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  18/01/2016 01:53 | |
BERISHA 4-La traiettoria di Giaccherini è insidiosa e imprevedibile finché si vuole, ma il modo in cui (non) l’affronta è privo del minimo senso tecnico. Non sfrutta al meglio fisico e centimetri nell’uscita bassa su Destro. Non è minimamente affidabile e, alla bella età di quasi 27 anni, difficile che lo diventi. Pietra sopra.
KONKO 5-Messo sotto pressione, passa immancabilmente alla modalità “mo’ te riconosco” (cit.). Un cambio per partite tranquille fino alla scadenza del contratto, nulla più.
MAURICIO 5-Un giallo evitabile e tanti errori. Gli va, però, riconosciuto il non andare completamente in barca benché abbandonato dalla squadra.
HOEDT 4-Lui, invece, in barca ci va con tutte le scarpe. Ma i suoi limiti sono noti, come lo è la necessità di proteggerlo a mezzo centrocampo. Voto da dividere con altri, insomma.
RADU 4.5-Nel primo tempo la sua fascia è terra di conquista, grazie anche alla ripetuta propensione nello stringere eccessivamente al centro: subire a ripetizione lo stesso, identico movimento avversario rientra nel perseverare diabolicum. Risale nella ripresa, ma non basta per la sufficienza.
PAROLO 4-In simbiosi col tecnico, anche nel dato fondamentale: alla Lazio ha dato quello che aveva da dare. Voltare pagina, per entrambi.
BIGLIA 4-Il colpevole principe – anzi, Principito – di un primo tempo vergognoso, nel quale è lui per primo a far saltare la protezione davanti alla difesa. Nella ripresa decide che gli va di giocare, e infatti... Sceglie le partite in cui impegnarsi sulla base di criteri puramente personali, un po’ come Baggio al Brescia. Uno fra i più indecenti profili umani mai transitati a Formello: ma, al di là di questo, nessuna squadra può legarsi mani e piedi a un elemento così discontinuo. Alla prima offerta adeguata, ammesso che ne arrivino, aria.
MILINKOVIĆ-SAVIĆ 5.5-Tenta di giocare per una squadra che non c’è. Alterna giocate più o meno convincenti, con prevalenza delle seconde e un complessivo deficit di lucidità e incisività. Sul piano dell’atteggiamento, però, a lui non si può rimproverare granché.
CANDREVA 5.5-Ritrova la vena dal dischetto anche se, di fronte a cucchiai e scoattate varie, viene da pensare al giorno in cui si troverà davanti un Sicignano. Gioca a testa bassa, e le conseguenze non mancano.
ĐORĐEVIĆ 1-Forse il peggior primo tempo che si ricordi da parte di un centravanti. Quando serve un attaccante vero, in grado di smarcarsi e fornire il minimo contributo alla manovra, non deve scendere in campo.
KEITA 6-Tanto fumo e pochissimo arrosto. Un po’ per colpa di compagni che non dettano mai il passaggio, rendendolo più solista di quanto già sia; un po’ per la ricerca del numero quando servirebbe concretezza. A conti fatti, lascia poche tracce.
KLOSE 7-Un rigore (più espulsione) procurato e un assist rappresentano un masso di discrete dimensioni nello stagno di una partita morta. È stato un giocatore e, rispetto al compagno che avvicenda, la differenza si nota.
LULIĆ 7.5-Movimento, imprevedibilità e peso specifico, più un’esecuzione di controbalzo facile solo per un osservatore distratto. Bentornato.
FELIPE ANDERSON s.v.-A Firenze era entrato in una fase più avanzata della partita segnando quasi subito, ma non può andare sempre così. Simbolo, sia pure involontario, di una vittoria neppure cercata.
PIOLI 3-Assiste con una depressione e una rassegnazione da Zaccheroni allo scempio del primo tempo.
Azzecca i due cambi per il 2-2 ma, quando il bottino pieno è lì a portata di mano, gestisce male il terzo lasciando intendere che il risultato lo accontenta.
Perdente, mediocre, patetico. E in linea con gli orientamenti societari.
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