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Giochi o non giochi? (solo yaoi/shonen-ai/slash)

Ultimo Aggiornamento: 08/12/2016 14:01
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ManuFury da cell
[Non Registrato]
29/06/2016 00:00
 
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INVIATA! ^^

Ora vado a nanna e domani dopo pranzo posto e lascio il link.
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Giudice***
29/06/2016 00:25
 
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Ce l'ho fatta!! XD


Nickname: ame tsuki
Gioco scelto: Pocky Game
Link alla storia: Effetti collaterali (subito dopo che il tuo migliore amico ha tentato di ucciderti)
Note: Io non sono sicura di questa cosa. Volevo fosse comica dall’inizio alla fine ma la tastiera ha deciso da sé. Spero non siano solo un mucchio di parole a caso, comunque XD


Grazie per avermi concesso di partecipare anche se ho postato dopo la mezzanotte XD
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29/06/2016 07:41
 
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Re:
tatsuei, 29/06/2016 00.00:

Nickname: tatsuei (forum); tatsueigo90 (sito)
Gioco scelto: Pocky Game
Link alla storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3479081
Note: Avendola scritta in poche ore e di fretta per la scadenza, immagino ci saranno degli errori e mi scuso già in anticipo.
Spero ti possa piacere comunque, come io adoro questa bellissima coppia. [SM=g27998]


ame tsuki EFP, 29/06/2016 00.25:

Ce l'ho fatta!! XD


Nickname: ame tsuki
Gioco scelto: Pocky Game
Link alla storia: Effetti collaterali (subito dopo che il tuo migliore amico ha tentato di ucciderti)
Note: Io non sono sicura di questa cosa. Volevo fosse comica dall’inizio alla fine ma la tastiera ha deciso da sé. Spero non siano solo un mucchio di parole a caso, comunque XD


Grazie per avermi concesso di partecipare anche se ho postato dopo la mezzanotte XD




Ottimo, segno subito le storie in scaletta! [SM=g27987]

ManuFury da cell, 29/06/2016 00.00:

INVIATA! ^^

Ora vado a nanna e domani dopo pranzo posto e lascio il link.



La storia è arrivata sana e salva, per la pubblicazione stai tranquilla: è obbligatoria entro la consegna dei risultati... e i risultati arriveranno probabilmente al termine del mese consentito, quindi direi che puoi fare con calma ^^"

A presto!
rhys89

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29/06/2016 07:54
 
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Eccomi qui a informarvi che il contest è ufficialmente concluso!!

Purtroppo c'è una partecipante che non ha consegnato la storia né ha comunicato il ritiro, quindi ha tempo fino a venerdì a mezzanotte per passare in discussione ad annunciare il "ritiro pro-forma", altrimenti dovrò segnalarla all'amministrazione.

A tutti gli altri: grazie mille per aver partecipato! [SM=g27987]

Per i risultati dovrete avere pazienza (la mia lentezza sta diventando leggendaria), ma in compenso prometto che saranno quanto più esaustivi possibile [SM=g27989]

A presto!
rhys89

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29/06/2016 10:21
 
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Sono già in ansia, lo ammetto. Buon lavoro. [SM=g27987]

Contest a cui partecipo:

Residui di ruggine nel diamante con scadenza
21/04/2017 + possibile proroga di una settimana.

Ho consegnato ai seguenti contest:

Giochi o non giochi? (solo yaoi/shonen-ai/slash)
Una drabble tira l'altra SECONDA CLASSIFICATA
Se magna!

I miei contest:

Raccontatemi di loro... [Multifandom] con scadenza 14/02/2017 + possibile proroga di due settimane.

Le mie challenge:

It's time for Tombola challenge Senza scadenza.
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29/06/2016 13:31
 
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Link
HOLA! ^_^

Ecco fatto, sono riuscita a pubblicare! ^^
Ti lascio qui sotto lo specchietto! ^^

Nickname: ManuFury
Gioco scelto: 7 minuti in paradoso
Link alla storia: Mi piace il tuo profumo
Note: Le hai già tutte nel file che ti ho inviato! [SM=g27988]


E niente, ancora buona lettura e buon lavoro! ^^

"Duncan delle Lame... Gladiatore ed esiliato.. potrà uscire dall'Arena in soli due modi: da vincitore o da cadavere.

Warren Velenodikobra... discendete in una delle più nobili casate di Cavalieri di Drago... vuole ottenere una sola cosa, l'approvazione di suo padre.

Sasha l'Ardente... spadaccina infallibile... che vuole solo scoprire chi è in realtà.


E Dagh dagli Occhi d'Argento... Protettore di Drakkas... offrirà loro un'avventura indimenticabile!"

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29/06/2016 17:55
 
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Re:
tatsuei, 29/06/2016 10.21:

Sono già in ansia, lo ammetto. Buon lavoro. [SM=g27987]



No, dai, è un po' presto per cominciare con l'ansia! xD

Grazie e a presto!
rhys89

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29/06/2016 17:56
 
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Re: Link
ManuFury, 29/06/2016 13.31:

HOLA! ^_^

Ecco fatto, sono riuscita a pubblicare! ^^
Ti lascio qui sotto lo specchietto! ^^

Nickname: ManuFury
Gioco scelto: 7 minuti in paradoso
Link alla storia: Mi piace il tuo profumo
Note: Le hai già tutte nel file che ti ho inviato! [SM=g27988]


E niente, ancora buona lettura e buon lavoro! ^^



Ottimo, aggiungo subito il link alla lista. ^^

Grazie e a presto!
rhys89

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22/07/2016 14:29
 
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HOLA! ^_^

Come procedono le valutazioni? [SM=g27985]

"Duncan delle Lame... Gladiatore ed esiliato.. potrà uscire dall'Arena in soli due modi: da vincitore o da cadavere.

Warren Velenodikobra... discendete in una delle più nobili casate di Cavalieri di Drago... vuole ottenere una sola cosa, l'approvazione di suo padre.

Sasha l'Ardente... spadaccina infallibile... che vuole solo scoprire chi è in realtà.


E Dagh dagli Occhi d'Argento... Protettore di Drakkas... offrirà loro un'avventura indimenticabile!"

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25/07/2016 10:50
 
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Ho bisogno di una proroga...
ManuFury, 22/07/2016 14.29:

HOLA! ^_^

Come procedono le valutazioni? [SM=g27985]



Ciao! ^^
Le valutazioni procedono a rilento perché ho avuto problemi con il computer (negli ultimi dieci giorni ho scritto su carta e navigato da cell... onestamente non ho idea di cosa mi sia risultato più ostico xD), quindi ero giusto passata per chiedervi una piccola proroga di una settimana per la consegna dei risultati ^^"

Scusate il disguido, ma la Jella mi perseguita <.<

A presto!
rhys89

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26/07/2016 21:45
 
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Re: Ho bisogno di una proroga...
rhys89, 25/07/2016 10.50:



Ciao! ^^
Le valutazioni procedono a rilento perché ho avuto problemi con il computer (negli ultimi dieci giorni ho scritto su carta e navigato da cell... onestamente non ho idea di cosa mi sia risultato più ostico xD), quindi ero giusto passata per chiedervi una piccola proroga di una settimana per la consegna dei risultati ^^"

Scusate il disguido, ma la Jella mi perseguita <.<

A presto!
rhys89




Per me non c'è problema. [SM=g27988]



"Duncan delle Lame... Gladiatore ed esiliato.. potrà uscire dall'Arena in soli due modi: da vincitore o da cadavere.

Warren Velenodikobra... discendete in una delle più nobili casate di Cavalieri di Drago... vuole ottenere una sola cosa, l'approvazione di suo padre.

Sasha l'Ardente... spadaccina infallibile... che vuole solo scoprire chi è in realtà.


E Dagh dagli Occhi d'Argento... Protettore di Drakkas... offrirà loro un'avventura indimenticabile!"

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27/07/2016 00:15
 
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Re: Ho bisogno di una proroga...
rhys89, 25/07/2016 10.50:



Ciao! ^^
Le valutazioni procedono a rilento perché ho avuto problemi con il computer (negli ultimi dieci giorni ho scritto su carta e navigato da cell... onestamente non ho idea di cosa mi sia risultato più ostico xD), quindi ero giusto passata per chiedervi una piccola proroga di una settimana per la consegna dei risultati ^^"

Scusate il disguido, ma la Jella mi perseguita <.<

A presto!
rhys89




[SM=g28002] Aspetterò [SM=g27989]
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27/07/2016 14:29
 
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Grazie mille per la comprensione, i risultati arriveranno giovedì 4 agosto [SM=g27985]

A presto!
rhys89
[Modificato da rhys89 27/07/2016 14:29]

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27/07/2016 18:25
 
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Non ce ne sono nemmeno per me. Buon lavoro. :)

Contest a cui partecipo:

Residui di ruggine nel diamante con scadenza
21/04/2017 + possibile proroga di una settimana.

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04/08/2016 17:21
 
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Ciao a tutti!
Passo per avvisarvi che le valutazioni sono quasi concluse, ma la connessione mi fa di nuovo i capricci e c'è la non troppo remota possibilità che non riesca a pubblicare entro la mezzanotte.

In tal caso non disperate, perché ho già contattato un mio amico e in caso di problemi domani in tarda mattinata mi accampo da lui per pubblicare i risultati.

Vi terrò comunque aggiornati [SM=g27985]

A presto!
rhys89

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04/08/2016 23:00
 
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Valutazioni terminate, ma ancora niente internet da computer.

I risultati saranno pubblicati domani entro le 13 salvo ulteriori imprevisti (ma spererei proprio di no).

A presto!
rhys89

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05/08/2016 11:53
 
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Discorso pre-risultati
Ok, ci sono.
Mi scuso ancora per quest'ulteriore (anche se piccolo) ritardo: purtroppo tendo a fare sempre tutto all'ultimo secondo, e quindi ogni minimo imprevisto mi sconvolge la tabella di marcia.

Vabbé, ma tralasciamo questo e passiamo alle valutazioni.

Questa volta c'è una novità rispetto ai contest passati: ho infatti deciso di NON inserire l'elenco puntato di tutti gli errori/sviste/imperfezioni che ho riscontrato nella vostra storia, ma soltanto la parte riguardante la valutazione vera e propria.

Questa scelta è dettata dalla recente - e per me sconvolgente - scoperta che ci sono persone a cui può dare fastidio una correzione pubblica dettagliata; quindi, tanto più che ci metto sempre un sacco di tempo per HTMLizzare i miei appunti in quell'elenco (soprattutto perché ogni volta devo citare la frase in questione ed evidenziare l'errore in rosso), ho deciso di eliminarla.

Tuttavia io quel lavoro l'ho fatto comunque: nei file con le vostre storie sono presenti un sacco di note a pié di pagina con i miei appunti e considerazioni, e sono disponibile a inviarlo a chiunque lo richieda (insieme all'indirizzo e-mail a cui spedirlo) qui in discussione.

Bene, detto questo vi ricordo che NON ho dato voti numerici, di conseguenza non c'è nessuna classifica e le valutazioni verranno pubblicate semplicemente in ordine di consegna della storia corrispondente.

Ultimo ma non ultimo, forse noterete che le valutazioni non hanno tutte la stessa lunghezza: non mi sono messa a fare distinzioni o altro, semplicemente in alcune storie ho trovato più cose da dire piuttosto che in altre, o magari in alcune occasioni mi sono ripetuta, o ancora in alcuni casi sono stata più concisa e in altri più prolissa... insomma, l'importante è che sappiate che non conta il numero di parole della valutazione stessa, perché di fatto in ciascuna ho detto tutto - ma proprio tutto tutto - quello che avevo da dire sulla vostra storia, e spero che l'apprezzerete.

Se avete dubbi/domande/rimostranze/considerazioni varie ed eventuali non esitate e ditemi tutto quello che vi viene in mente (magari con la dovuta educazione ^^"), sono sempre disponibile al confronto.

E ora la smetto di blaterare a vuoto e vi lascio alle valutazioni.

A prestissimo!
rhys89

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05/08/2016 11:54
 
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Fra obbligo e verità
Fra obbligo e verità di supersara89


Titolo:

Il titolo è semplice e non molto originale, ma ho apprezzato che tu abbia voluto evidenziare questo gioco che, a conti fatti, è lo scheletro che sorregge la struttura di tutta la storia.
Inoltre, a fine lettura, ho come avuto l’impressione che ti riferissi sia all’alleanza tra Madara e Hashirama che, soprattutto, al bacio finale: entrambi vengono fatti passare come frutto di obblighi, ma in realtà derivano da una scelta volontaria e consapevole.



Sviluppo del gioco:

Il modo in cui hai scelto di utilizzare il gioco “obbligo o verità” è molto originale: sono rimasta sorpresa quando hai interrotto bruscamente la scena nella prima parte della storia, e mi è molto piaciuto che tu abbia scelto di far riprendere ad Hashirama quel vecchio discorso in un contesto così in contrasto da quello iniziale. E mi hai sorpreso ancora alla fine, perché quando pensavo che ormai fosse finito c’è stata, diciamo, una “terza manche” molto dolce e romantica, diversa dalle prime due ma ugualmente ben orchestrata.



Caratterizzazione dei personaggi:

Avendo utilizzato un narratore esterno (a tratti onnisciente), entrambi i tuoi protagonisti sono rappresentati con occhio oggettivo e hanno pari importanza nella storia, pertanto anche io li tratterò insieme, senza scindere le considerazioni delle due valutazioni.

Da bambini i due ninja sono ovviamente più allegri e spensierati, che si prestano volentieri al gioco e allo scherzo.

Mi è piaciuta la tua scelta di farli giocare insieme ad altri bambini (nel canon vediamo soltanto Hashirama e Madara giocare insieme, ma trovo verosimile che avendone la possibilità si intrattengano con altri ninja della loro età), e anche quella di sottolineare che – nonostante fossero tutti amici in quelle ore di gioco – di fatto appartenevano a clan nemici tra loro (su questo punto ho anche da fare una precisazione stilistica, ma ne riparliamo dopo).

Ho anche apprezzato che si siano dedicati a un gioco “sedentario” come “obbligo o verità” solo dopo aver corso e saltato fino allo sfinimento: proprio perché sono bambini, è naturale che prima di tutto vogliano sfogarsi in giochi movimentati, e soltanto dopo, per riprendere fiato, decidano di dedicarsi ad un’attività più tranquilla.

Molto verosimile, inoltre, che Hashirama si sia lanciato subito nella sfida, e che invece Madara si sia fatto pregare a lungo (e che poi abbia ceduto solo su insistenza dell’amico) per decidersi a partecipare; come pure è verosimile che, tra tutti i presenti, Madara tenga in conto soltanto la sua personale “sfida” con Hashirama.

Invece non mi convince molto la domanda che decide di porgli: è vero che, pur essendo bambini, sono prima di tutto ninja e pertanto avvezzi alla guerra, ma una domanda così personale la vedrei più indicata in un contesto più intimo, quando magari sono soltanto loro due, e non spiattellata in bella mostra mentre tutti gli altri stanno ascoltando.

Di contro, la risposta di Hashirama mi è parsa molto verosimile e in linea con il suo personaggio, così come la considerazione di Madara sul fatto che anche lui avrebbe risposto la stessa cosa.

E poi c’è anche la frase “tanto valeva prestarsi a compiere una delle sue buffonate”: ammetto di avere ricordi un po’ nebulosi dell’infanzia di Madara, ma non mi pare di ricordare che fosse un ragazzino scapestrato e “buffone”, quindi questa frase mi ha un po’ fatto storcere il naso. Se invece ci viene mostrato così ed è cambiato in un secondo momento chiedo venia.

Hai seguito il canon fino al termine dello scontro tra Madara e Hashirama, quindi su questo non ho nulla da aggiungere, ma ho trovato interessante la piega che hai fatto prendere al discorso dopo la dichiarazione di Madara: mi riferisco ovviamente all’escamotage che Hashirama ha utilizzato per “costringerlo” ad accettare, ovvero l’obbligo che ancora “gli doveva”.

È una mossa un po’ azzardata, in questo contesto così serio e ricco di pathos, ma ammetto che non mi è dispiaciuta affatto: a quel modo Hashirama non solo smorza la tensione che si è venuta a creare, ma allo stesso tempo cerca di ricordare a Madara che loro due un tempo erano amici, e che con la pace potrebbero tornare ad esserlo.

Molto verosimile anche che Madara inizialmente non capisca a cosa si riferisca Hashirama (insomma, sarebbe strano il contrario, dopotutto sono passati tanti anni), e che poi si metta a ridere: una risata liberatoria, assai comune quando i momenti di estrema tensione si risolvono per il meglio.

Mi è piaciuto molto che Hashirama si sia offerto di curare le ferite di Madara, ma avrei preferito che tu sottolineassi anche il contrario: dopotutto, anche se Hashirama è stato il vincitore, non è certamente uscito indenne dallo scontro, e quindi sarebbe stato più indicato – secondo me – che si medicassero a vicenda.

Trovo invece un po’ forzato che Hashirama tiri di nuovo fuori il discorso di “obbligo o verità”, anche se è un espediente molto carino per arrivare poi al bacio, e che poi alla richiesta di Madara (la cui reazione mi pare di nuovo molto appropriata) di farla finita con questa vecchia storia continui ad insistere: sembra quasi il capriccio di un bambino, e – se poteva andare bene nella prima parte della storia – questo suo atteggiamento infantile stona decisamente con l’uomo che Hashirama è diventato.

Infine, molto bella la scena del bacio, dove entrambi i personaggi mi paiono verosimili e naturali: Madara preso alla sprovvista da quell’improvvisa richiesta che però non si tira indietro, e Hashirama che, una volta certo che anche l’altro lo desidera, prende coraggio e rende il bacio più passionale.



Stile e trama:

Lo stile di questa storia è semplice e lineare, con un’accurata alternanza di periodi brevi ad altri più lunghi ma sempre di immediata comprensione.

Il lessico è conforme allo stile e si mantiene perlopiù su un piano quotidiano, innalzandosi a tratti nei punti di maggior intensità emotiva.

La scena iniziale del gioco dei bambini è delicata e tenera, un piacevole contrasto con lo spettro della guerra che grava su tutti loro.

Mi è piaciuto (ma te l’ho già detto) che tu abbia sottolineato come i piccoli prima abbiano corso fino allo finimento e soltanto dopo si siano dedicati a un gioco più tranquillo, ma soprattutto mi è piaciuto questo clima di sincera comunione che si avverte nella combriccola.

Una nota stonata l’ho trovata in un’incongruenza: inizialmente dici che i bambini appartenevano a diversi clan, ma erano stati “abbastanza saggi da non rivelarsi mai le rispettive origini”, mentre dopo accenni sia al fatto che Madara e Hashirama invece conoscevano i rispettivi cognomi che all’entrata in scena degli Uchiha.

Ora, se è plausibile che i due amici si fossero rivelati le rispettive famiglie di appartenenza come unica eccezione del gruppo, l’arrivo degli adulti Uchiha a interrompere il gioco porta sicuramente a “smascherare” alcuni di quei bambini.

A parte questa piccolezza, le fila della trama corrono senza intoppi: il gioco che fa da fulcro a tutta la storia ha il suo avvio in questo contesto quasi idilliaco. Vero, si tinge di toni forse un po’ troppo cupi per dei bambini, ma comunque rimane un gioco dalle connotazioni completamente positive.

Dopo quella scena abbiamo un discreto time-skip e ritroviamo i nostri eroi a fronteggiarsi sul campo di battaglia.

Mi è piaciuto l’excursus fatto su Madara, e l’aver sottolineato come tutti i guai passati l’abbiano portato a diventare l’uomo rancoroso e stanco che è in confronto al bambino allegro e pieno di vita che era.

Come ti ho già detto, ho apprezzato molto il contrasto tra la serietà e il pathos presente alla fine dello scontro tra Madara e Hashirama e la scelta di quest’ultimo di rivangare quel vecchio gioco: è una strategia di medietas un po’ particolare ma decisamente azzeccata, che spezza la tensione e concede al lettore di tirare un metaforico sospiro di sollievo.

Il gioco di “obbligo o verità” fa la sua terza, inattesa comparsa alla fine della storia: un colpo di scena decisamente piacevole, che porta i due protagonisti a confrontarsi col cuore in mano come non facevano da tanto tempo… come forse non hanno mai avuto occasione di fare.

Il finale è agrodolce, perché se da un lato sottolinei la tenerezza di quella neonata storia d’amore, dall’altro lasci intravedere da uno spiraglio sul futuro che quell’idillio avrà purtroppo vita breve.



Gradimento personale:

Nonostante Madara/Hashirama sia una delle coppie attualmente più famose del fandom, devo dire che non l’ho mai considerata molto… eppure ho apprezzato moltissimo la tua storia, malinconica ma allo stesso tempo dolce e romantica, con quel finale sibillino che stringe il cuore ma che, in fondo, ci sta davvero bene.







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Tratto da "Cara Mathilda" di Susanna Tamaro

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05/08/2016 11:55
 
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So why, when you're with him, you look gay at one hundred and ten percent?
So why, when you're with him, you look gay at one hundred and ten percent? di TheGhostOfYou.0.00




Titolo:

Il titolo è carino e molto originale, inoltre ho un debole per quei titoli che sono in realtà una citazione significativa della storia stessa.
L’unica cosa negativa, per quanto mi riguarda, è l’uso dell’inglese: dato che, oltretutto, la frase è ripresa dalla storia (e che la storia è ovviamente in italiano), secondo me non ha senso tradurla in inglese, perché col cambiamento di lingua non guadagna niente e – anzi – perde dei punti.



Sviluppo del gioco:

Anche lo sviluppo del gioco è molto originale: inizi la storia parlando delle conseguenze del gioco stesso, poi riveli come è iniziato e solo quasi alla fine spieghi che cosa è successo in quello stanzino, confermando quelle ipotesi che il lettore si era fatto tramite gli indizi disseminati nel racconto.



Caratterizzazione dei personaggi:

La tua storia alterna i punti di vista di entrambi i protagonisti, consentendo in questo modo al lettore di conoscerli entrambi con la stessa precisione.

La scena iniziale vede un Thomas decisamente agitato che spintona chiunque gli si trovi davanti, e mi è piaciuto come subito dopo precisi che “in un altro momento si sarebbe scusato”, perché è chiaro in questo modo sia che il vero carattere di Thomas è più tranquillo e gentile, sia che quella particolare situazione è così eccezionale da fargli cambiare modo di comportarsi.

Anche il sottolineare che Newt non si è nascosto come Thomas credeva mi è piaciuto: Newt non è un codardo né un ingenuo e sa che deve affrontare quanto è successo, per cui nascondersi è una vigliaccheria inutile, quindi anche se sa che Thomas è dietro di lui non fa una piega, continuando a guardarlo con quell’espressione indecifrabile.

Molto, molto appropriato il modo in cui Thomas si ferma ad osservare Newt, analizzando ogni suo più piccolo particolare… studiandolo. Perché Thomas è di fatto un ragazzo dalla mentalità scientifica, ed è assolutamente da lui analizzare ogni cosa, ogni variabile… e poi “agisce d’istinto, finendo per combinare qualche guaio”. Quest’ultima frase è così azzeccata da dare i brividi, perché rispecchia alla perfezione quello che è il modo di agire di Thomas.

Mi è particolarmente piaciuto l’accenno ai momenti “no” di Thomas, quelli in cui però gli basta un tocco e un sorriso di Newt per rilassarsi: credo che sia uno spaccato breve ma intenso del loro rapporto; solo una sfaccettatura, vero, ma probabilmente una delle più importanti.

Ho apprezzato anche quel “Anni e anni passati a fingere sono serviti a qualche cosa, dopotutto.”, ma nonostante sia assolutamente indicato per Newt e per la situazione che sta vivendo, voglio fare la rompiscatole e farti notare lo “scivolone”: questo paragrafo è dal POV di Thomas, e con questa piccola incursione nella testa di Newt hai un po’ “rotto il ritmo” del racconto.
Anche se, ripeto, è assolutamente perfetta per descrivere il momento.


Arrivando al flash-back, trovo naturale che Newt “dall’alto della sua razionalità” abbia obiettato inizialmente all’idea di Minho, e anche che poi si sia trovato quasi costretto ad accettare perché, in fondo, la legge del gruppo è che “la maggioranza vince”, e non poteva continuare a fare il guastafeste.

Mi ha colpito molto come hai reso i pensieri di Newt all’idea di Teresa e Thomas nel ripostiglio da soli, con quella nausea che arriva “come una vecchia amica”: rende perfettamente l’idea di come si sente Newt non soltanto in questo momento, ma anche di come si è sentito molte volte nel corso del tempo.

Una nausea che viene accentuata esponenzialmente dal ricordo delle volte in cui Thomas gli ha parlato di lei, e dal pensiero di quanto lui l’abbia amata, e che non passa nonostante, razionalmente, Newt sappia che non dovrebbe reagire così, perché in fondo lui e Tommy sono solo amici… ma vaglielo a dire, al suo cuore.

Dulcis in fundo, il “profondo, immenso, desiderio di sparire” che avverte Newt quando la bottiglia si ferma proprio su di lui è assolutamente verosimile e naturale, perché nonostante è vero che Newt vuole Thomas… ma non così, con uno stupido gioco con un sacco di persone intorno.


La confusione iniziale di Thomas, quando Newt cade a terra, fa quasi tenerezza, così come quello “scusa, non volevo farti male” che sussurra poco dopo.

Tenerezza che lascia un retrogusto amaro quando l’irritazione iniziale di Newt si spenge subito e lui sospira che, sì, lo sa, ovviamente, e che raggiunge il picco massimo quando Newt – all’insistenza di Thomas – finalmente sbotta, perché tutti prima o poi raggiungono il proprio limite, e quella pseudo confessione è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sua pazienza.

E così gli sbatte in faccia la verità, una verità scomoda che Thomas non riesce ad accettare a cuor leggero: si sente dannatamente in colpa per tutto il male che ha fatto al suo migliore amico, tanto da ritenere il dolore che lo attanaglia una giusta punizione per quello che ha causato.


Questa seconda parte di flash-back è un po’ un ibrido tra i due POV: inizia da quello di Thomas e circa a metà cambia in quello di Newt.

Mi è piaciuta la riflessione di Thomas sul perché si senta così a disagio a condividere uno spazio tanto stretto con Newt, e anche la sua considerazione sul fatto che Teresa in fondo lo conosce meglio di tutti: lei sapeva già che gli piaceva Newt, e nonostante all’epoca lo avesse negato ora si trova costretto ad ammettere quella verità scomoda.

L’imbarazzo di Newt è maledettamente adorabile e assolutamente autentico, e ho adorato quel breve e impacciatissimo scambio di battute prima del bacio.

Bacio che arriva atteso ma improvviso, quasi animalesco: un qualcosa che entrambi – coscientemente o meno – hanno desiderato per così tanto tempo che, adesso che è a portata di mano, non riescono a trattenersi per paura forse che possa sfuggirgli dalle dita.

E in mezzo alla passione si fa largo anche la paura di Newt, una paura genuina e realistica che tutto quello sia solo l’ennesimo sogno, perché non riesce a credere che il ragazzo di cui è innamorato – e che fino a una manciata di minuti fa era convinto di poter solo guardare da lontano – lo desideri così tanto: certo, era consapevole dell’affetto che Tommy provava per lui, ma affetto e amore sono due cose ben diverse.


Nel paragrafo finale, l’improvvisa confessione di Thomas coglie – giustamente – Newt di sorpresa, confondendolo (molto tenera l’immagine di Thomas che sorride, paragonando Newt a un bambino “perso e tremendamente innocente”).

Confusione che però non dura a lungo, perché Newt è tutto fuorché stupido, e quando Thomas gli sussurra che in realtà Teresa l’ha lasciato per lui, riacquista quella sicurezza che aveva perso e si avvicina di nuovo.

Lo provoca con la voce e lo rassicura col tocco della mano, e allora Thomas getta al vento ogni residuo di finzione e, finalmente, glielo dice quel “ti amo” che chissà da quanto si teneva dentro.


I due protagonisti sono descritti alla perfezione, ma voglio citare anche qualche comparsa degna di nota.

Minho: festaiolo, spiritoso e dalla battuta facile, un grande amico che – a modo suo – fa il tifo perché Thomas e Newt finalmente si chiariscano e vivano felici.

Brenda: la sua caratterizzazione è l’unica della storia che non mi è piaciuta, probabilmente perché la tratteggi in modo totalmente negativo e senza possibilità di appello, descrivendola – in termini spicci – come una gallina/gattamorta un po’ ottusa che ha come unico scopo l’accaparrarsi Thomas.
Ecco, capisco che questo possa essere il POV di Newt, ma magari sarebbe stato meglio calcare meno la mano su certi atteggiamenti (ad esempio quel “agitandosi tutta in un modo che non si avvicina lontanamente al concetto di femminile o delicato”) e limitarsi a qualche frecciatina qua e là (come quel “il divanetto che il trio di amici – e Brenda – ha monopolizzato”); in questo modo lasci comunque intendere chiaramente cosa pensi Newt di lei, senza però scadere nell’OOC (come purtroppo hai fatto con l’attuale caratterizzazione).

Teresa: lei invece l’ho adorata (nonostante, sinceramente, il suo personaggio del canon mi stia un po’ sullo stomaco). Sì, a Newt rimane giustamente sulle scatole in quanto ex di Thomas, ma quest’antipatia non va ad incidere sulla sua reale personalità e sei riuscita a renderla – probabilmente anche grazie al POV di Thomas – come la ragazza sensibile e intelligente che è.



Stile e trama:

Lo stile è estremamente introspettivo e nonostante questo il ritmo rimane incalzante per tutta la storia, grazie anche alle proposizioni perlopiù brevi e ricche di coordinate.

Il lessico si mantiene sempre su un tono quotidiano, proprio degli adolescenti di cui si sta parlando, e aiuta a immedesimarsi completamente nella storia.

L’inizio della storia è brusco, calato subito dopo quel colpo di scena che si scoprirà soltanto alla fine. È un inizio che coglie il lettore di sorpresa, ma che allo stesso tempo lo spinge a prestare ancora più attenzione.

L’introspezione psicologica è molto elevata, e tra pensieri e ricordi vengono disseminati anche alcuni indizi (come la pelle di Newt martoriata dai graffi di Thomas) che danno modo di immaginare quello che è realmente successo, senza però confermare né smentire nulla.

E quando nel presente si raggiunge l’apice dell’attesa la scena cambia di nuovo, riportandoci ad un passato non così lontano nel tempo, ma distante anni luce per ciò che è successo.


A cambiare non è solo il piano temporale ma anche quello mentale, perché con questo secondo paragrafo entriamo nella testa di Newt e osserviamo tutto attraverso il suo punto di vista.

Così, mentre prima ci trovavamo di fronte a un Thomas che ammette senza problemi di considerare bello il suo migliore amico, adesso c’è Newt che lotta con tutto se stesso per nascondere a tutti quei sentimenti che prova da ormai così tanto tempo che ormai la nausea che la gelosia gli fa provare viene accolta quasi come una vecchia amica.

L’idea del gioco usato per movimentare una festa altrimenti noiosa è già usata, vero, ma mai banale: di fatto è esattamente quello che succede in realtà, quindi mi è piaciuto che tu abbia mantenuto questo incipit.

Ho anche apprezzato un dettaglio che forse sembrerà banale, ma invece secondo me contribuisce a ricreare un’atmosfera concreta e realistica: quando la bottiglia decreta che nello sgabuzzino devono andarci Thomas e Teresa, lui si oppone perché – diciamocelo – una situazione del genere con la propria ex non è precisamente quello che tutti sognano e Minho (e il resto del gruppo con lui) accetta di farlo ritirare senza far storie. Ripeto, probabilmente è un’inezia e sono io che mi faccio tanti filmini mentali, ma ho letto tantissime storie su giochi come questo e in tutte quante vige la regola “quello che il bigliettino/la bottiglia dice è legge”, mentre in realtà è estremamente plausibile che capiti una situazione come questa. Insomma, va bene che ci sono delle regole, ma rimane pur sempre un gioco e come tale non va preso troppo sul serio.

Finita questa enorme parentesi, passiamo oltre… e di nuovo ci fermiamo in un punto di svolta, quando quella bottiglia si ferma e Newt prova questo “profondo, immenso, desiderio di sparire”.


Tornando al presente la situazione precipita, letteralmente: Thomas è confuso nel vedere Newt a terra, e nella prima parte di questo loro dialogo ci sono tante parole non dette, che affollano la mente di Thomas – su cui sono tornati i riflettori dell’introspezione – ma non riescono a raggiungere le labbra.

E poi, dopo un paio di battute sterili – perché discorsi del genere “non volevo farti del male” e “ci tengo tanto a te” non importa quanto siano sinceri, risultano sempre banali e artefatti – Newt sbotta e finalmente sfoga tutti quegli anni di ansia, e frustrazione, e rabbia verso quello che è sì il suo migliore amico ma anche il ragazzo che ama in silenzio da troppo tempo, ormai.

Il paragrafo si conclude con quella postilla sulla pistola che… ok, lo ammetto, mi ha messo i brividi: davvero molto bella e intensa.


Il secondo e ultimo salto all’indietro inizia di nuovo con il punto di vista di Thomas.

Capisco la scelta, perché in fondo avevi molte cose da dire di lui, però questa rottura degli schemi mi ha un po’ stonato: avrei preferito una struttura fissa, con i paragrafi al presente completamente dal punto di vista di Thomas (come sono, a parte quel minuscolo appunto su Newt che ti ho segnalato prima), e quelli del flash-back tutti dal punto di vista di Newt.

Ma a parte questa mia fissazione il cambio di POV non disorienta il lettore, anzi, lo aiuta a capire i meccanismi che hanno portato Thomas a fare quello che ha fatto: finora sapevamo per certo che Newt aveva una cotta per lui… ma adesso veniamo a scoprire che anche Thomas, in fondo, prova qualcosa per il suo migliore amico, anche se lui stesso non ne è stato completamente consapevole fino a quando non si ritrovano stipati in quello sgabuzzino da soli.

Il cambio di POV si ha dopo l’inizio del bacio, e devo ammettere che questa scelta – se voluta – è veramente molto azzeccata: dai pensieri di Thomas da solo si passa a quelli di lui che pensa al bacio, e poi si arriva allo stesso bacio ma visto dai pensieri di Newt, cosicché il cambiamento risulta talmente naturale che ad una prima lettura nemmeno io ci avevo fatto caso.

Ma poi il bacio finisce, la porta si apre, e il capitolo per la terza volta si conclude con un colpo di scena.


Nel finale ritorniamo a immergerci nella testa di Thomas, con quello che possiamo tranquillamente definire “il sereno dopo la tempesta”: lui si è scusato, Newt si è sfogato, e adesso che entrambi hanno messo quasi tutte le carte in tavola i giochi sono quasi fatti.

Quasi, perché rimane da dire l’ultima cosa, la più importante. Quella che poi porta al chiarimento definitivo, a quel “ti amo” che tanto pesava in fondo alla gola di Thomas, tanto atteso da Newt e tanto importante per entrambi, che li porta dritti dritti verso un bellissimo lieto fine.




Gradimento personale:

Brenda a parte, ho adorato ogni singola frase di questa one-shot, soprattutto perché hai saputo rendere in modo eccelso una delle mie coppie preferite, mantenendo l’IC di entrambi i protagonisti (cosa non facile, soprattutto per quanto riguarda Newt) e conducendoli per mano attraverso una storia intensa, romantica e malinconica al punto giusto.







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Di quando Nico capì di amare le bottiglie (in vari sensi)
Di quando Nico capì di amare le bottiglie (in vari sensi) di Black White Dragon




Titolo:

Il titolo è molto originale e divertente, con quella precisazione tra parentesi che strappa immediatamente un sorrisetto al lettore e fa nascere in lui la curiosità di scoprire a cosa ti riferisci con la postilla finale “in vari sensi”.



Sviluppo del gioco:

Il “gioco della bottiglia” è uno dei più classici, e mi è piaciuto molto che tu abbia deciso di modificarlo un po’ per renderlo originale senza perdere però la sostanza dello stesso.
Mi è anche piaciuto che tu abbia deciso di iniziare la storia dal giorno dopo – con questa immagine iniziale di Nico semisvenuto nel bagno di Percy – e solo in un secondo momento ti sia soffermata a raccontare la serata del gioco, per poi tornare di nuovo al presente.



Caratterizzazione dei personaggi:

Per tutta la storia il punto di vista rimane esclusivamente quello di Nico, ma attraverso i suoi occhi anche gli altri sono caratterizzati molto bene.

Lo vediamo nella prima scena preda di un risveglio piuttosto traumatico (o meglio, un normale risveglio dopo una serata piuttosto traumatica), confuso e disorientato.

Mi è piaciuto quel suo primo scambio di battute con Percy, con Nico che sprizza acidità da tutti i pori e Percy che anziché prendersela sorride: mi sono sembrati entrambi naturali fedeli a se stessi.


Mi ha invece un po’ stonato, nel flash-back, la considerazione di Nico sul fatto che è illegale bere sotto i ventun anni, è un po’ troppo “bacchettona” e poco verosimile; invece la sua decisione di lasciarsi andare e anche questo suo “gasarsi” perché “sta bevendo roba illegale e non è neanche male” l’ho trovata naturale, adatta a un ragazzino come lui.

Con l’innalzarsi del tasso alcolico si ha un progressivo abbassarsi di IC, ma comunque direi che te la sei giocata bene: nella stranezza, sono tutti abbastanza verosimili (Nico che sorride, Frank che russa, Leo che cerca di avvitare la bottiglia dal fondo e Jason e Percy che si guardano e ridono).

Anche l’idea di Leo di giocare al gioco della bottiglia al posto del solito “obbligo o verità” non stona, perché tutto sommato in una situazione del genere la voglia di sperimentare può tranquillamente venir fuori.

Sulle “regole” di questo gioco, invece, ho qualche riserva: da un lato mi piacciono molto perché danno un tocco originale alla storia, ma dall’altro mi sono sembrate un po’ forzate, troppo artificiose e complicate da elaborare per qualcuno che poco prima non riconosceva nemmeno il sopra dal sotto di una bottiglia.

Il fatto che tutti accettino senza esitare è da imputare ovviamente al tasso alcolico ed è quindi comprensibile, come è pure comprensibile che Nico inizialmente abbia alcune riserve ma che poi si convinca accarezzando la possibilità di poter baciare (finalmente) Percy.

Il sorriso con cui Percy si avvicina a Nico me lo immagino tra l’innocente e il provocatorio, e mi ha fatto sorridere quel “Prendi per il culo, Jackson” che giustamente si ritrova a pensare Nico nel vederlo!

Mi è piaciuto anche l’aver sottolineato come Nico si goda quel primo bacio a stampo perché, anche se sbagliato e finto, è pur sempre un bacio con la sua cotta storica.

Non mi ha invece convinta il fatto che poi si metta a piangere: sì, sicuramente vedere Percy e Jason che si baciano con estrema naturalezza (come se peraltro ci fossero abituati) non gli ha fatto piacere, ma da come l’hai descritto non è ancora abbastanza ubriaco da essere preda di una sbornia triste, e questo improvviso e radicale cambiamento sembra un po’ fuori luogo, considerando anche il carattere introverso di Nico.

Di contro, ho apprezzato moltissimo la scenetta del bacio tra Leo e Nico (che si è appena ripreso): Nico che cerca di tirarsi indietro e Leo che insiste per rimanere fedele alle regole del gioco… e poi lo prende in giro con quella battutina su Percy. Molto verosimili entrambi – soprattutto Leo.

Mi è suonata un po’ strana la spontanea proposta di Jason “Io dico che dovrebbe baciarci entrambi”, ma voglio attribuirla a una disinibizione alcolica e quindi passo oltre.

Nico che bacia velocemente Jason come per togliersi il pensiero prima di concentrarsi su Percy è assolutamente fantastico! E mi è anche piaciuto come tu abbia sottolineato che non riesce più a pensare lucidamente per l’effetto combinato dell’alcol e del bacio di Percy.

Molto tenera la scena di Nico che a bacio finito si accoccola su Percy, e tutto sommato direi che ci sta, perché Nico invece ha deciso che già che è in ballo tanto vale ballare, e si permette di godersi quella situazione fino in fondo; come ci sta anche il fatto che Percy non lo scacci, anzi, gli mette un braccio intorno alle spalle come se fosse la cosa più normale del mondo: in fondo non sono due estranei ma amici che si vogliono bene, e Percy non è il tipo che si fa problemi a dimostrare il suo affetto.

La decisione di Nico di ritirarsi dal gioco dopo il terzo – e più intenso – bacio con Percy è stata secondo me molto in linea con il personaggio: dentro di sé Nico pensava probabilmente che non ci sarebbe più stata occasione di baciare Percy, ed è naturale che desiderasse finire la serata con il suo bacio come ultimo ricordo prima di andare a dormire.


E torniamo al presente con un Percy completamente privo di pudore che si spoglia in tutta tranquillità per farsi la doccia anche se Nico è in bagno con lui – cosa che in effetti è normale, essendo due ragazzi… come è normale che Nico ammiri il corpo nudo di Percy quasi con venerazione, e ci fantastichi su anche mentre lui è a lavarsi.

Una delle parti che mi è piaciuta di più per la sua verosimiglianza, è la risposta che Percy dà a Nico alla domanda “ma perché voi vi ubriacate?”: credo anch’io che quei ragazzi sentano la necessità di comportarsi come “degli adolescenti coglioni”, di tanto in tanto, proprio per assaggiare quella normalità che molto spesso gli è negata. Inoltre la naturalezza con cui Percy dice tutto questo è propria del suo personaggio, sempre genuino e sincero.

E istintivo, soprattutto, il che si riallaccia molto bene a quel quarto bacio impulsivo che ha dato a Nico per cercare di capire se gli piacciono anche i ragazzi oppure no; anche il suo ragionamento contorto (ma nemmeno più di tanto) sul fatto che un bacio dato per gioco è diverso da uno dato spontaneamente è molto da lui.

Così come è da lui quella domanda ingenua che fa sorridere Nico (ma quanto può essere tonto Percy?), che per una volta si prende una piccola rivincita con quella frase sibillina finale, prima di andarsene dalla cucina di Percy lasciandolo ancora più confuso di quanto è di solito.


Nel complesso, a parte qualche esagerazione nel flash-back, ho trovato tutti i tuoi personaggi molto ben caratterizzati e fedeli al loro corrispettivo nel canon.



Stile e trama:

Lo stile è estremamente fluido e fresco, ricco di discorsi diretti e con una sintassi semplice ma ben curata.

Il linguaggio è quotidiano, senza fronzoli, perfetto per una storia che parla di adolescenti adottando il punto di vista di un adolescente.

L’idea di cominciare la narrazione “dagli effetti” della serata mi è piaciuta (anche se in effetti lasciarlo dormire sul pavimento del bagno non è stato molto gentile da parte di Percy, ma immagino che non fosse propriamente nelle condizioni di realizzare che magari sarebbe stato meglio trascinarlo sul divano), l’ho trovata un buon escamotage per rendere più originale quello che – a conti fatti – è un cliché già molto utilizzato (non che ci sia niente di male in questo, io adoro i cliché): una serata “per soli uomini” che per il troppo alcol degenera in qualcosa di parecchio, parecchio ambiguo.


Mi piace molto l’inserimento di flash-back nella narrazione, lo trovo un ottimo espediente per svelare al lettore particolari passati senza appesantire la storia con un lungo monologo diretto o una sterile spiegazione del narratore stesso, ma forse sarebbe stato più calzante se avessi alternato il presente a più parti di ricordi: quest’unico flash-back è un blocco molto grande, e se da un lato consente una linearità della trama molto facile da seguire, dall’altro il fatto che Nico abbia ripensato proprio a tutta quanta la serata nell’arco di pochi secondi (l’arco di tempo che intercorre tra la sua risposta acida e la domanda di Percy se poteva farsi una doccia) stona un po’.

Invece, suddividendolo in più parti e alternandolo a spezzoni (anche piccoli) di presente ci sarebbe stata una maggiore integrazione tra i due fili narrativi; anche se devo ammettere che non mi dispiace affatto l’effetto di disorientamento che si viene a creare nel lettore nel brusco passaggio tra i ricordi e il presente: quando Percy fa la sua domanda, il lettore viene colto di sorpresa come Nico stesso, e gli ci vuole qualche momento per rendersi bene conto di dove si trova e cosa sta succedendo.

Una delle cose che più mi è piaciuta di questa storia è l’attenzione ai dialoghi: sono tutti estremamente spigliati e dal lessico quotidiano, con alcune espressioni non proprio corrette (sia semidivine che non) ma estremamente tipiche di ragazzi di quell’età, il che è la cosa più importante nei discorsi diretti.


Parlando di queste “serate tra uomini”, devo dire che l’idea mi piace: come ha giustamente detto Percy, anche se “hanno salvato il mondo un paio di volte” loro sono pur sempre degli adolescenti, adolescenti maschi, ed è estremamente naturale che ogni tanto si ritrovino per passare una serata insieme senza le ragazze di mezzo.

Non mi ha invece convinta che Nico finora non fosse stato invitato: se non avesse partecipato per impegni o per mancanza di voglia sarebbe andato bene, ma dopo la fine della seconda saga Jason lo prende un po’ sotto la sua ala protettiva, assicurandosi che non si isoli più e che abbia sempre degli amici con sé, e avrei trovato più verosimile che almeno lui lo avesse invitato qualche volta; poi sì, magari Nico avrebbe potuto rifiutare per qualunque motivo, ma in questo modo sembra che finora avessero voluto escluderlo, il che è esattamente il contrario di quello che un personaggio come Jason (in primis, ma anche tutti gli altri) farebbe.

Il fatto che il gioco arrivi dopo una discreta quantità d’alcol ingerita (a proposito: Frank che russa in un angolo è davvero un tocco di classe!) ci sta molto bene e, nonostante le perplessità di cui ti ho già parlato sulle regole forse troppo complicate da elaborare in quella situazione, rende il tutto molto realistico.

C’è però una cosa che non ho potuto fare a meno di notare, e che mi lascia perplessa, ed è il comportamento di Jason e Percy: i sentimenti di Nico durante il gioco li conosciamo, Leo è assolutamente evidente che abbia preso il tutto come la goliardata che è, ma loro due sono parecchio ambigui persino in una situazione del genere; insomma, già al primo bacio, quello innocente a stampo, Jason circonda il collo di Percy con le braccia… ecco, mi è sembrato un po’ troppo, per dei ragazzi presumibilmente etero.

Quello che passa è che scene del genere siano all’ordine del giorno, ma considerando che alla fine della serata Percy bacia Nico per cercare di capire se gli piacciono anche i ragazzi oppure no, l’ho trovato un po’ contraddittorio: da un lato il lettore ha il dubbio che in queste serate capiti spesso che si bacino tra loro (il che, devo dirlo, non mi convince molto), dall’altro ci sono parecchi indizi che portano invece a pensare che sia una novità.

Ma lasciamo da parte questo mio dubbio amletico e proseguiamo.

Lo sviluppo del gioco è strutturato molto bene, e mi sono piaciute molto le varie reazioni dei ragazzi ogni volta che la bottiglia decretava chi dovessero baciare.

Per quanto riguarda Nico in particolare, c’è un – comprensibile – crescendo di aspettativa col proseguire del gioco, e anche un diverso modo di porsi di Nico stesso: al primo bacio è diviso tra il desiderio e l’imbarazzo, il secondo si impone di goderselo perché forse non avrà altre occasioni… e il terzo se lo gode e basta, liberando il cervello da tutti i fastidiosi pensieri razionali che lo popolano di solito.


Il ritorno al presente è improvviso e repentino, nonostante avvenga proprio al termine dei ricordi, e dopo quell’evidente mancanza di pudore di Percy di cui abbiamo già parlato (ancora non riesco a capire se quel ragazzo c’è o ci fa) la narrazione riprende con toni più tranquilli.

Mi è piaciuto molto quest’ultima parte completamente dialogica: sa di familiarità e quotidiano, due semplici chiacchiere tra amici ancora un po’ intontiti dall’alcol e dal sonno che fanno colazione insieme.

E poi ho apprezzato il finale, con questa piccola e meritata rivincita di Nico che lascia Percy decisamente confuso e il lettore con un sorriso divertito, in bilico tra il desiderare di scoprire veramente cosa succederà al prossimo giro di “obbligo o verità”… e la voglia di continuare semplicemente a fantasticarci su.



Gradimento personale:

Questa storia è davvero particolare e forse anche controversa: ci sono parti che mi sono piaciute da morire (prima tra tutte l’ultimo – anzi, il penultimo – bacio tra Percy e Nico) e altre che non mi hanno convinta molto (come l’atteggiamento spigliato di Jason e Percy).
In generale, però, è stata una lettura divertente e decisamente piacevole, con un finale che mi fa sorridere e sperare in un possibile sequel… o no?








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05/08/2016 11:56
 
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Uno stupido gioco non ha mai ucciso nessuno - finora
Uno stupido gioco non ha mai ucciso nessuno - finora di hes!




Titolo:

Il titolo è originale e molto ben azzeccato, con quella postilla finale che fa sorridere il lettore ed è preludio ad una storia dalle venature tragicomiche.
Mi è piaciuto molto anche che tu l’abbia ripreso alla fine, chiudendo il cerchio della storia esattamente come ha avuto inizio.



Sviluppo del gioco:

Allora, parto col dire che il tuo sviluppo del gioco è sicuramente uno dei più originali che ho letto non solo in questo contest, ma in generale: il gioco ha avuto un inizio molto classico, – con l’espediente di Sasha e di quel ricordo della sua infanzia – ma poi l’hai portato a concludersi non solo il giorno dopo, ma anche con un espediente innovativo (e soprattutto senza il consenso dei partecipanti e con la completa estraneità ai fatti di uno dei due).



Caratterizzazione dei personaggi:

Nonostante la narrazione sia focalizzata sul punto di vista di Eren sei riuscita a sviluppare molto bene la caratterizzazione di tutti i personaggi (protagonisti o comparse che siano) presenti all’interno della tua storia.

Partiamo con Sasha che ha rubato l’ennesimo spuntino dalle scorte: è lei che propone l’idea di questo gioco, e mi è piaciuto molto come escamotage perché la sua idea è completamente ingenua e disinteressata, volta soltanto a passare una serata diversa dal solito.
E poi una nota di merito va a quel “Lo chiamano "7 minuti in paradiso" e qui ci vuole, dato che stiamo all'inferno da troppo tempo”: mi ha colpito molto perché la ritengo una frase che, con tutta la semplicità tipica di Sasha, rispecchia perfettamente il tetro quadro della loro quotidianità.

Anche Connie che sfrutta ogni pretesto per le sue battute è assolutamente fedele a se stesso, così come l’insofferenza di Jean è propria di lui.

Mi è anche piaciuta Mikasa, nel suo piccolo, con quel “Facciamolo” tutto serio che potrebbe sembrare fuori luogo e invece ci sta decisamente bene perché è proprio della sua personalità.

Hanji poi è assolutamente meravigliosa: ce la vedo proprio ad impicciarsi in questo gioco che avrebbe dovuto essere innocente, e anche a tirarci dentro i più svariati partecipanti (i più dei quali probabilmente ignari di esserlo).

Così come mi è facile figurarmi Eren che spera di aver scampato quel massacro psicologico, mentre invece faccio un po’ fatica a immaginarmelo che se la svigna quando viene estratto il suo nome: Eren è un ragazzo irascibile e testardo, che tende a prendere qualsiasi cosa come una sfida a cui non si tira indietro; in caso, visto che comunque è vero che questo è un gioco che lui ritiene stupido, non penso si sarebbe fatto problemi a tirarsene fuori ben prima che venisse estratto il suo nome, andandosene per i fatti suoi da un'altra parte, magari.

Non mi ha convinto nemmeno il fatto che sia arrivato persino a sognarselo la notte, questo misterioso personaggio con cui avrebbe dovuto condividere i sette minuti in paradiso. Non che non mi sia piaciuto, eh, perché è una scenetta che mi ha fatto sorridere… solo non l’ho trovata molto verosimile, ecco tutto.

Ho invece trovato estremamente plausibile che Levi, per punirlo della sua incapacità di trasformarsi, lo costringa a ripulire il pavimento dalla cacca di cavallo, e anche che stia lì a supervisionarlo per assicurarsi che lo faccia come si deve.

La considerazione di Eren sul fatto che probabilmente “quel cavallo era pelato, senza zoccoli e più idiota”è superba, divertente è assolutamente verosimile.

Molto ben delineate le personalità sia di Eren che di Levi durante la prima parte di questa pulizia, con Eren che “dà sfoggio della sua sacra intelligenza” e Levi che si dimostra il solito, adorabile, acidissimo scaricatore di porto.

Dopo che la porta viene chiusa, Eren si fa cogliere dal panico, e questo è comprensibile: non solo è rinchiuso in una stanza maleodorante, ma quella stanza è a dir poco striminzita… e deve dividerla con Levi, di cui ha un sacro terrore.

La goffaggine con cui poi riesce addirittura a peggiorare una situazione già scomoda di per sé fa quasi tenerezza, e mi è piaciuta molto anche la sua personale interpretazione sul perché il cuore di Levi battesse così in fretta: il suo ragionamento è forse un po’ ingenuo, ma assolutamente sensato.

Ho apprezzato anche la scena del bacio, e non solo per gli ovvi motivi da fangirl, ma anche perché hai saputo dosare alla perfezione l’ingenua semplicità di Eren, un pizzico di romanticismo e l’effetto sorpresa finale, quando Levi – dopo quella che Eren aveva scambiato (erroneamente?) per una carezza – allontana malamente Eren da sé per potersi alzare e andare così a riaprire la porta.

La ricomparsa in scena di Hanji conferma la caratterizzazione perfetta che aveva avuto all’inizio, e quel sottolineare come tutti e tre (Hanji, Eren e Levi) abbiano avuto quello che – per tre ragioni diverse – stavano aspettando ha contribuito a consolidare anche le caratterizzazioni degli altri due.

In tutta sincerità, però, non mi è piaciuta l’uscita finale di Levi: un doppio senso volgare e a parer mio piuttosto squallido, che ha rovinato tutta l’atmosfera ambigua al punto giusto e altamente realistica che avevi creato con tanto impegno.

Senza contare che persino uno come Eren si sarebbe fatto venire qualche dubbio nel sentire una cosa del genere, e mi sembra un tantino inverosimile che l’abbia presa “come una sentenza di morte”. Avrei trovato più sensata una certa confusione mista a un più o meno marcato imbarazzo.



Stile e trama:

Prima di cominciare voglio fare una doverosa premessa: di solito non metto becco nella formattazione delle storie (anche perché se il carattere usato è troppo piccolo o non mi piace lo cambio sul file e il problema è risolto), ma nella tua storia hai creato quello che viene comunemente definito “un muro di testo”, il che ha conseguenze piuttosto spiacevoli.

La prima è che, aprendo la pagina, il lettore si trova davanti a un blocco quasi (qualche a capo c’è, anche se sporadico) unico di testo, senza spaziature, rientri o interlinee. Questo affatica gli la vista e lo rende istintivamente maldisposto verso la storia stessa, impedendogli di godersela appieno.

La seconda tocca anche un aspetto sintattico: norma vuole, infatti, che una volta terminato un concetto logico si vada a capo; questo presupposto è valido in particolare quando, in un dialogo, si passa da un interlocutore all’altro, perché altrimenti si può generare confusione su chi ha detto cosa.

La terza è più generale: dare alla pagina una forma più ordinata aiuta il lettore a districarsi tra le fila della trama, e inoltre i vari “a capo” contribuiscono non poco a scandagliare il ritmo del racconto, tanto quanto la punteggiatura (un punto e a capo crea uno stacco maggiore di un semplice punto, per esempio).

Ho voluto fartelo notare perché la storia è molto carina e scritta bene, ma con quest’impaginazione mi sono dovuta sforzare per seguirla dall’inizio alla fine. In tutta onestà, se me la fossi trovata di fronte al di fuori di questo contest non avrei nemmeno perso tempo a cercare di leggerla… il che è un vero peccato, perché invece merita.


Bene, e ora passiamo all’analisi vera e propria.

Lo stile usato in questa storia è fluido e lineare, costituito da una sintassi semplice ma ben curata: nonostante ci siano periodi anche piuttosto lunghi sono sempre ricchi di coordinate, e la struttura è tale che non si perde mai il filo logico del discorso.

Il lessico si suddivide drasticamente tra quello usato nella narrazione lineare, dove abbiamo un linguaggio piuttosto ricercato, e i discorsi (e i pensieri) diretti, dove invece troviamo espressioni colloquiali anche parecchio colorite. Ho apprezzato moltissimo questo contrasto, perché rende altamente verosimili i dialoghi – e i personaggi con essi – senza però abbassare il livello della narrazione.

Lo sviluppo della trama inizia in modo semplice per poi complicarsi sempre di più, aggiungendo imprevisti e colpi di scena che la rendono decisamente originale.

La storia si suddivide in due grandi blocchi: la prima parte dove viene presentato il gioco, e la seconda dove il gioco stesso trova la sua inaspettata conclusione.

La scena iniziale del falò è molto ben descritta, condita da riflessioni più o meno serie e battute più o meno scontate (ma sempre adatte alla situazione, e soprattutto al “mittente”). Mi è piaciuto – ma te l’ho già detto – l’escamotage di Sasha per dare il via al gioco, e anche come, una volta che Mikasa ha accettato di partecipare, tutti gli altri le sono andati dietro perché sì: in fondo quella ragazza ha il potere di riuscire a trascinare i compagni in ogni occasione, in mezzo alla battaglia come in momenti di svago.

Il paragrafo si conclude bruscamente con Eren che corre via, troncando a metà il gioco e lasciando il lettore – insieme a Eren stesso – con la curiosità di scoprire quale fosse questo famoso nome che Hanji ha estratto tra i molteplici bigliettini a sua disposizione.


La scena successiva vede un Eren amareggiato dalla sua incapacità di trasformarsi che si affanna a ripulire il pavimento sotto la supervisione di Levi.

L’atmosfera tra i due è pesante come sempre, ma diventa esponenzialmente più tesa non appena la porta si chiude dietro Levi, bloccandolo al buio con Eren in una stanzuccia già stretta di per sé e con l’aggravante di tutto il maleodorante fardello che ricopre mezzo pavimento.

Hai reso molto bene l’agitazione di Eren in questo frangente: il suo continuo agitarsi che lo porta poi a ritrovarsi in una posizione ambigua e compromettente con Levi trasforma quello che potrebbe sembrare un trucchetto scontato in un’inevitabile conseguenza della sua goffaggine.

Tanto più che invece Levi, decisamente il più intelligente tra i due, aveva fatto l’unica cosa saggia da fare: era rimasto fermo, consapevole probabilmente che l’unico modo per venir fuori da quella situazione spinosa era restare lucidi.

Ho trovato molto originale, oltre che adeguata al contesto, anche la riflessione di Eren che probabilmente il cuore di Levi batteva così forte per paura che lui si trasformasse in un gigante lì dentro: considerando che la tua storia è una Levi/Eren, il fatto che Eren stesso non ci trovi nulla di romantico in quella situazione ma, al contrario, si limiti a pensare a qualcosa di concreto e per nulla piacevole è al tempo stesso dannatamente frustrante, per il lettore, e decisamente realistico.

Quel bacio leggero – che bacio non sembra nemmeno – arriva inaspettato e confuso, e per una volta Eren dimostra tutta l’ingenuità dei suoi quindici anni in quella riflessione su ciò che gli aveva detto Christa sul fatidico “primo bacio”.

La tensione sale alle stelle nel momento in cui Levi gli passa una mano dietro la nuca… per poi esplodere in un nulla di fatto con l’ennesimo improvviso stravolgimento della situazione, che porta Eren a tornare coi piedi per terra da quelle pseudo fantasticherie e rendersi conto della situazione in cui si trova.

Sul provvidenziale intervento di Hanji, la battuta finale di Levi e la conseguente reazione di Eren mi sono già espressa, quindi non mi dilungo oltre.

L’ultima frase a effetto è veramente appropriata, un’ottima conclusione che chiude il cerchio iniziato col primo paragrafo e fa sorridere divertito il lettore.



Gradimento personale:

Della tua storia ho senza ombra di dubbio apprezzato sia l’accuratissimo IC dei personaggi (tutti, nessuno escluso) che l’originalità dello sviluppo… ma ad essere sinceri non mi è piaciuto molto, a livello personale, l’espediente della cacca di cavallo: grazie alla tua narrazione è facile immedesimarsi nei personaggi e nella situazione in cui sono, e in tutta onestà non mi ha fatto piacere immaginarmi anche l’olezzo persistente che li circonda (disintegrando oltretutto ogni possibile traccia di romanticismo).








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05/08/2016 11:57
 
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Una piccola soddisfazione
Una piccola soddisfazione di tatsuei




Titolo:

Un titolo semplice ma molto indicato per la storia, che incuriosisce il lettore spingendolo a voler scoprire quale sia, questa “piccola soddisfazione”.



Sviluppo del gioco:

Tu hai scelto di restare sul classico con il Pocky Game, con Nishinoya che sfrutta questa giornata – e questo espediente – per “tastare il terreno” con il suo Asahi-san. Il che, se vogliamo, è uno dei motivi per cui il Pocky Game è tanto popolare in Giappone, con tutti i giovani che sfruttano i bastoncini dolci per farsi avanti con la persona per cui hanno una cotta, ed è per questo che ho molto apprezzato questa tua scelta.



Caratterizzazione dei personaggi:

Avendo deciso di sviluppare la storia alternando i due punti di vista dei protagonisti (anche se prevale decisamente quello di Nishinoya) sei riuscita a delineare molto bene entrambe le loro caratterizzazioni.

Nishinoya è sempre il solito esagitato, che rimbalza iperattivo per tutta la scuola. È anche il più intraprendente, e mi è piaciuto che nella tua storia sia stato lui a prendere questa iniziativa, per provare a farsi avanti con Asahi.

Un’altra cosa che ho apprezzato è l’aver sottolineato che Yuu non si vergogna affatto di questi suoi sentimenti: la ritengo una cosa molto importante da chiarire, perché Nishinoya è un personaggio estremamente estroverso e sincero, sempre pronto a difendere le sue passioni e a combattere per esse, e una persona del genere non si fa problemi (non troppi, almeno), ad ammettere che una di queste passioni è un ragazzo come lui.

Anche la scena in palestra mi è piaciuta, soprattutto le considerazioni di Yuu sulla sua ferma volontà di riuscire a infondere un po’ di fiducia nell’asso: è un argomento che viene ripreso più volte nel canon, e mi è piaciuto che tu l’abbia citato nella tua storia.

È comprensibilissimo che Nishinoya abbia avuto la testa per aria (più del solito) per tutte le lezioni, e il precipitarsi nella classe di Asahi come un forsennato è perfettamente in linea con il suo temperamento.

Così come è proprio da lui fregarsene bellamente dei possibili spettatori e mettere in atto comunque il suo piano, proponendo ad Asahi il Pochi Game.

Non vedo invece molto di buon occhio il fatto che Asahi, un ragazzo dalla timidezza quasi patologica, abbia accettato non solo di giocare a questo gioco imbarazzante (in senso buono, ok, ma sempre di imbarazzo si tratta), e soprattutto di averlo fatto consapevole di avere i suoi compagni di classe a guardarlo. Magari avrei trovato più verosimile che Asahi avesse ceduto alle insistenze di Nishinoya trovando però un modo per farlo senza nessuno intorno.

La descrizione del gioco è rapida come il gioco stesso, e quel bacio improvviso coglie entrambi i protagonisti di sorpresa – nonostante non fosse poi quello che Yuu in realtà sperava.

Mi spiace dirlo, ma ho trovato i dialoghi immediatamente successivi al gioco affettati e artificiosi: sembra che Yuu e Asahi stiano leggendo le battute di un copione, e se da un lato ci sta che il disagio di quella situazione li porti a comportarsi in maniera un po’ strana, dall’altro non mi sono sembrati affatto naturali.

Invece ho trovato naturale sia la delusione di Nishinoya, sia il suo sforzarsi di “guardare il bicchiere mezzo pieno”. Perché, sì, probabilmente Asahi non lo ricambia, ma in fondo è riuscito ad ottenere da lui un bacio, – e a farlo senza esporsi troppo – quindi dovrebbe esserne felice.

È comprensibile anche che Nishinoya si preoccupi inizialmente che Asahi sia arrabbiato con lui, ma mi fa piacere che tu non abbia calcato la mano su questa cosa perché, come gli fai dire (anzi, pensare) tu stessa, il Pocky è soltanto un gioco più o meno innocente… e inoltre è piuttosto inverosimile che Asahi arrivi a odiare veramente qualcuno (ed è totalmente assurdo, se quel qualcuno è proprio Nishinoya).

Terminiamo la storia tornando in classe da Asahi, e qui scopriamo con nostro sommo piacere che quel bacio, seppure dato per gioco, non l’ha lasciato indifferente come ha fatto credere a Nishinoya.

Questa è una cosa che mi è piaciuta molto, perché trovo naturale che un ragazzo che finora è stato assolutamente certo dell’innocenza della relazione con un suo amico di punto in bianco ammetta a se stesso di provare un qualche tipo di sentimento romantico per lui, ed è chiaro che abbia bisogno di riflettere e chiarirsi le idee prima di poter compiere il prossimo passo.



Stile e trama:

Lo stile è semplice e senza fronzoli che stonerebbero con una storia quotidiana e delicata come questa, e anche la sintassi si mantiene sullo stesso piano: periodi lineari, mai troppo brevi né troppo lunghi, costituiti perlopiù da coordinate che consentono al lettore di seguire senza sforzo il filo narrativo delle vicende.

Anche il lessico è ben adatto ai personaggi di cui parla, quotidiano e familiare.

Tuttavia mi è stonato un po’ il grande utilizzo che hai fatto di termini stranieri, sia giapponesi che inglesi: fossero state soltanto un paio di eccezioni sarebbe andato bene, ma – per esempio – usare sistematicamente i termini “senpai” e “kohai” non è adeguato ad una storia in lingua italiana; in particolare, però, mi ha dato fastidio quel “lunch box” finale, perché se per i primi due posso giustificare la scelta considerando che non ci sono corrispettivi adeguati in italiano, usare “lunch box” al posto di “porta-pranzo” lo trovo piuttosto inutile.

Ma tralasciamo queste piccolezze e passiamo alla storia vera e propria.

Lo sviluppo della trama è delicato e lineare, comincia col racconto di una normalissima giornata di scuola che però ha i presupposti per diventare qualcosa di più.

Il Pocky Day è molto sentito in Giappone, e mi è piaciuto che tu abbia cavalcato l’onda di questa giornata alla perfezione: una delle cose più apprezzate, infatti, è la possibilità di “tastare il terreno” con la persona che piace senza però doversi esporre troppo, perché in caso di risposta negativa si può sempre ripararsi dietro la scusa “tanto è solo un gioco”… ed è esattamente quello che fa Nishinoya con Asahi.

L’allenamento mattutino procede spedito e le lezioni volano via in un lampo: quest’ultima parte potrebbe sembrare troppo affrettata data l’assoluta mancanza di descrizioni, ma credo sinceramente che sia la scelta migliore perché è ovvio che Nishinoya non abbia prestato alcuna attenzione a ciò che succedeva intorno a lui, concentrato com’era sul suo piano… tanto che inizialmente neppure si accorge della campanella del pranzo.

L’irruzione di Nishinoya nella classe di Asahi è tipicamente da lui, e tutta la scena della proposta del Pocky Game è molto tenera: la fremente speranza di Nishinoya da un lato, l’assoluto imbarazzo di Asahi dall’altro.

Non mi è chiaro se la riga vuota dopo che Asahi accetta di partecipare è voluta oppure no, ma in ogni caso non credo ci stia bene: la narrazione prosegue senza pausa alcuna, quindi non è necessario – anzi, è controproducente – inserire uno stacco del genere.

Invece ci sta molto bene poco dopo, quando – dopo la deludente (per Nishinoya) conclusione del gioco – i due si dividono: in quest’ultimo parafo si tirano un po’ le fila di tutta la storia, e vediamo entrambi i ragazzi alle prese con i propri pensieri e sentimenti.

Da un lato abbiamo Nishinoya, deluso dalla piega che ha preso la situazione perché – come tutti – aveva sperato in una risposta positiva, ma che comunque, fedele al suo personaggio, cerca di farsi forza e di essere positivo.

Dall’altro c’è Asahi, preda di una confusione colossale cui non riesce a venire a capo, ma che comunque spiana la strada a un finale aperto, stemperando l’amarezza nata dal precedente rifiuto e lasciando il lettore con la promessa che, no, la storia tra questi due adorabili ragazzuoli non è affatto conclusa qui.



Gradimento personale:

Mi è piaciuta molto la delicata dolcezza con cui hai saputo trattare questa splendida coppia, in una storia romantica e malinconica al punto giusto: sì, il piano di Nishinoya non è andato a buon fine e c’è un forte senso di amarezza che coglie nel momento in cui Asahi si scusa per il bacio… però poi il finale lenisce questa piccola ferita, e porta a ben sperare per un futuro, possibile lieto fine.








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05/08/2016 11:57
 
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Mi piace il tuo profumo
Mi piace il tuo profumo di ManuFury




Titolo:

Nella sua semplicità questo titolo è molto dolce ed evocativo, che concentra in sé il fulcro di tutta la storia, ponendo l’accento su questa strana mania di Mike di annusare il prossimo.
Mi è molto piaciuto anche che il titolo sia proprio una citazione significativa della storia stessa ed ho apprezzato che usi proprio quella citazione per concluderla, chiudendo il cerchio iniziato dal titolo.



Sviluppo del gioco:

La quasi totalità della storia si svolge all’interno dello stanzino dei “sette minuti all’inferno in paradiso”, e il gioco stesso è il perno attorno cui ruotano tutti gli avvenimenti, quindi hai risposto perfettamente alla richiesta del contest.
Hai scelto un’impronta molto classica per questo gioco, ma mi è piaciuto come sei riuscita a personalizzarla attraverso tanti piccoli particolari lanciati qua e là (come ad esempio che i due prima di Mike ed Erwin avevano finito col fare a botte).



Caratterizzazione dei personaggi:

Ok, lo ammetto: Mike è un personaggio che finora non avevo minimamente calcolato, mentre Erwin mi stava decisamente sulle scatole.

Ecco, e adesso passiamo alla tua storia, perché grazie all’eccellente caratterizzazione che hai delineato non solo mi hai fatto conoscere e apprezzare Mike, ma sei anche riuscita a farmi piacere Erwin… e credimi, non è un impresa da poco.

Il punto di vista è esclusivamente di Mike, ma attraverso i suoi occhi, il suo naso e i suoi pensieri arriviamo a conoscere anche Erwin molto, molto bene.

La storia si apre con l’inizio del gioco, ma abbiamo subito una digressione sui pensieri e riflessioni di Mike: ci viene presentato come un personaggio introverso e schivo, abbastanza sicuro di sé da ascoltare il proprio istinto e lasciarsi mettere in un angolo da persone che non gli piacciono piuttosto che chinare il capo e accettare loro e la loro puzza pur di restare “nel branco”.

Ho trovato verosimile anche che, pur rimanendo solitamente in disparte, anche Mike di tanto in tanto si lasci convincere a partecipare alle attività di gruppo, soprattutto se a insistere è uno dei pochi che non gli dispiacciono… e altrettanto verosimile è il suo rimpianto iniziale a non essersi opposto con più fermezza, data l’imbarazzante situazione di stallo in cui rimane invischiato.

Erwin ci viene descritto da Mike come “un veterano uscito ferito da innumerevoli battaglie”, molto più maturo della sua età effettiva e completamente diverso da tutti i coetanei che conosce.

Il che tra l’altro è solo un bene, perché tra tutti i coetanei che Mike conosce non ce n’è neanche uno che apprezzi veramente, o che almeno desti in lui un qualche interesse.

La scena “dell’annusata” è allo stesso tempo comica e ricca di pathos: è comico immaginarsi l’immagine in sé, ma sapere cosa c’è dietro quel gesto all’apparenza ridicolo fa vedere al lettore le cose sotto una luce completamente diversa.

Mi è molto piaciuta la reazione che ha avuto Erwin: non si è minimamente scomposto a quel gesto bizzarro, ha semplicemente chiesto una spiegazione e l’ha accettata con la stessa naturalezza con cui gli è stata fornita.

Come pure mi è piaciuto quel “mi piace il tuo profumo”, e tutte le implicazioni che nasconde: Mike ha riconosciuto in Erwin un’anima affine, qualcuno che per una volta vorrebbe davvero conoscere meglio perché pensa che ne varrebbe la pena.

Non sappiamo quanto di questo “non detto” abbia percepito Erwin, ma probabilmente qualcosa gli è arrivato davvero perché la sua maschera – quella che forse ha messo su per difendersi dai pregiudizi della gente per via di suo padre – inizia a incrinarsi.

La scena del bacio è strana, vibrante, con un senso di aspettativa che viene appagato soltanto a metà: Erwin non si ritira dal bacio come Mike aveva pensato (temuto?), ma nemmeno risponde, lasciandosi baciare senza però mettere in gioco le sue carte.

Ho trovato questa reazione estremamente plausibile per un tipo intelligente e calcolatore come Erwin: probabilmente Mike l’ha colto di sorpresa – in fondo si conoscevano a malapena – e prima di sbilanciarsi in un senso o nell’altro ha aspettato di vedere quali sarebbero state le sue prossime mosse, così da non farsi trovare impreparato.

Ed è assolutamente consono alla loro personalità che alla fine, quando sentono bussare alla porta, entrambi si ricompongono come se nulla fosse successo, tenendo per sé questo piccolo segreto e lasciando gli altri nella convinzione che in quello stanzino non sia successo assolutamente nulla.



Stile e trama:

Lo stile della storia è altamente introspettivo, eppure queste riflessioni vengono proposte in modo semplice e naturale, complici un linguaggio curato ma non forbito e una sintassi ben strutturata (anche se talvolta fin troppo ricca di virgole) con periodi articolati ma non pesanti, che non raggiungono mai il secondo grado di subordinata e consentono quindi di seguire sempre perfettamente il filo del discorso.

La storia si svolge quasi esclusivamente all’intero dello stanzino dei “sette minuti in paradiso”, ma la narrazione talvolta ne esce, spaziando da un piccolo flash-back iniziale su come è cominciato il gioco, a uno più profondo sull’infanzia di Mike, e poi ancora a riflessioni varie ed eventuali su tutte le persone che lo circondano.

L’atmosfera in quello spazio ristretto viene vissuta inizialmente come “claustrofobica”, e il lettore stesso la respira così. Anche la candela accesa, che potrebbe essere intesa come un qualcosa di romantico, contribuisce invece a creare quella tensione tipica di due personalità introverse che, contro la loro volontà, sono costrette a interagire.

Mike passa i primi minuti a studiare il suo “compagno di sventura”, e mentre lui si perde in questi pensieri il lettore viene a conoscenza non soltanto delle – poche – informazioni che ha di Erwin e delle – molte – supposizioni che fa sul suo conto, ma anche di svariati dettagli della personalità di Mike stesso.

A questo proposito sono combattuta: da un lato ho apprezzato molto tutte quelle piccole e grandi precisazioni sui suoi comportamenti perché hanno contribuito non poco a definire la sua caratterizzazione; dall’altro, proprio perché il narratore è interno e non onnisciente, forse alcune cose potevano essere taciute, più lasciate intendere tra le righe che messe proprio nero su bianco (ad esempio quando specifichi che Mike non si vergogna di farsi notare mentre annusa Erwin per la prima volta).

I dialoghi in questa storia sono pochissimi e brevi, ma sono tutti gestiti perfettamente: sono verosimili e adeguati al contesto, per nulla artificiosi; leggendo si può facilmente immaginare l’uno o l’altro mentre pronuncia la sua battuta, e questo dettaglio aggiunge realismo a una storia già di per sé molto accurata dal punto di vista della caratterizzazione e dell’introspezione psicologica.

La scena del bacio arriva quasi in punta di piedi, inaspettata ma non per questo fuori luogo, estremamente naturale nonostante i presupposti potrebbero far pensare il contrario.

Insomma, abbiamo già abbondantemente sottolineato quanto sia Mike che Erwin siano due ragazzi orgogliosi e introversi, poco avvezzi alla socializzazione… eppure quest’alchimia che scaturisce all’improvviso è palpabile attraverso le parole, in un crescendo rapido ma ugualmente plausibile che sfocia in “un bacio piuttosto casto, di quelli fatti per non mettere fretta, ma che vorrebbero essere chiaramente più passionali”.

Ecco, questa descrizione l’ho trovata perfetta per quel momento: nonostante quest’attrazione magnetica Mike non perde il controllo, rimanendo fedele a se stesso in un contatto sì intimo ma comunque non invadente; così come Erwin, che pur non ritraendosi nemmeno ricambia quel bacio, limitandosi quasi a “subire” (e probabilmente analizzare) quella situazione nuova e forse piuttosto strana, senza dare a intendere se la sua iniziale sorpresa fosse positiva o negativa.

Si avverte appieno l’irritazione di Mike quando il leggero bussare alla porta gli impedisce di provare a scoprire fin dove potrebbe spingersi, ma poi l’atmosfera si distende e quello che traspare è la sensazione di silenziosa complicità tra i due protagonisti.

Erwin rimane criptico fino alla fine, ma quell’ultimo sussurro di Mike lascia chiaramente intendere che, da parte sua, non gli dispiacerebbe affatto riprendere quel “discorso” iniziato dentro lo stanzino. Magari stavolta senza i minuti letteralmente contati.



Gradimento personale:

Come ti ho già detto, la Mike/Erwin è una coppia a cui non avevo mai pensato, ma sono felice che tu mi abbia fatto leggere questa storia perché l’ho trovata davvero molto dolce e romantica.
L’accuratissima introspezione psicologica, intensa ma mai pesante, mi ha permesso di immedesimarmi a fondo nei personaggi, e questa full-immersion mi ha veramente incuriosita. Spero davvero di poter leggere qualcos’altro di tuo su di loro, in futuro.








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05/08/2016 11:58
 
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Effetti collaterali (subito dopo che il tuo migliore amico ha tentato di ucciderti)
Effetti collaterali (subito dopo che il tuo migliore amico ha tentato di ucciderti) di ame_tsuki EFP




Titolo:

Il titolo è sicuramente originale e divertente (il che immagino fosse il tuo scopo), ma mentre la parentesi tonda si spiega da sé ed è assolutamente perfetta per la storia, devo dire che quel “Effetti collaterali” non mi pare molto indicato: immagino che con “effetti collaterali” ti riferisca al Pocky Game (e tutto quel che ne è derivato), ma onestamente trovo che il collegamento tra il gioco e la pseudo rissa citata nella parentesi mi pare un po’ forzato. Sì, è vero che è per quella che Sai ha avuto l’idea del Pocky Game, ma il gioco stesso non mi pare un “effetto collaterale” quanto piuttosto un metodo poco ortodosso per porre fine al litigio – e il bacio è un “effetto collaterale” del gioco stesso.



Sviluppo del gioco:

Il Pocky Game è sicuramente il momento clou della storia, ma forse viene un po’ oscurato da tutta la vicenda dell’afa su Konoha: è da lì che parte tutto, perché è la calura estiva che dà vita al bisticcio tra Sasuke e Naruto per il telecomando dell’aria condizionata, che a sua volta spinge Sai a cercare una soluzione per farli smettere.
A parte questa piccolezza, ho trovato il gioco molto ben integrato nella trama e soprattutto molto importante ai fini della stessa. Mi è anche piaciuto che tu abbia scelto di farlo intendere dai due protagonisti come l’ennesima sfida: considerando i loro trascorsi, direi che è una scelta decisamente appropriata.



Caratterizzazione dei personaggi:

Pur avendo dato ampio spazio alla narrazione fine a se stessa, sei riuscita – anche grazie ai molti discorsi diretti – a delineare un’ottima caratterizzazione di (quasi) tutti i personaggi.

Trovo decisamente plausibile che a Konoha ancora le persone non si fidino molto di Sasuke – dopotutto era un fuorilegge fino a una manciata di mesi prima – e altrettanto plausibile mi pare che invece Naruto e gli altri, che hanno avuto modo di combattere al suo fianco in prima linea, non si facciano problemi ad accamparsi nel suo salotto.

La scena sui nostri eroi si apre con l’ennesimo bisticcio tra Naruto e Sasuke (con un blando intervento di Shikamaru che poi, facendosi vincere dalla pigrizia come sempre, decide di lasciar perdere) e questo direi che è assolutamente normale.

Mi è piaciuta anche quella frecciatina più o meno innocente su Sakura e il suo “animo da medico e da saputella mai sopito”, che fa notare a Naruto – non a torto – quanto sia inutile e anzi dannoso voler abbassare ulteriormente la temperatura in casa.

Col proseguire del bisticcio tra Sasuke e Naruto è evidente che, più che per il controllo del telecomando, i due litighino proprio per il gusto di farlo: è il loro modo di rapportarsi, e ho apprezzato molto che tu abbia sottolineato come queste discussioni in fondo siano mancate a Naruto (e forse anche a Sasuke).

Assolutamente realistico che i due siano finiti subito con l’azzuffarsi come quando erano bambini… mentre non mi ha convinto che, tra tutti, sia stato proprio Sai a proporre il Pocky Game per separarli.

Ora, ammetto che è un po’ che non bazzico nel fandom di Naruto, ma ricordo che già un paio di anni fa Sai era spesso descritto come una persona estremamente maliziosa (e talvolta pure pervertita), pronta sempre a mettersi in mezzo e a cogliere ogni occasione propizia per fare i suoi porci (spesso letteralmente) comodi.

Ecco, il fatto è che Sai non è così, o almeno non lo è nel canon. Lui è un ragazzo cui è stato insegnato a reprimere le proprie emozioni al punto che i primi tempi non riesce nemmeno a comprendere quelle degli altri, e anche se col passare del tempo migliora molto sotto questo aspetto non ce lo vedo proprio a diventare il malizioso manipolatore (a fin di bene, certo) che hai descritto nella tua storia (e che è descritto in moltissime altre storie).

E quel “sorriso inquietante che l’ha reso famoso a noi fangirl” è soltanto il sorriso di uno che non è ancora abituato a sorridere perché per tanti anni non ha mai avuto occasione di farlo, nulla di più e nulla di meno.

Ma chiudiamo la parentesi Sai (per inciso, non è una crociata per difenderlo perché in effetti non mi fa né caldo né freddo come personaggio, è soltanto il mio parere personale sulla sua caratterizzazione) e torniamo a Sasuke e Naruto.

Il Pocky Game è strano e ambiguo come gioco, lo sanno tutti, ma Naruto che accetta la sfida come entusiasmo perché, ehi, è comunque una sfida, è così tremendamente realistico che strappa subito un sorriso divertito.

Così come è comicamente realistica la discussione in cui Sasuke cerca (invano) di farlo ragionare e lui continua nella sua tiritera del “hai paura di perdere”… tanto che alla fine, ovviamente, Sasuke cede alle sue provocazioni e accetta la sfida.

Una sfida che poi sfocia in un bacio passionale e quasi rabbioso, in cui entrambi cercano di prevaricare sull’altro per avere la meglio: altra cosa molto in linea con le loro personalità, perché orgogliosi come sono qualunque cosa diventa un pretesto per “stabilire chi è il più forte” (e perché veramente la tensione erotica tra quei due si taglia col coltello, ma questa è un’altra storia).

Inizialmente non ero molto convinta sul modo in cui il bacio poi si trasforma e i due continuino tranquillamente a pomiciare davanti a tutti, ma poi mi sono resa conto che, in effetti, loro non hanno mai fatto caso più di tanto a chi avevano intorno: quando hanno un conto in sospeso (sia una discussione verbale, una lotta o un bacio come adesso) è come se per loro il resto del mondo svanisse nel nulla. E quindi, sì, è verosimile che sia successo lo stesso in questo caso.

Mi ha fatto sorridere il modo in cui Shikamaru li fa tornare al presente: semplice e schietto, si limita a commentare l’ovvio giusto per interrompere quella situazione che, in effetti, per gli spettatori doveva essere diventata parecchio strana e imbarazzante.

Ho molto apprezzato che Naruto non se ne vada insieme agli altri ma rimanga a casa di Sasuke “a godersi il fresco” come aveva preannunciato: andarsene dopo quello che è successo sarebbe stato come scappare, e Uzumaki Naruto non scappa di fronte a niente e nessuno.

E infatti, mentre Sasuke si crogiola nelle sue paturnie mentali e si arrovella su cosa fare o cosa dire dopo quel bacio, lui con tutta naturalezza se ne esce con quel “voglio rifarlo” che strappa un sorriso al lettore – e fa quasi venire un infarto a Sasuke.



Stile e trama:

Strano. Ecco la parola che più di tutte, per me, descrive il tuo stile.

Il lessico e la struttura sintattica sono curati e talvolta anche piuttosto elaborati, in netto contrasto con il contenuto quotidiano e familiare.

La digressione iniziale sull’afa che incombe su Konoha è forse l’esempio più calzante di questo contrasto tra forma e contenuto, ma ovviamente è una cosa voluta.

Mi piace molto come, a dispetto del tono talvolta solenne della narrazione, i dialoghi siano invece freschi e frizzanti, perfettamente adeguati a quelli che, ninja o non ninja, sono in fin dei conti ancora dei ragazzini.

Ho anche apprezzato molto quel “-ttebayo!” posposto da Naruto alla sua affermazione sul fatto che non avrebbe più lasciato il fresco di quella casa… ma avrei preferito che non fosse l’unico della storia: è veramente carina l’idea di inserirlo (dopotutto è una sua esclamazione tipica), ma giacché l’hai fatto una volta magari sarebbe stato meglio mettercene almeno un altro paio, così da evitare di farlo cadere nel dimenticatoio.

Non mi sono invece piaciute tutte quelle parti in cui c’è uno sfondamento della quarta dimensione, quando cioè il narratore smette di parlare della vicenda in senso stretto e inserisce i propri commenti personali: secondo me queste postille non aggiungono nulla alla lettura, anzi, la infastidiscono interrompendo il filo narrativo.

I personaggi sono (quasi) tutti molto naturali, e la discussione tra Sasuke e Naruto è sviluppata davvero molto bene: quei due non ci hanno mai messo molto per passare dalle parole ai pugni, per qualsiasi pretesto più o meno serio, e anche in questo caso non fanno eccezione.

Lo stratagemma di Sai è forse un po’ forzato, ma indubbiamente strappa un sorriso; soprattutto considerate poi le reazioni dei due protagonisti, che si cimentano senza esitare l’uno e preso per sfinimento l’altro in questa nuova e particolarissima sfida.

La scena del gioco è un crescendo di tensione e aspettative, che sfocia in un bacio dapprima casto e poi quasi violento, tanta è la passione che i due “sfidanti” mettono nel cercare di prevalere l’uno sull’altro.

Fa sorridere il contrasto tra le turbe psicologiche di Sasuke, dilaniato tra la voglia di approfondire il contatto e la consapevolezza che non dovrebbe farlo perché non sono soli… e l’innocenza di Naruto, che invece si voleva solo mangiare l’ultimo pezzetto di dolce.

Solitamente non mi piacciono le descrizioni eccessivamente lunghe dei baci, ma ho trovato appropriato che tu invece ti ci sia soffermata così tanto perché rende molto bene l’idea di quanto a lungo sia durato il bacio stesso: il lettore si perde nella narrazione sempre più ricca di pathos, tanto da dimenticarsi – esattamente come Naruto e Sasuke – che in quella stanza i due non sono soli.

E poi tornano tutti bruscamente alla realtà con l’uscita di Shikamaru, semplice ma decisamente appropriata: insomma, nella sua situazione chiunque si sarebbe sentito a disagio e avrebbe cercato un modo per tirarsene fuori.

Anche la precisazione di Sai lascia un po’ straniti, ed è giusto così. In fondo ci eravamo (mi ci metto anch’io) tutti dimenticati che in realtà quel bacio era solo frutto di un gioco, e quando decreta che Sasuke è il vincitore della sfida è come se tutti si fossero risvegliati da un sogno (piuttosto strano, in verità).

Come ti ho già detto, ho trovato appropriato al personaggio di Naruto il suo ostinarsi a rimanere in casa di Sasuke anche dopo che tutti quanti se ne sono andati.

E altrettanto appropriato e naturale è l’imbarazzo che li coglie entrambi una volta rimasti soli, perché in fondo entrambi sanno bene che quel “gioco” si è spinto troppo oltre per poter passare inosservato.

Sasuke non sa come comportarsi, forse timoroso di rovinare tutto… e poi Naruto, schietto e semplicemente impulsivo come al solito, trova il suo personalissimo modo per risolvere la faccenda, stemperando all’istante la tensione e facendo terminare la lettura con un sorriso divertito.



Gradimento personale:

Il comico non è precisamente il mio genere, ma è stato molto interessante leggere qualcosa di diverso, per una volta: la tua storia mi ha fatto ridere e sorridere, e (quasi) tutti i personaggi sono resi veramente molto bene nonostante la situazione decisamente particolare in cui li hai descritti.
E poi è indubbio che la tensione sessuale tra Sasuke e Naruto è presente fin da quando erano due mocciosetti che nemmeno sapevano cos’era, la tensione sessuale, quindi è cosa buona e giusta dar loro un po’ di soddisfazione, ogni tanto.








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Tratto da "Cara Mathilda" di Susanna Tamaro

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05/08/2016 12:00
 
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Discorso post-risultati
Ottimo, direi che ho finito. Spero di non avervi deluso con queste che in fondo sono soltanto le mie personalissime considerazioni sulle vostre storie, ma in ogni caso ribadisco di essere sempre disponibile al confronto.

Come ultima cosa, vi informo che ho deciso di assegnare un premio speciale (che sfortunatamente ancora non ha nome perché ho il cervello troppo fuso per inventarmene uno decente) alla storia So why, when you're with him, you look gay at one hundred and ten percent? di TheGhostOfYou.0.00: nella sua storia ha aputo unire una caratterizzazione perfetta dei personaggi con una struttura narrativa intrigante e particolare, ha inserito il gioco nella trama con estrema naturalezza e ha saputo sfruttarlo al meglio.
Il premio consiste nel banner personalizzato della storia stessa, e arriverà non appena troverò un po' di respiro tra tutti gli arretrati che ho accumulato.

E ora è veramente tutto. Grazie per avermi seguito fin qui, spero di vedervi di nuovo in un altro dei miei contest ^^

A presto!
rhys89

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Tratto da "Cara Mathilda" di Susanna Tamaro

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05/08/2016 12:40
 
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Salve [SM=g27987] grazie per l'accurato giudizio *^* è stato bello partecipare a questo contesto! Il mio Hashirama è fondamentalmente idiota in molti tratti XD obbligo o verità era una scusa per arrivare dove voleva, dato che non ne aveva altre e che doveva fornire a Madara un motivo stupido (oltre a quello reale) per cedere.
Per quanto riguarda il fatto che si siano rivelati i loro cognomi, devo rileggermi quel pezzo XD perché praticamente loro hanno dei sospetti, ma non sanno veramente di far parte di due clan distinti, e non lo sapranno finché i rispettivi padri e i rispettivi fratelli non li troveranno a giocare da soli. Volevo rispettare questa cosa, ma penso di non averlo spiegato troppo bene, quindi devo rivedermela...
Ancora mille grazie!
PS: posso avere il giudizio come recensione?
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05/08/2016 21:40
 
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Re:
supersara89, 05/08/2016 12.40:

Salve [SM=g27987] grazie per l'accurato giudizio *^* è stato bello partecipare a questo contesto! Il mio Hashirama è fondamentalmente idiota in molti tratti XD obbligo o verità era una scusa per arrivare dove voleva, dato che non ne aveva altre e che doveva fornire a Madara un motivo stupido (oltre a quello reale) per cedere.
Per quanto riguarda il fatto che si siano rivelati i loro cognomi, devo rileggermi quel pezzo XD perché praticamente loro hanno dei sospetti, ma non sanno veramente di far parte di due clan distinti, e non lo sapranno finché i rispettivi padri e i rispettivi fratelli non li troveranno a giocare da soli. Volevo rispettare questa cosa, ma penso di non averlo spiegato troppo bene, quindi devo rivedermela...
Ancora mille grazie!
PS: posso avere il giudizio come recensione?



Grazie per aver risposto! [SM=g27987]
Sono felice che il giudizio ti sia piaciuto... e per quanto riguarda i cognomi di Hashirama e Madara: non c'è scritto proprio che si sono rivelati le rispettive identità, ma lo lasci intendere scrivendo che Madara aveva perso molto per colpa dei Senju e viceversa Hashirama per colpa degli Uchiha. Comunque è solo una piccolezza, magari se non l'avessi letta nei panni di giusdiciA (rompiscatole xD) nemmeno l'avrei notato.

EDIT: aggiungerò il giudizio come recensione non appena avrò di nuovo la connessione da computer disponibile [SM=g27988]

A presto!
rhys89
[Modificato da rhys89 05/08/2016 21:42]

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05/08/2016 21:56
 
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Re: Di quando Nico capì di amare le bottiglie (in vari sensi)
rhys89, 05/08/2016 11.55:

Di quando Nico capì di amare le bottiglie (in vari sensi) di Black White Dragon




Titolo:

Il titolo è molto originale e divertente, con quella precisazione tra parentesi che strappa immediatamente un sorrisetto al lettore e fa nascere in lui la curiosità di scoprire a cosa ti riferisci con la postilla finale “in vari sensi”.



Sviluppo del gioco:

Il “gioco della bottiglia” è uno dei più classici, e mi è piaciuto molto che tu abbia deciso di modificarlo un po’ per renderlo originale senza perdere però la sostanza dello stesso.
Mi è anche piaciuto che tu abbia deciso di iniziare la storia dal giorno dopo – con questa immagine iniziale di Nico semisvenuto nel bagno di Percy – e solo in un secondo momento ti sia soffermata a raccontare la serata del gioco, per poi tornare di nuovo al presente.



Caratterizzazione dei personaggi:

Per tutta la storia il punto di vista rimane esclusivamente quello di Nico, ma attraverso i suoi occhi anche gli altri sono caratterizzati molto bene.

Lo vediamo nella prima scena preda di un risveglio piuttosto traumatico (o meglio, un normale risveglio dopo una serata piuttosto traumatica), confuso e disorientato.

Mi è piaciuto quel suo primo scambio di battute con Percy, con Nico che sprizza acidità da tutti i pori e Percy che anziché prendersela sorride: mi sono sembrati entrambi naturali fedeli a se stessi.


Mi ha invece un po’ stonato, nel flash-back, la considerazione di Nico sul fatto che è illegale bere sotto i ventun anni, è un po’ troppo “bacchettona” e poco verosimile; invece la sua decisione di lasciarsi andare e anche questo suo “gasarsi” perché “sta bevendo roba illegale e non è neanche male” l’ho trovata naturale, adatta a un ragazzino come lui.

Con l’innalzarsi del tasso alcolico si ha un progressivo abbassarsi di IC, ma comunque direi che te la sei giocata bene: nella stranezza, sono tutti abbastanza verosimili (Nico che sorride, Frank che russa, Leo che cerca di avvitare la bottiglia dal fondo e Jason e Percy che si guardano e ridono).

Anche l’idea di Leo di giocare al gioco della bottiglia al posto del solito “obbligo o verità” non stona, perché tutto sommato in una situazione del genere la voglia di sperimentare può tranquillamente venir fuori.

Sulle “regole” di questo gioco, invece, ho qualche riserva: da un lato mi piacciono molto perché danno un tocco originale alla storia, ma dall’altro mi sono sembrate un po’ forzate, troppo artificiose e complicate da elaborare per qualcuno che poco prima non riconosceva nemmeno il sopra dal sotto di una bottiglia.

Il fatto che tutti accettino senza esitare è da imputare ovviamente al tasso alcolico ed è quindi comprensibile, come è pure comprensibile che Nico inizialmente abbia alcune riserve ma che poi si convinca accarezzando la possibilità di poter baciare (finalmente) Percy.

Il sorriso con cui Percy si avvicina a Nico me lo immagino tra l’innocente e il provocatorio, e mi ha fatto sorridere quel “Prendi per il culo, Jackson” che giustamente si ritrova a pensare Nico nel vederlo!

Mi è piaciuto anche l’aver sottolineato come Nico si goda quel primo bacio a stampo perché, anche se sbagliato e finto, è pur sempre un bacio con la sua cotta storica.

Non mi ha invece convinta il fatto che poi si metta a piangere: sì, sicuramente vedere Percy e Jason che si baciano con estrema naturalezza (come se peraltro ci fossero abituati) non gli ha fatto piacere, ma da come l’hai descritto non è ancora abbastanza ubriaco da essere preda di una sbornia triste, e questo improvviso e radicale cambiamento sembra un po’ fuori luogo, considerando anche il carattere introverso di Nico.

Di contro, ho apprezzato moltissimo la scenetta del bacio tra Leo e Nico (che si è appena ripreso): Nico che cerca di tirarsi indietro e Leo che insiste per rimanere fedele alle regole del gioco… e poi lo prende in giro con quella battutina su Percy. Molto verosimili entrambi – soprattutto Leo.

Mi è suonata un po’ strana la spontanea proposta di Jason “Io dico che dovrebbe baciarci entrambi”, ma voglio attribuirla a una disinibizione alcolica e quindi passo oltre.

Nico che bacia velocemente Jason come per togliersi il pensiero prima di concentrarsi su Percy è assolutamente fantastico! E mi è anche piaciuto come tu abbia sottolineato che non riesce più a pensare lucidamente per l’effetto combinato dell’alcol e del bacio di Percy.

Molto tenera la scena di Nico che a bacio finito si accoccola su Percy, e tutto sommato direi che ci sta, perché Nico invece ha deciso che già che è in ballo tanto vale ballare, e si permette di godersi quella situazione fino in fondo; come ci sta anche il fatto che Percy non lo scacci, anzi, gli mette un braccio intorno alle spalle come se fosse la cosa più normale del mondo: in fondo non sono due estranei ma amici che si vogliono bene, e Percy non è il tipo che si fa problemi a dimostrare il suo affetto.

La decisione di Nico di ritirarsi dal gioco dopo il terzo – e più intenso – bacio con Percy è stata secondo me molto in linea con il personaggio: dentro di sé Nico pensava probabilmente che non ci sarebbe più stata occasione di baciare Percy, ed è naturale che desiderasse finire la serata con il suo bacio come ultimo ricordo prima di andare a dormire.


E torniamo al presente con un Percy completamente privo di pudore che si spoglia in tutta tranquillità per farsi la doccia anche se Nico è in bagno con lui – cosa che in effetti è normale, essendo due ragazzi… come è normale che Nico ammiri il corpo nudo di Percy quasi con venerazione, e ci fantastichi su anche mentre lui è a lavarsi.

Una delle parti che mi è piaciuta di più per la sua verosimiglianza, è la risposta che Percy dà a Nico alla domanda “ma perché voi vi ubriacate?”: credo anch’io che quei ragazzi sentano la necessità di comportarsi come “degli adolescenti coglioni”, di tanto in tanto, proprio per assaggiare quella normalità che molto spesso gli è negata. Inoltre la naturalezza con cui Percy dice tutto questo è propria del suo personaggio, sempre genuino e sincero.

E istintivo, soprattutto, il che si riallaccia molto bene a quel quarto bacio impulsivo che ha dato a Nico per cercare di capire se gli piacciono anche i ragazzi oppure no; anche il suo ragionamento contorto (ma nemmeno più di tanto) sul fatto che un bacio dato per gioco è diverso da uno dato spontaneamente è molto da lui.

Così come è da lui quella domanda ingenua che fa sorridere Nico (ma quanto può essere tonto Percy?), che per una volta si prende una piccola rivincita con quella frase sibillina finale, prima di andarsene dalla cucina di Percy lasciandolo ancora più confuso di quanto è di solito.


Nel complesso, a parte qualche esagerazione nel flash-back, ho trovato tutti i tuoi personaggi molto ben caratterizzati e fedeli al loro corrispettivo nel canon.



Stile e trama:

Lo stile è estremamente fluido e fresco, ricco di discorsi diretti e con una sintassi semplice ma ben curata.

Il linguaggio è quotidiano, senza fronzoli, perfetto per una storia che parla di adolescenti adottando il punto di vista di un adolescente.

L’idea di cominciare la narrazione “dagli effetti” della serata mi è piaciuta (anche se in effetti lasciarlo dormire sul pavimento del bagno non è stato molto gentile da parte di Percy, ma immagino che non fosse propriamente nelle condizioni di realizzare che magari sarebbe stato meglio trascinarlo sul divano), l’ho trovata un buon escamotage per rendere più originale quello che – a conti fatti – è un cliché già molto utilizzato (non che ci sia niente di male in questo, io adoro i cliché): una serata “per soli uomini” che per il troppo alcol degenera in qualcosa di parecchio, parecchio ambiguo.


Mi piace molto l’inserimento di flash-back nella narrazione, lo trovo un ottimo espediente per svelare al lettore particolari passati senza appesantire la storia con un lungo monologo diretto o una sterile spiegazione del narratore stesso, ma forse sarebbe stato più calzante se avessi alternato il presente a più parti di ricordi: quest’unico flash-back è un blocco molto grande, e se da un lato consente una linearità della trama molto facile da seguire, dall’altro il fatto che Nico abbia ripensato proprio a tutta quanta la serata nell’arco di pochi secondi (l’arco di tempo che intercorre tra la sua risposta acida e la domanda di Percy se poteva farsi una doccia) stona un po’.

Invece, suddividendolo in più parti e alternandolo a spezzoni (anche piccoli) di presente ci sarebbe stata una maggiore integrazione tra i due fili narrativi; anche se devo ammettere che non mi dispiace affatto l’effetto di disorientamento che si viene a creare nel lettore nel brusco passaggio tra i ricordi e il presente: quando Percy fa la sua domanda, il lettore viene colto di sorpresa come Nico stesso, e gli ci vuole qualche momento per rendersi bene conto di dove si trova e cosa sta succedendo.

Una delle cose che più mi è piaciuta di questa storia è l’attenzione ai dialoghi: sono tutti estremamente spigliati e dal lessico quotidiano, con alcune espressioni non proprio corrette (sia semidivine che non) ma estremamente tipiche di ragazzi di quell’età, il che è la cosa più importante nei discorsi diretti.


Parlando di queste “serate tra uomini”, devo dire che l’idea mi piace: come ha giustamente detto Percy, anche se “hanno salvato il mondo un paio di volte” loro sono pur sempre degli adolescenti, adolescenti maschi, ed è estremamente naturale che ogni tanto si ritrovino per passare una serata insieme senza le ragazze di mezzo.

Non mi ha invece convinta che Nico finora non fosse stato invitato: se non avesse partecipato per impegni o per mancanza di voglia sarebbe andato bene, ma dopo la fine della seconda saga Jason lo prende un po’ sotto la sua ala protettiva, assicurandosi che non si isoli più e che abbia sempre degli amici con sé, e avrei trovato più verosimile che almeno lui lo avesse invitato qualche volta; poi sì, magari Nico avrebbe potuto rifiutare per qualunque motivo, ma in questo modo sembra che finora avessero voluto escluderlo, il che è esattamente il contrario di quello che un personaggio come Jason (in primis, ma anche tutti gli altri) farebbe.

Il fatto che il gioco arrivi dopo una discreta quantità d’alcol ingerita (a proposito: Frank che russa in un angolo è davvero un tocco di classe!) ci sta molto bene e, nonostante le perplessità di cui ti ho già parlato sulle regole forse troppo complicate da elaborare in quella situazione, rende il tutto molto realistico.

C’è però una cosa che non ho potuto fare a meno di notare, e che mi lascia perplessa, ed è il comportamento di Jason e Percy: i sentimenti di Nico durante il gioco li conosciamo, Leo è assolutamente evidente che abbia preso il tutto come la goliardata che è, ma loro due sono parecchio ambigui persino in una situazione del genere; insomma, già al primo bacio, quello innocente a stampo, Jason circonda il collo di Percy con le braccia… ecco, mi è sembrato un po’ troppo, per dei ragazzi presumibilmente etero.

Quello che passa è che scene del genere siano all’ordine del giorno, ma considerando che alla fine della serata Percy bacia Nico per cercare di capire se gli piacciono anche i ragazzi oppure no, l’ho trovato un po’ contraddittorio: da un lato il lettore ha il dubbio che in queste serate capiti spesso che si bacino tra loro (il che, devo dirlo, non mi convince molto), dall’altro ci sono parecchi indizi che portano invece a pensare che sia una novità.

Ma lasciamo da parte questo mio dubbio amletico e proseguiamo.

Lo sviluppo del gioco è strutturato molto bene, e mi sono piaciute molto le varie reazioni dei ragazzi ogni volta che la bottiglia decretava chi dovessero baciare.

Per quanto riguarda Nico in particolare, c’è un – comprensibile – crescendo di aspettativa col proseguire del gioco, e anche un diverso modo di porsi di Nico stesso: al primo bacio è diviso tra il desiderio e l’imbarazzo, il secondo si impone di goderselo perché forse non avrà altre occasioni… e il terzo se lo gode e basta, liberando il cervello da tutti i fastidiosi pensieri razionali che lo popolano di solito.


Il ritorno al presente è improvviso e repentino, nonostante avvenga proprio al termine dei ricordi, e dopo quell’evidente mancanza di pudore di Percy di cui abbiamo già parlato (ancora non riesco a capire se quel ragazzo c’è o ci fa) la narrazione riprende con toni più tranquilli.

Mi è piaciuto molto quest’ultima parte completamente dialogica: sa di familiarità e quotidiano, due semplici chiacchiere tra amici ancora un po’ intontiti dall’alcol e dal sonno che fanno colazione insieme.

E poi ho apprezzato il finale, con questa piccola e meritata rivincita di Nico che lascia Percy decisamente confuso e il lettore con un sorriso divertito, in bilico tra il desiderare di scoprire veramente cosa succederà al prossimo giro di “obbligo o verità”… e la voglia di continuare semplicemente a fantasticarci su.



Gradimento personale:

Questa storia è davvero particolare e forse anche controversa: ci sono parti che mi sono piaciute da morire (prima tra tutte l’ultimo – anzi, il penultimo – bacio tra Percy e Nico) e altre che non mi hanno convinta molto (come l’atteggiamento spigliato di Jason e Percy).
In generale, però, è stata una lettura divertente e decisamente piacevole, con un finale che mi fa sorridere e sperare in un possibile sequel… o no?










Eccomiii

Sono felice che la fanfiction ti sia piaciuta! Un po' avevo il sentore di essere andata verso l'OOC, però non avevo mai scritto di gente ubriaca e me la sono giocata non troppo bene haha

Ti volevo spiegare perché Nico non era stato invitato alle serate le volte precedenti: so che non l'ho detto (anche perché Nico non poteva saperlo), ma le 'serate tra uomini' le avevo pensate come una sorta di 'rimpatriata maschile' della Argo II, solo che effettivamente non l'ho scritto da nessuna parte, quindi mea culpa [SM=g27986]

Per quanto riguarda la narrazione 'spezzettata' ci avevo pensato, ma non so bene perché mi risultava difficile incastrare le parti della mattina e quelle dei flashback.

Invece per il sequel... tutti quelli che hanno recensito o comunque che mi hanno fatto sapere cosa ne pensavano della storia mi hanno chiesto di continuare. Dato che ci speri anche tu, credo proprio che sia mio dovere scrivere un sequel ;)

Avrei un favore da chiederti: potresti mandarmi la correzione completa con gli errori all'indirizzo blackwhitedragon97@gmail.com? [SM=g27987]

A presto,
Black White Dragon [SM=g27987]




06/08/2016 10:46
 
Quota

Grazie mille per il giudizio, apprezzatissimo, ed il premio speciale. Che dire, non mi aspettavo un giudizio così positivo!
Per quanto riguarda Brenda, si, devo dire di aver esagerato per mancanza di cura nei suoi confronti, della serie che proprio non l'ho calcolata e quindi non ho pensato a renderla quanto più IC, ed anche un'antipatia innata e profonda nei suoi confronti.
Per quanto riguarda i cambi di pov, non ho pensato a farli standard (flashback di Newt e presente di Thomas) solo perchè mi sembrava più azzeccato dar voce a entrambi più o meno allo stesso modo.
Grazie ancora, mi è piaciuto molto partecipare a questo contest.
Hai intenzione di indirne altri?
OFFLINE
Post: 3.284
Giudice*****
06/08/2016 12:12
 
Quota

Re: Re: Di quando Nico capì di amare le bottiglie (in vari sensi)
Black White Dragon, 05/08/2016 21.56:



Eccomiii

Sono felice che la fanfiction ti sia piaciuta! Un po' avevo il sentore di essere andata verso l'OOC, però non avevo mai scritto di gente ubriaca e me la sono giocata non troppo bene haha

Ti volevo spiegare perché Nico non era stato invitato alle serate le volte precedenti: so che non l'ho detto (anche perché Nico non poteva saperlo), ma le 'serate tra uomini' le avevo pensate come una sorta di 'rimpatriata maschile' della Argo II, solo che effettivamente non l'ho scritto da nessuna parte, quindi mea culpa [SM=g27986]

Per quanto riguarda la narrazione 'spezzettata' ci avevo pensato, ma non so bene perché mi risultava difficile incastrare le parti della mattina e quelle dei flashback.

Invece per il sequel... tutti quelli che hanno recensito o comunque che mi hanno fatto sapere cosa ne pensavano della storia mi hanno chiesto di continuare. Dato che ci speri anche tu, credo proprio che sia mio dovere scrivere un sequel ;)

Avrei un favore da chiederti: potresti mandarmi la correzione completa con gli errori all'indirizzo blackwhitedragon97@gmail.com? [SM=g27987]

A presto,
Black White Dragon [SM=g27987]







Grazie per aver risposto! [SM=g27987]
Sì, si intuisce che queste "serate tra uomini" sono un po' una rimpatriata per l'equipaggio maschile della Argo II, ma anche Nico (pur non facendo parte dei 7 della profezia) ha partecipato con loro all'Impresa, ed è per questo che mi suona strano che finora non fosse stato invitato, tutto qui ^^

Ti manderò volentieri il file con i miei appunti nei prossimi giorni (internet permettendo), spero che le mie considerazioni possano esserti utili [SM=g27989]

Ah, e sappi che leggerò volentierissimo il sequel quando lo pubblicherai [SM=g27988]

A presto!
rhys89

La mia pagina EFP
La mia pagina giudice

Tratto da "Cara Mathilda" di Susanna Tamaro

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