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[APPRODO DEL RE] Il Disprezzo

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2015 10:00
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Sesso: Femminile
18/10/2015 10:00


Thayseer [Stanza Thayseer]: I muri coperti da pesanti arazzi, colori vivaci per riflettere la luce delle fiaccole che sfavillano appese al muro. L'Yronwood ne ha fatte posizionare diverse in più per avere una stanza luminosa e calda. Nei bracieri erbe aromatiche bruciano senza sosta, sapori tenui, rilassanti che risaltano la ricerca di armonia dello stesso Lord. Sul tavolo ha fatto preparare un rosso di Dorne, una delle bottiglie che è arrivata con il carico di alcune sere prima con il convoglio della Principessa; due calici sono già pronti. Intorno al basso tavolo sono disposti vari cuscini simili a pouf e altri più sottili. Tutto pare essere pronto per accogliere la Blackmont. Il giovane Lord indossa morbidi e larghi abiti chiari: una camicia bianca e un pantalone color sabbia. I piedi sono nudi, per camminare sugli spessi tappeti della stanza. Fuori dalla camera due guardie Yronwood attendono l'arrivo della cugina, solo lei potrà entrare nella stanza.


Renesmee [Est. Stanza Thayseer]: Abita in quella stanza da parecchi giorni, alcune armi, come sciabole e scudi, sono sistemati sul letto, altri ai piedi di questo. Una cura poco minuziosa per i dettagli, se non fosse per i suoi abiti appesi su una specie di schienale di scranno rivestito per questo dalle più svariate tinture. Riceve quella lettera piegata in poche parti con una specie di remissione sul volto, mentre in un gesto stizzito richiama a sé uno dei suoi. Si muove come il predatore, la figlia maledetta, l'assurda sibilla portatrice di sventure e ventri squartati, si avvicina a questo uomo dorniano, fedele, bronzeo, così statuario da non sembrar reale, sussurra -suadente- qualche poca parola impegnata all'otto di questo, poi scoppia, in modo basso, in una risata carica di disprezzo, o sembrerebbe padrona di imbroglio. < Non voglio essere seguita, miei Signori, sono cinque porte avanti, per una notte lordatevi e ubriacatevi. > la stanza rimane aperta, il suo abito è un po' lungo come la coda di un pavone e abbastanza coperto non tanto da non permettere alle gambe di scrosciare fuori come acqua di fiume da vertiginosi spacchi laterali. Un cinturone scuro ed impegnativo le lega la vita ad un corsetto più scuro. Capelli ostinatamente lunghi, sciolti, dritti mentre una coroncina gemmata le cinge la fronte. Ha ori in abbondanza addosso, ma quello che non sembra agitarsi è l'anima dei suoi occhi. Due o tre colpi verrebbero portati alla porta del Lord, misurati come il legno sull'acciaio. La sua pelle profuma di mirra, o di quello che potrebbe sembrare un segreto nel Deserto.


Thayseer [Stanza Thayseer]: Ritto in piedi di fronte ad una delle finestre che affacciano verso l'interno della fortezza rossa: lumi, fiaccole, il lento ed inesorabile fluire dell'acqua e il rumore scrosciante di quella che ruscella dal tetto. Le dita della mano destra giocano con l'anello apposto al dito della gemella facendolo roteare, mostrando e nascondendo il sigillo degli Yronwood alla vista del giovane che disinteressato osserva fuori senza guardare nulla in particolare. Per un attimo lo sfila, stringendolo nel pugno della destra, ripensando agli eventi passati e a quelli che lo aspettano. Il ungo chiuso batte leggero sul palmo della mano mentre i pensieri si affollano per poi svanire come in un incantesimo al bussare della porta.<E' aperto.> dice senza voltarsi, voce calda e un sorriso che già gli inarca le labbra pur rimanendo di spalle alla porta. Attenderà l'ingresso della cugina, e il richiudersi della porta, attenderà ch'ella si avvicini.


Renesmee [Stanza Thayseer]: Indugia un momento, avverte la presenza di Thayseer dall'altra parte del legno, nello stesso attimo si gira con il viso verso sinistra, idealmente per osservare la strada di ritorno, da lì alla porta della sua alcova. Non si vedono i suoi uomini, si possono udire chiacchiericci continui, straniti o a lei sembrano così, decisamente sconosciuti. La voce del Lord si raccoglie e scivola da una parte e dall'altra la divisione di quel muro che è rapido da oltrepassare quando con la mandritta spingerà l'anta e le basta veramente poco per essere dall'altra parte, non per nulla irreale. < Una notte lunga, Lord? > occhieggia verso il tavolino, il vino, i cuscini, gli aromi che si sprigionano dense nella stanza dell'Yronwood. Con il tallone destro, chiuderà la porta e non farà altro che avanzare, tagliando folti di bosco, dune di deserto. Oro, ricchezze. Fasci di sangue. Si fermerà solo accanto a lui, lasciandosi stare alla sinistra dell'uomo, osservando fuori acqua amara che rovescia un cielo sporco.


Thayseer [Stanza Thayseer]: I passi leggeri e ovattati della donna. Il sorriso si spegne per un attimo alla ricerca di un viso più serio e autoritario che non manca di mostrare però uno spettro di quelli che sono i suoi sentimenti verso la ragazza. L'anello viene sistemano nuovamente al dito, fatto scivolare per tutta la lunghezza dello stesso, non senza sforzo e rigirato alcune volte per fargli ritrovare la sede originale. Apre e chiude la mano un paio di volte in modo da assestare il monile. Rimane per alcuni momenti ancora a fissare fuori la finestra accorgendosi solo in ultima battuta della presenza della donna al suo fianco. Cade l'austerità di un viso troppo grande per lui in quel momento e un semplice sorriso di gratitudine si dipinge sul viso, come un arcobaleno dopo il temporale. <Quando siamo soli puoi anche evitare il 'Lord'> la ammonisce con garbo voltandosi verso di lei, cingendola con il braccio che le sfiora il fianco destro, accarezzandola per tutta la larghezza della schiena, fino alla chiusura della mano sul fianco opposto. <Viani, accomodati, ho preparato qualcosa per la tua comodità.> Lascia la presa sulla schiena perfetta della ragazza, cominciando a muovere qualche passo verso il piccolo cerchio intorno al tavolino, prendendo al volo un vassoio con alcuni dolci da accompagnare al vino. <Ti ho invitata perchè devo dirti alcune cose e chiedertene altre.>Posa il vassoio sul tavolino, e si prodiga a riempire i calici.


Renesmee [Stanza Thayseer]: Se fosse tutto così immediato e semplice Renesmee Krishna Blackmont si annoierebbe infinitamente. Si scorge dal taglio del viso, fino alla forma dei suoi occhi una specie di ossessione continua e ripetuta dell'anima che sconfina tra il sacro ed il profano, continuamente senza sosta. Lei è una che racconta balle, frottole o più semplicemente bugie. Una a cui non si dovrebbe regalare nulla se questo poi debba essere - in un qualche modo - desiderato indietro. E lei è lì più carne che anima, più fuoco ardente che neve e la fa sorridere quel modo che lui adotta con lei, la tocca, la accarezza, la invita comodamente ad un tavolino. Renesmee abbassa il viso, flettendo il collo, puntando gli occhi sulla mano dell'uomo che si ferma senza alcun permesso sul suo fianco. Il movimento è decisamente semplice, quanto preciso, perché cala automaticamente il palmo della sua al fine di allontanare, da curve pericolose, la mano del nobile. Lo fa irrispettosamente ma conservando una specie di dominio su di essa, che non ha veli da donare al cuore. Si gira ancora rimira il tavolino, riesce ad avvicinarsi, ma non si siede ancora, girando come una vipera sulla circonferenza perfetta di chi vuole condurre un gioco. < Oh, non mi leverai mai dalla bocca l'incessante piacere che provo, quasi mistico, nell'appellarti con il titolo che i sette ti hanno donato, un lutto ed una grande responsabilità > voce scanzonata, nemmeno seria lontanamente. Un gesto della mandritta poi lo invita a parlare, a lei rimane la scelta se una cosa possa interessarle o meno. Non si venderebbe per sangue sprecato e di terra straniera. Non la sua almeno.


Thayseer [Stanza Thayseer]: Il vino scende allegro dalla bottiglia ai calici lasciandoli entrambi pieni per oltre la metà. Il Lord posa la bottiglia sul tavolo prima di coricarsi su uno dei grossi cuscini, avvicinando la coppa al bordo del tavolino, osservando qualche istante la donna ancora in piedi come una statua di sale. La guarda rimanere in piedi, restia ad accettare il suo cordiale invito, manco fosse stato un ordine perentorio. Ridacchia appena all'ostinata ostentazione di forza di carattere della donna. Ride ma non dice nulla, prende però il calice e se lo porta alle labbra in assoluta tranquillità, lasciando che lo scorrere del tempo diventi l'unico suono in quella stanza e il silenzio, se non interrotto da lei, un suono permeante. Il tocco delicato della base del calice sul tavolo sancisce la fine di quello stesso silenzio <Avrai sentito della proposta della Principessa di commerciare in legname con il Nord...> Il tono della voce è assolutamente calmo, ma non lascia il tempo alla donna di parlare <E ti saranno anche giunte le voci delle difficoltà che stanno colpendo i commerci....> Nuova pausa, nuova breve inflessione che dura un battito di ciglia. <Ho intenzione di aiutare il Nord a risolvere questa situazione, ovviamente chiederò prezzi di favore sul legno, ma volevo sapere se eri interessata ad unirti alla caccia ai banditi> Un leggero sorriso si disegna sul volto, quasi con scherno, mentre continua ad osservare la cugina.


Renesmee [Stanza Thayseer]: Non gli chiede nulla, non vuole sapere altrimenti, si limita a guardarlo, quello di Renesmee è -davvero- un mutuo silenzio, silenzioso perché tace, perché non ha parole e nemmeno ne vorrebbe proferire. Per questo continua a camminare, accarezzando la mobilia e le mensole che le passano accanto, convincendosi della situazione che la vede quasi protagonista. L'odore delle erbe bruciate non le avverte più, sente però il rimescolare del vino dal fondo del bicchiere alla gola del nobile e sarà su quel breve tratto sonoro che si degna di voltarsi e fermarsi tra i cuscini a terra e il Signore di quella camera, non ci sono che meno di tre metri tra loro. Incurva il labbro sinistro, le si disegna sulle labbra una smorfia infastidita e scioccata. < Mi riserbo il diritto di rompermi i cosiddetti come rappresentate del mio Avvoltoio, non mi arrogo il diritto di piegare gli Uomini Blackmont alla caccia di briganti nelle foreste già trappola per il nostro amato e malato Re! > gli occhi grandi di Renesmee sono tizzoni ardenti, frecce nere senza pietà e senza amore, nulla la sfiora che possa essere accordo di mutuo soccorso, fandonie di regni. < Farò che augurarti il mio beneplacito. > Asserisce come se non vi fossero altre questioni da chiarire. < Volevi chiedermi dell'altro? > Schiocca solo adesso un'occhiata al suo calice lasciato sul desco, non sa se le va di bere questa sera in compagnia, per questo motivo allunga uno sguardo quasi pensoso sul vino certamente, su molto altro.




22:11Thayseer [Stanza Thayseer]: Ride ancora, questa volta più sonoramente: ride per la sfrontatezza della ragazza, per la sua tenacia, per la sua emancipazione così arditamente sbandierata. Non la invita di nuovo a sedersi, come non le chiederà di servirsi. La guarda dal basso verso l'alto, lui nella sua comoda posizione semisdraiata, una gamba sopra il cuscino, l'altra che tocca terra e il ginocchio piegato leggermente per appoggiare al meglio l'intera pianta del piede. Il braccio destro posato sul ventre che si alza e si abbassa al lento respiro mentre il sinistro e piegato dietro la nuca a sorreggere la testa.<Come ho scritto nella lettera, non dovevo solo chiederti delle cose...> La guarda sorridendo, un sorriso sardonico, ben conscio di quel suo frivolo temporeggiare con le parole, consapevole di come questo suo comportamento non farà altro che infastidire la cugina, e continuerà a pungolarla fino a che non l'avrà portata al limite. <Non ho anche scritto che dovevo dirti alcune cose?> La guarda, questa volta serio, variando completamente la sua espressione fino ad assumere un'aria più autoritaria più per scherno che per reale bisogno di serietà. <Sull'onda degli eventi accaduti in Fortezza, ho dovuto incontrare il vecchio Arryn...> la guarda per valutare la reazione a queste parole <So che a te non te ne fregherà un beneamato, come potrebbe essere altrimenti > aggiunge buttando combustibile sulla fiamma <Ma ho dovuto interessarmi dell'assassinio del Royce e delle due guardie Baratheon.> La osserva con estrema attenzione <Se senti qualcosa a riguardo, puoi farmi la cortesia di avvisarmi?> Le chiede in tono neutro questa volta.


Renesmee [Stanza Thayseer]: Il sangue le ribolle nelle vene dai tempi dei tempi, quando un Blackmont era Re, quando il grido del predatore si estendeva per il fiume e le montagne e sangue e lotta fronteggiavano le terre di casa sua. E' attonita, sbalordita dalla richiesta di questo Lord che dovrebbe conoscere come - sangue del suo sangue - eppure le è più straniero che mai, come se non si ricordasse di lui se non per qualche mero istante di… ricordo di vita. D' un tratto però cambia la prospettiva delle cose, decide anche di accomodarsi di fronte ad egli, ma è leggermente laterale al tavolino, cosicché gli spacchi vertiginosi e spietati della sua veste riescano a donare quelle cosce bianche e levigate alla vista del Lord stesso e lei non farà altro che respirare, guardarlo, acconsentire ad una misera richiesta di aiuto e poggiare il gomito sinistro, piegato sul tavolino, mentre le dita afferrano il calice ma non lo portano alle labbra, semplicemente rimane lì ad attaccare impronte al vetro. La testa si abbassa, si sposta, lo sguardo lo osserva, poi ride, quasi sguaiata verace in quel profondo magma che la possiede < Il mio bambino vive tra gli artigli, non salvo infanti Lord Yronwood, non vedo Montagne Rosse al mio cospetto né i miei briganti ed io sono la Prima delle briganti e li ucciderei tutti se non avessi promesso mille canti al Lord Aliris Uomo dalla tortura facile e dai nemici comuni, penso che sgozzare sia ancora un pregio sulla soglia di casa mia > mostra i denti, lo fa come se stesse strappando lembi di carne da cadaveri freschi, metafora di una cruenta storia di guerriglie continue. < Una bambina diventa una donna, una feccia diventa fango, di me potete osannare la poca sensibilità e rettitudine >ride, lo fa piegando indietro il capo, i capelli le scivolano sul pavimento e le dita mantengono solo vetro.



Renesmee [Stanza Thayseer]: Il sangue le ribolle nelle vene dai tempi dei tempi, quando un Blackmont era Re, quando il grido del predatore si estendeva per il fiume e le montagne e sangue e lotta fronteggiavano le terre di casa sua. E' attonita, sbalordita dalla richiesta di questo Lord che dovrebbe conoscere come - sangue del suo sangue - eppure le è più straniero che mai, come se non si ricordasse di lui se non per qualche mero istante di… ricordo di vita. D' un tratto però cambia la prospettiva delle cose, decide anche di accomodarsi di fronte ad egli, ma è leggermente laterale al tavolino, cosicché gli spacchi vertiginosi e spietati della sua veste riescano a donare quelle cosce bianche e levigate alla vista del Lord stesso e lei non farà altro che respirare, guardarlo, acconsentire ad una misera richiesta di aiuto e poggiare il gomito sinistro, piegato sul tavolino, mentre le dita afferrano il calice ma non lo portano alle labbra, semplicemente rimane lì ad attaccare impronte al vetro. La testa si abbassa, si sposta, lo sguardo lo osserva, poi ride, quasi sguaiata verace in quel profondo magma che la possiede < Il mio bambino vive tra gli artigli, non salvo infanti Lord Yronwood, non vedo Montagne Rosse al mio cospetto né i miei briganti ed io sono la Prima delle briganti e li ucciderei tutti se non avessi promesso mille canti al Lord Aliris Uomo dalla tortura facile e dai nemici comuni, penso che sgozzare sia ancora un pregio sulla soglia di casa mia > mostra i denti, lo fa come se stesse strappando lembi di carne da cadaveri freschi, metafora di una cruenta storia di guerriglie continue. < Una bambina diventa una donna, una feccia diventa fango, di me potete osannare la poca sensibilità e rettitudine >ride, lo fa piegando indietro il capo, i capelli le scivolano sul pavimento e le dita mantengono solo vetro.


Thayseer [Stanza Thayseer]: La guarda sorridendo, la ascolta mentre parla e non le nasconde un minimo di adulazione verso quelle parole cariche di tanta rabbia e forza. La mano preleva dal tavolo il calice e il vino scende a dissetare e corroborare lo spirito del Lord del Passo delle Ossa. Quando posa lo sguardo sulle cosce di lei, l'animo suo si accende di ardore ma non offusca la determinazione per quello che sta per dirle. Il sorriso permane ancora sul volto giovane dell'Yronwood, gli occhi si spostano dal procace spacco al calice che vien posato, per orientarsi quindi al viso della ragazza e ai suoi occhi, profondi, di cui però lui conosce ogni dettaglio ormai. <Renesme...> favella con il sorriso stampato sulle labbra ma una dolce follia comincia a farsi largo nella sua voce <ti ho detto che puoi evitare l'appellativo Lord quando siamo soli.>Il sorriso scompare lentamente lasciando lo spazio ad uno sguardo stizzito <Passi davanti alle guardie> la voce si trasforma in un ringhio quasi gutturale e le iridi non si muovono, rimanendo fisse su quelle di lei, non batte ciglio <Ma se questa sera ti azzardi a chiamarmi Lord ancora una volta non sarà solo il mio cuore a sanguinare per aver rovinato la più bella rosa del deserto che Dorne abbia mai potuto donare al mondo.> E' un chiaro e onesto avvertimento, condito da un sorriso che mal cela le reali e serie intenzioni del Lord. <Bando alle ciance dunque, e passiamo alla parte più importante del mio messaggio > La guarda ancora e sbattendo gli occhi pare cambiare anche quanto traspare dagli occhi che ora diventano più sereni e amorevoli <E' davvero bello vederti> e indugiando sullo spacco <Si, proprio un piacere per gli occhi.> sorride, ,a questa volta è un sorriso lussurioso, di sola libidine.



Renesmee [Stanza Thayseer]: E' tutto frutto di una serie concatenata di eventi, di certo è così. Anche le sue dita sul vetro del calice sembrano parte di un'altra realtà, di un'altra storia che non sia la sua e molte cose della sua vita sente stiano cambiando, piegandosi forse, mentre si assesta meglio sul cuscino e si concentra, tornando dalla risata, sulle parole di Thayseer. Ma cosa crede questo uomo qui, probabilmente che non vi sia un solido ed importante motivo per il quale Lei lo chiama Lord e continuerà a farlo per molto tempo, fino a quando non si renderà conto, la Blackmont, che potrà stringere ogni cosa tra le dita, proprio come starebbe facendo adesso con quel vetro sottile e dipinto di rosso, un vino, al momento, non ancora toccato. Così comprende quanto le viene detto, ma Thayseer non può chiederle di non osare di più perché è in quel momento in cui assottigliando le palpebre, allungando il busto verso di lui, piegando un po' verso le gambe piegate le sue labbra pronunceranno un peccato sordo ed invitante, perché le sue labbra si muoveranno e con un filo di voce, in un gemito di pieno piacere ella sussurrerà: < Lord > e pronuncerà quella liquida ponendo la punta della lingua arcuata sotto ai denti superiori. < Non sono capace di dire sì, Lord > potrebbe quasi toccarsi, toccare il suo sesso e risulterebbe lo stesso effetto. Dopo di che lascerà quella a prete di vetro per avvicinarsi, strisciando un po' sul pavimento ricoperto di cuscini, porterebbe la mano destra verso il seno sinistro mentre le sue dita si farebbero spazio tra i lembi del corsetto morbido. L'intento è toccarsi per diventare quasi spudorata agli occhi dell'uomo che per primo l'ha chiesta in moglie. < Penso che ad un Lord non basti una veste leggera… > ripete a non finire quel titolo, giocando, osando nell'oscurità che la muove, nel dispetto...


Thayseer [Stanza Thayseer]: Non ci sono parole per spiegare quanto accade subito dopo il suo discorso. Ella gli parla ma lui è concentrato nel controllare la rabbia che lo assale e che lui cerca di far evaporare. l'ira e la furia si fondono spaccandogli il fiato, esplodendo nel petto, lasciando solo macerie al passaggio. Ma riesce a controllarsi e la ragione ottiene il vantaggio verso la furia cieca sicché addirittura decide di espellerla in una fragorosa risata. E mentre la cugina si muove e parla lui rimane immobile al suo posto; i muscoli fino ad un attimo prima tesi ora si sciolgono. La guarda dritto negli occhi e l'ardore che prima bruciava nel profondo degli stessi, in un attimo varia trasformandosi in gelo, ghiaccio. Uno sguardo inespressivo e insondabile dove nemmeno un pensiero può trasparire <Una veste leggera è anche troppo.> si limita a dirle senza mai staccarle gli occhi di dosso. La gamba posata sul grande cuscino si piega, la pianta del piede comodamente posata sul morbido tessuto. Il corpo si muove dando la possibilità all'uomo di mettersi in posizione supina, togliendo pure il braccio da dietro il capo; in tutto questo non perde mai di vista la cugina.


Renesmee [Stanza Thayseer]: Le appare sul viso un'espressione di cialtronerie e disinteresse, fa cadere la mano dal seno sinistro e prende, tuttavia, il calice con la mano sinistra, si solleverà in piedi, ma farà giusto qualche passo indietro, per non dover sembrare al cospetto del nobile, per lei minimi ma importanti dettagli. Rotea il bicchiere tra le dita ma sembra proprio non bere, non berne < Vuoi che mi spogli per te? > non lo farebbe mai, è ovvio, ma lo sfida perché tra una domanda diretta sarebbe meglio conoscere una risposta certa. Inarca il sopracciglio destro, che non trattiene e sicuramente la tradisce quella sorta del gioco della Concubina che non le appartiene. Ha gli occhi di Thayseer addosso non le fanno bene, ma neanche male. Volontariamente schiva qualsiasi altro argomento, ma sa perfettamente che ha chiesto del tempo, ma è relativo poi quanto.



Thayseer [Stanza Thayseer]: Evapora via anche l'ultimo scampolo di ira che lo stritolava. Rimane un volto, duro, freddo, il volto non di un giovane, ma quello di un adulto che ora poco si addice al giovane Lord, ma è l'unica espressione che ora gli riesce di avere. La fissa, la osserva, una nota di disgusto forse riuscirebbe a passare l'impenetrabile barriera di vuoto che è il suo volto. Ma se lo facesse sarebbe la questione di un momento, un istante che vola via come il lampo. Continua a non muoversi, una statua che fissa la donna come fosse vuoto, no riesce a vedere veramente quella ragazza, la persona che ora si trova innanzi a lui. A domanda diretta lui risponde con sincerità, e non si limita ad un semplice si o no. <Se me lo avessi chiesto prima, appena entrata in stanza, ti avrei strappato i vestiti di dosso senza nemmeno darti il tempo di battere palpebra.> Ora, per davvero, lo sguardo si fissa sulla ragazza, trova lo sguardo di lei e solo in questo momento riesce davvero a osservarla. <Me lo hai chiesto e io ti rispondo: No, non lo voglio. Provo disgusto in questo momento e voglio che te ne vada dalla mia stanza.> Fa per alzarsi, rimanendo ancora vicino ai cuscini. <Un conto è giocare come l'altra sera: il vino, il bagno caldo, i nostri corpi vicini senza mai sfiorarsi....ma tutto questo è senza senso: cosa ti aspetti che io mi pieghi? Mi mostri un paio di cosce, o peggio, la tua fessura pensando che io perda la testa? Ti aspetti che io mi inginocchi e strisci da te?> La guarda e il ghiaccio si rompe nel suo sguardo riversando dolore e amore, delusione e passione. <No, Renesmee, non funziona così...io ti porto rispetto per la persona che sei, per la guerriera che sei, ammiro la tua caparbia, la tua forza, mi sono innamorato di entrambe e non solo della tua bellezza, ma non prendermi per un vecchio laido sciocco, non sono uno di quelli ubriaconi da taverna a cui basta un buco caldo nella sabbia per trovare la felicità.> La guarda ancora cominciando ad avviarsi verso la finestra a cui la ragazza lo ha trovato al suo ingresso. Non dice altro ma è sottinteso che potrà rimanere ma dovrà adeguarsi.


Renesmee [Stanza Thayseer]: Non è degna, non è Depositaria e non vuole esserlo, né diventarlo, non farà mai nulla per redimersi, anzi farà di peggio con chiunque se solo trovassero il buco giusto che possa garbarle ed in pace con tutti i Sette griderebbe vittoria. Non è stata educata all'onore, alla correttezza, alla sincerità ovviamente, come è chiaro che non è una Dama del Nord, ma si vede che Lord Yronwood chiede al suo fianco qualcosa che non potrà mai trovare in Renesmee Blackmont. Lei è sporca, se solo quel raggio di sole riesce a domarla sarebbe un giorno magro per Dorne intera quasi certamente. Le viene da sorridere, ma muove solo la testa, sollevando il collo, si pizzica le labbra e ascolta le parole di Thayseer come preghiere, l'hanno chiamata Danzatrice non altro. Ascolta perché ha ancora o possiede quella parvenza di finta educazione solo perché così ha voglia di fare. Quando non lo vedrà più alla sua vista, rendendosi conti che l'uomo -virtuoso- si è affacciato alla finestra ella schiuderà le labbra, ma prima rovescerebbe, con un piccolo movimento del polso sinistro, il vino a terra. Il vino, infatti sgorga dal bicchiere e scorre via come acqua macchiata di una cascata in piena sopra le forme in aria del fiume. Si sente il ruscellare del liquido scorrere via dal bicchiere e cadere aprendosi a terra. < Ora devi pulire, Lord > ed in quelle ultime parole v'è solo disprezzo, un disprezzo autentico che forse li lascerà -divisi- e -distanti- Detto questo, lascerà quella stanza, mentre si avvia alla porta lancerà via il calice con un colpo netto del braccio aperto sulla sinistra. Se vi saranno parole forse le udirà o forse a malapena, perché sarà molto rapida ad aprire il pertugio che l'ha vista entrare ed ora… uscire.<//exit>


Thayseer [Stanza Thayseer]: Non ascolta nemmeno quelle sue parole di scherno, troppo impegnato a guardare fuori la pioggia cadere, Osservare nel cortile le guardie cambiarsi di posto per poter tornare ad un alloggio caldo ed un pasto. Non c'è più spazio per la comprensione, ne per il perdono. Se nella feccia vuol rimanere, che vi stia, lui ha un popolo da gestire: il Sangue Reale ha l'obbligo di condurre la sua gente. <//exit>



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