6° Classificata
Sophja99
Totale: 37,5/50
Stile: 7/10
La tua storia è, da un punto di vista grammaticale, molto ben scritta, non ho rivelato nessun errore grave, solo qualche imprecisione come un uso un po’ eccessivo della d eufonica, che comunque non entrava in contrasto con il tono del testo, e un paio di ripetizioni.
Iniziamo con l’errorino:
- “Sperò con tutta sé stessa,…” → Se stessa non vuole l’accento.
Ora le ripetizioni, non pesanti, ma te le segnalo lo stesso, poi vedi tu:
- “…rischiò di essere colpita dall'arma di un nemico che aveva appena sterminato un'intera famiglia, ora immersa in una pozza di sangue, e che ora l'aveva puntata.” → “Ora” ripetuto due volte appesantisce la frase, potresti usare un sinonimo, come: “adesso”.
- “Il respiro della guerriera si fece pesante, non tanto per lo sforzo, quanto per la paura per cosa potesse essere accaduto a Kyria, mentre aumentava il passo per arrivare prima.” → Questa frase è da alleggerire, in particolare ci sono troppi “per”. Posso proporti di spezzarla o di rigirarla, per esempio: “Il respiro della guerriera si fece pesante, non tanto per lo sforzo quanto per la paura. Anys aumentò il passo per arrivare prima, temendo quello che era potuto succedere a Kyria.”
Vi sono poi alcune frasi in cui è chiaro il significato, ma che probabilmente a causa di qualche variazioni in corso d’opera non risultano corrette.
- “Si sedette ai piedi del letto e sorrise, come un dolce pensiero la avvolse.” → In questa frase qualcosa non va. Fossi in te per prima cosa toglierei il “come”, poi “avvolse” non so se sia il verbo giusto parlando di pensieri, può andare, per carità, ma in questo caso sceglierei qualcos’altro, magari: colse.
- “Anys spinse la lama nella pelle e questa la lacerò come il manico si avvicinava al corpo dell'uomo…” → Di nuovo la frase presenta dei problemi. Il significato è ovvio, ma c’è un problema di soggetti nella prima parte. Anys, il soggetto, spinge la lama nella pelle, questa, cioè la lama, la lacerò, chi? Ora è ovvio che intendi la pelle, ma la frase porta a credere che sia Anys ad essere lacerata. Nella seconda parte invece il problema è lo stesso di prima, quel “come” è da togliere, al posto può andare un “mentre”. Comunque, fossi in te, riscriverei la frase, anche perché quel manico da un punto di vista lessicale non è molto adeguato. Mi permetto di suggerirti un’opzione: “Anys spinse la lama nella pelle lacerandola, spingendo sull’elsa, avvicinandosi all’uomo, il cui sguardo ora era attraversato da un’espressione di puro terrore.”
- “…proprio quando la bocca di Kyria si aprì in un'espressione di stupore e terrore.” → Al posto di “aprì” io metterei “apriva”.
Parlando del lessico non ho notato niente di particolarmente incongruo, però la storia pecca un po’ per quanto riguarda la parte “tecnica”, intendo la descrizione dell’abbigliamento militare di Anys e della sua arma. Per fare un esempio, così descrivi il suo abbigliamento: “…pantaloni e corsetti di cuoio, mentre l'unica parte del corpo protetta dal metallo era il petto.”; c’era spazio per una descrizione rapida, ma lessicalmente più adeguata. Anche parlando della sua spada dici, in due occasioni: manico. Trattandosi di una spada e non di un’ascia, manico non è il termine più appropriato, meglio elsa o impugnatura.
Riguardo al titolo comincio col dire che i titoli in inglese non li capisco, visto che scriviamo in italiano e che esiste una parola altrettanto incisiva e quasi identica: “Soldato”. Ma è l’autore che sceglie, quindi la mia è solo un’osservazione.
Riguardo alla sua pertinenza non ho nulla da dire, Anys è un soldato e tutta la sua vita ruota attorno a questo, scoprire che esiste un mondo diverso, in cui la gente vive senza uccidere o rischiare di morire in ogni istante cambia il suo modo di vedere ciò che la circonda e modifica anche lo sguardo che porta su se stessa.
Tirando le somme la storia è curata e piacevole da leggere, forse le parti di ricordo appesantiscono un po’ l’inizio, ma nell’insieme il lettore viene catturato e portato velocemente verso la fine, senza che ci siano intoppi. Il finale in particolare è elegante ed emotivamente forte, spezzare la narrazione con la canzone è un’ottima scelte che crea pathos e funziona perfettamente.
Uso della canzone: 7/10
La canzone è usata bene, inserirla nel finale, come ho già scritto, è un’ottima cosa. Quello che manca, secondo me è l’iniziale idea di resa. Nella canzone, quel: “suona il corno dai”, ha un significato all’inizio che poi cambia, prima resa e poi sfida, secondo me nella tua storia questo aspetto manca. Sì, mi hai spiegato cosa intendevi e trovo assolutamente ben sviluppato, ma, come ho detto manca qualcosa. Un peccato, perché sarebbe stato abbastanza facile mostrare Anys distrutta dal fronte, ferita che si ritrova nel villaggio e qui riscopre il piacere di combattere per difendere quello che ama. Per questo non ottieni il punteggio pieno.
Uso dell'Immagine: 3,5/5
Di nuovo ben usata, ma, purtroppo, hai “sbagliato” alcuni dettagli. Ti faccio alcuni esempi.
Affermi che Anys non ha portato con sé lo scudo, ma nell’immagine è accanto al corpo della ragazza oppure dici che viene uccisa da un colpo al torace, ma la ragazza dell’immagine ha una netta ferita al collo. Un peccato, di nuovo, perché su altri dettagli sei stata attentissima, come nel dire come si è procurata il graffio sullo zigomo e nel fare un accenno al suo abbigliamento oltre che nel descrivere Kyria.
Il punteggio, dunque, ne risente un poco.
Trama: 13/15
La trama è semplice, hai delineato un mondo di cui sappiamo molto poco, ma ciò non disturba, perché è la storia di Anys che interessa, dal suo punto di vista il mondo è guerra e sangue. Il villaggio è una boccata d’aria fresca per lei e ci permette di vedere che forse, quel regno insediato dai Wetàri ha anche altre realtà più pacifiche e normali. Non ci sono particolari colpi di scena, ma neanche buchi di trama, solo un’imprecisione riguardo a questo momento: “Non l'aveva mai vista uccidere un'altra persona prima d'ora…” in realtà Anys aveva ucciso l’assassino del padre di Kyria, forse la ragazza era voltata, ma insomma, una testa che rotola, non è proprio qualcosa su cui si può sorvolare.
Altro piccolo intoppo questo: “Caricò e lo colpì nell'unico punto che l'armatura lasciava scoperto, l'addome.” Difficile immaginare un’armatura, di qualsiasi tipo essa sia, che non protegga uno dei punti più vulnerabili: l’addome.
Detto questo mi piacciono sia Anys che Kyria, la prima con la sua indole guerriera e la seconda con la sua dolcezza. Non concedi molto tempo ad una crescita tra di loro, ma ci sono alcuni sprazzi che ci danno un’idea della naturalezza con la quale si avvicinano e si innamorano.
Il finale drammatico, con il villaggio in fiamme, arriva e scuote il lettore, ponendolo davanti al dramma finale: la morte di Anys che si batte per la donna che ama e muore salvandola. Il culmine della vita di un soldato: morire per salvare quello che ama, sia esso lontano e idealizzato o vicino e concreto, come in questo caso.
Come ho già detto la canzone corona la scena perfettamente, dandoci quel tono drammatico, ma anche consolatorio e facendoci provare ciò che la protagonista sente.
Gradimento Personale: 7/10
La storia mi è piaciuta e mi ha anche un po’ commosso sul finale, il femslash ha sempre un posto particolare nel mio cuore quindi di certo questo aspetto gioca a tuo favore. Però, avrei amato di più vedere la storia maggiormente sviluppata, vedere i personaggi agire e muoversi nel tuo mondo. Il finale mi è piaciuto, non solo perché è pregno d’azione e di emozioni, ma anche perché il racconto è finalmente diretto e non mediato dalla narrazione della protagonista.
Una storia che, per esempio, fosse incominciata con l’arrivo di Anys ferita al villaggio e che avesse visto lei abbattuta scoprire che vi è una vita oltre al confine in cui combatte, che il mondo che difende è reale e vero e fatto di persone e di vite avrebbe, secondo me, funzionato meglio. Mi sarebbe piaciuto seguire più direttamente il suo innamorarsi di Kyria… insomma, una buona storia, che mi è piaciuta nel suo insieme, ma che avrei apprezzato di più sviluppata diversamente.