra un problema. Nonostante abbia sensi nettamente inferiori a quelli dell'elfo, Ginevra ci sente e ci vede bene: le basta qualche luce gettata qua e là affinché le pupille le si restringano e, fra gli occhi, divenga giorno. Osserva i movimenti di Draugceleb, distante probabilmente una decina di metri, avvicinandosi all'Esploratore con un'espressione pungente. [Ehi, cerchi rogne? Mordi, Kelpie. Mordi senza pietà.] La giumenta non scuote neppure la testa: se ne sta buona buona, zitta zitta, tutt'altro che intenzionata a seguire le indicazioni scellerate della padrona. Che smonta con eleganza [skill: agilità 2], prima portando una gamba accanto all'altra, come fosse un'amazzone, dunque balzando in terra senza produrre rumore. S'aggiusta la cinghia attorno alla parte superiore del corpo, permettendosi di sistemare la spada elfica fra le spalle, senza mai smettere di osservarlo. [Nel bosco. La Magione, in orario di desco, si fa troppo rumorosa] spiega dopo qualche istante, indicandolo poi con aria interrogativa. [Come va il tuo esilio, giovane an'givare (//letteralmente: informatore)?] gli domanda con un sorriso ironico, senza chiarire immediatamente il significato di ciò che dice, divertita dallo sfottò.

DRAUGCELEB [giardino] Inarca divertito il sopracciglio destro, dondolando la testa in maniera quasi impercettibile. [Vediamo mezza, se cercassi rogne che faresti?] Una domanda forse a trabocchetto, forse no, non è che sia proprio chiaro dal tono e dalla postura dell'elfo che ancora cela il fiore, per un motivo preciso, o che probabilmente non comprende appieno nemmeno lui. [Sono un tuo superiore belegohtar, ricordalo. (guerriera)] Una precisazione che risponde allo scherzo e si potrebbe dire per nulla formale come invece le parole indicano. Si avvicina ascoltando quelle parole, comprendendole, condividendole, ma rimanendo all'oscuro del significato della parola, apre lo sguardo di poco, ma in maniera evidente. [Giovane? Ti stupiresti nel sapere quanto sono vecchio...ma non sono in esilio. La dama del lago e la regina hanno partorito. La situazione qui è caotica, i due piccoli piangono, ma stanno bene. Tu invece? Cosa combini? Hai incontrato Hellenia?] Raccoglie, goicherellando di tanto in tanto con il fiore, con evidenti movimenti del braccio, quasi a provocare la curiosità della mezza, ma lasciando che ciò che fa rimanga nell'ombra, per proprio divertimento, perchè in questi sfottò con l'altra ci si trova bene. Ma rimane ancora lo sguardo interrogativo sommesso, perchè non ha compreso il termine e inclina di poco il capo sulla sinistra.

GEINEVRE [Tempio - Giardini Esterni] Fa un gesto teatrale col braccio, quasi mimando un inchino, ma senza coinvolgere il bacino e le gambe. [Non lo vuoi scoprire. Credimi] mormora, forse scherzosa o forse no, accennando solo sul tardi l'ombra d'un sorriso. Non si cura di nascondere le smorfie che fa, nell'udire la frase successiva: incrocia le braccia poco sotto il seno e, inclinando il volto, muove velocemente la bocca, eseguendo una grottesca imitazione dell'elfo tutto d'un pezzo, con le sopracciglia all'insù e gli occhi storti. [Guarda, seidhe (//elfo), che ti prendevo in giro. So che non sei in esilio, e so anche che sei vecchio come un bacucco.] Qui gli dedica una linguaccia sonora, spernacchiando il suo superiore. Ma che bel Cavaliere abbiamo qui, che fa le imitazioni, deride e sfotte il proprio maestro! E' prendere o lasciare, Draugceleb. Lo sapevi. [Davvero? Li vorrei vedere! Si può?] Prova a sbirciare dietro la sagoma dell'Esploratore, in barba al fatto che, se dei bambini fossero in zona, li sentirebbe, e che, all'ora attuale, probabilmente staranno dormendo. Difatti, corruga lo sguardo, rimandando silenziosamente la sua visita a un altro momento. [Sì. Ci siamo dedicate entrambe alle stalle, poi abbiamo cavalcato assieme. Mi piace quella donna, sa il fatto suo.] Indica la struttura poco distante, illuminata di notte: Rhiannon è buio e, nel suo momento nereggiante, tutto inghiotte. [Farai da garante ai... due piccoli?] Che siano due, l'ha compreso proprio da lui. [Per quanto?]

DRAUGCELEB [giardino] Sorride semplicemente, ampliando quel sorriso sornione che già prima c'era sul suo volto. Le si avvicina e le si affianca, sciogliendo la posa delle braccia e andandole a scompigliare i capelli. [Non ti stanchi mai tu...] Lascia in sospeso la frase, per nulla preso in contropiede ma semplicemente sereno, perchè lo mette di buonumore ricordando quella sera sulla terra ferma dove fece lo stesso. Ascolta la richiesta e diniega con il capo. [Sei silenziosa è vero, ma se ti sentissero piangerebbero tutta la notte, e allora dovresti cullarli fino a quando non saranno più calmi, sarebbe interessante.] Lo sguardo divertito si posa sulla mezza, sarebbe davvero interessante vederla. Medita e analizza quanto gli viene detto, non ha intenzione di sindacare i metodi di Hellenia, in ogni caso, sa meglio di lui come muoversi, e se si trovano d'accordo è una buona cosa. [Si, lo farò fino a quando non avranno le fattezze di adulti, ma non rimarrò qui fino ad allora. Dopo l'ultima volta, non voglio che si ripeta.] Forse Geinevre non sa, cosa è accaduto, forse si, ma chiarisce quello che intendeva dire, poco prima. [La precedente regina aveva una figlia, Haynes, è scomparsa per diverso tempo, il perchè, è ancora oscuro.] E' serio e affilato il volto, ma riprende la compostezza di prima poco dopo, andando ad osservare i capelli della mezza, senza essere troppo insistente. [Manca qualcosa...]

GEINEVRE [Tempio - Giardini Esterni] Piuttosto che ribattere all'affermazione di lui, socchiude gli occhi, minacciosa, a quel contatto, meditando vendetta: [Ho staccato delle dita per molto meno...] Lo fissa con sguardo di brace, muovendo poi il capo con ostentato sdegno, per dare ai capelli nuovamente un effetto scompigliato che, tuttavia, non hanno mai perduto. Certo, dalle ciocche biondo platino potrebbero essere caduti ramoscelli di varie forme e dimensioni, ma questo è un altro discorso. Gli rivolge poi un sorriso, voltandosi quel tanto che basta per averlo a portata di vista. [Sicuramente ci saprei fare più di te. Non ti ci vedo a fare la balia, messer elfo. E poi mi meraviglio che ancora non ti abbiano cacciato. Spaventerai i piccoli, tanto sei serio.] L'ammonisce con un indice, che finisce per piantarsi sul petto altrui, picchiettando un paio di volte per sottolineare la gravità del fatto. Onde poi rimanere un po' perplessa. Non conoscendo le tempistiche avalonesi, che grazia alla magia della Dea aumentano esponenzialmente la velocità di crescita dei bambini, il tempo scelto da Draugceleb le sembra un tantinello esagerato. [Forse per te saranno poche briciole, ma per gli uomini raggiungere le fattezze di adulti comporta molti anni. Un quarto di vita, talvolta.] Immagina i due piccoli siano mortali. Non considera alternative. [Haynes. L'ho conosciuta qualche tempo fa. Mi ha raccontato di aver perduto la memoria e la madre. Le ho offerto il mio aiuto. Dunque immagini che la storia possa ripetersi.] Da pensieroso, lo sguardo si fa interrogativo, le mani tra i capelli. [Che?]

DRAUGCELEB [giardino] Butta fuori in un sussurro l'aria in eccesso osservando la reazione dell'altra appoggiando il capo sul lato sinistro.[Si, me lo hai già detto mezza...correrò Il rischio, perché lo voglio e perché per me ne vale la pena.] Lo dice tranquillamente, senza ostentare nulla se non un breve sorriso prendendola in giro, nascondendo parte di verità. [Tu dici? Si probabilmente saresti più brava, ma farò in modo che non mi vedano, la loro infanzia sarà più serena.] Solo dopo aver detto la frase di rende conto della doppiezza che potrebbe prendere andando ad avvallare le parole dell’altra e il viso tradisce parte dell'emozione ma solo una risata sommessa spezza la frase senza usare parole. Si lascia piantare il sito sul petto e ascolta comprendendo la perplessità dell'altra. [Sull'isola crescono in fretta, Haynes fino a poco tempo fa non era che una bambina ed ora è una donna.] Annuisce e l'osserva tranquillo ma divertito. L’areldar le si avvicina, lo fa fino a pochi centimetri di distanza, fino a dover piegare totalmente il volto verso il basso per trovare gli occhi dell’altra, con viso serio, affilato, e con le mani di nuovo dietro la schiena nascondendo ciò che ha con se. [Posso?] Non c’è bisogno di parole alte nel tono, che è calmo e caldo perché poi la destra sciolga il legame con la sinistra, nascondendo con cura quella vita che sente ancora scorrere, per intrecciarla nei capelli dell’altra sul lato sinistro del capo della mezza, poco sopra l’orecchio. [Parli bene mezza, le tue parole mi hanno ricordato eventi di ere che ho vissuto e di altre che non ho potuto vivere perché ghermito dalla morte.] Non pretende che capisca, che comprenda ciò che dice , non del tutto almeno. [Le ombre che si annidano nella mente degli eterni a volte nascondono più di quanto si voglia e sebbene tu abbia ragione di parlare con un eldar la cui idea degli uomini è diversa dalla tua, questo stesso eldar, ha visto e ricordato Olorin, o Mithrandir, maiar di grande potenza e saggezza. Anche lui condivideva il tuo pensiero e molto ha fatto per gli elfi. C’è il bene anche negli uomini.]Un lungo discorso, non ancora concluso, un sorriso mesto compare sul suo volto per concludere e dare vita a questo suo gesto. [Ha molti significati tra gli uomini. Indica la purezza dei bambini, ma anche l’amore, l’affetto, la devozione e l’ammirazione.] Ed è come se la stesse ringraziando, ha ricordato eventi di questa vita, e forse, addolcito in parte la sua idea degli uomini e lascia che sia lei a decidere quale dei significati attribuire a quel fiore e per l’areldar, di certo gli ultimi tre, sono quelli che contano in questo caso. Lo ha fatto perché sentiva di farlo, cedendo per una volta all'affetto piuttosto che alla ragione.

GEINEVRE [Tempio - Giardini Esterni] Se lui sorride, lei si evita di piegare le labbra a una volontà che non sia quella di rimanere seria. Sa che c'è tanto, dietro le righe di ciò che l'elfo va dicendole; pertanto, non aggiunge alcunché, preferendo soffocare nel silenzio quel che non viene detto, rimandandolo a un secondo momento. C'è tempo, s'è ricordata e ha ricordato ad altri ultimamente. [Bravissimo] mormora semplicemente, la voce più bassa e serena del solito, ponendo una chiosa sul destino dei bambini e sul loro destino. [Eh?] Fra le altre cose, l'Isola le ha confermato gli insegnamenti di suo padre, il Nordico: la Triade non è divinità comune, in quanto vive accanto ai passi dei mortali e, se pregata, non ostenta una parete di silenzio, ma partecipa alla prostrazione dei devoti. C'è. Anche quando pare sia andata via, c'è. Incrocia le braccia e, pensosa, osserva il suolo, figurandosi un bimbo che dall'alba al tramonto possa ritrovarsi uomo. E il carattere? La personalità? Domande come queste la perseguitano (//cit.). Ma la domanda azzardata dall'elfo le fa sollevare nuovamente lo sguardo: se lo ritrova lì, a trafficare con chissà cosa, dietro le spalle. [Mmh?] Non si scansa, curiosa ma sulle spine, preferendo sapere in anticipo piuttosto che friggere nell'ignoranza e nell'attesa. Draugceleb non pretende che ella capisca, e così è. Sono diversi, i mezzi e gli elfi: diversi per natura, diversi per longevità, diversi per la storia, il passato e il futuro. Eppure trova il modo di sorridergli, ricordando uno dei loro vecchi discorsi. Irrigidendosi al tocco delle dita, che adagiano l'orchidea fra i capelli, Ginevra non parla, tornando a muoversi soltanto quando l'Esploratore avrà terminato la sua opera. Allora andrà a sincerarsi delle condizioni del capo e dell'orecchio, tastando alcune ciocche dalla consistenza assai fine e la puntuta abbellita dalla presenza del fiore. Torna a osservarlo, le sopracciglia a esprimere stupore e cortesia. [Accetto questo dono.] Si è detto spesso, ma è bene ricordarlo: la mezzosangue ha conosciuto l'amore dall'angolazione più sporca e veloce, che consuma il desiderio, ma spegne ben presto la passione. Quella che travolge, annullando il tempo e cambiandone il verso, imprimendo un altro senso al corso dell'esistenza. Pertanto, è più impacciata e meccanica che partecipe, e articola la sua voce mediante un tono piuttosto metallico. [Grazie. Davvero.] Lo osserva a lungo, stavolta con più calore, prima di voltarsi e di mettersi sul fianco di Kelpie per montare su [skill: agilità 2 + cavalcatura]. [Porta i miei saluti alla Somma Stella e alla Regina, per favore. Di' loro che verrò per conoscere i piccoli. E stai bene, Draug.] Questo lo aggiunge con un sorriso convinto, ancora con l'orchidea là, al suo posto. [A presto.]

DRAUGCELEB [giardino] Se abbia fatto bene o male, non riesce a comprenderlo perché per lui l'amore, l'affetto, è tutt'ora un'incognita. Osserva l'irrigidirsi dell'altra, e lo accetta, se lo aspettava dopotutto, accetta anche quello, forse provando qualcosa che prima non aveva mai provato e che rimane sordo alle richieste di dargli una qualche connotazione. Non si aspetta niente per paura, si, si potrebbe dire così. Sente il tono delle parole ma nota quello sguardo e non sa come interpretarlo, nemmeno quello. Scuote il capo, troppe incognite, deve riprendersi. [Le saluterò da parte tua.] La osserva andarsene, con il viso sereno, richiudendo le braccia dietro la schiena. La osserva andare via, risponde solo con un cenno del capo o forse nemmeno quello, e poi riprende la sua passeggiata o ronda per il tempio. [Ti sta bene mezza.] Un ultimo commento, che può sentire solo lui e quella mura, andando ad alleggerire l'animo.

DRAUGCELEBஒ CAVALIERE ESPLORATOREஒ ELFO ARELDAR
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