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Lo Spartito Obliato -aggiornato per la lettura di tutti-

Ultimo Aggiornamento: 25/06/2016 19:03
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Sesso: Maschile
Cacciatore di demoni
Regio Analista
12/01/2016 00:06
 
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LO SPARTITO OBLIATO Versione aggiornata

L'estate era appena finita e i primi temporali autunnali, che sembravano volersi riscattare dalle tipiche assenze stagionali, squarciavano la quiete del Lo Regno. Il cielo era scuro, illuminato solo da qualche lampo e dalle luci delle case, delle locande e delle taverne.
Un fulmine cadde nei pressi dell'abitazione di Enricus, ma il bardo non se ne curò benché abbagliato in volto nella semioscurità della propria abitazione, assorto nella lettura di un libro aiutato dalla fioca luminosità di una candela quasi esaurita. Ma quello non era un volume qualsiasi. Chiusolo con un colpo secco, che spense la fiammella della candela, Enricus prese il mantello dei Templari Sin Fein e si recò verso la locanda, certo di trovare il paladino Gianlù.
Ed infatti egli era lì con la sua solita espressione divertita, incurante di tutto, quasi come se lo stesse aspettando. Il bardo entrò fradicio per l'acquazzone e si sedette davanti al paladino.
<<Sir Gianlù>> esordì il bardo per poi continuare: <<devo mettervi al corrente di una cosa!>>
<<Ditemi pure!>> rispose il paladino incuriosito.
<<Oggi stavo facendo pulizie...>> disse Enricus mentre notò Gianlù sghignazzare, e inarcando un ciglio disse <<Cosa c'è di strano? Anche un bardo fa le pulizie.... ogni tanto! Comunque non è questo il punto! A casa mia c'è un organo mal funzionante che mi ha lasciato mio nonno... vi ricordate? Quello che combatté contro Largoth! Proprio lui! Non lo usavo mai perché produceva un suono troppo tappato anche a pieni registri... così oggi ho deciso di sturarlo e vedere perché non funzionava. Beh... oltre a qualche penna, qualche foglio arrotolato nelle canne e qualche stuzzicadenti che era finito in mezzo ai tasti, ho trovato, nella canna più grande, un libercolo. Lo aprii per vedere il contenuto e… non immaginerete mai! Si trattava di un diario di avventure di mio nonno. Niente di particolare, direte... Sbagliatissimo! Sta scritto di una biblioteca antica, molto antica, contenente un sapere eccezionale, che, come potrete immaginare, è meglio non cada nelle forze del male... ma il bello deve ancora venire! Il pezzo forte della biblioteca è costituito da uno spartito, scritto da un mio avo. Ahimè, il diario non da altre spiegazioni a riguardo, ma con tutta probabilità può essere stato scritto da Enricus I, il capostipite della mia gens, che pare contenere una melodia talmente bella che nessuno, e dico nessuno, sia riuscito a resistere ad essa... una melodia in grado di condizionare totalmente l'ascoltatore! Ma purtroppo, il diario non contiene tante informazioni... o meglio... magari prima le conteneva ma il grasso che avevo versato nelle canne prima di controllarle è stato un duro colpo per le pagine… mmm>>
<<Interessante, anche se sarebbe stato meglio sapere dove…>> iniziò a dire Gianlù prima che venisse interrotto dall’amico.
<<Aspettate! L'unica informazione certa è proprio dove bisogna cercare, ovvero l'impero di Direnia. Il guaio è che qualche anno fa il vecchissimo Re Taul è morto lasciando il primo figlio Rhupert erede al trono, anch’egli aveva una certa età e una salute cagionevole…>> disse Enricus venendo a sua volta interrotto.
<<E dove starebbe il guaio? Aspetta avete detto che aveva una certa età?!>> domandò Gianlù perplesso.
<<Eh! Questo “nuovo” re, vedendo l’immaturità dei fratelli, non ha avuto nemmeno il tempo di designarne uno al trono e di prepararlo, che è stato trovato assassinato all’inizio di quest’anno. Ora i quattro fratelli rimasti… uno di essi è una sorella… comunque sono sull'orlo di una guerra civile per la successione e ognuno di essi si sta circondando di milizie proprie e stregoni molto, ma molto potenti! Il rischio che la biblioteca venga scoperta da uno di loro è troppo alto... quindi la mia proposta è questa: che i Templari Sin Fein tornino alla riscossa subito! Sarà una lotta contro il tempo e siamo costretti a vincerla; non che la cosa mi dispiaccia, eh! Che ne pensate?>> fini di dire con una domanda Enricus.
Gianlù che aveva ascoltato con interesse ogni parola del bardo annuì lievemente con la testa, batté un pugno sul tavolo e si alzò di scatto dicendo: <<E sia! I Templari hanno una nuova missione da compiere... stanotte stessa faremo in modo che tutti i nostri compagni sappiano della missione!>>
<<Questo è quello che io chiamo agire!>> concluse il bardo con un sorriso.
I due amici si congedarono con una ferrea stretta di mano e si diedero appuntamento l'indomani pomeriggio in locanda per discutere dei piani.
La mattina seguente nel portone della casa di ogni Templare stava affisso con un pugnale un cartello di convocazione per una riunione straordinaria da tenersi nel primo pomeriggio nel tavolo riservato della locanda. I convocanti Enricus e Gianlù avevano passato l'intera notte a sistemare i loro equipaggiamento, eccitati dall’imminente missione e di sapere chi avrebbe potuto parteciparvi. Alcuni Templari erano assenti dal Lo Regno e difficilmente sarebbe stato possibile rintracciarli in breve tempo, mentre le notizie che arrivavano da Direnia con cadenza settimanale, non promettevano nulla di buono. L’oramai morto Re Rhupert non aveva annunciato chi dovesse succedergli al trono, e nonostante il diritto di primogenitura sancito per legge, i suoi tre fratelli cadetti non avevano alcuna intenzione di tirarsi indietro davanti al maggiore, principe Rufus, e se i Sin Fein volevano fronteggiarli tutti, avevano bisogno di rinforzare i ranghi, così oltre all'appello messo alle case dei membri della Compagnia, un altro manifesto fu affisso nei luoghi pubblici del Regno:
"A tutti i Valorosi Vassalli ed Aspiranti Vassalli de Lo Re, il Sommo Blue Dragon, sia eterna gloria a lui, una nuova missione attende i Templari Sin Fein e chiunque voglia unirsi a loro nella lotta contro il male. L'appuntamento è nel pomeriggio in Taverna, per poi spostarsi nel Quartier Generale della Gilda dei Paladini. Holux, Semper Fidelis, Gianlù"
Mariuccia se ne stava in taverna da un bel pezzo, e aveva udito la conversazione del bardo e Gianlù, e poi letto le affissioni. Si avvicinò quindi a Enricus, quel pomeriggio lasciando ricadere il cappuccio dietro la testa e mostrando il suo viso, sorridente, quando DragonKnight essendosi svegliato presto e girato per il Regno vide quel manifesto. Lo lesse e corse subito in Taverna. Era quasi ora dell'incontro. Aveva tutto, Katane, Corona, Mantello, Tunica, Arco e il suo Flauto; e non ancora convinto controllava convulsamente e con una certa punta di fanatismo armaiolo. Entrò in taverna così velocemente da rompere quasi la porta. Mentre si riprendeva dalla corsa guardò il locale. Lì c'erano due Vassalli, Sir Gianlù e Sir Enricus IX, che erano in procinto di rispondere Mariuccia.
<<Hanf hanf hanf>> ansimava DragonKnight per poi riprendere fiato e domandare: <<Vi andrebbe bene la mia partecipazione alla missione?>>
<<Tempismo perfetto, mi risparmio di ripetermi… per il momento. Abbiamo bisogno di quanta più gente possiamo avere a disposizione, quindi siete più che ben accetti!>> rispose il bardo a Mariuccia e Dragon Knight
<<Sono felice di essere stato accettato. Allora aspettiamo altra gente>> disse il massiccio Aspirante Vassallo armato fino ai denti, che prese una sedia, si sedette e aspettò con tutta la pazienza del mondo.
Eruner entrò in taverna con un sorriso beffardo dipinto in volto. Si avvicinò ai compagni e disse, posando il pugnale sul tavolo.
<<Credo che questo simpatico chiodino sia vostro! Eh eh eh>> disse l’elfo prendendo posto, appoggiando Drath'Kahn alla spalla.
Enricus e Gianlù osservarono divertiti il “chiodino” sul tavolo, pensando che alle facce degli altri compagni quando si troveranno i loro rispettivi “chiodini” con tanto di messaggio infilzati all’uscio di casa.
<<Bene Fratelli, quando partiamo? Non vedo l'ora di far fare un giro alla testa di qualche essere oscuro... Staccandola dal collo, logico! Eh eh eh>> parlò di nuovo ai presenti l'Accolito Paladino di Atlantide, continuando a sogghignare sognante.
Non passò molto tempo che un altro pezzo grosso si presentò in taverna. Otrebmu entrò con calma e si diresse verso il tavolo dei Sin Fein, poggiando il coltello e la pergamena sul tavolo domandando sorridendo: <<In un primo momento ho pensato a un riscatto vedendo il coltello che inchiodava questa pergamena alla porta della mia stanza in locanda, non era meglio infilarla sotto la porta ?>>
<<Otrebmu>> esordì il bardo, per poi dire divertito: <<l'idea del pugnale è mia... in effetti se avessimo messo il bando sotto la porta si sarebbe corso il rischio che qualcuno non lo vedesse. Così invece, proprio pensando a un riscatto o a qualcosa di comunque urgente, nessuno poteva fare a meno di notarlo! Ragionamento che non fa una piega… umpf>>.
Risposto Otrebmu, Enricus guardò in faccia all’altro amicone, ed entrambi dovettero strozzare al momento una fragorosa risata, che sarebbe esplosa di li a poco in faccia al precisissimo Otrebmu, anch’egli leggermente divertito.
Otrebmu, continuando a sorridere disse:<<Sono felice che ripartiamo per una missione, è dal quella contro quei robot che non ne ho fatte di interessanti! Quindi mi sento più che pronto, se riuniamo abbastanza volontari in breve tempo… entro pochi giorni partiremo>>
Da quando era tornata Rowena se ne stava spesso in solitudine, lontano dagli altri, intenta a scoprire la verità sulla sua esistenza, verità tanto scomode che avrebbero potuto minare la sua nomina di Vassalla. Sembrava che niente riuscisse più a scuoterla dalle sue idee, e da quello che era successo ultimamente. Quella sera, mentre andava in cerca di Tristano come faceva tutte le sere, fu quasi disturbata da un coro di lazzi e parole di incitamento, proveniente come al solito dalla locanda. Voleva proseguire, ma qualcosa stranamente l'attirava in quella direzione. Stava per aprire la porta, quando vide affissa alla parete una pergamena. Cosi apprese dell'imminente partenza per Direnia. Poteva essere un bel diversivo alla sua malinconia, penso lei. Prendendo una bella boccata d'aria nei polmoni, entrò con la convinzione di aver fatto la scelta giusta. Qualche risata, ed il tono inconfondibile di Eruner, le fecero da guida sicura verso quelli che certamente avrebbero partecipato alla spedizione.
<<Ser Enricus, mi offro volontaria per questa nuova avventura!>> disse essa sorridendo a tutti i presenti, notando l'allegria che vi era intorno. Poi aspettò la risposta del bardo che contraccambiò subito con un bel sorriso aperto, la sua offerta.
<<La decisione spetta a voi Fratello, ma io appoggio l'entrata di Rowena nella combriccola! Una Vassalla in più non fa mai male... E' solo un consiglio, bene inteso! Disse continuando a sorridere Eruner, mentre faceva apparire con una innata rapidità di mani un boccale di birra a ciascuno dei presenti.
<<E vorreste anche una risposta?>> chiese il bardo ridendo, per poi aggiungere: <<Benvenuta tra noi!>>.
<<Bene ma credo che se fossimo di più sarebbe meglio>> iniziò a parlare dopo molto tempo DragonKnight, mentre beveva la birra offerta da Eruner.
<<Beh, DragonKnight. Fratello, nessuno si è azzardato a dire il contrario e nessuno l'ha minimamente pensato... se così fosse non saremmo qui ad aspettare altra gente... d'altronde non ci sono ancora tutti i Sin Fein!>> rispose il bardo.
<<Volevo dire di aspettare ancora un po'. E di non addormentarci eh eh eh eh!>> concluse DragonKnight porgendo il boccale e prosciugandolo in un sol sorso.
<<Non ci resta che aspettare quindi, avete già avvertito i Sommi della missione ? Avete chiesto il loro benestare e la loro benedizione?>> chiese Otrebmu rivolgendosi a Enricus IX e Ser Gianlù, mentre prendeva un boccale di birra che iniziò a sorseggiare, aspettando la risposta.
Gianlù ed Enricus si guardorono negli occhi, poi risposero alternandosi a parole: <<Il Sommo ovviamente sa’ già tutto… non è qui in taverna che possiamo discutere, ma appena arriverà qualcun altro, ci sposteremo nella Gilda… dove potremo parlare con più tranquillità. La ricerca dello spartito è solo una parte, v'è anche un altra parte ad essa collegata>>
<<Giusto, ricordate il manifesto? Diceva che poi ci saremmo spostati nella Gilda dei Paladini. Sir Gianlù sarei felice di conoscere questa altra parte>> sollecitò DragonKnight.
Improvvisamente da dietro le spalle di Gianlù una voce proruppe: <<Ser Enricus... Ma proprio piantato sulla botte dovevate lasciarmi questa missiva?! Avete quasi rovinato un ottimo barile di Sangue di Drago!>>
Alkor detto ciò che si sentiva di dire, prese un buon boccale, colmo di nettare degli dei e si sedette al tavolo dei Templari; poi prima di iniziare a bere disse: <<Beh, madame e messeri... io ci sono!>>
<<Botte?!>> si domandò incredulo il bardo, per poi continuare a dire:<<Alla faccia della botte! Va bene che da uno dei fondatori della Pro Alcool ci si può aspettare di tutto, ma non pensavo che si arrivasse a tanto! L'ho scambiata per il portone del vostro alloggio! Ma non facciamone un cruccio, almeno una buona parte è stata salvata... e questo è quello che conta! D'altronde posso farvi avere un'ottima fornitura d'annata! Ah ah ah la fretta e un buon boccale in coppia fanno davvero dei belli effetti!>>
I presenti al tavolo riservato alla missione, sentendo del recente abbaglio di ser Gianlù, non potettero non trattenere qualche risata più o meno fragorosa.
A quel punto, vedendo che nessun altro si faceva avanti, Gianlù, riunì tutti coloro che si erano avvicinati, ed insieme ad Enricus, si recarono nella Gilda dei Paladini, non dimenticando di avvisare l'oste che se fosse giunto qualcun altro interessato alla missione, doveva esser indirizzato la dove il gruppo si stava recando. Giunti alla Gilda, Enricus spiegò a tutti la storia del diario e del perché la missione fosse importante.
<<Ma c'è dell'altro! Come già accennato, l'impero Direno è sull'orlo della guerra civile. Non sappiamo dove sia ubicata la biblioteca, perciò la nostra prima tappa, sarà nelle province meridionali, laddove si è trincerato il più giovane dei figli di Re Taul, il principe Lumix. Lumix, pur essendo un valoroso guerriero, non è spietato come i suoi fratelli, ma al contrario è molto pragmatico. Sa’ che una guerra civile che devasti il Paese, comporta solo costi e nulla di ricavo, pertanto la sua intenzione e di schierarsi sulla difensiva. Tuttavia, se uno dei fratelli dovesse prevalere sugli altri, anche lui rischia di esser travolto e ci ritroveremmo con un nuovo imperatore aggressivo che minacci la tranquillità dei popoli confinanti. Soprattutto il fratello più vecchio rimasto, un certo principe Rufus se lo avete sentito nominare!>> spiegò ampiamente Gianlù.
<<Il principe che venne rifiutato dal Sommo alla nomina di Aspirante Vassallo>> proferì Eruner.
<<Si dice che sua Maestà trovò in lui uno sguardo ricolmo di tenebra>> aggiunse Otrebmu.
<<Eh si, quello là>> rispose Gianlù guardando in modo perplesso Otrebmu, per poi concludere: <<Pertanto, il nostro compito è anche quello di appoggiare Lumix nell'ascesa al trono...>>
Blak Drake si era appena svegliato, si mise i pantaloni ed andò fuori di casa ancora stordito. Passeggiando decise di andare in taverna, in strada non c'era nessuno, si sentivano solo i soliti rumori provenienti dalla taverna. Era davanti alla porta di essa, quando girò il volto verso destra come se con la coda dell’occhio avesse visto qualcosa e non se ne fosse accorto. Focalizzò un pugnale conficcato nella porta di casa e lì vide una pergamena, la lesse e penso cinque minuti prima di comprendere ciò che vi era scritto.
<<Dannazione! Speriamo di essere ancora in tempo!>> si disse tra sé il paladino entrò di scatto in taverna ma non vide nessuno dei templari o vassalli.
Black Drake penso e sperò che la riunione si fosse spostata in gilda. Il paladino corse verso la gilda che, come al solito, era aperta. Cercò in tutte le stanze, facendo un disastro mostruoso e rompendo molti oggetti di grande valore sulla sua via.
Qui altro che missione...ci resto secco pensò il paladino
Tutte le stanze erano vuote tranne la sala del consiglio e Black Drake pensò ad alta voce: <<...troppo tardi, ma meglio provare, posso entrare?>>
<<Fratello, c'è sempre posto per un paladino tra di noi! Saremo felici di avervi, vero Fratelli? Sempre che Enricus sia d’accordo, logico...>> rispose gentilmente Eruner.
Era da poco tornato nelLo Regno, e passare a salutare tutti e non aveva visto la pergamena in tempo. Appena letta corse in taverna ma quando vide che non c'era nessuno a parte l'oste, il ragazzo si infuriò e domandò al proprietario dove erano diretti gli altri. Saputo che la discussione era stata spostata alla gilda, Arkan corse più che poteva seguito dai suoi mastini. Aprì la porta della sala delle riunioni e prima di parlare prese fiato e si schiarì la voce.
<<Sa-salve a tutti, sono qui, anche se in ritardo, mi prendete lo stesso?>> domandò Arkan.
Il bardo scoppiò a ridere.
<<Cosa c'è, sir Enricus?>> chiese Eruner.
<<Niente, solamente son stato dipinto come una sorta di temibile selettore! Ricordate una cosa, se avessi voluto fare una selezione dei partecipanti a quest'ora solo i Sin Fein o comunque poca gente sarebbe al corrente di ciò! Già il fatto che continuino ad arrivare persone è segno di una necessità di avere con noi quanti più uomini possibili! L'impresa che ci accingiamo a compiere non è per niente facile, sappiatelo. Ed è necessario compierla. Avremo bisogno di tutte le nostre forze, tutto il nostro ingegno e tutta la nostra astuzia. Dovremo essere una compagnia molto eterogenea, dovremo completarci a vicenda. Persino l'ultimo dei contadini può essere d'aiuto... Chiunque varcherà questa soglia, Vassallo o Aspirante, qualora ne facesse richiesta, si potrà unire alla nostra missione! L’ho appena detto ad Arkan>> rispose il bardo in modo prolisso.
<<Grazie Ser Enricus, siete troppo buono>> disse Black Drake facendo un piccolo inchino al bardo di corte nonché Vassallo di sua Maestà.
Il giovane appena arrivato entrò in quella camera della gilda dove non era mai entrato, vide che era piena di affreschi sui muri e su alcune vetrate, che raffiguravano alcune scene di battaglia ed alcune di pace. Poi si sedette al tavolo come tutti gli altri
<<Salve a tutti, salve ser Gianlù>> disse Black Drake facendo un cenno con la testa, per poi domandare: <<Avevate già iniziato, da quel che vedo... un piccolo riassunto sarebbe possibile?>>
Dopo che Eruner gli spiegò in breve tempo quello che erano venuti a sapere Black Drake domandò di nuovo: <<Bene, ora che dobbiamo fare?>>
<<Beh sir Black Drake, voi per il momento è meglio che stiate fermo! Mi auguro che contro il nemico, facciate gli stessi danni che avete fatto venendo qui>> disse sorridendo Gianlù.
E tutti scoppiarono in una fragorosa risata, mentre il Vassallo si rivolgeva a uno egli ultimi arrivati: <<Sir Arkan, è un piacere rivedervi, era dai tempi della ricerca di Aleena che non ci si incontrava, comunque, come già detto al mio collega, siete il benvenuto>>
<<Ah ah...siete molto spiritoso... Chi vuole fare altre battute su di me alzi la mano...>> disse Black Drake seccato dalla risata di tutti per poi continuare a dire: <<Comunque benvenuto ser Arkan -fece un inchino al nuovo arrivato- Spero che non abbiate riso come loro, che sono dei gradassi>>
<<Sir Blake Drake vi ricordavo più tranquillo>> disse Rowena salutando il paladino. Poi rivolse la sua attenzione al nuovo arrivato che non conosceva: <<Sir Arkan sono lieta di fare la vostra conoscenza!>> Subito il signore del Drago si avvicinò e abbracciò rumorosamente il vecchio amico.
<<Lui, milady, sarà per noi un valido aiuto!>> aggiunse Alkor per poi prendere una coppa per il suo amico, e disse ad alta voce: <<Per la riuscita della nostra impresa!>>
Subito le altre voci all'unisono si unirono alla sua: <<Per la vittoria!>>
Gianlù si alzò dalla sua sedia e disse: <<Bene, direi che sia venuto il momento di prepararci, dopo vi spiegherò il piano>>
<<Benissimo, dove ci rincontriamo?>> chiese Black Drake.
<<Davanti alla gilda ovvio>> disse Gianlù.

I vassalli andarono nelle rispettive case, mentre gli aspiranti andarono nella taverna dove alloggiavano per prepararsi. Black Drake non portava mai tutto il necessario, prendeva solo la sua spada e lo scudo e magari anche qualcosa da mangiare e bere. Dopo aver visto se aveva preso tutto, ritornò davanti alla gilda dove credeva che tutti lo stessero aspettando. Era sempre convinto di non essere mai puntuale.
<<Che avete da guardare?>> disse il paladino.
<<Siete in ritardo come al solito>> rispose Rowena, per convincere il compagno di viaggio del suo ritardo.
<<Comunque sono qui...>> disse Black Drake.
<<Che sciocco, devono arrivare ancora gli altri>> affermò l’avvenente e quanto forte donna.
<<… già che sbadato>> concluse Black Drake.
Eruner aveva finito velocemente di prendere l'occorrente. Gixorn era stato sellato e la spada dei Sin Fein faceva mostra di se agganciata alla sella. Il fianco sinistro del Paladino era "ornato" da Enemesi e Drath'Kahn, mentre sull'armatura nera era agganciato il mantello dei Templari, sovrastato da una pelle di lupo bianco posta in orizzontale sulle spalle. Dopo essere salito a cavallo prese a dirigersi verso il luogo dell'incontro con molta calma, seguito a pochi passi di distanza da White Ice, il suo fedele lupo artico, il cui manto di ghiaccio risplendeva dei colori dell'arcobaleno. In pochi minuti fu di fronte la Gilda dei Paladini e mosse lo sguardo verso il balcone del Maestro, sapendo che lo stava osservando senza farsi notare. Un sorriso gli increspò il volto a quel pensiero, ma sparì subito, mentre salutava Rowena e Black Drake.
Gianlù uscì dalla Gilda, dov'era stato fin a quel momento a colloquio con ser BrightBlade e l’ambasciatore ser Madhead. Certo, un interferenza nella politica interna di un Paese straniero sarebbe stata rischiosa, ma se non volevano che tutto il continente occidentale precipitasse in una guerra senza fine, con lutti e morti ovunque, bisognava agire in fretta. Il suo bagaglio, ovviamente trattandosi di un Cavaliere Errante, era sempre accuratamente pronto, controllato scrupolosamente ogni giorno perché non si sa’ mai quando l'ombra della guerra cala a minacciare la pace. Era ben fornito di due spade agganciate alla cintura, la lancia da Cavaliere alla sella del cavallo, insieme allo scudo. Salutò con un cenno i compagni, ed attese che arrivassero gli altri e sopratutto che arrivasse Enricus.
Mariuccia era corsa nella sua stanza, precipitandosi a preparare il suo bagaglio, consistente nella solita borsa di cuoio, che riempiva ogni volta con pergamene, penne e inchiostro, libri, sacchi di erbe e altro. Questa volta, oltre le solite cose, infilò nella borsa di cuoio anche due pugnali e un diario; poi si legò alla cintura altri sacchettini di erbe come era solita fare, ripose alcune ampolle nella parte più alta dello zaino, prese il bastone ferrato e uscì di corsa, diretta dai compagni d'avventura. Vedendoli li salutò con un cenno del capo e si unì a loro.
DragonKnight dopo la discussione alla Gilda se ne tornò in taverna nella sua camera. Con lui portava solo le sue armi e qualche erba. Poi pensò di riempire una borsa con dei viveri e qualche cosa di utile: una mappa perché anche se conosceva tutto il mondo ne aveva proprio bisogno. Portò una clessidra che gli ricordava degli amici di pietra, un libro sulla storia di Direnia che aveva preso in prestito nella Biblioteca del Regno (visto che gli interessava sapere se Direnia era da sempre stata malvagia) e, cosa importante, un diario che teneva conservato per le occasioni speciali. Fatto tutto uscì di corsa dalla taverna e andò a prendere il cavallo che montava, già quando insieme a Lady Yenavi aveva fatto quel viaggio a Griferia. Lo aveva chiamato Zoccolo Alato o se preferiva Pioggia di Primavera. Era di un colore misto tra il castano e il biondo. Così raggiunse gli altri alla Gilda.
Otrebmu era tornato nella sua stanza in Locanda, dopo aver lasciato la gilda dei Paladini, aveva preparato lo zaino, e anche questa volta si era portato l'occorrente per disegnare una mappa, assicuratosi che aveva preso tutto uscì e andò in stalla a prendere il cavallo, tornò poi alla gilda dove salutò chi stava già aspettando per la partenza. Guardò il cielo era quasi sera, Otrebmu pensò possibile che volessero partire di notte? Ma forse una nave li aspettava nel porto di Ocre e dovevano affrettarsi ad arrivare, un viaggio in mare da Ocre fino a Direnia sarebbe durato un mese, e per giungere a Ocre ci sarebbero voluti 7-8 giorni a seconda della strada, 7 tagliando per la foresta 8 girandole intorno.
Poi si ricordò che non si era parlato di come sarebbero giunti a Direnia, forse Enricus IX conosceva un modo più rapido per arrivarci.
[Modificato da SolarKnight 12/01/2016 00:06]






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

[SM=x92774]Regio Analista e Vassallo del Regno di Blue Dragon
[SM=x92726]Cavaliere
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15/01/2016 17:28
 
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Quando tutti erano alle proprie stanze...
<<Chi ha mai rotto questi preziosi cimeli?!>> disse Ikarus piuttosto irritato vedendo dei novizi nella Gilda intenti a ripulire un piccolo disastro. I novizi si limitarono a dire che non ne avevano idea. Spazientito Ikarus fece ritorno al monastero, qui il vecchio Cutberto lo osservava con un sorriso in volto. Il priore non seppe il perché di quell'improvvisa sensazione di gioia sulle labbra del frate, così quando gli fu vicino gli domando: <<Ebbene cosa vi dona quel sorriso compiaciuto?>>
<<Beh, semplice perché so una cosa che vi rallegrerebbe e sapere che ve la dirò mi rende entusiasta>> rispose sempre sorridente Cutberto.
<<Dunque cosa mai mi dovete dire?>> domandò il priore.
<<I vostri amici pare siano in partenza per una rischiosa missione!>> rispose il frate.
Quando le parole, uscirono dalla bocca di Cutberto, Ikarus si trattenne a stento, cercando di smorzare almeno un poco il grande sorriso che, prepotente voleva sorgergli sulle labbra.
<<Sapete cosa significa questo vero Cutberto?>> domandò contento Ikarus.
<<Che mi affiderete i novizi e il monastero fino al vostro ritorno? Si, lo so, he he he he>> rispose scherzoso il mite frate.
<<Grazie infinite Cutberto!>> concluse Ikarus.
Ikarus si mosse veloce verso le robuste porte del monastero quando la voce di Cuberto lo raggiunse: <<Si incontreranno tra poco dinnanzi alla Gilda!>>.
Ikarus raggiunse così le sue stanze e con la sua innaturale calma si preparò per il viaggio, per dove e perché, non gli interessava, aveva solo una gran voglia di ritrovare tutti i suoi amici e poter vivere un ennesima grande avventura! Indossò così la sua pesante armatura, prese la sua Morning Star e il suo bastone, il manto, il guanto e la spada dei Sin Fein. Poi si cinse i fianchi con un lungo drappo Blu ed una Croce dorata ricamatavi sopra, che ricadeva sulla sua gamba destra coprendo il metallo sottostante fino alla caviglia. Prendendo quest'ultimo oggetto, fece cadere una piccola ed impolverata scatoletta, del quale aveva addirittura scordato il contenuto e l'esistenza. Un piccolo oggettino metallico tintinnò sul pavimento e rotolò al centro della stanza. Li si fermò. Era l'anello di Jytra, una piccola fitta al cuore colpì il priore che si portò la mano al petto. Poi si chinò e raccolse il monile e senza pensare lo prese e cercò un filo. Trovò un nastro azzurro scuro fece un nodo all'anello e poi lo legò penzolante alla cinta. Il piccolo oggetto ora stava penzolante sopra il drappo alla gamba. Era in ritardo, aveva tergiversato troppo, ma si avviò comunque con passo lento e inquietante come suo solito. Arrivato quasi innanzi alla Gilda vide i suoi compagni riuniti. Qualcuno lo salutò con la mano da lontano, quindi Ikarus rispose alzando leggermente il bianco bastone. Arrivato a loro fu accolto dai saluti dei presenti, quindi disse <<Salute a tutti Amici miei! Sono felice di rivedervi tutti! Ah, non è necessario che mi spiegate nulla riguardo all'impresa, i manifesti lungo la strada erano più che esplicativi>>
<<Ottimo! Vedo che siamo pronti a tutto! Abbiamo anche un prete, semmai andasse male! Beh, sempre che non muoia prima lui...>> disse con tono ironico Eruner, smontando da cavallo e andando verso il Priore. Una volta vicino, gli porse il braccio.
<<Prima che vi infuriate, vi assicuro che stavo scherzando. E' sempre un piacere avervi con noi Ikarus. E' grazie alle vostre parole che rinunciai ai poteri oscuri, quindi non posso che essere fiero di partecipare ad una cerca con voi!>> disse in un rapido secondo momento Eruner.
Ikarus, dapprima con titubanza, quindi con sicurezza, strinse in segno di amicizia il braccio del paladino, dicendo: <<La felicità è reciproca! Anche io speravo che saremmo presto ripartiti per un'altra avventura in nome del Sommo e di Nostro Signore!>>
<<Felice di conoscervi, Sir Ikarus>>: disse DragonKnight scendendo da cavallo, per poi continuare a dire:<<Sono felice di vedere che Messer Eruner e voi siete buoni amici. Bene credo che sia ora di partire. Forza a Direnia!>>

Alkor dal canto suo, una volta che la riunione alla Gilda dei Paladini fu terminata, non si diresse alla Locanda, per armarsi. Non ne aveva bisogno. Tutto quello di cui aveva bisogno lo portava sempre con se e quello che non trasportava lui era il suo drago Rethar a possederlo.
Un'altra incombenza era giunta alla mente del Cavaliere, doveva allontanarsi dalla sua amata per un lungo periodo e anche se non ci sarebbe stato bisogno di alcuna spiegazione a tal riguardo, preferiva metterla al corrente e salutarla come si confaceva alla sua persona.
Girò un po’ per il Regno, guardandosi intorno. Ben sapeva che, al contrario di lui, lei non frequentava molto la Locanda, e quindi sarebbe stato inutile andarla a cercare in quel luogo.
Le strade erano particolarmente affollate e, mentre la sera si avvicinava, come, tra l'altro, l'ora dell'appuntamento con i compagni d'avventura; stava già disperando di incrociarla e quindi salutarla. Forse l'unico modo sarebbe stato quella di chiamarla mentalmente.
Passò ancora una mezz'ora a cercarla e ormai era certo di non vederla prima della partenza, quando una voce lo colse alle spalle.
<<Mio Signore, mi stavate forse cercando?!>> disse con un tono un po’ beffardo una donna.
Alkor trasalì un poco e si voltò a guardare la proprietaria, ben conosciuta, di quella voce. Un sorriso era dipinto sul suo splendido volto. I capelli biondi donavano riflessi dorati all'ultima luce della sera, andando a poggiarsi dolcemente sulle sue spalle. Era vestita di una veste lunga color oro, legata alla vita da una cintura nera finemente ricamata.
<<Mia Signora, son lieto di vedervi. Ormai disperavo al verificarsi di tale evento e immagino che ne sappiate qualcosa!>> disse il cavaliere sorridendo.
Lei rispose senza dire una parola, ma con un eloquente sorriso: <<Ben saprete allora cosa avrò da dirvi!?>>
<<Si! Allora non mi dilungherò! Son costretto a prendere congedo per non so quanto tempo, ma in caso di necessità, sapete come raggiungermi o contattarmi!>> rispose Alkor.
<<Bene Mio Signore! Non posso far altro che benedire la vostra avventura. Che possa essere coronata dal successo!>> disse l’incantevole fanciulla con fare malizioso.
<<Lo spero, Madama Aleena! Lo spero!>> concluse il cavaliere.
Detto questo lui le prese la mano e compiendo un inchino la portò alle labbra. La sfiorò appena. Lei senza dire nulla si inchinò a sua volta. Nessun'altra parola fu detta, non era necessaria. Ormai si comprendevano vicendevolmente senza bisogno di parole. Si sarebbero presto rivisti. Alkor, dopo aver lasciato Aleena, si diresse verso il luogo dell’incontro. Ora era pronto a partire.

Il bardo arrivò di corsa con appresso solo un piccolo zaino.
<<Scusate per il ritardo, oh amici. Ma stavo cercando qualcosa che può tornare utile per la missione... Ci siamo tutti?>> domandò Enricus.
In quel mentre arrivò Rowena, tenendo per le briglie Zoltan, il suo destriero dall'aspetto tutt'altro che amichevole. Forse la lunga permanenza nelle scuderie del regno, lo aveva oltre modo innervosito. Scalpitava con irruenza, mentre Rowena cercava di tenerlo a bada, intanto che si avvicinava al gruppo.
<<Io sono pronta...quasi!>> disse la Vassalla mentre strattonava le briglie per calmare il suo focoso destriero.
<<Molto bene, visto che ci siamo tutti e qualcuno in più, siamo pronti a partire>> Esclamò Gianlù, ma prima di muoversi, guardò gli altri e disse <<Templari Sin Fein, ancora una volta, il destino ha voluto che cavalcassimo insieme, verso la gloria o verso la morte, non lo so, ma qualunque cosa, siamo in buona compagnia almeno>>
Eruner era colpito dalla fratellanza e dal coraggio che albergava nei cuori del gruppo di guerrieri nel quale era stato accettato. Era sicuro che se avesse cercato per altri 200 anni, non avrebbe trovato compagni migliori! Quindi, montò su Gixorn e pronunciò parole che gli vennero spontanee, mentre estraeva la spada dei Templari e la levava al cielo oramai adorno della coltre oscura della notte.
<<Per il Sommo Blue Dragon e per i Templari Sin Fein!>> disse l’elfo.
Otrebmu salutò Ikarus, poi si volto verso Ser Gianlu' e Enricus IX, per chiedere: <<Come arriveremo a Direnia via mare? ci vorrà un mese… o vi è altro modo?>>
I due si guardarono prima di rispondere.
<<Un mese Messer Otrebmu? E chi lo dice?>> domandò retorico Gianlù.
Gianlù, rise a quella affermazione che sembrava esser presa per verità assoluta dal guerriero, poi riprendendosi disse: <<Andremo a Nova Pax, ormai tutta la regione là intorno è completamente rifiorita, e sulla costa, è sorto un cantiere navale dove i più grandi maestri d'ascia si son dati appuntamento, ed è là che ci attende un Vascello di nuova concezione, capace con la sua velatura e il suo scafo leggero, di coprire quella distanza in appena una settimana, quindi ora in cammino, la "Stella del Sud" ci aspetta!>>
<<Che compagnia sconclusionata! Un popolo ha bisogno di aiuto e non c'è tempo da perdere. Che aspettiamo? in marcia!>> esultò Eruner un po’ infastidito dalla mancanza di praticità.
Eruner salì a cavallo e chiamò con un fischio White Ice, che intanto aveva annusato e "registrato" l'odore di tutti i membri a lui sconosciuti del gruppo per i casi di emergenza. Il Paladino iniziò ad avanzare lentamente verso i Cancelli, in attesa che gli altri lo raggiungessero e l'avventura cominciasse.
La notte aveva ormai steso il suo manto oscuro sul Lo Regno e il cavallo bianco di Eruner era quasi surreale, tanto contrastava col buio delle strade. I membri del gruppo si guardarono l'un l'altro, ma prima che qualcuno potesse obbiettare, Gianlù disse:<<Non fate caso ad Eruner... E' fatto così, deve sempre partire per primo! E' un bravo giovane, solo che l'irruenza alberga profondamente nel suo carattere. Prima o poi dovrà farci i conti per poter maturare un po’ agli occhi del Sommo Blue Dragon>>
<<Si su questo vi do ragione, anche se concordo con Eruner sul fatto che bisogna veramente muoversi. Bene, sono curioso di vedere questo nuovo veliero, sulla costa dite forse è Little Whater ? ricordo che quando vi andai aveva dei cantieri navali, anche se era tutto abbandonato >> chiese Otrebmu a Ser Gianlu'.
Ser Gianlu' annuì e rispose: <<Si, proprio li, il capitano è un lupo di mare e i marinai sono stati scelti tra i migliori disponibili>>
<<Non ci resta che partire, ci sono 9 giorni di galoppo dal Regno fino a Little Whater, cosi saluteremo anche il Maestro Logum>> disse sorridendo Otrebmu salendo a cavallo.
Enricus salì a cavallo e raggiunse Gianlù alla testa del gruppo. Fece comparire la spada dei Templari Sin Fein e puntandola verso il sole urlò: <<Verso Direnia!>>
<<Verso Direnia!>> risposero gli altri in coro, anche Eruner in tono sarcastico mentre era molto più avanti.
Poi il bardo si avvicinò a Gianlù e chiese bisbigliando in modo che gli altri non li sentissero: <<Ma, Ser Gianlù, siete sicuro di ciò che avete detto? Una settimana non basterà... è un viaggio troppo lungo... ci vorrà almeno una quindicina di giorni!>>
Alla domanda seguì solo il suono degli zoccoli dei cavalli...
Ridacchiando, l'errante si voltò verso il bardo e sempre bisbigliando per non farsi sentire dagli altri rispose:<<Fidatevi, diciamo che ho detto una piccola bugia e che la nave in questione non è proprio una nave, se ricordate quello che accadde a BrightBlade di Atlantide ed alla sua avventura con la nave volante, capirete di che tipo di vascello parlo>>
E sempre ridacchiando continuò a cavalcare spensierato, non vedendo l'ora di rincontrare Rodulphus con la sua nuova nave, lasciando il Bardo di stucco.
Ikarus, guardandosi attorno, vide che senza cavallo rimanevano solo lui e Mariuccia. Così disse <<Vi raggiungo subito" e si incamminò alle vicine scuderie.
Chiese quindi due cavalli, robusti e snelli. Mentre si aggirava nelle scuderie preceduto dall'uomo che gli mostrava accuratamente un cavallo dopo l'altro, vide in uno dei recinti un cavallo steso a terra che ansimava. <<Oh, quello è un cavallo che mi hanno portato da chissà dove, lo hanno trovato così>>disse lo stalliere.
<<Cos'ha?>> domandò il priore.
<<E' stato trafitto da dodici frecce, un po’ in tutti i punti, non credo sarà con noi ancora molto, peccato perché era proprio un bel cavallo da guerra>> affermò l’uomo delle scuderie.
Il maestoso animale respirava affannato, ma il manto bianco, gli occhi attenti e una eccezionale muscolatura dimostravano la natura di un vero destriero.
<<Aprite il cancello messere>> proferì Ikarus.
<<No, ho già tentato di togliere le frecce ma sono troppo grandi, a mezza luna, le due estremità della freccia gli escono dalle carni come spuntoni e la punta è troppo in profondità, se le tocco morrà di certo!>> affermò lo stalliere.
<<Aprite e non morrà!>> sostenne Ilarus.
Con in faccia un'espressione di massimo scetticismo, l'uomo aprì il cancelletto ed Ikarus poté entrare.
Dopo poco tempo, Ikarius uscì dalla scuderia, tenendo per le briglie due cavalli. Uno marrone con una striscia bianca sul muso, dagli zoccoli potenti. L'altro bianco, un cavallo da Guerra dalla quale sia nelle cosce che dai fianchi, in cui non poggiano sella e gambe, erano ben visibili cicatrici circolari e parti di frecce mozzate. Ikarus lo aveva curato, ma non aveva potuto estrarre le frecce perché troppo in profondità nelle carni. Sellati e ferrati, con Ikarus che li teneva per le briglie arrivarono dal gruppo. Ikarus montò sul bianco, e disse a Mariuccia che poteva usare il cavallo dalla maschera bianca. Ora potevano partire.
Mariuccia ringraziò il priore e salì sul cavallo bruno. Incuriosita osservava il bianco destriero che Ikarus aveva in qualche modo curato. Il cavallo voltò di scatto il muso, a guardare Mariuccia, e lei scrutò i suoi grandi occhi fieri. La ragazza ne aveva carpito lo stato d’animo, aveva una certa affinità con gli animali. Tornò a guardare davanti a se, cavalcando dietro i compagni, verso il lungo viaggio che li avrebbe attesi, pronta a tutto pur di portare a termine anche questa missione.
<<Ehiiiiiiiiiiiiiiiiiii!>> una voce sopraggiunse al gruppo.
Kyle in groppa alla lepre andava avanti a saltelli cercando di rincorrere Ikarus che si stava allontanando coi due cavalli. Tutti si voltarono verso di lui.
<<Che dovete fare coi cavalli? Dove partite? Oh, ma quanta gente! Dove andate? Posso unirmi?>> il bambino si guardò attorno.
<<Ma come, Kyle, non avete visto l'avviso sulla porta? della vostra stanza?>> chiese Mariuccia.
<<Sì, ma.... è un po' imbarazzante da dire.... lo avete messo troppo in alto e non ci arrivavo.... stamattina come al solito ci ho messo un bel po' per capire dov'ero, visto che mi sono diretto verso le stalle per strigliare March.... e poi me ne sono dimenticato>> rispose Kyle facendo una smorfia.
Tutti risero, e Kyle con loro. La compagnia divertendosi informò Kyle del viaggio, non senza prenderlo in giro di tanto in tanto.
<<Ora sì che siamo tanti, potremmo affrontare qualsiasi avventura. Quattro Vassalli e molti Aspiranti Vassallo. Si siamo decisamente molti per una missione così>>constatò DragonKnight.
Alkor lasciò che i suoi compagni partissero al galoppo lungo la strada principale. Lui era ancora appiedato. Rethar non aveva l'abitudine di passare molto tempo all'interno del Lo Regno, preferiva stare nella sconfinatezza del cielo, sopratutto di notte. Non aveva fretta però di raggiungere i valorosi compagni. In volo ci avrebbe messo un attimo a farlo. Camminò così, quietamente per le vie del Regno, guardando le varie botteghe mentre chiudevano e gli abitanti rincasare. Arrivò così ai Cancelli. La notte era finalmente giunta e l'astro serale aveva fatto capolino all'orizzonte. Da quella posizione poteva vedere in lontananza la scia di polvere lasciata dalle cavalcature degli amici, mentre puntavano verso la loro meta.
Bene! E' ora di andare! pensò tra se e se, portando immediatamente la mente al compagno drago.
Non passò molto tempo, infatti, che Rethar fece la sua comparsa. Giunse da occidente, con la Luna alle sue spalle. Pochi istanti dopo posò il suo possente corpo nei pressi dell'ingresso del Regno.
<<Amico...è ora di una nuova avventura>> disse quasi sussurrando Alkor al suo drago.
Uno sbuffo di fumo proruppe in risposta dalle fauci del drago.
<<Bene! Allora andiamo!>> disse sorridendo mentre si avvicinava alla potente creatura.
Si fermò solo un istante quando gli fu vicino, come a controllare se tutto fosse in ordine, se Rethar stesse bene. Poi con agilità, vi salì in groppa, senza proferire parola. Appena Alkor fu salito Rethar sbatte con forza le potenti ali e, in una nuvola di povere, sollevò il suo corpo verso lo sconfinato cielo notturno. Solo per un breve istante furono alla stessa altezza delle maestose mura difensive, ma fu che lì l'attenzione del Cavaliere fu attratta da un luccichio dorato alla pallida luce lunare, vicino ad una delle torri. Una donna dalle vesti dorate con la mano alzata stava salutando la partenza dei due. Un sorriso brillò sul volto del Cavaliere del Drago. Pochi minuti dopo il Drago ed il suo Cavaliere erano sopra le teste del gruppo di amici.
DragonKnight mentre osservava il cielo assorto come sempre, vide scintillare in mezzo alle stelle qualcosa. Poi aguzzò la vista e si accorse che era Alkor e Rethar il suo drago. Poi rivolto ai compagni disse: <<Bene vedo che Ser Alkor ci ha raggiunti>>
In quel momento gli altri che non si erano accorti di niente alzarono lo sguardo e lo videro che li salutava dall'alto dei cieli insieme a Rethar. Dopo che gli altri abbassarono lo sguardo DragonKnight si avvicinò al Gran Maestro Bardo e chiese: <<Ser Enricus posso chiedervi un favore? Vorrei suonare il mio flauto, sapete lo faccio sempre la notte e vorrei farlo ancora>>
Il Vassallo, visto che conosceva il piacere che si prova a suonare acconsentì e DragonKnight insieme al silenzio della notte incominciò a suonare una melodia debole e silente, che rispecchiava la calma di quella notte. Tutti rimasero deliziati dalla bellissima melodia, Otrebmu invece si domandava di come facessero a suonare e cavalcare, facendo entrambi le cose per bene.
Ikarus cavalcava il suo nuovo inquietante destriero bianco, al fondo del gruppo. Non cavalcava da tempo, eppure pareva sicuro sulla sella come qualunque cavaliere. Poi un leggero tintinnio, lo destò dai suoi pensieri e si volse di scatto a guardare verso la sua gamba destra. L'anello che aveva legato, cozzava ritmicamente contro il pezzo di gambale non coperto dal tessuto blu. Il priore si chinò leggermente verso destra e prese con non curanza il piccolo oggetto. Ora che lo osservava, gli giungeva alla mente il momento in cui Jytra gli fece quel dono. Un anello decorato finemente nei cui impercettibili solchi dei disegni, una lega nera scorreva come liquida. Septscea, la sua città, così lontana eppure in quel momento così vicina. Per non incorrere nei suoi incubi, lasciò cadere il piccolo oggetto, che ricadde sullo schiniere, questa volta in un punto in cui il tessuto gli impediva di tintinnare ad ogni movimento. Carezzando la criniera del destriero, si guardò attorno, vide Alkor, volare con il suo drago, e DragonKnight intento a suonare una leggera melodia con il flauto.
Un istante irreale, nel quale un folto gruppo di Eroi, si apprestava ancora una volta ad abbandonare tutto tranne le proprie armi e i propri Valori, per contrastare il persistente male che affliggeva il mondo. Silenziosi e cullati da una melodia leggera, alternata solo al battito delle ali di Rethar e agli zoccoli dei cavalli. Così, queste figure, che avrebbero reso coraggioso anche il più codardo, che avrebbero fatto sognare chiunque avventure fantastiche, lasciarono il Regno, inoltrandosi sempre più nella campagna.
DragonKnight credeva che tutti gli altri stessero pensando le stesse cose. Una grande avventura li aspettava, tutti nessuno escluso, avevano un ruolo fondamentale nel gioco di vita e di morte, di potere e povertà, di giorno e notte e così via. Suonava la sua melodia ad occhi chiusi e ripensava al passato, ai suoi genitori da lui mai conosciuti. Come padre aveva il Drago Blu del trio di dei Draghi Planetari, il Drago Verde simboleggiava il Bosco, il Drago Blu le Onde del Mare e il Drago Bianco il cielo. Aveva appreso che il Drago Bianco era il Drago di suo padre ma suo padre chi era? Un elfo o chi altri? Non sembrava importante pensarlo quando davanti si aveva un'avventura. Così suonò un tratto molto più dolce di quello di prima, un tratto che suonava sua madre. La loro era una famiglia semplice a quanto lui sapeva, senza poteri magici o altro. Solo che per la loro conoscenza e buoni sentimenti per i draghi e buoni suonatori di flauto, ebbero il nome di "Draghi del Vespro" o "I suonatori del Vento". Ma poi scacciò tutti questi sentimenti per ritornare al presente dove era adesso. E, mentre suonava la notte passava con quelle uniche persone andare avanti verso una lunga avventura.
I mastini di Arkan stavano al fianco del cavallo del proprio padrone, proprio come in qualsiasi altra avventura già trascorsa. Arkan guardava verso l'alto e vedendo Rethar pensò quando si gettò dalla sua sella per uccidere Nenia. Quanto tempo era passato da quella avventura, per un'altra ne stava cominciando ed era la prima da Sin Fein. Arkan si sentì fiero di essere con quegli eroi.






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

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17/01/2016 23:43
 
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Il cielo era terso e da diverse ore il gruppo stava viaggiando. La Luna era alta nel cielo e con i suoi raggi inondava le valli della sua flebile luce argentea. Il paesaggio collinare costellato qua e la da boschetti non era ostico e l'avanzata risultava agevole. Non era un viaggio faticoso. Proprio questo però permetteva alle menti di vagare. Alkor dal canto suo non prestava attenzione al mondo che lo circondava, per quello bastava Rethar. La sua mente vagava molto lontano. Agli eventi che avevano causato la scomparsa del suo mondo. Guerra e potere! Sempre la stessa storia, possibile che l'uomo non sia in grado di pensare ad altro!? pensò tra se e se ad certo punto. Poi come se si fosse risvegliato da un sonno profondo la sua attenzione fu attratta da un bagliore lontano, proveniente da un boschetto a settentrione del gruppo di eroi. Senza indugiare indicò a Rethar la nuova meta, e questi, senza porre obiezioni, virò immediatamente. Pochi minuti dopo furono sopra la causa del bagliore. Un piccolo specchio d'acqua alimentato da una cascatella si trovava all'interno del boschetto. Forse era stato il laghetto a creare quella luce, riflettendo un raggio lunare. Non sembrava esserci nulla di interessante in quel luogo, a parte la bellezza dello stesso. La Luna venne in quel momento coperta da una sporadica nuvola lasciando la zona nella penombra. Alkor stava già chiedendo all'amico Drago di ritornare sui suoi passi, quando un altro bagliore colse l'occhio del Cavaliere. Questa volta la Luna non poteva aver creato quell'effetto!
Da Parte sua, Gianlù cavalcava pensando a come sembrava semplice la missione che li attendeva, ma come in realtà, rischiavano di esser invischiati in una ragnatela pericolosa. Cosa sarebbe accaduto se la melodia col resto della biblioteca fosse caduta nelle mani sbagliate? Quale terribile potere si sarebbe risvegliato? Alzando gli occhi al cielo, come ad interrogarlo, si accorse che Alkor non era più su di loro. Il suo istinto, immediatamente fece scattare un campanello d'allarme, e diede l'alt al resto del gruppo, in attesa di notizie del compagno.
All'improvviso si udì un grido squarciare la quiete.
Il bardo girò di scatto ed esclamò:<<Da quella parte! Subito!>>
Tutti si gettarono al galoppo nella direzione indicata da Enricus, ma nessuno sapeva a cosa stavano andando incontro, tutti pensavano fosse di sicuro qualcosa di grosso.
Gixorn cavalcava a briglia sciolta, dando sfogo a tutta la sua potenza. Lo stallone elfico stava superando i primi della fila, quindi il Paladino decise di rallentare, non volendo distanziarsi dai compagni più lenti nel caso avessero avuto bisogno di aiuto. Senza pensarci portò la mano all'elsa di Drath'Kahn e la strinse con forza, preparandosi a sguainarla in caso di pericolo.
Otrebmu posizionò lo scudo metallico sul braccio sinistro, abbassando leggermente la lancia da cavaliere, erano usciti dalla galleria del gran massiccio da poco, possibile che ci fosse qualcuno che voleva impedire la loro missione, pensò.
DragonKnight che preferiva le spade alle lance dopo aver finito la galleria non andò ne troppo veloce né troppo piano. Era sicuro che sia all'inizio che alla fine del viaggio c'erano complicazioni. Si avvicinò alle orecchie del cavallo e sussurrò qualche parola in elfico. Il cavallo stranamente capì e cominciò a muovere la testa e a nitrire con tutta la forza che aveva. DragonKnight felice per quell'urlo di gioia posò il flauto nella sua custodia vicino al libro si mise il mantello più largo possibile senza che gli cadesse e cominciò a cantare insieme al cavallo una canzone che conosceva solo lui e il cavallo a cui l'aveva sussurrata.
Mariuccia, decisa più che mai a non fermarsi di fronte a niente, si preparò ad affrontare qualsiasi nemico o pericolo. Lasciò una briglia e impugnò saldamente il bastone ferrato, la sua arma, mentre, chinandosi leggermente si assicurava alla sella sul suo cavallo. Qualsiasi nemico non sarebbe riuscito a fermarli all' inizio della nuova missione, ne a metà, ne alla fine. Sarebbero giunti nuovamente al Regno vittoriosi, ne era certa.
Arkan partì insieme al resto del gruppo nella direzione indicata. I due mastini, con un latrato cominciarono a correre al fianco del padrone. Con la mano destra, Arkan estrasse Scylla ed era pronto a brandirla contro qualsiasi nemico.
Kyle stava un po' indietro, accanto a Mariuccia e Dragonknight, che stavano leggermente più indietro del gruppo.
Arkan notò il fatto, ma non si chiese il motivo, sapeva che l'ex-Serafino sapeva quel che faceva, anche se probabilmente il suo cervello si era ridotto assieme alla statura, se era a cavallo di una lepre.
Ma il bambino aveva messo una mano in tasca, pronto ad estrarre qualche diavoleria, come già in passato.
Ikarus, che cavalcava al fondo del gruppo, spronò il cavallo quando vide alcuni del gruppo lanciarsi nel bosco. Prese la mazza ferrata, quell'arma grossa e arcigna, fatta in spesso ferro battuto, avrebbe facilmente fracassato l'armatura di un cavaliere, ed avrebbe di certo instillato del timore nel nemico. Ora reggeva le briglie solo con le due dita della mano destra, dove reggeva anche il bastone. Il potere del gruppo di eroi era immenso, poco o nulla avrebbe retto quegli eroi insieme, quindi non aveva grandi preoccupazioni per la mente.
Addentrandosi nel bosco fittizio, Black Drake sguainò la sua spada. I cespugli si muovevano a causa della brezza.
<<Nessun pericolo in vista...per quello che si possa vedere attraverso i cespugli>> disse Black.
<<Restiamo uniti, il pericolo può essere sempre in agguato>> disse Enricus.
Una parte del cammino fu tranquillo, finché un albero non cadde in mezzo alla strada.
<<Chi può essere stato?>> si domandò Black cercando di individuare il nemico se ce ne era uno.
Poco dopo le parole di Black, il paladino cadde dal cavallo senza sensi. Un'orchetto dietro di lui, gli aveva tirato una pietra in testa...poco dopo altri otto goblin con arco e cinque orchetti con ascie e clave gli arrivarono dietro. L'orchetto fece un urlo e lui ed i suoi scagnozzi partirono all'attacco.
Ma non erano gli orchi e i goblin a spaventare Enricus, nell'aria sentiva qualcosa di molto più grosso! Sentore confermato da un possente ruggito. Enricus scese da cavallo con un balzo e fece comparire la spada dei Templari.
Gianlù, ordinò al gruppo di stare uniti, scesero da cavallo e si strinsero in cerchio per coprirsi le spalle a vicenda, mentre si chiedevano che fine avesse fatto Alkor.
DragonKnight vide Lady Rowena ed altri dietro insieme a lui. Pensò che dovevano essere al sicuro. Così spronò il cavallo e arrivò nel bosco. Vide Enricus e Black che si battevano con degli orchi.
<<All'attacco!Katana del Drago Bianco a me>> esultò DragonKnight.
Eruner era stato tra i primi ad entrare nel bosco, così fu costretto ad affrontare in prima linea gli orchetti e i goblin che avevano assalito Black. Capendo che non avrebbe potuto combattere da cavallo, smontò ed estrasse Drath'Kahn, cercandosi un nemico. Appena vide che uno dei Pelle Verde era leggermente discosto dal gruppo, lo caricò urlando: <<CHARGEEEE!>>
Quasi subito fu seguito in coro dalle urla dei compagni, che nel frattempo erano giunti alla zona boscosa e stavano dando manforte ai Fratelli presenti. Enricus fu raggiunto da Ikarus e Dragonknight e insieme cercarono di capire cosa aveva lanciato quell'urlo bestiale. In quell'istante, gli alberi di fronte ai tre compagni furono schiantati al suolo ed esplosero in centinai di schegge, come fossero fuscelli. Gli alberi caduti divennero sempre di più fino a che un golem della terra non spuntò davanti agli occhi dei templari e degli avventurieri. Eruner vide distintamente il golem. Sapeva che non sarebbe durato molto, ma aveva come un presentimento... Intanto la battaglia contro l'ochetto proseguiva. Il Paladino si stava stancando di quel combattimento, quindi finse un colpo al fianco destro, l'orchetto mosse l'arrugginita ascia a parare, ma il colpo non raggiunse mai l'arma primitiva: il Guerriero di Atlantide bloccò l'attacco prima dell'obiettivo e colpì al collo il pelleverde, quasi staccandogli il capo. Una volta terminato lo scontro si volse per vedere cosa succedeva e non fu sorpreso di vedere che il golem era già stato annientato. Credendo che il peggio fosse già passato, si voltò verso un nuovo nemico, quando avvertì un altro ruggito poderoso. Mentre affrontava due goblin vide apparire, con la coda dell'occhio, un enorme massa scura. Trapassando uno dei nemici, riuscì a voltarsi e vide il nuovo aggressore: un grifone enorme, almeno il doppio del normale, era apparso attraverso gli alberi, sovrastando le pietre che un tempo formavano il golem. Il bardo si girò di scatto. Piantando in asso l'orco che aveva davanti corse verso il mostro appena comparso facendo riponendo la sua spada templare e facendo comparire le sue due lame. DragonKnight sapeva, come Eruner, che non poteva combattere a cavallo. Così lo fece mettere al sicuro e corse in aiuto con la Katana Bianca contro gli Orchi. La sua era una spada di Luce e aveva più forza contro gli orchi. Il pericolo del golem era passato e vedeva che la battaglia non poteva durare molto, quand'ecco che vide il Grifone scendere dal cielo. DragonKnight vide Enricus piantarglisi davanti e cominciò ad uccidere i goblin davanti a lui, per poi raggiungerlo e dargli man forte.
Il bardo udì Dragonknight e si affrettò a dirgli, con una foga insolita per il suo carattere, ma dettata dalla velocità di dover comunicare: <<Andate via fratello, è troppo potente per voi!>>
Mentre ancora parlava si parò di fronte il nuovo nemico che attaccò il Vassallo con una poderosa zampata, facendolo indietreggiare di brutto. Enricus era incolume, ma si rese conto della preponderante forza fisica dell'avversario. Da solo avrebbe certamente potuto batterlo, ma non ne sarebbe uscito incolume! L'avversario, non diede tempo di pensare che scatenò un nuovo attacco, questa volta fu parato da Ikarus, giunto in soccorso del fratello Vassallo. Ai due bastò uno sguardo per comprendersi. Ognuno si lanciò da un lato differente della creatura, tentando una manovra a tenaglia. Lo stratagemma riuscì brillantemente: il grifone tentò di artigliare il chierico, senza notare che il bardo lo stava attaccando da dietro. Le lame di Enricus cozzarono violentemente contro la pelle leonina della creatura, provocando uno squarcio profondo. Il nemico però sembrò quasi non accorgersene, tanto che si voltò verso il Templare e lo attaccò con la stessa potenza di prima. Di certo oltre alle dimensioni, aveva anche una grande resistenza. Non sarebbe stato un problema per i due Vassalli, ma li avrebbe impegnati per un bel po', impedendogli di aiutare i compagni ancora impegnati nella lotta contro gli altri assalitori. DragonKnight udendo le parole gridategli dal'amico si allontanò andando a dare manforte agli altri contro quelli di poco conto. Vide Gianlù battersi come una furia con la sua Julia e pensò che qualcuno doveva dare una mano ai suoi amici contro il Grifone. Così, con potenti fendenti si avvicinò al Vassallo.
<<Gianlù andate ad aiutare Ser Enricus e Ikarus, resisteranno, sì, ma non so se riusciranno da soli a sconfiggerlo>> disse DragonKnight indicando il Grifone.
Gianlù che combatteva contro gli orchi e i goblin, non si era accorto dell'imponente bestia. Così fece un cenno affermativo all'amico e con qualche salto e qualche colpo di spada si avvicinò alla bestia. DragonKnight restò lì a vedersela con i pochi superstiti che aveva lasciato Gianlù lì vicino. Rowena stava per andare in aiuto di Enricus, ma subito si accorse che dall'altra parte dell'enerme bestia, il Priore si apprestava a dare le sue benedizioni. Il grifone era veramente enorme, e la sua potenza sembrava al pari delle sue misure. Stava valutando proprio questo fatto, quando Gianlù gli passò come una furia davanti, diretto verso il colossale nemico! Allora si diresse verso un'altro goblin, e con un solo fendente velocissimo affondò la spada nel suo petto. Si guardò intorno, accorgendosi che gli orchetti erano ancora sempre tanti. Da dove arrivavano? Gli occhi dell'amazzone rotearono al di sopra delle teste dei suoi amici, in cerca di qualcosa che non si vedeva facilmente, e colse subito la presenza, anche se lontana, di un entità oscura. Il bardo indietreggiò di un paio di passi. Come la bestia cercò di avventarsi verso di lui, egli si scansò rotolando per terra. Ikarus si parò d'innanzi al mostro mentre Enricus, già in piedi piantò le due spade nel corpo di esso. Gianlù arrivò giusto in tempo per mollare un ennesimo fendente al Grifone, il quale ruggì ancora più forte di prima per la rabbia e il dolore. Per quanto resistente fosse, tre Vassalli erano troppo anche per lui, se poi si aggiungeva anche il fatto che le spade dei Sin Fein moltiplicavano il loro potere quando combattevano insieme, era chiaro che l'essere era già condannato a morte.
<<La fauna del boschetto o è parecchio aumentata o qualcosa si sta radunando qua? non è che siamo capitati nel momento sbagliato durante una convocazione di pelliverde e affini?>> si domandava Kyle più a sé stesso che ad altri, mentre saltava dalla lepre per arrampicarsi su un albero.
Una volta che fu sopra vide un gruppetto di avversari e lì vicino il grifone, poteva buttarsi addosso agli uni come all'altro, non sapeva decidersi mentre tirava fuori la sua fida Emery, ridotta ad una spada corta, come per magia, dalla sua tasta destra. Il mercenario cercava di trattenere indietro gli orchi dai Vassalli che stavano per finire il grifone. Scylla e Caryddy continuavano a parare e a menar fendenti e per quanto deboli fossero i pelleverde, le forze di Arkan e degli altri non potevano durare all'infinito. Vicino al loro padrone, i poco simpatici amici a quattro zampe Morte e Flagello azzannavano qualunque creatura si avvicinasse. Nel mezzo del conflitto Arkan vide l'amico serafino che si arrampicava su di un albero, per attuare un qualcosa di folle ma allo stesso tempo geniale. Due orchi tentarono di saltare addosso a Mariuccia, che nel frattempo menava colpi e magie ai pelleverdi. Impugnò bene l' arma e con un colpo seccò buttò a terra un orco, poi, guidando il fuoco fatuo già evocato, come fatto in precedenza, sconfisse il secondo orco, che cadde a terra inerme. Guidando ancora il fuoco fatuo buttò a terra un altro orco e corse verso gli altri, più vicini al grifone. Fu' a quel punto che spuntò un nuovo avversario. Era forse un goblin, o un orchetto, ma incappucciato e stretto nel mantello di tessuto grezzo e scuro. Mariuccia si gettò verso di lui senza farci troppo caso. Questi si allontanò con un salto e agilità sorprendente, e scomparve tra le fronde di alcuni alberi. La ragazza restò un attimo a guardare in alto, stupita, ma riprese a menar colpi appena un avversario tentò di colpirla. Assorbita dalla lotta si dimenticò presto del tizio ammantato.
I tre Vassalli decisero che era giunto il momento di eliminare il Grifone, così, mentre Ikarus ed Enricus lo attaccarono ai fianchi, Gianlù, correndo velocemente, riuscì a portarsi alle spalle della belva, e con un agile balzo gli saltò in groppa. Afferrando stretto la criniera dell'essere, cominciò ad affondare i colpi delle sue lame nel collo del mostro, sempre più in profondità.
Eruner si stava iniziando a stufare di quegli scocciatori olivastri. Il goblin che aveva oltrepassato prima per osservare come procedeva il combattimento dei Vassalli lo avevo colpito ad un braccio con la rozza lancia di pietra, probabilmente creata da lui stesso, che si era infranta sull'armatura nera come fosse un pezzetto di ghiaccio lanciato contro un muro. L'Aspirante guardò la piccola creatura con sdegno e gli disse, indicando il corpo esanime del goblin che lo aveva preceduto: <<Vi do tre secondi per sparire, altrimenti andrete a fare compagnia al vostro amico>>.
Le parole erano incompresensibili per l'ebete pelleverde, ma forse i gesti, o forse la voce atonale, fecero capire al piccoletto che "aria tirava". In pochi istanti era già nel folto della foresta. Il Paladino non ebbe il tempo di sentirsi soddisfatto per esser riuscito a non ucciderlo, perchè un nuovo nemico gli si parò di fronte, agitando l'ascia arrugginita e ruggendo bestialmente mentre metteva in bella mostra le zanne traboccanti di saliva imputridita. Il Mago dell'Acqua, vagamente schifato, decise che non avrebbe sporcato l'arma donatagli dal Maestro con una simile bestia. Poggiò la mano su Enemesi e la estrasse, sentendo ancora una volta la dura impugnatura di metallo non ricoperto. Iniziò a farla rotare su se stessa, producendo un basso e allo stesso tempo penetrante suono, prima di avventarsi sull'orchetto ed ingaggiare un serrato combattimento.
In quello stesso momento Alkor e Rethar ignari della battaglia in cui erano incappati gli amici stavano scendendo a spirale verso la superficie calma del laghetto. Non un'increspatura turbava l'acqua di quel piccolo bacino, tranne dove la piccola cascata faceva il suo ingresso in quel luogo quasi magico. Tutto era silenzio, mentre il drago compiva gli ultimi cerchi in volo e posava i suoi possenti arti inferiori al suolo. Solo una leggera brezza muoveva le fronde, ma senza turbare l'acqua del lago. Pareva un luogo quasi irreale tanto la calma regnava sovrana. Ancor più irreale parve quando anche l'astro notturno tornò ad illuminare quel luogo con i suoi candidi raggi e molte lucciole, comparsero dal nulla, iniziando a ondeggiare sopra lo stagno. Il Cavaliere rimase molto impressionato da quella visione, ma senza perdere altro tempo iniziò a guardarsi attorno in cerca della sorgente di quel bagliore, senza, però, venirne a capo. Non capiva proprio da cosa potesse essere causato, ma, cosa che lo turbava non poco, non capiva il motivo per cui il suo istinto l'aveva portato a indagare su quello che poteva essere un semplice gioco di luce. La risposta sarebbe stata da lì a poco evidente. Improvvisamente le lucciole, che fino ad allora si erano limitate a far da corredo all'incantevole paesaggio, iniziarono a danzare in modo ordinato, creando un cilindro di luce giallastra in mezzo allo stagno. In quello stesso punto le acque iniziarono ad incresparsi leggermente, come in risposta alla danza dei piccoli insetti luminosi. Il silenzio naturale di quel luogo divenne improvvisamente innaturale, caricando l'aria di tensione e aspettativa. Sentimenti contrastanti che pervasero anche Alkor e l'amico Drago. I due, infatti, iniziarono a guardarsi intorno irrequieti, ma allo stesso tempo erano attirati in modo quasi morboso verso il fulcro di quell'evento. Senza rendersene conto e in modo del tutto istintuale formularono le parole arcane della fusione, come se qualcosa li avesse spinti a reagire a una minaccia imminente. Come se stessero per compiere qualcosa di immensamente pericoloso. Qualcosa che giustificava un così grande dispendio di energia. I loro corpi vennero sommersi da una luce argentea intensissima che si alzò come una colonna nel cielo notturno. Fu più intensa di qualsiasi altra fusione e così luminosa da poter essere vista a miglia di distanza, come se fosse un richiamo per chi poteva vederla. Quando l'effetto magico fu terminato il Balor argenteo fece la sua comparsa ai margine del laghetto. Imponente e minaccioso, con numerose scariche elettriche che circondavano il suo corpo. Pareva quasi che lui stesso fosse la minaccia incombente.
In quella forma, infatti, la ragione veniva meno e l'istinto prevaleva. Il rumore del fiato che usciva dalle fauci assieme allo scoppiettio delle scariche elettriche opprimevano l'aria circostante, ma nonostante ciò non successe nulla di pericolo. Dopo alcuni istanti, come in risposta alla colonna di luce argentea irradiata poco prima, dal centro dello stagno si alzò nel cielo una colonna di luce dorata. Una luce che non preannunciava un conflitto, ma che infondeva calma, anche al corpo trasformato del Cavaliere del Drago. Quando questa luce svanì una figura di fanciulla comparve al suo posto. Una giovine che stava levitando sopra le acque tornate nuovamente calme. Lunghi capelli biondi, cadevano sciolti sulle sue spalle, incontrando le candide e leggeri vesti, fatte unicamente di veli semitrasparenti. Aveva lineamenti fini e pelle chiarissima. Nei suoi tratti giovanili era semplicemente stupenda. Eppure dalla sua figura traspariva grande sicurezza e saggezza. La figura senza esitare si fece avanti e senza sfiorare la superficie del lago giunse di fronte al Balor argenteo. Incredibilmente la furia della Creatura non crebbe, anzi con l'avvicinarsi della donna diminuì. La giovane donna alzò la mano e senza mostrare alcuna paura toccò il muso della Mostro.
<<Non aver paura mio Cavaliere! In questo luogo nessun pericolo potrà raggiungerci!>> disse la magica fanciulla e dopo un attimo di silenzio riprese: <<Ho un messaggio per voi e un oggetto da donare a voi e ai vostri amici! Ma a loro penseremo dopo e solo se risulteranno degni di giungere in questo luogo!>>
Il Balor rimase in silenzio lasciando proseguire la fanciulla, che disse: <<Il messaggio è questo e proviene da un'entità che vi siete prefisso di ritrovare! Lui lo sa bene! Cavaliere...voi e l'altro Cavaliere sopravvissuto alla fine del vostro mondo presto dovrete mettervi in cammino per quello che potrà essere una rinascita...Il quando sarà chiaro al momento opportuno!>>
Alkor e Rethar parvero capire quelle parole e mentre il viso del mostro era inespressivo il suo animo stavano gioendo. In risposta al sentimento provato dai due, una lacrima, seguita subito da un'altra, solcarono il viso della donna, depositandosi nella sua candida mano.
<<Ecco questo è il mio regalo! L'oggetto di cui vi parlavo!>> detto questo, la donna posò nella mano artigliata del Balor le lacrime ora tramutate in due perle a forma di goccia.
<<Vi serviranno per trovare ciò che cercate e a capire chi dei vostri amici ha bisogno d'aiuto. Per utilizzare il potere della gemma dovrete concentrarvi sulla vostra cerca!>> detto ciò la fanciulla levitò nuovamente verso il centro del laghetto, rimanendo li sospesa in attesa.
Come d'incanto anche la magia della fusione venne meno e sia Alkor sia Rethar, in silenzio e osservando un po’ la gemma, un po’ la giovine, si misero seduti sulle rive quiete dello stagno.
L'avversario era decisamente forte, ma il Paladino sapeva chi alla fine avrebbe prevalso. Ad ogni nuovo attacco l'ascia arrugginita cozzava violentemente contro Enemesi, sprigionando leggere scintille. Dopo un furente scambio di colpi, parate e contrattacchi Eruner balzò all'indietro, distanziandosi leggermente dal nemico. La creatura bestiale emise un ruggito e caricò il giovane, eseguendo proprio la mossa che voleva l'Aspirante Vassallo.
Vediamo se funziona... Quando l'ho provata alla Gilda non mi veniva, magari sarò più fortunato! Altrimenti ci lascerò la pelle, ma meglio morire qui che in palestra col Maestro! Pensò ghignando Eruner, mentre spostava la gamba destra leggermente più indietro e abbassava Enemesi, quasi facendole toccare il terreno con la punta. L'orchetto tentò di spezzare letteralmente in due l'umano, che però parò il colpo, si slanciò di fianco il nemico e girando su stesso gli piantò la spada alla base del collo, estraendola subito dopo. Mentre il giovane puliva la lama e la rinfoderava, il pelleverde prese a sputar sangue, rallentò, cadde in ginocchio ed infine si accosciò, ormai senza vita. Il Guerriero di Atlantide pensò, mentre si guardava intorno. Perfetto, ha funzionato! Bene, direi che è finita... Vediamo... Si, questi li possono eliminare anche gli altri! Son curioso di sapere che fine ha fatto Alkor! Forse è più avanti... Vediamo, dov'è Otrebmu? Ah, eccolo!
Il guerriero stava tagliando di netto la testa ad un goblin quando vide Eruner immobile, con le spade nel fodero. Mentre si chiedeva cosa diavolo avesse in mente, si avvicinò all'amico e gli chiese: <<Sogghignate... Non è positivo... L'ultima volta che lo avete fatto ci ho quasi rimesso la pelle! Cosa c'è che non và?>>
<<Mi chiedevo dove fosse Alkor... Se magari è in pericolo? Lo andiamo a cercare? Forza, qui riusciranno benissimo a cavarsela senza di noi! Fra un po' dirò a Gianlù dove siamo, promesso!>> dichiarò Eruner.
E senza aspettare le più che giuste obbiezioni del compagno, le afferrò per lo scudo e prese a tirarlo verso la foresta, dimostrando che le ore passate in palestra con BrightBlade erano decisamente servite. In pochi secondi furono lontani dal luogo degli scontri, avanzando nella fitta boscaglia. Dopo i fendenti che Gianlù aveva inflitto nel collo della bestia, un copioso fiotto di sangue ne uscì colando lungo il collo e formando piccole pozze. La bestia ferale, con un grido disperato, morì ricadendo al suolo. Mentre la bestia crollava Gianlù balzò giù dal suo corpo. Si guardavano attorno e tutto pareva andare per il meglio, quando una voce irruppe prepotente tra le fronde degli alberi. Il presentimento di Rowena era fondato.
<<Ha ha ha ha, la vostra comune presunzione di poter affrontare ogni nemico, vi rende ridicole e vulnerabili, abitanti del Regno>> disse una voce tra i cespugli.
Per nulla scosso, Ikarius gli rispose immediato: <<Sicché avete questo ardire nelle parole mostratevi codardo!>>
In quell'istante gli Orchi rimanenti iniziarono a fuggire in ogni direzione e un vortice nero si materializzò sulla carcassa del grifone. Un giovane dai capelli bianchi come la neve e dagli occhi gialli comparve, vestito in una tunica da mago molto pesante di un blu scurissimo. Tutti i presenti osservavano il giovane che emanava una spaventosa aura maligna.
<<Oh, ma che belle parole... Ikarus, giusto?>> disse il misterioso mago, mentre il priore alzò un sopracciglio.
<<Oh, non vi stupite che sappia il vostro nome, un amico mi ha parlato di voi, so molto su di voi Ikarus, hehehehe, ma non sono qui per farvi nulla, anzi, il mio amico mi ha chiesto di farvi un regalo ed ha detto che lo apprezzerete molto, hwhahahaha!>> terminò di dire l’apparente giovane mago, per poi finire a ridere fragorosamente.
<<Bando alle ciance buffone, dicci chi sei piuttosto!>> proruppe Gianlù irritato.
<<Come osate insetto?! so molto cose io! anche di voi non dubitate, e di voi, Enricus e Mariuccia. Si vi vedo, e so chi siete! Ad ogni modo, sono qui per fare “questo favore” a “quell’amico”. Non so se ci siamo capiti?!>> disse con fare odioso il mago.
Poi volse lo sguardo ad Ikarus e puntò il palmo della mano contro di lui. Un ondata di anime urlanti uscì dal palmo del ragazzo, le quali gementi si diressero protendendo le loro bocche e le loro braccia verso Ikarus. I suoi compagni tutti, cercarono di muoversi, ma con uno sguardo del giovane, tutti si bloccarono come statue di pietra.
<<Che esseri ingenui, pensavate che un potente stregone quale sono vi avrebbe fatto interferire? Nah>> affermò quello che si rivelò essere uno stregone molto potente.
Ikarus, puntò il suo bastone e quando le anime vorticando furono vicine, cozzarono contro un'invisibile barriera. Sul volto del priore comparve un sorriso compiaciuto, fin quando la barriera crollò. L'ondata di anime investì il priore che cercò l'istintivo riparo della mano destra. I Dannati iniziarono a scavare nella sua carne e ad entrare in lui attraverso il braccio. Digrignando i denti Ikarus cercò di resistere al dolore e non cadere a terra. Il suo braccio destro iniziò a mutare da sotto l'armatura, sentendo un bruciore diffuso e atroce, mentre la cute iniziò a sanguinargli e seccarsi. Quando anche l'ultima anima entrò attraverso la mano, Ikarus rimase barcollante e piantonò i piedi a terra.
<<Cosa mi hai fatto? Dannato?!>> pretese Ikarus.
<<Sto solo eseguendo la volontà di un mio amico, che voi avete ucciso! Un certo Mordeous vi ricorda nulla?! Mi ha contattato e vuole ripagarvi le pene che sta provando ora per causa vostra ed io sarò felice di accontentarlo! I miei poteri sono quasi prosciugati, trattenere quelle furie dei vostri amici non è semplice, ma terminerò ciò che ho iniziato!>>
Detto questo il ragazzo estrasse un pugnale e alzandolo al cielo, lo fece ricadere di scatto trapassandosi il collo. La nera anima che ne uscì si diresse ridendo verso Ikarus, il priore non poteva permettere che arrivasse in lui, così alzò un ennesima volta il bastone ed una grande ondata di luce colpì l'anima del giovane, facendola dividere in numerosi raggi neri. Quando abbassò il bastone pensando di essere riuscito, uno dei raggi lo colpì al braccio facendolo cadere al suolo. In quell'istante, tutti presero a rimuoversi normalmente. Ikarus era privo di sensi, il braccio sanguinava e pareva in preda agli incubi. L'armatura sul braccio si sgretolò lasciando allo scoperto il braccio. Su di esso il sangue scorreva libero e con orrore di tutti, degli occhi e delle fauci erano sparse su di esso fino alla spalla. Degli occhi dalle orbite insanguinate guardavano gli eroi e le fauci parevano serrate in un cupo sorriso.
<<oh, bene. Come al solito non incrociamo problemi per strada, eh?>> disse il bardo.
Con un cenno fece sparire la spada dei Sin Fein. Dal suo corpo iniziò a uscire una luce inizialmente flebile. Sembrava che il suo corpo fosse diviso in due dalla luminosa forza, quando tutt'a un tratto forte lampo di luce obbligò i presenti a coprirsi gli occhi.
Quando la luce svanì, Enricus era molto cambiato. Sul suo corpo stava un'armatura splendente di colore blu. Due fulgide spade stavano incrociate sulla sua schiena. Un elmo di foggia antica sul suo viso lasciava intravedere solo due forti luci provenienti dagli occhi. Nelle sue mani un liuto. Il bardo sorrise guardando quel che sino a pochi minuti prima era il suo caro amico Ikarus. Poi, si girò verso i suoi compagni dicendo: <<Amici, liberiamolo!>>
<<Ehm...io che dovrei fare? Restare fermo davanti alle cose che non so è la scelta migliore credetemi... hmmm Ma forse... ma si proviamo>> ragionò ad alta voce Black Drake.
Il paladino si scagliò verso l'amico buttando la spada, cercò di stringergli le mani ma non ci riuscì.
<<Hey Ikarus! Siete li dentro spero! Esci fuori di lì mostro spregevole!>> disse Black Drake dando un pugno al mostro. La risposta del mostro fu un pugno forte il quadruplo che gli fece uscire sangue dal naso. A questo punto Black drake uscì fuori di senno.
<<Brutto schifoso me la pagherai!>> disse il paladino col naso colante di sangue, prendendo poi la spada e menando colpi all'impazzata al mostro.
Mentre Black Drake menava fendenti all'impazzata, un secondo pugno gli calò pesantemente sulla testa, tramortendolo. Mariuccia, strabuzzando gli occhi e si rivolse a Gianlù.
<<Ma non gli avrete fatto male?>> domandò la bionda ragazza.
<<Nooo. Ha la zucca dura come il marmo, e non solo lui, visto che manca anche l'altro zuccone della compagnia>> rispose Gianlù, notando l'assenza di Eruner ed Otrebmu, mentre Alkor ancora non era apparso.
<<Enricus, siete sicuro di poterlo liberare? Già Mordeus si rivelò un nemico pericoloso ed astuto, adesso, sembra ci siamo imbattuti in un suo pari...>> disse Gianlù interpellando Enricus.
Intanto l’erudito cavaliere e paladino avanzavano nella foresta, tagliando ogni tanto qualche ramo per aprirsi la via. Improvvisamente Eruner si fermò, con un'espressione attonita sulla faccia, che poteva essere scambiata per terrore. Otrebmu, che conosceva il giovane oramai da molto tempo, si stupì nel vederlo così preoccupato, cosa che non accadeva molto spesso. Si avvicinò al Fratello Templare e gli chiese: <<Che accade amico mio? Perché quell'espressione? Parlate avanti!>>
<<Non avete sentito? Non avete avvertito l'orrenda malignità, la vita che distrugge le vite?>> iniziò a domandare l’elfo.
Il giovane era sconvolto, questo era evidente, però Ittoram non capiva cosa stesse dicendo. Preoccupato, lo prese per le spalle e lo scosse violentemente. Appena lo lasciò, il Paladino sembrò riprendersi, spiegandosi meglio.
<<Come sapete, grazie ai poteri da Paladino riesco ad avvertire distintamente la presenza di esseri oscuri. Siccome questa situazione persiste da poco tempo, quelli tra loro che sono più potenti e malvagi mi arrecano un profondo disturbo. Poco fa, vicino alla luce dei nostri compagni ho visto una zona nera, più nera di una notte senza luna... Nera come l'inferno stesso... E' accaduto qualcosa di grave, dobbiamo tornare indietro immediatamente!>> dichiarò Eruner.
Mentre ancora parlava, si voltò di scatto e prese a correre verso la zona del combattimento che avevano abbandonato, quasi come se il demonio lo stesse inseguendo. Il Cavaliere della Strada Pura faticava a stargli dietro, rallentato com'era dalla pesante armatura che si incastrava tra i rami più bassi, però convinto che l'Aspirante Vassallo non fosse del tutto rinsavito, si spronò a non perderlo di vista
Enricus si girò sorridente verso Gianlù per dire: <<E secondo voi, io, riuscirei a liberare Ikarus da tale male? Suvvia, siamo realisti>>
Le facce dei Templari si fecero scure, tutti confidavano nei poteri del bardo. Ma egli scoppiò a ridere lasciando tutti di sasso.
<<Naturalmente non ce la farei... da solo! Ma non mi pare di esserlo ora!>> disse il bardo.
Detto ciò cessò di ridere, si concentrò e lanciò un fortissimo urlo, che molto sapeva di comando: <<CIRCONDATELO!>>
Il tempo passava e ormai la Luna era alta nel cielo, ma dei compagni del Cavaliere non vi era traccia. Alkor iniziò a mostrare segni di irrequietezza. Nella sua mente baluginava la possibilità che i suoi amici non sarebbero mai giunti in quel luogo, non perché incapaci di farlo, ma semplicemente perché lui non li aveva avvertiti della sua deviazione. Si alzò di scatto e guardò la dama al centro dello stagno.
<<Mia Signora...mi deve perdonare, ma devo andare a cercare i miei compagni, potrebbero essere molto lontani da qui e magari bisognosi del mio aiuto!>> disse Alkor.
A quelle parole la giovane donna alzò il capo e fissò il Cavaliere del Drago, per poi sostenere: <<Non preoccupatevi Cavaliere! I vostri amici vi hanno visto e sono più vicini di quanto crediate! Stanno combattendo una dura battaglia in questo momento, ma del vostro aiuto dovranno farne a meno!>>
Alkor rimase di stucco a quelle parole. I suoi compagni in pericolo e lui non poteva andare a soccorrerli.
<<Perché, mia Signora?>> domandò il Cavaliere del Drago.
<<Perché così deve essere!>> rispose seccamente la bellissima apparizione.
<<Ma non capisco>> disse Alkor.
<<Non chiedete altro Cavaliere e abbiate fede...arriveranno!>> disse la dama per poi aggiungere sottovoce: <<Sempre che trovino questo luogo incantato>>
All'ordine del bardo tutti si disposero attorno al nemico circondandolo. Enricus, a quel punto spalancò le braccia e le levò al cielo. Dal terreno spuntò un organo. Non era il solito della danza astrale, era un organo particolare, molto antico... ai suoi piedi la scritta: Enricus VII fecit.
Nel lato dello strumento c'erano due fori. Enricus estrasse le due spade dalle fodere poste sulla schiena e facendole roteare, le conficcò in tali fori. Le lame iniziarono a muoversi su e giù facendo da mantici.
Il bardo si sedette e, prima di suonare, disse ai suoi compagni: <<Tenetevi pronti ad ogni evenienza>>.






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

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Regio Analista
21/01/2016 19:33
 
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Ikarus pareva in balia del braccio che lo comandava, Enricus e gli altri amici si stavano preparando ad ogni eventualità quando Ikarus riaprì gli occhi.
<<Ikarus!>> esclamò Mariuccia vedendolo nuovamente in se.
Quando il priore vide il braccio gli comparve in volto un espressione di rassegnazione, ma anche di contentezza, quindi, prima che i suoi amici tentassero di fare qualcosa disse: <<E' inutile che vi affanniate, questa cosa non andrà più da nessuna parte, so cosa mi ha fatto quel damerino e vi posso assicurare che è andata bene>>.
Tutti si quietarono e Rowena disse: <<Cosa intendete dire?>>
Muovendo l'orrendo braccio, Ikarus continuò: <<beh...ha usato un pozzo di anime per abbassare le mie difese ed infine si è tolto la vita scagliando una maledizione. Una maledizione scagliata alla morte, non può più essere eliminato. Grazie a Dio, sono riuscito a fermarlo almeno in parte, o adesso non sarei qui a discutere con voi>>.
Quindi Enricus facendo sparire l'organo affermò:<<Proprio adesso che mi ero calato nella parte. Dannazione! Ora vi sarà l'eterno pericolo che quella cosa si impossessi di voi!>>
Ikarus allora serrò lo sguardo e disse: <<Dubitate così tanto dei miei poteri? No, no amico mio, non accadrà, non è riuscito ad ottenere il controllo come voleva, gli unici problemi sono, questi occhi e queste fauci che non controllo ancora ed una lieve vocina che mi parla in alcune occasioni>>.
Enricus non pareva del tutto convinto, come del resto, neppure gli altri. Vedendo i loro volti Ikarus si affrettò a ripetere: <<Non accadrà, fidatevi, conosco questi anatemi>>
Quindi Ikarus protese il bastone verso Black Drake e gli risistemò il naso. L'aura maligna che fino a poco prima permeava la zona era svanita del tutto con grande stupore di Eruner.
<<Mi fido di voi Priore, fermo restante che secondo il mio modesto parere, sarebbe opportuno che torniate indietro e farvi purificare dal Sommo Ostri>> disse Gianlù
<<Sarebbe una perdita di tempo per la missione, ora che riesco a tenere sotto controllo questa piccola mostruosità>> disse Ikarus.
<<Ma... Alkor dov'è finito? Qualcuno l'ha visto?>> domandò il bambino, guardandosi attorno, mentre la sua lepre lo raggiungeva chiedendo una carezza dietro l'orecchio.
Enricus riprese il suo solito aspetto, poi disse: <<Ikarus, amico mio, mi avete fatto prendere un colpo. Ero già pronto a catalizzare ogni forza contro la vostra appendice maledetta! Ciò non toglie, comunque, che potrebbe essere pericoloso. Col vostro permesso proverò a documentarmi un po' durante il viaggio sugli effetti di quest'anatema, però sarà necessario tenervi sotto sorveglianza, soprattutto la notte e durante le battaglie. Spero che non vi dispiaccia ma son misure necessarie...>>
Mariuccia posò la sua borsa di cuoio a terra e cominciò a frugarvi dentro dicendo qualcosa agli altri: <<Già, potrebbe anche essere pericoloso, per quanto io mi fidi delle capacità di Ikarus... sarebbe meglio tenerlo sotto controllo, cercando di non fermare per questo il viaggio, ovvio>>.
Finito di dire questo smise di frugare nella borsa e ne trasse un vecchio e ingiallito libro dalla copertina di cuoio rilegata con cura. Mariuccia aprì il libro e cominciò a sbirciare velocemente tra le pagine, cercando informazioni sul fenomeno che aveva colpito Ikarus, e fece segno al bardo e gli altri di avvicinarsi. Quando Ikarus vide il libro, un'aria di sufficienza gli comparve in volto.
<<Di queste cose ho studiato per quasi tutta la mia vita, vi assicuro che non è pericoloso, lo sarebbe stato solo se l'intera anima di quel disgraziato fosse entrata in me. Ad ogni modo, fate bene a tenere un occhio volto a me, dopo tutto, potrebbero sempre insorgere degli imprevisti. Per quanto concerne il fatto di rimuoverlo anche se non pericoloso...beh, avrei da ridire...>> disse Ikarus dopo aver detto le ultime parole tutti trasalirono, quindi il priore si affrettò ad aggiungere: <<Non pensate male, ma in fondo, questo può essere un buon modo per studiare la cosa in modo più tecnico. Senza basarsi solo su antichi racconti o dicerie. Avendo su me stesso parte degli effetti, potrò di certo impadronirmi di una conoscenza maggiore. Pertanto, fin quando non rincontrerò Sua Maestà beh...preferirei non eliminarla, almeno fino a quando non avrò appurato ogni suo aspetto>>
I suoi compagni parvero abbastanza soddisfatti del progetto del priore, ma Mariuccia ed Enricus iniziarono comunque a studiare il libro.
Quindi Ikarus guardò Kyle e gli disse: <<Non avete tutti i torti, Alkor è sparito! E neppure si vedono Eruner ed Otrebmu, forse dovremmo iniziare a cercarli>>
Il chierico iniziò ad ispezionare il suo nuovo "braccio". Un occhio stava sulla spalla e iniettato di sangue, guardava il mondo circostante, sul bicipite una larga bocca si stendeva, priva di labbra e cosparsa di una miriade di denti aguzzi serrati in un riso di malvagità. Sull'avambraccio due occhi stavano rispettivamente da un lato all'altro. La pelle dalla spalla alle dita era di un rosso-nerastro cadaverico, cosparso di piccoli spuntoni ossei neri. La mano aveva nel palmo la seconda bocca e le unghie erano lunghe e nere. Insomma non era un grande spettacolo alla vista, e se non si fosse coperto con qualcosa, lo avrebbero sicuramente trascurato. Quindi Ikarus mosse dei passi al cavallo aprì la bisaccia ed estrasse una coperta blu ed una corda. Si gettò la lunga coperta al braccio cosicché lo coprisse del tutto e poi lo legò stretto alla spalla con la corda. Poi si mise il guanto d'arme dei Sin Fein per coprire ulteriormente. Naturalmente era una via provvisoria, ed aveva in mente di fare qualcosa di meglio il prima possibile. Ma almeno per ora, il suo ospite era nascosto. Mentre Ikarus si copriva il braccio nel miglior modo, Rowena fece un sospiro di sollievo che fu percepito dal priore.
<<Non é molto bello da vedere, eh? Anzi direi faticoso, ma ci si può abituare col tempo...anche se in tutta onestà avete fatto proprio bene a renderlo invisibile, almeno per ora!>> disse la cavallerizza che rimase seria per qualche secondo. Poi quando vide le labbra di Ikarus piegarsi all’insù, scoppiarono insieme in una fragorosa risata.
<<Avete ragione. Per adesso é meglio che rimanga invisibile, almeno molti saranno più sereni!>> aggiunse il prelato.
Rowena assentì con un leggero cenno del capo.
<<Affrettiamoci alla ricerca di Alkor e anche di Eruner e Otrebmu...anche se più di tutti, chi mi fa pensare é l'amico Eruner!>> dichiarò la ragazza sprondo Zoltan, seguita da Ikarus.
Gianlù, ridacchiava, poi rivolto a tutti disse: <<Ok, se Ikarus riesce a tenere il braccio sotto controllo, poi la soluzione è semplice, quando torneremo nel Regno, se non troviamo uno dei Sommi, basterà la Reliquia di Heiran, e voglio vedere se quella cosa se resisterà ancora>>.
Il gruppo stava per partire alla ricerca dei compagni, quando gli arbusti davanti a loro iniziarono a muoversi freneticamente tutti sguainarono le armi pronto a un nuovo scontro. Dagli arbusti sbucò Eruner seguito a poco distanza da Otrebmu, i due raccontarono il perché si erano allontanati e il perché erano tornati di corsa.
Gianlù informò i due templari di cosa era successo a Ikarus, poi recuperati i cavalli tutti iniziarono a cercare Alkor, presto però per la fitta vegetazione dovettero scendere dai cavalli e condurli per le briglie. La strada percorsa era tantissima, ma Alkor non si faceva vivo!
<<Compagni, dobbiamo fermarci, purtroppo io ed il mio cavallo siamo sfiniti>> disse Black Drake, per poi sedersi a terra ed esortare: <<Sperando che Alkor si faccia vivo, riposiamoci un pò...ve ne prego>>
Ormai la notte stava giungendo al termine e dei compagni di Alkor non vi era traccia. Il cielo stava già cominciando a schiarire ad oriente e con la luce del nuovo giorno le speranze di vedere i suoi compagni vacillavano sempre più. Nel suo inconscio Alkor sapeva che quel luogo sarebbe scomparso al sorgere del sole. In qualche modo quel posto era legato alla sua essenza, come lui era legato all'astro notturno e alla notte più in generale. Allo svanire di uno anche l'altro sarebbe scomparso. In quello stesso momento, come riprendendo vita da un sonno eterno la dama dello stagno rialzò il capo e, galleggiando nell'aria, si diresse verso il Cavaliere.
<<Non vi crucciate Cavaliere. I vostri compagni stanno bene...più o meno! Ma non sembrano in grado di scoprire questo luogo e il tempo a loro disposizione è giunto al termine>> disse la dama seguita da un attimo di silenzio che pervase l'ambiente, poi riprese: <<Forse al nostro prossimo incontro ce la faranno!>> <<Arrivederci Cavaliere e ricordate la vostra missione!>> detto questo la dama, lo stagno e tutto quello che stava intorno iniziò a ondeggiare e sparire lentamente. Pochi istanti dopo tutto era scomparso, lasciando Alkor e Rethar nel bel mezzo di una fitta boscaglia, ancora pensierosi sul destino che attendeva loro. L'alba era finalmente giunta.
La richiesta di Black Drake di fermarsi, non venne accolta bene da Ikarus. Secondo lui, non avevano cavalcato per nulla. Alkor poteva essere nei guai e fermarsi gli sembrava l'ultima cosa da fare. Gli si avvicinò con il cavallo e disse: <<Black, alzatevi da terra, non abbiamo percorso che poche ore in questo sottobosco, e voi già siete seduto. Alzatevi, tornate al cavallo e confidate nell'Onnipotente. E vedrete che pregando lui, ne stanchezza ne dolore vi impediranno di continuare>>
Detto ciò che aveva da dire Ikarus spronò la cavalcatura e passò oltre. Quando però si accorse del sorgere del sole, gli venne in mente una frase di suo padre. Un uomo alla carica può poco, se non ha più la forza di correre. Quindi si volse e disse: <<Forse però non avete tutti i torti, se saremo stanchi al momento del bisogno, le nostre forze si ridimensionerebbero sensibilmente. Dunque, la decisione spetta a tutti, proseguiamo ignorando la stanchezza, o riposiamo e temiamo per Alkor?>>
<<Sir Ikarus! Il tempo che abbiamo a disposizione è poco. Ricordate la missione principale. Dobbiamo essere molto svelti... inoltre se Alkor si trovasse in difficoltà e arrivassimo in ritardo per esserci riposati non me lo perdonerei mai. Se proprio qualcuno ha bisogno di riposare che resti pure. Ma vorrei che almeno un piccolo gruppetto venga con me. Io continuerò a cercare Alkor, per sicurezza. Chi resterà dovrà aspettare che passiamo a riprenderlo>> esordì Enricus con decisione.
Come il Bardo finì di parlare, Rowena si accorse che il ciondolo portato al collo, cominciò a brillare! Che stava succedendo? Questo era il ricordo che le era rimasto di sua sorella Gillian, l'unica cosa per ricordarla. La luce che esso emanava stava diventando sempre più forte, mentre una forza irresistibile la portava verso il fitto bosco. Doveva andare là! Enricus e gli altri che si trovavano vicino, videro lo strano fenomeno aspettando spiegazioni.
<<Rowena avete uno strano oggetto che pende dal vostro bel collo!>> disse Enricus mentre si avvicinava per vederlo meglio.
<<Questo pendente si chiama goccia di rugiada , fu di mia sorella...ed ora che ci penso ser Alkor ne possiede un'altro uguale...! Forse riusciremo a trovarlo con il suo aiuto, credo che ci sta indicando la via! Venite, il cavaliere ci sta aspettando!>> disse la Vassalla.
<<sono con voi due!>> sussurrò il bambino alla ragazza.
<<Vi seguo...ma ci si può fidare di questo aggeggio?>> chiese il Black Drake vedendo meglio il ciondolo.
<<Credo proprio di si, amico mio!>> disse Enricus a Black Drake. Poi si girò verso i suoi compagni dicendo: <<Nessun altro si aggiunge? Solo noi quattro? E sia... attendeteci, allora. Per noi è già tardi!>>
Mariuccia corse verso il bardo, che era seguito da Eruner, dicendo frettolosamente: <<Hei hei aspettatemi! Vengo anche io con voi!>> Poi la ragazza prese da sotto un braccio Eruner, lo affiancò e con una mano lo spettinò e facendolo indispettire.
Ikarus si accodò senza dire nulla. Dalla risposta che aveva dato a Black Drake pareva chiaro che non aveva intenzione di attendere. Finalmente vi conosco Ikarus! Il priore si voltò alla sua destra dove credeva di aver udito una voce, ma non vide nessuno. Non sono la, sono qui, in voi hah. All'improvviso Ikarus capì che quello che gli parlava era il giovane di prima, nella sua mente. Siete davvero un dannato bastardo, come Mordeous mi aveva detto. A causa vostra ora, sarò imprigionato in voi, senza poter fare nulla... Ikarus si concentrò e gli rispose: Mi pare il minimo piccolo inetto, ringraziate colui che ci ha creati, che non vi abbia cancellato del tutto. La voce insistente disse nella mente: Hahahaha, ma che scempiaggini come potevate solo pensare di distruggere un anima immortale? Comunque mi sono riformato da capo, tanto per essere pignoli! Ad ogni modo, ora mi avrete con voi sempre mio caro Priore, impareremo a conoscerci meglio. La conversazione finì li. E nessuno parve accorgersi di nulla.
DragonKnight, quando gli altri partirono, prese a seguirli. Non poteva lasciare il Cavaliere del Drago a lui così amico, e così si mise a correre furtivamente per non destare sospetti in caso di altri nemici. Dopo un po' raggiunse gli altri che continuavano a camminare per ritrovare Alkor. Solo Gianlù si attardò un attimo, a scrutare la zona circostante per sincerarsi che non vi fossero pericoli in agguato, dopodiché, si riunì al gruppo, tenendosi però in retroguardia. Anche Otrebmu camminava in retroguardia insieme a Ser Gianlù, i due osservavano accuratamente ciò che li circondava, pronti a ogni evenienza, le mani erano sulle spade per estrarle fulmineamente. I mastini di Arkan cominciarono a guardarlo in un modo strano, e lui fece lo stesso con loro. Senza che nessuno lo vide si avvicinò al priore parlando sotto voce.
<<Ikarus, ditemi cosa c'è che vi turba, la vostra espressioni non è delle più pacate di sempre>> disse Arkan.
Ikarus guardò Arkan e cercò di assumere un'aria più tranquilla e rispose:<<Nulla non preoccupatevi, solo dei...pensieri, nulla d'importante>> Quindi sorrise e tornò a guardare avanti.
Dopo un breve tragitto tranquillo nel bosco il gruppetto arrivò casualmente ad una piccola radura. Il gruppo raggiunse Alkor nella boscaglia e questi raccontò loro dell'incontro mostrando la gemma. Tutti si rammaricarono di non essere giunti li prima, ancor più Eruner e Otrebmu che si erano spinti più avanti degli altri nella boscaglia, prima che il mago dell'acqua decidesse di tornare indietro. Il gruppo uscì dalla boscaglia dirigendosi verso nord, i successivi giorni passarono tranquilli, si fermarono a riposare a Vetoio per poi dirigersi di nuovo verso la casa di Logum, che raggiunsero 5 giorni dopo essere partiti dal Regno di Blue Dragon.

Appunti di un soldato direno, parte 1: Una giornata fuori dall’ordinario

Oggi è terminata una giornata pazzesca, quasi non credevo ai miei occhi e soprattutto a quello che ho fatto. Eravamo in esercitazione… ovvero i cavalieri erano in esercitazione, io, Merck, Lorex e qualche altri sfigato avevamo l’entusiasmante compito di trasportare armi, armature, accessori, cibarie, bevande e quant’altro richiesto… sul momento! Senza dimenticare che dovevamo spazzare il campo dai “profumatissimi” regalini dei destrieri. Tralasciando queste cose noiose… i cavalieri dovevano dimostrare i risultati raggiunti, con gli incessanti allenamenti svolti quest’anno per compiacere il principe Rufus, che sembrava più pretenzioso del solito. Secondo me, tutto stava andando veramente bene, i cavalieri stavano dando delle prestazioni a dir poco eccezionali, che io e i miei amici stallieri e scudieri ci possiamo sognare. Ma all’improvviso è apparsa un ombra sfrecciare sulle teste dei presenti, poi un urlo mostruoso. Io ricordo che sentivo un baccano incredibile, rumori di armature, nitriti di cavalli imbizzarriti, urla di ogni genere; ma in particolare ricordo il principe che furioso dava dell’incapace ai cavalieri. Subito mi sono precipitato a vedere e la prima cosa che ho detto, “ma da dove cavolo è uscito quel coso enorme?”. I miei compagni in preda alla paura mi hanno espressamente incitato a darmela a gambe, ma non me la sentivo, non dopo aver visto il mio mentore sbattuto addosso ai suoi cavalieri. La viverna era più grande del normale, di almeno quattro volte! Ogni dubbio fu fugato, quando ho sentito dire, “Correte! Andate ai ripari! Il mostro dell’abisso! La Viverna Abisso è furibonda”. Secondo i racconti di taverna, dalle parti dell’antro di Red Dragon si sarebbe annidata da molto tempo una viverna colossale, alla pari di un drago; e che ogni tanto risaliva uno dei tanti abissi, che si trovano nella regione sud-est dell’antro, per arrivare a valle, catturare uno dei grossi animali da fattoria e sparire. Ma non è mai successo che attaccasse le guarnigioni di sua Maesta Re Rhupert. Sul campo delle esercitazioni c’era l’inferno, ho abbandonato i miei compagni in fuga e mi sono recato nel deposito vicino, per procurarmi qualcosa di sufficientemente potente ad abbattere il mostro. Una volta dentro, come l’ho vista mi si sono illuminati gli occhi. Era li di fronte a me, una magnifica ballista leggera, dotata di doppia torsione, rinforzata in acciaio e con collo girevole. L’ho presa, ma anche se è una versione ridotta della ballista tradizionale, pesa lo stesso, nonostante fosse montata su un carro… senza cavalli. Nel frattempo l’enorme mostro sanguinario, aveva distrutto tutto l’accampamento e ferito centinaia di uomini. Quando sono arrivato a posizionare la balista, vedevo i tre maestri cavalieri grondanti di sudore ancora che si battevano a spada tratta, mentre sua maestà il principe non faceva altro che urlare ordini e imprecazioni. Mantenendo il sangue freddo, ho iniziato a sparare i primi dardi, inastati su lunghi paletti di legno. Il secondo dardo per poco non uccideva uno dei cavalieri! Quella maledetta non stava un attimo ferma! Quando uno dei cavalli, che aveva disarcionato il proprio cavaliere, ha urtato il carro e ha fatto in modo di farmi scoccare sulla giusta traiettoria il quarto dardo, prendendo in pieno la viverna. Nessuno sa che è stato il cavallo! Comunque la Viverna Abisso ha spiccato dapprima un volo perpendicolare al suolo per poi stramazzare altrettanto perpendicolare al suolo, per poi ritrovarsi finalmente orizzontale! Come tutti volevano… o quasi. Alcuni cavalieri hanno tratto un sospiro di sollievo, altri mi sono venuti addosso per congratularmi, altri semplicemente si lasciavano cadere a terra stremati. Ser Romualdo, il mio maestro cavaliere, mi ha stretto la mano e ringraziato, mi ha presentato al principe dicendo:”questo è il ragazzo che ha ucciso la bestia, maestà propongo lui per il titolo di cavaliere, se lo merita”. Non posso negare che per la contentezza mi stavo per lasciarmi andare, per dire quanto sono fantastico e figo; finalmente mi vedevo investito a cavaliere. Se se, è andata proprio così… per la verità l’unica cosa che mi ha investito è lo sguardo schifato e collerico del principe, che furioso ha iniziato a spolmonare che tutti noi facciamo schifo, che una guarnigione di cavalieri non è stata in grado di abbattere una singola viverna, che anche una bambina bendata sarebbe stata in grado di usare una balista di nuova concezione, ecc. Il principe la metteva in termini di paragone, secondo lui per abbattere quella viverna sarebbe bastato un solo Vassallo di Blue Dragon sferrando un singolo fendente o in alternativa quattro Aspiranti Vassallo, del sopraccitato, ben allenati e dopo uno scontro di medio tempo. Ma stiamo scherzando? Bastava un povero disgraziato come me, con una balista e un cavallo pazzo! Ma dai! non credo a quel che ha detto, secondo me non esiste nessun uomo così potente da fare un azione del genere. Comunque sia, il putiferio è terminato con molti cavalieri feriti, alcuni anche gravemente, un principe insoddisfatto, i maestri cavalieri distrutti, il campo distrutto, e ancor più distrutto io e i miei compagni a sistemare il macello e ad aiutare i feriti. Inoltre il principe per “premiarmi” mi ha ordinato di togliere di mezzo l’enorme corpo della bestia… da solo! Molto umano da parte sua, dopo aver salvato il fondoschiena di tutti! Ma le novità non finiscono qui, quando ho iniziato a togliere di mezzo la viverna, qualcosa mi impediva di caricarla sul carro. Una lancia da cavalleria conficcata nella sua schiena! Ma non era una lancia di quelle usate dai cavalieri. L’ho estratta e fatta vedere al mio maestro in compagnia del principe. Nemmeno il tempo di capire da dove fosse uscita, che sua altezza mi ha sbraitato contro di buttarla, dicendo:”Stupido garzone! Gettate via quell’affare maledetto! Non lo voglio vedere”. Io senza disobbedire, l’ho gettata, sotto il mio letto! Però una cosa non mi torna, mi è sembrato che sapesse qualcosa di quella lancia. Beh era un peccato buttarla è davvero bella, dopo che l’ho lavata. Che giornata!
[Modificato da SolarKnight 21/01/2016 19:35]






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

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26/01/2016 12:16
 
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Il leggendario vecchio maestro li accolse benevolmente, anche se erano molti di più dell'altra volta non fece fatica a trovare dove farli dormire, le donne dormirono nella stanza piccola con i letti, il Maestro Logum volle dormire nella stanza con gli altri sostenendo che si sarebbe sentito un giovincello circondato da tanta gioventù, Eruner come suo solito dormì fuori. Mentre tutti chiacchieravano tra di loro comodi nelle loro brande, Logum volse lo sguardo verso l’uscio percependo l’aura e lo stato d’animo di Eruner. Quel ragazzo ha ancora molto da imparare, il viaggio che si sta apprestando a fare non è neppure iniziato! Posso capire perché il Sommo Blue Dragon l’ha fatto dei suoi, certo che lo capisco! Ma lui non sa che è tenuto molto più in considerazione degli altri, proprio per il particolare momento che sta vivendo. Spero proprio che inizi ad aprire il suo cuore, ma ancor più prima la sua mente! Pensò il vecchio maestro, prima che venisse interrotto.
<<Maestro! Maestro Logum? Forse sta dormendo>> disse Enricus.
<<No, giovane. Sono sveglio, ero solo in sovrappensiero. Perché la missione che state per affrontare vi metterà a dura prova… anche per voi Vassalli>> diede risposta Logum.
<<Capisco, Direnia è sempre stato un luogo difficile>> continuò Enricus.
<<Sono fiducioso, ce la farete. Ma prestate attenzione a ciò che vi dicono come informazione, anche se avete davanti a voi un brav’uomo, non è detto che le sue fonti siano affidabili. Ora tutti a dormire, ne avete di bisogno, quanto io ne abbia di bisogno>> affermò il Vecchio Maestro.
Tutti il mattino presto si svegliarono e come al solito Enricus non si trattenne dal suonare e comporre una musica divertente, aiutato inaspettatamente da Otrebmu, ancora su di giri per aver rincontrato un maestro saggio e ancora potente, reduce della mitica Battaglia dei Draghi.

E’ mattino nella stanza grande si fa colazione,
E’ proprio una gran confusione,
con tutti che mangiano,
ed allegramente canticchiano: (solo Otrebmu)
Siamo una compagnia scombinata,
La più pazza della giornata,
Lode a voi o grande Sommo,
Che ci avete riuniti perdendo il sonno.
(ritornello canticchiato da tutti)
Che felicità, che grande solidarietà,
ogni fratello nel mondo si unisca per capacità,
nei confronti degli altri, abbiam giurato
il nostro onore sempre riscattato (solo Otrebmu)
Siamo una compagnia scombinata,
La più pazza della giornata,
Lode a voi o grande Sommo,
Che ci avete riuniti perdendo il sonno.
(ritornello canticchiato da tutti)
E’ solo l’inizio di un lungo cammino,
scordatelo Black togliti dal camino!
Perché solo uniti contro ogni sventura,
potremmo finire quest’avventura! (Otrebmu interrotto al primo rigo da Enricus)
Siamo una compagnia scombinata,
La più pazza della giornata,
Lode a voi o grande Sommo,
Che ci avete riuniti perdendo il sonno.
(ritornello canticchiato da tutti)
Saldando amicizie e fortificando la stima
tra nuovi e vecchi abitanti del Regno si spera di far rima.
Abbiam fame io e il mio pazzo amicozzo,
ora terminiamo, prima che Gianlù mangiando tutto diventi un tinozzo. (solo Enricus)
Siamo una compagnia scombinata,
La più pazza della giornata,
Lode a voi o grande Sommo,
Che ci avete riuniti perdendo il sonno.
(ritornello canticchiato da tutti)

Finita la pazza baldoria scatenata da Otrebmu, con la direzione artistica di Enricus, con un sonoro scuzzetto di Gianlù su quest’ultimo, tutti ripresero a fare colazione e pianificare il viaggio, che oramai non poteva più attendere. Per quanto fosse mattina presto qualcuno bussò alla porta, un coro di voci disse:
– AVANTI –
Un guerriero entrò, presentandosi con il nome di Thor, nuovo aspirante Vassallo del Lo Regno di Blue Dragon, e chiese di unirsi al gruppo, aveva letto troppo tardi la pergamena di reclutamento e mettendosi sulle loro tracce li aveva seguiti raggiungendoli solo ora. Venne accolto calorosamente dai suoi pari e dai suoi superiori, nonché dal maestro Logum. Mentre Thor si rifocillava e riposava, i quattro Vassalli del gruppo diedero il benvenuto al nuovo arrivato, informandolo della missione.
<<La missione mi è chiara>> disse Thor mentre crollava su una sedia, stanco per il lungo viaggio.
<<Non vedo una grossa difficoltà in questa missione, basta sconfiggere gli altri fratelli di Lumix, mentre una parte di noi si occupa di trovare lo Spartito Obliato, dimenticato o come si chiama>> aggiunse Eruner.
<<Non siate così superficiale giovanotto! Anche se da molti anni non mi muovo dal mio eremo, molti valorosi viaggiatori e ogni tanto qualche “illustre presenza” passano dalle mie parti, informandomi di molte cose. Quindi vi garantisco che non dovete sottovalutare la famiglia reale degli Auron! Tra i principi, vi è uno che ha ereditato la forza, la determinazione e l’ambizione del nonno… Auron IV. E vi garantisco che tale personaggio possedeva la forza di quattro Vassalli!>> esclamò Logum.
<<Maestro chi è di preciso costui?>> domandò incuriosito e perplesso Thor.
<<Forse è quel pazzo del principe Rufus? O Julius? Aspettate non ditemi che è la principessa Lucrezia?>> domandò Enricus per sapere con chi doveva vedersela, insieme agli altri Vassalli.
<<Non vi dirò chi, perché un Vassallo lo sa appena lo vede e un Aspirante Vassallo lo deve capire da sé. Ma darò volentieri un suggerimento. Prestate attenzione al suo sguardo!>> rispose Logum.
<<Lo terremo a mente, maestro>> disse Alkor avendo ascoltato per tutto il tempo.
<<Maestro allora ci prepariamo subito per il viaggio. Questo principe è una vera minaccia>> aggiunse Gianlù sistemandosi l’equipaggiamento.
<<Prima che vi saluti. Vi dico che molto probabilmente ciò che cercate non si trova al palazzo reale. Perché molti anni fa, prima dello scontro con Red Dragon, un potentissimo mago vampiro rase al suolo guarnigioni, fortini e la stessa capitale Direna. Se è ancora intatto, questo spartito magico può trovarsi altrove… sempre se la stanza segreta dei tesori è ancora intatta a Direnia>> rivelò il vecchio maestro.
<<Questo lo appureremo quando ci troveremo là. Grazie Maestro, faremo tesoro delle vostre parole. Speriamo che non sia già finito nelle mani dei principi>> disse Enricus un po’ preoccupato.
<<Forza ragazzi. Abbiamo ancora un sacco di strada da fare, vorrei ringraziare voi, Maestro Logum per l'ospitalità che ci avete dato>> detto questo DragonKnight si alzò e ringraziò il Maestro.
Tutti i membri della compagnia, incluso il nuovo arrivato, salutarono affettuosamente il vecchio maestro. Costui non si risparmio nell’elargirgli una nuova perla di saggezza, che per quanto donata doveva essere fatta propria con cuore e intelletto.
<<Molti di voi avranno serie difficoltà a comprendermi, ma vi capisco, anch’io ero giovane e avventato. Aspiranti Vassalli e anche voi Vassalli! Non pensiate di combattere il fuoco con altro fuoco, perché non è così che si vince lo scontro! Il Male picchia forte, molto forte, le sue azioni non hanno limiti; ma non badate a ciò che vedete è solo scena, perché nulla può contro il Bene suo invidiato antagonista. Tenetelo sempre a mente, c’è sempre un’alternativa se il tempo è a vostro favore>> esternò il Maestro Logum molto serio.
<<Maestro vi ringraziamo di nuovo, non ci sono degne parole per quel che avete fatto, che faceste e che ringraziando il Signore farete>> disse Ikarus.
<<A nome di tutti i miei amici, terremo sempre alto l’onore di Blue Dragon e possano le leggendarie gesta sue e dei suoi protetti risuonare nel tempo e nello spazio>> aggiunse Enricus più serio che mai.
Anche gli altri compagni non trattennero i rinnovati ringraziamenti e con molto garbo iniziarono a scendere l’altro versante della montagna. Gianlù in testa al gruppo, affiancato dagli altri Vassalli e seguiti dagli Aspiranti Vassallo, con ultimo Ikarus.
<<Ikarus, quel male che portate andrebbe estirpato il più presto possibile. Perché se il tutto rischia di perdersi, meglio rinunciare a quel poco che è infetto. Lo so che lo fate per sete di conoscenza, ma anche gli antichi a loro tempo fecero fin troppo per la conoscenza… penso che tutti voi sappiate ora di quale terribile male è confinato vicino al nostro mondo!>> disse il vecchio maestro.
<<Tur>> disse istintivo Arkan.
<<Esatto>> confermò Logum.
<<Maestro, appena finiremo la missione, mi dirigerò dal Sommo Ostri e provvederò immediatamente>> rispose Ikarus.
<<Ora andate, seguite i compagni. Pregherò per voi e la vostra compagnia>> concluse il vecchio e saggio maestro.
La compagnia dei Templari Sin Fein era già all’orizzonte, quando voltandosi diede un ultimo saluto all’uomo della Fenice Blu. Sul viso del maestro, scolpito da mille impensabili imprese, era evidente un sentimento profondo e forte radicato in un epoca remota che mai sarebbe più tornata. La speranza di Logum nei nuovi “figli” di Blue Dragon era grande, così grande, quanto il miracolo al quale fu partecipe contro la sfida più estrema che l’umanità affrontò, là dove altre undici anime erranti trovarono la pace. Miei piccoli e giovani fratelli, non lasciatevi cogliere impreparati. Credete in voi stessi, perché grande e infinito è il dono dell’Uomo ricevuto da Dio. Ma non lasciatevi accecare dal male, perché misero è ciò che di grande vi fa apparire. Penso il Maestro Logum, umile veterano, osservando i nuovi uomini del Sommo Blue Dragon sparire all’orizzonte.

Appunti di un soldato direno, parte 2: Dei nuovi valori

Finalmente ho capito cosa voglio cercare di diventare, un Vassallo di Blue Dragon. Non credevo che fossero vere le storie su questi straordinari combattenti d’oltre oceano, ora ha tutto un senso perché a Direna non sono ben accetti libri storici di altri regni. Il principe Rufus non è stato degno di diventare nemmeno Aspirante Vassallo, ecco perché ha questa fissazione di allenare fino allo sfinimento i propri uomini. Poco fa il mio maestro, mi ha fatto dono dell’equipaggiamento da cavaliere e perfino di una velocissima cavalla moresca dal manto bianco. Inizialmente ero titubante, non capivo, visto che il principe non mi riteneva degno; poi ser Romualdo ha dapprima detto che si era dimesso dalla sua carica, poi senza togliere gli occhi sul mio equipaggiamento mi ha detto queste testuali parole, che mi risuonano ancora nella mente: “A volte bisogna accettare il fatto che un principe o un re non sono degni e neppure capaci di conferire titolo, guidare degli uomini e governare un paese. Purtroppo non tutti ne sono capaci, ecco perché poi scoppiano i conflitti e le guerre”. Ser Romualdo di solito è un tipo enigmatico, ma questa volta si è fatto capire bene. Mi ha detto espressamente di lasciare la regione di Surad e i propositi di diventare un cavaliere al servizio del principe Rufus. Lo ritiene sprecato e una perdita di tempo. Mi ha detto di ambire ad un vero titolo, che non mi dia l’impressione che mi valorizzi con dell’equipaggiamento migliore, ma che mi valorizzi come uomo e poi come cavaliere. Dopo un lungo discorso sul codice della cavalleria, sulla morale da tenere e su un obiettivo che devo trovare, il maestro mi ha suggerito di mettermi in viaggio per il mondo, dopo il quale arrivare nel piccolo Regno del continente centrale. Una volta lì, mi dovrò propormi ad Aspirante Vassallo scegliendo il ruolo di cavaliere, ma ciò non è una garanzia, perché quando lo farò ne dovrò essere degno. Quando mi ha riferito che c’è anche la possibilità di essere rifiutati, mi stava cadendo il mondo addosso; poi mi ha preso per le spalle e mi ha fissato negli occhi dicendo: “Che io possa perdere la vista, se non vi vedrò almeno Aspirante Vassallo! Ragazzo, so che ne siete capace! Non importa che avete ucciso quel terribile mostro con una balista e tanta fortuna, perché hai usato cervello, ma soprattutto cuore!”. Ser Romualdo crede fermamente in me, non me l’aspettavo, visto i giorni che mi ha fatto passare a lavorare come un mulo… a proposito di quadrupedi, quando ha parlato di “tanta fortuna” per un momento ho creduto che sapesse che è stato il cavallo imbizzarrito di ser Tobias a fare tutto. Poi prima di andar via mi ha fatto dono della sua fighissima Spada Alata, io non volevo era troppo, ma ha insistito e ha fatto prevalere in me quella parte che l’avrebbe volentieri accettata, perché appunto fantastica. Mentre mi stavo squagliando dalla contentezza di maneggiare la sopraccitata spada, il mio mentore ha lasciato l’uscio dicendo che sarebbe andato a porgere i suoi servigi al principe Lumix. Poi mi ha salutato dicendo:”Che la luce prevalga”. Questa frase non mi è nuova, mi sembra di averla sentita dire da un uomo anziano in armatura, seguito sempre da un cane lupo, che è stato per un brevissimo periodo al cospetto di Re Rhupert come ambasciatore. Beh comunque è una frase che mi garba tantissimo, mi da sicurezza. A proposito di sicurezza… quella lancia ha qualcosa che non va! Quando ho aperto la finestra ed è entrata la calda luce del sole, nel tenere la lancia in mano mi son cotto e lasciata cadere sul letto per poco non prendeva fuoco tutto. Ho dovuto buttare sopra la lancia e al piccolo incendio una coperta imbevuta d’acqua. Secondo me questa cosa ha a che vedere con il sole, dovrò fare attenzione… Allora domani si parte, per non so dove.
[Modificato da SolarKnight 27/01/2016 15:23]






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

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26/01/2016 12:20
 
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Lasciata la casa del Maestro Logum, i seguaci di Blue Dragon galopparono senza trovare problemi, anche durante le notti che si accamparono le sentinelle non notarono nulla di strano, passarono per Nova Pax fino ad arrivare a Little Whater la sera del quarto giorno dalla partenza da casa del Maestro Logum. Erano passati già 9 giorni da quando erano partiti dal Regno di Blue Dragon e a parte la piccola scaramuccia iniziale non sembrava che alcuno sapesse della loro missione. Otrebmu che era stato già in quel villaggio, guidò i compagni alla locanda dove dopo una cena abbondante, affittarono delle stanze per la notte. Ser Gianlù disse che il giorno dopo sarebbero andati ai cantieri navali dove la nave li aspettava, Ittoram annuì, conoscendo la strada, sapeva che ci avrebbero messo una mezz'oretta per arrivare. Tutti si augurarono la buona notte e andarono a riposare.
Il giorno dopo sarebbero partiti per Direnia. In tutto quel tempo Ikarus non aveva spiccicato una parola e nessuno aveva cercato di farlo parlare. Pareva continuamente assorto in un alterco discorso con se stesso. Non pareva turbato, ne infelice o ferito, solo, molto distante dal gruppo. Per giorni infatti aveva continuato a parlare mentalmente con quella voce, imparando a conoscerla. Asheer così si chiamava il ragazzo che lo aveva attaccato. Presto iniziò a non considerarlo più ostile, anzi, quasi una sorta di rispetto reciproco si instaurò tra i due. Ora i loro discorsi erano più costruttivi, anche se spesso terminavano in insulti sui rispettivi ruoli. Anche quella sera Ikarus pregò, questa volta non più inginocchiato davanti al suo giaciglio, ma nella piccola chiesa della cittadina. Prima di concedersi al sonno come i suoi compagni, visitò le stalle e diede il suo saluto anche al cavallo al quale si era affezionato. La mattina tutti si destarono presto, elettrizzati all'idea del viaggio in nave e dei suoi pericoli. Ikarus compreso.
Mangiarono svelti e si prepararono altrettanto velocemente. Nemmeno a metà mattinata furono alle navi. Quando arrivarono i loro occhi si stupirono nel constatare che una sola nave era ormeggiata ai moli. Ma la cosa che li stupiva maggiormente era che la nave aveva dimensioni colossali! Nessuno di loro aveva mai visto una nave tanto grande, quasi ci si stupiva che stesse a galla. Dopo essersi guardati senza parole proseguirono fino al molo. Una grande attività, come un porto che si rispetti, persone andavano e venivano, trasportando oggetti di ogni sorta. Due uomini invece non parevano fare nulla di faticoso. Uno aveva un grande cappello nero, una casacca nobile e ricamata di bordature dorate, l'altro invece era tatuato da capo a piedi, con orecchini d'oro che bordavano interamente tutte e due le orecchie come vestiario aveva dei semplici pantaloni da marinaio legati da una cinta rossa. Tutti e due studiavano un grande foglio di carta steso su una tavola ed il quel momento il gruppo convenne che uno dei due doveva essere il capitano dell'imponente vascello. Iniziarono ad avvicinarsi, quando l'uomo dal cappello nero, si volse, sguardo di pietra, non un emozione trapelò dal suo viso.
<<Voi sareste?>> disse sprezzante...
Arkan che non era abituato a vedere il mare e tanto meno una nave così grande restò a bocca aperta.
<<E così è questa la nave?!>> mormorò Enricus IX.
Poi, alzando lo sguardo vide l'uomo in piedi davanti a loro.
<<Allora, mi volete dire chi siete o vi devo sbattere fuori dalla mia nave?>> chiese l’uomo con fare inquisitorio.
<<Ah, voi dovete essere il capitano, immagino!>> disse il bardo con un sorriso, per poi dire allegro:<<Lieto di avervi a bordo, sir!>>
Il capitano lo guardò perplesso e leggermente alterato disse: <<Come sarebbe a dire, lieto di avervi a bordo, sir? La nave è mia, non vostra!>>
Il bardo lo squadrò per un secondo e disse in modo enigmatico per gli altri compagni: <<Ah, già, dimenticavo! In ogni caso noi siamo la compagnia dei Templari Sin Fein, può essere che abbia sentito nominare per fama qualcuno di noi>>
Il capitano inizio a guardare strano e poi a riflette, ma Enricus con un inchino aggiunse: <<siamo tutti membri del Lo Regno di BlueDragon!>>
A sentire da dove provenivano il capitano si inchinò e domandò:<<Dove volete che vi porti, eroi?>>
-YAAAAWWWWWWNNNNN-
Un sonoro sbadiglio ruppe d'improvviso l'aria di solennità che era calata sul gruppo. Tutti si voltarono verso Eruner. Il giovane Paladino rimase con la bocca spalancata e si mise a fissare uno per uno gli astanti: la maggior parte stava iniziando a ridacchiare, Otrebmu non riusciva più a trattenere l'ilarità e Gianlù aveva un'espressione rassegnata. Ikarus come al solito era distante dal gruppo.
Dopo aver richiuso le "fauci", disse sogghignando: <<Ho sonno! EhEhEh... Eheh... eh... EHM... Che figuraccia... scusate>>
Il capitano non sapeva cosa pensare, avendo un idea abbastanza “classica” dei seguaci di Blue Dragon. Se quelli erano dei seguaci di Blue Dragon, allora doveva rinnovare ciò che ne sapeva al riguardo. Intanto Enricus era riuscito a riprendersi dal momento di smarrimento e si voltò verso il Capitano, spiegando cosa desideravano da lui. Guardando meglio Eruner, DragonKnight scosse la testa e pensò se prima di quel momento fosse stato veramente un drago. Poi guardò la nave. Ne aveva già viste, e molte anche, ma mai di queste dimensioni. Si chiese cosa la alimentasse, oltre al vento, perché per spostare tutta quella massa non bastava solo quello. Dopo essere salito a bordo pensò di andare a chiedere al capitano.
<<Mi scusi, signor capitano, ma dalle dimensioni questa è una nave speciale. Potrebbe per favore spiegarmi il metodo di costruzione e il metodo di locomozione? Sa quando viaggio non posso fare a meno di prendere nota di tutto quello che vedo>> chiese Dragon Knight al capitano.
<<Quel che sa fare questa nave vi farà rimanere di stucco, credetemi>> rispose il capitano per poi andare avanti senza dire nient’altro.
Una ventata gonfiò la maestosa vela della nave, facendo scricchiolare il legno massiccio dell'albero maestro. I capelli di Arkan venivano spostati dalla brezza che proveniva dal mare, sembrava quasi che assaporasse il momento, ma non poteva distrarsi molto fin quanto i due mastini girovagando per la nave infastidivano i marinei che se avessero potuto li avrebbero buttati in mare. Alkor salì sul ponte e dopo poco si diresse verso il castello di prua. Era nuovamente per mare. Molti ricordi gli giunsero alla memoria, sopratutto quelli riguardanti la ricerca della Reliquia di Heirean. Quella volta l'oceano era stato una tappa importante del loro viaggio, come lo era anche questa volta. Si voltò a guardare i marinai indaffarati sul ponte e rimase divertito dal trambusto creato dai mastini di Arkan. Erano momenti felici, tutto sommato e andavano goduti fino in fondo. Il tempo delle incertezze sarebbe presto giunto. A quei pensieri volse lo sguardo verso il cielo terso... per Alkor il tempo stava giungendo!
Il Mare Oceano, finalmente era stato raggiunto. Sulla tolda della "Stella del Sud", la maestosa nave progettata e costruita per diventare l'ammiraglia della flotta di Blue Dragon nell'oceano occidentale, Gianlù respirava a pieni polmoni l'aria pregna di salsedine, mentre guardava l'elemento acquatico, l'unica sostanza in natura, capace di riprodurre i pensieri che agitavano i cuori umani. Il mare, quale meraviglioso teatro di epiche imprese, quand'era in tempesta, non faceva altro che riprodurre lo stato d'animo di chi avesse la mente turbata da tristi pensieri, ma quand'era calmo e piatto, assomigliava all'animo di un uomo in pace con se stesso e col mondo. Ora solo una leggera brezza spirava, ma il Vassallo, a detta del saggio maestro eremita, sapeva che sulle coste invisibili, che stavano di fronte, una tempesta inimmaginabile si preparava, per questo, per tutto quel tratto del viaggio era rimasto taciturno ed in disparte, ma ora, che nei suoi polmoni si respirava quell'aria con la quale era cresciuto, una ventata di ottimismo aveva fatto brezza.
Il Capitano Hannok, tale era il suo nome, nonostante si fosse mostrato burbero all'inizio, si era messo al loro completo servizio. Egli ignorava quale fosse la missione del gruppo, ma sapeva che era di vitale importanza che i Sin Fein raggiungessero Direnia il prima possibile, quindi avvicinandosi a Gianlù ed Enricus, disse loro: <<E’ tutto pronto, domani all'alba potremo salpare le ancore!>>
<<Molto bene>> rispose il bardo, mentre il Paladino domandò: <<avete caricato anche la miscela segreta?>>
Il capitano, rispose di si ed aggiunse che le turbine erano pronte a girare a pieno ritmo, tutte le prove fatte, avevano confermato che potevano raggiungere la piena potenza senza alcun problema.
I due Vassalli si scambiarono un occhiata divertita, chissà come avrebbero reagito gli altri quando la nave avrebbe cominciato a volare in aria, ma del resto, le turbine che dovevano darle la spinta veloce e la miscela che esse bruciavano, era un vero capolavoro di ingegneria, e fu in quel momento, che sulla nave fece la sua apparizione anche un altro strano personaggio, ben vestito, anche se la caratteristica principale era che gli mancava un braccio.
Gianlù, vedendolo si illuminò e avvicinandosi, gli disse: <<Capitano Radulphus, è un piacere rivedervi di nuovo all'opera!>>
<<Salve capitano!>> disse il bambino sbucando da dietro Gianlù appena vide che qualcuno nominava il capitano. Non voleva essere scortese e non salutarlo, quindi fece un sorriso gigantesco.
<<Anche bambini combattono come soldati adesso?>> disse un mozzo che guardava il gruppo.
<<Ma no>> disse un altro, lì vicino per poi continuare a dire: <<Lui sarà un passeggero, dovranno fare un tratto assieme, non credo che ci siano dei bambini che combattono. Per chi li avete presi? Non dimentichiamoci che ci sono Vassalli e Aspiranti Vassalli del Sommo Blue Dragon>>
Anche se Kyle aveva sentito tutto, stette zitto dopo, non disse nulla e qualcuno notò anche che s'era rabbuiato tutto insieme.
<<Salve sono Black Drake>> disse il paladino al capitano stringendogli la sua ultima mano.
<<Salve. Vassallo o solamente aspirante?>> chiese al paladino il capitano.
<<Aspirante...>> disse iniziando a fare passi indietro e a diventare scherzosamente triste.
<<Black, io ed il capitano stavamo parlando... levatevi gentilmente dai piedi, grazie>> disse altrettanto scherzosamente e per niente triste al paladino Gianlù
<<Ok signor si>> disse Black Drake girandosi per poi fare il broncio verso Mariuccia, facendola ridere.
Anche Mariuccia, contentissima di poter finalmente viaggiare per mare, cosa che la divertiva e le piaceva molto, si presentò al capitano. Dopodiché si appoggiò ad un fianco della nave e reggendosi il mento con una mano, con aria persa, immersa nei suoi pensieri, si mise ad osservare l' orizzonte e il misterioso elemento che scorreva veloce sotto e tutt' intorno alla robusta nave. DragonKnight era nella camera dove stava annotando la struttura della nave e preparato gli schizzi preparatori. Scrisse sul suo diario quello che era successo negli ultimi giorni e scrisse le sue riflessioni. Poi uscì dalla camera visto che la giornata era molto bella e si avvicinò al secondo del capitano.
<<Mi scusi ma se è possibile vorrei salire sull'albero Maestro della nave?>> domandò DragonKnight.
<<Prego, basta che non distragga il marinaio!>> rispose il capitano in seconda.
<<Perfetto grazie>> disse ingraziando DragonKnight.
<<Non c'è di che>> concluse il lupo di mare.
Allora si arrampicò e arrivò lì in cima. La visione era stupenda. Alle spalle la terra da poco lontana e davanti l'Oceano sconfinato.
<<Ah, che visione stupenda però a voi marinaio dovrà stancare vederla sempre non è vero?>> chiese l'elfo guardano il marinaio scrutare l'orizzonte.
<<Già, forse. Anche se è sempre piacevole stare qui>> disse staccando l'occhio dall'oculare.
<<Meglio non parlare più, il secondo del capitano mi ha detto di non parlarvi e non distrarvi>> aggiunse DragonKnight.
<<Be', fate come volete>> rispose il marinaio.
Allora girò di nuovo lo sguardo verso il mare e una leggera brezza sfiorava i due personaggi lassù, quasi isolati dal mondo.
Eruner osservava i marinai al lavoro appoggiato con la schiena al bordo del ponte, quando notò Mariuccia. Credendo che la giovane si fosse intristita, decise di divertirsi un po' a tirarle su il morale, usando un giochetto insegnato agli allievi della Scuola dell'Acqua per prendere padronanza con l'elemento. Sollevò dalla superficie del mare una sfera d'acqua e la portò all'altezza degli occhi della giovane maga, che dapprima indietreggiò dal bordo pensando ad un attacco, ma che poi si avvicinò incuriosita. La sfera fu scossa da un leggero tremito, quindi si trasformò in un'immagine del volto di Mariuccia. Dopo aver fatto l'occhiolino, la magia mutò in un piccolo drago, che dopo un leggero ruggito volò intorno la testa della maga e atterrò sul ponte, attirando l'attenzione di tutti. Una volta toccato il legno mutò nuovamente, divenendo un cavallo che prese a correre in lungo ed in largo. L'animale, dopo un'impennata, si divise in centinaia di piccole sfere, che volarono a spirale lungo l'albero maestro e si bloccarono di fronte a Dragon Knight, riunendosi un bellissimo cigno, che planò verso Eruner e si ricompattò nella sfera iniziale sulla mano del sorridente Paladino. Quindi la sfera andò oltre il bordo del ponte e, quando la magia l'abbandonò, ricadde in mare. Eruner guardò Mariuccia e le disse:<<Speravo di tirarvi un po' su il morale! Qui è un tale mortorio>> DragonKnight era un po' stupito del giochetto fatto dal Mago dell'Acqua, ma subito se ne rese conto e guardò giu. Ecco che fine aveva fatto la sfera, di nuovo in mare. Poi scese giù dall'albero maestro, lasciando il marinaio con il cannocchiale puntato sull'orizzonte, e iniziò a guardare, senza farsi notare, prima Eruner e poi tutti gli altri. Guardò il mare sempre più calmo e la nave che filava come un freccia sull'acqua. Poi si sedette a terra e cadde in trance. La sua mente era perfettamente lucida ma aveva sentito il bisogno di farlo. Poi si alzò con gli occhi chiusi ed entrò nella sua camera, coricandosi nel letto. Non si sa cosa aveva ma stava mutando, in un modo o nell'altro.
Alkor dopo aver prestato attenzione per qualche istante al trucchetto di Eruner, spostò lo sguardo verso l'orizzonte. Il cielo era terso e nulla, se non qualche sporadica nuvola portata dal vento, pareva turbarlo. L'atmosfera sulla nave era allegra seppure con moderazione, ma ciò lo sfiorava appena. Qualcosa turbava il suo animo e come a volte gli capitava desiderò di rimanere solo. Con quel pensiero in testa guardò Rethar, che subito intuì le intenzioni dell'amico. Il fedele Drago, in un lampo di luce, mutò così forma prendendo quelle fattezze che tanto incutevano rispetto e paura ai comuni mortali, poi fissò Alkor attendendo una sua mossa. Il Cavaliere del Drago non lo fece aspettare che pochi secondi avvicinandosi senza dire una parola. Guardò per un istante i compagni sparsi sul ponte e salì in groppa alla maestosa creatura, pochi momenti dopo erano in volo verso la libertà del cielo.
Il bambino sul ponte intanto, mentre la nave attraversava le onde, iniziò a sentirsi male; la testa gli doleva sempre di più tra le sue mani, mentre cominciò a gemere di dolore. La lepre che aveva ottenuto il permesso di rimanere sul ponte assieme a lui gli si fece vicino, ma anche lei iniziò a sudar freddo. Nel frattempo la nave correva veloce, senza intoppi. Ikarus notò il corpo dell'Aspirante Vassallo bambino che era oramai a terra, e respirava a fatica, e vi si fece vicino. Mariuccia invece poco lontano si stava già incamminando a passo svelto per vedere che accadeva. Sia il bambino che la sua lepre iniziarono ad emettere una lieve luce multicolore. Coloro che gli si erano avvicinati per vedere che fosse successo rimasero al quanto stupiti e sconcertati, non sapevano cosa stesse succedendo, in quanto la natura del fenomeno non era maligna.
<<Tranquilli, non è nulla>> disse una voce proveniente probabilmente dal bambino. Ma chiaramente non era la sua voce usuale, sembrava formata da quattro voci, di cui era capace emettere il piccolo Aspirante Vassallo, che intanto si era leggermente ripreso e si era messo in piedi, reggendosi a uno degli alberi poppieri. Fu allora che tutti notarono che la lepre era scomparsa, mentre l'energia cominciò a vorticare attorno al corpo dell’enigmatico bambino, sempre più veloce e intensa, variando la propria forma in modo anomalo e assumendo un colore violetto. I compagni osservavano la scena incuriositi.
Ad un tratto il fenomeno luminoso si proiettò rapido al cielo per poi sparire. Al suo posto apparve una ragazza discendente dal cielo, abbigliata di nero in abiti piuttosto succinti. Ai sensi degli uomini del Sommo Blue Dragon, la strana ragazza sembrava possedere una spiritualità neutra. Sorrise, aveva uno strano cappello a punta che poi si tolse e si inchinò dicendo: <<Salve a Voi. E’ da molto che non c'è più stata l'occasione d'incontrarvi, addirittura sono finita, per colpa di quel bambinetto che non è altro, sulla luna. Ed ora sono tornata, sotto nuove vesti. Ma prima di servirvi avrei l’urgente bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe. Chi sarebbe così gentile da fare un piccolo duello con me, non preoccupatevi non ho cattive intenzioni>>.
<<Il Vostro discorso, signora, non ha molto senso, sapete? Che senso avrebbe combattere qui? la nave rischierebbe di danneggiarsi>> rispose l’assennata Mariuccia, sul chi va là.
<<Non qua, infatti, ma in volo>> esordì la ragazza con un salto che la sbilanciò un poco, ma tornò in piedi, e una volta ritrovato l'equilibrio, finì con un altro dei suoi sorrisi.
<<Ma...>> disse Ikarus perplesso, ma fu interrotto da Gianlù che sbucò dalla folla di marinai accorsi a vedere chi era arrivato.
<<Kreit! Siete voi?>> domandò il Vassallo.
<<Esattamente, mastro Gianlù, lieta di rincontrarvi>> rispose la strana donna esordendo in un altro, esagerato, inchino.
Sulla spalla di Kreit si poggiò un insolito e splendido falco bianco, così come si era trasformato Kyle in Kreit, così il falco bianco era la nuova forma materiale del coniglio.
<<Che avete fatto? Siete... diversa.... insomma..... quella go-gonna così... e quel cappello.... sono abiti così... strano per voi, l'altra volta ricordo che eravate vestita in maniera molto umile... cosa è successo? Per non parlare poi di tutto quel trucco.... che vi è accaduto per portarvi a diventare così?>> iniziò ad indagare Gianlù incredulo e assai colpito dal vestiario insolito della giovane donna.
<<Un viaggio, molto, molto lontano, al di là delle terre conosciute.... molto al di là. Come potete ben vedere, messere, non solo il mio apparire è cambiato, ma il mio modo di parlare e di comportarmi sono cambiati. Non trovate?>> domandò adesso la donna in posa molto provocante.
<<Già.... sembrate quasi un'altra persona... Quell'aura non è molto rassicurante per noi>>constatò Gianlù.
<<E' solo apparenza, state tranquilli tutti e non preoccupatevi, sono buona fino al midollo.... bramo solamente qualcuno con cui poter sgranchire i muscoli, mi pare che siano passati seicent'anni e passa dall'ultima volta che ne ho avuto modo>> disse misteriosa la donna.
<<seicent… dopo mi direte dove avete preso l’elisir di lunga giovinezza! Eh!>> aggiunse Mariuccia, mentre la ragazza di nome Kreit le sorrise di nuovo, con fare vanitoso.
La luce che aveva preannunciato l'arrivo di Kreit non passò inosservata neanche al pensieroso Cavaliere del Drago, il quale, con un'abile manovra, portò la sua creatura sopra l'imponente vascello, per capire cosa stesse succedendo. Vide la nuova arrivata e intercettò le sue ultime parole, sebbene la distanza fosse molta. Improvvisamente i pensieri rivolti al futuro svanirono e l'istinto ebbe il sopravvento. Anch'egli aveva voglia di un po’ d'azione e un duello senza rischi e quindi non troppo impegnativo poteva essere un'ottima occasione per distrarsi un poco.
<<Milady, perdonate l'intrusione, ma ho udito il vostro desiderio di sgranchirvi un poco. Se permettete protei essere io il vostro sfidante, sopratutto se un duello aereo è di vostro interesse!>> disse Alkor.
Un sorriso lievemente accennato comparve alla fine dell'affermazione. Mentre i mastini stavano cercando di capire cosa succedeva, tra il giochetto di Eruner e il cambiamento di Kyle, Arkan guardava compiaciuto la scena seduto sul legno che faceva da peso alle vele.
<<Salve Kreit, era un pezzo che non ci vedevamo! Vi trovo molto attraente vestita così>> disse Arkan, mentre Kreit allungò un leggero sorriso come risposta.
<<Bene bene! Visto che voi due volete sgranchirvi in volo, tanto vale che lo facciamo tutti, in fondo, ora siamo lontani dalle coste e da sguardi indiscreti. Capitano Radulphus, date il via alle operazioni>> ordinò Gianlù pronto a vedere la reazione di sorpresa dei compagni.
Radulphus fece cenno di sì con la testa, dopodiché, rivolgendosi al suo secondo ordinò: <<Capitano Hannock, tutte le squadre di manovra al loro posto, prepararsi al decollo!>>
<<Decollo?>> si chiesero all'unisono gli altri combattenti del Drago Blu, Kreit compresa, ma prima che lo stupore passasse, due robuste ali, spuntarono dalle fiancate della nave, e quando furono dispiegate per intero, la miscela segretamente preparata, cominciò a bruciare nelle turbine installate nella stiva, ed improvvisamente, tutta la nave, iniziò ad alzarsi i volo, preparandosi a raggiungere una velocità mai vista prima.
<<Fantastico>> ruggì il bardo, con i capelli tenuti sull'onda dell'aria, per poi rivolgersi a Gianlù:<<Così era questo ciò che dicevate, eh?>> Gianlù rispose con un sorriso.
Mentre i due compari estraniati da tutti ridevano e scherzavano fragorosamente sulla portentosa nave volante, e con occhiate maliziose indicavano la nuova arrivata, Kreit e Alkor presero posizione ed iniziarono il duello. Kreit si avvicinò al cavaliere e gli strinse la mano, fatto ciò recitò un incantesimo e sei ali blu uscirono dal suo corpo, e cominciò a volare.
<<Prima che pensiate chissà cosa, sappiate che non sono un angelo e affini, ma questa è solo una magia assai potente>> disse la donna spiccando il volo.
E il cavaliere si rimise in groppa a Rethar, ed insieme si diressero nei cieli, abbastanza lontano da essere sicuri di non coinvolgere la stupenda nave volante con i suoi marinai.
<<La vostra arma, Signora? >> domandò Alkor.
<<Giusto, stavo per dimenticare >> disse la ragazza mordendosi la lingua scherzosamente e mettendosi una mano nei folti capelli rossi. Pronunciò qualche parola e davanti al petto generoso di Kreit ne uscì Inferna, la spada infuocata di Kyle.
Alkor non si fece intimidire dall'entrata ad effetto della spada, ma si mise in posizione di difesa. Il combattimento stava per iniziare, ora i due erano uno di fronte all'altra, Alkor serio in volto mentre Kreit sorrideva divertita. E lei si avvicinò ad Alkor, per cominciare ad attaccarlo, ma questi schivò il colpo come se nulla fosse, e così per qualche minuto, quando il cavaliere del drago cominciò a contrattaccare. Kreit era migliorata parecchio ma aveva comunque difficoltà a parare tutti i colpi, ma sul suo viso rimaneva un sorriso divertito.
<<Sapete. Il difetto di avere una cavalcatura in volo, a mio parere, è quello che non ci si può muovere con tutta l'agilità possibile dal corpo>> disse Kreit.
Mentre osservavano la scena, Gianlù, rivolgendosi ridendo al Bardo, gli disse ammiccando: <<Sapete amico mio? Vista così, anch'io vorrei allenarmi con Kreit, ma in un altra maniera, non so se mi spiego>>
Enricus, rise a sua volta dicendo: <<Basta che non sprechiate tutte le vostre energie, vista la missione che ci attende. Ah ah ah ah!>>
<<Uomini, che razza di mascalzoni! Basta un vestitino da niente e subito danno i numeri, anche se sono Vassalli. Dove sono finiti i leggendari eroi di una volta?!>> disse stizzita e con le braccia conserte Mariuccia.
<<Se volete ve ne regalo io uno, mia signora!>> disse scherzoso Enricus.
<<Però a guardarvi bene, sotto quell’aria di studiosa, avete un fascino irresistibile>> disse Gianlù spingendo un po’ troppo il discorso.
<<… Perderei di credibilità. Non fatevi illusioni messer Gianlù, avete più possibilità con quella>> disse Mariuccia sorridendo.
<<Che peccato>> concluse Gianlù fingendo di esserci rimasto male.
DragonKnight era come in uno stato trance nel suo letto, ma era molto agitato. Nella sua mente vi era un’accanita battaglia tra pensieri proveniente dal suo subconscio e la sua volontà cosciente, quando all'improvviso qualcosa lo destò. Un vento potente si udiva e solo a bordo di un Drago si poteva sentire questa sensazione. Allora uscì dalla camera e schizzò sul ponte dove le nuvole erano più vicine e il mare più in basso del solito quando capì benissimo, che stavano volando! L’Aspirante Vassallo spiccò un balzo facendo scintillare tutte le sue spade al sole, al colmo della felicità. Non gli importava cosa pensassero i suoi compagni di lui, vedendolo a quel modo. Era da molto tempo che non sentiva il vento sulla sua pelle così bene come un tempo. Solo una volta il ragazzo aveva volato, e non che gli fosse piaciuto troppo.
I mastini di Arkan guardarono giù e quello che videro fu una bellissima visione, a decine di metri d'altezza, per la prima volta con la coda fra le gambe si acquietarono e si misero a dormire in disparte, per la gioia di tutti, soprattutto dei marinai.
Il combattimento in volo stava continuando come la conversazione tra Alkor e Kreit, tra un fendente e l'altro.
<<Sapete, mia Signora, il rapporto che c'è tra un drago e il suo cavaliere è così profondo da ovviare al problema da Voi detto! Comunque ve la cavate bene, Madama!>> disse Alkor a cavallo del suo drago.
<<Grazie Ser, anche voi non siete male, ma continuo a rimanere della mia idea!>> rispose Kreit.
Alcuni affondi del Cavaliere vennero parati con facilità dalla donna vagamente angelica e alcuni dei suoi colpi andarono a cozzare con la pelle scagliosa di Rethar, senza aprire ferite, ma quasi ad avvalorare la tesi della ragazza.
<<E sia! Proviamo a complicarvi un po’ la vita, madama!>> disse il Cavaliere del Drago.
Detto ciò una potente scarica elettrica eruppe dalle fauci del Drago, mancando d'un soffio la ragazza. L'obiettivo di tale attacco, però, non era colpire Kreit, ma quello di allontanarla per qualche istante. Raggiunto lo scopo, le menti di Alkor e Rethar entrarono in sincronia e parole arcane sgorgarono dalle loro bocche. Pochi istanti e una luce Argentea pervase il cielo diurno, come se una nuova stella fosse sorta. Una luce così abbagliante, che costrinse la Kreit a chiudere gli occhi. Al posto del Drago e del suo cavaliere una nuova figura era sorta, una figura ben conosciuta dal gruppo di eroi. Il “Balor Argenteo” aveva fatto la sua comparsa. Il suo corpo massiccio, sostenuto in aria dalle poderose ali grigioperlacee si trovava ora di fronte alla giovine.
<<Bene madama, lo scontro può proseguire!>> disse la creatura con voce profonda e cupa. Un lieve ghigno comparve sul suo volto cornuto.
La ragazza rimase sbalordita e si mise sulla difensiva, aspettando che il Balor colpisse per primo. Kreit evitò il primo colpo con facilità, in quanto era lento, esattamente come Alkor voleva farlo sembrare, ma il secondo fu velocissimo, tanto da cogliere di sorpresa l’avversaria, che sbalzò vicino alla nave. Rapidamente la donna alata riprese posizione di fronte al Balor, dove cominciò a far roteare la spada, in modo da creare un cerchio infuocato, che usò come un grande scudo per parare i successivi colpi del Balor, sempre più possenti, sempre più veloci.
<<E ora come la mettete?>> domandò il mezzo drago mentre attaccava.
<<Non mi lasciate altra scelta…>> rispose Kreit.
Le ali della ragazza erano scomparse con l'apparizione dello scudo infuocato, e anch’esso scomparve in un unico istante mentre apparve un rapido fendente di Inferna che cozzò forzosamente contro la spada del mostro. Kreit diede una spinta spada contro spada per allontanarsi compiendo una piroetta in aria e lanciare un altro incantesimo veloce. Apparve un secondo Balor. Era grigio e nero, dagli occhi rossi. Il Balor Argenteo sferrò un pugno al suo alter ego, che si frantumò.
<<Notevole, avete capito a colpo d'occhio che si trattava di un'illusione... ser penso che possa bastare, meglio risparmiarsi per le vere battaglie, ora mi sento meglio. Grazie>> affermò Kreit sospesa di nuovo in volo con le ali magiche.
Eruner aveva un'espressione avvilita e stanca, accentuata da un poderoso sbadiglio mal celato dalla mano guantata. White Ice si era addormentato ai suoi piedi, addirittura più annoiato del padrone. Il Paladino di Atlantide si voltò quasi senza voglia verso Quake e gli disse:<<Arkan, vi và di affrontarmi? Almeno faremo qualcosa invece di stare come degli ebeti a guardare loro che si sono divertiti>>
Neanche il tempo di finire di parlare che un oscuro ghigno comparve sul viso del giovane... A volte persino lui credeva che il Sommo avesse sbagliato nel sceglierlo come Aspirante!
White Ice mosse leggermente il muso, mostrando i denti affilati, senza alcun suono: stava ridendo anch'egli, ma dei due mastini del mercenario. Quasi come se gli parlasse, il mago volto il viso verso il lupo, annuendo e guardando nuovamente Arkan.
<<Signori>> si intromise il bardo, e con aria leggermente contrariata disse: <<Risparmiamo le forze. Il viaggio sarà comunque lungo, una settimana non è poco, e avremo bisogno di tutte le nostre forze. Suggerisco riposo. Al massimo qualche ora di allenamenti, ma senza strafare. Ricordatevi che non ci stiamo recando a fare un viaggio di piacere!>>
<<Eruner va bene che non c'è nulla da fare però godetevi almeno il viaggio. Oppure andate a dormire>> disse DragonKnight saltando da un albero all'altro della nave. Poi scese e si sedette a prua dove vedeva il mare e il cielo divisi a metà.
<<Risparmiare le forze... Dormire... Ma per favore!>> disse seccato Eruner.
Il mago dell'acqua scavalcò la balaustra lignea del ponte e precipitò verso l'oceano, sotto gli sguardi attoniti dei marinai che già si aspettavano di sentire il sordo tonfo del corpo inerme sull'acqua, dura come il granito da quell'altezza. Invece non giunse alcun suono. Incuriosito, un mozzo si sporse e rimase a bocca aperta nel vedere Eruner che camminava sulle acque. Anzi, che veniva portato dalle acque. Una colonna d'acqua infatti era sorta sotto i piedi del mago, bloccando la caduta e facendogli da mezzo di trasporto. Senza una parola, il paladino si allontanò dalla nave, assorto nei suoi pensieri ed irraggiungibile. Aveva schermato la sua mente anche alla telepatia, cosa che non avveniva mai. Evidentemente c'era qualcosa che lo preoccupava. Gianlù e Otrebmu, che conoscevano Eruner meglio di tutti gli altri Templari, si guardarono con espressioni cupe. Eruner, definito il sognatore, continuava a vagare per l'Oceano in completa solitudine. Sapeva perfettamente dove andare, ma si attardava, timoroso di quello che lo avrebbe aspettato. Il suo giovane volto era inespressivo, una maschera di cera che si increspava solo leggermente a causa dello sforzo magico. Gli occhi marrone scuro nei quali solitamente si poteva scorgere una scintilla di passione, di furore sfrenato, eredità dei poteri oscuri di un tempo, ora erano adombrati da un alone di preoccupazione e di odio. Era la seconda volta in poco tempo che si trovava in quella situazione. Il vecchio maestro dei Monti Gesl, avendolo osservato bene, aveva ben intuito che in Eruner vi albergava un anima perennemente in lotta, che con grande sforzo tentava di non farsi avvolgere dall’oscurità che lo insidiava nel profondo del suo cuore. Il Sommo Blue Dragon forse aveva fatto un azzardo nel nominare Aspirante Vassallo quell’uomo, ma era l’unico modo per salvarlo. Dovrò dirlo agli altri... No, meglio di no. Ne parlerò solo con Gianlu, poi deciderà lui cosa fare. Pensò Eruner.
<<Molto, molto strano. Per quelle poche volte che ho visto Eruner non l'ho mai visto così..chissà cos'ha. Credo che abbia qualcosa dentro e che prima o poi esploderà, finisce sempre così anche se non conosco molto bene i sentimenti di un ex-drago>> si disse preoccupato DragonKnight.

La nave, frutto del prodigioso incontro tra una nuova tecnica chiamata scienza ed una delle più antiche magie arcane, volava veloce, nuvole solcavano pigramente i cieli, scosse appena dalla scia di vento che il vascello portava, giorni e notti si alternavano, come anche i timonieri e i marinai, quest'ultimi, unici nel loro genere, ad esser marinai di cielo. Dopo il duello tra Kreit ed Alkor e la scorribanda di Eruner, null'altro era accaduto, con gli uomini d'arme che si tenevano in allenamento, studiando anche la storia di Direnia e tutto ciò che sarebbe stato essenziale conoscere. Il sommo Blue Dragon contava a bordo della nave, seguaci del calibro di Enricus, Gianlù, Rowena, Otrebmu, Mariuccia, DragonKnight, Alkor, Arkan, Black Drake, Ikarus, Kyle e Thor. Tutti a loro modo brillanti, chi più chi meno. Ora con l’aggiunta anche di Kreit, c’erano abbastanza unità. Solo Eruner, il mago dell'acqua, aveva subito un cambiamento durante quel tragitto, mettendo da parte il carettere da guascone che aveva sempre dimostrato ed assumendo un aria cupa e taciturna. Solo l'altro Paladino a bordo, Gianlù, grazie anche ai suoi poteri di Vassallo, aveva inteso che qualcosa di strano albergava ora nel cuore del compagno, ma nulla disse, ben conoscendo l'orgogliosa caparbietà di Eruner e di aspettare che fosse lui a fare la prima mossa e fu così che sette giorni trascorsero e all'ottavo, un oceano di un altro colore si aprì sotto di loro: L'Azzurro mare, lasciava il posto alle verdi praterie di Direnia, dove la loro missione avrebbe finalmente avuto inizio.
Eruner era seduto sul pennone dell'albero maestro, con una gamba penzolante nel vuoto e lo sguardo sognante che vagava nel cielo terso. Era oramai mattina inoltrata e il Paladino vide finalmente fare capolino dalle cabine colui che stava aspettando. Gianlù aveva appena messo piede fuori coperta, quando la mente del giovane Paladino si fece largo con forza in quella del Vassallo. Immediatamente il Guardiano alzò lo sguardo verso l'alto, pensando
<<Ditemi Fratello, dovete per caso parlarmi? >> domandò Gianlù.
La domanda era puramente formale, entrambi sapevano la risposta. Il Mago dell'Acqua si lanciò dal pennone, riuscendo a intercettare le corde che facevano da scala per salire fino alle vele e scivolandovi sopra, arrivò fino al ponte. Con fare deciso, si diresse verso il Vassallo, che lo attese senza spostarsi. Una volta di fronte al Compagno Templare, Eruner alzò una barriera ghiacciata intorno a loro. Al suo interno vi era silenzio, nessun rumore proveniva dall'esterno e, almeno così pensava Gianlu, nessun rumore potevano udire gli altri. Cercando di spiegarsi con un leggero sorriso, Eruner disse: <<Dragon Knight vuole sapere ciò che vi dirò ora... Ma quando si è il primo impiccione del Regno come me, si imparano contromisure più che efficaci...>>
Appena finì questa frase, sul suo viso apparve un'ombra cupa, che ne tolse ogni parvenza di felicità. Il Mago dell'Acqua abbassò leggermente il capo e disse semplicemente: <<Mio fratello combatterà contro di noi... Credo che già sappiate la storia di ciò che accadde non molto tempo fa tra me e Vidovi, ma ve la narrerò ugualmente...>>
E così il Sognatore, raccontò della spedizione tra i ghiacci. Una volta terminato, alzò la testa e guardò Gianlù negli occhi: <<Volevo solo che lo sapeste. I suoi poteri sono molto forti, più dei miei, ma vi chiedo solo una cosa. Quando e se lo incontreremo, sarà mio e ne voi, ne gli altri, interferirete. Qualunque cosa accada. E' una faccenda che riguarda la mia famiglia…>>
Il discorso di Eruner non fu molto lungo, ma fece rimanere perplesso Gianlù, che lo esortò a non compiere pazzie. La barriera cadde e i due tornarono a far parte del Mondo, sotto gli occhi indagatori degli altri membri dell’equipaggio.
Otrebmu era rimasto per la maggior parte del tempo nella sua cabina a studiare tutto quello che si sapeva della Città di Direnia, dalle leggende alla mappa della città, lo scontro tra Alkor e Kreit e i giochi di Eruner gli avevano solo fatto scuotere la testa, pensava che per essere una missione segreta si facevano notare un po' troppo. Effettivamente Otrebmu non piaceva il modo in cui le cose venivano gestite, credeva che ser Gianlù era troppo permissivo ed Enricus troppo preso nelle sue cose. Quando l'ottavo giorno arrivarono a destinazione uscì dalla sua cabina e notò il comportamento di Eruner e la sua discussione con Ser Gianlu' avvolti da uno strato di ghiaccio, la cosa gli fece alzare un sopracciglio, ma fece come se non fosse successo nulla, continuando a guardare il panorama verde che era ormai sotto di loro.
[Modificato da SolarKnight 26/01/2016 12:20]






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

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Regio Analista
27/01/2016 15:21
 
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Appunti di un soldato direno, parte terza: Aria di guerra

Sono passati alcuni giorni da quando ho abbandonato i cavalieri di Rufus con l’intenzione di iniziare a viaggiare, ma passare da soli da una regione all’altra di Direnia è a dir poco impossibile;quindi avendo deciso di seguire ser Romualdo, fin quando termineranno le ostilità tra i principi per il trono di Direnia, spero di arricchire il mio sapere e la mie capacità nell’arte della spada. Oggi abbiamo aggirato i controlli di confine e ci siamo introdotti di nascosto nella regione del Galandrax, non ci resta che farci accettare dagli ufficiali del principe Lumix; questo non dovrebbe essere un problema perché ser Romualdo è molto rispettato e conosciuto… è sempre un maestro cavaliere dei specializzati esploratori reali! La gente dei piccoli villaggi del Galandrax vive nel terrore; quando siamo passati si respirava un clima teso, dove non di rado in una calma apparente qualcuno inizia a sbottare di brutto. Certo che questa è una delle regioni direne più povere in assoluto, sarà per via della vicinanza alle orride catene montuose a sud, ma il commercio e ogni attività ad esso collegata sono paurosamente fermi. Mai visto tanta povertà in vita mia, non solo i pascoli sono scheletrici e le coltivazioni avvizzite, ma gli stessi abitanti sono segnati dalla fame. Perfino l’erba è secca! E sarà peggio quando gli eserciti inizieranno a farsi guerra sul serio. Ci stiamo incamminando al fortino di Lugonoreum, dove da alcuni anni risiede il principe Lumix, che ha pressappoco la mia età, ma per la sua bontà d’animo si è circondato di molti maestri cavalieri e genieri di grande esperienza e forza di volontà. Però dinanzi ai miei occhi vedo sempre la miseria, non riesco ad essere fiducioso negli eventi futuri,non capisco perché c’è questa grande ostilità tra i fratelli reali?! Stanno facendo soffrire i popoli di Direnia. A volte mi chiedo dov’è Dio? Perché non fa qualcosa? Non è giusto che ci sia tanta sofferenza, per via di qualche principe avido ed egoista. Quando ho posto questa domanda, Ser Romualdo mi ha sgridato, e mi ha severamente proibito di pensare che la colpa di tutto questo è di Dio. Lui è convinto che il Signore non vuole la nostra sofferenza, e in un modo e nell’altro fa sì che le cose possano cambiare in meglio, anche senza il suo diretto intervento. E’ convinto che arriverà qualcuno da oltreoceano. Se si riferisce agli uomini di Blue Dragon, ancora non ho visto nessuno e non credo che siano disposti a rischiare la propria vita in un paese che non gli appartiene. Il Regno di Blue Dragon a confronto con Direnia è così insignificante, che aiuti può dare? Al riguardo sono ancora del tutto scettico, ma la convinzione di ser Romualdo in un certo modo mi da sicurezza, staremo a vedere...


La nave fluttuò leggera e finalmente, rallentando la sua corsa, cominciò la discesa, planando dolcemente, finché non si stabilizzò ad alcuni metri dal suolo, dopodiché vennero gettate le ancore. Secondo le mappe, quella era una zona disabitata per molti chilometri di distanza e pertanto era impossibile che qualcuno li scoprisse. Gianlù ed Enricus, convocarono tutti i membri della spedizione nella cabina del comandante per parlare loro. DragonKnight, arrivato nella cabina, comprese che le vacanze erano finite. Adesso cominciava la vera impresa, la grande storia. I templari Sin Fein, aiutati anche da chi come lui non ne faceva parte, cominciavano una nuova avventura che avrebbe dovuto decidere le sorti di Direnia e probabilmente del mondo intero. Nella cabina lui, come del resto tutti gli altri, restò in silenzio aspettando che Gianlù ed Enricus parlassero. Eruner era sul ponte, con i gomiti appoggiati sul bordo di coperta, a osservare la costa Direnica. Un venticello leggero faceva svolazzare dolcemente il mantello dei Templari e aumentava l'atmosfera di pace che aleggiava sull'area. Sembrava quasi impossibile che in quello esteso e verdeggiante Paese vi fosse una guerra civile. Otrebmu osservava da qualche minuto il giovane Paladino, quasi dispiaciuto di doverlo disturbare dalla "meditazione" nella quale era impegnato. Con rammarico, gli si avvicinò, dicendo: <<Messere, Gianlu ed Enricus vorrebbero che andassimo tutti nella cabina del capitano. Penso vogliano esporci il piano d'azione>>.
Il mago dell'Acqua si staccò con un sospiro dalla paratia lignea, ringraziando il cavaliere a bassa voce ed incamminandosi verso gli alloggi del capitano, seguito dall'altro Templare. Appena arrivarono, Eruner bussò leggermente ed entrò, sventolando un “buongiorno”, che era più una forma di cortesia che un saluto vero e proprio. Otrebmu era sempre più perplesso sul suo cambiamento di umore. La camera del capitano si era riempita presto con tutti i seguaci di Blue Dragon, che aspettavano con pazienza da tanto tempo il resoconto dei due vassalli riguardo alla loro missione. Il mancato esercizio per tanto tempo da parte degli uomini, li aveva portati ad una strana malinconia che essi mal sopportavano. La birra che Eruner distribuiva a tutti non era mai stata gradita come in quel momento. Perfino da ser Otrebmu, che era molto restio per quanto riguardava l'alcol, comunque tese la mano per prendere un boccale. Ma la stessa fu ritirata nel medesimo istante con un piegamento di labbra all'ingiù a dimostrazione che non aveva cambiato parere. Finalmente sembrava che l'attesa fosse finita e che l'agognato mistero si sarebbe svelato. Rowena guardava incantata le piccole particelle di polvere nel riverbero della luce che prepotentemente entrava dall'oblò di legno, che divideva l'ambiente in due parti distinte. Sembrava fatto apposta, da una parte c'erano gli Aspiranti e i Vassalli di Blue Dragon, dall'altra il capitano del vascello e un mozzo che rimaneva in ombra. Stava sempre con la testa bassa, quasi per nascondere la propria faccia. Era vicino alla porta, quando Gianlù con un cenno della mano fece capire che voleva parlare. Alkor si era accomodato da poco su una sedia un po’ in disparte rispetto ai compagni e stava ingannando l'attesa dell'imminente discorso da parte di Gianlù e Enricus guardando fuori da un oblò. Alkor osservò che il cielo era terso e le rade nubi correvano veloci sospinte dal vento dell'est. Gli uccelli volavano giocosi in quell'immensità azzurra e niente pareva presagire disgrazia. L'aria però all'interno della cabina faceva intendere il contrario, mentre fuori sembrava tutto calmo e tranquillo all'interno la tensione era palpabile. Molti erano curiosi sulla prosecuzione della missione ed in un certo senso ne erano eccitati, altri avevano altro a cui pensare, altri ancora infine invece sapendo già cosa li attendevano stavano cercando il modo migliore per dirlo. Le cose da fare e da dire erano molte, ma il silenzio che era calato nella saletta sembrava interminabile e solo dopo molti minuti Gianlù si schiarì la voce pronto a parlare. Aveva finalmente deciso cosa dire e cha compito affidare ad ogni componente di quel gruppo di affiatati eroi.
Gianlù, fece scivolare tranquillamente lo sguardo su quel gruppo di guerrieri, avvezzi al combattimento come all'ilarità, a veder in faccia la morte ed il volto di qualche dolce fanciulla nelle taverne in tempo di pace, e dopo averli esaminati uno ad uno nuovamente, quasi fosse la prima volta che li vedesse, parlò: <<Come vi abbiamo detto, io e ser Enricus, la missione ha due obbiettivi. Primo, la ricerca di questo spartito obliato, composto dall'antenato di Enricus. Secondo, ma molto più importante, portare a termine una missione diplomatica vitale, tesa ad assicurare al principe Lumix il trono reale. In questo modo ci assicureremo un futuro di pace>>
<<Ma come prima cosa tutti noi dobbiamo capire con chi abbiamo a che fare. Questo è il momento di chiarire ogni aspetto della vicenda, ser Gianlù>> intervenne Enricus.
<<Se ricordate, dopo la riunione tutti noi ci siamo separati per approvvigionarci per il viaggio. Ebbene dopo che ho preso le mie cose, sono andato a far un salto in gerusia, dove sapevo di incontrare il Sommo Palank, visto che il Sommo Ostri era andato via per una missione segreta su un isola a nord del Katai. Quando sono entrato, sua maestà era in compagnia di ser Madhead>> elucubrava a voce alta Gianlù.
<<Il caro ser Madhead, qualcosa mi dice che c’è qualche sua informazione>> disse con aria quasi nostalgica lady Rowena.
<<Quella vecchia volpe, non gli sfugge niente. Con la sua saggezza potrebbe essere un ottimo sostituto Sommo in qualsiasi momento>> aggiunse Enricus maneggiando un'altra pinta offerta da Eruner.
<<Ragazzi… eh…>> disse Gianlù facendosi riempire il boccale, e continuò a dire:<<Come avete potuto intuire, ser Madhead mi ha informato della delicata situazione in cui si trova Direnia, visto che tempo fa è stato al cospetto di Re Rhupert come ambasciatore delLo Regno. Prima che il nuovo re direno lo trovassero assassinato. Mi ha informato di molti fatti che noi al continente centrale eravamo all’oscuro>>
Il resto degli uomini di Blue Dragon, alle parole di Gianlù, rimasero molto incuriositi e desiderosi di sapere del contenuto dei rapporti stilati da ser Madhead, un uomo che era l’incarnazione della diplomazia.
<<Dopo la morte di re Taul, la corona passò di diritto al primo genito Rhupert, ma purtroppo, rispetto al genitore novantenne avanzato, il nuovo re era di salute assai precaria. Si dice che non dormiva la notte, e ogni volta che poggiava la testa sul cuscino la tosse lo prendeva di soprassalto. Una vera sfortuna, perché era un uomo mite e molto giudizioso. Re Rhupert per questo non se la sentì di amministrare un regno, da poco uscito dalla profonda crisi a seguito della Battaglia dei Draghi di oltre ottant’anni fa, dove essere in salute e lucidi per prendere decisioni importanti è fondamentale. Allora, dietro suggerimento di molti gerarchi di Direnia, Re Rhupert prese la decisione di passare la corona ad uno dei fratelli e all’inizio di quest’anno tenne un discorso davanti al suo popolo. Appellandosi ad un’antica legge, dove aspiranti al trono dovevano far valere le proprie ragioni dimostrandone di esserne degni, diede inizio alle prove di iniziazione nella nuova arena! Vi era anche ser Madhead ad assistervi, autorizzato dal re in persona a valutare e dare opinione, in mezzo al Consiglio dei gran gerarchi al completo>>
<<E chi erano i fratelli pretendenti? Ovvero sappiamo tutti del famosissimo principe Rufus rifiutato come Aspirante Vassallo, escluso Lumix che dobbiamo aiutare, gli altri due chi sono?>> iniziò a domandare il giovane Thor.
<<Allora vi parteciparono, oltre ai principi Rufus e Lumix, anche il principe Julius e la principessa Lucrezia!>> rispose Gianlù.
<<Certo che si è dato da fare in vita il vecchio Re Taul. Ah ah ah ah>> disse in tono pregno di sarcasmo DragonKnight.
<<Povera moglie!>> disse Mariuccia
<<Quale delle tre ex regine? Le defunte Argelia e Raisa, o l’attuale regina madre Flavia?>> domandò ironico Gianlù.
<<Ah Re Taul ha avuto tre regine. E chi è madre di chi?>> domandò Arkan fattosi prendere dal discorso.
<<La defunta regina Argelia era la madre del maggiore e del principe Rufus, con quest’ultimo è morta nel darlo alla luce. Mentre l’oramai trapassata Regina Raisa era la madre della principessa Lucrezia e del principe Julius. Per la cronaca fu trovata avvelenata, l’assassino fu immediatamente giustiziato e il mandante non è mai stato scoperto>> disse Gianlù.
<<Scommetto che sia stato qualcuno che ha buon influsso sulla famiglia reale, sempre se non è stato uno dei principi. In questo caso il primo indiziato è il principe Rufus!>> ipotizzò Otrebmu.
<<Può darsi, può darsi… ovviamente Lumix è il figlio della regina madre Flavia, quasi coetanea con la principessa Lucrezia>> affermò Gianlù.
<<Vi siete informato bene Gianlù>> disse Enricus.
<<Si, però stiamo perdendo il discorso. Ritornando a noi, le prove d’iniziazione nessuno le ha superate, perché Rufus è stato troppo impulsivo, Lucrezia è stata troppo dipendente dai servi, Julius è risultato troppo sprezzante e Lumix mancava d’esperienza. A questo punto, lo stesso ser Madhead ha suggerito al re, con l’approvazione dei gerarchi, di mettere ulteriormente alla prova i quattro fratellastri. Ovvero affidare per sorteggio una delle… manco a farlo a posta… quattro regioni di Direnia, esclusa l’area della Capitale, per un periodo necessario nel valutare le capacità gestionali dei quattro fratelli. Sarebbe andato tutto liscio, se non avessero accoltellato alla schiena il buon Re Rhupert>> spiegò Gianlù.
<<Certo che Direnia non è cambiata nella storia, sempre vittima di intrighi di palazzo>> asserì Enricus.
Gianlù arrivato a questo punto tirò fuori una grossa cartina geografica dedicata solamente al continente occidentale, e la dispiegò sul tavolo della cabina del capitano.
<<Ora viene la parte interessante per il piano! Allora come Otrebmu ben dovrebbe sapere, visto che legge montagne di libri come io scolo montagne di botti piene di Liquore di Sangue di Drago! I territori direni sono divisi in cinque aree, quello centrale ove sorge la capitale. L’area immediatamente a nord è la militarizzata regione di Surad. Questa grossa area, che si estende ad nord di Surad dominando l’Oceano dei Coralli con questo grandissimo golfo, è la ricchissima regione di Bathav. Questa ancora più a nord è la sconfinata regione di Vigel, che confina con le foreste abbandonate di Litonia. E questa a sud di forma triangolare schiacciata tra i territori della capitale e le catene montuose proibite, ovvero dove viveva quella carogna di Red Dragon, è la povera regione del Galandrax!>> disse Gianlù mostrando a tutti la mappa e le relative regioni geografiche.
<<Non ditemi che a Lumix è toccata quest’ultima regione?>> interruppe con una domanda Alkor.
<<Si… ironia della sorte>> rispose Gianlù.
<<Che sfiga!>> pronunciò Thor saltando quasi in piedi.
<<A chi sono toccate le altre regioni?>> domandò Mariuccia.
<<La regione di Bathav è toccata a Lucrezia, quella di Vigel a Julius e Surad a Rufus>> rispose di nuovo Gianlù.
<<Niente da fare, ha pienamente ragione il Sommo Ostri a dire che il caso non esiste! Mi sembrano scelte a posta, non è che hanno truccato il sorteggio?>> domandò Enricus.
<<Ehi ehi ehi, calma con le domande. Purtroppo è andata realmente così e ser Madhead che era presente me lo ha assicurato anche a me, quando l’ho domandato a mia volta. Sapete benissimo tutti, che un Vassallo dell’esperienza di ser Madhead non si fa ingannare. Attualmente l’area della capitale è amministrata dal consiglio dei gerarchi e dalla regina madre. Quest’ultima è totalmente inerme, non prende decisioni ed è all’oscuro di tutto, ma per sua fortuna è protetta dalla riformata Guardia Reale Direna. Secondo il Sommo Palank, essendo la regina Flavia ancora giovane e appetibile, qualche gran gerarca è interessato a proteggerla, sperando che i principi annientandosi a vicenda, si possa fare avanti in un secondo momento e insediare il trono e insidiare la stessa regina. Visto che dobbiamo schierarci con quello più idoneo a portare la corona, ovvero il giovanissimo figlio della regina Flavia. Ecco il piano che ho ideato. Per far ciò, sbarcheremo dall'aereonave, e camuffati da guerrieri comuni, galopperemo verso Galandrax, dove Lumix si è rifugiato. Ufficialmente, saremo un gruppo di mercenari in cerca di ingaggio, e ricordate, nessuno al di fuori di noi, deve conoscere la verità. Penso che ho detto tutto quello che sapevo, e solo Dio sa cos’altro ci aspetta. Qualcuno vuole aggiungere qualcosa?>> domandò infine Gianlù ai compagni dopo un esauriente discorso.
DragonKnight fece segno di no con la testa, si avviluppò nel mantello e chiuse gli occhi, come se stesse pensando a qualcosa. Sarebbero mai riusciti nell'impresa? Ci sarebbero stati gravi perdite? Lo Spartito verrà ritrovato? Queste erano le domande, i pensieri, che il paladino lì, nella camera, si poneva con esiti struggenti.
Alla domanda posta da Gianlu, invece Alkor si alzò in piedi mostrando la sua necessità a formularne una a sua volta. Gianlù lo vide e con un cenno della testa gli diede il beneficio di pronunciarla. Gli altri si voltarono a osservare il Cavaliere del Drago aspettando il suo intervento.
<<Sir Gianlu, voi dite che la missione è divisa in due parti, quindi la mia domanda è se non sia il caso di dividerci in modo da perdere il minor tempo possibile!?>> poi, detto ciò DragonKnight aggiunse: <<non ho altri quesiti>>. E si risedette aspettando una risposta.
I compagni a quel punto guardarono il Vassallo aspettando anch'essi delucidazioni. Enricus lo guardò e sorrise per un attimo. Poi disse: <<Non è possibile. Il tutto è strettamente collegato e una divisione può esserci fatale. Non guardatemi con quelle facce... si è sempre detto che l'impresa sarebbe stata molto difficile! Uniti non avremo problemi, ma divisi sarà impossibile per noi sopravvivere. Anche le milizie di Direnia sono sulle tracce dello spartito, noi, secondo i miei calcoli, abbiamo ancora un certo vantaggio, ma è sempre possibile incontrarle per via! Poi come detto prima del viaggio, in taverna, alcuni dei fratelli si stanno circondando di potenti stregoni e altri pericolosi soggetti>>
Detto ciò il bardo si risedette. Otrebmu era seduto composto con le braccia conserte, e aspettava che venisse spiegato come si sarebbero mossi ora che erano giunti a destinazione. Mariuccia, rimessasi in disparte per un po’ di tempo, annuì dal suo sgabello in un angolo. La luce filtrava debole, e la ragazza osservava la stanza con sguardo calmo, il volto leggermente stanco. Sembrava stufa di aspettare, era pronta all' azione come sempre. Partire con i suoi compagni era la cosa che più amava al mondo. Viaggiare le era sempre piaciuto, e poterlo fare per il Regno la rendeva felice e la incitava al meglio. La stanza piena di uomini di valore aveva un aspetto accogliente, familiare per la giovane, che trovava in ognuno un compagno di viaggio, quanto un fedele amico. Era pronta a dare qualsiasi cosa per ognuno di loro. La compagnia era in un momento di silenzio, tutti si guardavano l' un l' altro, ritrovando a poco a poco la determinazione.
<<Se questo è quanto, allora non vedo il motivo di indugiare oltre!>> disse Alkor spezzando il silenzio e mentre si alzava nuovamente in piedi disse: <<Col vostro permesso, mi congedo e vado a organizzare il mio armamento>>
Guardò un momento i suoi compagni e si avviò verso l'uscita della sala. In realtà non aveva grosso bisogno di organizzare lo zaino. Come sua abitudine lo aveva già preparato dalla mattina. Voleva solo sollecitare i compagni all'azione, non sapeva, infatti, quanto tempo ancora sarebbe rimasto con loro. Sperava solo abbastanza a lungo per concludere la missione. Cinque minuti dopo essere uscito dalla sala riunioni il Cavaliere del Drago, armato di tutto punto e accompagnato dal fedele Drago, era già sul ponte in attesa dei compagni. Ben presto anche gli altri li raggiunsero.
Una volta usciti tutti fuori dalla cabina del capitano, Gianlù fece portare dalla stiva alcune armature logore ed altri capi di vestiario, poi disse: <<Non temete, sono state trattate magicamente, in modo da aver l'aspetto di armature da mercenari, ma sono resistentissime e leggerissime, inoltre, sono fatte apposta per poter esser indossate sopra le vostre di armature>>
Il pensiero di ricoprire la sua scintillante armatura argentata da una logora corazza non esaltò il Cavaliere del Drago, che però la indossò conscio della segretezza della missione. Al contempo nemmeno Rethar era convinto di quella ferraglia, anche se magica. Ovviamente non poteva mantenere la sua forma originale, avrebbe attirato troppo l'attenzione, ma allo stesso tempo la sua trasformazione preferita di combattente umano con corazza simile a quella di Alkor non era consona alla segretezza. Decise così di provvedere a modo suo. Guardò per alcuni istanti le corazze poste sul ponte e pronunciò alcune arcane parole. L'immagine del Drago ondeggiò per alcuni istanti, poi al suo posto un giovane mercenario dai tratti comuni e con indosso una vecchia armatura fece la sua comparsa sul ponte del vascello. L'unica cosa che ancora poteva tradire l'origine non umana di Rethar erano gli occhi. Questi infatti erano senza pupilla e di color grigio perla. Inconveniente comunque prontamente risolto da un elmo con visiera. Il Drago soddisfatto fece una leggera smorfia di apprezzamento, appoggiandosi poi alla balaustra in attesa di ordini. Eruner si avvicinò in silenzio all'armatura più emaciata che c'era, prendendola. Togliendosi la cappa dei Sin Fein e l'armatura nera indossò con lentezza il nuovo armamento e prendendo dal cumulo di vestiario un logoro mantello nero, vi si celò, calandosene sul volto il cappuccio e andò ad appoggiarsi alla balaustra della coperta. Gianlù assistette ridacchiando alla "vestizione", ben conscio che quelle armature logore non attiravano troppo i suoi compagni. Otrebmu annuì senza dir nulla, aveva indossato l'armatura di camuffamento senza entusiasmo, ma capiva che andava fatto, sperava solo che non lo avrebbe impacciato troppo in caso di scontro.
<<Benissimo, se tutti son pronti, possiamo anche partire. Diamo il via alla missione!>> enfatizzò Gianlù.
I combattenti di Blue Dragon scesero dalla nave e montando in groppa ai loro cavalli, iniziarono il lungo viaggio verso la dimora di Lumix, non molto distante dal luogo dell’ancoraggio. Ovunque i loro sguardi cadevano, si notavano segni che presagivano un aria nefasta. Infatti i campi erano spogli, nessuno li lavorava, come se i contadini avessero fatto a gara per accumulare tutte le risorse, in attesa dei tempi cupi. La gente della regione del Galandrax era molto occupata a pensare ad altro, che un manipolo di mercenari. Nessuno li osò molestare, un gruppo così folto di cavalieri armati non erano certo una buona preda per i banditi di strada, mentre di pattuglie militari non vi era l'ombra, probabilmente tutti radunati nelle loro fortezze in attesa di dar inizio alle ostilità. La guerra civile Direna era dietro l’angolo. Finalmente, dopo alcune ore di cavalcata in quella calma surreale, giunsero al fortino di Lugonoreum in cui Lumix dimorava. Nonostante sembrasse che una gran parte delle pattuglie militari si fosse radunata nel villaggio adiacente e quindi rappresentasse una valida manodopera, il fortino mostrava un’aria dismessa, come se fosse alla mercé delle avverse condizioni climatiche e al tempo. Tutt' intorno, estesi campi incolti si perdevano a vista d'occhio, la mancanza di contadini in salute si vedeva chiaramente. Gli uomini del Sommo Blue Dragon, camuffati da comuni mercenari, scesero dai loro cavalli, preferendo avanzare a piedi, guidando le cavalcature da terra. Sorpassarono alcune guardie, all' esterno, che li osservarono senza dir nulla oramai anch’essi provati dalla fame, fino a giungere ai cancelli del fortino. Le mura erano alte e massicce, logore in alcuni punti, e protette da alcune sentinelle e qualche palizzata in cima, dietro la merlatura.
<<Credevo che su tutto il territorio direno ci fossero fortificazioni ben operative come nella capitale e invece mi ricredo>> disse pensieroso DragonKnight per poi continuare nella mente: Decisamente i libri che ho letto su di lei dovevano avere informazioni false o risalenti a molto tempo prima.
<<Sembrerebbe che Lumix sia messo molto male. Evidentemente la sua regione dipende molto dai collegamenti con le altre, per questo per nulla autosufficiente. Dovrei mettere mano a due o tre punti delle mura... Sì, sì, mi divertirò un mondo a rimodernare questo posto>> iniziò a ragionare parlando Eruner.
L’Aspirante Vassallo dai capelli corvino era stranamente contento di quell'idea, senza porsi il problema che forse nessuno glielo avrebbe chiesto. Stranamente, i suoi compagni scoprirono un lato del carattere del Paladino sconosciuto: adorava occuparsi di fortificazioni. Gianlù rise ai commenti di Eruner, ricordando come, l'aspirante Vassallo, le prime volte che giunse nel Regno, demolì più volte la taverna, ed ora parlava di ricostruire. Nel ricordare, Gianlù lo fece parlando naturalmente. Tutti stavano ancora ridendo della battuta spontanea di Gianlù, quando giunsero alle porte del palazzo in cui risiedeva il principe Lumix. L'Ufficiale di picchetto, sbarrò loro la strada chiedendo chi fossero e cosa volessero. Fu Gianlù a rispondere: <<Siamo una compagnia di ventura mercenaria, siamo qui per metterci al servizio di Lumix>>.
L'ufficiale stette un attimo a squadrarli, valutandone l’aspetto logoro, ma vedendoli robusti e ben armati, li giudicò certamente ottimi combattenti.
<<Aspettate qui, vado a vedere se il mio signore vuol ricevervi>> disse l’ufficiale, poi si voltò inoltrandosi nel palazzo.
DragonKnight era abituato ad aspettare, ma questo era davvero troppo! Sembrava che giorni interi fossero passati da quando l'ufficiale era andato a parlare con Lumix. Stava per sfoderare la spada ed entrare dentro roteandola, quando l'ufficiale uscì e li invitò ad entrare. Dei soldati portarono le loro cavalcature nella stalla mentre i finti mercenari salivano quei pochi piani che la fortezza di Lugonoreum possedeva. Arrivarono in un ampia sala ricca di blasoni, trofei da caccia e ampie vetrate sui lati; in fondo ad essa il principe Lumix sedeva con il suo mantello caldo di color verde imperiale, affiancato a destra da tre maestri cavalieri e uno strano soldato armato di lancia, mentre a sinistra era affiancato dal comandante del fortino e i suoi due attendenti. Il comandante fece avvicinare i mercenari, uno per uno, in modo di averli tutti sott'occhio, nonostante fossero circondati da molte delle proprie guardie. Una volta che ebbero finito il principe Lumix si schiarì la voce e parlò con la voce grossa, per non far capire che, al contrario, aveva una voce fine e bassa.
<<A vedere alcuni di voi, sembrano ottimi mercenari, ma la ragazza e il falco bianco sembrano sospetti e mi fa pensare ad altro. Da dove venite ser Gianlù?>> domandò il principe Lumix alzandosi in piedi.
<<Ah dite loro?!>> esclamò il finto capo dei mercenari, pensando: Stupida Kreit, voi e la vostra vanità, non mi ero accorto che non avete indossato l’equipaggiamento da mercenario!
Il Vassallo voltato verso Kreit, arrabbiato aggrottò un sopracciglio.
<<È colpa mia sua altezza! Ho pregato ser Gianlù di prendere nel nostro gruppo la ragazza e la sua bestiola, essendo lei un’ottima maga. Sapete di questi tempi non è facile andare in giro solamente armati e senza una protezione magica>> intervenne Black Drake.
Grazie Black, sei davvero in gamba! Non voglio saltare la copertura per una sciocchezza. Pensò Gianlù.
<<Si è così, principe>> affermò la ragazza magica, con il falco che stiracchiò le ali.
<<Comunque siamo originari di Crelia e la nostra ultima commissione l’abbiamo sbrigata a Griferia. Penso che non ci siano problemi maestà!>> domandò Gianlù.
<<No affatto. Ho solo domandato, perché dovete sapere già due volte hanno tentato di infiltrarsi nel mio fortino e tentato di assassinarmi!>> dichiarò il giovane principe.
<<Capisco, so che i vostri fratellastri rivali fanno di tutto per aggiudicarsi il trono>> disse Gianlù.
<<Se permettete sua altezza, vorrei porre io qualche domanda>> intervenne il comandante.
<<Ehm si, concesso comandante Metellius>> disse il principe Lumix.
Gli uomini di Blue Dragon iniziarono a mettersi sulla difensiva, i Vassalli avevano intuito che dovevano convincere il ben più esperto comandante.
<<Perché dei mercenari hanno scelto di prender commissione proprio dal principe più svantaggiato dei quattro? Non è una scelta intelligente!>> disse interrogatorio il comandante del fortino.
Hmm immaginavo che avrebbe fatto una simile domanda. Pensò Enricus, constatando che anche Gianlù se l’era aspettato un intervento esterno al principe.
<<Comandante, noi siamo mercenari, fin quando la missione ci è vantaggiosa avrete il nostro supporto. Poi motivo principale della nostra scelta è che almeno il principe Lumix paga sicuro, anche se poco. Mentre da quel che sappiamo il suo fratellastro maggiore non ci avrebbe sicuramente preso in considerazione, e gli altri due sono un incognita e una probabile perdita di tempo e denaro! Inoltre la stessa domanda ve la potrei porre io>> espresse Gianlù caduto al centro dell’attenzione.
Il comandante annuì e squadrando il capo dei mercenari disse:<<Io seguo sua altezza, perché è l’unico che garantirà alla gente del Galandrax un futuro prospero. In particolare alla mia famiglia e quella dei miei uomini che vivono qui a Lugonoreum>>
<<La bontà di sua altezza il principe Lumix, come per voi, è la nostra sicurezza>> dichiarò Gianlù.
<<Bene principe, credo che ci sono gli elementi che ci garantiscono che ci possiamo fidare. Però voi tenete a mente che verrete seguiti in ogni vostro movimento da una guardia scelta!>> affermò il comandante Metellius.
<<Per noi non ci sono problemi, non abbiamo nulla da nascondere>> domandò Gianlù, che iniziò a osservare i presenti.
Il resto degli uomini del Sommo Blue Dragon, rispetto a ciò che affermava Gianlù, e lo stesso Gianlù, non erano molto contenti di trovarsi seguiti nei loro movimenti. Ma la prudenza del comandante del fortino di Lugonoreum era giustificata, visto il numero e la pericolosità dei nemici del principe Lumix.
<<Allora ser Gianlù prima che vi congediate, voglio spiegarvi un po’ della situazione del mio regno. In modo che quando vi verrà chiesto, ci possiate essere utile. Vi prometto che oltre a ricevere venti kion al giorno, se riusciremo a portare pace nel mio regno, una volta a Direnia vi darò un premio di cinquantamila kion in monete d’oro ed argento>> disse conciso il principe Lumix.
<<Maestà siamo qui ad ascoltarla>> intervenne Gianlù.
<<Ebbene, ad opera di qualche gerarca, nessuno di noi altri principi possiamo accedere nei territori della capitale. Perché questi o sono simpatizzanti con uno dei miei fratelli, o perché mirano a liquidarci tutti, oppure vogliono speculare sull’economie di Direnia, per un motivo o per un altro la regione della capitale è separata dalle altre regioni, avendo rafforzato i controlli di confine. Attualmente a Rufus fa comodo questa situazione, perché può contare sulla mancanza di interventi dalla capitale e su un esercito numeroso e rinnovato a Surad. Il maggiore mira a conquistare militarmente le altre regioni ed accrescere così il suo prestigio militare. Come tutti si sarebbero aspettati, la prima regione che ha mirato è la mia, essendo la più disorganizzata e povera>> iniziò a spiegare Lumix.
C’era d’aspettarselo. In fin dei conti, è una scelta molto sensata. Pensò Otrebmu.
<<Gli altri miei fratellastri non so di preciso che intenzioni hanno, eppure sospetto che ci sarà un’alleanza tra Lucrezia e Jiulius. Essendo entrambi fratelli della stessa madre e di mio padre. Quindi penso, che attenderanno che Rufus mi attacchi e solo allora entreranno in campo, approfittandone della situazione. Quindi aspettatevi tempi peggiori, siete ancora in tempo a rifiutare>> disse il principe Lumix.
<<Il pericolo è il nostro mestiere, anche se non ci conoscete, sappiate che dal continente centrale e a quello orientale, non abbiamo mai fallito… siamo ottimi sabotatori>> disse Gianlù, pesando bene le ultime parole, per non destar sospetti e far intuire qualcosa ai direni.
<<Questa è un ottima notizia>> confermò il principe Lumix.
[Modificato da SolarKnight 27/01/2016 15:21]






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

[SM=x92774]Regio Analista e Vassallo del Regno di Blue Dragon
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27/01/2016 15:27
 
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Oramai la notte era calata ed Eruner era veramente stanco di quel nobile novellino. Prima li aveva fatti aspettare, quindi aveva iniziato a discutere, senza mai fermarsi. Spazientito, emise un lungo sospiro, quindi si voltò e senza proferir parola uscì nella notte, tra la sorpresa di tutti e ignorando i richiami degli amici sotto lo sguardo sbigottito del principe Lumix, dei suoi ufficiali e di quella specie di campione. Quando fu fuori, osservò le stelle e ne notò alcune più luminose delle altre. Che strana costellazione! Sembrava quasi... Un’indicazione! Incuriosito, iniziò a seguirla, uscendo dal fortilizio di Lugonoreum e proseguendo nelle campagne immerse nel silenzio e nel buio.
Il comportamento da villico tenuto da Eruner, aveva spazientito Ikarus. Era da insolenti voltare le spalle ad un principe. Avrebbe voluto fargli un discorsetto, ma rimase ad ascoltare il principe. Del resto erano appositamente per quello, ed era stupido andarsene in quel momento. Durante tutto il viaggio, non aveva rivolto la parola a nessuno. Del resto, nella sua mente parlava quasi tutto il tempo con Asheer. Detestava la sua natura maligna, ma non era nemmeno tanto male, anzi era quasi piacevole discorrere con lui, sembrava quasi che l’ospite indesiderato stesse cambiando dove ora si era auto-relegato. Il braccio era accuratamente nascosto, anche da quella logora armatura da mercenario. In quel momento Asheer parlò nella mente del priore e questi con lui: *Uh...un principe...visto com'è ridotto il suo regno, prendere il suo posto non deve essere difficile eh Ikarus?* *Infatti immagino che i suoi nemici bramino proprio quello* *Ma quanto sei perspicace giovane prete* *Hm*
Ikarus cambiò espressione irritato dal tono di Asheer.
<<Qualcosa non va?>> gli chiese Mariuccia
<<No no...è solo il braccio che mi duole>> rispose Ikarus. Quindi tornò a fissare il principe che discorreva sulla situazione del regno.
Eruner continuava a seguire le stelle, correndo più veloce che poteva, attraversando alcuni boschetti e una grande pianura. Avvertiva un'enorme stanchezza, che gli faceva sembrare le membra pesanti tonnellate. La logora armatura lo impacciava e gli lacerava le giunture, ma non voleva fermarsi, non ora che era quasi arrivato. Appena entrò in un altro boschetto, notò subito come fosse più fitto e oscuro degli altri, quasi non riusciva a scorgere dove metteva i piedi, inciampando a ogni passo. Eppure continuava a correre, seguendo le stelle, che facevano capolino tra le chiome cupe degli alberi. Infine giunse dove avvertiva che fosse l'agoniata meta: superò con un balzo un pioppo caduto e si ritrovò in un radura, dalla forma di mezza luna, situata esattamente sotto gli astri che lo avevano guidato. Al centro dello strano spiazzo vi era un ceppo e su questo ceppo una pietra bianca, candida, quasi perlacea. Il Paladino vi si avvicinò e la sfiorò, dapprima titubante, quindi prendendola in mano. Era leggera, anche se incredibilmente resistente. Improvvisamente sentì una pulsazione dal suo interno e la lasciò cadere. Sguainando Enemesi, strisciò la punta della lama sulla pietra, che emise un altra pulsazione, più forte. Eruner voleva fuggire, ma era come ipnotizzato dalla strana gemma. Le pulsazioni erano sempre più veloci, più ravvicinate, quindi accadde l'incredibile: la gemma iniziò a rompersi e da essa fuoriuscì un rettile, rossastro, che emise un acuto squittio. Il Paladino si avvicinò e tentò di toccare l'animaletto, che appena lo vide gli toccò il centro del palmo con il muso. Un'ondata di freddo investì Eruner, che cadde in ginocchio. Sudava, era preda di dolori in tutto il corpo, poi avvertì il Sigillo di Eshan che bruciava, tanto da essere rovente, tanto da lanciare bagliori rossi, finché non si spezzò e lui ridiventò ciò che era stato. L'enorme stazza del drago blu sovrastò per pochi secondi il cucciolo, prima di esplodere in migliaia di frammenti turchesi. Eruner si sentiva strano, molto più leggero di prima.
<<Ma perchè non imparo a restare a casa la notte?>> si domandò Eruner in una nuova forma fisica.
Alzandosi lentamente, notò che la sua vista era molto più acuta, così come tutti gli altri suoi sensi. Guardandosi il palmo, vide un ovale luccicante, proprio nel punto in cui il drago lo aveva sfiorato. Senza volere si portò una mano a lato della testa e lì sentì il secondo segno del suo mutamento. Le orecchie erano a punta! Che diavolo era successo!? Pensò Eruner. Guardando il cucciolo, notò come si era sbagliato: in realtà non era rosso, bensì bianco. Senza capire il perché, lo prese in braccio e avvertì un'ondata di affetto nella sua mente. Proveniva dal drago, qualcosa tentava di affiorare nei suoi ricordi, ma Eruner lo reprime. Sconvolto, decise di tornare all'accampamento di Lumix, ma quando tentò di alzare Enemesi ci riuscì a fatica. Il peso della grande spada era troppo per lui. Trainando la lama con uno sforzo enorme, si diresse verso i suoi compagni, lanciando loro un messaggio telepatico affinché andassero in suo aiuto. Sconvolto, l'unica cosa che riusciva a fare era camminare, pensando domandandosi sempre cosa gli era accaduto.
Gianlù finalmente prese congedo da Lumix, dopo avergli assicurato i suoi servigi e quello dei suoi finti mercenari, e chiesto scusa per il comportamento irrequieto del giovane. Dopodiché mentre si recavano agli alloggi loro assegnati, domandò: <<Dov'è andato quel combina guai? Spero non si sia messo in qualche pasticcio! È una fortuna che il principe Lumix non abbia ereditato la severità della sua famiglia!>>
Avanzando lentamente, con enorme fatica, Eruner giunse a qualche centinaio di metri dal fortilizio decadente di Lumix. Lì, a pochi passi dalla meta, le forze gli vennero meno e crollò lentamente, senza un suono, colpendo duramente il terreno compatto. Il cucciolo di drago bianco era protetto dentro l'armatura, quindi non subì danni a seguito della caduta, ma il neo-elfo era esausto e il colpo lo sfinì del tutto. Con le ultime energie, lanciò l'ennesimo messaggio di aiuto, questa volta concentrandosi solo su Gianlù e Otrebmu. Prima che il buio lo avvolgesse, riuscì a pensare poche parole. Speriamo che mi sentano... Dopodiché cadde un nero velo sui suoi occhi e perse i sensi.
Otrebmu mentre camminava a fianco di Gianlù ebbe la sensazione che qualcuno lo chiamasse e vide che anche Gianlù si era fermato come se avesse udito qualcosa, entrambi si girarono in tutte le direzioni per capire da dove fosse venuto quel richiamo.
Ittoram avvicinatosi al Vassallo gli disse: <<Mi è sembrato di sentire qualcosa, anche Voi?>>
<<Si, era Eruner, deve essere ferito, presto seguitemi>> rispose il Vassallo.
E tra lo stupore delle guardie direne, i due uomini del Sommo Blue Dragon si lanciarono fuori dalle porte, verso il punto da cui quella richiesta di aiuto era partito. Finalmente lo trovarono, ma Gianlù rimase stupito a vederlo e immediatamente si domandò: <<Ma cosa diavolo gli è successo?>>
Quello che stava li a terra, era Eruner, eppure non era lui.
<<Portiamolo dentro, sperando di capirci qualcosa quando si risveglia!>> disse Gianlù.
Dopo diverse ore, Eruner si risvegliò, con dolori in tutto il corpo. Aprendo lentamente le palpebre mise a fuoco la stanza, quindi si alzò a sedere. Da subito non ricordò il motivo del suo malessere, poi gli sovvenne ciò che era accaduto la notte prima e si portò meccanicamente le dita sulle orecchie: erano sempre a punta. Osservando le mani, vide che erano più affusolate, di carnagione chiara, ma quest'ultimo fatto non era insolito. Costringendosi al alzarsi, seppur con enorme fatica, vide che la sua intera figura era più snella e canuta. Inoltre, solo ora notava come i suoi sensi fossero più acuti. Alla fine gli venne in mente il cucciolo. Il cucciolo? Dov'era il cucciolo!? Eruner si ricordò di averlo messo sotto l'armatura per proteggerlo, però ora indossava solo una tunica, quindi pensò che “lo avevano trovato!” Muovendosi velocemente, insolitamente più velocemente di prima, e ignorando il dolore, cercò il cucciolo di drago per tutta la stanza. Alla fine lo vide, appollaiato davanti la finestra, addormentato. Con un sospiro di sollievo gli si avvicinò e gli passò una mano sulla piccola testa candida. Improvvisamente, il Paladino di Atlantide udì l'avvicinarsi di qualcuno per il corridoio. Voltandosi verso la porta mentre si apriva, apparve Gianlù.
<<Vedo che vi siete rimesso amico mio, ora potreste darci una qualche spiegazione su ciò che vi è successo?>> domandò il Vassallo contrariato, ma al contempo curioso di sapere.
<<Salve Gianlù... Mi dispiace se Vi ho procurato delle noie. A dire la verità, cosa mi sia successo non lo so. Ricordo di esser giunto in una radura piuttosto distante da qui, seguendo una costellazione che sembrava dirmi dove si trovasse. Al centro della radura vi era una pietra, candida: un uovo. Per la precisione l'uovo del cucciolo che sta appollaiato sul davanzale... Appena mi sfiorò col suo piccolo musetto, venni assalito da dolori lancinanti e i sigilli di Eshan si spezzarono, riportandomi allo stadio di drago blu. Poi, l'intera sembianza draconica esplose, lasciandomi così come sono... Non sono al corrente del perché, ma credo di essere diventato il cavaliere di quel cucciolo. E non penso che un drago potesse essere cavaliere di un altro drago... Eppure non capisco perché abbia assunto le sembianze proprie di un elfo! Perché non sono diventato umano?>> iniziò a dire Eruner. Più che una domanda rivolta a Gianlu, sembrava che Eruner parlasse da solo. Improvvisamente, il cucciolo si svegliò e si lanciò verso il paladino, che lo prese al volo e avvertì una sensazione di felicità che montava dalla sua mente, come se fosse legata al drago.
<<Che strana storia>> mormorò il Vassallo, poi si rivolse più direttamente ad Eruner per dire:<<Beh, spero che ci sia di qualche utilità questa tua nuova sembianza!>>
<<Lo spero anch’io, anche se è sicuro che sarò più utile che mai con questi nuovi sensi da elfo... Ah, giusto! Cosa ha deciso Lumix?>> domandò l’apparente cambiato Aspirante Vassallo.
<<Saremo al suo servizio, questo ci permetterà anche di valutare meglio la situazione di cercare informazioni sullo spartito>> rispose Gianlù.
<<Ottimo... E gli altri? Su, su, portatemi da loro, sono curioso di vedere le loro espressioni quando mi vedranno!>> disse entusiasmato Eruner chiudendo il discorso.
L'elfo sorrise divertito all'idea, quindi prese il cucciolo e si avvicinò a Gianlù, attendendo una sua decisione. Un cucciolo di drago bianco era entrato nel castello, di questo Alkor era sicuro. Aveva avvertito la sua presenza già da fuori le mura, ma non si aspettava che questi sarebbe entrato senza essere visto. Com'era potuto accadere, qualcosa non gli quadrava. Basandosi sull'istinto e aiutato da Rethar iniziò a girare tra le varie sezioni del castello cercando di individuare la creatura e tentando di attirare l'attenzione il meno possibile. Giunse infine di fronte ad una stanza, laddove sulla parete alla destra della porta vi era appoggiato il campione del fortino. Sicuramente era una delle stanze che il principe Lumix aveva concesso al loro gruppo e vedendo il soldato incaricato di seguire Gianlù e gli altri ne fu convinto. Sentì delle voci provenire da dietro la porta e non ci mise molto a riconoscerle. Solo una aveva qualcosa di strano, sembrava familiare e al contempo estranea. In mente si visualizzò il volto di Eruner. Cosa aveva combinato questa volta il giovane paladino e cosa aveva a che fare con il cucciolo di drago? Pensò Alkor. Bussò alla porta, noncurante del soldato direno il quale non si scompose più di tanto. Il silenziò calò nella stanza dietro la porta. Capendo la situazione Alkor si annunciò.
<<Siamo Alkor e Rethar, possiamo entrare, per cortesia, messeri?>> chiesè Alkor seguito da un profondo momento di silenzio.
<<Venite avanti Ser!>> proferì la strana nuova voce.
Senza indugiare oltre il Cavaliere del Drago e il suo compagno varcarono la soglia della camera da letto di Eruner. Quello che li attendeva oltre era in parte atteso e in parte inatteso, era insolito che un nuovo cavaliere del drago cambiasse forma! Questa dimensione in cui era finito Alkor aveva peculiarità a lui insolite, del resto era sempre un’altra dimensione, diversa da quella da cui proveniva. Il cucciolo era lì dove era stato percepito, ma la cosa strana era la persona che lo stava portando in grembo e che lo stava cullando come un figlio. Una persona dalle fattezze d'elfo, ma che elfo non era! I due compagni spiegarono dell’accaduto ad Alkor, che rimase senza parole, anche se iniziò a ricordare di strane leggende su particolari cavalieri del drago. Rethar era meravigliato quanto il suo cavaliere.
<<Ehm ser Gianlù, il tizio fuori sa qualcosa?>> domandò Alkor.
<<Non preoccupatevi, non gli ho fatto capire nulla grazie ai tentativi ben riusciti di Kreit di attirare l'attenzione. Almeno i suoi modi provocatori servono a qualcosa>> rispose Gianlù.
<<Ah ah ah, che tipa Kreit. Cosa avete deciso?>> domandò di nuovo Alkor.
<<Dovremo fare un cambiamento di programma, in queste condizioni non possiamo agire, quindi dobbiamo informare il principe Lumix e i suoi ufficiali, chi siamo e le nostre intenzioni>> rispose Gianlù.
<<Mi sembra pericoloso, qualche soldato direno potrebbe tradire e vendere informazioni preziose ai principi rivali!>> espose Alkor, osservando la porta chiusa.
<<Lo diremo solo a loro, i soldati non devono sapere niente. Otrebmu, Enricus e Rowena sono d’accordi con me, in questo modo non saremo limitati nelle nostre azioni, avendo ottenuto poi il permesso del principe e del comandante di poter girare liberamente per il fortino, ma soprattutto poter mettere le mani su archivi e biblioteche… se no, finisce che lo spartito di Enricus non lo troveremo mai>> chiarì Gianlù.
<<Già gli archivi e le biblioteche sono l’unico modo di poter trovare un indizio>> ripeté Alkor.
<<Quando otterremo il loro consenso, Enricus, Ikarius e Otrebmu avranno un bel da fare. Tanto loro sono abituati a massacrarsi sui libri. Ah dimenticavo, Rhetar deve rimanere così e di lui non si deve rivelare niente, non dimentichiamoci il fattore sorpresa quando servirà>> concluse in tono scherzoso Gianlù.
Gianlù si fece largo tra Alkor e Rhetar fino alla porta, l’aprì e con il cenno della mano incitò i compagni in stanza a seguirlo. Il soldato comandato a sorvegliarli si ricompose e segui i quattro mercenari. È mia impressione o quell’elfo non l’ho mai visto prima?Aspetta! Cos’è quello? Iniziò a domandarsi la guardia scelta vedendo Eruner nella sua nuova forma elfica con in braccio il piccolo drago. Gianlù tanto per ridersela un po’ iniziò ad andare a tratti a passi veloci, poi a passi moderati, di nuovo a passi veloci e di scatto rallentava. Così facendo metteva in difficoltà il giovane soldato, che ai cambi di passo rischiava di finire addosso a Rhetar che gli era davanti.
<<Scusa>> disse la guardia scelta urtando il drago sotto sembianze umane.
Rhetar non rispose, ma guardò il soldato direno negli occhi, mentre i suoi erano ben celati sotto l’ermo, e fece una sorta di ringhio. Il drago era un po’ allergico ai pivelli. Gianlù condusse i quattro amici e il soldato fino allo spiazzale del fortino, dove ad attenderli c’erano il resto della compagnia e svariate milizie direne in esercitazione. Gianlù poi si allontanò con Enricus verso il palazzotto del principe, sempre seguiti dalla guardia scelta, che non li mollava un solo momento. I due Vassalli lasciarono Eruner col resto dei compagni che lo circondarono e lo riempirono di domande su quel che gli era successo.

Nella sala del palazzotto di Lugonoreum, le alte cariche del fortino erano in riunione.
<<La situazione non è delle migliori, sua altezza. I miei uomini mi hanno riportato che le forze di Rufus negli ultimi due mesi sono a dir poco raddoppiate e come se non bastasse dalla sua ha anche il generale Valerius con i suoi terribili Direnia Knight!>> disse ser Romualdo in piedi vicino al tavolo, con rapporti e mappe degli esploratori alla mano.
<<Non so come potrei agire diversamente, se solo il buon Re Ruphert non fosse morto non saremmo arrivati a tal punto. Rufus non si fermerà alla corona, lui mira ben altro… lui vuole conquistare il regno Blue Dragon>> affermò il giovane principe.
<<È impossibile, oggi come non mai, il regno di Blue Dragon ha ottenuto un prestigio tale da diventare la prima potenza al mondo. Il Vostro fratellastro è un folle!>> intervenne ser Tancredi innervosito.
<<Sono d’accordo, è una follia. Cosa aspira Vostro fratello? A sconfinate pianure zeppe di cadaveri?>> aggiunse ser Tobias a fianco del comandante Metellius con viso scettico.
<<Capisco il vostro scetticismo, anche io lo sono al riguardo; ma Rufus non è stupido come può sembrare. Prima che entrassi a far parte dei Vostri uomini, ho letto per puro caso dei documenti segreti di uno dei genieri di del principe Rufus. Non c’erano buone cose dentro!>> disse ser Romualdo.
<<Ser Romualdo ha scoperto in quei documenti, che mio fratello vuole mettere le mani sull’Anello Astrale!>> dichiarò il principe Lumix.
<<Cosa sarebbe?>> domandò ser Tancredi.
<<Non sappiamo nulla di preciso al riguardo, ma vi sono leggende e canti di antichi manoscritti, risalenti ad oltre diecimila anni fa, che decantano di un incredibile arma che fu in grado di sconfiggere il demonio in persona!>> rispose il principe Lumix.
<<Sarebbe una disgrazia per tutti! Rufus non avrebbe rivali e potrebbe facilmente sconfiggere i potenti Sommi di Blue Dragon>> affermò ser Romualdo.
<<Anello Astrale… cosa sarà mai? Io non potrei imm…>> iniziò a ragionare il comandante del fortino prima di essere interrotto da una bussata alla porta della sala.
<<… Avanti, potete entrare!>> disse il principe.
Il principe Lumix, il comandante e i tre maestri cavalieri attesero che Gianlù ed Enricus entrassero, dopo che questi bussarono alla porta della sala, seguiti sempre dalla guardia scelta.
<<Almeno potreste dire cosa volete dal principe?>> domandò stizzita la guardia.
<<Tranquillo amico, è tutto sotto controllo! Respira!>> rispose Enricus.
<<Sua altezza, vorrei chiedervi udienza>> disse Gianlù al principe seduto di fronte.
<<Non è il momento opportuno, tornate dopo!>> rispose il comandante Metellius.
<<Anche se avessi delle informazioni importanti?>> domandò in risposa Gianlù.
<<Fatelo entrare>> disse Lumix con un comandante leggermente contrariato.
<<Principe non ve ne pentirete! Ora vi chiedo se potete congedare le due guardie, e rimanere solo noi due con voi e i vostri più stretti collaboratori>> chiese Gianlù.
<<Guardie fate come dice il nostro ospite>> concluse Lumix.
Nella sala rimasero solo il principe Lumix, il comandante Metellius, i tre maestri cavalieri, con Enricus e Gianlù, mentre la guardia venne congedata. I due Vassalli, invitati dal principe, presero a sedere allo stesso tavolo. Dopo essersi schiarito la voce, Gianlù per lo stupore dei partecipi, rivelò di essere lui e il suo amico due Vassalli. Inizialmente ser Tancredi non riuscì a capire questa improvvisa rivelazione, reputando il gesto degli uomini del Sommo Blue Dragon una mancanza di rispetto, avendo in un certo modo ingannato l’intero fortino, ma ser Romualdo intervenne e giustificò il gesto degli ospiti molto sensato e prudente. Infatti, il maestro cavaliere degli esploratori riteneva che nel fortino, per quanto si potesse essere selettivi sui collaboratori e le truppe, ci potrebbe sempre essere presente qualche spia o infiltrato. Gianlù fu contento del riscontro positivo con gli ufficiali presenti nella sala, e dopo aver fatto qualche chiarimento, espose gli obbiettivi della missione in cui si è cimentato con tutti i compagni presenti a Lugonoreum. Il principe Lumix non si aspettava un aiuto simile, per riportare Direnia nella tranquillità da parte di simili uomini d’esperienza. Avere tre Vassalli dalla propria parte era una sicurezza notevole.
<<Con questa nostra rivelazione, quindi vogliamo cambiare ruolo da semplici mercenari a veri e propri collaboratori, però la nostra identità deve rimanere celata ai soldati, non dimenticatelo principe. Farci agire all’oscuro dei vostri fratelli è un importante punto a favore>> disse Gianlù.
<<Di questo non dovete preoccuparvi ser Gianlù, i qui presenti maestri cavalieri e il comandante, sono persone leali. Poi per quanto riguarda la ricerca dello Spartito dell’avo vostro, Enricus; voi avete il consenso di poter accedere ai miei archivi e alla mia biblioteca, sperando che riusciate a trovare quel che vi serve>> disse il principe Lumix.
<<La ringrazio sua altezza. Il ritrovamento dello Spartito Obliato sarà più utile di quanto possiamo immaginare>> disse Enricus alzandosi in piedi e pronto ad uscire.
<<Per quanto riguarda gli aiuti che vi porgiamo. Molti dei miei compagni già si stanno adoperando nel migliorare le costruzioni del fortino e allenare le truppe. Ma incaricherò i miei amici Arkan e Alkor di controllare i confini marittimi a est del Galandrax, perché se Rufus vorrà attaccarci lo farà accedendo dal mare!>> affermò Gianlù.
<<Questo l’avevo pensato anche io, perché il principe Rufus non può attaccare il Galandrax attraversando i territori della capitale, al contrario si darebbe da solo la zappa sui piedi; perché così facendo verrebbe attaccato dagli altri fratelli e dalle forze gestite dai gerarchi>> intervenne ser Tancredi.
<<Sono preoccupato per mia madre che è rimasta in capitale>> dichiarò Lumix.
<<Non preoccupatevi, più tardi ne parlerò con uno dei miei…>> disse Gianlù.
Finita la riunione, Gianlù ed Enricus si congedarono e notarono che il soldato direno non li seguiva più, avvertendo un pizzico di nostalgia per il breve tempo passato a farlo fesso per poter agire inosservati. I due Vassalli scesero al pian terreno e si recarono nello spiazzale dove vi erano ancora gli Aspiranti Vassalli a discutere della trasformazione di Eruner, mentre seduta su un carro a due ruote vi era Rowena che condivideva una mela col proprio destriero. Enricus con fare macchiettano radunò tutti vicino al carro dove era seduta Rowena, per discutere della riunione appena conclusa con Lumix e i suoi ufficiali.
Finito di dire tutto quel che c’era da sapere, Gianlù propose a tutti di terminare la giornata con una lunga pausa di riflessione, perché il giorno seguente nessuno si sarebbe più potuto tirare indietro e quello era l’unico momento per ripensarci. Secondo Gianlù e gli stessi Enricus e Rowena, gli eventi sarebbero stati fin troppo veloci e imprevedibili, col rischio che qualcuno poteva veramente non fare più ritorno alLo Regno.
[Modificato da SolarKnight 27/01/2016 15:27]






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

[SM=x92774]Regio Analista e Vassallo del Regno di Blue Dragon
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30/01/2016 23:48
 
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Il ritorno dell’Aquila d’Oro: L’Inizio

Era dagli albori del nuovo periodo di pace, inaugurato con la vittoria dell’umanità, che non si vedevano grandi villaggi e paesi. Dopo l’ultima tremenda battaglia, altro non rimase che le ceneri di villaggi, borghi e paesi; perfino le più grandi capitali della terra, con le loro costruzioni, le loro magnificenze e le loro genti erano rimaste scarne come la più spolpata delle carcasse. La fine della Battaglia dei Draghi aveva sconvolto anche l’ambiente naturale, montagne, colline e pianure erano iniziati ad assomigliare brulli e sterili deserti. Dovette passare qualche generazione per iniziare a vedere una nuova rinascita, un nuovo inizio delle attività umane e naturali. Vigel, così come altri grandi e rinomati villaggi, da poco anni avevano iniziato a espandersi e conquistare terreno fino ad arrivare alle coste del Mare Oceano. Ciò nondimeno in un periodo molto recente era stato annesso al regno di Direnia per opera di Re Rhupert, detto il saggio, che gli garantì un’economia stabile e fiorente. Con la morte improvvisa del buon sovrano, Vigel oramai il capoluogo di una vasta regione era passato sotto l’autorità del principe Julius, acclamato dai suoi più stretti collaboratori con l’appellativo d’imperituro. Julius non era come il vecchio fratellastro, fu categorico e fin da subito fece sentire la gelida ombra della sua autorità sui poveri abitanti di Vigel, applicando antiche e brutali leggi direne in modo tassativo, ma nonostante tutto, la vita continuava con la grande forza acquisita in ben ottantanove anni. Nel più vicino centro storico di Vigel, nei pressi dell’ex sede Vima si ergeva un grande palazzo di nuova costruzione, con una forma a base esagonale.
Al suo interno lunghi corridoi e gradinate a chiocciola portavano al cuore del palazzo, che si trovava all’ultimo piano, dove vi era un’ampia sala con una pavimentazione rettangolare orientata verso la capitale Direna, ai suoi lati lunghe colonne bianche andavano a reggere alte volte a crociera.
A nord della sala, sedeva sul trono il cinico principe Julius, che con il suo sguardo di ghiaccio scrutava i sui servi e guardiani; mentre con una mano faceva roteare un amuleto d’oro. Il principe aveva un viso leggermente scuro con occhi celesti insondabili, portava i capelli neri lucidi e tirati all’indietro. Al primo impatto visivo sembrava un comune nobile, ben vestito e con tanto di mantellino verde scuro imperiale, con i bordi dorati e copri spalla in pelliccia d’ermellino; ma i lineamenti lo tradivano, rivelandone un giovane uomo più avvezzo ad attività, non proprio fini, come a intensi allenamenti.
A un certo punto nella sala si presentarono tre individui: un uomo anziano dalla corporatura robusta e con lunghi capelli bianchi, con indosso vestiti nobiliari e una corazza d’argento, con sovraimpresso lo stemma dell’aquila direna. A destra di questi, vi era un uomo di mezz’età con i vestiti e gli equipaggiamenti da gran maestro della cavalleria direna; mentre a sinistra vi era una donna bellissima dai capelli biondi raccolti in una lunghissima treccia, che partivano da sotto l’elmo piumato e poggiavano su una spalla, cascando su metà degli indumenti ed equipaggiamenti da maestra alabardiere direna. I tre entrando, si portarono al centro della sala e s’inginocchiarono poggiando a terra, di fronte, le loro armi, una lancia da guerra, una spada e un’alabarda.
<<Onori e glorie a voi maestà>> disse l’uomo al centro.
<<Mettetevi comodo, Eponimus. Arriviamo al dunque. Quali notizie portate riguardo ai miei fratelli?>> domandò il principe Julius.
<<Mio signore, secondo mie fonti, inizio col dirvi che il principe Rufus è pronto ad invadere il Galandrax con la forza, con o senza il volere di Lumix>> dichiarò Eponimus.
<<Hmm continua>> disse Julius.
<<Alcuni infiltrati a Lugonoreum, mi riferiscono tramite messaggio, che Lumix ha accolto degli insoliti mercenari e si sta accingendo a rinforzare il suo fortino e preparare le truppe per un assedio. Ser Romualdo e i suoi esploratori sono uomini di grande esperienza, sono riusciti a capire in tempo le intenzioni di Rufus>> spiegò Eponimus attendendo una valutazione del principe.
<<Rufus! Uomo tanto arrogante, quanto stolto, quando fa una cosa, fa così tanto rumore, che anche il più sordo se ne rende conto! Invece, cosa sta tramando quell’arpia di mia sorella?>> giudicò Julius.
<<Vostra sorella, è molto furba, sta attendendo le mosse di noi altri. Non fa nulla, preferisce intrattenersi nelle sue stanze con un gladiatore! Mentre ha fatto assoldare alcuni ninja e mandati a recuperare il vessillo del glorioso imperatore!>> rivelò il vecchio.
<<Non ricordatemelo, è un disonore per la mia famiglia. Quella donna riceverà la giusta punizione. Non solo osa lordare con le sue azioni il buon nome della mia casata, ma sta provando a recuperare prima di me un artefatto che mi porterà alla grandezza dei miei avi! Eponimus un ultima domanda. Come procede l’operazione “Forza Dodici”?>>domandò Julius dopo un breve discorso sulla sorella.
<<A meraviglia maestà, a meraviglia. Non immaginate quali elementi abbiamo adesso>> disse enigmatico Eponimus.
<<Non aggiungete altro, sapete che a me piacciono le sorprese… le buone sorprese. Bene siete liberi di uscire tutti. Genziana! Seguitemi nelle mie stanze private, e da molto tempo che non parlo con voi. Ho una missione delicata da affidarvi, prima che quella strega ci possa pensare prima di me>> concluse Julius.
<<Si mio signore>> aggiunse la giovane alabardiera.
Eponimus seguito dall’altro uomo, che non aveva proferito nessuna parola, presero le loro armi da terra e si congedarono. I servi si precipitarono ad alleggerire la giovane donna della sua armatura e gli porsero un calice di cristallo contenente dell’acqua purissima, poi anch’essi uscirono per le camere di servizio. La biondissima donna, di nome Genziana, prese a seguire il principe, riflettendo su quale strana missione gli potrebbe essere affidata.


Era appena giunta l’alba al fortino di Lugonoreum e le guardie di ronda avevano appena effettuato il cambio, quando Gianlù ancora assonnato prese ad accompagnare la vispa Rowena e due taciturni Arkan e Alkor, quest’ultimo seguito sempre come un ombra da Rhetar.
Il vassallo spiegò alcune cose brevemente e salutò i tre compagni di viaggio, che inizialmente presero a viaggiare sullo stesso tratto di strada, poi giunti ad un bivio si separarono. Rowena a cavallo del suo destriero prese al galoppo in direzione Nord-Owest, mentre Alkor, Rhetar, Arkan e i suoi mastini presero direzione Nord-Est verso il Mare Oceano.
Appena scomparvero i suoi compagni all’orizzonte, Gianlù entrò nel fortino e arrivando nello spiazzale, constatò che anche DragonKnight e Black Drake si erano destati già da un bel pezzo ed erano tra i soldati e i cavalieri a insegnare qualche raffinata tecnica di combattimento con la spada.
<<Hol… Buon Giorno fratelli. Vedo con piacere che vi state dando da fare>> disse Gianlù impendendosi di dire la prima parola molto usata tra i fratelli di spada delLo Regno.
<<Buon Giorno, ser Gianlù. Ne approfitto anche per fare anche qualche ripassatina>> disse Black Drake.
<<Buon Giorno fratello d’arme, non potevamo rimanere fermi, dopo che tre dei nostri amici si sono già cimentati nelle missioni che gli hai affidato!>> disse DragonKnigt.
<<Allora io controllo che tutta vada per il meglio>> disse Gianlù prendendo a muoversi di nuovo.
<<Fate bene… Allora soldati vedo che fra di voi ci sono molte reclute, vediamo di insegnargli qualcosa. La parola ai più esperti, venite Solar vediamo se meritate di essere il campione del fortino>> disse con enfasi DragonKnight invitando Solar a dare dimostrazione di lotta con la spada.
<<Ehm… io? Va bene>> disse inizialmente distratto Solar Knight.
<<Fatemi vedere la vostra posa d’attacco>> chiese DragonKnight.
Il soldato direno prese posizione con spada e clipeo.
<<Hmm non male, ma tenete lo scudo più allineato al torace! Non dovete dar modo di farvi colpire nei punti scoperti. La regola d’oro di un buon attacco è assicurarsi una reattiva ed efficace difesa. Non dimenticatelo>> suggerì DragonKnight avvicinandosi al giovane e correggerlo nella postura.
<<Avete sentito reclute? Facciamone tesoro di questi suggerimenti>> aggiunse Black Drake.
<<Nella lotta con spada e scudo ci sono delle regole basilari. La prima regola in attacco è che bisogna trovare la difesa scoperta, mentre in difesa bisogna soprattutto deviare l’attacco. Ricordate che non bisogna per forza tentare di uccidere al primo colpo, anzi non si deve, lo scopo di un duello è fiaccare l’avversario. Inoltre in difesa è più importante deviare l’attacco che pararlo, perché nel parare si rimane in una fase di stallo, mentre nel deviare il colpo si sbilancia l’avversario, rendendolo vulnerabile ai vostri attacchi. Ricordate che, una volta reso inerme un avversario, concedetegli sempre la grazia>> spiegò DragonKnight.
<<Lo terremo a mente>> disse una recluta.
<<Fate bene, nessuno vuole morire. In guerra sui campi di battaglia, la clemenza è molto rara e sperare di averla è da sciocchi, ma darla è un dovere… senza mai dare le spalle>> chiarì DragonKnight.
DragonKnight fece un breve duello dimostrativo con Solar Knight, poi mise sotto un allenamento impegnativo tutti i soldati compreso l’amico Black e se stesso.

Sulla torre Ovest, intanto, Eruner era insieme al Comandante Metellius e alcuni sottufficiali nell’esaminare le condizioni del fortino, non molto buone. Il fortino di Lugonoreum, benché molto vecchio aveva la classica forma rettangolare, con il lati maggiori in direzione Nord e Sud. Le mura perimetrali in pietra si univano a quattro bastioni a pianta esagonale e rappresentavano l’unica difesa del fortino, mancante di cinte secondarie. Esternamente ad esso non esistevano fossati e relative strutture architettoniche. Le merlature murarie erano state logorate dal tempo e dagli agenti atmosferici. Il palazzo era posizionato su un quarto dell’area interna del fortino in posizione Nord-Est, mentre sul lato Nord-Owest vi erano le stalle e le fucine costruite unitamente alle mura perimetrali. A Sud-Est di fronte al palazzo, delle baracche occupavano mezzo quarto dell’area e unite alle mura perimetrali facevano da appoggio alle scale usate dalle guardie per effettuare la marcia di ronda. Insolitamente, il fortino aveva un'unica entrata posta tra le mura perimetrali a Owest. Eruner notò che tra tutte le strutture del fortino, la relativa torre di vedetta era ben conservata, mentre il torrione presentava un grosso foro sul lato Sud, rinforzato da grosse assi di legno.
<<Non mi sembra una fortificazione ben predisposta!>> affermò Eruner
<<Dovete sapere mio giovane alleato, che questo fortino un tempo aveva il solo compito di bloccare i primi tentativi d’attacco delle orde di Red Dragon. Poi i soldati e il loro ufficiali più delle volte respinta l’orda, lasciavano il fortino a se stesso per dirigersi verso le “Mura Rosse” più a nord, dove ora sono diretti i vostri tre amici!>> spiegò il comandante Metellius.
<<Sembra uno spreco, ma capisco la tattica>> disse Eruner
<<Inoltre quando lasciavano il fortino di Lugonoreum, i vecchi comandanti facevano predisporre svariate trappole e incentivi a cascarci dentro. Sapete le truppe mostruose non sono molto intelligenti, bastava vedere qualcosa da mangiare e si ritrovavano infilzati da frecce e schiacciati da massi>> aggiunse il comandante.
<<Comandante ho notato che il fortino ha varie brecce chiuse alla buona, la mancanza di strutture secondarie di difesa… e quel grosso buco nel torrione che non va affatto bene, perché un colpo ben assestato da un grosso masso lanciato da una catapulta, sono sufficienti ad arrecare un danno grave al fortino, che si ritroverà un palazzo in caduta libera, per non parlare delle varie vite stroncate da un simile disastro. Purtroppo si combatterò tra uomini>> valutò il neo elfo disegnando alcuni schizzi su un foglio.
<<Questo lo sappiamo bene, ma per procurarsi le pietre necessarie nella cava qui vicino ci vorrebbe un geniere, che riuscisse a far azionare le macchine di estrazione e di trasporto. Viste di recente le loro condizioni, ci vorrebbe proprio un mago!>> disse amareggiato Metellius.
<<Ehm ehm. Un mago? Lo avete dinanzi a voi>> rivelò Eruner
<<Bene, voi siete un mago, cosa credete di poter fare?>> domandò il comandante.
<<Assegnatemi una decina di uomini in buona salute e due carri, poi lo vedrete!>> concluse Eruner.

All’ultimo piano del palazzo, Enricus, Ikarus, Mariuccia e Otrebmu erano entrati nella stanza degli archivi, destinata a metà, molto tempo prima su ordine del Principe Lumix, a biblioteca.
Otrebmu, come suo fare, era seduto ad un tavolino immerso da lunghe pile di libri, con Mariuccia che di tanto in tanto si alzava dalla sua postazione per leggere qualche nuovo libro, mentre Enricus, visibilmente esaltato, leggeva un grosso libro andando avanti e indietro vicino alla vetrata. Invece Ikarus salito su una scala di legno si occupava di controllare gli ultimi scaffali.
<<Lo sapevate, che mischiando il carbone vegetale, il natrium e lo zolfo, si ottiene la polvere pirica usata dai piromanti?>> domandò Enricus avendo appena finito di controllare un libro.
<<Lo sapete, che lo Spartito Obliato non lo troveremo tanto facilmente, se vi fate distrarre?>> replicò Ikarus.
<<Che solo i piromanti più esperti sanno le giuste proporzioni per creare una polvere pirica più potente?>> continuò lo stesso a parlare Enricus, poi vedendo gli altri tre un po’ contrariati disse:<<Anche io ora so che mettendo nella stessa stanza Otrebmu, Ikarus e Mariuccia si ottiene una situazione esplosiva!>>
<<Anche questo non dice nulla di interessante>> disse Otrebmu scartando un altro libro.
<<Qua sopra ci sono solo vecchi romanzi e qualche bestiario>> disse Ikarus scendendo la scala.
Ma non perdere tempo, non lo vedi che nemmeno il diretto interessato frega più di tanto la ricerca del libro? Disse la solita voce cattiva nella testa di Ikarus.
Smettetela, non vi do ascolto. Lo fate per mettere zizzania. Rispose Ikarus nella sua mente.
Siete solo un branco di perdenti e falliti, fossi in te tenterei di approcciare con la ragazza, che non è niente male. Continuò ad infierire Asheer nella mente di Ikarus.
<<Smettetela>> disse in modo impercettibile Ikarus.
Ah siete un priore… si ricordo, l’affare del voto… pfff ah ah ah. Continuò a dire Asheer.
<<Smettetela>> disse a bassa voce Ikarus.
<<uh? Avete forse detto qualcosa?>> domandò Enricus.
Oggi siete più suscettibile del solito, mi fa piacere. Fa lo strappo alla regola, manda tutti a quel paese e cuccati la ragazza! Disse la voce.
<<Smettetela>> disse Ikarus.
<<Ehi calmatevi, guardate che sto cercando sul serio tra i libri!>> disse Enricus, mentre Otrebmu e Mariuccia osservavano la scena esterrefatti.
Siete noioso. Lo diceva sempre Mordeus, che al mondo ci sono stupidi, ma più stupidi dei Vassalli non c’è nessuno. Siete l’apice della stupidità… cancrena della società! Disse scocciata la voce.
<<ADESSO BASTA!>> urlò Ikarus.
<<… Capisco. Ikarus, quel problema va risolto alla svelta>> disse Enricus, avendo capito la situazione.
<<Ha smesso… mi scuso con voi fratelli, ma ci sono momenti che lo spirito di Asheer è più insistente del solito. Continuiamo a cercare…>> finì di dire Ikarus.
<<A volte penso che abbiamo fatto la scelta sbagliata a non farvi tornare indietro>> concluse Enricus.
La ricerca di informazioni sullo Sparito Obliato era difficile, in un luogo così distante dalla capitale. Vi erano libri che trattavano di magie, strategie di combattimento, armamentari, bestiari e insegne, nulla di esplicito; quando dallo scaffale degli archivi un libricino nero consunto e ammuffito attirò l’attenzione di Enricus, che andando avanti e indietro gettava occhio in ogni dove.
<<Hmm interessante>> disse il bardo, lasciando la parte adibita a biblioteca.
<<Avete visto qualcosa?>> domandò Otrebmu.
Enricus, con due enormi falcate, passo tra i libri degli scaffali della biblioteca, agli archivi. Poi il bardo afferrò il libro e lo scosse facendo andar via la polvere.
<<È insolito, tra tutte le carte dei rapporti, che ci sono negli archivi, c’è questo piccolo libricino… adesso vediamo di cosa tratta>> disse Enricus.
<<Dai leggete sono curiosa, questi piccoli libri a volte nascondono montagne di informazioni>> disse entusiasta Mariuccia, messasi a sedere su una pila dei libri scartati.
<<Vi ascoltiamo>> disse Otrebmu appoggiando la schiena alla sedia e con le braccia conserte, mentre Ikarus prendeva posto su uno sgabello, tenendosi la fronte con una mano.
<<Allora… si intitola “Brevi appunti dai rapporti del Comandante Douglas delle Vedette Imperiali”! Sembra interessante, è firmato da un certo Capitan Aiace Varras, uomo di fiducia del Gen. Gallorum! Hmm accidenti parla di un Wurgron che ha perso qualcosa nell’antro di Red Dragon… poi parla di Auron IV… la Fenice Blu! Per la barba spacca-lame di Ostri! Ragazzi ma questo è un tesoro nascosto!>> esclamò Enricus.
<<Chi cerca trova… un proverbio che non muore mai!>> disse Otrebmu.
<<Dai Enricus sono curiosa, leggete!>> esortò Mariuccia.
<<Qui c’è scritto della vittoria della Fenice Blu contro l’imperatore Auron IV… poi parla di nuovi ordini, relativi al ritiro di truppe dalle terre conquistate... ah leggo della predisposizione dell’esercito dietro le Mura Rosse e di un gruppo di esploratori stanziati qui a Lugonoreum… c’è presente lo scrittore, sarebbe il Capitano Aiace Varras e una decina di uomini con cavalli veloci per il monitoraggio delle terre di Red Dragon e della sua orda. Leggo che l’ordine è stato impartito dallo stesso Comandante della Fenice Blu. Hmmm Parla di un possibile piano di fuga della popolazione direna nel lontano villaggio di Bathav… Parla di un inventario stilato da un certo Ser Rinaldo>> disse Enricus tra una lettura e una spiegazione.
<<Si, capisco. Quella del maestro Logum fu una misura estrema di sicurezza, ben motivata. Visto che Direnia non godeva più della tolleranza di Red Dragon, perché da allora non faceva più il suo gioco, era passata dalla parte delLo Regno. Poi avete letto di ser Rinaldo, allora doveva essere il lanciere della Fenice Blu, da quel che so>> spiego Ikarus.
<<Quell’inventario potrebbe contenere informazioni riguardo lo Spartito Obliato>> dedusse Otrebmu.
<<Su continuate, cosa dice ancora?>> domandò Mariuccia.
<<Nulla di buono>> esclamò Enricus.
<<Come sarebbe a dire? Che c’è scritto?>> intervenne Otrebmu seriamente interessato.
<<Parla di un terribile fatto accaduto nella notte del… non si legge il giorno, i numeri sono stati cancellati dall’umidità… però si legge anno 917 mese di marzo. Infatti è anche l’ultimo appunto, da qui in poi non è stato scritto più nulla! Vi leggo le testuali parole. È notte fonda, qui al fortino di Lugonoreum aleggia un clima di terrore tra i miei pochi esploratori. Temono un attacco massiccio e improvviso delle forze oscure di Red Dragon. Siamo pronti a correre e avvisare in tempo la prima linea difensiva di Direnia, il Gen. Gallorum dei Direnia Knight attende il nostro segnale, per far schierare tutte le truppe nel giro di pochi secondi, dietro a baliste, catapulte e trabucchi. Il piano è semplice usare tutta la forza bellica esistente, nella speranza che arrivino presto i rinforzi dal continente centrale. Ho dato l’ordine tassativo di tenere le fiaccole spente, per non far capire al nemico la nostra presenza. È passata mezz’ora, ringraziando il cielo, nulla di anomalo. Manco a finire di scrive, mi si è presentato il soldato Markus davanti alla mia stanza. Mi riferisce di aver visto a Nord-Est del fortino delle forti luci e bagliori, proprio dove è appostato l’intero esercito. Non vorrei che i nemici abbiano preso un'altra direzione, saltando il nostro posto di controllo. Sono passate due ore, ho pensato di lasciare la mia postazione, rischio la mia carriera da ufficiale, ma il dubbio è forte, sento che è successo qualcosa. Decido con i miei uomini di ritornare all’accampamento delle Mura Rosse, insolitamente i cavalli sono nervosi, non è un buon segno>>
<<anno 917 mese di marzo? Questo avvenimento che state leggendo deve essere accaduto dopo la sconfitta dello stesso Wurgrun che ha perso gli oggetti, che avete dapprima accennato, da parte della Fenice Blu>> intervenne Ikarus, per poi consentire a Enricus di poter continuare a leggere.
<<Nel seguito c’è scritto… Non è possibile! Qui siamo dinanzi a un massacro di proporzioni bibliche! L’intero esercito di Direnia annientato, ci sono solo pochi superstiti e tutti in pessime condizioni. Ho domandato ad uno di loro di cosa fosse successo, mi ha risposto che un vampiro con uno strano cappello ha improvvisamente iniziato ad attaccare gli uomini più forti di Direnia, e una volta eliminati, si è levato al cielo e ha evocato una grossa sfera di fumo nero, che lanciandola ha provocato un esplosione immane. A queste parole stentavo a credere, ho deciso di portare tutti i feriti a Bathav e accompagnato da un solo soldato, mi sono recato a Direnia. Una volta entrati in capitale, quello che vi abbiamo trovato fu distruzione e morte. Cos’è successo? Perché? Dove sono i rinforzi, che la Fenice Blu delle profezie ci ha promesso?Temo che il campo di battaglia si sia spostato altrove, non vedo alcun nemico, sembra che sia arrivata la fine. Ritorno a Bathav e farò preparare un piano per la resistenza, siamo in balia dei mostri di Red Dragon. Se uno di loro è stato in grado di fare tanto, ho paura che non rivedremo mai più la luce del sole>> finì di leggere Enricus.
<<Che storia terribile>> affermò Mariuccia rattristita, come se avesse vissuto di prima persona la storia raccontata in quel piccolo libricino nero.
<<Non c’è nessun libro che parli di questa storia, o almeno che io abbia potuto leggere. So che l’ultimo campo di battaglia fu il Sacro Suolo delLo Regno, ma non avevo mai capito il perché non lo fu Direnia essendo più vicina all’antro di Red Dragon?!>> si domandò Otrebmu.
<<Beh penso che la risposta sia semplice, quello fu molto probabilmente un imprevisto. Ricordiamoci che i Wurgrun erano sei, anche con uno in meno, ne rimanevano cinque. Mi sembra proprio la loro opera di distruzione. Distruggere interi eserciti in quel modo, sarebbe impossibile anche per cento dei miglior arcivassalli maghi delLo Regno! E le creature diaboliche dell’orda nera di Red Dragon erano più o meno allo stesso livello dei nostri>> ragionò Ikarus.
<<Già. Ma tornando a noi, avete sentito cosa ho letto? Il libro parla di un certo inventario stilato da Ser Rinaldo, potrebbe essere un indizio! Dovremmo cercare a Bathav, sento che troveremo qualcosa là! Magari le informazioni riguardo quella famosa stanza segreta di cui parlava il Maestro dei Monti Jesl!>> esclamò Enricus sicuro di quel che diceva e chiudendo il libro.
<<Si avete ragione, perché si è parlato di Ser Rinaldo, quindi la faccenda ha a che fare con la Fenice Blu, di cui il Maestro era il comandante, quindi ci deve essere un collegamento tra l’Inventario, la Stanza Segreta, i Tesori della Vecchia Direnia e lo Sparito Obliato!>> intervenne Mariuccia.
<<Dobbiamo solo sperare che il mostro raccontato dal libro, non abbia polverizzato proprio tutto!>> disse Otrebmu alzandosi dalla sedia.
<<Una traccia l’abbiamo trovata, ora andiamo a dirlo a Ser Gianlù>> concluse Enricus.
Enricus, Ikarus, Mariuccia e Otrebmu uscirono dalla biblioteca archivio, avendo appena trovato un indizio.
Il sole aveva appena tramontato, quando tutta la rimanente compagnia dei Sin Fein fu radunata dal Vassallo Gianlù nella sala del principe Lumix. Vi erano presenti DragonKnight, Black Drake, Eruner, Kreit, Thor, Enricus, Ikarus, Otrebmu, Mariuccia e ovviamente il principe Lumix, il comandante del fortino e i suoi ufficiali. Gianlù diede la parola ad Enricus, il quale espose l’inaspettata scoperta fatta all’interno della Biblioteca Archivio, il libricino nero e la sua storia. Tutti i presenti, tranne i quattro che l’avevano scoperto, rimasero senza parole nel sentire i fatti in esso riportati, risalenti a oltre ottant’anni fa durante la leggendaria Battaglia dei Draghi. Gianlù decise allora di mandare Enricus, Ikarius, Otrebmu e Mariuccia a Bathav per effettuare la nuova missione di ricerca, nella speranza di arrivare presto a seguire la giusta pista, che avrebbe portato allo Spartito Obliato; l’oggetto dai mistici poteri, che se ancora intatto avrebbe potuto aiutare a sedare una sanguinosa guerra civile messa in atto dai fratelli di Lumix.
Stabiliti i prescelti per la missione di ricerca, il resto della compagnia Sin Fein decise di continuare a rafforzare il fortino di Lugonoreum e ad allenare i soldati di Lumix.
La notte passa e il giorno seguente Enricus, Ikarius, Otrebmu e Mariuccia si incamminano per Bathav.
[Modificato da SolarKnight 22/03/2016 20:33]






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03/02/2016 13:03
 
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Era passato qualche giorno da quando Arkan, Alkor e Rhetar erano partiti da Lugonoreum. I due Aspiranti Vassallo e i due mastini, seguiti da Rhetar, che era da poco ripreso fattezze umane, dopo aver portato i due Aspiranti Vassallo, avevano da poco superato le Mura Rosse, grosse costruzioni in pietra usate nella Battaglia dei Draghi come difesa fisica artificiale per l’esercito direno. Le mura erano logore e danneggiate in ogni punto, la vegetazione le aveva quasi del tutto inghiottite e fatte diventare parte integrante dell’ambiente naturale. Alkor si fermò.
<<Arkan, vorrei esaminare bene le mura! È meglio dare qualche spiegazione più dettagliata a ser Gianlù>> disse Alkor iniziando a osservare l’ambiente.
<<Fate pure, io vi seguo>> disse Arkan.
I due Aspiranti Vassallo lasciarono Rhetar e i due mastini in una radura vicino, poi passarono ad esaminare le mura per tutta la loro lunghezza. Le Mura Rosse nonostante il fatto di essere state abbandonate a sé stesse, erano ancora in buono stato, bastava rinforzare qualche punto ceduto e fornirle di cancelli, porte e simili ai vari accessi rimasti scoperti.
<<Il lato di Lugonoreum gli faremo piazzare varie palanche e scavare dei fossati, in modo da rallentare Rufus e il suo esercito>> disse Arkan.
<<Si è un ottima idea, soprattutto se copriamo i fossati, in modo che ci vadano a finire dentro!>> aggiunse Alkor, saggiando con dei colpi di spada la solidità delle mura.
<<Bene Alkor, volete voi tornare indietro e riferire di questo a Ser Gianlù?>> propose Arkan.
<<No fratello, sarebbe meglio che lo facciate voi. In caso di attacco posso tornare indietro in un batter d’occhio, grazie a Rhetar>> rispose Alkor.
<<Ser Gianlù non vi aveva forse detto, che Rhedar deve rimanere una sorpresa per i nemici?>> domandò Arkan all’amico, facendogli ricordare il piano di Gianlù.
<<Non preoccupatevi, posso sempre far trasformare Rhetar lontano dagli occhi del nemico>> spiegò Alkor.
<<E sia! Allora ritorno indietro>> concluse Arkan.
Arkan messosi d’accordo con Alkor tornò indietro per illustrare agli amici in Lugonoreum dello stato delle Mura Rosse. Poi l’Aspirante Vassallo fischiò forte e i due mastini scattarono come saette verso di lui, in poco tempo Arkan sparì dalla scena.
Alkor iniziò ad incamminarsi ad Est, seguito da Rhetar che a poco a poco lo raggiunse al suo fianco. I due amici iniziarono una lunga corsa tra le piante ed gli alberi, falciando la fitta boscaglia giunsero su una vasta pianura dominata dall’erba alta; lì continuarono a correre e incrociarono anche una mandria di cavalli selvaggi, che alla loro vista iniziarono a correre all’impazzata. Alkor e Rhetar arrivarono nei pressi di una grossa roccia, e provati dalla fame e dalla sete, decisero di prendere una breve pausa. Giusto il tempo di finire qualche boccone e bere del buon idromele, Alkor e Rhetar ripresero il viaggio a passo sostenuto, alternando qualche volo in groppa a Rhetar.
Si fece pomeriggio e i due amici di vecchia data giunsero, infine, a poche miglia dalle coste direne, che affacciavano sul Mare Oceano. Una leggera brezza si levò sulla spiaggia, la salsedine e la sabbia arrivò ad insinuarsi tra gli spazi delle armature da mercenari indossate sia da Alkor che da Rhetar. Non ci volle molto a farsi notte, ma i due non risentivano del minimo sforzo e continuando a camminare giunsero inaspettatamente ad un accampamento costiero!
<<Ma cosa?>> si domandò a bassa voce Alkor tirandosi Rhetar dietro ad un gruppo di palme.
Un grosso numero di uomini armati stava scaricando armi, cavalli e rifornimenti da alcune grosse imbarcazioni che andavano e venivano da numerosi vascelli ancorati in mezzo all’acqua alta di un’estesa laguna. L’accampamento sembrava essere già stato predisposto da due giorni, e stava ancora venendo rifornito di uomini e altre risorse. Alkor aguzzando la vista notò una grande tenda sorvegliata da molte guardie e su di essa batteva al vento una bandiera con lo stemma dell’aquila direna circondata da fiamme ardenti. Per Alkor non c’erano dubbi, quella doveva essere la tenda di uno dei principi maggiori di Lumix e tutto il resto erano le sue guarnigioni.
<<Quello deve essere Rufus! Accidenti è già arrivato con il suo esercito>>mormorò Alkor a Rhetar.

Il principe iracondo entrò nella sua tenda seguito dal suo generale e da due guardie personali. Rufus prese a sedersi su uno scranno e venne immediatamente servito da due ancelle, che gli tolsero il mantello e gli stivali, facendogli adagiare i piedi in una bacinella d’acqua calda.
<<Questo assedio deve essere fatto il più velocemente possibile, se necessario, fate agire i tiratori scelti e cercare di beccare al primo colpo Lumix e i suoi ufficiali! In modo che tutte le sue unità perso i capi, si integrino alle nostre. Così anche quel moccioso di Julius e quella prostituta di sua sorella, si troveranno schiacciati dalla mia forza!>> manifestò Rufus con un fiume di rabbia che gli scorreva in corpo.
<<Maestà fin adesso sta procedendo bene. Solo ieri a Direnia, la missione “Avvoltoi in gabbia” ha dato esito positivo, i messaggeri mi hanno fatto recapitare il relativo dispaccio>> disse il generale.
<<State dicendo che ora abbiamo il completo controllo del consiglio dei gerarchi?>> domandò il principe.
<<Non proprio maestà, ma siamo riusciti a comprare l’approvazione dei gran gerarchi e di metà consiglio; il resto non sono stati corrotti per prudenza, visto che si sono mantenuti neutrali ed estranei ai fatti>> spiegò il generale porgendo il dispaccio al principe.
<<Va bene l’importante che ho i nomi su cui contare, quelli che non rientrano nella lista, sono carne per vermi! Avete fatto disporre delle linee difensive a Surad?>> domandò Rufus.
<<Si, e vi dico di più! Surad è stata incrementata in difesa da un buon numero di truppe provenienti dalla capitale, grazie alla complicità dei gerarchi corrotti>> rispose il generale.
<<Generale Aetius, una volta finita questa storia, eliminato tutti i miei oppositori e divenuto Re di Direnia, vi nominerò Arconte, vi cederò la villa di Lucrezia a Bathav e vi farò circondare dalla migliore servitù. Siete l’unico ad aver raggiunto il livello che io ho stabilito per i miei uomini!>> disse il principe.
<<Vi ringrazio Maestà, vi prometto che farò in modo che i miei uomini possano rivaleggiare ogni singolo Vassallo di Blue Dragon!>> promise il generale.
<<Ah ah ah ah già vedo il mio popolo acclamarmi nella piazza della capitale!>> disse fragoroso Rufus.
<<ben de…>> disse interrotto il generale.
Il generale venne interrotto quando alcune esplosioni si fecero sentire nell’accampamento, e urla di soldati che andavano avanti e indietro come impazziti. Il principe si alzò in piedi e scalzo si precipitò fuori dalla tenda seguito dal generale e dalle sue guardie.
<<COSA DIAVOLO STA SUCCEDENDO?>> domandò furioso il principe.
<<Maestà il nostro accampamento è stato sabotato!>> rispose un soldato con secchio carico d’acqua andare verso l’incendio.
<<GENERALE AETIUS FATE QUALCOSA!>> sbraitò il principe.
<<Si maestà. PRESTO UOMINI, RASTRELLATE L’ACCAMPAMENTO! I RESPONSABILI DEVONO PAGARLA CARA!>> ordinò forte il generale.
Alkor constatando la presenza di tende adibite a magazzini, pieni di munizioni incendiarie per catapulte, ebbe l’idea di darle fuoco; in modo che le truppe di Rufus avessero delle temibili armi in meno per assediare Lugonoreum. Le fiammate erano talmente alte e roventi, che al solo spostamento d’aria iniziarono a invadere le altre tende dell’accampamento. Il principe non curante di andare scalzo, iniziò a girare per l’accampamento e dare ordini all’impazzata; una grossa fiammata lo fece cadere a gambe all’aria.
<<CHE SIA DANNATO CHI HA DATO FUOCO AL MIO ACCAMPAMENTO! IO VI TROVERO’ E VI FARO’ IMPICCARE SULLA TORRE PIU’ ALTA DI DIRENIA!>> urlò il principe imbrattato di sabbia.
Alkor e Rhetar si erano oramai allontanati di parecchio dall’accampamento, e voltandosi indietro non poterono far altro, che ammirare le fiammate levarsi al cielo dalla costa. Si era fatta sera, gli uomini di Rufus si spaccarono la schiena nel riuscire a salvare le armi e le munizioni; come non bastasse dovettero recuperare i cavalli scappati in ogni parte della spiaggia. Alkor accertando di essere molto lontano dall’accampamento chiese all’amico Rhetar di togliersi l’armatura da mercenario. Poi Alkor, mormorando nel vento in una lingua sconosciuta formulò un incantesimo arcano, che ridiede a Rhetar le fattezze di drago. Il cavaliere del Drago di Luna era finalmente sulla sua cavalcatura, che effettuando un lungo balzo spicco il volo nel bel mezzo del cielo stellato.
<<Vediamo di recuperare anche Arkan, non dovrebbe essere lontano!>> affermò Alkor.

Il ritorno dell’Aquila d’Oro: Il Vessillo dell’Imperatore Auron IV

Era mattino, le luci del sole filtravano tra le fenditure e le finestre del palazzo di Vigel, rendendo visibile il pulviscolo sospeso nell’aria. La luce mattiniera del sole attraversava le stanze fino a toccare il mobilio e i preziosi cimeli sopra e dentro esposti; un raggio di sole si frastagliava in eleganti fasci multicolori attraverso una piccola scultura di cristallo, fino a riflettersi sotto la volta del palazzo.
Il principe Julius era piegato su un solo braccio e che flettendo con forza lo alternava all’altro braccio, in un numero indefinito di piegamenti. Il sudore scorreva sul viso del giovane principe, come l’acqua di un ghiacciolo rimasto al sole. Julius si esercitava senza risentire del minimo sforzo, sotto gli occhi piegati delle ancelle che a un lato della stanza erano pronte a servirlo. Nella mente del vigoroso e superbo principe si alternavano pensieri di gloria passati, che il proprio sangue reclamava, possente come un ruggito di un leone. Un ideale forte ardeva più vivo che mai!
<<AAH>> urlò il principe sferrando un violento pugno al suolo e rimettendosi in piedi.
Il colpo fu tale da spaccare il lastricato in pietra in più punti. Le ancelle erano rimaste scosse a tale visione.
<<Non avete paura! Il vostro sovrano vi è affezionato e vi protegge. Siete parte del mio futuro impero! Servitemi senza timore>> disse la voce forte di Julius.
A quelle parole le ancelle, si mossero rapide verso il principe e con asciugamani lo liberarono del proprio sudore. Quattro di esse portarono una tinozza e altre due immediatamente la riempirono d’acqua calda e aromi. Una delle ancelle aiutò il principe a svestirsi. Julius si immerse nella tinozza, mentre le sue ancelle indietreggiarono mettendosi da parte, pronte per i nuovi ordini.
<<Un sovrano che si rispetti, non deve temere nessun avversario, deve tenersi sempre pronto ad affrontarlo>> disse Julius ora rilassato nell’acqua della tinozza, mentre le ancelle più giovani e nuove al compito arrossivano.
Dopo qualche breve tempo, si sentì bussare al portone della sala; Julius fece cenno alle ancelle di aprire e far entrare chi vi era fuori. Nella sala entro lo stesso gran maestro della cavalleria direna di alcuni giorni fa. L’uomo rimase ad una distanza ritenuta di rispetto tra sé e il principe.
<<Onori e gloria a voi, Maestà. Vi do l’augurio del sole nascente>> disse l’uomo appena entrato.
<<Buon Giorno a voi, Ser Probus. Cosa portate di buono al vostro principe?>> domandò Julius.
<<Una notizia meravigliosa. Lady Genziana, ha finalmente recuperato il Vessillo del Glorioso Imperatore Lucius Auron IV. Mi ha appena fatto recapitare la notizia scritta tramite messaggero>> rispose Probus.
<<Ora lei dov’è?>> domandò di nuovo il principe.
<<È a Direnia maestà, sulle tracce di un favoloso tesoro oramai andato perduto nella memoria. Altro non so dirvi mi dispiace, ma Milady vuole farvi una sorpresa… se permettete>> diede in risposta Probus.
<<Dite>> disse sintetico Julius.
<<Quella donna non ha occhi che per voi, darebbe la vita pur di farvi felice>> dichiarò il maestro dei cavalieri inchinandosi leggermente con rispetto al principe e con il braccio destro portato al torace.
<<Lo so, e per questo diverrà la mia regina, e con lei riformerò l’Aquila D’Oro Direna!>> affermò il principe, che stanco di rimanere nella tinozza si alzò; nemmeno un ordine fu impartito che le ancelle si precipitarono nell’asciugare e vestire il principe.
<<Io con voi>> aggiunse Probus.
<<Sapete?! Mio fedele gran maestro cavaliere, al mondo come esistono tre grandi continenti così esistono tre grandi percorsi! La via delle virtù eccelse, la via dell’equilibrio, la via delle forze occulte! Di queste vie, nessuna apparve giusta al Glorioso Imperatore e allora getto lui stesso le basi di una quarta via! La via dell’Impero! Un percorso alto, in salita e largo, che va al di sopra degli altri tre, dove tutti devono avanzare sempre dritti, senza il peso di nulla e mai fermarsi. Perché se uno solo osasse uscire, deviare e ostacolare la realizzazione di ciò meriterebbe solo la morte>> si dilungò il principe appena vestitosi.
<<Comprendo Maestà, per Direnia non esiste alcun altra strada, se non quella dell’Impero. Atteggiamenti a fini benevoli, neutrali e maligni non fanno al caso Vostro e di tutti noi>> disse Probus.
Un ancella porse al principe una coppa d’argento riempita con vari tipi di frutta.
<<Esatto avete capito di cosa sto parlando. Solo così destineremo Direnia ad un futuro prospero e radioso. E un giorno potremmo avere una forza senza eguali, neppure se il nostro avversario si chiamasse Blu Dragon!>> concluse il principe allungando lo sguardo fuori dalla vetrata, mentre nella grande piazza sottostante dei soldati trascinavano un carro con sopra legato un mastodontico minotauro.

[Modificato da SolarKnight 03/02/2016 13:03]






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

[SM=x92774]Regio Analista e Vassallo del Regno di Blue Dragon
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Regio Analista
03/02/2016 13:05
 
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I lavori di ristrutturazione del fortino procedettero rapidi senza pause, da ben quindici giorni, sia di giorno che di notte. Eruner aveva organizzato molto bene i turni di lavoro, che a rotazione toccavano a chiunque nel fortino compresi gli Aspitanti Vassallo e lo stesso Gianlù. Ai lavori si propose anche il principe Lumix, grazie alla faccia tosta del neo elfo, ma il Comandante e i Maestro Cavalieri si opposero; quindi la partecipazione del principe fu solo simbolica, ovvero di interessamento alla direzione degli stessi lavori. Unica persona che non era interessata a quel gran via vai di soldati, improvvisati come operai, fu Kreit. La strana ragazza passava tutto il tempo seduta a leggere i libri della biblioteca oppure ad ammaliare il sesso opposto con frasi maliziose e movenze sensuali; proprio allo scopo di prendere in giro il prossimo.
Durante i lavori non ci furono particolari complicazioni e incidenti, a parte un martello in caduta libera che sfiorò Thor. Quasi tutti avevano lo stesso ritmo di lavoro, ma DragonKnight era davvero instancabile, tanto da accollarsi anche i lavori degli altri.
<<DragonKnight amico, se non vi riposate vi farete spuntare un ernia grossa quanto un pallone. Evitate di sforzarvi inutilmente, tanto Eruner ha temporizzato i lavori!>> disse Black Drake.
<<Avete ragione… non sia mai!>> esclamò DragonKnight posando un enorme cassa.
<<Eh ragazzi, non serve massacrarsi. Relax>> intervenne Kreit.
<<ah ah ah relax>> ripeté Kyle.
<<Oh oh! Ha parlato la maestra dei relax! La signoria vostra potrebbe almeno servire un boccale d’acqua. Al posto di andare a lanciare i sassolini addosso a quello psicopatico Eruner!>> disse Black Drake.
Kreit fece una linguaccia al suo ultimo interlocutore.
<<Chi sarebbe lo psicopatico?>> domandò Eruner spuntando alle spalle di Black Drake e Thor.
<<Ah! E-Eruner eh eh eh. Dai che l’ho detto per scherzare. Ah ah ah>> disse Black Drake.
<<Ah ah ah>> rise di gusto DragonKnight.
Proprio in quel momento si presentarono Alkor, Rhetar in forma umana, Arkan e i suoi mastini. I due Aspiranti Vassallo si fecero annunciare e accogliere dentro le mura di Lugonoreum.
Una volta dentro, Alkor spiegò di ciò che aveva visto nei pressi delle Mura Rosse e della spiaggia, oltre al fatto che raccontò di ciò che aveva fatto all’accampamento di Rufus.
<<Mi dovete credere amici, dopo aver sabotato l’accampamento, sembrava che eravamo ben lontani da Rufus e i suoi, ma all’improvviso nel fitto della boscaglia sono spuntati, come dal nulla un folto numero di esploratori>> disse Alkor, mentre gli fratelli d’arme lo ascoltavano attentamente.
<<Quel che è peggio dalla spiaggia ci sono piombati addosso dei terribili cavalieri dall’armatura color celeste pallido. Ci hanno dato la caccia, come si fa con le volpi>> dichiarò Arkan.
<<Li abbiamo seminati e dispersi, però ci hanno obbligato a fare un giro molto più lungo ed eravamo sfiniti dalla fatica e dalla fame. Pensate, che Rhetar non aveva la forza necessaria a ritornare in forma di drago. Ecco perché ci abbiamo messo così tanto a ritornare a Lugonoreum>> agginse Alkor.
<<Avete corso un bel rischio, ma siete riusciti a mettere a segno due obiettivi! Non rivelare al nemico la forma originale di Rhetar, quindi non perdere il fattore sorpresa, e rallentare per bene Rufus>> concluse Gianlù.
Gianlù non attese altro tempo e subito fece radunare gli uomini del Sommo Blue Dragon nella sala del principe Lumix. Nell’ampia sala, oltre al principe e al suo comandante, non mancarono i maestri cavalieri e alcuni sottoufficiali dei vari reparti del esercito direno di Lugonoreum.
<<DANNAZIONE!>> sbraitò ser Tancredi, scaricando per la frustrazione un sonoro pugno sul tavolo, per poi continuare a dire rabbioso:<<Non è possibile che sua maestà Rufus sia così scellerato! Dopo tutti questi anni passati a ricostruire i vari villaggi e i grandi borghi di Direnia, non mi sembra giusto dopo tutto il lavoro svolto dalla buon anima di suo fratello Re Rhupert! Non è giusto!>>
<<Calmatevi ser Tancredi, dare a pugni un tavolo e gridare come un forsennato, non risolve assolutamente niente>> intervenne il comandante del fortino.
<<Ha ragione il comandante, è inutile scaldarsi. Troveremo un modo>> aggiunse ser Romualdo, con alle spalle e in piedi Solar Knight sconvolto.
<<Io urlo, perché ho capito a che gioco sta giocando! Quel folle una volta tolto di mezzo sua maestà il principe Lumix, ingloberà il nostro esercito al suo! Da quel che hanno visto Alkor e Arkan, quelli erano DireniaKnight; la cavalleria più potente e organizzata di Direnia. Con il loro aiuto, presto si ritroverà con i territori incrementati dal Galandrax, ma soprattutto avrà accerchiato i territori della capitale! A questo punto sarà un gioco sottomettere i gerarchi di Direnia e sua maestà la Regina, ma la cosa grave avrà formato una forza militare incredibile, che gli consentirà di muovere guerra agli altri due fratelli. Sarà uno scontro violento, talmente tanto violento, che il numero dei morti sarà inimmaginabile! E chi rimarrà vivo, si ritroverà ad una situazione analoga a ottant’anni fa! Distruzione, morte e desolazione! Tanto vale consegnare subito la regione del Galandrax e intercedere a suo favore presso la regina>> spiegò il furente maestro cavaliere, ser Tancredi.
Alle parole su un futuro nefasto appena pronunciate da ser Tancredi, nella sala piombò un silenzio e una calma irreale; perfino i passeri, che svolazzavano nei pressi delle vetrate, si erano ammutoliti. A interrompere i silenzio ci pensò l’unico Vassallo presente nella sala.
<<Signori non disperiamo! Sappiamo anche noi di quanto siano vere le parole di ser Tancredi, ma come vedete siamo ancora qua>> disse Gianlù.
<<Appunto! Non abbiamo lavorato per niente in questi giorni? Io mi rifiuto di darla vinta>> dichiarò Eruner in piedi dietro DragonKnight, che era seduto.
<<Non sottovalutateci, di questi guai ne abbiamo esperienza da vendere>> disse DragonKnight.
<<E come intendete fare ser Gianlù?>> domandò il giovane principe.
<<Per capirci chiaro… la situazione è questa maestà. Vostro fratello è arrivato sulle spiagge del Galandrax oltre le Mura Rosse, e nonostante l’espediente di Alkor nel rallentarlo, temo che in due settimane ci sarà addosso. Conviene a tutti noi evitare inutili spargimenti di sangue e per questo dobbiamo evitare a tutti i costi un confronto diretto. Il piano è semplice, ma molto efficace per stroncare sul nascere la prima battaglia di Rufus, nonché l’inizio della guerra civile che devasterà il continente occidentale, adotteremo la stessa strategia usata molti anni fa contro la tremenda Armata dei Ghiacci!>> enfatizzò Gianlù.
<<Ho capito! Vecchia volpe. Voi volete fare direttamente scacco matto!>> disse enigmatico DragonKnight.
<<Ma certo! Come abbiamo fatto a non pensarci subito. Basta catturare il principe Rufus e costringerlo alla resa, così la situazione si capovolgerà totalmente al nostro favore. Avremo tre porzioni di territorio Direno, di cui uno è proprio la capitale. Gli altri due fratelli ci penseranno due volte prima di attaccare, grazie anche all’appoggio della Regina Flavia. A quel punto dovremmo solo focalizzarci su di loro, e vedere quali reazioni avranno>> intervenne Black Drake avendo capito il piano di ser Gianlù.
<<Non corriamo troppo, perché tra di noi e il principe Rufus ci passa un esercito ben organizzato e preparato al peggio>>disse poi Alkor scostandosi dal muro dove era poggiato.
<<Infatti, dovremmo prima stancarli e demoralizzarli! Piazzeremo varie trappole dietro le mura rosse. Scaveremo delle buche profonde metà uomo, le riempiremo di acqua e resine appiccicose e le copriremo. Loro ci finiranno dentro e perderanno molto tempo e si stancheranno molto>> rivelò il Vassallo.
<<Scavare buca non è stancante?>> domandò Thor.
<<Si, ma se si è a corto di cibo e acqua! Mentre Eruner e voi vi siete dedicati al fortino. Io quando ero libero dai lavori, mi son preoccupato di farci fornire un buon quantitativo di provviste>> disse ser Gianù.
<<Volete dire che i carri provenienti da Lugonoreum, questo avevano dentro? Provviste?>> domandò Black Drake.
<<Non esattamente come dici, i villaggi del Galandrax sono poverissimi. I carri provenivano da Direnia, grazie ad “un’amica”!>> rese noto Gianlù.
<<Lady Rowena, adesso capisco. È li solo per quello?>> domandò Arkan.
<<No, ma non è questo il momento di parlarne. Ora c’è da organizzarci>> disse Gianlù.

Nell’anno di grazia 917, con la sconfitta del tirannico imperatore Lucius Auron IV, Logum e i suoi fecero rientrare l’immenso esercito direno nei territori della capitale e posizionarlo sul confine tra Direnia e l’Antro Oscuro di Red Dragon; un confine fisico noto come Mura Rosse, nomea dovuta al fatto che oltre di esse vi erano i pericolosi territori del Dragone Rosso. In origine vi erano, tra le montagne di Red Dragon e l’Impero di Direnia, delle lunghe mura che decorrevano dall’Oceano di Corallo al Mar Oceano, prima che diventassero vecchi ruderi abbandonati; ed erano state costruite per contenere i possibili attacchi dell’orda mostruosa di Red Dragon. Le mura erano strutturate in modo tale da risultare un ottima prima difesa, ed erano per la maggior parte composta da resistenti rocce basaltiche con incuneatura orientata verso Direnia, che garantivano un’elevata resistenza anche ai peggiori urti d’ariete. Esse erano di poco più alte di un cavallo. I balestrieri potevano scoccare quadrelle e verrettoni attraverso delle fenditure, mentre posizionati dietro di loro gli arcieri potevano scoccare le frecce al di sopra delle stesse mura, provocando alla prima ondata di mostri un danno considerevole. Alla seconda ondata picchieri, lancieri e alabardieri potevano posizionarsi, da sopra le mura e tra i vari accessi, per contenere la furia dei nemici, a suon di affondi e fendenti. Nella strategia di difesa delle mura non veniva concessa pietà per le oscure creature di Red Dragon, in caso di loro sconfitta e ritirata, attraverso i vari accessi delle Mura Rosse partivano alla carica dei nemici i potenti DireniaKnight, comandati allora dal Gen. Gallorum. Peccato che verso la fine del mese di marzo del medesimo anno, apparve una singola creatura delle tenebre dai poteri inimmaginabili, pari, se non superiori a quelle di un Wurgron. La sconfitta dell’immenso esercito di Direnia e la distruzione della capitale, furono un duro colpo per Logum e i suoi amici, ma soprattutto l’inizio di una guerra catastrofica che si protrasse fino all’ultimo scontro noto come la Battaglia dei Draghi, al termine della quale l’umanità, rischiò per davvero l’estinzione. Dopo più di ottant’anni da quella prima disfatta, le Mura Rosse giacevano in un totale abbandono e nella dimenticanza delle nuove generazioni.
Gianlù, Alkor, Rhetar, DragonKnight, Arkan, Ser Romualdo, Ser Tobias e Ser Tancredi alla guida di mezza guarnigione del fortino di Lugonoreum partirono verso i ruderi abbandonati delle Mura Rosse, con il preciso compito di sfruttarle come mezzo di rallentamento per le forze soverchianti, del prepotente Principe Rufus.
Al fortino rimasero oltre al comandante e al Principe Lumix, Eruner, Kreit, Black Drake e Thor, con l’altra mezza guarnigione per poter ultimare i lavori di rinforzo delle mura di Lugonoreum.
Il tempo scorreva velocemente e a sfavore degli uomini del Sommo Blue Dragon.

Il ritorno dell’Aquila d’Oro: Destino di Sangue e Ferro

A Vigel il clima era diventato improvvisamente rigido, le foglie degli alberi erano cadute già da molto tempo e la pioggia aveva creato canali naturali per le grandi distese collinari. Un umidità palpabile penetrava le immense e silenziose foreste della regione, perfino gli animali più possenti evitavano la calma mortale dei luoghi, immemori di silenziosi campi di battaglia. Luoghi al momento liberi da presenze nefaste e insidiose, dove un antico “sole nascente” ebbe a impugnar croce e spada, e in un pozza di sangue e un aere permeato dal dolore ebbe a combattere. L’inverno aveva preso il trono delle stagioni a Vigel e prepotente faceva sentire la sua presenza. La notte aveva lasciato sul campo di addestramento uno spesso manto di lana bianca e lucente, i soldati del principe Julius lo stesso faticavano. Grida e ordini echeggiavano dal campo al paese, dal paese ai luoghi circostanti.
<<Non dovete fermarvi, chi si ferma è morto!>> urlava l’ufficiale, ripetuto da altri due attendenti nel campo, per allungargli la parola.
Una lunga schiera di soldati era disposta su dieci file e in alternanza praticavano i piegamenti sulle braccia, continuamente provati dai venti gelidi.
<<Noi siamo destinati a governare Direnia, noi siamo la nuova Aquila D’Oro. Julius è il nostro re>> continuò a dire l’ufficiale, come se il clima non bastasse a metter a dura prova i soldati.
Un soldato vinto dalla fatica si accasciò al suolo, stava per soccombere al freddo, quando i due compagni a fianco tentarono di rialzarlo.
<<Non aiutatelo! Chi è un debole è destinato a perire. La vittoria è dei forti! Guardate Lord Fred Hammer! Lui non ha bisogno di nessuno e di niente, nonostante il freddo ugualmente indossa la sua immensa corazza d’acciaio e il suo smisurato martello da guerra>> intervenne l’ufficiale, indicando in un angolo un omone di due metri in armatura fare i piegamenti sulle braccia.
I due compagni lasciarono l’amico a se stesso, e quest’ultimo disperato si rialzò da solo e continuò l’estenuante esercitazione in mezzo ad un campo oramai bagnato dalla neve disciolta.
<<Non posso che elogiare il vostro operato>> disse un vecchio cavaliere con una lancia.
<<Eponimus, mio signore. Sto mettendo in pratica i vostri ordini>> disse l’ufficiale di prima.
<<Fate bene! Perché il nostro è destino di sangue e ferro, null’altro!>> disse il principe Julius arrivando dall’altro lato del campo e camminando in mezzo ai soldati in esercitazione.
<<Maestà!>> disse l’ufficiale omaggiando il suo principe con un inchino, imitato anche da Eponimus.
<<E col sangue e col ferro che l’Aquila d’Oro rinascerà, perché un Ideale sopravvive ai suoi uomini. Gli uomini vanno, l’Ideale resta>> disse il principe perentorio.
Alle parole del principe tra i soldati la paura e il timore raddoppiarono, mentre Julius con passo fermo camminò in mezzo a loro, fino a raggiungere Eponimus e l’ufficiale.
<<Uomini vi concedo il riposo, potete fermarvi>> disse il principe.
I Soldati rallentarono fino a fermarsi, e confusi non capivano perché l’ allenamento di sempre venisse così improvvisamente interrotto; tra di loro si levò qualche vocio perplesso.
<<La gloria e lo splendore della Direnia Imperiale è scesa tra di noi, sotto l’Aquila D’Oro formo ufficialmente la leggendaria Direnia Royal Force!>> manifestò il principe scuotendo il vessillo dell’Aquila dell’Imperatore Auron IV e cingendolo a mantello.
All’improvviso comparvero dietro al principe nove figure e una decima dall’angolo del campo vi si unì al medesimo. Non erano tutti dei comuni umani e a guardarli i soldati rimasero sconcertati.
<<Io futuro Re Julius sono a capo della DRF e il mio braccio destro nonché secondo, è ser Eponimus vostro comandante e generale!>> iniziò a dire Julius.
Poi ognuno dei dieci personaggi si fece avanti, il primo.
<<Lui lo conoscete tutti, è ser Probus, gran maestro della mia cavalleria, l’ho scelto per la sua innata forza e competenza. Nessun cavaliere che si rispetti ignora il suo nome>> disse Julius.
Il gran maestro cavaliere squadrò con sguardo affilato l’intera guarnigione.
<<Lei è Lady Genziana, figlia del marchese Nestore della Casata del Cervo di Crelia! È una maestra alabardiera ed è destinata ad essere la vostra regina!>> disse con severità il principe.
La graziosa donna in armatura non riuscì a nascondere il suo viso arrossito e tentò di rimanere inflessibile davanti a tutti quei soldati.
<<Loro due sono il samurai Gerik da Niwa e il suo fidato aiutante, nonché parte della DRF, Hiroschi il tengu ninja del piccolo villaggio di Ikkedo. Insieme sono assassini ineguagliabili!>> disse Julius.
Per dar dimostrazione della loro abilità il samurai e il ninja fecero un breve duello, ma la straordinarietà restò per il fatto che lo fecero bendati e mostrando un elevata abilità nell’arte dell’Estrazione Rapida. Non un errore commisero, e le lame saettarono rapidissime e gemettero in pochi rapidi minuti.
<<Lui lo conoscete bene, è Lord Fred Hammer, conosciuto come la fortezza di Vigel. La sua armatura da sola viene spostata su un carro rinforzato, trainato da due potenti cavalli>> dichiarò Julius.
<<Non immaginiamo quanta forza possa sprigionare una sua martellata>> aggiunse Eponimus.
L’imponente uomo in armatura slegò il martello posto dietro la schiena e poggiandolo delicatamente a terra produsse ugualmente un forte rumore. A quella visione alcuni soldati sbiancarono.
<<Lei è Lady Virya una sacerdotessa oscura. Non lasciatevi ingannare dal bell’aspetto moresco, lei non conosce pietà in campo di battaglia>> disse il principe prendendo per una mano la sacerdotessa e presentandola ai suoi uomini.
L’elfa mora indossava lunghi abiti neri con risvolti e ricami scarlatti, sopra i quali una chioma argentea lucente scendeva fino al fondo schiena. La sacerdotessa fece un sorriso maligno.
<<Dove la spada non può arrivare ci pensa la balestra di Nehol e l’arco di Sires>>disse Julius.
Alle parole del principe si fecero avanti un nano con lenti a binocolo munito di balestra e una splendida donna dai capelli castani a caschetto e con cappotto invernale munita di arco. Se il nano e l’elfa mora potevano destare stupore per il loro aspetto, la donna munita d’arco lo fu ancor di più, perché a mezza vita aveva il corpo di serpente; era una naga.
<<Immagino che Sires vi abbia spaventato, con il suo aspetto metamorfo. Forse non avete ancora notato Rass e Hrols>> disse il principe indicando con orgoglio un uomo incappucciato armato di stocco e un grosso uomo con elmo cornuto, per poi continuare a dire: <<Rass è un eccellente schermidore a sangue freddo, nel vero senso della parola!>>
L’uomo indicato come schermidore si tolse il cappucci e rivelò essere un uomo lucertola. Gli occhi dalle pupille schiacciate di Rass si mossero su tutto il campo visivo, mentre una lingua leggermente bifida scivolò sotto i denti da una parte all’altra degli angoli della bocca.
<<Quello potrebbe sembrare un normale elmo cornuto, ma molti di voi ricorderanno la violenta creatura ingabbiata di alcuni giorni fa!>> esclamò il principe.
L’essere che indossava l’elmo cornuto e un apparente pelliccia, iniziò a emettere un forte sbuffo e a strusciare gli zoccoli al suolo. I soldati poco per volta realizzarono che quello dinanzi a loro non era un uomo, bensì un potente minotauro armato d’ascia.
<<Questa dinanzi a Voi è la nuova Direnia Royal Force, uomini siate pronti! La battaglia per il trono è imminente!>> urlò il principe.
Alle parole tuonanti del principe Julius nell’aria si levò un grido bestiale immane, un immensa viverna adamantina con sella e briglie prese posto su una delle torri del campo, spaventando a morte le sentinelle.
<<Ah ah ah ah sua altezza, la mia cavalcatura ha voglia di combattere>> disse Eponimus.
<<Pazientate mio valido generale. Pazientate, quando il mio deprecabile fratellastro farà la stupidaggine di attaccare quel pivellino di Lumix, piomberemo su Direnia e allora nessuno potrà opporsi>> rivelò il principe voltandosi di spalle, sventagliando il mantello e prendendo direzione verso il suo palazzo.
<<La pausa è finita uomini, l’allenamento riprende>> disse l’ufficiale.
La strategia del principe Julius stava prendendo forma; mentre altri principi erano impegnati a far altro, il principe di Vigel, aveva iniziato a plasmare la sua nuova armata con alla testa se stesso e radunando degli elementi singolarmente forti, aveva dato nuova vita alla oramai dimenticata Direnia Royal Force.


Direnia un tempo la capitale più grande del mondo, dopo l’immane catastrofe della Battaglia dei Draghi, aveva dapprima iniziato una lenta ripresa, poi in anni più recenti era entrata in una complessa fase di espansione territoriale. Non più sotto la minaccia delle forze oscure di Red Dragon, la maggior capitale del continente occidentale si era estesa e arricchita meglio di prima, sviluppando nuove strade, tante botteghe, nuovi cantieri, numerosi altri villaggi periferici e più aree portuali.
Situata come sempre nel cuore del continente, Direnia era ritornata a essere un punto di riferimento per gli altri paesi del mondo, anch’essi entrati in una lunga fase di ripresa.
Agli occhi di un estraneo, della vecchia Direnia erano rimasti solamente i ruderi dell’antichissimo ponte dei titani e dell’arena maggiore, i quali erano utilizzati come appoggio degli acquedotti e come punto di appiglio per le corde delle tende dei mercati. Ma all’occhio di un esperto viaggiatore e di un intenditore di architettura, sotto la nuova Direnia si celavano ben altre precedenti strutture; i resti dell’antica Direnia Imperiale, camere segrete erano sepolte nel sottosuolo, tra esse collegate da un intricata serie di tunnel e passaggi nascosti degne del più complesso labirinto esistente. Molto tempo fa, molte persone si cimentarono nell’impresa di esplorare i sotterranei della capitale, non riuscendoci e finendo col perdersi; a seguito di ciò Re Taul fece piazzare vari cancelli in ferro e delle guardie davanti agli accessi dei sotterranei. Si dice che prima del provvedimento del re, dopo le prime sparizioni, la gente di notte nelle proprie abitazioni poteva udire urla e lamenti raccapriccianti provenire dal sottosuolo.
Era pieno giorno, nella capitale vi era un gran via vai di gente, tra mercanti e avventurieri. La mancanza di un re era stata ben sopperita dal una buona intesa di governo da parte del Gran Consiglio di Direnia e da un’ottima gestione dell’ordine pubblico da parte degli organi militari presenti nella capitale.
Lady Rowena ben camuffata da normale avventuriera, passò inosservata tra i carovanieri provenienti dai villaggi vicini.
<<Oplà>> disse la Vassalla dandosi una spintarella dal retro di una carovana in movimento, per poi cadere in piedi e darsi una sistemata al busto logoro, fornito tempo fa da Ser Gianlù.
La Vassalla si incamminò verso il palazzo reale, prendendo la strada principale, denominata Via Della Gloria Eterna. Ad un tratto Lady Rowena cambiò percorso ed entrò in una locanda, dove esternamente vi erano due uomini della Guardia Reale e un ufficiale. La valorosa donna del Sommo Blue Dragon passò dritto, facendo un lieve cenno di saluto e varcò la soglia della locanda. Entrando nell’atrio, Lady Rowena venne accolta dall’oste che sottovoce gli disse alcune parole, indicando i piani superiori e fornendola di una chiave numerata. La Vassalla salì le scale e una volta bussato entrò nella camera numero sedici piantonata da due guardie. Nella suddetta camera vi era tanto spazio da poter contenere un enorme letto a due piazze, un grosso armadietto, un tavolino e quattro sedie, con tanti altri arredi. Seduta su una poltrona vi era una giovane donna vestita in abiti sfarzosi e con in capo una coroncina; ai lati della poltrona vi erano affiancate due ancelle.
La donna si alzò dal suo collocazione e con pochi gesti della mano congedò le ancelle, per poi invitare Lady Rowena a prender entrambi posto al tavolino.
<<Lady Rowena è un piacere rivedervi>> disse la donna.
<<Piacere sempre mio, regina Flavia>> rispose con molto garbo la Vassalla.
<<Avete avuto più notizie dal fortino di Lumix?>> domandò la regina.
<<Maestà, l’altro giorno il mio fratello d’armi, ser Gianlù, mi ha fatto recapitare un messaggio, nel quale mi assicurava l’entrata dei vostri viveri e rifornimenti a Lugonoreum. Finalmente vostro figlio, potrà trarre un sospiro di sollievo per i suoi uomini, con l’aiuto dei miei amici potrà difendersi all’aggressione di Rufus. Ser Gianlù, per il prepotente Rufus, ha in riservo più di una sorpresa>> rispose prolissamente Lady Rowena.
<<In così poco tempo, come avete fatto ad avere notizie da Lugonoreum? È incredibile>> domandà La Regina.
<<Abbiamo dalla nostra parte un piccolo, raro e velocissimo “falco bianco”. È grazie a questa creatura che io e i miei compagni riusciamo a tenerci in contatto, nonostante le grandi distanze>> rispose la Vassalla.
<<Ve ne sarò grata per sempre. Spero solo che tutto questo non diventi una tragedia, sono molte le madri, le mogli, le sorelle e le figlie che ogni giorno, in udienza, mi implorano di fermare il principe Rufus, perché preoccupati per i loro uomini, ma non nulla posso contro la testardaggine del principe maggiore. In fin dei conti non mi considera più di una semplice concubina del defunto re Taul>> affermò la regina volgendo lo sguardo amaro alla finestra.
<<Capisco il vostro stato d’animo, maestà. Già non essere la madre naturale crea a volte delle difficoltà, ma essere molto più giovane degli stessi genera queste incomprensioni. Non fatevene una colpa, so per certo che avete fatto il possibile nel farvi amare>> rassicurò la Vassalla.
<<Vi ringrazio Lady Rowena. Vi è stato utile il manoscritto che ho trovato?>> domandò la regina Flavia.
<<Si, al suo interno c’erano intere mappe e planimetrie molto utili allo scopo. Quando ritornerò a Lugonoreum, faticherò nel contenere l’entusiasmo di ser Enricus>> rispose Lady Rowena.
<<Deve essere un uomo stravagante>> proferì la regina.
<<Eh, speriamo che il suo entusiasmo non si smorzi presto, quando si dovrà cercare nella labirintica “Vecchia Direnia”. Ho provato a esplorarla, ma da sola è difficile, in moltissimi punti nei passaggi sotterranei ci sono variazioni e crolli che non sono contemplati nelle mappe>> concluse la fiera Vassalla, alzandosi dalla sedia e salutando con riverenza la giovane regina.
Lady Rowena uscì dalla locanda e si avviò alle porte di Direnia, pronta a partire per Lugonoreum. La celebre Vassalla del Sommo Blue Dragon non poteva immaginare l’enorme piega che stava prendendo il corso degli eventi e che quattro dei suoi fratelli d’arme, tra cui Enricus, non erano più a Lugonoreum. Il cielo sembrava tingersi di rosso nel tardo pomeriggio.






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

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05/02/2016 21:27
 
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La spedizione di Ser Gianlù per le Mura Rosse, oltre ad Alkor, Rhetar, DragonKnight, Arkan, Ser Romualdo, Ser Tobias e Ser Tancredi poteva contare ben cento unità di cavalleria leggera, quaranta unità di cavalleria corazzata, venti esploratori a cavallo e quattrocento fanti. Il Vassallo reputò giusto l’ausilio di tale numero di uomini, nel preparare in tempo le trappole destinate a rallentare e demoralizzare gli uomini di Rufus.
Arrivati alle Mura Rosse, ser Gianlù si fece indicare da Alkor il punto esatto dell’orizzonte, dove era sbarcato l’esercito di Rufus.
<<In pratica, si dovrebbero trovare a quarantacinque gradi Nord-Est dalle Mura Rosse. Guardate, proprio a linea d’aria con quel grosso albero diviso in due… probabilmente da qualche fulmine>> disse il cavaliere del drago d’argento, indicando il luogo da cui sarebbe giunto il fratellastro di Lumix e il suo esercito.
<<Bene fatto Alkor. Adesso sentitemi tutti quanti! Il tempo a nostro favore è davvero molto poco, forse nell’ordine di pochissimi giorni, se non proprio ore! Quindi armiamoci di pale, picconi e tanta volontà, e facciamo delle grandi fosse nei pressi delle entrate. Devono essere, almeno, profende fino alla vita… se arrivano al vostro petto meglio ancora!>> disse a gran voce il Vassallo.
<<Queste sarebbero le trappole?>> domandò Arkan.
<<Per il momento scaviamo, poi provvederemo a coprirle e… e se abbiamo tempo altre trappole>> rispose Gianlù lanciando una pala all’Aspirante Vassallo, che la prese a volo.
Gli uomini di Gianlù iniziarono a scavare nei pressi delle varie entrate delle Mura Rosse, le stesse entrate che un tempo avrebbero servito ai cavalieri dello scomparso Gen. Gallorum di caricare l’orda di Red Dragon. Non a tutte le entrate gli furono scavate fosse davanti, in quanto l’antica muraglia si estendeva per molte miglia da Est ad Ovest, dividendo quasi di netto il continente occidentale; ma fu interessato, per il completo successo dell’impresa, un tratto più che sufficiente delle mura, che si trovava a linea d’aria sul percorso di marcia del principe Rufus e il suo esercito. Ci vollero più di dieci ore per scavare tutte le fosse necessarie.
Nel pomeriggio dopo una brevissima pausa, Ser Gianlù diede ordine agli esploratori di Ser Romualdo di ispezionare le terre a Nord-Est, con il preciso compito di avvertire in caso si fossero presentati i nemici.
<<Arkan e DragonKnight, fate ritorno a Lugonoreum con tutte le unità appiedate. Per completare le trappole bastano i cavalieri di Ser Tobias e Ser Tancredi. Non possiamo rischiare la vita degli uomini sprovvisti di cavalcature>> disse deciso Ser Gianlù.
<<Sarà fatto>> affermò Arkan.
<<Ser Gianlù, avrei preferito rimanere per aiutarvi, ma non discuto ciò che fa parte del vostro piano>> disse un po’ amareggiato DragonKnight.
<<Vi ringrazio, fratello. Adesso andate>> disse Gianlù dando una pacca sulla spalla di DragonKnight.
I due Aspiranti Vassallo, scelti dal Vassallo Gianlù, si misero alla testa dei quattrocento fanti e li guidarono per il ritorno a Lugonoreum.
<<Bene, adesso chi è rimasto con me, Ser Tobias e Ser Tancredi, si prodighi a ricoprire con cordicelle e foglie i fossi, e sopra di esse spargete un sottile strato di terreno, in modo da rendere tutto uguale al normale terreno >> disse Gianlù, indicando le foglie di alti ontani che ricoprivano gran parte del territorio.
Su indicazione del Vassallo quel centinaio di uomini rimasti si adoperò a ricoprire le buche. Poi Ser Romualdo, con l’approvazione del Vassallo e dell’altro ufficiale, fece preparare un parapetto difensivo ben visibile nel sottobosco, composto principalmente da palanche e aste incrociate.

Enricus, Ikarus, Mariuccia e Otrebmu avevano viaggiato per ben ventidue giorni sul territorio direno, partendo da Lugonoreum per arrivare alla lontana Bathav. I quattro compagni attraversarono la Grande Foresta Direna, nella quale non di rado affrontarono temibili basilischi e creature della non-morte pronte in agguati e tranelli. Il prode bardo e l’impiegabile priore di Blue Dragon non poche volte dovettero assistere i poco pratici Aspiranti Vassallo, i quali, in simili scontri, erano alle prime armi.
Passata la Grande Foresta Direna, Enricus, Ikarus, Mariuccia e Otrebmu si dovettero distanziare molto dalle grandi pianure di Surad, per scongiurare spiacevoli incontri con i soldati del Principe Rufus, e per evitare di smarrirsi furono obbligati a percorrere il lungo tratto di costa orientale fino agli altissimi Monti Deros, i quali da sempre hanno diviso il continente occidentale in due uguali porzioni di territorio.
Alle pendici dei Monti Deros terminava il quarto dei golfi occidentali direni, in un insolita forma di corno, dal quale anticamente prese il nome di Golfo del Corno di Drago. Enricus fece attraversare la piccola spiaggia bianca e sabbiosa del golfo di fronte alla formazione montuosa, e in poco tempo si ritrovo con i suoi compagni ai confini della regione di Bathav. Passato un lungo tratto di pianura dall’erba alta, i quattro prodi del Sommo Blue Dragon arrivarono all’enorme Foresta Paludosa di Floris.
<<Oltre questa palude ci troveremo di fronte alla Catena Montuosa di Bathav. Questo sistema di montagne ha una particolarità! La sua formazione a ferro di cavallo garantisce alla regione interna di Bathav un clima piacevole per tutto l’anno, ma soprattutto un’efficace difesa naturale, che costringe il suo attraversamento solo in pochi tratti o per via mare>> spiegò Ikarus scoprendosi il viso dal capuccio.
<<Vale a dire, uno dei pochi tratti attraversabili e vicini si trova oltre questa bellissima e accogliente foresta paludosa, invasa da piccole e fastidiose zanzare, e qualche simpatico e amichevole predatore squamoso e dai mille denti aguzzi!>> disse con enfasi Enricus, scostandosi il mantello e indicando un punto oscuro e fitto della foresta paludosa.
<<Andiamo bene, non bastava qualche antico soldato direno dannato, ora ci si mettono anche le zanzare!>> disse Mariuccia molto irritata, facendosi cadere le braccia.
<<Non dimentichiamoci i coccodrilli eh!>> ribadì Enricus.
<<Vi vedo molto serio, Otrebmu.>> constatò il priore, osservando l’Aspirante Vassallo poco partecipe.
<<Guardo e prendo appunti, soprattutto temo per la nostra salute!>> dichiarò Otrebmu.
<<Cosa vi preoccupa?>> domandò Ikarus.
<<Non so come, ma mi vengono alla mente strane storie riguardo uomini, che hanno attraversato, non so quali, paludi e pur non avendo un graffio sono morti con la febbre alta>> rispose l’Aspirante Vassallo.
<<Ho capito, a tal proposito mi avete anticipato. Prima che attraversiamo la foresta, spalmiamoci su braccia e viso questo unguento, allontana le zanzare. Così eviteremo di prenderci la Febbre delle Paludi!>> aggiunse Ikarus indicando a Mariuccia la sua borsa.
<<Ah si, ecco. Prendetene, ce n’è per tutti!>> disse Mariuccia, tirando fuori dalla borsa un barattolo, per poi aprirlo.
Spalmatosi l’unguento repellente, i quattro avventurieri a piedi e affiancati dai propri destrieri si addentrarono nella foresta paludosa, tra pozzanghere maleodoranti e liane appiccicose. In alcuni punti insolite superfici di fango, rivelavano la presenza di pericolose sabbie mobili, e in stagni profondi e apparentemente tranquilli vi si celavano infide creature pronte a ghermire i primi passanti.
I due Vassalli e i due Aspiranti Vassallo camminarono per molte miglia, faticando molto a tirarsi dietro con le corde i propri cavalli, abbastanza spaventati dai versi degli animali feroci.
Enricus spostando delle frasche, rivelò nel bel mezzo della foresta un piccola collinetta di terra, spaziosa abbastanza da poter accogliere i quattro avventurieri con i loro cavalli, ma non era molto alta e gli alberi la circondavano e sovrastavano in altezza. Al centro della collinetta non vi erano molti rami e la luce riusciva ad arrivare sulla sua sommità; sembrava come una camera oscura con un piccolo spiraglio di luce.
<<Ci fermeremo su quella collina, li riposeremo tranquilli>> disse Enricus.
<<Io mi occuperò di accendere il fuoco>> proferì Otrebmu arrancando nel pantano.
<<Io invece preparo qualcosa da mettere sotto i denti… umh vediamo, mi è rimasto qualche kilo di legumi>> aggiunse Mariuccia osservando nella borsa, mentre il cavallo gli si accostava affamato.
<<A me basta riposare un po’… ho un mal di testa terribile, il mio “ospite” non si stanca mai>> dichiarò Ikarus con occhi stanchi e turgidi.
<<Non avete un bell’aspetto, vi conviene riposare. Nel frattempo, come finisco di sistemare i cavalli e mangiare, esploro la palude in cerca di qualche sentiero più agevole>> disse Enricus.
I quattro campioni del Sommo Blue Dragon salirono sulla collinetta, e un volta sistemati i cavalli e procuratogli da mangiare, accesero il fuoco e a loro volta placarono la fame, con zuppa a base di legumi.
Enricus, appena ebbe finito di mangiare, discese la piccola collina e si incamminò da solo in esplorazione nella palude. Per un Vassallo del calibro di Enricus non esistevano entità o belve che potessero rappresentare un pericolo, a parte le sabbie mobili e le punture di insetti.
Mariuccia iniziò a leggere il libricino nero, preso tempo prima a Lugonoreum, mentre Otrebmu l’ascoltava e lubrificava le spade Sin Fein. Ikarus si sedette e ascoltando l’amica Aspirante Vassalla, poggiò la testa su un tronco. Il priore non riuscì, per molto tempo, a tener le stanche palpebre degli occhi aperte e un sonno profondo lo colse, e l’immagine fioca dei due Aspiranti Vassallo fu l’ultima visione.

Dove sono?Perché è tutto buio? Continuò a domandarsi il priore.
Non vedo un accidente! Mariuccia, Otrebmu, dove siete? Sento la vostra presenza, ma non vi vedo! Perché non rispondete? Alle domande di Ikarus, nessuna risposta pervenne. Il priore di Blue Dragon era avvolto da una fittissima oscurità, nella mente pensava alla collina su cui si erano fermati, ma non riusciva a visualizzare in ricordo di nessuna immagine. Il buio più totale era la frustrazione di Ikarus.
Cosa sta suc… cosa mi sta succedendo? Un Vassallo come me, per giunta un priore, non dovrebbe essere avvolto dall’oscurità in questo modo! Continuò a dirsi Ikarus, quando ad un tratto nell’oscurità vide un essere incorporeo dalle fattezze di un giovane ragazzo.
Ascheer, perché non la smettete di tormentarmi? Domando Ikarus, avendo iniziato a capire qualcosa.
Perché dovrei? Io voglio la vostra fine e la vostra dannazione. Questo è lo scopo che mi tiene ancora legato a voi. Quando avrò il pieno controllo del vostro corpo, potrò attaccare i vostri compagni, senza che questi attacchino me… ah ah ah dopotutto io sono in voi e voi sarete il prigioniero di voi stesso! Rispose Ascheer.
NON LO VEDRETE MAI QUEL GIORNO! Io mi libererò di voi. Dichiarò Ikarus.
Dei lamenti e dei frastuoni, accompagnati da voci umane, echeggiano nell’oscurità.
Hw hw hw hw siete uno spergiuro, Ikarus! Esclamò lo spirito malvagio, per poi continuare a dire “Non potete mantenere simili promesse, tanto non riuscirete mai a liberarvi di me!”
Ikarus tentò di lanciare incantesimi di elemento luce, ma nulla ne venne fuori.
Fallito, siete un povero fallito! Disse provocatorio lo spirito maligno.
I lamenti, i frastuoni e le voci, si facevano sempre più forti.
Una volta avrei pensato che i Vassalli sono imbattibili, ma mi sbagliavo di grosso! Perché son riuscito a mettere in trappola non un comune Vassallo, ma un Vassallo Priore! Inveì Ascheer, per poi iniziare a recitare occulte preghiere maligne, appena constatò lo strano silenzio del Vassallo.
Ikarus non aveva perso tempo e aveva iniziato a contrastare il nemico con delle vere preghiere.
Gli echi dell’oscurità iniziarono ad aumentare e ad amplificarsi.

Ikarus, appena aprì gli occhi, vide l’accampamento di fortuna sotto sopra. Il fuoco spento, il pentolino rovesciato, i cavalli scappati e gli equipaggiamenti sparsi per la collina costituirono la nuova realtà di Ikarus. Il priore assodò che i rumori della sua mente erano reali, un potente spirito maligno stava attaccando i due Aspiranti Vassallo, sotto il proprio naso e in assenza di Enricus.
Otrebmu e Mariuccia erano stati attaccati da una potente creatura delle tenebre, che si rivelò essere una pericoloso Spirito Nero Sussurrante, che con una mano teneva sospesi in aria i due Aspirati Vassallo. Fino a quel momento Mariuccia ed Otrebmu avevano lottato con tutte le proprie forze, ma la potenza del nemico li aveva dominati. Otrebmu e Mariuccia, sospesi nel vuoto, non riuscivano a proferir più parola ed erano praticamente immobilizzati, i piccoli tremori, che li attraversavano sui loro corpi, rivelavano la loro continua lotta a liberarsi dalla morsa spirituale maligna; ma l’essere non gli dava alcuna tregua sussurrando sommesse parole maligne al vento.
<<Dannate creature delle tenebre! Ne ho abbastanza di voi!>> esclamò arrabbiato Ikarus.
L’essere maligno, sempre trattenendo le sue prime due prede e continuando a sussurrare nel vento, parve voltarsi verso il priore e con l’altro braccio libero tento di attaccarlo.
<<Ti cancellerò dalla faccia della terra. Padre Creatore datemi la Vostra protezione, HOLY!>> disse con forza Ikarus mostrando al nemico, con la mano destra, il crocefisso appeso al collo.
Nessun prodigio nacque dalle parole di Ikarus e l’anima dannata iniziò a sussurrare parole maligne con più veemenza e frequenza. Ikarus si sentì fortemente a disagio; il suo malessere non derivava solo dall’attacco dell’avversario di fronte, anche da un secondo avversario, quello interno, Ascheer.
La vicinanza dello Spirito Nero Sussurrante aveva rinvigorito lo spirito maligno di Ascheer, il quale non perse tempo ad attaccare internamente Ikarus. Il priore oppresso dall’attacco congiunto dei due nemici, iniziò a pregare per sé e i suoi amici, con la speranza di bloccare l’influsso maligno, che li aveva paralizzati.
Mariuccia, vedendo a mal appena il priore alzato, non perse tempo a recitare mentalmente qualche preghiera, capendo che era l’unico modo per poterla spuntare. Otrebmu osservò lo strano comportamento dell’amica Aspirante Vassallo, la quale aveva chiuso gli occhi e mostrava un viso più sereno, il giovane Aspirante Vassallo intuì qualcosa e goffamente iniziò anche’egli a pregare mentalmente.
Sulla collina, nel bel mezzo della foresta paludosa, una calma innaturale sembrava dominarne l’aere, ma non era così, perché vi era una battaglia ad alti livelli spirituali tra le forze del male e del bene, una battaglia più terribile di un confronto armato.
Enricus avvertì una forte instabilità spirituale e rapido discese da un’altissima sequoia, aveva da poco visualizzato il percorso ideale, che con i suoi compagni lo avrebbe condotto alle montagne. Il Vassallo corse con tutte le sue forze verso l’accampamento di fortuna dei suoi amici. Saltò rocce, evito fauci fameliche, sbaragliò alcuni non-morti, falciò cespugli e abbatté un ostacolo alboreo; Enricus con tutto il suo vigore, arrivò come un fulmine nei pressi della collina.
Il bardo non fece neppure in tempo ad evocare le sue spade, che gli venne un sussulto; una sorta di botto di energia non normalmente percettibile, lo fece rimanere sorpreso.
Ikarus, Mariuccia e Otrbmu si liberarono dall’oppressione dello Spirito Nero Sussurrante. In men che non si dica, il priore di Blue Dragon colpì fortemente con la “stella del mattino” la creatura maligna, la quale come uno sbuffo di fumo nero sparì, donando all’ambiente la poca luce che aveva.
<<Tutto bene?>> domandò Enricus.
<<Credo di si, non mi sento più oppresso da quell’essere>> rispose Otrebmu.
<<Sto bene anch’io, ma che ci faceva un simile abominio? Non riesco a capacitarmene>> dichiarò Mariuccia iniziando a raccogliere gli oggetti sparsi sulla collina.
<<Ikarus! Come vi sentite?>> domandò di nuovo Enricus e nello specifico al priore, che sembrò immobile.
<<Ho appena bloccato Ascheer. La vicinanza della creatura delle tenebre, lo ha fatto agitare molto; infatti ha tentato di controllarmi, mentre l’altro mi attaccava>> rispose Ikarus riprendendo una posa più naturale.
<<Lo spirito maligno ha approfittato della mia assenza. Sono dispiaciuto fratelli, avete corso un bel rischio>> disse Enricus salendo la collina, per ricongiungersi agli altri tre.
<<Non dispiacetevi, perché io sono il colpevole di un simile rischio. Se non fosse stato per la mia condizione instabile, avrei scacciato quell’essere in men che non si dica… ma portando un simile fardello nel braccio, ho rischiato la mia vita e quella dei miei compagni. Come vedete sono io a chiedervi scusa>> disse il priore.
<<Tutto è bene quel che finisce bene, dal vostro esempio stiamo imparando un importante lezione, mai essere troppo spavaldi davanti alle forze del male!>> affermò Enricus.
<<Ben detto>> aggiunse Ikarus.
<<Siete due grandi Vassalli, con voi non si finisce mai di imparare>> proferì Otrebmu.
I tre uomini del gruppo si diedero una pacca a vicenda sulla spalla.
<<Beh, ragazzi, mi fa piacere che vi sentite così determinati e affiatati, ma c’è una cosa da fare… recuperare i cavalli!>> notificò Mariuccia tenendosi i fianchi.
Enricus, Ikarus, Mariuccia e Otrebmu, una volta raccolto il loro equipaggiamento, andarono a recuperare i propri cavalli sparsi nella foresta paludosa. Non vi furono particolari imprevisti, i quattro campioni di Blue Dragon, trovati i cavalli si incamminarono presso le catene montuose di Bathav.






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

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05/02/2016 21:29
 
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Il sentiero scelto da Enricus si rivelò agevole e spazioso tra gli alberi e i pantani. A mano a mano che avanzavano, la foresta paludosa iniziava a diradarsi e si cominciavano a vedere le pendici dei monti di Bathav. La lunga catena montuosa cingeva tutta l’area del golfo di Bathav. La notte sopraggiunse e i quattro campioni di Blue Dragon si trovarono costretti a una lunga sosta. Attraversare una simile catena montuosa con dei cavalli non era affatto facile, quindi Ikarus ritenne opportuno ricominciare all’arrivo del sole.
In seguito a una breve opposizione di Mariuccia, Enricus uccise una lepre che aveva catturato e con la saliva alla bocca la “sistemò” per farne una succulenta cena. Dopo aver placato la fame, i quattro organizzarono i turni di guardia, il primo turno toccò a Mariuccia, poi a Ikarus, Enricus e infine Otrebmu.
I tre uomini del gruppo non ci misero molto a farsi cogliere dal sonno. Mariuccia, rimasta sveglia, approfitto del fuoco ancora ben alimentato per procurare altra legna da ardere. La giovane Aspirante Vassalla fece giusto qualche giro nei pressi della foresta paludosa e procurò un cospicuo numero di legnetti secchi, dopodiché, essendosi infreddolita molto, ritornò rapidamente dai compagni.
La luna tramontò dopo il secondo turno di guardia, lasciando un cielo gremito di stelle di una delicatezza cristallina mai vista prima, attraversato da un capo all’altro da gruppi di nuvole cirriformi.
Dopo i primi tre turni, Otrebmu montò di guardia per l’ultimo turno prima dell’alba e notò al sorgere del sole i diversi volti assunti dai suoi compagni. Enricus si era totalmente addormentato del tutto sbracato sul suo destriero, il quale dormiva in decubito sternale. Il celebre bardo di Blue Dragon mostrava in quel momento uno stato di fragilità quasi infantile, ma il suo braccio dava l’impressione di poter scattare rapido sull’elsa della spada in qualunque momento. A pochi passi dal bardo, sulla gualdrappa del proprio destriero vi riposava Mariuccia con il capo reclinato sulla sua borsa da viaggio, concedendosi il sonno che meritava. Ikarus era in posizione semiseduta e purtroppo non sembrava dormire bene come gli altri due. Sul viso impallidito del priore era ben visibile il grande stato di sofferenza dovuto all’essere maligno che nel suo braccio vi si era annidato. Ogni tanto Ikarus pronunciava qualche breve preghiera nel sonno e con la mano sana tratteneva il braccio contaminato, segnando alcune piccole croci con le dita. Otrebmu avrebbe voluto aiutare l’amico a dormire serenamente, ma nulla sarebbe stato utile, oltre all’intervento di un sacerdote specializzato e di grande esperienza o del Sommo Ostri stesso. La notte passò tranquilla.
All’alba i quattro campioni di Blue Dragon non avrebbero mai immaginato di quanto fosse ardua l’impresa di scalare i monti di Bathav. La luce del sole nascente, filtrando a enormi fasci tra le nubi rivelò uno spettacolo meraviglioso e terrificante allo stesso tempo. La catena montuosa si elevava altissima su una smisurata pianura coperta dalle foreste paludose appena superate, come in un impari confronto tra titani e comuni mortali, così l’immensamente grande sovrastava il relativamente piccolo. Le cime più alte sembravano come guglie di cristallo, lucide e taglienti come gemme di quarzo. Alcune si stagliavano contro un cielo limpidissimo e profondo come quello della notte, altre erano contornate da nubi plumbee sferzate dal tenue arancio dell’alba. I due Vassalli erano come estasiati alla vista di tali vette eccelse e non poterono far a meno di guardare i due Aspiranti Vassallo per leggere nei loro occhi uno meraviglia ancora più grande.
I quattro ripresero la marcia e procedettero per un lungo tratto in salita fino ad un primo valico. In un primo momento sia i due Vassalli sia i due Aspiranti Vassallo proseguirono il ripido percorso sulle proprie cavalcature, fin quanto il sentiero percorso iniziò a restringersi su un scosceso strapiombo; fu in quel momento che si mossero a piedi e su ordine di Ikarus, bendarono i cavalli. La paura del vuoto avrebbe agitato non poco i nobili animali. Un vento gelido e penetrante si levò dalla sommità delle montagne attraversando le fiancate declive. I rappresentanti del Dragone Blu finirono presto ad affrontare la dura prova delle montagne. Dopo il primo valico percorsero altre sette tappe fino alla base di un secondo valico ancora più alto del primo. Attraversarono così un paesaggio di rara e letale bellezza: i picchi innevati incombevano con forza glaciale dai riflessi bluastri sulla piccola fila umana e animale, il sentiero si inerpicava e si precipitava paurosamente, come le gobbe di un cammello, su abissi da mozzare il fiato. Al rumore della solita pietruzza cadente per i fianchi del precipizio, ai quattro amici gli veniva rapidamente in mente che mettere un piede in fallo o mal guidare il proprio cavallo significava morte sicura. Avanzarono a lenti passi tenendo per la cavezza i propri destrieri ignari del pericolo e fiduciosi dei propri cavalieri.
A man a mano che salivano il freddo si faceva più pungente e l’aria più rarefatta. Non era semplice abituarsi, ma nemmeno tornare indietro, bisognava solo proseguire. Dopo aversi appostato in un area pianeggiate, i due Vassalli e i due Aspiranti Vassallo poterono rifocillare se stessi e i propri destrieri, accendendo poi un po’ di fuoco. La sosta durò poco e la marcia subito riprese. Solo dopo svariate ore di cammino, e svoltato l’ultima vetta, finalmente i quattro poterono tirare un sospiro “rarefatto” e “gelido” di sollievo. Agli occhi di Enricus, Ikarus, Mariuccia ed Otrebmu uno spettacolo di incommensurabile bellezza si parò sterminato di fronte. Finalmente si era giunti all’immenso golfo di Bathav, che magnifico si estendeva fin all’orizzonte insieme alla tortuosa catena montuosa che sembrò svanire nel blu infinito del cielo. In lontananza si poteva vedere il borgo marittimo di Bathav e le sue imbarcazioni come tanti piccoli dentelli bianchi nelle acque del porto. Il vento si acquietò e un’aquila cominciò a volteggiare maestosa dall’alto al basso dei monti.
<<Aaah, finalmente!>> esclamò Enricus.
Alle parole di sollievo del Vassallo una piccola slavina si generò sul lato opposto dei monti. Ikarus era talmente stanco e stravolto che non riuscì a rimproverare la corbelleria del bardo. Ci pensò Mariuccia, tirandogli un orecchio e “urlando sottovoce”. Otrebmu sorrise con un tic nervoso, per aver superato anche sta volta un grosso ostacolo, per la bizzarria dei suoi compagni e per il fatto che ora bisognava scendere!

Quello che si poteva vedere fin l’orizzonte non era una foresta addensata e uniforme, ma una pianura collinare coperta da pochi gruppi di alberi. In più punti era distinguibile la superficie del terreno e dell’erba bassa, quasi certamente si trattava di una delle vaste aree battute dai grossi bufali della porzione meridionale del Continente Occidentale. Era pomeriggio inoltrato, i venti esploratori a cavallo procedevano in solitario e allineati parallelamente, quando uno di loro udendo qualcosa fece cenno con la mano di arrestarsi.
L’uomo, uno degli esploratori più esperti, scese da cavallo e salì su un albero. Guardando davanti a sé vide percorrere in breve tempo su una lunga linea delle luci tremolanti. L’esploratore non ci pensò due volte e discese rapido dall’albero. L’effetto acustico iniziò a essere sempre più udibile: rumori di armature, nitriti di cavalli e suoni macchinosi. Salito rapido sul cavallo, il cavaliere di Ser Romualdo richiamò i compagni ad una rapida ritirata. I gruppo di esplorazione, si compattò e si lanciò al galoppo, ciò che avevano scoperto sarebbe arrivato alle Mura Rosse più presto di ogni previsione.
I venti cavalieri erano sicuri di arrivare in tempo, quando tutto a un tratto dal fitto della boscaglia furono affiancati da un cospicuo numero di cavalieri. Questi altri cavalieri erano oramai a poche falcate dagli esploratori a cavallo: agghindati da armature celeste pallido, impugnavano minacciosamente delle lunghe lance da guerra. Sembravano esseri sovrannaturali, talmente che erano impressionanti.
Ci fu una rapida colluttazione, a seguito della quale una quindicina di cavalieri di Lumix vennero disarcionati e rapidamente accerchiati. Quattro di loro avendo distanziato di qualche metro i nuovi cavalieri, vennero tempestivamente infilzati dalle lance scagliate da quest’ultimi. Uno degli esploratori riuscì a saltare un grosso fosse e a distanziare gli aggressori, quando frenando il proprio cavallo, il cavaliere celestino conficcò la lancia nel terreno ed prese da sotto il mantello rosso un arco lungo.
L’esploratore era sicuro di essere riuscito a cavarsela, ma una freccia gli fuoriuscì dal petto. In un attimo il calar della sera divenne notte profonda per il povero esploratore.
I cavalieri disarmarono gli esploratori e li legarono ai polsi. Dietro di loro arrivò un squadra di ordinari cavalieri e con essi il ben noto principe Rufus con il suo generale.
<<Adesso, siete nostri prigionieri!>> esclamò il Gen. Aetius, scendendo da cavallo.
<<Cosa credevate? Di passarla liscia? Quel piccolo, stupido, incapace, moccioso di Lumix credeva di fermare me e la mia armata con quello sciocco scherzetto della spiaggia. L’Aquila Trionfante è nata per trionfare!>> disse da sopra il suo destriero il principe Rufus, rivolto agli esploratori catturati e mostrando il suo personale vessillo; un Aquila nera su sfondo rosso.
<<Maestà, il comandante dei DireniaKnight mi riferisce, che non è scappato nessun esploratore>> disse il generale, dopo aver comunicato brevemente con il comandante dei cavalieri dall’armatura celeste pallido.
<<Siete stati voi a dar fuoco il campo? Rispondete razza di maiali ripugnanti>> domandò il principe rivolto ai prigionieri appena legati.
Nessuna parola fuoriuscì dalla bocca degli esploratori del principe Lumix.
<<Vi ha insegnato bene quel cane schifoso! Vile traditore! Ser Romualdo avrà quel che merita, una volta che il fortino di Lugonoreum sarà mio. Non un solo ufficiale risparmierò, per l’esattezza. Li impiccherò ed esporrò i loro corpi all’entrata del fortino. Cani e avvoltoi avranno di che banchettare>> minacciò furioso il principe Rufus, assumendo uno sguardo bestiale da far accapponare la pelle.
<<Maestà, uno degli esploratori infilzati dalle lance è ancora vivo>> constatò il Gen. Aetius.
Uno degli esploratori colpiti dalle lance era rimasto ancora in vita, in quanto la lancia lo aveva trapassato ad un fianco, evitando organi vitali e arterie importanti. L’uomo a terra si muoveva appena, cercando con una mano di rialzarsi senza successo. Il principe Rufus vide la scena e si avvicinò.
<<Non è ferito mortalmente, e a dirla tutta questi prigionieri ci potrebbero essere utili per svariati lavori. Uno dei nostri curatori potrebbe far qual…>> disse il generale interrompendosi.
<<Ugh bhhh!>> mugolò l’uomo a terra, per emettere un gocciolone di sangue dalla bocca.
<<Non ci serve, i curatori potranno riposare ancora>> dichiarò il principe, avendo appena estratto la sua spada dal collo dell’esploratore ferito.
<<Si mio signore>> disse il Gen. Aetius sopprimendo ogni sua disapprovazione.
I prigionieri non poterono far altro che distogliere lo sguardo amaro dal corpo senza vita di un loro fratello d’armi, la crudeltà dei campi di battaglia è risaputa, ma quella del principe Rufus lo è ancora di più.
<<Maestà, il vostro esercito ci ha appena raggiunto!>> disse un ufficiale a cavallo.
<<Che nessuno si fermi! I nostri nemici non devono avere tempo per riflettere su quanto sia accaduto ai loro uomini in ricognizione. Riposeremo dopo aver superato le Mura Rosse!>> ordino il principe.
<<FORZA AVANZIAMO ANCORA>> disse ad alta voce il generale.
L’esercito di Rufus riprese la marcia per Lugonoreum. Un gran numero di uomini si mosse, di cui ottocento fanti, quattrocento arcieri, cento cavalieri ordinari e una cinquantina di DireniaKnight. A seguire vi erano dieci pesanti carri pieni di rifornimenti, dieci balliste pesanti, trenta balliste leggere di nuova generazione, otto catapulte e quattro trabucchi smontati; tutto trainato da possenti animali da soma. Gli uomini a cassetta dei carri agitavano fruste e aizzavano muli e cavalli, i carri avanzavano tra dossi e fossi, cigolando e sobbalzando sul terreno compattato dall’erbacce.

Nell’aeree si levò una leggera brezza serale provenire dalle colline più alte, sotto la volta arborea che copriva parte delle Mura Rosse, i cavalieri guidati da Gianlù avevano occultato tutte le buche scavate in giornata e si apprestavano a posizionare palanche e a tendere corde tra gli alberi. Il piano per rallentare l’avanzata nemica sembrava prendere finalmente forma. Qualcuno iniziò a respirare un po’ aria di tranquillità. Nonostante i risultati positivi il cielo nuvoloso preannunciava un periodo di tempo rigido e niente affatto gradevole. Le cose non andavano bene, e ser Romualdo se ne era reso conto molto presto. Stranamente nessuno dei suoi uomini era ancora ritornato per notiziario della situazione oltre la foresta. Aveva preso a camminare tra le rovine interne * delle Mura Rosse, scrutando con apprensione tra gli alberi, l’orecchio attento a cogliere ogni sorta di rumore. ser Tobias aveva appena finito la sua parte di lavoro per andare incontro al suo pari.
<<Cosa vi turba ser Romualdo?>> domandò il Maestro Cavaliere del reparto ordinario.
<<Sono preoccupato… sono preoccupato per i miei uomini, non è da loro mancarmi di informazioni in tempi così lunghi>> rispose l’altro.
<<Potrebbero essersi spinti un po’ oltre, forse proprio ora sono sulla via del ritorno>> proferì ser Tobias per sdrammatizzare.
<<Non è così che li ho addestrati. A tempi alterni mandano uno di loro a informarmi immediatamente, per dirmi anche se il vento soffia, se ci sono animali, anche le barzellette… tutto purché non interrompano mai il contatto con me>> spiegò ser Romualdo, rimasto fisso a guardare oltre gli alberi e i cespugli.
<<Tutto bene? Ci sono novità?>> domandò ser Gianlù aggregandosi ai due Maestri Cavalieri.
<<C’è un problema non trascurabile, gli uomini in esplorazione non sono ancora tornati. Cosa possiamo fare per loro?>> replicò ser Tobias.
<<Vorrei organizzare un gruppo di uomini… anzi vorrei andare io>> aggiunse ser Romualdo.
<<No, voi siete uno dei punti di riferimento dell’esercito di Lumix, non possiamo rischiare. Invece io so come muovermi in queste situazioni, ci vado io>> disse ser Gianlù.
<<Con tutto il rispetto, Vassallo di Blue Dragon, ma quelli sono i miei uomini. Ed essendo tali me ne reputo responsabile, non posso lasciarvi fare da solo>> affermò il Maestro Cavaliere del reparto esploratori.
Il Vassallo fissò con lo sguardo negli occhi di ser Romualdo, per poi spronare il cavallo a camminare.
<<Così sia, verrete con me. Mentre ser Tobias si assicurerà il completamento delle trappole>> disse ser Gianlù.
<<Vi ringrazio per la possibilità data>> ringraziò ser Romualdo spronando anch’egli il cavallo.
<<Altro non posso fare, che ritornare da ser Tancredi e il resto degli uomini per notiziari e metterli in guardia. Penso che sia inutile fare raccomandazioni a voi due>> disse ser Tobias.
<<Ci rivedremo il più presto possibile, assicuratevi che sia tutto pronto>> ribadì ser Gianlù.
<<Cert…>> proferì il Maestro Cavaliere, venendo interrotto dal cenno della mano del Vassallo.
Gianlù si voltò verso il folto della foresta, gli parve di aver sentito dei rumori familiari. Udì i suoni di rami spezzarsi, arbusti agitati, rumore di numerosi zoccoli di cavallo e passi d’uomo; no, non potevano essere gli esploratori ritornati dal resto dei compagni, erano fin troppi. Il Vassallo non perse tempo.
<<Torniamo indietro!>> esclamò ser Gianlù.
<<Che succede?>> domandò ser Tobias.
<<L’esercito di Rufus è qui, forza torniamo indietro>> confermò il Vassallo.
<<Accidenti, i miei uomini. Spero che non gli sia capitato niente>> disse preoccupato ser Romualdo.
<<Dovete sperare che siano stati fatti prigionieri o che siano fuggiti altrove>> rassicurò ser Gianlù.
Gianlù e i due Maestri Cavaliere ritornarono al resto della cavalleria, evitando di finire nelle trappole.
Una pioggia battente di passi avanzava senza sosta, l’esercito di Rufus era riuscito ad anticiparsi di parecchie ore di viaggio, senza essere segnalato dagli esploratori nemici.
Una considerevole formazione di uomini, scomposta e frammentata in numerosi porzioni, si insinuava attraverso la selva sotto i fischi del venticello, che a malapena scuoteva le cime degli alberi e accarezzare l’erba alta del sottobosco. In quei terreni irregolari l’esercito di Rufus si muoveva ben organizzato. A ogni passo si potevano vedere ai bordi dei sentieri, tronchi, ramaglie e rocce accumulati dai soldati e dai manovali incaricati di aprire varchi nella parte più fitta della distesa collinare. In questo modo il problema di muovere le grosse macchine da guerra non si poneva affatto. Il principe superbo procedeva dall’alto del suo destriero subito dietro ai soldati, seguito dalla numerosa cavalleria ordinaria e dai fortissimi DireniaKnight.
I prigionieri camminavano in coda legati ai carri, qualcuno di essi appariva ben logoro e claudicante, non di rado il principe Rufus, per estorcere informazioni o per pura crudeltà, era incline a interrogatori violenti al limite della tortura; tortura che sarebbe avvenuta se non fosse per la mancanza di mezzi. Dopo tanto clangore, l’esercito era poi giunto alle Mura Rosse.
<<Finalmente siamo arrivati alle Mura Rosse, tra poco uomini ci accamperemo>> disse il principe, appena fermatosi e di riflesso anche il suo esercito.
<<Maestà, se permettete>> pronunciò il generale affiancandosi col cavallo a quello del principe.
<<Dite, avete il permesso di parlare>> disse perentorio il principe Rufus.
<<Vorrei proporre alcuni dei nostri uomini, col vostro permesso, di sondare l’area. Temo che la cattura di quegli esploratori potrebbe essere stata notata>> disse il Gen. Aetius.
<<E con ciò? Quel pezzente di ser… ma quale ser e ser… quel pezzente stalliere di Romualdo cosa potrebbe fare? Un attacco? Non siate sciocco, quel piccolo stolto di Lumix non ha il coraggio di fare una simile azione con quei quattro degenerati che si ritrova al comando di tutti quei conigli!>> affermò il principe.
<<Capisco maestà, volevo sono attenermi alla procedura>> dichiarò il generale.
<<Ma quale procedura? Con simili lavativi c’è da stare tranquilli. Piuttosto che si preoccupino loro, perché quando li farò prigionieri, sempre se non crepino prima, gli farò rimpiangere di avermi voltato le spalle! FORZA UOMINI SEGUITEMI>> reiterò il principe Rufus seccato dall’insicurezza del generale.
L’esercito prese a marciare seguendo le orme del principe. Arrivato a uno degli accessi tra le Mura Rosse, il principe Rufus guardò con aria spavalda e satirica il generale che lo seguiva, poi prese ad andare avanti.
La prima linea dell’esercito fece lo stesso, quando si sentì un forte tonfo.
<<AEEEETIIUUUUSSS!>> sbraitò il principe caduto in un grosso fosso, per metà riempito da resine appiccicose e acqua, mentre il proprio cavallo percependo il vuoto sotto gli zoccoli si era arrestato di brutto sul bordo.
Immediatamente a seguire davanti agli altri accessi, molti soldati e cavalieri si ritrovarono in un fosso. Un trambusto di urla e imprecazioni si levò nell’aria, nascondendo qualche insulto al principe Rufus.
<<Maestà! Principe Rufus! Tutto bene?>> domandò agitato il generale Aetius.
<<TIRATEMI FUORI DI QUIIII>> ordinò urlando il principe Rufus.
<<Forza aggrappatevi alla mia mano!>> disse il generale porgendo la mano al principe.
<<AAAARR ME LA PAGHERANNO!>> urlò ancora il principe afferrando la mano del generale.
Il generale tentò di tirar fuori il principe, ma il terreno sotto i piedi non tenne e anche lui finì nel fosso, cadendo addosso al principe, il quale poté gustare meglio la bevanda nata dalla mente di Gianlù.
Nel frattempo tutto il resto dell’esercito si portò alle entrate per andare a vedere cosa fosse accaduto, lasciando carri e macchine d’assedio incustoditi. Gianlù ne approfittò avvicinandosi al gruppo di cavalieri fatti prigionieri.
<<Ci siete tutti?>> domandò il Vassallo avvicinandosi agli esploratori.
<<Alcuni di noi sono morti e qualcuno è stato ucciso perché ferito… si davanti a voi ci sono tutti quelli rimasti>> disse uno dei prigionieri.
<<Quando ne avremo al possibilità daremo degna sepoltura ai vostri compagni d’arme e la giusta lezione al principe. Ora seguitemi in silenzio, che nella radura a fianco ci sono una ventina di cavalieri alleati pronti a portarvi a Lugonoreum>> spiegò ser Gianlù.
Gianlù una volta liberati i prigionieri, pensò di dar fuoco alle macchine da guerra, ma vide che alcuni degli uomini di Rufus stavano ritornando. L’avrebbe fatto, ma non poteva rischiare la vita di quegl’uomini così valorosi, al punto tale da aver resistito alle percosse del nemico, rimanendo segreto il “piano delle Mura Rosse”. Rapido il Vassallo condusse i quindici esploratori nella radura, ognuno di essi venne ospitato su un cavallo da un altro commilitone. Proprio quando Gianlù stava mettendo il piede nella staffa, nella piccola radura piombarono una decina di cavalieri dall’armatura celeste pallido.
Gianlù ordinò ai suoi alleati di correre a briglia sciolta. Poi il Vassallo si lanciò tra i DireniaKnight e in men che non si dica avvenne un tremendo duello a cavallo. Gianlù sembrava un grosso leone caduto nell’assalto di feroci e affamati sciacalli. Benché molto più forte degli assalitori, Gianlù non poté mantenere il ritmo a lungo; erano sopraggiunti altri DireniaKnight.
Allora il Vassallo con uno spintone speronò due di essi e si diede alla ritirata. Ad un certo punto si udivano le urla del principe ordinare la carica, ma si sentirono solo altri trambusti e urla. La parte dell’esercito non caduta nei fossi, si ritrovò vittima di sbarramenti e corde tese tra gli alberi.
Il potente destriero di Gianlù non era l’unico cavallo veloce e forte, i DireniaKnight avevano anch’essi cavalcature di grande valore, e proprio per questo si erano riusciti a piazzarsi alle calcagna del Vassallo.
A questo punto Gianlù, mantenendosi a galoppo sfrenato, vibrò con la spada sul tronco di una pianta spessa come una trave, e la taglio. La pianta lunga e robusta cadendo sbarrò la strada ai DireniaKnight che dovettero arrestarsi. Quest’ultimi tentarono di colpire il Vassallo con le proprie frecce, ma non vi riuscirono. Gianlù era troppo lontano per loro.






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

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Il ritorno dell’Aquila d’Oro: l’Ultimo Elemento

Il giorno scelto per la partenza era incredibilmente sereno con brevi momenti soleggiati. La giornata così come iniziata metteva di buon umore le truppe della Nuova Aquila D’Oro, anche se il freddo era fortemente rigido e umido. In una vasta area del forte di Vigel, vi erano allineate due lunghe ali della cavalleria, che dovevano scortare il quadruplo dei soldati e numerosi carri pieni di provviste. Si potevano riconoscere in quel via vai di uomini intenti ai preparativi, i riquadri di terreno e l'erba calpestata sui quali per mesi, sopra di essi, vi erano stati stazionati carri e attrezzature. Svuotati dei loro contenuti i magazzini venivano chiusi e le botteghe sbarrate. L’ufficio dei ferracavallo era aperto ancora per l’ultima volta, ma già si notava il suo progressivo svuotamento. Visto dall’esterno, il fortino andava ad assomigliare sempre di più ad un insolito spettacolo di desolazione.
Aiutata da un vecchio servo, dall’aria fedele e saggia, la splendida Genziana si avviava a salire sulla sua carrozza personale, sulla quale era ben visibile il blasone con il cervo della casata della giovane nobile. L’uomo gli porse sistemato e compattato l’equipaggiamento di maestra alabardiera.
<<Mia signora col vostro permesso mi accingo a prendere posto sul sedile>> disse l’anziano servo.
<<Non c’è bisogno di chiedermelo, mio fedele Cornelio. Andate a sedervi e attendete la partenza degli altri>> disse Genziana.
L’uomo fece un cenno di riverenza e si avviò alla guida del carro.
La giovane, seduta comodamente nel suo abitacolo, prese ad osservare il campo, quando una voce femminile con una particolare punta di sarcasmo gli arrivò all’orecchio.
<<Certo che per una ragazzina, cresciuta fra i mille agi della nobiltà nella noia più logorante, deve essere davvero eccitante prendere parte a una campagna di conquista!>> disse un’elfa mora ammantata fra stoffe pregiate nere e scarlatte.
<<Non sono del vostro parere Lady Virya. Vi partecipo solo per il mio principe e se tutto questo si potesse evitare ne sarei felice>> disse a tono Genziana, verso la donna che si era avvicinata alla carrozza.
<<Uh sciocchina, che devo sentire! Non c’è cosa più elettrizzante dei campi di battaglia, delle arene e la caccia. Poi un principe è una figura pubblica, quindi è di tutti e… tutte!>> esclamò Lady Virya evidenziando con tono diverso l’ultima parola.
<<Non mi interessa di quello che dite e pensate, per me già è un caso eccezionale che fate parte della nuova Direnia Royal Force. A Crelia le streghe vengono arrestate dalla Vima>> disse la Maestra Alabardiera.
<<Che mentalità chiusa! Quanto siete bigotta!>> esclamò l’elfa mora.
<<Intanto per ritrovarvi quei poteri, chissà chi e cosa avete sacrificato!>> disse senza remore Genziana.
<<Adesso sono io a dire che non mi interessa cosa dite e pensate. State giudicando fatti e azioni che ignorate. Accusandomi secondo un metro di giudizio per niente imparziale, basato su preconcetti arcaici e superati. Povera voi che non sperimentate nulla>> disse la sacerdotessa oscura con un tono di voce diverso.
<<Lady Virya! Non stuzzicate la mia Maestra Alabardiera>> disse il Principe Julius arrivato a cavallo del suo stallone palomino.
<<Si scherzava tra buone amiche mio signore>> si giustificò Lady Virya.
La bionda alabardiera non proferì parola e abbassò lo sguardo dopo aver incrociato quello del principe.
<<Lady Virya, non dovreste perdere tempo qui, c’è Hrols, Sires e Rass su un carro ad attendervi>> continuò il principe.
<<Si mio signore, ogni vostro ordine e per me un invito dolce>> disse l’elfa con fare malizioso.
<<Lady Genziana, ho disposto che a farvi compagnia sul vostro carro ci saranno Gerik e Hiroshi>> disse il principe Lucius.
Alle parole del principe da uno sbuffo nero comparve il ninja tengu e con uno scatto in volo il samurai. Hiroshi il primo e Gerik il secondo fecero riverenza al principe nel modo delle tradizioni orientali, poi si avvicinarono alla carrozza della nobile di Crelia.
<<Mi fido di loro. Per questo vi seguiranno in ogni momento e ai vostri ordini obbediranno. Sono di poche parole… anzi il tengu non parla affatto>> disse il principe.
<<Si mio principe, se questo vi fa stare tranquillo, li faccio salire subito>> rispose Genziana.
<<Bene, allora…>> disse il principe, venendo interrotto.
<<Maestà, maestà! È successo una cosa incredibile!>> disse tutto sparato un soldato arrivando di corsa.
<<Cosa succede?>> domando il principe.
<<Un uomo sta duellando con ser Probus!>> dichiarò il soldato.
<<Mmmm vengo a vedere. Soldato! Per questa volta ve la faccio buona, visto che siete un giovincello di campagna, ma la prossima volta non interrompetemi mai più>> disse il principe spronando il cavallo in direzione dell’entrata del fortino.
<<Chiedo scusa, maestà. Le prometto che non le capiterà più>> concluse il soldato.
All’entrata del fortino si erano ammassati molti uomini in un grande cerchio, mentre nel mezzo due uomini; un cavaliere e un mago erano intenti a sfidarsi. Su un lato era possibile vedere alcuni membri della DRFII. Vi erano il potente Lord Fred Hammer, il nano cecchino Nehol, Sires la naga e Rass l’uomo lucertola schermidore; in più da poco si era aggiunta l’elfa mora ponendo agli altri mille domande su chi fosse il mago. Nella calca e nella foga di vedere lo scontro, alcuni soldati iniziavano a spintonarsi e a venir di mano. Mai prima d’ora un uomo, soprattutto un mago, era stato capace fino a quel momento di tener testa al letale ed espertissimo Gran Maestro Cavaliere, Probus.
Probus non era un comune uomo, si vocifera che la sua abilità e forza erano pari a quella di un esperto Aspirante Vassallo. Il valoroso cavaliere mulinava la spada nell’aria con agilità e praticità incredibile, ma il suo sfidante pareva freddo e distaccato. Ser Probus si domandava come poteva un simile individuo sperare di batterlo in uno spazio così ristretto e mortale per qualsiasi mago.
L’altro sembrava fin troppo sicuro di sé. Lo strano individuo indossava particolari indumenti mai visti prima, con insolite vesti color terra d’ombra con ricami e risvolti ambrati. Anche nell’aspetto non sembrava un comune mortale. Aveva le fattezze di elfo con lineamenti rigidi, e i capelli erano di color grigio ardesia che al sole producevano violenti bagliori argentei. A prima impressione, Probus pensò di dover affrontare uno stregone moresco, ma qualcosa gli faceva pensare che non fosse così.
<<Vi vedo titubante, siete sicuro di essere un maestro? Cavaliere?>> domandò con aria di scherno lo sfidante.
<<Il tono della vostra voce mi irrita oltremodo. Vi farò rimpiangere di avermi sfidato!>> disse ser Probus.
Il Gran Maestro dei Cavalieri della Nuova Aquila d’Oro caricò il mago con tutto il suo ardore. Ser Probus compiendo un grande balzo sferrò un letale fendente all’avversario. Questi indietreggiò solamente qualche passo e venne colpito in pieno. Un taglio profondo due dita si aprì sul torace dell’insolito elfo. Uno fiotto di sangue cadde a terra, producendo delle vistose chiazze di sangue, che incendiarono!
Probus a quella visione indietreggiò, pensando di aver ferito gravemente lo stregone.
<<Ghh wh stupefacente>> esclamò lo sfidante ferito.
Dalla ferita dello strano elfo uscì del fumo nero e la lesione scomparve, perfino gli indumenti tagliati si ricucirono da soli. Poi questi sfilò da un manico un lungo bastone con un estremità artigliata su una gemma d’ametista, la vivace pietra conteneva un amuleto d’oro con sconosciute incisioni.
A tale vista in molti rimasero a bocca aperta per lo stupore. Poi l’elfo iniziò a bersagliare di sfere di fuoco il suo avversario. Ser Probus cercò di evitare i colpi magici e più di una volta si ritrovò a dover abbattere le sfere di fuoco con il piatto della spada, scottandosi alle piccole vampate che ne derivavano.
Ad un certo punto, degli uomini si spostarono facendo spazio al principe, il quale era venuto a vedere chi fosse così coraggioso o folle da sfidare uno dei migliori combattenti della DRFII. Il Gran Maestro Cavaliere evitò altri colpi e si porto vicino all’avversario, sferrando dapprima uno sgualembro roverso, poi un ridoppio dritto e tentò un affondo. L’elfo parò i primi due colpi aiutandosi con entrambi le mani sul bastone, poi all’affondo dell’avversario lanciò un colpo d’aria, che sbalzò il cavaliere a terra ai piedi di alcuni soldati. Ser Probus perse il nume della ragione e si alzò furente.
<<Adesso basta! Va bene così ser Probus, risparmiatevi per le battaglie che dovremo fare>> intervenne il principe Julius.
<<Due valorosi che si battono per me, non è da tutti i giorni>> disse Lady Virya scherzando.
<<Finitela di dire sciocchezze>> disse con un vocione cupo Lord Fred Hammer.
<<Ma voi parlate?>> continuò a scherzare l’elfa mora.
Ser Probus era furioso, e lo si poteva vedere da come stringeva i pugni, ma alle parole de principe dovette ingoiare l’orgoglio, mentre il suo avversario sembrava ridere.
<<Voi chi siete?Avete idea di chi vi sta di fronte?>> domandò il principe.
<<Permettetemi di presentarmi, io mi chiamo Vidovi, sono un mago astrale, ora in veste di stregone. Sto studiando la stregoneria. So che voi siete il sovrano di questi luoghi e so che siete alla ricerca di validi combattenti e maghi>> rispose lo stregone.
<<Si sono il principe che domina su queste terre… ancora per poco, ma vi avverto siete malinformato! E' già da molto che ho raggiunto il numero di combattenti che mi serviva a ristabilire una vecchia squadra speciale scomparsa>> disse il principe Julius.
<<Permettetemi di correggervi!>> esclamò Vidovi.
<<Quale insolenza! Io…>> ringhiò il Gran Maestro Cavaliere in atto di estrarre di nuovo la spada.
<<Calmatevi ser Probus>> pronunciò il principe Julius per poi domandare:<<Quale sarebbe il mio errore?>>
<<Non avete né un mago, né uno stregone… lei mi sembra una sacerdotessa oscura e gli altri degli energumeni pronti al macello più sfrenato. Credo che uno come me potrebbe farvi comodo>> spiegò Vidovi.
<<Lo scopo della vostra richiesta?>> domandò il principe senza ribattere alle parole dello stregone.
<<Combattere, imparare nuove arti magiche, fama, potere e ricchezza. Tutto ciò che penso possiate offrirmi in cambio della mia collaborazione. So che siete un principe fuori dal comune, con uno spiccato senso dell’esperimento. Se no, non me lo spiego la presenza di creature violente, che di solito altri della vostra razza danno la caccia>> rispose lo stregone.
Appena ebbe finito di parlare Vidovi, sul campo piombò un silenzio innaturale. Come poteva un essere venuto dal nulla parlare in quel modo così schietto ad un principe severo come Julius? Nessun soldato, ufficiale e più stretto collaboratore aveva osato tanto, e mai avevano conosciuto come l’avrebbe pensata il principe, fino a quel momento. Ora Julius era fermo ad osservare gli occhi del suo interlocutore, che altrettanto rimaneva fermo a osservarlo con il solito sorriso sulle labbra.
<<I tipi come voi servono. Se ne sarete degno vi farò divenir stregone della Direnia Royal Force. Potreste essere l’ultimo elemento. Per ora fate solamente parte del mio esercito>> disse il principe.
<<Non ne rimarrete deluso!>> esclamò Vidovi.
<<Io? non rimango mai deluso>> concluse il principe voltando le spalle al mago e ordinare agli ufficiali di muoversi a sbrigare gli ultimi preparativi.
Vidovi alle parole del principe allungo un sottile sorriso maligno, e venne acclamato da buona parte della DRFII e molti soldati. Addirittura Lady Virya gli andò incontro per congratularsi, alla stregua di una seguace innamorata del suo maestro. Ser Probus e Lord Fred Hammer, non lo vedevano di buon occhio, e con un cenno di assenso fra di loro, intesero che lo avrebbero tenuto sempre sotto controllo.
Il principe Julius era sicuro di poter contare su un elemento del genere, in quanto la sua forza superava di gran lunga quella di tutti i presenti, come un grosso predatore in una moltitudine di prede.

[Modificato da SolarKnight 12/02/2016 23:23]






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09/02/2016 22:41
 
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Ottimo pezzo, scritto e descritto bene [SM=x92709] ottima amosfera, infatti mi sono infastidito parecchio come ogni volta che incontro uno sboroncello del genere [SM=x92706] tifavo per Probus ovviamente [SM=x92706] Complimenti [SM=x92709]




"Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d'estate." (G.K. Chesterton)

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10/02/2016 20:58
 
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-OT Grazie, è proprio mia intenzione caratterizzare bene i personaggi, soprattutto i sboroncelli [SM=x92706], a parte gli scherzi ne vedremo delle belle -OT






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10/02/2016 20:59
 
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Enricus, Ikarus, Mariuccia e Otrebmu, dall’ultima volta che si erano fermati, avevano viaggiato per ore a cavallo di veloci destrieri direni, fino a giungere sulle coste Ovest del continente centrale, a Sud del Golfo di Bathav. Mancava ancora qualche miglio per Bathav, il cielo era nuvoloso di un color perla, caratteristica distintiva del luogo. L’oceano orientale era leggermente mosso con i suoi flutti smeraldini, ma nonostante ciò vi erano molte imbarcazioni adoperate alla pesca, per le strade principali si potevano incontrare vari mercanti e avventurieri.
<<Manca poco, Ser Enricus. Avete un piano per trovare quel che ci serve?>> domandò Otrebmu.
<<Già. Stiamo andando a Bathav, senza pensare a come muoverci>> aggiunse Mariuccia accostandosi col cavallo agli altri.
<<State tranquilli. Dobbiamo pur capire come è fatto questo borgo, poi escogiteremo qualcosa al momento>> chiarì Enricus, con grande calma, per poi rivolgersi a Ikarus e dire:<<Non è vero vecius?>>
Ikarus era in silenzio, come se fosse del tutto isolato dagli altri.
<<Ehi Ikarus>> chiamò Enricus.
<<Ehm… si? Enricus, ultimamente sono più stanco del solito, non vi ascoltavo>> disse il priore.
<<È naturale, la vostra mente deve sopportare due pensieri in lotta, il fisico col tempo ne risente>> intervenne Otrebmu.
<<Mi potete mostrare il braccio?>> domandò Enricus.
<<Credetemi non è un bello spettacolo>> rispose Ikarus.
Ikarus mostro il braccio infetto ai compagni. Enricus constatò che, sulla cute del braccio, i volti malefici e le varie aberrazioni erano peggiorate nell’aspetto ed avevano iniziato ad estendersi attraverso i muscoli della spalla verso il torace e la schiena, sulle quali vene nere pulsanti e nodose erano ben visibili. Sembrava una grave peste nera, in procinto di invadere tutto il corpo.
<<Sembra peggiorato di molto>> constatò Otrebmu avvicinandosi con lo sguardo.
<<Io ve lo dissi che era meglio sbarazzarsi di questa cosa!>> affermò Enricus.
<<Non preoccupatevi... a Bathav ci deve pur essere una chiesa, li potrò procurarmi dei mezzi necessari a tenere a bada questo orrore. Cerchiamo di non far saltare la nostra copertura>> disse Ikarus.
<<Cercheremo prima di stabilizzare la vostra situazione>> concluse Enricus.
I due Vassalli e i due Aspiranti Vassallo si lanciarono con i cavalli a trotto sostenuto fino a Bathav. Entrati nel borgo marittimo, i quattro amici si fecero largo verso la piazza principale che non era molto distante dal porto, e da li scorsero una chiesa e decisero di entrarci. Il parroco era alle prese con la ristrutturazione di una vetrata andata in frantumi per il forte vento, e ne sostituiva le parti di vetro con asti di legno. Entrando, Enricus chiese all’uomo di religione se era disponibile a fornirgli ospitalità, presentandosi come degli avventurieri in cerca di fortuna. L’uomo, un certo don Gabinus, li fece entrare in chiesa e accomodare nella stanza dedicata alla mensa per i poveri. Ikarus iniziò già a sentirsi meglio e riposato, appena varcò l’entrata del luogo di culto religioso. Don Gabinus gli servì da bere e da mangiare.
<<La ringraziamo padre>> disse Ikarus.
<<Di nulla. L’ospitalità non si nega neanche ai grandi peccatori, figuriamoci per un priore e la sua compagnia>> disse il parroco.
<<Questo cibo è davvero ottimo>> affermò Enricus.
<<Mi fa piacere>> disse il parroco andando poi ad accendere un cero davanti ad un piccolo quadro di legno posto al di sotto di una croce.
<<Se non erro, quel santo è San Miguel!>> esclamò Mariuccia.
<<Si, è San Miguel. Sono un suo fervente devoto, anche il vostro amico priore sa benissimo, che è chiamato il santo dell’ospitalità>> spiegò brevemente Don Gabinus.
<<In vita quel santo era conosciuto per la sua ospitalità, la sua bontà e dedizione al prossimo, ancor prima che entrasse a far parte della Fenice Blu>> aggiunse Ikarus, sentendosi molto meglio e per la prima volta senza la fastidiosa voce nella testa.
L’ambiente saturo di sacralità aveva come addolcito le anime tormentate e lo spirito dannato, che si erano insidiati nel braccio di Ikarus, ma il priore sapeva benissimo, che nonostante il miglioramento non era facile liberarsi di una simile maledizione.
<<Padre cosa dite di Bathav, è un così bel posto. Sembra un oasi in mezzo al deserto, visti i tempi duri che Direnia sta affrontando>> iniziò a dire Otrebmu.
<<E’ solo apparenza, figliolo. E’ solo apparenza>> dichiarò il parroco.
<<In che senso padre?>> domando Enricus, mentre gli altri iniziarono ad ascoltare.
<<Ogni qual volta che avete lì occasione di vedere a Direnia un borgo fiorente e a festa, da qualche parte ci sono sempre piccoli villaggi sfruttati all’osso e ridotti alla povertà… non dovrei dirlo, ma sua altezza Lucrezia, è immischiata in disonesti affari con persone senza scrupoli pur di vivere nel lusso. C’è una povertà nascosta agli occhi dei viaggiatori da far impallidire>> spiegò Don Gabinus.
<<Che brutta cosa>> affermò Mariuccia.
<<Padre con queste vostre rivelazioni, ci fate ricordare che abbiamo una missione da svolgere>> disse Enricus alzandosi in piedi.
<<La situazione cambierà a Direnia, abbiate fede e continuate con le vostre opere di carità>> disse Ikarus.
<<Si riparte>> disse incoraggiata Mariuccia.
I quattro avventurieri di Blue Dragon ripresero la missione li dove l’avevano interrotta, la loro determinazione era forte. È bastato incrociare lo sguardo di un santo, per capire che al mondo c’è sempre da combattere, perché il male non sta mai fermo.
Che il Signore vegli su di voi… fratelli del Dragone Blu! Pensò il parroco salutando Enricus, Ikarus, Mariuccia e Otrebmu sull’entrata della chiesa.

Enricus, Ikarius, Otrebmu e Mariuccia avevano camminato in lungo e in largo per il grande borgo marittimo di Bathav, esplorando i suoi mercati, il porto, la piazza, le varie contrade, negozi e locande. Proprio davanti ad una di esse vi si fermarono i quattro amici e discutevano sull’unica zona da esplorare di Bathav, parlando quasi in codice.
<<Ci sono molti pedoni sulla scacchiera, è impossibile muovere il cavallo senza rischiare di perderlo>> disse Ikarus rivolto ai suoi amici.
<<Per forza sono posizionati in ogni dove, e in doppia fila!>> aggiunse Mariuccia.
<<Però si può ingannare l’avversario muovendo un pedone quando è distratto. Cosa ne pensate?>> domandò Enricus, facendo intendere bene cosa voleva dire.
<<Non mi sembra una mossa corretta, ma se in palio c’è una bella bottiglia di vino, quella di ottima annata, magari invecchiato più di “un secolo”. Io farei questo ed altro!>> rispose Otrebmu.
<<Quindi per voi prendere l’opportunità del giusto momento, andrebbe bene?>> domandò Ikarus.
<<Si, per un bicchiere di vino pregiato, non esiterei>> disse Mariuccia.
<<Bene, però dovete sapere che il cavallo è posizionato in C3, per vincere bisogna arrivare a prendere quel che si trova al D8. Fortuna che non ci sono torri, ma solo una regina, qualche alfiere e molti pedoni. Con la giusta strategia si può vincere la partita>> spiegò Ikarus.
Tramite un astuto modo di parlare, i quattro combattenti di Blue Dragon, si misero d’accordo sul da farsi, senza far capire nulla alle varie sentinelle sparse nei dintorni, che nascoste in ogni angolo, non erano sfuggite alla vigile attenzione dei suddetti combattenti di Blue Dragon. Il piano di Ikaus era di intrufolarsi a notte fonda nel palazzo di Bathav, una vecchia struttura priva di difese architettoniche particolari, ma sorvegliato da cima a fondo sa un numero considerevole di soldati e mercenari; perché nella struttura vi risiedeva la Principessa Lucrezia, dove e vi sarebbe la presunta biblioteca contenente, “L’Inventario di Rinaldo”.
<<Conviene fermarci qua!>> esclamò Enricus.
<<Alla “Vela Ammainata”? Sii… può andare, poi “più tardi” ci faremo quella famosa “Partita a Sacchi”>> disse Ikarus con l’approvazione anche degli altri due.
<<Forza andiamo a prenderci qualche boccale e qualcosa da mettere sotto i denti>> disse Enricus.
Enricus, Ikarius, Otrebmu e Mariuccia entrarono nella locanda e fecero un ordinazione, gentilmente servita da una giovane cameriera. Non era una comune locanda, ma un ritrovo dei marinai di Bathav dove poter riposare, mangiare e passare il tempo.






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

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11/02/2016 00:47
 
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OT- wow grande sorpresa Miguel [SM=x92709] commovente pensare che ci siano dei devoti a lui [SM=x92709] il Santo dell'ospitalità, bello! Caratteristico! Grosss [SM=x92709] Poi l'inventario di Rinaldo in una biblioteca? Cos'è?
PS: ma devo usare l'OT qui? Anche se siamo nella sezione OT? [SM=x92706] oppure non bisogna rispondere in questa discussione perchè è solo per il testo del racconto? [SM=x92706]




"Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi d'estate." (G.K. Chesterton)

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11/02/2016 23:13
 
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[SM=x92706] ho scrittto in ot per non confondere i lettori... sai com'è?! c'è chi non nota le differenze.






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

Il male maggiore proviene da piccole impostazioni di pensiero sbagliate

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12/02/2016 23:28
 
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La luna era alta tra le nuvole del cielo notturno, la luce che da essa veniva emanata rendeva l’atmosfera magica e carica di flebili energie. Le strade lastricate di Bathav erano illuminate da alcune fiaccole, e su di esse le guardie direne vi marciavano per adempiere i loro compiti di vigilanza. Nei punti più ampi della piazza e degli incroci, c’erano piccoli drappelli con sette - otto soldati e un sott’ufficiale, pronti ad intervenire dove fosse scattato l’allarme. Nessun altro poteva girare per Bathav senza venire arrestato dalle guardie, infatti vigeva il coprifuoco pianificato dalla Principessa Lucrezia.
In un angolo scuro situato dietro alla locanda, tra il pollaio e lo steccato, una sagoma umana andava ad accovacciarsi tenendosi lontano dalle fiaccole.
<<La strada sembra libera, ma non è sicura dovremmo muoverci passando da una casa all’altra!>> disse a bassa voce l’uomo celato all’ombra del pollaio.
<<Va bene Ikarus, non possiamo fare altrimenti, avvicinati>> parlò a bassa voce un'altra persona nell’ombra, che non era da solo.
La figura scura si spostò dal pollaio alla parete est della locanda, per un attimo fu illuminato dalla fiaccola in strada, rivelando di essere solo in quel momento il priore, che stava esaminando le strade borghesi.
Ikarus in un rapido balzo raggiunse gli altri tre compagni, uno dei quali lo aveva incitato ad avvicinarsi.
<<Purtroppo dovremmo lasciare le armature e tutto ciò che può provocare rumori sospetti, unica cosa di metallico che porteremo sarà una sola arma. Non c’è altra soluzione>> disse Enricus sottovoce.
<<Porteremo solo le spade Sin Fein, il resto lo lasceremo sul tetto della locanda>> sussurrò Otrebmu.
<<Perché poi sul tetto?>> domandò a bassa voce Mariuccia.
<<In caso tardassimo a ritornare, potrebbero trovare i nostri equipaggiamenti e la nostra copertura salterebbe. Sul tetto in un angolo nascosto, staranno bene!>> spiegò sottovoce Otrebmu.
<<Mmmm Non ditemi che dovrò risalire dal balcone?>> domandò Mariuccia.
<<Siete la più agile e leggera. Come salite vi lanceremo gli equipaggiamenti e li nasconderete, così ci raggiungerete subito. Vi do una mano>> disse rapido e sempre con voce bassa Enricus.
Mariuccia non si fece pregare, e senza esitare salì con un piede sulla mano del Vassallo e si fece dare uno slancio arrivando al balcone della locanda, da dove erano scesi. Poi i tre uomini rimasti al piano terra lanciarono alla giovane Aspirante Vassalla uno ad uno gli equipaggiamenti superflui, che una volta avvolti in un unico mantello e legati a formare un sacco, come da decisione, furono portati sul tetto.
Unitisi i quattro amici, iniziarono a muoversi nell’oscurità tra un abitazione e un'altra, senza problemi, mentre i soldati di ronda giravano per le strade ignari del movimento.
Ad un tratto i quattro Sin Fein si fermarono sotto ad un arco in pietra avvolti nell’oscurità, davanti a loro un immenso spiazzo li separava dal palazzo della principessa. L’intera area antistante al palazzo era ben sorvegliata da soldati e cavalieri, mentre davanti al portone altri quattro soldati facevano la guardia armati di balestre; ma di tutto l’apparato militare la grande balista situata nell’angolo destro dello spiazzo aveva attirato l’attenzione di ser Enricus. L’arma d’assedio era sorvegliata da cinque soldati e uno di questi era preposto a dare l’allarme tramite una piccola campana di bronzo, istallata sulla stessa balista.
Accidenti di qui non si passa! Dovremmo aggirare il palazzo. Pensò Ikarus.
Il priore fece cenno ai compagni di tornare indietro e fare il giro dell’intero isolato. I tre compagni senza perdere altro tempo seguirono il priore, che li guidò tra viottoli e passatoie, fin ad arrivare a un albero di pesco che sporgeva a pochi cubiti da una delle finestre ovest del palazzo.
I quattro Sin Fein, accertandosi della momentanea mancanza di guardie, si arrampicarono sull’albero. Una volta saliti, Mariuccia con l’agilità di un ninja si spostò sopra il ramo e si aggrappò alla finestra. La giovane studiosa con l’aiuto della spada forzò la finestra e l’apri, passandoci attraverso. Gli altri tre compagni seguirono l’esempio di Mariuccia e riuscirono anch’essi ad entrare, con qualche piccola difficoltà per Otrebmu che spezzò il ramo a cui era appoggiato; per fortuna riuscì ad entrare senza essere notato.
I corridoi del palazzo erano poco sorvegliati, il grosso delle guardie era fuori nel cortile, nei giardini e nello spiazzale d’ingresso. I quattro combattenti del Dragone Blu si fecero largo tra le stanze e stordendo obbligatoriamente qualche guardia e “nascondendola”, riuscirono a visitare gran parte delle stanze, fino a fermarsi davanti ad una doppia porta tutta finemente elaborata. La stanza aveva la luce accesa e da essa si sentivano delle voci. I Sin Fein capirono che era la stanza della principessa, la quale canticchiava allo specchio, mentre si pettinava.
A quest’ora? Questa deve essere fusa sul serio. Pensò Mariuccia.
Ikarus richiamò l’attenzione dei compagni verso una stanza in fondo al corridoio.
<<Otrebmu ha trovato qualcosa!>> disse sottovoce Ikarus agli altri due.
<<Avete sentito Enricus? Ikarus ha trovato qualcosa. Enricus?..ehm ehm ehi!>> sussurrò Mariuccia.
<<Ehm… si vi seguo… stavo solo verificando che… che? Tutto fosse a posto!>> riferì a bassa voce il bardo, facendo finta di controllare la serratura della porta!
<<Non è il momento di distrarsi a guardare simili oche!>> disse Mariuccia quasi sussurrando.
<<Non preoccupatevi, un Vassallo non perde mai la cognizione del tutto>> rispose Enricus.
I quattro Sin Fein entrarono nella stanza, chiudendone la porta e vi ritrovarono una grande biblioteca, con scaffali stracolmi di libri e tavoli schiacciati da pile altissime. Al centro della biblioteca un enorme vetrata faceva entrare la pallida luce lunare, che sfiorava leggera tutte le superfici della stanza.
<<Fantastico… Urrà, si legge!>> disse Enricus con tono svogliato.
<<Non perdiamo tempo! Abbiamo poche ore prima dell’alba per controllare tra tutti questi libri dov’è questo benedetto inventario>> disse Ikarus, alle quali parole i due Aspiranti Vassallo si cimentarono nella ricerca.
<<Ok, diamoci da fare, quando si scherza si scherza. Ora faccio sul serio>> affermò il bardo iniziando a controllare un'altra pila di libri.
Il tempo passava, ma dell’inventario di Rinaldo e di qualcosa relativo allo Spartito Obliato non saltava fuori, quando ad un tratto si spalancò la porta della biblioteca ed entrarono dei mercenari del Katai. Erano in nove.
<<Abbiamo delle visite, i soldati della principessa sono degli incompetenti. Miei uomini occupiamoci di questi ladri>> disse la voce più autorevole del gruppo.
<<La situazione ci sta sfuggendo di mano>> disse preoccupato Otrebmu.
<<Non hanno dato l’allarme! Se li stendiamo, forse non verranno altri!>> disse Ikarus.
<<Attaccateli!>> ordinò il mercenario di prima.
<<Sistemiamoli>> disse incitante Enricus.
Otto mercenari si piombarono con sciabole e bisento spianati sui quattro Sin Fein. Uno dei mercenari sferrò uno colpo sgualembrato nei confronti di Ikarus, quest’ultimo lo scansò e attacco il primo con uno sgambetto e una pomellata al viso; il mercenario cadde a terra frastornato. Altri due mercenari attaccarono in coppia sia Mariuccia sia Otrebmu, fracassando i tavolini e facendo cadere le pile di libri sul pavimento. Otrebmu si abbassò, facendo in modo che Mariuccia gli passasse sopra e sferrare un calcio circolare ai due avventori. Enricus non faticò ad afferrare un mercenario con la propria bisento e scagliarlo contro un altro. L’ottavo mercenario prese di mira Otrebmu a suon di sciabolate, ma intervenne Ikarus nel stenderlo, con un colpo secco alla nuca.
<<Non c’è voluto molto!>> disse Mariuccia, quando si vide cadere a terra.
<<Che sta succedendo? Lady Mariuccia!>> esclamò Enricus.
<<Un mercenario come me, anche se si sta battendo contro dei demoni porta sempre a termine la missione!>> dichiarò il nono mercenario con una cerbottana in mano.
<<Cosa gli avete fatto?>> domando Ikarus vedendo Mariuccia a terra come paralizzata.
<<La freccetta che le ho scagliato contro era avvelenata, avete giusto il tempo per decidere o la vostra amica gli si fermerà il torace e morrà. La sua vita dipenderà dalla decisione che prenderete. Se vi arrenderete prometto che la salverò, ma se solo provate ad attaccami, io rovescerò il prezioso contenuto di questa boccetta sul pavimento. Decidete e in fretta>> affermò l’uomo mostrando nell’altra mano una boccetta contenente l’antidoto.
<<Dannazione… si avete vinto, ci arrendiamo>> rispose Enricus.
<<Bene>> replicò il nono mercenario.
Il capo dei mercenari diede l’allarme e in poco tempo la biblioteca si riempì di soldati, i tre uomini del Sommo Blue Dragon vennero immediatamente incatenati e condotti nelle prigioni. Enricus vide con la coda dell’occhio il capo dei mercenari abbassarsi dove giaceva a terra Mariuccia. La missione pianificata con Gianlù non era andata a buon fine.
<<Ikarus… mi dispiace, non pensavo che sarebbe andata a finire così>> disse Enricus trascinato e strattonato dai soldati.
<<Quell’uomo ci ha sconfitti con l’astuzia>> replicò il priore anch’egli tirato malamente dai soldati.
<<Accidenti>> disse stizzito l’altro compagno.
<<Su camminate! Vi sto portando in un luogo consono alle vostre brutte facce!>> disse un sottufficiale dando un forte spintone ad Otrebmu.

Frammenti di storia: L’inaspettato discorso di capodanno

Era il primo dell’anno a Direnia, il cielo era ricoperto di nubi filamentose che coprivano un sole straordinariamente pallido, il vento era presente e non arrecava molto disturbo. Nella piazza principale elementi caratteristici della festività religiosa erano ancora ben visibili, non potevano mancare simboli, addobbi, striscioni, bandiere e fiori, e ancora vi erano permessi il commercio e le attività ricreative. La gente era allegra e viveva la giornata tranquilla, ma col sol pensiero di ascoltare, al termine delle celebrazioni religiose nella cattedrale Aurea, il discorso di capodanno del re.
<<Irene, avete riscaldato bene i miei indumenti?>> domandò il re seduto vicino al tavolino rotondo, intento a praticare fumenti con un grande asciugamano che gli ricopriva la testa e le spalle.
<<Si mio signore, è tutto pronto. Come vi sentite?>> domandò l’ancella, togliendo gli abiti dal camino.
<<Meglio di ieri sera… quanto vorrei aver ereditato la salute coriacea di mio padre. Questo è il secondo fine anno che non riesco a esporre il discorso annuale ai miei sudditi. Coff coff coff L’inverno per me è sempre stato un inferno!>> rispose il re tossendo.
<<Maestà, non affaticatevi>> proferì l’ancella aiutando il re ad asciugarsi.
<<Vi ringrazio. Fate davvero tanto per me>> disse il re.
<<Oh, maestà. È un mio dovere, ma soprattutto piacere>> manifestò l’ancella.
<<Lo so, in quel che fate ci mettete il vostro affetto. Siete la figlia che non ho mai potuto avere. Solo per questo non finirò mai di esprimervi gratitudine>> ripeté il sovrano.
L’ancella fece un sorriso al suo re e con la gentilezza di sempre lo aiutò a indossare il panciotto sopra la camicia. Dopo nemmeno un minuto dall’essersi vestito, il re fu informato da uno dei maggiordomi dell’arrivo di ospiti e parenti nella sala dei ricevimenti. Il re diede il tempo necessario alla sua ancella personale di potersi rendere presentabile, poi dovettero entrambi passare per i lunghi corridoi e arrivare davanti alla gradinata per i piani superiori. A ogni gradino al re pareva di trascinarsi tonnellate di piombo legate alle gambe e sentiva sollievo solo grazie all’aiutato dalla sua buona Irene, che gli ricordava i bei tempi vissuti nella magione di campagna. Ricordava il tempo che aveva trascorso in quel luogo fatto da gente semplice, in mezzo a contadini, ad allevatori e pastori, per propria volontà lontano dal caos della capitale. E ricordava la prima volta, quando conobbe la sua Irene, era appena una bambina. Una spaurita creatura sottratta dalle grinfie di un vampiro, grazie al valore di un grande Vassallo, il celebre cavaliere errante ser Vik. Il re, l’allora noto principe Rhupert, accolse con affetto la piccola Irene, ammirando il grande coraggio del Vassallo, comprendendo quanto fosse stato immaturo il comportamento del padre in passato per l’aver bandito qualsiasi rapporto con gli uomini delLo Regno di Blue Dragon. Da allora Irene fu accudita e coccolata dai servi e dallo stesso principe della magione, i quali diventarono grandi compagni di giochi e spensierati maestri. Una piccola bambolina spaurita ebbe l’occasione di diventare una graziosa fanciulla, molto volenterosa e altruista, soprattutto con l’avvento della malattia del suo amato principe. Poi alla morte di Re Taul, la dimora e la vita cambiarono radicalmente. Re Taul non ebbe il tempo di fare il testamento che tanto desiderava, in cui vi doveva essere espresso il desiderio di passare la corona al principe Rufus; e alla sua morte la corona passò di diritto al poco desiderato primogenito Rhuper. Per il defunto re, era un figlio debole e inadatto.
I due, il re e la giovane ancella entrarono nella grande sala dei ricevimenti ancora sorridendo, quando videro il gran numero d’invitati. Re Rhupert passò tra gli ospiti e si sedette al centro del muro principale su una sedia di legno pregiata e ammantata di velluti; altri occuparono posto uno dopo l’altro ai propri tavoli.
Il maggiordomo iniziò a elencare gli invitati. Vi erano: il principe Rufus seduto al centro del suo tavolino servito e riverito da ufficiali e attendenti, i giovani principi Lucrezia e Julius seduti l’uno di fronte all’altro senza guardarsi in faccia, la giovane regina madre Flavia e il figlio Lumix, la nobiltà di Direnia e alcuni membri di spicco del Gran Consiglio, dei rappresentanti dei grandi villaggi del continente occidentale, alcuni nobili di Crelia, dei rappresentati del Katai, il figlio del borgomastro di Griferia e un unico ambasciatore del Regno di Blue Dragon.
Questi ultimi due erano giunti insieme dal continente occidentale da più di due mesi e mezzo, e tra tutti gli invitati erano rimasti ancora in piedi presso la porta d’ingresso, finché il re gli fece cenno di avvicinarsi.
L’ambasciatore e il suo accompagnatore si avvicinarono e fecero un breve inchino.
<<Maestà per me è un onore essere stato, con il mio giovane amico, ospite nel vostro regno>> disse l’ambasciatore in armatura e abiti eleganti.
<<L’onore è mio, aver potuto usufruire in questi giorni dei vostri consigli e della vostra gradevole presenza>> rispose il re, coprendosi poi la bocca con un fazzoletto per tossire.
<<Non ci sono parole degne per contraccambiare il vostro apprezzamento nei miei confronti. Avete fatto tanto per riavvicinare il mio regno al vostro. Aiutando il piccolo villaggio di Vigel, avete aiutato noi delLo Regno>> disse l’ambasciatore.
<<Se vi riferite ai miei sovvenzionamenti alla sede Vima del villaggio e all’apporto di provviste e rifornimenti, per me è sembrato ancora poco, ser Madhead! L’eradicazione dei vampiri in quella regione è un sogno che si avvera per me e la mia giovane aiutante>> disse Re Rhupert stringendo con amore quasi paterno la mano dell’ancella accanto.
<<Rammento le parole di un caro amico e maestro, alle buone azioni e ai fatti concreti non ci sono parole eguali in questo mondo>> disse Ser Madhead.
<<Siete molto gentile, ma non voglio prendervi altro tempo, accomodatevi col vostro amico al tavolo. La mia servitù sarà lieta di offrirvi dell’ottimo vino di Salus>> concluse il re.
L’ambasciatore di Blue Dragon fece un breve inchino col capo e seguito dal figlio del borgomastro di Griferia andò a occupare il proprio tavolo, dopodiché re Rhupert fece chiamare un po’ alla volta gli altri invitati per poterli salutare. Dopodiché nell’ampia sala dei ricevimenti si procedette ai festeggiamenti del primo dell’anno, con balli e cantate, mentre ai piani inferiori del palazzo reale furono allestiti due lunghi tavoli gremiti di ogni ben di Dio, in modo da far sentire partecipi anche le guardie di turno. Il re non si limitò al solo castello, ma la distribuzione del cibo e delle bevande furono alla portata di tutti nella piazza principale e nelle piazzette adiacenti.
<<È un vero peccato, che il re voglia dimettersi. Per quel che ricordo e per quel che ho studiato, Direnia non è mai stata così simile al nostro Regno come lo è sotto la corona di Rhupert Auron VI!>> prese a discutere ser Madhead.
<<Davvero? Davvero il re vuole dimettersi?>> domandò il figlio del borgomastro.
<<Si, mi meraviglio che fin ora non eravate a conoscenza. Qui tutti lo sanno e alcuni non attendono altro. Fra non molto lo ufficializzerà fuori alla terrazza che si affaccia sulla piazza principale>> disse l’ambasciatore, osservando il maggiordomo portare al re la pergamena del programma giornaliero.
Finiti i brevi festeggiamenti col brindisi collettivo nella grande sala, re Rhupert indossò il suo mantello e portando corona e scettro si avviò alla balconata, seguito dall’ancella personale e da due guardie. Gli invitati gli andarono dietro. Fra di loro, il principe Rufus e la principessa Lucrezia parvero i più appagati, di ciò che il re si accingeva a fare. Re Rhupert iniziò con un lungo discorso sulle bellezze delle terre occidentali, sulla rassicurante crescita demografica, i recenti piccoli villaggi, i nuovi rapporti commerciati e di tanti altri risultati raggiunti nell’anno finito il giorno prima. La piazza era piena di gente allegra e pronta ad ascoltare ben volentieri fino all’ultima parola. Tra i tanti meriti direttamente attribuibili alla buona politica del re, nessuno di questi fu accennato, a parte il grande merito dei sudditi per averlo sostenuto e amato. Poi il re si fermò come per riflettere.
<<Miei sudditi questi sono grandi risultati e di questo sono molto orgoglioso. So che riuscirete a fare sempre meglio. Volevo solo dirvi, che purtroppo il mio regno giunge a termine>> disse il re, per poi fermarsi di nuovo appena noto l’aumento dell’attenzione da parte dei sudditi, poi comunicò:<<Il mio stato di salute è assai precario, e quanto prima sento dentro di me che non avrò più nemmeno la forza di muovermi liberamente nel castello. Direnia è arrivata ad un punto cruciale della sua storia e ha bisogno di un sovrano energico e molto determinato. Per questo motivo ho deciso di dimettermi e di cedere la corona, nonché la direzione del regno, a chi può farlo!>>.
Alla dichiarazione del re nella piazza principale si levarono tante voci e qualche piccolo coro di dissenso. Nella sala dei ricevimenti avvenne qualcosa di simile, per un momento alcuni invitati tra cui Ser Madhead e la regina madre ebbero un’espressione cupa e rammaricata.
<<Capisco… coff coff coff… ehm capisco il vostro disappunto, ora che siamo in un momento di piena rivalutazione, il cambio del re potrebbe sembrare una scelta azzardata. Vi prometto, finché ne avrò le forze, che la scelta del re sarà fatta nel modo più accurato possibile. Non farò valere altra legge, fuorché gli antichi rituali d’iniziazione>> dichiarò il re.
<<Che cosa? Ma è impazzito!>> ebbe da ridire Rufus.
<<Perché fa questo? Come regola la corona spetterebbe al secondogenito. Ha detto che non sta bene. Per me vuole assicurarsi un degno erede. È così stancante essere re? Non ci credo l’ha fatto davvero. Incredibile, va bene che me lo aspettavo, ma non così>> iniziarono a vociferare alcuni invitati.
<<Uh questa è una splendida notizia, si vede che “alcune voci” erano fondate>> esclamò la principessa Lucrezia con aria civettuole.
<<Che cosa sarebbero?>> domandò il figlio del borgomastro di Griferia all’ambasciatore.
<<Non so in cosa consistono di preciso, ma sono una serie di prove, da svolgersi nell’arena, chieste dal re accomiatante verso altri aventi diritto a trono. È una pratica antica che risale a qualche dinastia precedente agli Auron>> spiegò ser Madhead.
<<È una cosa buona?>> domandò il ragazzo.
<<Più che altro, è una scelta obbligatoria, la più ragionevole>> affermò l’ambasciatore.
Il re terminò il suo discorso e decise di congedarsi il freddo ambiente esterno della terrazza l’aveva molto provato, ma concesse il permesso ai convitati di poter continuare i festeggiamenti. Anche ser Madhead e l’altro andarono via, mentre i restanti continuarono a festeggiare e a discutere delle parole del re, Rufus lo fece animatamente. Mentre ciò accadeva, il principe Julius si diresse fuori al terrazzo e con sguardo ricolmo di ambizione guardò la sua Direnia.

[Modificato da SolarKnight 13/02/2016 20:17]






Lottare per rinnovare il presente. Bisogna lottare sempre, fino all’ultimo respiro, questa è la condizione umana.

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