Il suono di Devon

Quella notte Devon indossò un paio di cuffie professionali, si mise seduto alla sua console audio, visualizzò un orizzonte acquoso oltre il parquet e dopo un momento di raccoglimento iniziò a manipolare un suono. Da un minimale e insignificante sintetizzatore, il numero di menu davanti ai suoi occhi crebbe notevolmente nel giro di un minuto. La sua mano destra artigliava con cura il mouse ed egli sentì vibrare gli ossicini delle sue dita. “Che strano, – pensò – avevo sentito di allucinazioni tattili, ma non pensavo fossero storie vere. Buon segno. Almeno ha qualche effetto. Ancora un po’ di equalizzazione e dovrei avere una bozza di partenza”. Premette play e un lontano coro di flauti si stagliò contro un sottofondo di onde gravi e soffuse. Chiuse leggermente i pugni e li sentì pulsare. Stava succedendo. Finalmente qualcosa di sensato. Aveva creato un suono che aveva un effetto sul corpo, non quelle fregature di onde binaurali che si trovavano su internet con le quali aveva perso ore intere. Il suono acquisì intensità ed egli si alzò in piedi lentamente, con gli occhi bene aperti e la bocca rilassata. Chiuse gli occhi e il suo cuore viaggiò verso epoche antiche, con la piena coscienza che, oltre che in un semplice appartamento, oltre che su di un semplice pianeta, lui era in un pulviscolo intelligente di galassie. Sentì le gambe leggere e gli sembrò di levitare sul parquet. Si tolse le cuffie e si adagiò in piedi sul pavimento. Troppe emozioni in così poco tempo. Prese una grossa boccata d’aria e si passò le mani sul volto asciugandosi gli occhi. Diede uno sguardo verso il secondo schermo del suo PC, alle sue spalle, e lesse: ”FireGuru ha pubblicato un nuovo video”, così pensò: “Ma sì, sentiamo qualche perla di saggezza”. FireGuru se ne stava seduto a gambe conserte avvolto nel suo mantello arancione sulla sommità di un grigio e cadente grattacielo della periferia, mentre un drone munito di torcia led gli girava lentamente attorno riprendendolo. Nemmeno una delle finestre del grattacielo era integra e dense volute di fumo nero uscivano da un buco che smussava uno degli angoli del terrazzo. Ben presto il drone si ritrovò alle sue spalle ed egli disse solennemente: «Lo spirito razionale è nel presente, nel migliore dei casi, ma c’è una parte di noi che non andrà mai a lavorare, che non si abbasserà mai di fronte a un poliziotto in tenuta antisommossa e che non dovrà mai chiedere scusa. Questa parte viaggia incessantemente nelle epoche, cercando quei rari momenti in cui vivere è una festa». Il drone giunse di fronte a lui. «Una vera festa, non di quelle in cui si passa tutto il tempo a darsi un tono. Tu! – disse indicando verso la telecamera – Tu hai vissuto uno di quei momenti proprio ora. Contattami nei commenti o lascia una video-risposta!». Devon si mise i palmi aperti sullo sterno e ispirò sorpreso e preoccupato, poi dopo mezzo secondo scoppiò a ridere: «Ah! Ah! Maledetto marketing emotivo. Mi ci è mancato tanto così per diventare un discepolo di questa internet star». Si rimise le cuffie, diede una mappatura 3d al suono che aveva appena creato e si buttò sul letto guardando il soffitto, mentre il suono gli pervadeva il corpo. E così nacquero le vere onde binaurali.

Un racconto emozionante che riflette il mondo irreale in cui viviamo senza esserne consapevoli. La musica diventa il mezzo per uscire dalla propria identita' per trovare una dimensione diversa. Scritto bene, molto incalzante ed accattivante. Un applauso.