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I giovani (tifosi) d'oggi

Ultimo Aggiornamento: 19/03/2016 16:37
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Post: 1.597
19/03/2016 12:10
 
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letto oggi su corriere.it, o ci leggono o cominciano ad accorgersene in molti:


Tutto Messi e niente stadio
Arrivano i nuovi tifosini
Non ha una squadra ma idoli come Ronaldo e Messi: perché mio figlio Federico è così diverso da me? L’effetto-PlayStation
di GUIDO DE CAROLIS

I nostri idoli erano dei nessuno. E non poteva essere diverso. Stefano Rebonato era un onesto attaccante di provincia: segnava poco, non vinceva niente. Lo conoscevamo noi piccoli affamati di calcio, fanatici della Gazzetta dello Sport e del Guerin Sportivo. Nella stagione 1986/87 però Rebonato di gol ne fece 21 e spinse il Pescara in serie A per la terza volta. La rete della promozione, all’ultima partita, la realizzò il centrocampista Roberto Bosco contro il Parma di Arrigo Sacchi. L’anno dopo Rebonato e Bosco furono ceduti alla Fiorentina, venduti per 4 miliardi. Per noi però non se sono mai andati, sono rimasti con un poster e un’immagine indelebile nel cuore. Stringere a 11 anni la mano a Rebonato mi lasciò più contento che se mi avessero presentato Pablito Rossi, l’eroe del Mundial di Spagna 82. E leggendo una decina d’anni dopo Febbre a 90’ di Nick Hornby che raccontava la sua «malattia» per l’Arsenal capivo cosa provava, viveva, sentiva. L’attesa del match, l’innamoramento per un difensore mediocre che magari, per una volta una sola, aveva fatto una gran partita. E allora ci ho provato.


Il tifoso da Playstation

Ho tentato di fare di mio figlio Federico un tifoso da strada. L’ho portato una domenica a vedere Sampdoria-Pescara. Ottocento chilometri per ammirare il Pescara del Maestro Zeman, che vent’anni dopo si giocava di nuovo la promozione con in campo Verratti (oggi con Ibrahimovic nel Psg), Insigne (ora spalla di Higuain nel Napoli) e Immobile. A Genova vince 3-1, è ancora serie A. E proprio a Federico che aveva 6 anni, Insigne dal campo lancia i suoi calzettoni zuppi e sporchi di fango: una reliquia. Oggi però è dimenticata in un cassetto. Federico ha 11 anni e non è un tifoso della strada, ma un tifoso da PlayStation.
Non ha una squadra, ma idoli: veri. Non tifa per nessuno, solo per i più forti. Parla sempre di Cristiano Ronaldo, Ibrahimovic e Messi. E li compra tutti, alla Play. Della serie A per lui esiste appena Mauro Icardi. Non perché è il capitano dell’Inter, la sua fortuna è avere la faccia stampata insieme a quella di Messi sulla «cover» (la chiama cover sì, non copertina) di Fifa 16, il gioco con cui spende interi pomeriggi, da solo o sfidandosi on line con gli amici. È peggio di Mino Raiola, il re del calciomercato. Vende e compra i «galaticos», costruisce e smonta squadre. «Papà guarda chi ho preso in attacco: Ibra, Messi e Ronaldo». Provo: «Dai domenica ti porto allo stadio a vedere il Bologna». «Ma dai non scherzare, non c’è nessuno: andiamo a Madrid a vedere Cristiano». A Madrid? Cristiano? No, non sei mio figlio. Ma è così purtroppo e non è così solo Federico.

Lo stadio è nel salotto di casa

Per i figli della Playstation le squadre locali e i loro «poveri idoli» non esistono più: sei un «Top player» (parole sue) o non sei nessuno. Normale che sui social il Barcellona sia la squadra più seguita con 164 milioni di seguaci, davanti al Real Madrid (153) e Manchester United (92). Prima delle italiane? Il Milan, 8° con 36. Federico è tra quei milioni di ragazzini-tifosi di idoli non di club. Conosce le formazioni di Barcellona, Real, Bayern Monaco, Manchester. Non sa nulla o quasi della serie A. Solo giocatori: Dybala e Pogba della Juve, Higuain del Napoli, Dzeko della Roma. Fine. Negli anni 70 la fetta più consistente degli spettatori allo stadio aveva tra i 15 e i 25 anni, oggi 40 o più. Lo stadio adesso è nel salotto di casa dove giocano telecomandati Cristiano, Messi, Ibra. Oppure è il Bernabeu di Madrid o magari l’anno prossimo diventerà Old Trafford a Manchester se Ronaldo lascerà il Real per il club inglese. L’ultima richiesta: «Papà a giugno mi porti all’Europeo a vedere Ibra contro l’Italia?». «Sì, ti porto». Ho perso. È un figlio della Play.

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