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[APPRODO DEL RE] Distanti, non troppo

Ultimo Aggiornamento: 30/10/2015 10:22
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Sesso: Femminile
30/10/2015 10:22



Renesmee [Sala]: Le candele rosseggiano sui muri della fortezza, in quelle mura interne che sembrano reggere altri lati, altri muri. Un oltre non conosciuto, non di certo per la Blackmont che, questa sera, sta seduta con i suoi uomini in un tavolo tirato per metà vicino ad una serie di finestre dalla forma ad arco. Tutti i soldati Blackmont recano sulle vesti l'emblema della casata, il nero avvoltoio artigliante un infante qualunque. Qualcosa che strazia l'idea, non poteva non appartenerle. E' vestita da pantaloni e bustino attillati, dal profondo colore scuro. Alti stivali, cinturone, capelli perfettamente dritti, lunghi, puliti. Occhi segnati di nero, un nero che sporca più che abbellire i suoi occhi. Spizzica, a capo tavola, della carne unta di selvaggina, si porta le dita alle labbra, si succhia i polpastrelli, afferra il calice colmo di vino e ride a stupide battute di Heatrh, degli altri. Non è priva del pugnale, non si vede, ma è da qualche parte su quel corpo sottile, duro. Impenetrabile. Rigido.



Thayseer: Percorre i corridoi con lo sguardo assente. Dietro di lui due guardie Yronwood leggermente più alte di lui e più piazzate; indossano armature di cuoio bollito al cui centro è ben in vista il blasone di casata. Le armature hanno un sottile strato di colore giallo sabbia, usurato dall'utilizzo. Il Lord indossa invece larghe e comode vesti chiare, una sopraveste color sabbia lavorata con il sole Martell e la grata Yronwood cuciti in ordine obliquo. Sotto la veste una camicia chiara, un paio di pantaloni color ocra e uno stivale di morbida pelle. Al fianco, seminascosta da un lembo della sopraveste, al fianco sinistro pende la sua spada corta, così come pende al fianco delle guardie dietro di lui. L'ingresso nella sala è tutt'altro che trionfale: accede alla sala comune senza troppe cerimonie dirigendosi senza sosta verso i tavoloni adibiti a Dorne.



Renesmee [Sala]: Succhia la carne delle sue dita, bacia le labbra chiudendole verso l'interno, mantiene gli occhi fissi sui suoi, assapora il gusto salato della carne, leccandosi le labbra con la lingua, compie tutti questi piccoli gesti in ripetizione, una sequenza perfetta quasi di devozione verso il piacere, o la fame. < E' assolutamente probabile che lo abbia fatto più volte… > commenta sotto la voce maschile di due dei suoi. Non si guarda molto in giro, le penombra della stanza non la invitano nemmeno a curarsi degli astanti rimanenti a quell'ora ormai tarda per cenare. Di solito sono sempre i primi ad arrivare, il Drappello Blackmont, e gli ultimi ad alzare le chiappe per andarsene. A lei piace intrattenersi almeno fino ed oltre l'imbrunire. Finire il vino, un altro e cercare di dormire senza sogni. Ad un certo punto Heatrh sbatte un pugno sul tavolo, un sonoro colpo che fa vibrare i piatti e le pietanze, le risa si sparpagliano sulla linea del verticale tavolo e nessuno ci fa caso a cosa dice il soldato, di solito ne racconta di sporche, altre tenta di non osare davanti a Renesmee ma il più delle volte < Puoi continuare a sollazzarmi, Heatrh, e da quando avevo dieci anni che non mi dispiace affatto rimanere ad ascoltare > di solito, anche adesso, gli strizza un invitante occhiolino e porterà l'indice ed il pollice della mano destra a spiluccare altra carne, tenera da un osso troppo duro. Forse si avvede di un'ombra familiare con la coda dell'occhio, ma non tenterà di interessarsi. Crede che se diano fastidio, qualcuno dell'ovest li sbatterà fuori da quella sala.



Thayseer [Sala]: Procede dritto, da una parte i vertici dei tavoli, dall'altra il muro della sala, costeggia la vita che piano piano va attenuandosi in quei luoghi per trasferirsi in altri, più divertenti. Lui non fa caso a chi incontra, a chi è seduto, tiene lo sguardo sul pavimenti, alcuni metri avanti a lui, non cerca nessuno. Ma forse sono i Sette a guidare i suoi passi, gli stessi che lo fanno svoltare passando in mezzo alle panche semivuote. Si ferma ad un tavolo completamente sgombro, i due energumeni lo superano portandosi ognuno ad un lato mentre il Lord siede a capotavola. Una delle guardie si adopera per cercare qualcosa da bere, la sola cosa per cui i tre si trovano li. Solo ora Thayseer si concede di alzare lo sguardo accorgendosi della gente che lo circonda, trovandosi però alla destra della cugina, al tavolo di destra. Un sorrisetto malizioso gli muove le labbra. <Salve cugina.> si limita a dire a voce abbastanza alta perchè sia impossibile per lei non sentirlo. I gomiti si posano sul legno, le mani si uniscono e il mento si posa sui pungi chiusi.




Renesmee [Sala]: Non è lei ad accorgersi per prima del Lord ma Mikke, l'ultimo del tavolo, seduto ad angolo con un piede oltre la gamba di questo e il profilo del busto verso gli altri. Sarà solo verso Renesmee che guiderà un sonoro grugnito e lui quel lord se lo ricorda molto bene, come ricorda le parole della propria padrona. Solleva il mento idealmente verso di lei, per questo se ne accorgerà, perché non vi è altro segnale per quegli uomini che tenerla lontana dal cugino. Si alza un attimo, un impercettibile movimento del suo fondo schiena staccato dalla sedia, allungando minimamente il busto verso il Lord che si siede, che fa, che guarda. Lei si avvede che i suoi si alzano istantaneamente, creando quasi una muraglia umana, ma basta un solo cenno della mano di Renesmee che questi tornino sì seduti, ma fortemente attenti e guardinghi. < Non ci piace > dice uno, con tono di disprezzo e mentre parla guarda lei. Gli occhi slavati e grandi della Blackmont invece, inizialmente, non guardano Thayseer, anzi mantiene il profilo lontano in modo che egli possa accorgersi dell'ostinatezza che ella mette e pone tra loro. Lascia passare qualche istante, tra la voce del suo soldato e il saluto del Lord. Decide di non rispondergli, ammiccando diverse espressioni degli occhi, palesemente scocciate. Strappa la carne e beve vino. Si pulisce le dita ad una stoffa lì accanto e guarda dritto. Ce la fa, le costa, ma ce la fa.



Thayseer [Sala]: Ridacchia al comportamento infantile della sorella e del seguito, scuote il capo adocchiando appena anche le sue guardie che si trattengono a stento dallo scoppiare a ridere per la reazione tanto buffa dei Blackmont. Sarà lo stesso Lord a fissare per un attimo lo sguardo sui due seduti a lati opposti, redarguendoli con una sola occhiata, mimando il gesto della mano della cugina come se dovesse funzionare anche sui suoi. Loro non resistono e ridono alcuni istanti a crepapelle generando un nuovo sorriso sul giovane volto dell'Yronwood. Ma come sono validi combattenti sono anche esperti nelle diatribe familiari e cessano di ridere dopo alcuni istanti. <Passami la coppa gentilmente....> dice a uno dei due che gli porge una coppa in metallo piena. <E' meglio se li porti a fare una passeggiata i tuoi cuccioli Renesmee...mi pareva volessero uscire a pisciare tutti insieme....se lo tengono l'uno con l'altro?> chiede bevendo poi un sorso di vino, non prima di aver alzato il calice rivolto ai due vicino a lui.



Renesmee [Sala]: Se deve scoppiare una rissa non sarà Renesmee ad evitarla. Forse non lo vorrebbe neanche. Ma bastano poche parole, realmente un attimo per far andare una bella serata in malora. Tant'è che tutti e sei si alzano in piedi, i Blackmont, lei rimane seduta, continua a non guardarlo, in cuor suo lo detesta e non ne farà alcun mistero, gli altri non resistono, si scaraventano verso il tavolo del Lord e ciò che succederà sarà quasi epocale per questa fortezza, ordinaria follia per gli uomini delle Montagne Rosse. Inizierebbe una specie di scazzottata e i Blackmont sono in numero superiore, maRenesmee non batterà ciglio, né lì fermerà quegli assassini e sgozzatori, uomini forti, addestrati non alla guerra ma alle peggio cose della guerra. Lei dal canto suo, si avvicina acini di uva e comincerebbe a strapparne uno per portare alla bocca quel sapore. Alcuni smottamenti del tavolo, urla, imprecazioni. Offese e Sputi in varie direzioni. Non dice nulla, non lo guarda. < Idiota > sussurra tra le labbra.



Thayseer [Sala]: Spesso si scambia la mera superiorità numerica per maggiore forza o abilità e c'è chi addirittura la scambia per vittoria. Non certo il Lord che che non si preoccupa dei cuccioli che vengono tenuti a bada in fretta mentre a lui rimane solo che indietreggiare un poco la sedia, per far passare velocemente la guarda tra lui e il tavolo e trattenere il calice di vino a se per non farlo rovesciare. Non si cura minimamente di quanto accade di fronte a se. Il tutto finisce anche prima che molti nella sala se ne accorgano, o se se ne avvedono evitano accuratamente di badarci per non incorrere in battibecchi o direttamente in risse. Lui ha così l'occasione di riavvicinarsi al tavolo che cola vino da un lato, la bottiglia rotta per terra, e gli sfugge il sibilo di un'imprecazioe per il grosso spreco. <Piantatela di giocare e andate a prendere altro vino...> sorseggia ancora piano. <Magari migliore della brodaglia che mi state facendo bere ora!> Con un cenno della mano chiede ad entrambi di allontanarsi. Passerà qualche istante mentre l'aria si fa più temperata di prima. Squadra uno per uno i volti della guardia personale della cugina, li guarda fisso negli occhi, cerca nello sguardo il loro odio quasi volesse nutrirsene lui stesso. Una volta tornati i due Yronwood verserà a terra il vino che tiene nella coppa, lo versa verso sinistra abbastanza lontano da se perché gli schizzi non gli imbrattino i vestiti. <Portate quella bottiglia nel mio alloggio> Dice ai due che lo guardano stupiti e contrariati, ma bastano pochi secondi prima che si dileguino verso gli appartamenti Dorniani. Lui intanto posa la coppa vuota sul tavolo



Renesmee [Sala]: Scene già viste. Bestemmie pesanti si spandono nell'aria, poca pazienza del resto, uomini guidati da una folle, una matta in mezzo ai pazzi, una casata senza alcun controllo, un sangue nelle vene diverso ma uguale per un uomo o una donna. < Mikke… > chiama l'uomo grosso, perfetto, dai capelli legati in una treccia speciale. Lo chiama con un movimento strano degli occhi, un ammiccare particolare. Questo si rifà a Renesmee andando ad abbassarsi alla sua sinistra. Ascolta, annuisce il soldato < Venite con me! > urla ai rimanenti. Gli altri, sentito l'ordine si rimettono in linea velocemente, ma hanno occhi carico di odio per il Lord, non si può curare questa ferita, nemmeno facendo strisciare mani su fiumi di vino rosso. < Siete sicura? > domanda Mikke prima di lasciare quella sala. Lei annuisce in risposta e seguirà al dipartita dei suoi da quella sala, dove per terra vi sono briciole, sporcizie di ogni genere. Si alza da quella sedia, il suo è un leggero movimento morbido, curato, ma non pensato. Sprigiona sensualità e bellezza da ogni minima ed invisibile parte del suo corpo, ogni suo intento scivola come nei suoi passi verso il tavolo di quell'uomo che vorrebbe schiacciare. Rimane con le braccia lungo i fianchi, la testa leggermente flessa verso sinistra e due occhi neri a mirarlo. < Non ho più alcun piacere di rimanere solo con te, ma i miei uomini non ti permetteranno mai più di avvicinarti a me, ho dato loro ordini precisi e non credo, tuttavia, noi due abbiamo ancora qualcosa da dirci. > Arriccia le labbra e in un deciso gesto, porta le braccia incrociate sotto al seno.



Thayseer [Sala]: Non nasconde, come mai lo ha fatto, l'ammirazione per quella donna, meno per gli uomini che si permettono di discutere un ordine diretto, oltretutto di fronte a sconosciuti.<Molto male...> è il solo sussurro divertito del giovane Lord che torna a guardare la cugina fissando lo sguardo suo gesti e sui fianchi perfetti, e sui seni che si vedono perfettamente dalla sua angolazione, coperti dalle vesti ma pur sempre oltremodo sporgenti dall'angolazione da cui lui ha l'opportunità di guardarli. Alza lo sguardo a fissarla in volto, udendo appena in tempo l'ultima frase e capendo solo all'ultimo che era rivolta a lui. <Dite?> Usa il voi con pura formalità, anche la voce pare essersi trasformata, diventando neutra e prima di espressione. <Dato che è impossibile per me darVi un preavviso a causa Vostra, vi invito a darmelo Voi stessa.> quindi abbassando un'ultima volta lo sguardo sul sedere perfetto della cugina <Buona notte> Dice distrattamente.




Renesmee [Sala]: < Questi sono mie fratelli, sangue del mio sangue più di te o della tua famiglia > ci tiene a sottolineare questo punto, dato che l'intento è fargli sapere che per lei Thayseer Yronwood non è nessuno, e semmai lo fosse stato è accaduto diverso e lontano tempo fa. Si accorge che gli occhi di Thayseer scivolano su alcune parti del suo corpo ed è per quello che compie un passo avanti, piegando leggermente la schiena, appoggiando i palmi delle mani sul desco del Lord che -ora- l'ha molto vicina ad egli, le braccia tenute lievemente piegate e schiude le labbra quasi come se non vi fosse nemmeno più collera a smuoverla. < Noi non siamo più niente. Non c'è più niente tra noi semmai vi fosse stato, per te Renesmee Blackmont è Morta > Sputa via quelle parole, senza nemmeno il velo del senso di colpa che non è sicuro a lei verrà dopo, magari più tardi. Si stacca da quella posizione e favella in una nota quasi guizzata < Puoi smetterla di guardarmi il culo, perché il tuo gioco non ha valore. Tu vuoi solo guardare credo, faremo che ricordarcelo. Tutti. > fa scattare le mani sulle cosce in una specie di schiaffo di mera approvazione, usando un tono derisorio. < Buonanotte, Lord > andrà via, uscirà dalla sala, non si volgerà indietro, a meno che non venga richiamata, ma i suoi passi sembrano andare spediti, infine sa che questo gioco è terminato.



Thayseer [Sala]: Incrocia le braccia al petto posando quindi la schiena allo schienale della sedia ascoltando la ragazza, guardandola in viso, non perchè abbia timore della reazione della stessa, ma per farle vedere come tutto l'astio che lei prova per lui, non sia ricambiano nemmeno alla lontana. Magra consolazione data la vista molto corta della ragazza. Prima che si allontani ma dopo ch'ella si sarà voltata lui risponderà. <Stuprarti sarebbe un attimo mia cara cugina...io ti voglio come moglie, non come suppellettile...ed io solo tuo.> Ma le ultime quattro parole saranno solo un sussurro mentre anche lui inizierà ad alzarsi, ma con calma, senza fretta, sistemandosi gli abiti, osservando un poco intorno le poche teste ancora rimaste.



Renesmee [Sala]: I tavoli, la pioggia, i mozziconi di candele, un'altra notte sprecata della vita a pensare a cosa dire, a cosa fare. Quando, se Renesmee fosse meno invalicabile, molte delle cose che starebbero accadendo non avrebbero veduto neppur un'alba. Lei lo odia, è vero. Lei lo detesta, è vero. Non è finto però quel batticuore che le spezza il respiro ogni volta che Thayseer navighi a poco da lei. Perfino il soffitto della sua stanza ha preso ombre diverse. Lo sente, quelle poche parole, mentre continua a camminare verso l'uscita verso il portone di ingresso della sala ed ecco che proprio lì si ferma ma non si ferma, abbassa solo il capo e sussurra pochissime parole che, non potrà sentire il Lord, forse ne potrebbe immaginare il gusto, lo scopo, l'intento < Ricomincia da capo… amore > ma queste verba saranno piccoli respiri. < Non mi avrai mai! > eppure in quella morsa di parvenza del reale, nasce una sorta di egoismo di se stessi. Le uniche parole che udirà saranno quelle che negano ogni attimo. < Chissà magari ti cade lo scettro… > rimbalzano nell'eco, tra le pareti, i tavoli e le orecchie del Lord, favelle artigliate, proclamate per ferire e per cercare con tutta se stessa di allontanare quell'uomo da lei e dalla sua guerra. Dopo di che scomparirà, risalendo le scale fino ai suoi alloggi. Si spoglierà e scivolerà in una vasca di acqua bollente fino a quando si addormenterà. E questa notte le verranno dati in dono sogni. Sogni propiziatori. <//exit>




Thayseer [Sala]: Attenderà qualche minuto, il giusto tempo per lasciar andare la ragazza lontano da lui, per disintossicarsi lui stesso da quella cugina che è diventata droga per il suo spirito. Se non fosse che è troppo divertito dal comportamento di lei, troppo preso ad ammirarne la caparbia testardaggine, ci sarebbe da starci male, da soffrirci, soffrire d'amore come un bardo che compone la canzone di due amanti trattenuti distanti l'uno dall'altra da un mondo troppo crudele per ospitarli. Sposta sgraziato le panche che lo intralciano mentre percorre inconsciamente la stessa strada che ha fatto lei, mettendo i piedi proprio nei luoghi dove lei li ha posati, un lavoro di mente ma inconscio che il corpo compie all'insaputa della mente. Si avvicina sempre più a lei anche con lo spirito e ancora non lo sa.

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