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Tim Duncan si ritira

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2020 20:59
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12/07/2016 12:12

Tim Duncan annuncia il suo ritiro dalla NBA dopo 19 anni passati con la maglia dei San Antonio Spurs. 26,496 punti segnati in carriera, 15,091 rimbalzi presi, 3,020 stoppate. Chiude con un clamoroso record di 1,072 vittorie e 438 sconfitte, 71%. 5 titoli NBA: 1999, 2003, 2005, 2007, 2014.

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13/07/2016 15:15

Grande attestato di stima da parte di Popovich che in un'intervista dice "Se mi chiedessero: qual'è il personaggio con il quale vorresti andare a cena? Risponderei: Tim."
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14/07/2016 14:55

Se mi avessero chiesto di scrivere il copione della mia carriera 19 anni fa, non sarei mai stato capace di sognare un viaggio così entusiasmante. Io adesso sono qui al termine di questa cavalcata e guardo indietro con soggezione a tutto ciò che mi è successo.
Le vittorie e le sconfitte verranno ricordate, ma ciò che a me resterà in mente sono le persone: le persone dentro e fuori dal palazzetto, lo staff e gli allenatori che mi hanno spinto a dare il meglio e a condividere, i compagni di squadra (e gli avversari) che saranno per sempre amici, condividendo con la mia famiglia sia i momenti buoni che quelli meno piacevoli e, la più importante, le istantanee della crescita dei miei figli che si sono divertiti a guardare il loro papà giocare.
Questo è quello che terrò più a cuore. Grazie alla città di San Antonio per l'amore e il supporto in tutti questi anni. Grazie a tutti i tifosi sparsi per il mondo.

Con affetto,

Tim


Un po' asettica e scontata come dichiarazione di fine carriera... ma vabbè... ci accontentiamo, grande Tim, ora insegna agli operatori di telefonia mobile come prendere campo! [SM=g27811]



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14/07/2016 17:25

Essendo Duncan, accontentiamoci di queste righe.
Uno dei più grandi di sempre, e il suo ritiro segna sempre di più la mia vecchiaia che avanza.
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15/07/2016 09:25

In linea con il personaggio direi...bello questo ritratto su mondopallone.it

L’antieroe moderno: quando il silenzio fa rumore

Niente tour, niente addio in grande stile, nessuna celebrazione sopra le righe. In perfetto stile Duncan, il #21 in canotta neroargento ha dato il suo addio alla pallacanestro, scatenando reazioni controverse nel sottoscritto e, più in generale, in tutti quelli che non hanno potuto fare altro che idolatrarlo da quando venne scelto alla #1 nel Draft 1997. Da un lato la delusione perché, nella stessa stagione, perdere lui e Kobe Bryant è un duro colpo per qualsiasi appassionato di basket: dall’altro, però, è evidente come fosse iniziato il declino – lento, nonostante i 40 anni, ma inesorabile – verso la mediocrità. E Tim Duncan di mediocre non ha avuto, non ha e non avrà mai nulla.

Il rapporto con Gregg Popovich, invidiato persino da un egocentrico e protagonista nato come Kobe, è uno dei più belli e longevi nella storia dello sport. Definito dallo stesso Pop come il comune denominatore di tutte le vittorie dei San Antonio Spurs, Duncan ha saputo essere un leader silenzioso nello spogliatoio – ancor prima che un eccellente giocatore di pallacanestro – in controtendenza con quelli che sono “gli eroi moderni” dello sport. Nessun tatuaggio con scritto “The Chosen One” sulla schiena, nessuna dichiarazione che mettesse in imbarazzo i propri compagni per favorire il proprio ego, nessun “patto col diavolo” per andare a vincere un anello altrove, in un posto che non fosse arroventato dal caldo sole del Texas. E così, in un mondo sportivo sempre più popolato da arroganti vincenti e umili gregari, Tim Duncan è riuscito a riassumere le due attitudini nel più nobile dei modi, diventando il vincente umile che, parola dello stesso Popovich, gli rivolgeva la parola in allenamento una volta ogni due settimane.

La leggenda di Duncan, futuro Hall of Famer e probabilmente uno dei lunghi più forti nella storia del gioco, non è soltanto costruita sulla base di un carattere fuori dal comune. C’è molto di più. L’appoggio di tabella dal gomito, così come in generale il suo gioco spalle a canestro, è probabilmente la specialità della casa ma in carriera è riuscito a costruire un gioco dalla media di tutto rispetto, agendo sia da 4 tattico vicino a un lungo tradizionale (Robinson, Oberto, Splitter ecc…) sia da 5 con un’ala grande atipica al suo fianco (Diaw su tutti). Per non parlare del talento a 360 gradi nella metà campo difensiva: nell’uno contro uno fronte a canestro, in aiuto sul penetratore o in post. Questo suo modificarsi costantemente per servire la squadra, senza perdere efficacia ed efficienza nelle statistiche individuali, lo hanno portato a essere uno dei più grandi trascinatori dell’era post Jordan.
Gli Spurs del 1999 e quelli del 2014, entrambi vincitori del Larry O’Brien Trophy, presentano molte differenze dal punto di vista prettamente tattico: più lenti e calcolatori i primi, frenetici ai limiti della schizofrenia i secondi. Le cosiddette scelte veloci o, come amano chiamarle dall’altra parte dell’oceano, quick decisions, non sono mai mancate all’epoca come nel passato più recente: così come la capacità e la volontà di condividere il pallone con il compagno al proprio fianco, senza protagonismi o voglia di diventare l’eroe di giornata.

L’essere la nemesi dell’eroe moderno, tra l’altro, è certificato dalle tante testimonianze uscite fuori nel corso della sua carriera. Ponderando il giusto quelle scontate dei compagni di squadra, a stupire sono state quelle degli avversari; Etan Thomas raccontò di come, una volta, durante una partita Duncan gli diede addirittura dei consigli su come muoversi in post contro di lui.
Dopo la sconfitta patita nel 2013 per mano dei Miami Heat, in pochi avrebbero avuto la forza di rialzarsi e tornare a lavorare duramente per inseguire il quinto titolo: soprattutto con 37 primavere compiute alle spalle, in una lega in cui l’atletismo e i muscoli sono sempre più padroni del gioco. L’intelligenza, nello sport come nella vita, ha fatto la differenza anche in questo caso.
In casa Spurs hanno già ingaggiato per sostituirlo un certo Pau Gasol, un altro che nella propria carriera si è dovuto trasformare per mantenersi ai massimi livelli. Tatticamente, quindi, lo spagnolo avrà l’onore e l’onere di prendere il posto occupato negli ultimi diciannove anni da Duncan: dal punto di vista etico e morale, invece, a San Antonio hanno l’erede in casa già dal 2011. Tale Kawhi Leonard, anch’egli completamente devoto all’etica, al teamwork e alle poche parole: proprio in questo modo è diventata una delle ali piccole più forti dell’NBA nonostante molti scout, al termine del Draft 2011, lo avessero etichettato come uno destinato a diventare ottimo nella metà campo difensiva, ma con una scarsa propensione a segnare con continuità. Come no.

Il Duncan ritiratosi un paio di giorni fa è lo stesso ragazzo che rinunciò a sbarcare in NBA un paio d’anni prima, per una promessa fatta in punto di morte alla madre. Una figura del genere mancherà in ogni caso al basket e allo sport in generale, indipendentemente dal numero di punti segnati o dai rimbalzi presi. Il suo essere così normale, in una lega che di normale ha poco o nulla, l’ha trasformato nell’uomo e nella leggenda che tutti conosciamo; e se davvero credete che il destino sia già scritto per ognuno di noi, un uomo che ha vissuto in contraddizione con gli altri non poteva non spendere un’intera carriera in Texas, la patria delle contraddizioni statunitensi per eccellenza. 211 centimetri di paradosso si ritirano: grazie per aver cambiato – in positivo – questo meraviglioso sport, Tim.


di Alessandro Lelli - mondopallone.it
[Modificato da !LULLABY! 15/07/2016 09:25]
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15/07/2016 09:26

Re:
Davide, 14/07/2016 14.55:

grande Tim, ora insegna agli operatori di telefonia mobile come prendere campo! [SM=g27811]



[SM=x49399]


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18/07/2016 16:35

Ho letto l'articolo, molto bello.
Duncan è un esempio per tutti noi per impegno, dedizione, sacrificio, ma anche umiltà.
Direi che senza quest'ultima le precedenti caratteristiche non sarebbero esistite o sarebbero state temperate.
Un grande in tutti i sensi, che entri nella Hall of Fame, ma adesso avanti coi nuovi campioni e le nuove leve. [SM=g27811]



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18/07/2016 18:21

Gli ultimi PO avevano preannunciato il suo ritiro. Nei momenti cruciali della serie con OKC, lui è sempre stato seduto. Credo sia stata la prima e ultima volta che si è verificata una situazione simile, e in cuor suo ha preferito dire basta. Anche se non lo dava a vedere, tremendamente orgoglioso e con una grandissima voglia di competere.
[Modificato da Rodman86 18/07/2016 18:22]
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21/07/2016 19:40

quest'anno ho avuto il piacere e l'onore di vederti giocare dal vivo
che dire grazie di tutto campione e in bocca al lupo per il futuro




" Lo vidi fermarsi, togliersi la bandiera biancoblù dalle spalle e fare per buttarla in mare, imprecando. Poi si bloccò, strinse quello straccio nel pugno, ci guardò e riannodandosela al collo, ci disse: ricominceremo un'altra volta, come sempre"

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Matricola
02/09/2016 08:02

Re:
Davide, 7/18/2016 4:35 PM:

Ho letto l'articolo, molto bello.
Duncan è un esempio per tutti noi per impegno, dedizione, sacrificio, ma anche umiltà.
Direi che senza quest'ultima le precedenti caratteristiche non sarebbero esistite o sarebbero state temperate.
Un grande in tutti i sensi, che entri nella Hall of Fame, ma adesso avanti coi nuovi campioni e le nuove leve. [SM=g27811]




hai detto bene!! [SM=g27811] [SM=g27811]
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03/09/2016 16:56

Benvenuto ghostface! [SM=x49430]

Non ho ancora metabolizzato il pensiero degli Spurs senza Duncan.
Dave ha parlato di nuove leve che possano assumere la stessa caratura del grande Tim, immagino non solo a livello tecnico ma anche come esempio caratteriale. Ho pensato subito a chi ha preso l'eredità come leader negli stessi Spurs, Kawhi Leonard. Magari meno sobrio come look ma con lo stesso modo di vivere il basket: silenzioso, emotivamente imperscrutabile e con una presenza tecnica e agonistica inferiore a nessuno.



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03/09/2016 17:26

Leonard è perfetto per questi Spurs. L'anti-star per eccellenza, proprio come Duncan. Naturalmente viene il resto, e sarà la pietra angolare su cui poggeranno gli Spurs del futuro. Adesso viene il bello, ossia come i texani ripartiranno dopo la fine di un'era.
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03/09/2016 22:12

Intanto oltre a Leonard si sono già tutelati con la presenza di Aldridge, certo che per il resto insomma... contando che secondo me Parker e Ginobili più che comprimari non potranno fare , questi spurs avrebbero bisogno di un Play titolare ,perchè il francese lo vedo meglio partendo dalla panchina. Però ci sta che magari non siano protagonisti come negli anni passati , il bello della Nba è proprio questo , non puoi comprare l'Ibrahimovic della situazione o il Pogba , devi lavorare bene nel corso degli anni tra scelte e scambi e devi soprattutto accettare anche qualche anno dove non fai nemmeno i playoff.
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05/09/2016 09:26

Re:
Rodman86, 03/09/2016 17.26:

Adesso viene il bello, ossia come i texani ripartiranno dopo la fine di un'era.



Sì, il bello di quest'anno sarà vedere loro e i Lakers del dopo Kobe.


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05/09/2016 13:42

Gli Spurs restano squadra da play-off, d'altronde già in questa stagione Duncan giocava molto meno. I Laker si salvi chi può [SM=g27828]



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08/09/2016 22:01

Re: Re:
!LULLABY!, 05/09/2016 09.26:



Sì, il bello di quest'anno sarà vedere loro e i Lakers del dopo Kobe.





Senza Kobe, è la volta che ripartono per davvero. Ormai era una presenza ingombrante, anche se giustamente ha finito la carriera li.


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10/09/2016 12:29

Re: Re: Re:
Rodman86, 08/09/2016 22.01:



Senza Kobe, è la volta che ripartono per davvero. Ormai era una presenza ingombrante, anche se giustamente ha finito la carriera li.






si ma per 4/5 anni saranno nulli




" Lo vidi fermarsi, togliersi la bandiera biancoblù dalle spalle e fare per buttarla in mare, imprecando. Poi si bloccò, strinse quello straccio nel pugno, ci guardò e riannodandosela al collo, ci disse: ricominceremo un'altra volta, come sempre"

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10/09/2016 12:55

Allo stato attuale si, ma mi aspetto qualche scambio per risalire la china il prima possibile. Il loro problema è che si trovano a ovest.
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10/09/2016 14:12

per come è strutturata la Nba se non lavori bene con le scelte , scambi e free agency non vai da nessuna parte. I Lakers come i Knicks( che ci fa Kuzminskas????????) stanno lavorando male e vanno male come è giusto che sia , qua non c'è lo sceicco che compra i fenomeni e ti risolve i problemi.Dio benidica questo sistema e speriamo non cambino anche se qualcuno vorrebbe farlo.
Ora hanno Ingram che farà subito bene , ma per diventare star e decisivo nelle partite devi dargli 2-3 anni credo. Per quest'anno vedendo il roster se riuscissero anche a prendere l'ottavo posto rimmarrei a dir poco sorpreso.
Sulla questione Bryant , era troppo ingombrante e causa infortuni, ormai valeva meno della metà di un tempo, volendo però rimanere la star , purtroppo è la sua mentalità , non avrebbe mai accettato un ruolo alla Duncan e anche per questo ( oltre che il logorio fisico), si è ritirato.
Certo che con Calderon vecchio , Huertas ed il ritorno di Jianlian( che ha almeno una valenza economica), non vai veramente da nessuna parte , perchè i giovani buoni ci sono , ma non bastano.
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10/09/2016 15:03

Kuzmiskas sono curioso di vederlo. Per me è un gioiellino di giocatore, ma troppo lontano dal tipo di gioco che si fa in NBA. In una lega fatta da superstar e specialisti, lui è troppo "completo" per avere un ruolo preciso fin da subito. In Europa era apprezzato come giocatore collante, in grado di fare sempre la cosa giusta in attacco e difesa.
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