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Confutazione trasmissione radiomaria del gris di settembre 2016...

Ultimo Aggiornamento: 22/09/2016 18:20
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17/09/2016 10:52
 
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...sopravvivenza dell'anima?
17/09/2016 10:54
 
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Dopo il preambolo di don Fiorino, il conduttore, prendono la parola Fiorella Monduzzi (moglie di Rocco Politi) prima e Rocco Politi successivamente.

Circa l'attendilita' delle critiche dei fuoriusciti rimandiamo al seguente articolo del nostro sito:

I FUORIUSCITI DEI TESTIMONI DI GEOVA: TRA FENOMENOLOGIA E STATISTICA – Cosa dicono gli esperti?
17/09/2016 11:04
 
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L'ultimo intervento è a cura di don Battista Cadei che affronta il tema della sopravvivenza dell’anima dicendo:


Sulla morte, la sopravvivenza dell’anima e la risurrezione c'è diversità tra dottrina dei tdG e fede cattolica. Esporremo i rispettivi punti di vista, cercando di motivare le nostre posizioni.

I tdG sostengono che l'anima muore insieme col corpo, e che non c'è nessuna differenza tra la morte di un uomo e quella di un asino. Credono di leggerlo in Ez 18,4, che nella traduzione cattolica della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) dice:

"Chi pecca morirà" nel significato di: "La persona che pecca morirà".

Invece la traduzione dei tdG, quella del Nuovo Mondo dice:

"L’anima che pecca, essa stessa morirà".

Da ‪questa frase biblica concludono che l’anima muore.

Ma il contesto di Ez 18,4 non parla di anime, ma di persone.

Il “sonno della morte”, dicono i tdG, è un periodo di non-esistenza. Quando parlano di risurrezione, la intendono nel senso che Dio “ricorda” i defunti, e da non esistenti li crea di nuovo. Per loro non c’è continuità di esistenza tra un vivo e un risuscitato.
Noi non siamo d'accordo, e, in base a quanto abbiamo visto sopra, crediamo di avere individuato i punti deboli della loro dottrina a riguardo della sopravivenza:

1) la traduzione sbagliata della parola ebraica nefesh, che ha molti significati, ma che essi traducono sempre anima,mentre in certi contesti può significare persona.

2) la interpretazione letterale della Bibbia, senza considerazione per il contesto e per i modi di dire degli antichi;

3) la non distinzione tra ciò che è preparazione graduale (AT) e ciò che è compimento della rivelazione in Gesù Cristo (NT).
Gradualità nella rivelazione della sopravvivenza. Constatiamo infatti che esistono nella Bibbia alcune dichiarazioni, che non rivelano la fede nella sopravvivenza nell’aldilà, mentre altre dichiarazioni l'affermano. Come mai? Troveremo la risposta se riflettiamo che nella Bibbia non tutto fu rivelato fin dall'inizio, ma ci fu una gradualità, che ha avuto il suo perfezionamento e compimento in Gesù Cristo, Gv 1,18:
"Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato".

Nell'Antico Testamento non sempre era chiara l'idea della sopravvivenza dopo la morte, per cui si trovano frasi che non dimostrano speranza di vita futura. Purtroppo i tdG non tengono conto di questa parzialità e gradualità, e fanno credere che tutta la Bibbia dall'inizio alla fine neghi la sopravvivenza, sostenendo che l’uomo, morendo, scompare del tutto, anima e corpo. Il testo da loro maggiormente citato è Qoelet-Ecclesiaste 3,19, che dice:

"La sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa: come muoiono queste, così muoiono quelli; c’è un solo soffio vitale per tutti. L’uomo non ha alcun vantaggio sulle bestie, perché tutto è vanità".
Oltretutto, se dovessimo interpretare letteralmente questa frase, dovremmo prendere allo stesso modo anche quest'altra, pure contenuta nel Qoelet:

"Non c’è di meglio per l’uomo che mangiare e bere e godersi il frutto delle sue fatiche"; (Qo 2,24).
Dovremmo concludere che la Bibbia insegna e raccomanda il materialismo...

Notiamo che tutto il libro di Qoelet vuol dimostrare la vanità di tutte le cose terrene, e perciò sottolinea che dal punto di vista fisico l'uomo muore come gli animali.

Significati di Sceol

Va notato che in Qo 9,10 si dice che l'uomo dopo la morte va nello sceol (regno dei morti); mentre non dice mai che ci vanno gli animali.
I tdG dicono che l'ebraico SCEOL (in greco ADES, in latino INFERI) significa sempre tomba o fossa dove vengono sepolti i morti. Ma noi possiamo dimostrare che l'AT quando parla del dopo-morte, non parla solo di tomba. Per esempio, in Gen 37,35 Giacobbe, per dire che vuol andare da suo figlio morto, afferma:
«Io scenderò in lutto da mio figlio nello sceol»; ma certo non intendeva la tomba o fossa, essendo egli convinto che Giuseppe fosse stato divorato da una belva (Gen 37,33).

In Gen 25,8 è scritto che "Abramo spirò... e si riunì ai suoi antenati". Il versetto seguente aggiunge che Abramo fu sepolto nella grotta di Macpela in terra di Canaan: che cosa significa allora la frase: si riunì ai suoi antenati, quando sappiamo che i suoi padri erano sepolti in Mesopotamia, a centinaia di chilometri di distanza?

Concludiamo che lo sceol o ades biblico, non indica semplicemente la tomba del corpo fisico, ma la morte in generale, o il regno dei morti, immaginato come un sotterraneo.



Lascio la parola a chi desidera replicare...
17/09/2016 12:01
 
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I tdG sostengono che l'anima muore insieme col corpo, e che non c'è nessuna differenza tra la morte di un uomo e quella di un asino



Veramente noi non affermiamo nulla di questo... non abbiamo un dualismo corpo/anima come Fiorino sostiene. Noi diciamo che l'anima muore, punto. Non che muore insieme al corpo, giacche non c'è alcuna dicotomia tra anima e corpo, tutt'al più sono espressioni differenti per esprimere diversi aspetti della stessa cosa, la persona.

Se dunque c'è un asino qui è Fiorino, che ignorando l'antropologia biblica fraintende anche quella dei testimoni di Geova.


Ma il contesto di Ez 18,4 non parla di anime, ma di persone



Ma vah? E infatti questo è l'anima nell'antropologia biblica e per i testimoni di Geova, la persona nella sua concretezza, che può morire.


Per loro non c’è continuità di esistenza tra un vivo e un risuscitato



Non si capisce dove questo asino lo deduca, i testimoni di Geova credono che la continuità è assicurata dalla memoria divina. Gesù disse: "Egli non è l’Iddio dei morti, ma dei viventi".


1) la traduzione sbagliata della parola ebraica nefesh, che ha molti significati, ma che essi traducono sempre anima,mentre in certi contesti può significare persona



Infatti la nuova edizione farà questa distinzione... il punto è che nefesh/anima/persona non significa mai un'entità cosciente distinta dal corpo.


Ma noi possiamo dimostrare che l'AT quando parla del dopo-morte, non parla solo di tomba. Per esempio, in Gen 37,35 Giacobbe, per dire che vuol andare da suo figlio morto, afferma:
«Io scenderò in lutto da mio figlio nello sceol»; ma certo non intendeva la tomba o fossa, essendo egli convinto che Giuseppe fosse stato divorato da una belva (Gen 37,33)

n Gen 25,8 è scritto che "Abramo spirò... e si riunì ai suoi antenati". Il versetto seguente aggiunge che Abramo fu sepolto nella grotta di Macpela in terra di Canaan: che cosa significa allora la frase: si riunì ai suoi antenati, quando sappiamo che i suoi padri erano sepolti in Mesopotamia, a centinaia di chilometri di distanza?



Ah, beh... se usiamo questo passo per dimostrare che la nefesh è un'entità spirituale che sopravvive alla morte siamo a posto! E meno male che poco prima parla dell' "interpretazione letterale della Bibbia, senza considerazione per il contesto e per i modi di dire degli antichi"!

Shalom [SM=g7405]
19/09/2016 19:38
 
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Re:


viceadmintdg1, 17/09/2016 10.54:

Dopo il preambolo di don Fiorino, il conduttore, prendono la parola Fiorella Monduzzi (moglie di Rocco Politi) prima e Rocco Politi successivamente.







Ormai Radio Maria è diventata una sorta di "seconda casa" della famiglia Politi, a quanto pare. [SM=g27987]


Vabbè, lasciamo la sezione "umorismo" e passiamo alle cose serie....



Cosa significa, biblicamente parlando, che l' anima muore?

Non ho bisogno della Torre di Guardia per capire, mi basta prendere due Bibbie "cattoliche", la Bibbia CEI e la Bibbia di Gerusalemme - con le relative note in calce - per comprenderlo.



Per cui, a presto.....
[Modificato da Aquila-58 19/09/2016 19:38]
19/09/2016 22:13
 
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Grazie Admin,

viceadmintdg1, 16/09/2016 17.01:

L'ultimo intervento è a cura di don Battista Cadei che affronta il tema della sopravvivenza dell’anima dicendo:

Sulla morte, la sopravvivenza dell’anima e la risurrezione c'è diversità tra dottrina dei tdG e fede cattolica. Esporremo i rispettivi punti di vista, cercando di motivare le nostre posizioni.
I tdG sostengono che l'anima muore insieme col corpo,




l’ anima biblica si!

Non devo prendere la Torre di Guardia per comprenderlo, mi basta prendere due Bibbie cattoliche, la Bibbia CEI e la Bibbia di Gerusalemme.

Per esempio, la nota in calce della Bibbia di Gerusalemme al Salmo 6,5, afferma quanto segue:

La parola ebraica nefes (=vita, cf Gen. 2,7) designa il soffio vitale (e per estensione la gola) che è al principio della vita e si ritira con la morte. Questa parola designa spesso l’ uomo o l’ animale come l’ individuo animato o nelle diverse funzioni della vita corporea o affettiva, sempre collegate tra loro. L’ espressione “la mia nefes” equivale spesso al pronome riflessivo “me stesso”, proprio come la mia vita” “il mio volto” “ la mia gloria”. Questi diversi sensi del concetto di “anima” saranno presenti anche nel N.T. (psyche)”.

Come vede, secondo la cattolicissima Bibbia di Gerusalemme, i termini nefes e psychè non indicano mai un’ entità immortale che si separa dal corpo al momento della morte, per vivere coscientemente altrove, perpetuando la personalità del defunto in un “oltretomba”.

Leggo, invece, nel libro deuterocanonico della Sapienza quanto segue:

La sapienza non entra in un'anima che compie il male
né abita in un corpo oppresso dal peccato.
“ (Sapienza 1:4)

Nota in calce della Bibbia CEI:

anima e corpo: i due elementi di cui è costituito l’ uomo, SECONDO LA FILOSOFIA GRECA, alla quale attinge anche l’ autore del libro della Sapienza

Ah, ecco! Ora è tutto più chiaro..... [SM=g27985]


viceadmintdg1, 16/09/2016 17.01:


e che non c'è nessuna differenza tra la morte di un uomo e quella di un asino.




Agli amici di Radio Maria risulta che, riguardo agli asini, la Bibbia usi mai la metafora del sonno riguardo alla morte, anche nell' A.T.?

Guarda, rispondimi, Signore, mio Dio,
conserva la luce ai miei occhi,
perché non mi sorprenda il sonno della morte
“ (Salmo 13:4 CEI)

Evidentemente, qualche.....ehm, differenza dovrà pur esserci, se riguardo agli asini non si parla mai di sonno della morte e di risurrezione, non le pare?

Oppure Radio Maria intende andare avanti a forza di slogan senza senso come questo, che hanno più lo scopo di fare effetto sui radioascoltatori piuttosto che costituire la base per un ragionamento serio?


viceadmintdg1, 16/09/2016 17.01:



. Credono di leggerlo in Ez 18,4, che nella traduzione cattolica della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) dice: Chi pecca morirà nel significato di: La persona che pecca morirà. Invece la traduzione dei tdG, quella del Nuovo Mondo dice: L’anima che pecca, essa stessa morirà. Da ‪questa frase biblica concludono che l’anima muore.
Ma il contesto di Ez 18,4 non parla di anime, ma di persone.





Appunto!
Abbiamo visto prima – dalla nota della cattolicissima Bibbia di Gerusalemme – che nefes indica la persona, oltre che la vita della persona e altri significati, ma mai un entità immortale che si separa dal corpo alla morte per vivere altrove, coscientemente.

Quindi la traduzione della TNM, anche in Ezech, 18:4, vuole indicare proprio che l’ anima è la persona e la persona, ergo l’ anima, muore….

Del resto, anche la cattolicissima Bibbia CEI, nell’ editio princeps 1971, traduceva così Geremia 31:25:

ristorerò copiosamente l’ anima stanca e sazierò ogni anima che languisce” (come la TNM!)

Mentre l’ edizione 2008 rende con:

ristorerò chi è stanco e sazierò coloro che languono “ .

L’ anima è quindi la persona, l’ individuo che muore…



(segue, a presto......)
[Modificato da Aquila-58 19/09/2016 22:18]
20/09/2016 22:17
 
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proseguiamo con un' altra parte della confutazione...
20/09/2016 22:35
 
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viceadmintdg1, 16/09/2016 17.01:



Il “sonno della morte”, dicono i tdG, è un periodo di non-esistenza. Quando parlano di risurrezione, la intendono nel senso che Dio “ricorda” i defunti, e da non esistenti li crea di nuovo. Per loro non c’è continuità di esistenza tra un vivo e un risuscitato.




Perché, Dio ha forse bisogno che un entità immortale sopravviva alla morte del corpo, per riportare in vita quella persona?

Ne hanno bisogno i teologi e i filosofi, ma non Dio.
Dio non ha bisogno di nulla!


Inoltre per lui sono tutti viventi (Luca 20:38).
Forse perché una cosiddetta “anima immortale” vive al suo cospetto?

In tal caso non si capirebbe quello che scrive Paolo in 1 Cor. 15:18:

ara kai hoi koimethentes en Christoi apolonto

Alla lettera, significa

quindi anche gli addormentati in Cristo sono periti ( o “perduti”).

Il verbo greco qui presente (apollymi) significa “annientare, perdere, svanire, morire, andar perduto” (Dizionario Esegetico del Nuovo Testamente di Balz e Schneider, vol. I, pag. 359).

Senza la risurrezione (il tema di tutto il contesto di 1 Cor. 15), chi è addormentato nella morte è quel che indica il verbo, “annientato, perduto, svanito”.

La sua unica speranza è la risurrezione.

Qui ci ricolleghiamo a Luca 20:37-38:
Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe. 38 Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui “ (CEI).

La prospettiva post mortem dell’ essere umano è legata alla risurrezione, non alla sopravvivenza di una parte immortale di lui che vive coscientemente altrove. Senza la risurrezione, l’ addormentato nella morte in Cristo (cioè colui che è morto fedele a Cristo) è svanito, perduto, perito, come abbiamo letto in 1 Cor. 15:18!

Dio non ha bisogno che un entità immortale sopravviva, perché la continuità dell’ individuo è garantita dalla fedeltà al Vangelo o buona notizia.

Il defunto si trova nel “sonno”, metafora che la Bibbia usa per descrivere la morte e che sta ad indicare che la morte non ha l’ ultima parola, poiché al sonno della morte seguirà il rialzarsi della risurrezione, e come detto è proprio la fedeltà a Cristo e al Vangelo che garantisce la sua continuità presso Dio:

Marco 8:35 CEI: “chi vuole salvare la propria vita (psychè), la perderà; ma chi perderà la propria vita (psychè) per causa mia e del Vangelo, la salverà.
Gv. 12:25 - CEI: "chi ama la propria vita (psychè) la perde, e chi odia la propria vita (psychè) in questo mondo, la conserverà per la vita eterna".

Il defunto si addormenta nel sonno della morte e si risveglierà quando Dio lo richiamerà per mezzo di Gesù (Gv. 5:28-29).
C' è un altro passo che chiarisce bene il concetto del perché per Dio sono tutti viventi ed è quello di Rom. 4:17.

Alla lettera il testo greco dice:

"Come è scritto Padre di molte genti ho posto te di fronte al quale credette a Dio il facente vivere i morti e chiamante le cose non essenti come essenti".

La TNM rende così il passo:
"Come è scritto: "Ti ho costituito padre di molte nazioni". Questo avvenne dinanzi a Colui nel quale ebbe fede, Dio, che fa vivere i morti e chiama le cose che non sono come se fossero".

Il parallelo tra le due cose mi sembra illuminante!

Infatti, così come per Geova, le cose che ancora debbono accadere sono già accadute, nello stesso modo i morti che ancora debbono risorgere, per Lui, sono già risorti, sono già viventi.

Colui che è morto riceverà di nuovo il pneuma, lo spirito, ciò che lo sostiene in vita (Giac. 2:26) e si rialzerà dal sonno della morte, Gesù ne ha dato una dimostrazione “plastica” come descritto in Luca 8:52-55!



(segue, a presto.....)
[Modificato da Aquila-58 20/09/2016 22:37]
21/09/2016 19:46
 
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andiamo avanti con le successive obiezioni di Radio Maria...
21/09/2016 20:01
 
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viceadmintdg1, 16/09/2016 17.01:



Noi non siamo d'accordo, e, in base a quanto abbiamo visto sopra, crediamo di avere individuato i punti deboli della loro dottrina a riguardo della sopravivenza:
1) la traduzione sbagliata della parola ebraica nefesh, che ha molti significati, ma che essi traducono sempre anima,mentre in certi contesti può significare persona.




Precisiamo anzitutto che la nuova TNM non traduce più nefes e psychèsempre con anima”....

Perchè la vecchia TNM lo ha sempre reso così?

Semplice, per rendere evidente quello che è scritto nella nota in calce della cattolica Bibbia di Gerusalemme, cioè a dire che i due termini indicano la persona, la vita della persona e diverse altre cose, ma mai un' entità immortale che si separa dal corpo alla morte per andare a vivere coscientemente altrove, perpetuando di fatto la personalità del defunto….


viceadmintdg1, 16/09/2016 17.01:



2) la interpretazione letterale della Bibbia, senza considerazione per il contesto e per i modi di dire degli antichi;
3) la non distinzione tra ciò che è preparazione graduale (AT) e ciò che è compimento della rivelazione in Gesù Cristo (NT).
Gradualità nella rivelazione della sopravvivenza
Constatiamo che esistono nella Bibbia alcune dichiarazioni, che non rivelano la fede nella sopravvivenza nell’aldilà; mentre altre dichiarazioni l'affermano. Come mai? Troveremo la risposta se riflettiamo che nella Bibbia non tutto fu rivelato fin dall'inizio, ma ci fu una gradualità, che ha avuto il suo perfezionamento e compimento in Gesù Cristo: Gv 1,18: Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.




Una cosa è certa: Né Gesù né gli apostoli hanno mai insegnato che un' entità immortale si separi dal corpo alla morte per vivere in un Paradiso etereo e ricongiungersi, successivamente, al corpo glorioso nella risurrezione dell’ ultimo giorno.
Non c’ è uno straccio di Scrittura della Rivelazione neotestamentaria che lo attesti in maniera inequivocabile, semmai il contrario, come abbiamo visto nel caso di 1 Cor. 15:18 e molti altri.


viceadmintdg1, 16/09/2016 17.01:



Nell'Antico Testamento non sempre era chiara l'idea della sopravvivenza dopo la morte, per cui si trovano frasi che non dimostrano speranza di vita futura.





Intanto la Rivelazione neotestamentaria ci informa che perfino Abraamo aveva fede nella risurrezione (Ebrei 11:19) e comunque lo stesso A.T. attesta chiaramente la risurrezione medesima:

“13 Tu, va' pure alla tua fine e riposa: ti alzerai per la tua sorte alla fine dei giorni». “ (Dan. 12:13 CEI)


viceadmintdg1, 16/09/2016 17.01:




Purtroppo i tdG non tengono conto di questa parzialità e gradualità, e fanno credere che tutta la Bibbia dall'inizio alla fine neghi la sopravvivenza, sostenendo che l’uomo, morendo, scompare del tutto, anima e corpo. Il testo da loro maggiormente citato è Qoelet-Ecclesiaste 3,19, che dice:
La sorte degli uomini e quella delle bestie è la stessa: come muoiono queste, così muoiono quelli; c’è un solo soffio vitale per tutti. L’uomo non ha alcun vantaggio sulle bestie, perché tutto è vanità. Oltretutto, se dovessimo interpretare letteralmente questa frase, dovremmo prendere allo stesso modo anche quest'altra, pure contenuta nel Qoelet:
Non c’è di meglio per l’uomo che mangiare e bere e godersi il frutto delle sue fatiche; (Qo 2,24).
Dovremmo concludere che la Bibbia insegna e raccomanda il materialismo...
Notiamo che tutto il libro di Qoelet vuol dimostrare la vanità di tutte le cose terrene, e perciò sottolinea che dal punto di vista fisico l'uomo muore come gli animali.




L' Ecclesiaste (il Qoelet) descrive anche dove va l' uomo alla morte, dice che lo spirito torna a Dio (Ecclesiaste/Qoelet 12:7), passo che molti interpretano - erroneamente - in senso dualista.....
Il libro esprime certamente - anche in maniera drammatica - quella che è la futilità, la vanità, la caducità della vita attuale (si confronti Rom. 8:20), tuttavia noi testimoni di Geova in genere non citiamo per nulla Qoelet (Ecclesiaste) 3,19, semmai altre Scritture…



(segue, a presto......)
[Modificato da Aquila-58 21/09/2016 20:04]
22/09/2016 16:55
 
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In conclusione.....
22/09/2016 18:20
 
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viceadmintdg1, 16/09/2016 17.01:




Significati di Sceol
Va notato che in Qo 9,10 si dice che l'uomo dopo la morte va nello sceol (regno dei morti); mentre non dice mai che ci vanno gli animali.
I tdG dicono che l'ebraico SCEOL (in greco ADES, in latino INFERI) significa sempre tomba o fossa dove vengono sepolti i morti. Ma noi possiamo dimostrare che l'AT quando parla del dopo-morte, non parla solo di tomba. Per esempio, in Gen 37,35 Giacobbe, per dire che vuol andare da suo figlio morto, afferma: « Io scenderò in lutto da mio figlio nello sceol»; ma certo non intendeva la tomba o fossa, essendo egli convinto che Giuseppe fosse stato divorato da una belva: Gen 37,33.




Che cosa intendeva? Forse andare anche lui nello stomaco della belva, dov’ era finito il figlio sbranato?

La realtà è che svariate volte sceol appare insieme con abaddon, che significa “distruzione o rovina”.

Abaddon appare come equivalente di “luogo di sepoltura”” in Salmo 88:11 (88:12 CEI), laddove la nota della cattolica Bibbia di Gerusalemme, che traduce furbescamente abaddon con “regno della morte” afferma: “regno della morte, ebraico abaddon”,

si confronti però Giobbe 26:6 (nota Bibbia di Gerusalemme: “abaddon, sinonimo di sceol”!); Giobbe 28:22 (abaddon è l' equivalente di morte): in entrambi i passi la Bibbia di Gerusalemme traduce furbescamente “abisso”; Proverbi 15:11 (sceol e abaddon equivalenti), Prov. 27:20 (sceol e abaddon equivalenti).

In Apoc. 9:11 la CEI traduce: “Il loro re era l' angelo dell' abisso, che in ebraico si chiama Abaddon, in greco Sterminatore”, nota della cattolicissima Bibbia di Gerusalemme:

il testo greco ha Abaddon e Apollyon, che si traducono “DISTRUZIONE” e “Distruttore”!!

Come visto Abaddon è l' equivalente di sceol in Giobbe 26:6, Proverbi 15:11; 27:20.

Il fatto che lo sceol sia strettamente associato ad abaddon, il luogo di distruzione, dimostra che nell' A.T. il regno dei morti fosse visto come luogo di annientamento.

Da ricordare che abaddon è la traslitterazione greca dell' ebraico 'avaddon, che significa anch' esso “distruzionee che nelle Scritture Ebraiche, come visto, è messo in relazione con lo sceol e la morte!

E' interessante notare che nel Salmo 146:4 leggiamo che nel giorno della morte “svaniscono tutti i suoi disegni” (CEI), quindi anche il “disegno” preso coscientemente da Giacobbe, da un essere umano vivente, di “scendere in lutto” dal figlio nello sceol.

La Septuaginta, nello stesso Salmo, traduce il termine ebraico lì presente (che CEI rende con “disegno”) con il sostantivo dialogismos, che secondo il Dizionario Esegetico del Nuovo Testamento (pagina 813) significa “pensiero, riflessione”!

Bisognerà forse dare una lettura diversa al passo della Genesi? Non sarà che forse Giacobbe stava semplicemente manifestando il sentimento di un uomo piegato dal dolore? Non pensava semplicemente che il figlio diletto fosse morto, nella tomba, per cui, sopraffatto dal dolore, voleva morire anche lui?

Pertanto, il passo della Genesi non indica che lo sceol sia qualcosa di diverso dalla comune tomba.


viceadmintdg1, 16/09/2016 17.01:




In Gen. 25:8 è scritto che Abramo spirò... e si riunì ai suoi antenati. Il versetto seguente aggiunge che Abramo fu sepolto nella grotta di Macpela in terra di Canaan: che cosa significa allora la frase: si riunì ai suoi antenati, quando sappiamo che i suoi padri erano sepolti in Mesopotamia, a centinaia di chilometri di distanza? Concludiamo che lo sceol o ades biblico, non indica semplicemente la tomba del corpo fisico, ma la morte in generale, o il regno dei morti, immaginato come un sotterraneo.

Lascio la parola a chi desidera replicare...



La traduzione “ai suoi antenati” non è l’ unica possibile, anzi: per esempio l’ interlineare ebraico italiano del pastore evangelico A. Vianello rende con “fu raccolto ai suoi popoli”.
Lo stesso termine ebraico lo troviamo anche in Lev. 21:14, laddove la CEI traduce con “parentela” ma l’ interlineare ebraico italiano di cui sopra con “popolo”!

Inoltre, perché “la tomba del corpo fisico”? Dove mai l’ antropologia giudaica opera un dualismo tra “anima” (intesa come un’ entità che sopravvive alla morte) e corpo, se non nel libro della Sapienza che, come ammette la CEI, attinge dall’ antropologia filosofica greca?

Scusi, ma Abraamo non è definito dalla Genesi l’ “ebreo”? (Gen. 14:13)?

E non dice Gen. 40:15 che Giuseppe fu “portato via ingiustamente dalla terra degli Ebrei “ (CEI)?

E dov’ era all’ epoca di Giuseppe la “terra degli ebrei”? [SM=g2037509]

Il passo vuole quindi dire che Abraamo fu raccolto presso il suo popolo, che sarebbe sorto proprio dalla sua discendenza…



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