Medieval 2 Total War
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Cronache del Nuovo Impero Romeo

Ultimo Aggiornamento: 21/02/2016 10:29
28/11/2015 23:35
 
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Capitolo 10
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Inverno, 1178, Costantinopoli

-Popolo romano,-parlò alla folla Andronico Comneno, nel mezzo del foro di Costantino,- siamo oggi qui riuniti a piangere la dipartita del nostro imperatore, Manuele I Comneno, Imperatore ed Autocrate dei Romani, Conquistatore della Cilicia, Sterminatore dei Turchi, e Restauratore dell'Anatolia Occidentale.
Il nostro amato imperatore ha lasciato questo mondo per ascendere al Paradiso, dove godrà della luce divina nei secoli a venire, e per l'eternità, contro i pagani dell'Orda d'Oro cumana.
E' mio dovere informare voi, popolo romano, che sarà mia premura punire il responsabile di questo gesto.-
Andronico si fermò un attimo a guardare la folla.
Davanti a tutti stava Anna, la figlia dell'ormai defunto imperatore, che piangeva sulla spalla del futuro marito, il nobile Simon Morosini.
Il vecchio nobile la osservò, e si sentì pervadere da una tristezza quasi soverchiante.
Sapeva la storia. Appena tornati dalla rocambolesca fuga da Venezia,un anno prima, la principessa ha saputo della morte del padre senza preparazione psicologica, ed è caduta in uno stato catatonico per alcuni giorni.
Nel corso della sua degenza, Simon le era rimasto accanto, giorno e notte, quasi senza mangiare.
Ella si è risvegliata poi dopo sei giorni, finalmente liberando dal dolore e dallo sconforto il suo amato.
Ed ora, era lì, vicino all'amore della sua vita, in una valle di lacrime.
Come del resto era l'intero popolo, venuto da ogni dove (o almeno, chi poteva permettersi di venire a Costantinopoli da ogni dove), dopo che gli annunciatori nelle varie città avevano dato la notizia del lutto.
Andronico prese fiato e ricominciò a parlare:
-Il suo corpo sarà sepolto vicino a quello di suo padre, nella chiesa del Cristo Pantocratore, qui a Costantinopoli.
Il suo sacrificio tuttavia, non sarà vano. Toccherà al mio successore completare i suoi obiettivi, ovvero la conquista di Roma e dell'Italia, e la ripresa dell'Anatolia.
Per quanto riguarda me, ormai mi resta poco da vivere, e raggiungerò Manuele a breve. Ma non starò qui con le mani in mano.
In Anatolia, Alessio V Ducas si sta muovendo per prendere la fortezza di Cesarea, per garantirci un baluardo stabile per la presa delle restanti roccaforti turche, mentre a Nord, nella lontana Crimea, Alessio Paleologo sta mettendo a punto un esercito per ricacciare gli assassini cumani nelle steppe mongoliche.
E per finire, il giovane erede degli Arbanteno, omonimo del nostro ex imperatore, è pronto per marciare su Pola, in Istria, per iniziare la conquista di un esarcato, il primo da oltre un millennio.
Ora, popolo e nobili di Bisanzio, seguitemi, andremo a dare una sepoltura dignitosa al nostro salvatore.-
Sei servi presero sulle spalle il letto con l'imperatore defunto imbalsamato, e con una maschera di cera sul volto, e lo portarono in testa al corteo, seguito dal neo imperatore e dai nobili a cavallo, e dal popolo in lutto.
Alla fine della processione stava una croce su un carro, che veniva portata dalla guardia varangiana, con a capo il venerando variago Harold, inviato da Sebasteia da Alessio V.
Arrivati alla chiesa, il corteo si fermò, e i vescovi e i nobili si addentrarono nel mausoleo, per sistemare il corpo del morto nel suo sarcofago.
Esso era stato scolpito per ordine di Andronico, e commissionato a scultori greci e a uno scultore dalle grandi potenzialità, l'italiano Benedetto Antelami, allievo dell'illustre scultore Wiligelmo.
A lui era anche stata commissionata una statua equestre di Manuele, che era stata completata dopo un lavoro estenuante, e senza riposo, da parte di lui stesso e da aiuti vari.
Lo stesso giovane era nel corteo funebre, felice di aver iniziato la sua carriera di scultore decorando in modo impeccabile il sarcofago.
Dopo aver deposto il corpo e sigillato il mausoleo a chiave, i nobili e i vescovi (tra cui c'era il Patriarca Costantinopolense) uscirono, ed iniziarono la Messa.



Alessio V ormai si era rassegnato al suo talento da comandante militare. Di diventare sacerdote non c'era ormai verso, aveva infranto già uno dei dieci comandamenti, "Non uccidere".
Pensava a questo mentre girava un bisante tra le dita, nella sua tenda da campo, a metà della strada da Sebasteia fino a Cesarea.
Continuò a rimuginare per una buona mezz'ora, girando e rigirando la moneta seguendo un ritmo regolare.
Ad un tratto buttò la moneta nella terra e si diresse ai giacigli dei cavalli. Prese il suo destriero nero come la pece, e seguendo la luce della Luna cavalcò senza meta, per distrarsi un po', come faceva da quando aveva inviato Harold a Costantinopoli per il funerale dell'Imperatore.
Dopo quindici minuti di ambo sostenuto, il cavallo cominciò a stancarsi, e Alessio fu costretto a retrocedere al passo, rivolgendo la testa della cavalcatura verso il campo.
Mentre ormai le luci delle torce erano in vista, Alessio sentì gridare una richiesta di aiuto, proveniente dalla sua sinistra.
Curioso ed allo stesso tempo desideroso di aiutare, spronò il cavallo in malo modo e si diresse verso le grida.
Arrivato nel luogo delle urla, vide una famiglia turca scappare da dei razziatori. Era composta da una madre con la figlia in braccio, da un ragazzino sui quattordici anni e da un padre, con una accetta in mano, che era l'ultimo della fila.
I razziatori, a piedi, li inseguivano con delle spade di fattura egizia, rubate, suppose il Ducas.
Alessio scese da cavallo e mise mano alla spada.
Dopo di che, attinse a quel poco di arabo che sapeva parlare e intimò ai razziatori di fermarsi.
Essi si guardarono, scoppiarono in una risata fragorosa e si buttarono, armi in mano, contro il nobile romeo.
Alessio parò con la spada un fendente di un bandito, sbilanciandolo e poi sgozzandolo con un movimento fluido, lasciandolo agonizzante.
Altri due predoni lo bloccarono, permettendo ad un terzo di rifilargli un pugno sullo stomaco, piegandolo in due.
Il predone poi prese la spada, e successivamente la testa.
Riconoscendo i tratti greci del nobile, gli recise i vestiti, e, con un ghigno beffardo, gli incise una croce all'altezza dei pettorali, tra le urla di dolore, soffocate tra i denti, di Alessio.
Con il petto ridotto ad un bagno di sangue, e con il sapore metallico in bocca, Alessio si sentiva prossimo alla morte.
Ma Dio non aveva stabilito la sua morte per quel giorno.
L'uomo turco, che si era nascosto dietro una roccia per proteggere la sua famiglia, si era fatto coraggio ed aveva lanciato la sua accetta alla testa del sadico predone, spaccandola in due come un'asse di legno.
Alessio si riprese dallo stordimento, e, ridotto ad un corpo seminudo e sanguinante, con occhi iniettati di sangue prese la sua spada da terra, guardando i due banditi rimasti con odio e disprezzo.
Quelli, per nulla intimoriti, come degli stolti gli si scagliarono contro, incorrendo nella furia omicida del demonio che c'era in Alessio.
Il primo di quegli stupidi venne trafitto da parte a parte negli intestini, l'altro venne accecato con due tagli veloci agli occhi, e poi mutilato delle braccia e della testa.
Per l'emorragia, però, Alessio cadde sulle ginocchia per la debolezza.
"Non svenire. Sii forte. Non svenire." si ripeteva nella testa.
Si sentì sollevare e portare sul suo cavallo.
Dopo 5 minuti di galoppo intenso, si ritrovò tra le luci dell' accampamento, circondato dai soldati.
Essi, credendo che fosse stato il turco a fare questo a lui, gli si avventarono contro, ma lui, pronto, gridò di fermarsi alle truppe, poichè egli era il suo salvatore.
Lo portarono nella tenda del medico, dove, con un ferro arroventato, gli cicatrizzarono la ferita, mentre Alessio urlava a denti stretti, emettendo un mugolio sofferente.
Dopo pochi minuti, il nobile vomitò bile e sangue, ancora cosciente e deciso a non svenire.
Gli venne portata dell'acqua e dei panni umidi per abbassargli la temperatura corporea.
Finalmente, dopo due interminabili ore di supplizio, il dolore si calmò ed Alessio uscì dalla tenda di scatto, tra le imprecazioni dei medici, per cercare il turco che gli aveva salvato la vita.
Ma non c'era più.
Alessio sospirò,tornò nella sua tenda, si vestì con le vesti da notte, come se non avesse sentito niente per tutta la sera, e sprofondò in un sonno agitato e non riposante.



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"Basileus Basileon, Basileuon Basileuonton"
"Re dei Re, Regnante dei Regnanti"
"Βασιλεύς Βασιλέων, Βασιλεύων Βασιλευόντων"

"Non c'è un cristiano, qui, disposto a prendersi la mia testa?"
-Costantino XI Paleologo, poco prima di spirare

"Un Costantino la fondò, un Costantino la perse ed un Costantino la riprenderà."
-Detto della Prima Guerra Mondiale su Instanbul
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